Dino Falconi
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Dino Falconi (1902 – 1990), scrittore e regista italiano.
Citazioni di Dino Falconi
[modifica]- Ancora una garbata commediola di Aldo De Benedetti che il cinema ha voluto adattare. Non che il lavoro teatrale offrisse molte possibilità di sviluppi cinematografici: si tratta semplicemente di una serie di scene graziose, dialogate con briosa agilità. [...] In questo genere di filmini non rimane che badare all'interpretazione dei protagonisti. Qui sono Vittorio De Sica e Umberto Melnati, troppo noti e cari al pubblico del teatro di prosa per doverne qui riparlare, tanto più che in questo Uomo che sorride sono precisi come li potreste vedere sulle scene.[1]
- Decisamente la ricetta trovata da Mattòli per questo suo film a sfondo drammatico e patetico funziona a dovere. Anche Stasera niente di nuovo è un lavoro riuscito, al pari di Luce nelle tenebre, Catene invisibili e il recente Labbra serrate, e come essi è uno spettacolo decoroso e acuto, inscenato con abilità e realizzato con sagacia. Mattòli sa raccontare, il che, per un regista, è una dote non disprezzabile; inoltre sa infondere al suo racconto una cert'aria convincente e familiare tutt'altro che sgradevole. Naturalmente [...] la sua non è che una ricetta e perciò, ad un'analisi attenta, gli ingredienti finiscono per rivelarsi; all'ingrosso, si può dire che essi sono una buona dose di reminiscenze dei più sicuri effetti del teatro così detto romantico, un pizzico di modernismo più esteriore che intimo, qualche spicchio di una comicità di facile presa, il tutto condito da un solido complesso d'interpreti. Tuttavia, se la ricetta è buona, non per questo la bravura del cuoco è minore: e a Mattòli bisogna riconoscere una esperienza di manipolazione e di cottura veramente notevoli. Stavolta, accanto ad Alida Valli, sempre delicata e commovente, c'è la semplice e limpida recitazione di Carlo Ninchi, la cara e cordiale amenità di Dina Galli, l'inconfondibile stile comico di Antonio Gandusio [...].[2]
- [Tempo massimo] è un film che si propone di far ridere e, a onor del vero, ci riesce. Ma, quel che è più, ci riesce con franca allegria. E, quel che è più ancora, ci riesce senza ricorrere ai vetusti luoghi comuni del comico-sentimentale cinematografico. [...] A parte un lieve squilibrio fra il tono di commedia della prima parte e l'andamento farsesco della seconda e a parte qualche arbitrarietà del soggetto, a me pare, l'ho già detto, un film riuscito. Merito, senza dubbio, dell'interpretazione che, nei riguardi degli uomini, è eccellente; De Sica, alle prese con una macchietta, si rivela acutissimo tratteggiatore di tipi; Pilotto, col suo buon faccione compunto e stupito, è amenissimo; Viarisio fa una spassosa caricatura del corridore ciclista e Bernardi recita con molto "aplomb" la parte del rivale pasticcione [...]. Riguardo a Mattòli, bisogna convenire che tratta il cinematografo con mano sicura e che, in specie nella difficile parte del montaggio, dimostra una disinvoltura sagace ed elegante. La sua direzione mi piace soprattutto nella prima parte, quando il tono è più discorsivo; nella seconda parte (che d'altronde è la più ardua per un novizio) gli manca ancora un pochino il senso del ritmo [...].[3]
- Il protagonista [de La vita è bella] è Alberto Rabagliati il quale riesce a trovare una fonte di seduzione non soltanto nelle grazie della sua voce, ben nota ai radioamatori, ma anche nella imbambolata cordialità del suo faccione di buon ragazzo. Naturalmente però le cose dal punto di vista del divertimento, nonostante le orecchiabili e frequenti canzoncine che il nostro Alberto ci propina, si metterebbero maluccio, perché il soggetto è fiacchino e la regìa banaluccia, se non ci fossero Anna Magnani, Virgilio Riento e Carlo Campanini che ci mettono tutta la loro buona volontà di attori comici sicuri per strappare ogni tanto qualche risata. E così, tra una canzonetta e un sorrisetto, il film giunge al finale senza soverchi intoppi.[4]
- La commedia di Paola Riccora, dalla quale il film [Sono stato io!] è desunto, è fresca, piacevole e commovente. Forse se ne sarebbe potuto ricavare anche un soggetto garbato ed ameno. Ma occorreva senza dubbio una sceneggiatura più abile e ricca, e, soprattutto, bisognava dimenticarsi la commedia. La scena culminante, la scena del "sono stato io", è, almeno per mio conto, assolutamente mancata. E il bel fervore di sofferenza, il bellissimo impeto di commozione che Eduardo De Filippo sapeva tanto bene rendere alla ribalta, qui m'è parso scialbo e scolorito. Così come non ho ritrovato qui il portentoso estro comico di Peppino, né la sorprendente vena caricaturale di Titina [... ]. Abbiamo riveduto con molto piacere il visetto espressivo di Isa Pola, che lo schermo pareva aver ingiustamente dimenticata. Ed Alida Valli è una graziosa e spontanea donnina che i produttori faranno bene a tener d'occhio. La regia di Matarazzo è tirata un po' via. E lo stesso Vich non si è servito dell'obiettivo con la consueta maestria.[5]
Note
[modifica]- ↑ Da Il Popolo d'Italia, 22 dicembre 1936; citato in Chiti, p. 393.
- ↑ Da Il Popolo d'Italia, 25 dicembre 1942; citato in Laura, p. 70.
- ↑ Da Il Popolo d'Italia, 11 gennaio 1935; citato in Chiti, pp. 360-361.
- ↑ Da Il Popolo d'Italia, 27 giugno 1943; citato in Chiti, pp. 411-412.
- ↑ Da Il Popolo d'Italia, 24 dicembre 1937; citato in Laura, p. 32.
Bibliografia
[modifica]- Roberto Chiti e Enrico Lancia, Dizionario del cinema italiano: i film, Gremese Editore, Roma, 2005. ISBN 88-8440-351-0
- Ernesto G. Laura e Maurizio Porro, Alida Valli, Gremese Editore, Roma, 1996. ISBN 88-7742-049-9
Filmografia
[modifica]- Scarpe grosse (1940)
Altri progetti
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