Riccardo Barenghi
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Riccardo Barenghi (1957 – vivente), giornalista italiano.
Intervista di Claudio Sabelli Fioretti, Corriere Magazine, citato in Interviste.sabellifioretti.it, 28 aprile 2005.
- [Sull'essere considerato un voltagabbana] Lo sarei se smettessi di scrivere quello che penso.
- Ho quasi smesso di fare politica quando ho visto quello che stava succedendo. Ricordo le prime pistole all'Università. Andavo alle manifestazioni ma con sempre minore entusiasmo. La cultura politica in realtà me la sono fatta al manifesto.
- [Sul suo abbandono da direttore de il manifesto] Quando sono arrivato io, tanti anni fa, c'era gente che già se ne andava, Gianni Riotta, Ritanna Armeni. Ma non esisteva la categoria del tradimento per nessuno. Se ne sono andati tanti dal manifesto, Mauro Paissan, Giorgio Casadio, Grazia Gasparri, Tiziana Maiolo.
- [Su chi sia un voltagabbana] Adornato sicuramente. Tutti questi ex comunisti, ex socialisti che sono finiti con Berlusconi, non erano mossi da grandi afflati ideali. Penso piuttosto a ragioni di potere, soldi, visibilità, carriera, successo. Da Adornato non me lo sarei aspettato.
- È un voltagabbana anche Guzzanti ma di lui non mi frega niente: non l'ho mai considerato della mia parte.
- Ferrara è un voltagabbana che rivendica e argomenta. Ha fatto un percorso lungo, duro, violento. Ha cambiato prospettiva, posizione, idea.
- Mastella non è un voltagabbana. La sua coerenza è essere Mastella. Si allea con chi, meglio degli altri, lo fa essere Mastella.
- Io e Roberta Carlin, che era il mio vice direttore, pensavamo che il manifesto dovesse essere prima di tutto un giornale. Altri pensavano che dovesse essere un progetto che usava il giornale per fare politica.
- Di Bertinotti non sopportavo il velleitarismo. Ma adesso gli riconosco una grande capacità politica.
- Rutelli mi fa cadere le braccia. È un voltagabbana. È diventato un democristiano, proprio lui che aveva l'antidemocristianità nel sangue.
- Chi proprio non mi piace è Marco Rizzo. È un Cossutta senza la storia, l'intelligenza e i pregi di Cossutta. È il prototipo del comunista trinariciuto.
- [Su Mirko Tremaglia] Sarà anche una brava persona. Però è un fascista. E quando meno se lo aspetta gli scappa di chiamare "culattone" un omosessuale. Riflessi condizionati.
- Fini è pavloviano: non è fascista, ma ogni tanto, come direbbe Altan, gli vengono in mente cose fasciste che non condivide.
- Cofferati non ha fatto quello che doveva fare. Io avevo puntato anche il giornale su di lui. Era il nuovo leader della sinistra e si è tirato indietro. Ha deluso alcuni milioni di persone.
- Vespa è pericoloso. È uno dei quattro, cinque uomini più potenti d'Italia. C'è chi dice che Porta a porta è la terza camera. Io direi la prima. Anzi l'unica.
- D'Antoni non so chi sia. Non lo sapevo nemmeno quando era segretario della Cisl. È un personaggio di cui non mi fido.
- [Sulla P2] Quello che gli amici di Gelli facevano in maniera occulta adesso si fa alla luce del sole. Interessi e poteri convergono.
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