Giuliano Ferrara

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Giuliano Ferrara nel 2008

Giuliano Ferrara (1952 – vivente), giornalista, conduttore televisivo, politico e opinionista italiano.

Citazioni di Giuliano Ferrara[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Sì, Berlusconi è entrato in politica per impedire che gli portassero via la roba... Tenta di evitare che gli scippino insieme la sua impresa e la sua libertà di imprenditore.[1]
  • Caro Biagi, non faccia il martire, ci risparmi la solita sceneggiata [...]. Lei ha fatto campagna elettorale con i quattrini di tutti, anche degli elettori del centrodestra [...]. Quando si sparge l'incenso conformista lei è sempre il primo. Spostare Il Fatto in un altro orario non sarà come violare una vergine o sgozzare un agnello sull'altare dell'informazione. (dalla lettera aperta a Enzo Biagi su Panorama, 1° febbraio 2002)
  • Ipocrita e arrogante, Enzo Biagi dà di cretino a chi studia il suo posto in palinsesto... Biagi è un mostro sacro degli affari suoi e un ipocrita. Dice che vuole continuare a fare il testimone del suo tempo, raccontando storie, e non il protagonista di un caso personale. Intanto però soffia sul fuoco, restringe ogni spazio di mediazione, punta al carisma del martire, e dà fiato alla tromba, anzi al trombone: mi cacciano, mi spostano dal 'miò orario, sono liberticidi. E arrogante: dice infatti Biagi che è un comportamento da 'cretinì spostare di una virgola o di un'ora il suo programmino su Rai1, e tratta con disprezzo e insopportabile sussiego il mite Fabrizio Del Noce. Questo mostro sacro degli affari suoi dovrebbe imparare a essere più parco di aggettivi, di contumelie, di isterismi politici. Quando gli hanno negato la cattedra epistolare di Indro Montanelli al 'Corriere della Sera', preferendogli Paolo Mieli che rompe meno le palle di uno il cui orizzonte sono le solite mille camere in cui guardava la Storia in cammino, lasciandosi a sua volta guardare da Lei, Biagi non ha dato di cretino a Ferruccio de Bortoli, direttore del giornale di via Solferino, e tanto meno a Cesare Romiti, il suo editore, quello che gli passa la mesata come succede a noi tutti e che mette i capitali per produrre e diffondere la tribuna dei suoi ricordi. Ha solo contrattato un altro posto in palinsesto, chiedendo che le sue coloriture strettamente personali, e strettamente provinciali, finissero la domenica in prima pagina. Con giubilo suo superiore a quello dei lettori, forse. Anche l'orario della sua rubrichina è tutt'altro che suo. È nostro, perché paghiamo. E di chi amministra la Rai per volontà del Parlamento (fatto surreale, perché la Rai andrebbe privatizzata e lì vedremmo se davvero un Murdoch lascerebbe per 41 anni al suo posto l'omino in bianco che lava più bianco). Oltre tutto quello spazio in palinsesto è di Berlusconi, come al solito e come tutto ormai in Italia, perché è sulla sua rete ammiraglia, Canale 5, che andò in onda prima del Fatto il programma d'informazione Radio Londra, in quello stesso identico orario, ma preceduto non dal primo telegiornale italiano bensì dal quiz Tra moglie e marito. Anche il segnale orario del rubrichista-martire, le cui opinioni sono come scrive Francesco Merlo 'indifferenti', è dunque copiato. Altro che suo. Biagi lo difendiamo e lo difenderemo se qualcuno lo vuole cacciare perché gli sta antipatico il governo, ma se si caccia da solo per cupidigia di eroismo, dopo 41 anni in cui di cupidigie se ne è levate tante, con tutti i regimi, allora sono affaracci suoi... È Biagi che si caccia da solo per biechi interessi di bottega" (da Il Foglio, 23 maggio 2002)
  • Se mi ammazzano, ricordatevi che i mandanti linguistici sono Antonio Tabucchi e Furio Colombo, in concorso tra loro. (citato in Monica Guerzoni, Il duello tra Tabucchi e Ferrara finisce su Le Monde, Corriere della sera, 9 ottobre 2003, p. 10)
  • [Riferendosi a Sabina Guzzanti] Non è stata censurata, poverina sta male perché è ignorante ma non è stata censurata. (dal programma televisivo L'infedele, La7, 22 novembre 2003)
  • Penso che ogni tanto qualche scappellotto ci voglia per questo tipo di bambinacce. [...] L'elemento della truffa è quello che più mi colpisce. Non c'è stata e non c'è fino ad ora –se ci sarà lo dirò– una censura della Rai e del cattivo Berlusconi contro la satira della Guzzanti. C'è stato un tentativo evidente di guadagnarsi la censura da parte della Guzzanti, che ha associato alla satira, cioè al suo mestiere, un altro mestriere, quello del comizio politico "de paese", "de borgata", quello violento, duro, in cui le è scappata anche la famosa espressione "razza ebraica", perché la ragazza è molto ignorante. E... questo non è bello. La censura se c'è stata risale al direttore di Rai 3, Paolo Ruffini, che ha avuto un ripensamento domenica 16 novembre al pomeriggio, poi ha deciso di mandarla in onda, e è andata in onda tranquillamente. Dopodiché la presidente di garanzia della Rai indicata dalla sinistra, Lucia Annunziata, all'unanimità con il resto del consiglio di amministrazione ha deciso che, prima di mandare in onda una cosa, vogliono sapere di cosa si tratta. Anche perché sennò si beccano le querele e soprattutto rendono un cattivo servizio al pubblico. [...] Guardi, io faccio un giornale che per un terzo è satira, mi rendo colpevole di vilipendio tutti i giorni. Tutto sta a intenderci: c'è stile o non c'è stile? è una cosa fatta per comunicare con il pubblico e per essere onesti con sé stessi o una slealtà professionale e un tentativo di lucrare vantaggi politici da un contratto con la Rai? Ecco, secondo me è questa seconda cosa. [...] La cosa che mi dispiace è la violazione del sacro canone del mestiere dell'attore. Un attore cosa fa? Un attore interpreta una parte, fa la satira – tra l'altro non l'ha mica inventata la Guzzanti la satira: la faceva pure Alighiero Noschese, voglio dire; se l'ha inventata qualcuno l'ha inventata la televisione commerciale dell'odiato Berlusconi, che ha rinnovato la televisione italiana e le ha aperto nuovi spazi di libertà. Uno fa la satira, punto e basta. Se uno attraverso la satira –come avvenne con Daniele Luttazzi– vuole fare campagna elettorale a favore del proprio partito, non va più in televisione. Molto semplice: non è censura, sono regole, regole sane. (da Primo piano, RaiTre, 24 novembre 2003)
  • Il relativismo è una forma di dogmatismo laico, perché affermare che non esiste una verità assoluta equivale ad affermare una verità assoluta. (da Tempi, 28 aprile 2005)
  • No, no, [l'Unità] non è un giornale libero, credo che l'unico modo di definirlo è un foglio tendenzialmente omicida! (dalla trasmissione televisiva Porta a Porta, 30 ottobre 2003; citato in Rachele Gonnelli, Diffamò l'Unità, Giuliano Ferrara condannato, l'Unità, 8 luglio 2006)
  • Mi ritengo un uomo leale, intelligente, spiritoso, malizioso e piuttosto belloccio. La stima che ho di me stesso è direttamente proporzionale al mio peso. (da A, 20 gennaio 2007)
  • La satira è un prodotto di ideologia e cultura, procede dai libri alla strada al palcoscenico in modo circolare. Esiste una satira cruda e coprolalica, che si è espressa e si esprime, con risultati migliori o peggiori, in tutte le lingue, in molte situazioni e in molti regimi politici, antichi e moderni. (da Luttazzi, lettera di Giuliano Ferrara "Era satira, ma un limite ci vuole", in repubblica.it, 10 dicembre 2007)
  • Questo è un appello alle buone coscienze che gioiscono per la moratoria sulla pena di morte nel mondo, votata ieri all'ONU da 104 paesi. Rallegriamoci, e facciamo una moratoria per gli aborti. [...] condanniamo in linea di principio la soppressione legale di un essere umano senza guardare ai suoi motivi, che in qualche caso, in molti casi, sono l'aver inflitto la morte ad altri. Bene, anzi male. Il miliardo e più di aborti praticati da quando le legislazioni permettono la famosa interruzione volontaria della gravidanza riguarda persone legalmente innocenti, create e distrutte dal mero potere del desiderio, desiderio di non averli e di odiarsi fino al punto di amputarsi dell'amore. È lo scandalo supremo del nostro tempo, è una ferita catastrofica che lacera nel profondo le fibre e il possibile incanto della società moderna. È oltre tutto, in molte parti del mondo in cui l'aborto è selettivo per sesso, e diventa selettivo per profilo genetico, un capolavoro ideologico di razzismo in marcia con la forza dell'eugenetica. Rallegriamoci, dunque, in alto i cuori, e dopo aver promosso la Piccola Moratoria promuoviamo la Grande Moratoria della strage degli innocenti. Si accettano irrisioni, perché le buone coscienze sanno usare l'arma del sarcasmo meglio delle cattive, ma anche adesioni a un appello che parla da solo, illuministicamente, con l'evidenza assoluta e veritativa dei fatti di esperienza e di ragione. (dall'editoriale de Il Foglio, 19 dicembre 2007)
  • Un giornalista che debba opinioneggiare e gigioneggiare ogni giorno, che debba maneggiare quello strumento antiveritativo che è la tv, dove tutto o quasi si equivale ed intrattiene, insomma il tipo ideale di mentecatto dei nostri giorni, può ben avere nascosto in qualche parte del suo fegato, delle sue viscere, del suo psichismo, per non scomodare la parola cuore, un gusto non spento del significato delle cose e delle persone. Capita dunque a lui, come a molti altri che magari tendono a curare di più la forma e però anche un poco a rannicchiarsi nelle buone maniere, di tirar fuori quel gusto, che non è solo estetico o teorico, ma spirituale, e il gioco di fratello embrione, di sorella libertà o della doppia moratoria è fatto. Ti ritrovi sul fronte della sacralità della vita senza nemmeno sapere bene come ci sei arrivato. (da Perché vado d'accordo con le idee dei papi sull'amore e la vita, Il Foglio, 8 gennaio 2008)
  • Il preservativo è il viatico dell'aborto. (citato in Francesca Schianchi, Ma Giuliano dà lezioni ai giovani democratici, La Stampa, 27 gennaio 2008)
  • C'è stata una campagna mediatica davanti a milioni e milioni di spettatori in cui un magistrato, Luigi De Magistris, ha insinuato che Mastella è "nu delinquente". E lo ha fatto da Santoro davanti a milioni di italiani plaudenti che vogliono la pulizia morale, sputtanandolo oltre ogni limite plausibile in sua assenza. Con l'editorialista principe dell'Unità, Marco Travaglio, che scrive tutti i giorni – questo bifolco, questo cafone, questo delinquente – sul giornale pagato dai gruppi parlamentari del Pd! (da La politica, istruzioni per l'uso. Lezione dell'elefantino ai giovani del PD, Il Foglio, 2 febbraio 2008)
  • Vogliamo, molto banalmente, combattere le idee che hanno dichiarato eretici amore e buonumore, e avvilito l'esistenza moderna in uno sconquasso di desideri insoddisfatti, pensando che con l'aiuto della tecnica si risolva il problema della felicità lasciatoci in eredità dai totalitarismi barbarici del Novecento. (da Chi ha dichiarato eretici l'amore e il buonumore?, Il Foglio, 13 febbraio 2008)
  • La verità è che fin dal primo giorno la moratoria è questo: non una crociata contro la 194 sotto le insegne del cardinal Ruini, ma una crociata contro l'aborto come diritto legittimato dall'indifferentismo morale in Occidente, una campagna culturale che riconosce senza infingimenti il buono che è venuto dalla lotta contro l'aborto clandestino, e il tragico esito finale della convivenza pacifica e comoda con un miliardo di aborti in trent'anni e cinquanta milioni di aborti all'anno. (citato ne Il Foglio, 14 febbraio 2008, p. 3)
  • Penso che pubblicherò anche la fotografia dei miei testicoli. (da il Giornale, 20 febbraio 2008)
  • [Su Benevento] Capitale della santità. (citato in Giacomo de Antonellis, Per una storia religiosa del Sannio, 2009, Solfanelli, p. 5)
  • Il professor Brancaccio è un po' una mosca bianca tra noi, nel senso che è marxista. Parola ampiamente riabilitata, anzi direi che ci è a tutti professore visto come stanno andando le cose nel mondo.[2]
  • Dietro l'intolleranza violenta di un momento c'è la farsa mite, strisciante, della tolleranza universale. Qui è lo scandalo. (citato in Panorama, 18 dicembre 2009)
  • La violenza è sempre il prodotto della notte della politica, di un tutto-è-permesso che addormenta la sensibilità civile e la responsabilità della ragione. (citato in Panorama, 18 dicembre 2009)
  • A odiare Berlusconi che cosa ci si guadagna, a parte il fremito e il parossismo che ogni odio gratuito comporta? Niente. (citato in Panorama, 23 dicembre 2009)
  • In Craxi c'erano gioia di vivere, spirito autenticamente ribaldo, indisponibilità a quelle pigrizie che fanno brutto e noioso il carattere burocratico della lotta politica. (citato in Panorama, 8 gennaio 2010)
  • [Sul suo nuovo programma su Raiuno] Sarò, non dico professionale, ma passabilmente stronzo. Da venerato maestro ho imparato molte cose, ma non ho perso il mio disgusto.[3]
  • Il bisogno di riportare a un qualche significato comprensibile un caos che ingurgita la capacità di funzionamento del governo e del ciclo istituzionale è innegabile. Berlusconi poteva giocare tutte altre carte, di stabilizzazione e di egemonia politica nel sistema. Ma la sua logica, innescata dalla ricezione follemente provocatoria del suo ruolo e del suo potere attraverso il consenso, è tornata ad essere quella del passaggio di crisi in crisi. Nuove elezioni sembrano l’unico sbocco realistico.[4]
  • Ieri sono andato a letto tardi, ho girato per Milano mi sono fermato in una libreria e ho trovato un libro di Emmanuel Kant, il filosofo che Umberto Eco legge senza capirlo. Nel libro "Scritti politici" Kant scrive: "Il capo supremo deve essere giusto per se stesso e tuttavia essere un uomo. Da un legno storto come'è quello di cui l'uomo è fatto non può uscire nulla di interamente diritto". Questa è l'essenza del liberalismo che i puritani e i moraleggianti robespierristi giacobini non hanno mai capito, per questo hanno tagliato tante teste e realizzato un mondo di terrore. [...] "Lo Stato che vuole attuare con mezzi coattivi la felicità individuale o la morale collettiva – scrive il filosofo tedesco – non raggiunge lo scopo e diventa oppressore". È chiaro professor Eco, è chiaro che lei Kant lo legge fino a tarda notte ma non lo capisce? (dal discorso introduttivo alla manifestazione "Siamo in mutande, ma vivi. Contro il neopuritanesimo ipocrita", al Teatro dal Verme di Milano, il 12 febbraio 2011; citato in Ferrara: Eco legge Kant ma non lo capisce., Il Velino, 12 febbraio 2011; video su ilfoglio.it)
  • Devi essere ricattabile, per fare politica. Devi stare dentro un sistema che ti accetta perché sei disponibile a fare fronte, a essere compartecipe di un meccanismo comunitario e associativo attraverso cui si selezionano le classi dirigenti. (da un dibattito con Piercamillo Davigo; citato in Gian Antonio Stella, L'ingordigia dei mediocri, Corriere.it, 21 settembre 2012)
  • Donald Trump è un noto tamarro, e se gli americani dovessero eleggere quel riporto ambulante presidente o anche solo candidato repubblicano mi strapperei i capelli.[5]
  • Era molto di più di un dirigente comunista, era un mito, con la galera sotto il fascismo, l'occupazione della prefettura di Milano subito dopo, l'oratoria travolgente, un attivismo leggendario, mia cultura sottile forgiata negli anni Trenta. Pajetta voleva dire bollino, sottoscrizione, sezione, comizio, microfono, palchetto su un camion, diffusione dell'Unità, irrisione dell'avversario, fairplay e tavolette della Camera divelte e scagliate contro gli atlantisti, intelligenza dei problemi e sopra tutto, un portato della galera, la sconfinata voglia di ridere, di essere combattente come un Taras Bulba e ironico come un Woody Allen.[6]

Citazioni su Giuliano Ferrara[modifica]

  • [In relazione alla tortura da parte dei soldati americani nel carcere di Abu Ghraib] Allora Giuliano Ferrara, che è molto intelligente, disse che c'è una bella differenza fra la tortura di Saddam e la nostra: lui i torturati mica li fotografa, noi sì perché siamo democratici. Clic. Volete mettere la differenza? (Marco Travaglio)
  • Come si fa a sopportare una cosa del genere? Io ho un mio sistema: pensa a Giuliano Ferrara dentro ad una vasca da bagno con Berlusconi e Dell'Utri che gli pisciano addosso, Previti che gli caga in bocca e la Santanchè in completo sadomaso che lo frusta. Va già meglio, no? (Daniele Luttazzi)
  • Conosce bene i fatti e sa spiegare in modo chiaro le aggrovigliate situazioni politiche. (Anselma Dell'Olio)
  • Crede a sé stesso. Ed è sfrontatamente autoassolutorio. Quando parla di Machiavelli, della politica che deve essere fatta dagli astuti, crede soprattutto al fatto che non bisogna credere. Propone una visione del mondo dove è previsto prendere i soldi dalla Cia. È al di là della sopportabilità. (Gianni Vattimo)
  • Evidentemente Manzoni quando disegnava l'immortale figura dell'Azzeccagarbugli conosceva già il ciccione. (Massimo Fini)
  • Ferrara è rimasto stalinista. Una questione di carattere oltre che di intelligenza. Non potevano che piacergli Stalin, Craxi e Berlusconi. E mai moderato. Sempre estremista. (Lino Jannuzzi)
  • Ferrara è un voltagabbana che rivendica e argomenta. Ha fatto un percorso lungo, duro, violento. Ha cambiato prospettiva, posizione, idea. (Riccardo Barenghi)
  • Giuliano Ferrara ha tanto carattere da non andare mai in riserva. Ignora la gran parte del genere umano, ma ama indistintamente tutti gli embrioni che ne costituiscono l'ampia radice. Elogia la guerra a Oriente e a Sud del nostro Occidente. Non si lascia commuovere dalle vittime collaterali dei bombardamenti che di solito muoiono al centro dei bombardamenti. Ma è capace di singhiozzare in memoria delle blastocisti disperse. E' contrario all'aborto. Ci farà una intera campagna elettorale, maneggiandolo in esclusiva come se il resto del mondo si divertisse a praticarlo. (Pino Corrias)
  • Giuliano Ferrara in tv: "È una guerra santa, lo capite?". Ha parlato l'ultimo Cavaliere del Santo Sepolcro ancora in vita. Ma statte zitto, dicono a Roma. (Saverio Lodato)
  • Giuliano Ferrara, oltre a lavorare per la CIA, è stato ministro e portavoce del primo governo Berlusconi, nonché direttore di due giornali della famiglia Berlusconi, Il Foglio e Panorama: con quale credibilità può commentare o intervistare Berlusconi e i suoi avversari? (Marco Travaglio)
  • Il suo carattere arrogante, il suo spirito di provocazione e la sua spregiudicatezza sono a volte insopportabili. Ma non è uomo che fa delle scelte per interessi banali. (Piero Fassino)
  • [Sul ruolo di Giuliano Ferrara nel movimento studentesco] Lui c'era con noi, lo testimonia una foto: stava scappando durante le cariche. Si dice pentito, che se tornasse indietro non parteciperebbe. (Mario Capanna)
  • Nel Pci il suo riferimento era il decisionismo di Amendola. Poi gli piacque il decisionismo craxiano. (Emanuele Macaluso)
  • Non credo faccia testo la sua "conversione": c'erano, tra i comunisti così come tra tutti, gli ubbidienti al leader e quelli che ubbidivano alle idee e al cuore. I primi, dovunque nel mondo, spesso fanno soldi e carriera, i secondi non raramente una brutta fine. Tutto qui: uno deve conoscersi e sapere da che parte stare. (Piero Colaprico)
  • Non è grasso, è pieno di sé. (Daniele Luttazzi)
  • Tra i più bravi direttori che abbia mai avuto, soprattutto per questa folle idea di fare un giornale futurista, surrealista, con una grande lucidità culturale. (Pasquale Chessa)
  • Tu sei un trombone che tutti quanti detestano. Sei arrogante, sei prepotente, le tue trasmissioni fanno venire l'ulcera a tutti quelli che le guardano. È vergognoso che le persone come te soltanto possano parlare in televisione. La gente sta male a vederti. [...] Non è che ci si può far dare dell'ignorante da uno che ha preso i soldi dalla CIA e se ne vanta, ha fatto le cose più aberranti nella sua vita, compresa quella di essere stato un comunista sfegatato, aveva dei randelli nella macchina, convinceva gli operai a fare delazioni sui loro colleghi, una persona che ha un passato francamente non dignitosissimo per i miei parametri. Non vengo qua a farmi insultare da Giuliano Ferrara. (Sabina Guzzanti)

Roberto Benigni[modifica]

  • "E il grosso è fatto" disse la mamma di Ferrara quando partorì.
  • "Io prendo il largo", come disse la moglie di Giuliano Ferrara quando lo sposò.
  • Le persone grasse hanno un problema di metabolismo. Ferrara non è grasso perché mangia... è che ri-mangia!
  • "Tutto grasso che cola", come dice Ferrara quando suda.
  • Una volta ho visto in televisione, c'era Previti, Ferrara e Ignazio La Russa; oh, credevo fosse una puntata di Star Trek.

Note[modifica]

  1. Da La Stampa, 25 febbraio 1994; citato in Peter Gomez, Marco Travaglio, Le mille balle blu, BUR, Milano, 2010, p. 1948. ISBN 978-88-58-60465-6.
  2. Da Il disegno Fiat nel programma radiofonico Parliamo con l'elefante, Radio 24, 4 maggio 2009; disponibile su EmilianoBrancaccio.it.
  3. Citato in Ferrara: «Sarò passabilmente stronzo», ilpost.it, 26 febbraio 2011.
  4. Citato in Giuliano Ferrara: “Realisticamente, nuove elezioni”, ilpost.it, 31 luglio 2010.
  5. Da Argomenti per una misurata tensione misogina (Donald Trump a parte), ilfoglio.it, 10 agosto 2015.
  6. Da Pasquettari di merda!, Il Foglio.it, 4 aprile 2020.

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Voci correlate[modifica]