Fausto Bertinotti

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Fausto Bertinotti

Fausto Bertinotti (1940 – vivente), sindacalista e politico italiano.

Citazioni di Fausto Bertinotti[modifica]

  • Il sindaco di Torino Chiamparino non ha capito la realtà di quella popolazione. Le lotte che si stanno svolgendo contro il passaggio del Treno ad Alta Velocità sono lotte di un'intera comunità. Bisogna rispettare l'autonomia dei movimenti. [...] Chiamparino ha una vecchia idea, per cui la politica comanda e le masse obbediscono. Qui invece ci troviamo in una situazione totalmente diversa.[1]
  • Al meeting di Rimini ho trovato molto di più e di diverso di quel che mi aspettavo. Anzitutto, il popolo. Ricordo che per Gramsci l'intellettuale può pensare di rappresentare il popolo solo se con questo vi è quella che lui chiamava "una connessione sentimentale". Lì l'ho trovata.[2]
  • Certo che Gaber mi manca. [...] Perché ritengo che non si possa, non si debba leggere con il linguaggio della politica una ricerca artistica. Da un artista si può anche avvertire distanza abissale, però magari essere sollecitati da lui assai più che non da voci vicine. E proprio questa è la magia dell'arte: scompagina la nostra ricerca.[3]
  • [Parlando di Qualcuno era comunista di Giorgio Gaber] Certo è singolare che l'unico testo letterario, politico e culturale sui comunisti sia stato scritto da uno che, pur avendo camminato a sinistra, non è mai stato comunista. Ed è incredibile che egli l'abbia sempre interpretato con un coinvolgimento tale per cui veniva da dire, con Croce, "perché non possiamo non dirci comunisti" nel modo in cui ce lo propone Gaber?[4]
  • [Nel 2008] Comunismo è una parola indicibile. Se fermi qualcuno per strada e gli dici: io sono comunista, quello non ti capisce.[5]
  • Gaber era "politico", allora? Sì, in senso alto. Nella misura in cui parlava di elementi irriducibili. Vita e morte, uomo e donna, bene e male. E io gli sarò sempre grato per questo, non tanto per ciò che mi ha consegnato in termini di stretta critica della politica e della società. Gli sarò sempre grato per quando dismetto l'abito della politica e lui parla della mia umanità nuda. Mi fa trascendere il mio linguaggio di politico e fa sì che sul suo linguaggio d'artista io modelli emozioni nuove e prenda a interrogarmi sul senso della realtà. Anche per strade diverse, altrimenti sconosciute.[3]
  • [Rispondendo a Silvio Berlusconi, secondo cui «Chi ha letto Marx è diventato comunista, chi l'ha capito è diventato liberale»] Chi l'ha capito è diventato liberale solo se ricco. (dalla trasmissione televisiva Porta a porta, 12 gennaio 2006)
  • La forma dello snobismo è di certo un modo per ricostruire un rapporto di massa sull'autenticità, in un'epoca nella quale la parossistica spettacolarizzazione porta alla totale inautenticità, nel rumore ormai assordante di una politica mendace. Il nostro è un piccolo atto, che non dev'essere assorbito da quel rumore fastidioso. (da la Repubblica del 18 settembre 1993)
  • [Dopo essere stato visto ad un "pigiama party"] Vado nei salotti come vado nelle piazze o in Parlamento: per affermare ovunque il diritto all'alterità della sinistra antagonista. (citato in Sergio Rizzo, Gian Antonio Stella, La casta, p. 61)
  • L'impresa [Vittoria italiana dei Mondiali di calcio] fa la gioia di un intero Paese, che nella festa scopre le ragioni di qualche momento di fraternità. (da La Gazzetta dello Sport del 10 luglio 2006)
  • [Commentando i fatti d'Ungheria in un viaggio a Budapest il 10 ottobre 2006] [Si può continuare a dirsi comunisti] per tigna, mi verrebbe da dire. Ma finché ci sono oppressi e oppressori c'è l'idea che gli oppressi ce la possano fare. Non fa decadere l'idea comunista la tragedia del suo rovesciarsi in regime. (citato in Bertinotti a Budapest: La democrazia non può essere imposta, Quotidiano.net, 10 ottobre 2006)
  • Attraverso i suoi lavori Bergman ci lascia la testimonianza di una capacità straordinaria di indagare a fondo e senza condiscendenze sui grandi interrogativi etici legati alla condizione umana; sulla complessità e spesso sull'asprezza delle relazioni interpersonali; sulla forza della dimensione del sogno e della memoria come strumento di conoscenza e di interpretazione della realtà. Il suo rigore formale e la sua passione hanno contribuito a costruire l'identità stessa dell'espressione cinematografica e a declinarne i tratti più alti e peculiari. (Roma 30 luglio 2007 (Adnkronos), dal messaggio inviato alla famiglia Bergman per la scomparsa del regista)
  • Ho detto che Silvio Berlusconi è un animale politico, e che sulle riforme è un interlocutore indispensabile. E non cambio idea. (citato in Francesco Verderami, Bertinotti: per le riforme Silvio resta indispensabile, Corriere della sera, 13 dicembre 2007, pp. 10-11)
  • Non esiste pubblicazione di intercettazioni buone o cattive, sono tutte cattive. (citato in Bertinotti e le telefonate sul caso Rai «Violati i diritti, ma indicano un degrado», Corriere della sera, 21 dicembre 2007)
  • [Si discute di aborto e di moratoria] In nome della vita astratta, non si rispetta quella concreta. [...] C'è differenza tra un bambino in potenza e un bambino reale. [...] Ci si scandalizza del fondamentalismo islamico e non per questo altro fondamentalismo. [...] Quando nasce la vita? Nessuno lo sa. Neanche la Chiesa ha avuto le idee chiare. (dalla trasmissione televisiva Le invasioni barbariche, La7, 15 febbraio 2008)
  • [Su Massimo Calearo] È un falco, E si è visto nella vicenda del rinnovo contrattuale dei metalmeccanici, in cui la Federmeccanica ha puntato fino all'ultimo a non fare il contratto, e quando si è fatto ha detto che era l'ultimo di quella stagione. (citato in Bertinotti: Calearo falco di Confindustria", Corriere.it, 3 marzo 2008)
  • Mi piacerebbe che si potesse vietare almeno per una decina di anni o forse venti l'uso in politica del termine "comunista".[6]
  • Sono un socialista e mi piacerebbe un domani essere ricordato semmai come sindacalista, operaista per la precisione.[7]
  • La mia è una generazione di studenti che sentì di dover scendere in piazza nel giugno del 1960 contro il governo Tambroni che aveva autorizzato il congresso del Msi a Genova città medaglia d’oro della Resistenza. Ci fu un gruppo di studenti che a partire da allora scelse la strada del sindacato. Ho avuto il dono di poter lavorare con loro, iniziai con i tessili della provincia di Varese, poi mi trasferii a Torino, dove divenni segretario regionale della Cgil, ma influì molto mio padre, macchinista ferroviere.[7]
Assemblea sindacale del 4 ottobre 2005; citato in Angela Frenda, Bertinotti: no ai moralisti. Fanno male alla sinistra, Corriere della sera, 5 ottobre 2005
  • [Marco Travaglio] Come persona è distante da me, dal mio modo di ragionare. Insomma, non condivido il suo metodo di polemizzare con le persone. Forse perché non amo, in genere, quando ci si muove in un contesto di giustizialismo. In questo modo ci si mette su un percorso molto lontano dalla mia cultura garantista.
  • Ogni volta che qualcuno si autoinveste del ruolo di censore, di moralizzatore, rischia di fare più danni di chi poi si vuole condannare.
  • [Marco Travaglio] No, ecco, non nominatemelo. Perché a sentire il suo nome mi viene l'orticaria.

Citazioni tratte da interviste[modifica]

Dall'intervista di Gian Antonio Stella, Corriere della sera, 9 aprile 1997
  • Il mito della governabilità è figlio di una cultura politica senza valori, che ha completamente abdicato alla voglia di cambiare la società. L'idea che comunque bisogna governare per me è un disvalore.[8]
Dall'intervista di Daniele Luttazzi, Barracuda, 1999
  • [Il comunismo è] una grande storia per liberare le donne e gli uomini da ogni condizione di sfruttamento e di alienazione.
  • Il comunismo [...] è stato un tentativo di scalare il cielo che non è ancora riuscito. Quello che noi chiamiamo «comunismo» sono tentativi mal riusciti di realizzare questa impresa, che però è titanica [...], è come l'idea dell'uomo che vola [...], tante volte l'uomo ci ha provato ed è precipitato, finché si è inventato l'aereo. Finché non si inventa l'aereo, il comunismo non vola.
  • Anche il comunismo deve ammettere il suo limite: non tutti i problemi sono alla portata del comunismo. Io penso, per esempio, che la felicità, verso cui tende il comunismo, tuttavia non è alla sua portata, perché poi c'è un tanto, che dipende dagli individui, che è assolutamente irriducibile neppure al comunismo. Il comunismo può essere la premessa perché ci sia la felicità, ma non è la possibilità di garantire a tutti la felicità. [Cosa c'è dopo il comunismo, allora?] Non lo so. Già mi piacerebbe sapere meglio cos'è il comunismo.
Dall'intervista di Claudio Sabelli FiorettiSette, 4 settembre 2003
  • In un Paese in cui la cifra dominante è il trasformismo io ho un largo tasso di simpatia ma purtroppo prendo pochi voti.
  • Io di scioperi ne ho visti tantissimi, anche di problematici e difficili. L'aria che si respira è sempre di liberazione, di gioia per avere conquistato uno spazio di libertà.
  • L'adulazione è un vizio connesso al potere. Quindi è sempre di destra anche quando il potere è di sinistra. Qualche volta tocca anche giganteschi intellettuali. Jean Paul Sartre, in polemica con Camus, spiegò che non criticava Stalin solo per non creare difficoltà agli operai.
Dall'intervista di Fabio Fazio, Che tempo che fa, 11 marzo 2007
  • Mai dare limite alla provvidenza. Soprattutto a quella rossa.
  • La rivoluzione non è il potere, è la trasformazione del potere.
  • L'Inter è come il comunismo, una bella idea realizzata male. (attribuita da Fabio Fazio)
  • Per come è fatto il capitalismo, un comunista nasce sempre.
  • Dobbiamo prenderne atto: questo centrosinistra ha fallito. La grande ambizione con la quale avevamo costruito l'Unione non si è realizzata.
  • Se vuole durare, il Professore deve imprimere una svolta fin dai primi giorni del 2008. In caso contrario, sarà davvero la fine. Come vedo Prodi, mi chiede? Con tutto il rispetto, di lui mi viene da dire quello che Flaiano disse di Cardarelli: è il più grande poeta morente.
Dall'intervista di Fabio Fazio, Che tempo che fa, 6 febbraio 2010
  • Avevamo due sinistre. Non ne abbiamo più nessuna. Ricostruiamone una.

Citazioni su Fausto Bertinotti[modifica]

  • Bertinotti abita in una casa ordinatissima, tranquillissima, dolcissima, normalissima. I soprammobili al loro posto, le foto di famiglia in vista. I tormenti della politica deve lasciarli fuori perché qui non ce n'è traccia. Lo si sapeva monogamo e innamorato della moglie. Basta uno sguardo per averne conferma. «Vuoi un caffè?» mi chiese. Risposi di no per non disturbare. Ma era tutto pronto. Il bricco col caffè caldo, il bricco del tè, i biscotti del Mulino Bianco. La moglie Lella, una bella donna col sorriso solare e innamorato (ma politicamente, se possibile, più radicale di lui), aveva lasciato tutto pronto prima di andarsene in ufficio. E fu bevendo quel caffè che evocammo i fantasmi della preistoria. Basso, Lombardi, Foa, Vecchietti, Libertini. Stava con loro, allora, il lombardiano Bertinotti e i comunisti doc avvertono ancora la diversità d'origine, il fatto che con lui al massimo si è stati cugini, mai fratelli. (Bruno Vespa)
  • Bertinotti è estremista e subalterno allo stesso tempo. Non vede l’ora di rompere qualsiasi trattativa. Ma se io andassi in guerra non vorrei mai un generale come lui. È uno che scappa. (Marco Rizzo)
  • Bertinotti, già segretario della Federazione operai tessili, già segretario della Cgil Piemonte, per 2 anni presidente della Camera e tuttora presidente della Fondazione Camera dei Deputati, già segretario di Rifondazione Comunista per 13 anni, già deputato per quattro legislature, già ospite dello yacht di Vittorio Cecchi Gori per le vacanze estive a Salina con Valeria Marini [...], già primatista mondiale delle ospitate a Porta a Porta nel salotto dell'amico Bruno, già ospite fisso del salotto della signora Maria Angiolillo, già protagonista della caduta del governo Prodi I (in nome della leggendaria battaglia sulle 35 ore) e coprotagonista della caduta del Prodi II, dunque due volte corresponsabile e del ritorno di Al Tappone a Palazzo Chigi, [...] già protagonista della disfatta della sinistra ridotta ai minimi storici alle ultime elezioni (memorabile la conferenza stampa-funerale convocata all'Hard Rock Cafè di Via Veneto in Roma, affollatissimo di operai delle presse), già teorizzatore dell'abolizione della proprietà privata, già seguace dello psicoguru Massimo Fagioli, già titolare del quarto più alto reddito di Montecitorio con 213.195 euro nel 2006, ha scritto che Romano Prodi – cioè l'unico esponente del centrosinistra che sia riuscito a battere Berlusconi due volte su due, nonostante Bertinotti – è «uno spregiudicato uomo di potere», simbolo dello «smacco complessivo del centrosinistra». Prodi. (Marco Travaglio)
  • Di Bertinotti non sopportavo il velleitarismo. Ma adesso gli riconosco una grande capacità politica. (Riccardo Barenghi)
  • In Italia c'è una frangia d'imbecilli tali che credono si possa resuscitare il comunismo. Seppellire il cadavere del marxismo non è facile, anche perché per molti significa rinnegare l'intera esistenza. Ma certo Bertinotti non è di questi: lui non sa un corno di marxismo, non gl'importa niente, è un piccolo pagliaccio, un populista all'italiana che scalda in piazza maree di poveri diavoli e parla ancora delle masse operaie, che vede solo lui. (Indro Montanelli)
  • Shoiki Yokoi rimase per ventotto anni nella giungla di Guam, rifiutandosi di credere nella resa del Giappone. Bertinotti e Diliberto (Rifondazione comunista e Comunisti italiani) rifiutano di credere che il muro di Berlino sia caduto. E lo cercano ancora. (Roberto Gervaso)
  • Uomo più di salotti che di cellule, più da Grand Hotel che da ostelli proletari "tutto compreso", è il volto patinato di un immaginario Cremlino old fashioned. (Roberto Gervaso)
  • Veste bene perché dice in faccia il suo tipo di cultura. Quelle poche giacche che ha le porta col suo modo di essere. Le ripete. Anno dopo anno sono sempre le stesse. Ma è uno che usa il cervello e ha fatto degli investimenti su prodotti che durano. (Gianfranco Ferré)

Note[modifica]

  1. Citato in Bertinotti a Chiamparino: non voglio aiutarvi, La Stampa, p. 2, 7 febbraio 2006
  2. Citato in Davide Romano, Bertinotti “folgorato” da Comunione e Liberazione: “Qui ho ritrovato il popolo”, Il primato nazionale, 19 aprile 2016.
  3. a b Citato in Pedrinelli, p. 40.
  4. Citato in Pedrinelli, p. 39.
  5. Citato in Bruno Vespa, Viaggio in un'Italia diversa, Rai Eri, Roma, Mondadori, Milano, 2008, p. 273. ISBN 9788804583110
  6. Dall'intervista su L'aria che tira del 24 gennaio 2017. Vedasi da 0:34.
  7. a b Dall'intervista di Angelo Picariello, Il Bertinotti che non ti aspetti: «La rivoluzione la fa Papa Francesco», Avvenire, 8 novembre 2014.
  8. Citato in Gianpaolo Pansa, Controstoria d'Italia, Il Giornale – Biblioteca storica, Milano, 2011, p. 183. ISSN 977-800805820-0

Bibliografia[modifica]

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