Saul Bellow

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Saul Bellow
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (1976)

Saul Bellow (1915 – 2005), scrittore statunitense.

Citazioni di Saul Bellow[modifica]

  • Quando gli Zulù produrranno un Tolstoj, lo leggeremo.[1]

Herzog[modifica]

Incipit[modifica]

Se sono matto, per me va benissimo, pensò Moses Herzog. C'era della gente che pensava che fosse toccato, e per qualche tempo persino lui l'aveva dubitato. Ma adesso, benché continuasse a comportarsi in maniera un po' stramba, si sentiva pieno di fiducia, allegro, lucido e forte. Gli pareva d'essere stregato, e scriveva lettere alla gente più impensata. Era talmente infatuato da quella corrispondenza, che dalla fine di giugno, dovunque andasse, si trascinava dietro una valigia piena di carte. Se l'era portata, quella valigia, da New York a Martha's Vineyard. Ma da Martha's Vineyard era riscappato indietro subito; due giorni dopo aveva preso l'aereo per Chicago, e da Chicago era filato in un paesino del Massachusetts occidentale. Lì, nascosto in mezzo alla campagna, scriveva a più non posso, freneticamente, ai giornali, agli uomini pubblici, ad amici e parenti e finì per scrivere pure ai morti, prima ai suoi morti e poi anche ai morti famosi.

Citazioni[modifica]

  • Ricordando la propria esistenza, s'accorse di avere sbagliato tutto – tutto. La sua era una vita – come si suol dire, rovinata. Ma siccome neppure agli inizi era stata un gran che, perché prendersela?
  • Eppure, come siamo ancora simpatici, nonostante tutto.
  • Una carogna col passar del tempo produce disprezzo.
  • Tutti i bambini hanno le guance e tutte le madri adoperano la saliva per pulirli teneramente. Queste cose o contano o non contano. Dipende dall'universo, da cos'è. ricordi così acuti probabilmente sono sintomi di disordine. Per lui, pensare sempre alla morte era peccato. Passa col carro e l'aratro sulle ossa dei morti.
  • Herzog scrisse: Non capirò mai che cosa vogliono le donne. Che cosa diavolo vogliono. Mangiano verdura cruda, e bevono sangue umano.
  • Per me, i soldi non sono un mezzo. Sono io il mezzo dei soldi. Passano attraverso di me – tasse, assicurazioni, ipoteche, mantenimenti dei figli, affitti, parcelle legali. Tutto questo dignitoso sbagliare costa un occhio.
  • Ma sono diligente. Mi ci metto di buona voglia e do prova di costante miglioramento. Sarò senz'altro in grandissima forma sul mio letto di morte. I buoni muoiono giovani, ma io sono stato risparmiato affinché mi possa preparare e perfezionare in modo da poter finire buono come il pane.
  • Se tu ci hai un buon posto, diciamo quindicimila bigliettoni all'anno, e l'assicurazione contro le malattie, e il fondo pensione, e forse anche qualche titoluccio in banca, perché non dovresti essere pure radicale? La gente che sa leggere si appropria del meglio che trova nei libri e poi se ne adorna come pare facciano certi granchi quando s'agghindano di alghe per imbellirsi.
  • Ma qual è la filosofia di questa generazione? Non è che Dio è morto, questo punto è già stato sorpassato molto tempo fa. Forse bisognerebbe formularlo così: la Morte è Dio. Questa generazione pensa – ed è il non plus ultra dei suoi pensieri – che nulla che sia fedele, vulnerabile, delicato può durare o avere un vero potere.

Il Circolo Bellarosa[modifica]

Incipit[modifica]

In quanto fondatore dell'Istituto Mnemosine di Philadelphia, in quarant'anni di attività professionale ho fatto scuola a molti dirigenti industriali, politici e militari di carriera sicché adesso — dopo essere andato in pensione e aver lasciato l'Istituto nelle capaci mani di mio figlio — mi piacerebbe tanto dimenticare l'arte del ricordare. È un proposito, questo, degno di Alice nel Paese delle Meraviglie. Negli anni del tuo crepuscolo, dopo aver appeso i guantoni al chiodo (o rinfoderato il pugnale), non ti va proprio di seguitar a fare ciò che hai fatto per tutta la vita: cambiare, cambiare: tutto il tuo regno per qualcosa di nuovo!

Citazioni[modifica]

  • La memoria è vita. (p. 9)
  • A me stanno a cuore sentimenti e desideri e nostalgie; e la memoria emotiva non è qualcosa di comparabile alla balistica o, che so, a un prodotto nazionale lordo. (p. 11)
  • I sintomi di memoria tenace, nel prossimo, raramente mi sfuggono. Chiedo sempre, però, che uso fa la gente delle proprie rimembranze. La capacità di mandare a mente le cose, di immagazzinarle, di ricordare i dati meccanicamente, anche se insolitamente sviluppata, poco mi interessa. (p. 46)
  • Ci sono assassini che non riescono a rammentarsi dei loro delitti poiché non nutrono alcun ineresse per l'esistenza o la non-esistenza delle loro vittime. Quindi, cari allievi, solo temi pertinenti assicurano il completo ricordo. (p. 101)

Il dono di Humbolt[modifica]

Incipit[modifica]

Il libro di ballate pubblicato da Von Humbolt Fleishner negli anni Trenta riscosse un immediato successo. Humbolt era, appunto, colui che tutti quanti attendevamo. Io per me l'aspettavo ardentemente, dal mio fondo di provincia del Midwest, ve l'assicuro.

Citazioni[modifica]

  • "Una volta dicesti che sarebbe interessante andare in giro pel mondo a intervistare tutti questi dittatori di seconda, terza o quarta classe: i vari generali Amin, i Gheddafi, e compagnia bella." "Ti farebbero annegare in una vasca di pesci rossi, se solo sospettassero che li definisci di terza classe." "Non essere sciocco, non lo direi mai apertamente. Sono leaders del mondo in sviluppo."
  • "Bisogna, ogni tanto, appoggiare l'orecchio al suolo." "Ogni volta che ci provo, non ottengo altro che un orecchio sporco" dissi io.
  • La libertà è qualcosa che incute, veramente, terrore. E così pure la modernità. Questo è ciò che ha reso sconcertante e mostruosa, agli occhi del mondo, l'America. Ed è anche ciò che ha reso certi paesi, agli occhi degli americani, disperatamente noiosi, monumentalmente plumbei.
  • Come il malvagio scappa anche quando nessuno l'insegue, così il borghese si difende anche quando nessuno l'accusa. Hanno invocato a gran voce la libertà, ne sono stati inondati e sommersi. Non resta più nulla, tranne qualche tronco d'albero alla deriva, relitti psicoterapeutici cui aggrapparsi.
  • Poiché esser appieno consci di sé come individui significa anche esser separati da tutto il resto. Questo è il regno amletico dello spazio infinito in un guscio di noce, di qui discende che tutto è "parole, parole, parole", e che "la Danimarca è una prigione". (p. 204)

Il pianeta di Mr. Sammler[modifica]

Incipit[modifica]

Poco dopo l'alba, o quella che sarebbe stata l'alba in un cielo normale, Mr. Artur Sammler col suo occhio cespuglioso percepì la presenza dei libri e delle carte nella sua camera da letto di West Side e sospettò fortemente che si trattasse di libri sbagliati, di carte sbagliate. In un certo senso non aveva troppo importanza per un uomo di oltre settant'anni e per di più senza impegni di sorta. Bisognava proprio essere dei pazzoidi ad insistere di aver ragione. Aver ragione era in larga misura una questione di spiegazioni. L'uomo intellettuale era diventato un essere spiegante. I padri ai figli, le mogli ai mariti, i conferenzieri agli ascoltatori, gli esperti ai profani, i colleghi ai colleghi, i medici ai pazienti, l'uomo alla propria anima, tutti spiegavano. Le radici di questo, le cause di quest'altro, l'origine di determinati eventi, la struttura, i motivi per cui.

Citazioni[modifica]

  • Una società di massa non produce grandi criminali. E questo lo si deve alla divisione del lavoro in tutta la società che ha distrutto radicalmente l'idea della responsabilità generale. (p. 16)
  • L'idea di far sembrare il grande crimine del secolo come qualche cosa di poco interessante è banale. Politicamente, psicologicamente, i tedeschi avevano un'idea che consideravano scaturita dal genio. La banalità non era che camuffamento. (p. 18)
  • La banalità è il travestimento di una potentissima volontà tesa ad abolire la coscienza. (p. 18)
  • Il sistema esige la mediocrità, non la grandezza. Il sistema è basato sul lavoro. Il lavoro connesso all'arte è banalità. (p. 19)
  • Oggi Sammler se lo ricordava come un piccolo Limey di basso ceto, e come un uomo che stava invecchiando e la cui abilità e forza di attrazione erano in declino. E nell'agonia di separarsi per sempre dai seni, dalle bocche e dai preziosi fluidi sessuali delle donne, il povero Wells, il maestro naturale, l'emancipatore del sesso, l'individuo spiegante, il benedicente compassionevole dell'umanità, alla fine non poteva che inveire e mandare tutti al diavolo. S'intende, quelle cose le scrisse durante la malattia dei suoi ultimi giorni, orribilmente depresso dalla Seconda Guerra Mondiale. (p. 28)
  • [H. G. Wells] La compagnia di quell'uomo era molto gradevole. Inoltre sembrava che conversare con me gli piacesse. Quanto alle sue opinioni, era semplicemente una massa di opinioni intelligenti. Ne esprimeva il maggior numero possibile, e in qualsiasi momento, sempre. Tutto quel che diceva, prima o poi, lo trovavo in forma scritta. Era come Voltaire, un grafomane. Il suo cervello era eccezionalmente attivo, pensava delle cose molto bene. Come "La scienza è il cervello della razza". (p. 29)
  • I popoli sconfitti tendono a essere spiritosi. (2009)

Il re della pioggia[modifica]

Incipit[modifica]

Perché ho fatto questo viaggio in Africa? La spiegazione non è semplice. Le mie cose andavano sempre peggio, e a un certo punto erano diventate un viluppo inestricabile.
Se ripenso alla mia situazione all'età di cinquantacinque anni, quando comprai il biglietto, vedo solo dolore. I fatti mi si affollano addosso, sì che ne avverto l'oppressione sul petto.

Citazioni[modifica]

  • Uno studioso dell'anima umana, mi spiegò un giorno che scatenando la propria ira sulle cose inanimate, non solo si risparmiano quelle vive – e questo è il dovere di una persona civile – ma anche ci si libera della robaccia che è in noi. (p. 27)
  • L'Africa mi toccò l'animo già durante il volo: di lassù pareva un antico letto d'umanità. E a 4000 metri di altezza, seduto sulle nubi, mi pareva d'essere un seme portato dal vento. (p. 45)
  • Lo spirito della persona è in un certo senso autore del corpo. (p. 238)
  • La paura governa il genere umano. Il suo è il più vasto dei domini. Ti fa sbiancare come una candela. Ti spacca gli occhi in due. Non c'è nulla nel creato più abbondante della paura. Come forza modellatrice è seconda solo alla natura stessa. (258)
  • Le tigri dell'ira sono più sagge dei cavalli della sapienza. (p. 260)
  • La fantasia è una forza della natura. Non basta questo a riempire un uomo di estasi? Fantasia, fantasia, fantasia. (p. 272)
  • Un uomo può fare molte cose strane, ma fin quando non ha una teoria in proposito, noi lo perdoniamo. Se invece dietro le sue azioni c'è una teoria, tutti gli danno addosso. (p. 276)
  • In un'epoca di pazzia, immaginare d'essere immuni dalla pazzia è una forma di pazzia. (2014)
  • La sofferenza è forse l'unico buon mezzo per rompere il sonno dello spirito. (2014)

Le avventure di Augie March[modifica]

Incipit[modifica]

Sono americano, nato a Chicago — Chicago, quella cupa città — e affronto le cose come ho imparato a fare, liberamente, e narrerò questa storia a modo mio: chi bussa per primo sarà il primo a entrare; ora un colpo innocente, ora un po' meno. Ma il carattere di un uomo è il suo destino, dice Eraclito, e alla fin fine non è possibile mascherare la natura dei colpi né foderando la porta di materiale isolante né rivestendo di guanti le nocche.

Citazioni[modifica]

  • La morte scredita. Il più grande successo è sopravvivere.
  • L'uomo che si annoia fa più strada degli altri. Ti rispettano, quando ti annoi.
  • Se c'è una cosa di cui sono sicuro è che questo mondo non basta di certo, e se non c'è altro se lo possono riprendere tutto intero.

Note[modifica]

  1. Da un'intervista per The New Yorker del 7 marzo 1988.

Bibliografia[modifica]

  • Saul Bellow, Herzog, traduzione di Letizia Ciotti Miller, Mondadori.
  • Saul Bellow, Il Circolo Bellarosa (The Bellarosa Connection), traduzione di Pier Francesco Paolini, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1990.
  • Saul Bellow, Il dono di Humbolt (Humbolt's gift), 1973, traduzione di Pier Francesco Paolini, Rizzoli Editore, 1978.
  • Saul Bellow, Il pianeta di Mr. Sammler (Mr. Sammler Planet), traduzione di Letizia Ciotti Miller, Garzanti, 1979; Mondadori, 2009.
  • Saul Bellow, Il re della pioggia (Henderson the Rain King), traduzione di Luciano Bianciardi, Garzanti, 1966.
  • Saul Bellow, Henderson. Il re della pioggia, traduzione di Luciano Bianciardi, revisione di Luciana Bianciardi, Mondadori, 2014.
  • Saul Bellow, Le avventure di Augie March, traduzione di Vincenzo Mantovani, Mondadori, 2014.

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