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*Il [[potere]] potrà pure essere schifoso, come gli uomini ci ripetono, ma intanto lo vogliamo avere.<ref>Citato in Loredana Bartoletti, ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/12/16/lilli-alla-carica-piu-potere-alle.html Lilli alla carica "Più potere alle donne in tv"]'', ''la Repubblica'', 16 dicembre 1992, p. 12.</ref> |
*Il [[potere]] potrà pure essere schifoso, come gli uomini ci ripetono, ma intanto lo vogliamo avere.<ref>Citato in Loredana Bartoletti, ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/12/16/lilli-alla-carica-piu-potere-alle.html Lilli alla carica "Più potere alle donne in tv"]'', ''la Repubblica'', 16 dicembre 1992, p. 12.</ref> |
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*{{NDR|[[Gaffe famose|Gaffe]]}} Tutti gli appassionati di sport per l'inizio di Sessantesimo Minuto.<ref>Citato in [[Antonio Dipollina]], ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/08/13/brussprinter-le-calende-egizie-ecco-le-frasi.html Brussprinter e le calende egizie, ecco le frasi comiche del calcio]'', ''la Repubblica'', 13 agosto 2001.</ref> |
*{{NDR|[[Gaffe famose|Gaffe]]}} Tutti gli appassionati di sport per l'inizio di Sessantesimo Minuto.<ref>Citato in [[Antonio Dipollina]], ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/08/13/brussprinter-le-calende-egizie-ecco-le-frasi.html Brussprinter e le calende egizie, ecco le frasi comiche del calcio]'', ''la Repubblica'', 13 agosto 2001.</ref> |
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*{{NDR|Parlando della [[guerra in Iraq]]}} Dove sono le immagini delle moschee dove ogni venerdì gli imam, che siano sciti o sunniti, chiedono il ritiro degli americani e delle forze di coalizione? Due ragioni spiegano l'assenza di una copertura trasparente della guerra in Iraq. La prima è tecnica: le televisioni occidentali, tranne la BBC e la CNN, se ne sono andate dall'Iraq per ragioni di sicurezza. La seconda ragione è legata alla prima ed è chiaramente politica: la storia del conflitto iracheno non viene ancora recepita come una success story, come un successo. Bisogna ancora convincere l'opinione pubblica che la democrazia è dietro l'angolo, dimostrare che esiste una soluzione militare a un problema che invece è preminentemente politico. Bisogna convincere l'opinione pubblica che l'esercito più potente del mondo può ancora sconfiggere un'insurrezione che si dice battuta da oltre due anni. Invece la situazione è sempre più ingarbugliata. La stampa scritta è ridotta sempre più spesso a mero portavoce delle tragedie e delle manipolazioni e la ricostruzione televisiva è sempre più difficile da giustificare. Allora per impedire che la dura realtà dei fatti abbia il sopravvento deve entrare in scena Hollywood. Il canale americano via cavo FX, che appartiene alla Fox di Rupert Murdoch, ha infatti deciso di mettere in onda una trasmissione chiamata "Over There". Stesso regista di due serial TV polizieschi di grande successo. L'idea è quella di presentare la missione dei soldati americani in Iraq come era già stato fatto per la seconda guerra mondiale con il seguito televisivo del film di Spielberg, Salvate il soldato Ryan. È la prima volta che la televisione si appropria di un conflitto, ancora prima che sia finito per farne una telenovela. È una formidabile manipolazione che condurrà il pubblico a vedere la guerra attraverso un racconto allegorico. La macchina della propaganda americana aveva già tentato l'esperienza con la storia di Jessica Lynch. E la ricordate? Era un successo quella donna soldato fatta prigioniera dagli iracheni e liberata da un commando americano che l'aveva poi riportata in trionfo a casa. Peccato che fosse tutto falso. La storia delle armi, le sue ferite, la sua prigionia, la sua liberazione. Ha finito per confessarlo poi lei stessa. Ma era ormai troppo tardi. Hollywood si era impossessata della sua storia e ne ha fatto un film per la NBC, Saving Jessica Lynch. Salvate Jessica Lynch. Oggi assistiamo dunque alla stessa manipolazione in tutte le guerre lanciate dall'amministrazione Bush. La fiction televisiva sembra sostituirsi progressivamente alla realtà del racconto giornalistico. È necessario questo per evitare che l'opinione pubblica si ribelli e che metta a sotto pressione i governi che già una volta per impegnare il loro Paese in un conflitto senza uscita, hanno ignorato le proteste della maggioranza dei loro cittadini contrari alla guerra. L'abbiamo visto in Gran Bretagna, ma anche da noi in Italia. I nostri governanti vogliono farci vivere nel migliore dei mondi televisivi. Purtroppo questo paradiso è l'inferno della democrazia. Buonasera.<ref>Da una trasmissione di Michele Santoro. [https://www.facebook.com/watch/?v=718498319508300 Video] disponibile su Facebook.</ref> |
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*Mai andare [[controcorrente|contro corrente]], si rischia di non arrivare alla meta.<ref>Da ''la Repubblica'' del 23 marzo 2013.</ref> |
*Mai andare [[controcorrente|contro corrente]], si rischia di non arrivare alla meta.<ref>Da ''la Repubblica'' del 23 marzo 2013.</ref> |
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*Agli uomini che vi negano il potere, il profitto e il piacere dovete dire basta.<ref>Dalla trasmissione televisiva ospite di ''Amici'' di Maria De Filippi; citato in ''[https://www.huffingtonpost.it/entry/il-messaggio-di-lilli-gruber-ad-amici-dite-basta-agli-uomini-che-vi-negano-potere-e-piacere_it_5df4e5d6e4b047e8889dde1f Il messaggio di Lilli Gruber ad Amici: “Dite 'basta' agli uomini che vi negano potere e piacere"]'', ''huffingtonpost.it'', 14 dicembre 2019.</ref> |
*Agli uomini che vi negano il potere, il profitto e il piacere dovete dire basta.<ref>Dalla trasmissione televisiva ospite di ''Amici'' di Maria De Filippi; citato in ''[https://www.huffingtonpost.it/entry/il-messaggio-di-lilli-gruber-ad-amici-dite-basta-agli-uomini-che-vi-negano-potere-e-piacere_it_5df4e5d6e4b047e8889dde1f Il messaggio di Lilli Gruber ad Amici: “Dite 'basta' agli uomini che vi negano potere e piacere"]'', ''huffingtonpost.it'', 14 dicembre 2019.</ref> |
Versione delle 15:43, 11 dic 2024
Dietlinde Gruber (1957 – vivente), giornalista ed ex politica italiana.
Citazioni di Lilli Gruber
Citazioni in ordine temporale.
- Il potere potrà pure essere schifoso, come gli uomini ci ripetono, ma intanto lo vogliamo avere.[1]
- [Gaffe] Tutti gli appassionati di sport per l'inizio di Sessantesimo Minuto.[2]
- [Parlando della guerra in Iraq] Dove sono le immagini delle moschee dove ogni venerdì gli imam, che siano sciti o sunniti, chiedono il ritiro degli americani e delle forze di coalizione? Due ragioni spiegano l'assenza di una copertura trasparente della guerra in Iraq. La prima è tecnica: le televisioni occidentali, tranne la BBC e la CNN, se ne sono andate dall'Iraq per ragioni di sicurezza. La seconda ragione è legata alla prima ed è chiaramente politica: la storia del conflitto iracheno non viene ancora recepita come una success story, come un successo. Bisogna ancora convincere l'opinione pubblica che la democrazia è dietro l'angolo, dimostrare che esiste una soluzione militare a un problema che invece è preminentemente politico. Bisogna convincere l'opinione pubblica che l'esercito più potente del mondo può ancora sconfiggere un'insurrezione che si dice battuta da oltre due anni. Invece la situazione è sempre più ingarbugliata. La stampa scritta è ridotta sempre più spesso a mero portavoce delle tragedie e delle manipolazioni e la ricostruzione televisiva è sempre più difficile da giustificare. Allora per impedire che la dura realtà dei fatti abbia il sopravvento deve entrare in scena Hollywood. Il canale americano via cavo FX, che appartiene alla Fox di Rupert Murdoch, ha infatti deciso di mettere in onda una trasmissione chiamata "Over There". Stesso regista di due serial TV polizieschi di grande successo. L'idea è quella di presentare la missione dei soldati americani in Iraq come era già stato fatto per la seconda guerra mondiale con il seguito televisivo del film di Spielberg, Salvate il soldato Ryan. È la prima volta che la televisione si appropria di un conflitto, ancora prima che sia finito per farne una telenovela. È una formidabile manipolazione che condurrà il pubblico a vedere la guerra attraverso un racconto allegorico. La macchina della propaganda americana aveva già tentato l'esperienza con la storia di Jessica Lynch. E la ricordate? Era un successo quella donna soldato fatta prigioniera dagli iracheni e liberata da un commando americano che l'aveva poi riportata in trionfo a casa. Peccato che fosse tutto falso. La storia delle armi, le sue ferite, la sua prigionia, la sua liberazione. Ha finito per confessarlo poi lei stessa. Ma era ormai troppo tardi. Hollywood si era impossessata della sua storia e ne ha fatto un film per la NBC, Saving Jessica Lynch. Salvate Jessica Lynch. Oggi assistiamo dunque alla stessa manipolazione in tutte le guerre lanciate dall'amministrazione Bush. La fiction televisiva sembra sostituirsi progressivamente alla realtà del racconto giornalistico. È necessario questo per evitare che l'opinione pubblica si ribelli e che metta a sotto pressione i governi che già una volta per impegnare il loro Paese in un conflitto senza uscita, hanno ignorato le proteste della maggioranza dei loro cittadini contrari alla guerra. L'abbiamo visto in Gran Bretagna, ma anche da noi in Italia. I nostri governanti vogliono farci vivere nel migliore dei mondi televisivi. Purtroppo questo paradiso è l'inferno della democrazia. Buonasera.[3]
- Mai andare contro corrente, si rischia di non arrivare alla meta.[4]
- Agli uomini che vi negano il potere, il profitto e il piacere dovete dire basta.[5]
- [«Lei ha messo a fuoco uno "stile Gruber": risposte secche, anche aggressive. Ha studiato il suo personaggio?»] Mai studiato personaggi. Cerco solo di fare il mio lavoro a schiena dritta senza scoliosi professionale. Potrei dire che quando le donne sono determinate diventano rompiscatole e castranti, se lo sono gli uomini allora ecco che diventano decisi e virili. Sullo "stile Gruber" lascio giudicare gli altri.[6]
- Io ho un grande rispetto del giornalismo e dei giornalisti che lo fanno in modo serio. Uno dei principi fondamentali del giornalismo serio è quello di distinguere l'informazione dallo spettacolo. Non vanno mescolati questi due generi. Il giornalismo è una cosa, lo spettacolo è un'altra cosa. Ormai da troppi anni siamo abituati a vedere in tv l'infotainment che ha distrutto il giornalismo serio. Diffidate quelli che vogliono vendervi la realtà e le informazioni facendovi divertire. Ma che cosa c'entra lo spettacolo con l'informazione e col giornalismo? Zero, niente.[7]
Intervista di Federico Bastiani, federicobastiani.org, aprile 2006.
- Sentivo e sento tuttora la necessità di raccontare una realtà molto complessa che spesso viene ridotta dall'informazione a sterili luoghi comuni. Questo sentimento è stato rafforzato dagli sviluppi dei rapporti con l'islam dopo l'11 settembre e la questione Iran ne è un esempio lampante. Oggi più che declamare assi del male è più importante costruire quelli del bene
- Il Parlamento Europeo è sicuramente un osservatorio particolare dove spesso si incontra il meglio ed a volte il peggio della politica.
- Negli stati scandinavi ma anche in un paese grande ed importante come la Germania ci sono tante donne anche ai vertici di partiti ed istituzioni. Come sempre è un problema prima culturale e poi politico, che ha bisogno di stimoli anche legislativi per evolvere. Quindi le quote rosa, per quanto odiose dal punto di vista filosofico, rimangono una necessità per un periodo di tempo di transizione possibilmente breve. L'Italia non può permettersi il lusso di rinunciare alla grande risorsa rappresentata dalle donne.
Intervista di Luca Telese, panorama.it, 27 dicembre 2018.
- Nell'aula della terza elementare, in un giorno che non scorderò mai, entrò una suora che ci raccontò quanto fossero cattivi i tedeschi, che uccidevano dieci italiani ogni loro commilitone morto, e poi con il grasso dei loro cadaveri ci facevano il sapone. [...] E nella classe, improvvisamente muta, una compagna, mi puntò il dito addosso, esclamando: «Anche tu, Gruber, sei una di quelli!»
- [Sul Südtirol] Io sono convinta che quella terra, in apparenza piccola e periferica rispetto agli imperi e alla repubblica, sia stata un crocevia importante, sia per la storia d'Europa sia per quella del nostro Paese.
- Nel mio Dna ci sono l'idea della frontiera e quella dell'integrazione. [...] Proprio perché da piccola sono sempre stata considerata una «diversa». A casa parlavo il tedesco e le tradizioni di famiglia erano decisamente austro-ungariche. Ma si può essere diversi ovunque.
Intervista di Simona Voglino Levy, rollingstone.it, 6 luglio 2019.
- Gli opinionisti rappresentano punti di vista diversi, ma hanno in comune la capacità di proporre un pensiero originale e non banale. Trovo che siano adatti a un programma di approfondimento.
- In tutte le democrazie, a cominciare da quella americana, se uno mente sul suo privato che razza di politico potrà mai essere?
- L'Europa va "aggiustata", ma non distrutta. Per mille motivi, non ultimo perché garantisce pace e democrazia, due cose che troppo spesso noi smemorati diamo per scontate. L'ultimo sondaggio ci dice che 8 giovani italiani su 10 si sentono cittadini europei. E questo mi rassicura.
Intervista di Danda Santini, iodonna.it, 26 ottobre 2019.
- Non è più tollerabile che così tanti Paesi importanti nel mondo, dagli Usa al Brasile, siano in mano a un’internazionale di bifolchi misogini che fanno danni non solo alle donne, ma a tutti.
- La battaglia per il potere alle donne va di pari passo con la battaglia per la sopravvivenza del pianeta.
- Le tre "v" maschili, volgarità, violenza, visibilità, risultato di una virilità impotente e aggressiva, devono essere sostituite da empatia, diplomazia, pazienza. Gli uomini devono essere rieducati. Abbiamo letto tanti libri sulle donne che amano troppo o lavorano troppo. Ecco, è ora che anche gli uomini, che amano troppo poco o lavorano troppo poco, riprendano a studiare. Che imparino a essere più femminili.
- Le ragazze devono sapere che la vita professionale non è un gioco di seduzione. Mi vestirei sexy se avessi un capo donna?
- Passavo per acida o aggressiva, mentre se fossi stata un maschio avrebbero detto determinata.
- Mi impressionano i politici maleducati e sessisti che come Salvini fanno campagna elettorale in mutande o come Trump dicono cose come "le donne le prendi per la f…". Come si può pensare di affidare il Paese a un uomo che ha detto una cosa simile? Come minimo, maltratterà le donne e i cittadini.
- Ricordo ancora una conferenza stampa ad Amman con re Hussein durante la prima guerra del Golfo. Volevo chiedere al re perché si fosse fatto crescere la barba, ma avevo paura che fosse una richiesta stupida e non ho alzato la mano. Quella domanda l'ha fatta poco dopo un collega e il re sorridendo ha risposto che era per mascherare un'irritazione dovuta allo stress della guerra. Mi sono vergognata del mio autosabotaggio.
- Noi donne dobbiamo volere bene all'Europa perché è il primo e per ora l'unico esempio riuscito di pacifica convivenza di nazioni per costruire un progetto di benessere e difesa di valori fondamentali come i diritti sociali e delle donne.
- In Italia, in più, c'è un senso di impunità: se sei uomo e per di più di potere, sei intoccabile. Le donne non hanno il coraggio di denunciare, o spesso sono più severe con le altre donne, e gli uomini sono perlopiù complici. Abbiamo sperperato decenni in inutili dibattiti, come quello sulle quote. Devi partire dai fatti e dai numeri: laddove le donne sono state inserite, c'è stato un riequilibrio e le aziende sono migliorate. Spesso poi entra in gioco l'autolesionismo di chi non vuole essere giudicata come categoria panda. Ma che tu voglia o no, siamo giudicate e trattate diversamente dai maschi.
- Io sono attaccata ogni giorno sui social con un sessismo e una volgarità intollerabili. Anche perché il degrado del linguaggio diventa abbrutimento fisico e violenza reale. È grave che non ci sia una sanzione: la violenza verbale – anche quella anonima, ancora più vile – deve essere sanzionata subito, e abbiamo tutti gli strumenti per farlo.
- L'incompetenza degli uomini di potere sta facendo troppi sfaceli, non dobbiamo più senza chiedere scusa perché esistiamo, siamo più brave e più competenti e chiediamo il potere.
Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone
- Non è un destino genetico dimenticare gli anniversari o seminare i calzini per casa. Non è un riflesso condizionato l'incapacità di tenere le cerniere chiuse o le mani a posto. Non esistono in natura «limiti» che i maschietti non possano superare e che quindi – sottintesi – dobbiamo superare noi per loro. Per esempio, raccogliendo il loro disordine perché «è un lavoro da donne» o evitando di vestirci in un certo modo perché «l'uomo è cacciatore».
Il tempo dei proverbi è finito ed è arrivato il tempo del cambiamento. Che è nelle mani delle donne. Non per questione di femminismo, ma per una questione di civiltà. (p. 11) - Picchiatori fascisti, omicidi in nome di Hitler, armi militari americane sfoderate nelle strade: è il nostro 2019. (p. 17)
- Nel mondo sognato dai populisti, le donne possono scegliere. Tra sottomettersi, adeguandosi a un modello retrogrado di femminilità, oppure essere colpite per prime e più forte. (p. 17)
- Il problema del nostro Paese non sono quarantadue migranti sul ponte di una nave, né i giornalisti cattivi o gli intellettuali delle cosiddette élite. Sono il debito pubblico, le tasse, la disoccupazione, la fuga dei giovani talenti, la carenza di servizi indispensabili, la crescente disuguaglianza, le scuole e i ponti che crollano, il territorio che si disgrega. (p. 21)
- Dopo oltre trent'anni di giornalismo, di reportage da Paesi in guerra o che opprimono le donne, gli attacchi personali sui social non mi sconvolgono un granché. (p. 35)
- Un punto in comune dei discorsi di Trump, Putin, Orbán, Bolsonaro, Johnson, ma anche dei nostri capipopolo, è che hanno sempre qualcosa da difendere a nostro nome: il Paese, la bandiera, il futuro dei nostri figli, la famiglia, i sacri confini. Si battono per principi nobilissimi come le radici, la fede o la difesa della nostra civiltà. Ma il modo in cui lo fanno induce a dubitare della loro sincerità. Trump pensa che la miglior risposta ai massacri che avvengono nelle città americane sia mettere in circolazione più mitragliatrici. Putin, che la via migliore verso la pace sociale sia imprigionare i suoi oppositori. E Salvini, che la tutela dell'ordine pubblico si possa assicurare modificando la legge sulla legittima difesa.
Sono tutte mistificazioni. Perché queste misure sono la negazione stessa del sistema democratico che ci garantisce sicurezza e lealtà. (p. 36) - In Italia abbiamo poco da puntare il dito. Abbiamo lavato in pubblico la biancheria sporca di Silvio Berlusconi, e so che l'immagine è inquietante. Non ci siamo fatti mancare feste eleganti, bunga bunga internazionali, il lettone di Putin e la nipote di Mubarak.
Poi, negli Usa, è arrivato Donald Trump, che è una categoria a sé. L'uomo più potente del mondo è stato definito «sex offender in chief», il criminale sessuale in capo. Il predatore supremo nell'America che si crede tanto perbene. Ma che si scopre, uno scandalo dopo l'altro, malata di sesso a partire da un presidente accusato di stupro. (p. 39) - Non si tratta semplicemente di una relazione con una stagista della Casa Bianca, come nel caso di Bill Clinton, o di avventure ben note come quelle di J.F. Kennedy, tra le cui conquiste ci fu anche Marilyn Monroe. Trump è un vero e proprio aggressore sessuale, più volte recidivo, le cui azioni sono coperte dal segreto di Stato. (p. 40)
- Steve Bannon è un uomo che conosce ben ogni angolo, anche i più nascosti, della vita del presidente. È lui l'eminenza grigia che si cela dietro la folgorante ascesa politica del miliardario dal ciuffo giallastro. Bannon per primo ha capito che occorreva giocare sulle frustrazioni e sulle paure del ceto medio, fiaccato dai rapidi cambiamenti sociali, economici e tecnologici. È stato Bannon a inventare slogan di successo come «America first» e «Make America great again». L'America che ha in mente è popolata di maschi bianchi, minacciati dai neri, dagli ispanici, dai musulmani, dai gay e, neanche a dirlo, dalle donne. (p. 41)
- Trump non è un pericolo solo per le donne. Il suo mix esplosivo di volgarità e veleno incoraggia l'aggressione, non solo verbale. Giustifica i suprematisti bianchi che da anni tessono le lor reti in un'America martoriata da conflitti senza fine: dalla guerra permanente contro il terrorismo, a massacri agghiaccianti come quelli di El Paso o di Dayton. (p. 43)
- Trump è l'espressione più caricaturale della deriva anti-democratica. Da quando è al potere, si consulta con il Congresso il minimo indispensabile, comanda a colpi di ordini presidenziali e annuncia le proprie decisioni con raffiche di tweet. Spesso non avvisa nemmeno i suoi più stretti collaboratori. Non è accusato «solo» di stupro, ma anche di menzogna, corruzione di magistrati, collusione con oligarchi russi. In breve, è il presidente con più guai giudiziari della storia americana. (p. 48)
- Vladimir Putin è mosso da un desiderio di vendetta contro l'Occidente che ha distrutto la potenza dell'Urss e ignorato gli interessi vitali della Russia post-sovietica. Il fallimento delle democrazie liberali è il suo obiettivo. Le sue armi: il ricatto, la corruzione e l'eliminazione fisica degli avversari.
Donald Trump è il prodotto puro di un'economia di mercato iper-liberalista, degli eccessi del capitalismo finanziario. Il suo obiettivo è sbarazzarsi del ruolo di regolamentazione e protezione svolto dallo Stato. Le sue armi sono la menzogna, la delegittimazione degli oppositori e l'aumento delle tensioni sociali.
L'Europa si trova in mezzo. È il vero nemico di ogni aspirante tiranno, perché è l'unica esperienza multinazionale riuscita di cooperazione politica, economica e culturale. Al centro del progetto europeo c'è la difesa delle libertà individuali, incluse quelle femminili che sono continuamente minacciate. Indebolire l'Unione, come è nei piani di diversi leader populisti del continente, è la strategia centrale di un progetto liberticida. (pp. 50-51) - È al potere dal 1999 e sta cercando di prolungare il suo regno anche dopo la fine del suo mandato attuale, nel 2024. I benefici della stabilità politica che lui incarna, e della riconquistata influenza russa negli affari internazionali, non sono avvertiti dalla maggioranza dei suoi cittadini. Le risorse naturali del Paese – petrolio, gas, diamanti – sono in mano a pochi oligarchi legati al presidente. Lui e i suoi compari hanno accumulato immense fortune, mentre quasi venti milioni di loro connazionali vivono sotto la soglia della povertà. (p. 52)
- Il governo di Xi Jinping, il capo politico cinese più potente dai tempi di Mao, rimette in discussione i pilastri stessi del regime comunista. Il partito ha rinnegato il principio della parità di genere. Di fronte all'invecchiamento della popolazione ha avviato una politica di sostegno alle nascite, ma a spese delle madri. Basta con l'obbligo del figlio unico: le cinesi devono fare più bambini. Peccato che, intanto, le aziende rifiutino di assumere le giovani senza figli per paura di doversi far carico dei congedi di maternità, che sono di quattordici settimane mentre quelli di paternità soltanto di due. (pp. 53-54)
Citazioni su Lilli Gruber
- È impensabile che l'alternativa dei progressisti alla figura di Emma Bonino sia la Gruber: una che, annunciando la candidatura, ha denunciato il 'pensiero unico' che regnerebbe in Rai. Ma come? È lei l'espressione del pensiero unico, che ancora oggi domina in Rai, nonostante gli addolcimenti e le troiaggini degli ultimi arrivati. (Marco Pannella)
- Guardi, io sono venuto qua perché questo suono, Lil-li, è incantevole, perché o lo dico a lei o lo dico alla famosa canzone di Valentina Cortese, quindi preferivo dirlo a lei: Lilli, è questo suono. (Aldo Busi)
- La Gruber è troppo impostata. Non respira nemmeno se non ha pensato come fare. (Lucio Presta)
- La Gruber è una santarellina supponente. (Alfredo Biondi)
- La Gruber dice che lei ha più diritto dei suoi ospiti di parlare di aborto. Perché è femmina. Ma si dimentica di essere in menopausa quindi non ha più titoli dei maschi per discettare del tema. (Vittorio Feltri)
Note
- ↑ Citato in Loredana Bartoletti, Lilli alla carica "Più potere alle donne in tv", la Repubblica, 16 dicembre 1992, p. 12.
- ↑ Citato in Antonio Dipollina, Brussprinter e le calende egizie, ecco le frasi comiche del calcio, la Repubblica, 13 agosto 2001.
- ↑ Da una trasmissione di Michele Santoro. Video disponibile su Facebook.
- ↑ Da la Repubblica del 23 marzo 2013.
- ↑ Dalla trasmissione televisiva ospite di Amici di Maria De Filippi; citato in Il messaggio di Lilli Gruber ad Amici: “Dite 'basta' agli uomini che vi negano potere e piacere", huffingtonpost.it, 14 dicembre 2019.
- ↑ Dall'intervista di Paolo Conti, Lilli Gruber: «Fiera del successo di squadra. Mai puntate senza una donna», corriere.it, 23 giugno 2021.
- ↑ Citato in Massimo Galanto, Non è più tempo di infotainment, la tv italiana prova a tornare all'informazione pura, tvblog.it, 22 novembre 2021.
Bibliografia
- Lilli Gruber, Basta! Il potere delle donne contro la politica del testosterone, Collana I Solferini, Milano, Solferino, 2019. ISBN 978-88-282-0311-7
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