Giovanni Battista Adonnino

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Giovanni Battista Adonnino

Giovanni Battista Adonnino (1889 – 1973), avvocato e politico italiano, membro dell'Assemblea Costituente italiana e della Camera dei Deputati.

Citazioni di Giovanni Battista Adonnino[modifica]

Assemblea Costituente[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • [...] non si può negare, che lo Stato dia senza dubbio molto di più delle sue complessive entrate e delle sue forze economiche generali al Settentrione che non al Meridione e alla Sicilia: deve dare; non dico che faccia male a dare; ma senza dubbio dà molto di più.[1]
  • Ora, io non credo si possa lontanamente negare che delle forze generali dello Stato, delle forze che lo Stato trae da tutti i membri della sua comunità, una parte molto maggiore vada all'Italia settentrionale e una parte molto minore vada all'Italia meridionale e alla Sicilia. Ora dunque se, quando si è fatto lo Statuto siciliano, si è detto: lo Stato compensi, in parte almeno, questo di più che dà alle Regioni settentrionali rispetto alle meridionali, che male c'è, onorevoli colleghi? Mi pare così giusto, così evidente![1]
  • Ma anche da questo punto di vista, che cioè l'Italia settentrionale ha molto di più di quello che noi non abbiamo, mi pare, per giustizia fondamentale e inoppugnabile, che noi siciliani abbiano diritto di utilizzare per noi e di avere per noi quella valuta pregiata che a noi viene dall'esportazione dei nostri prodotti. Non facciamo male a nessuno; non togliamo a nessuno gran cosa; ma che resti a noi quello che è nostro.[1]
  • Perché noi diciamo che è giusto creare le Regioni? Perché diciamo che non tutte le condizioni economiche, sociali, politiche, psicologiche in Italia sono uguali. Altre sono le condizioni della Lombardia, altre quelle della Sicilia, altre quelle del Lazio. Ora, se così è, onorevoli colleghi, nello stabilire quante e quali Regioni si debbano creare, bisogna vedere quali sono quei territori in cui si possa dire esista un'uguaglianza, una parità di condizioni psicologiche, intellettuali, sociali, economiche.[2]
  • E allora io credo che le molte Regioni che si vorrebbero creare sono troppe, perché noi non troveremo una profonda disparità per giustificare la creazione di esse; non la troviamo, per esempio, tra Piemonte e Lombardia, non la troviamo tra Umbria e Marche, non la troviamo tra Lucania e Puglia. Insomma, la distinzione che vi è tra Lombardia e Sicilia, non vi è tra Calabria e Lucania, non vi è tra Lazio e Abruzzi.[2]
  • Il concetto mio generale, onorevoli colleghi, è questo: che nel formare queste Regioni si debba formarne di larghe, comprensive, non fermarci a quelle che sono le Regioni storicamente fissate. E purtroppo secondo le proposte, non formeremmo solo queste, ma tante nuove ne formeremmo. Si vuole la moltiplicazione, la filiazione delle Regioni. Bisogna invece fare poche Regioni comprensive e vaste.[2]
  • Io sono autonomista convinto e regionalista convinto, ma non mi sono mai dissimulato che il problema della burocrazia è un problema gravissimo, è uno degli ostacoli più cospicui che dagli avversari della Regione si possano ad essa frapporre.[2]
  • Io ho grande fiducia nella burocrazia. La burocrazia è una di quelle cose di cui si dice tanto male, ma che sono tanto necessarie. Essa ha grandi meriti, ma è certo che occorre massimamente preoccuparsi di non ingigantirla, perché le conseguenze finanziarie, specialmente negli attuali difficili momenti, sarebbero gravissime.[2]
  • Onorevoli colleghi, io credo che la Provincia, come Ente di amministrazione centrale di un gruppo di paesi, non si può e non si deve neanche pensare a toglierla, principalmente perché non si può obbligare della povera gente a fare centinaia di chilometri per arrivare al capoluogo della Regione.[3]
  • Le elezioni sono una bella cosa, perché sono il fondamento della democrazia, l'intervento diretto della volontà popolare nell'amministrazione della cosa pubblica, ma, come tutte le cose belle, hanno bisogno di un limite. Troppe elezioni! Pensate voi alle elezioni comunali, alle elezioni provinciali, alle elezioni regionali, alle elezioni per i deputati, alle elezioni per i senatori? Gli stessi elettori potranno dire: lasciateci in pace, non ci seccate![3]
  • Io credo che una delle ragioni principali dell'astensionismo, che certe volte noi vediamo in Italia in certe elezioni, è proprio questa, che la gente si secca, e specialmente nelle belle giornate preferisce di andare a fare una scampagnata, piuttosto che fare la fila per esercitare il suo sacro diritto elettorale. Perciò non facciamo molte elezioni.[3]
  • Il vero guaio è il nostro sistema tributario: è una fontana in cui tutti quelli che vanno aprono e prendono acqua ognuno indipendentemente dall'altro. Ma la fontana è una sola e bisogna pur preoccuparsi che non s'inaridisca perché, inaridendosi, tutta la vita del Paese s'inaridisce.[4]
  • Badate: la piccola e media classe rurale italiana è forse l'unica parte veramente sana dell'economia italiana; è la spina dorsale della nostra economia.[5]
  • I mezzi drastici e meccanici sono sempre pericolosi. Lo sono massivamente in economia! Non s'illuda l'onorevole ministro di poter fare tutto quello che vuole. Le leggi economiche si ribellano a qualunque autorità![6]
  • Il vero guaio è che quando si giunge in posti di autorità, si acquista la tendenza a credere che l'autorità può tutto. In sostanza, l'uomo che arriva al potere non è più lui: diventa un altro uomo.[6]
  • Lenin — ed era quel po' po' di colosso che tutti conosciamo — in quella fatale notte del novembre 1917, quando salì al potere, dopo una giornata terribile ed emozionante, dormì in un camerino dell'istituto Smolny, quartiere generale del partito bolscevico, insieme a Trotzki sopra un mucchio di tappeti e di cuscini. Dopo un sonno breve, profondo, agitato, si svegliò e la prima frase che disse a Trotzki sapete quale fu? «Sono al potere; questa idea mi dà le vertigini!»[6]
  • [...] da che mondo e mondo, da che il sole risplende sulle sciagure umane, sempre, i vinti, hanno accettato i Trattati loro imposti. Anche i più duri! Perché? Non certo per benedire, con animo lieto, le gravezze che il trattato loro impone; ma per evitare un facile loro inasprimento, per mettere ad esse un punto fermo![7]
  • [...] i Trattati di pace non sono fatti a beneficio dei vincitori e a danno dei vinti, ma viceversa a beneficio dei vinti e a danno, a limitazione dei vincitori. Col trattato, lo sconfitto esce dal campo della pura forza materiale, in cui si trova, inerme e impotente, nelle grinfie dell'onnipotente vincitore, ed entra nel campo del diritto in cui ambedue sono regolati da norme precise; toglie di mano al vincitore la spada fiammeggiante di odio e di vendetta, sfrenata nell'impeto delle sue cupide voglie, e lo costringe nei limiti insormontabili della morale e della civiltà.[7]
  • [...] dato che io concepisco la Corte costituzionale come un derivato di tutti e tre i poteri della sovranità: potere legislativo, potere esecutivo e potere giudiziario, è evidente che essa suppone in maniera assoluta l'indipendenza della Magistratura.[8]
  • Qualunque atto dello Stato in sostanza è espressione della sovranità; anche quando il più umile dei carabinieri arresta un delinquente, egli adopera un potere che è espressione della sovranità.[8]
  • Tutti quanti sappiamo che la giustizia ordinaria può coinvolgere questo o quel cittadino, e vi possono essere cittadini che mai hanno avuto a che fare con essa. Ma la giustizia fiscale è un'ombra che segue chiunque e con la quale chiunque ha da fare e alla quale nessuno si sottrae.[9]

I legislatura[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Riconosco che il compito degli oppositori al Piano Marshall è, certo, gravissimo. Se si volesse esprimere con parole povere, si potrebbe dire questo: c'è un individuo caduto in estrema miseria, la sua casa è stata distrutta e si è ridotto a vivere in una catapecchia; c'è un benefattore che si presenta a lui e gli offre in dono la possibilità di rifarsi una casa nuova e decente, un tenore di vita umano ed elevato. Ebbene, gli oppositori si assumono il compito di dimostrare che quest'offerta è prava, iniqua, vessatoria, biasimevole. Dicono che il dono della bella casa è inaccettabile perché il donante pretende riservarsi l'uso di una soffitta; perché il donante pretende riservarsi l'uso di una soffitta; perché pretende qualche garanzia che la casa non vada in malora e non sia deteriorata; perché chiede qualche pietra della catapecchia da abbandonare.[10]
  • [...] appare evidente che noi ci troviamo proprio nella situazione di chi ricorre per forza ad un prestito e conseguentemente si rassegna a sottostare alle richieste di chi gli fornisce il denaro di cui ha bisogno. Egli potrà, sì, resistere, potrà contrattare, potrà cercare di avere le condizioni meno pesanti possibili, ma non v'è dubbio che in definitiva debba sottostare.[10] [Sul Piano Marshall]
  • Siamo tutti costretti a stare tutti uno accanto all'altro. Prima ognuno, per esempio, poteva godersi la musica per proprio conto, a casa sua, mentre gli altri se la godevano a casa loro, ognuno per se. Oggi basta una radio tenuta a pieno volume perché la musica sia imposta a cinquecento o seicento persone, che abitano tutt'attorno e che sono costrette a sentirla anche se non vogliono. È la necessità tecnica che ci costringe tutti.[11]
  • È stato ben detto che il problema meridionale è un problema nazionale, perché non si possono risolvere problemi nazionali se non si risolvono i problemi dell'Italia meridionale.[12]
  • Nella stessa Sicilia, tanto bistrattata da un indegno film, che nondimeno è stato portato alle stelle... [...] ...perché è infame e semplicemente diffamatorio; diffama anche il Governo, anche i poveri operai... [...] ... che si ribellano al loro benefattore invece che ai loro aguzzini. Ed una protesta qui ci voleva, dato che questo film è stato glorificato troppo.[13] [Sul film In nome della legge]

Citazioni su Giovanni Battista Adonnino[modifica]

  • L'onorevole Adonnino si è adombrato per il film, ma quando, onorevoli colleghi, si uccidono a diecine e diecine gli organizzatori dei lavoratori, quando a Portella della Ginestra si uccidono donne e bambini, quando si arrestano a centinaia uomini di partiti di sinistra ed organizzatori, quando la magistratura aspetta quattro anni per spiccare il mandato di cattura contro gli autori noti dell'attentato alla vita del senatore Li Causi, allora l'onorevole Adonnino tace. (Virgilio Nasi) [Riguardo al film In nome della legge]

Note[modifica]

  1. a b c Assemblea Costituente - Seduta di mercoledì 4 giugno 1947 (PDF), su legislature.camera.it, 4 giugno 1947, p. p. 4459.
  2. a b c d e Assemblea Costituente - Seduta di mercoledì 4 giugno 1947 (PDF), su legislature.camera.it, 4 giugno 1947, p. p. 4460.
  3. a b c Assemblea Costituente - Seduta di mercoledì 4 giugno 1947 (PDF), su legislature.camera.it, 4 giugno 1947, p. p. 4461.
  4. Assemblea Costituente - Seduta di mercoledì 4 giugno 1947 (PDF), su legislature.camera.it, 4 giugno 1947, p. p. 4462.
  5. Assemblea Costituente - Seduta antimeridiana di mercoledì 9 luglio 1947 (PDF), su legislature.camera.it, 9 luglio 1947, p. p. 5531.
  6. a b c Assemblea Costituente - Seduta antimeridiana di mercoledì 9 luglio 1947 (PDF), su legislature.camera.it, 9 luglio 1947, p. p. 5533.
  7. a b Assemblea Costituente - Seduta pomeridiana di venerdì 25 luglio 1947 (PDF), su legislature.camera.it, 25 luglio 1947, p. p. 6244.
  8. a b Assemblea Costituente - Seduta di giovedì 20 novembre 1947 (PDF), su legislature.camera.it, 20 novembre 1947, p. p. 2260.
  9. Assemblea Costituente - Seduta di giovedì 20 novembre 1947 (PDF), su legislature.camera.it, 20 novembre 1947, p. p. 2262.
  10. a b Seduta pomeridiana di venerdì 9 luglio 1948 (PDF), su legislature.camera.it, 9 luglio 1948, p. p. 1043.
  11. Seduta pomeridiana di venerdì 9 luglio 1948 (PDF), su legislature.camera.it, 9 luglio 1948, p. p. 1045.
  12. a b Seduta pomeridiana di venerdì 9 luglio 1948 (PDF), su legislature.camera.it, 9 luglio 1948, p. p. 1050.
  13. Seduta pomeridiana di lunedì 11 aprile 1949 (PDF), su legislature.camera.it, 11 aprile 1949, p. p. 8087.

Altri progetti[modifica]