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Orson Welles

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Orson Welles nel 1937
Quarto potere
  • Miglior sceneggiatura originale (1942)
Oscar alla carriera (1971)

Orson Welles (1915 – 1985), attore, sceneggiatore, produttore e regista cinematografico, teatrale e radiofonico statunitense.

Citazioni di Orson Welles

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  • [Su Eduardo De Filippo in una conversazione con Peter Bogdanovich] Bravo? Eduardo? Per l’amor di Dio, Peter, è un grande! Ma qualche volta ti capiterà ti vederlo in un film e vedrai cosa volevo dire. La macchina da presa non lo ama.[1]
  • Ecco: io sono un pendolare. Vado dove c'è del lavoro, come un raccoglitore di frutta. Tutto ciò di cui ho bisogno sono un sorriso d'incoraggiamento ed una proposta, ed arrivo subito, col primo aereo. (da Saturday Evening Post, 8 dicembre 1962)
  • Sono solo un poveraccio che cerca di fare del cinema. (citato in James Naramore, Orson Welles)
  • Hollywood è un quartiere dorato adatto ai giocatori di golf, ai giardinieri, a vari tipi di uomini mediocri ed ai cinematografi soddisfatti. Io non sono nulla di tutto ciò. (citato in Peter Noble, The fabulous Orson Welles, 1956)
  • [Sul suo lavoro con Perkins durante "Il processo"] Tony e io abbiamo passato buona parte del tempo a sganasciarci da ridere! Che meraviglia avere Tony in un film. (da Chi c'è in quel film?, p. 569)
  • Per me, il cinema è recitazione. Quando tiri le somme, la qualità di un film è tutta questione di quali attori hai, e di come recitano. (da Chi c'è in quel film?)
  • Le promesse sono molto più divertenti delle spiegazioni. (da Girando Otello)
  • Odio la televisione. La odio come le noccioline. Ma non riesco a smettere di mangiar noccioline.[2]
  • Val la pena di ricordare che molti tra i suoi colleghi, anche i più intelligenti, si preoccupano di apparire stupidi. La signorina Fallaci non ha bisogno di ricorrere a questi trucchi, sa nascondere la giornalista più agguerrita sotto la più ingannevole delle maschere femminili. (citato in I sette peccati di Hollywood, introduzione)

Io, Orson Welles

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  • Il Macbeth mentre lo si fa, ha davvero un effetto opprimente su tutti. Sul serio, è tremendo, ti resta addosso tutto il giorno. L'atmosfera che si produce è talmente orrenda e paurosa che non è difficile capire perché sopravviva la vecchia superstizione. (p. 228)
  • Personalità. Non presumo di risolvere questo mistero. Ma conta sempre più della tecnica. Per esempio, chi conosce la tecnica meglio di Olivier? Certo che, se la recitazione cinematografica dipendesse in modo significativo da una tecnica particolare Larry se ne sarebbe impadronito. Eppure per quanto bravo sia al cinema, è solo un'ombra dell'attore che impone la sua presenza sulle scene teatrali. Perché la macchina da presa sembra diminuirlo? E ingrandire Gary Cooper, che di tecnica non ne sapeva un bel niente?
  • [Alla domanda se esista qualcosa che si chiama recitazione cinematografica] Esistono attori cinematografici. Cooper era un attore cinematografico, il caso classico. Lo vedevi lavorare sul set e pensavi: "Dio mio, questa dovranno rigirarla!". Praticamente, sembrava che non ci fosse. E poi vedevi i giornalieri, e riempiva lo schermo.
  • Non mi piace parlare di cinema, ne ho abbastanza, di parlare di film. [...] Giusto. Naturalmente hai ragione tu. Se il nostro amato cinema (e naturalmente quando dico "amato" sono serissimo, perché in effetti noi lo amiamo appassionatamente), be', se il nostro amato cinema smette di essere la grande ossessione contemporanea, allora la creta per le nostre amate statue resterà in mano ai distributori. Cioè, sará gettata ai cani – e noi dove andiamo a finire?
  • Anzitutto, credo che un critico ne sappia sempre di più sull'opera di un artista dell'artista stesso. Ma, allo stesso tempo, ne sa di meno: la funzione del critico è proprio quella di saperne contemporaneamente di più e di meno dell'artista.
  • Non sará sembrato che dicessi che il teatro è finito, vero? Ci sono dei grandi artisti che continuano a lavorarci, ma non è più collegato alla centrale elettrica principale. Il teatro resiste come un divino anacronismo; come l'opera lirica e il balletto classico. Un'arte che è rappresentazione più che creazione, una fonte di gioia e di meraviglia, ma non una cosa del presente.
  • Ho cominciato dalla cima e mi sono fatto strada verso il fondo.
  • [...] la semplice regia è il lavoro più facile del mondo.
  • [...] non c'è un altro mestiere al mondo in cui un uomo possa andare allegramente avanti per trent'anni senza che nessuno mai s'accorga ch'è un incompetente. Dagli un buon copione, un buon cast, e un buon montatore o anche uno solo di questi elementi – e tutto quel che deve dire è "azione" e "buona", e il film si fa da solo.
  • La regia cinematografica è il perfetto rifugio per i mediocri. Ma quando un buon regista fa un cattivo film, l'universo intero sa chi ne è responsabile.
  • Il vero autore-regista deve essere tanto ma tanto migliore del normale professionista. Quando non lo è, si vede eccome. Gli impiegati stanno al sicuro, i creativi su qualche ciglio di burrone – che è proprio il posto loro, naturalmente.
  • Credo di essere fatto per Conrad. Secondo me, ogni storia di Conrad è un film. Non c'è mai stato un film da Conrad, per la semplice ragione che nessuno l'ha mai fatto com'è scritto. La mia sceneggiatura era fedelissima a Conrad. E io credo che appena qualcuno farà come dico si ritroverà un successo fra le mani

Orson Welles

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  • Ho avuto più fortuna di chiunque altro. Certo, sono anche stato scalognato più di chiunque altro, nella storia del cinema, ma ciò è nell'ordine delle cose. Dovevo pagare il fatto d'aver avuto, sempre nella storia del cinema, la più grande fortuna...
  • Quando arrivai a Dublino dovetti vendere l'asino all'asta, ed anche me stesso. Penso che avrei potuto trovare un onesto lavoro come giardiniere o lavapiatti: purtroppo diventai attore.
  • Per quello che abbiamo fatto sarei dovuto finire in galera, ma al contrario, sono finito a Hollywood.
  • Quarto potere racconta la storia dell'inchiesta fatta da un giornalista di nome Thompson per scoprire il senso delle ultime parole di Charles Foster Kane. Poiché il suo parere è che le ultime parole di un uomo devono spiegare la sua vita. Forse è vero. Lui non capirà mai cosa Kane volesse dire, ma il pubblico, invece, lo capisce. La sua inchiesta lo porta da cinque persone che conoscevano bene Kane, che lo amavano e lo odiavano. Gli raccontano cinque storie diverse, ognuna delle quali molto parziale, in modo che la verità su Kane possa essere dedotta soltanto – come d'altronde ogni verità su un individuo – dalla somma di tutto quello che è stato detto su di lui. Secondo alcuni Kane amava soltanto sua madre, secondo altri amava solo il suo giornale, solo la sua seconda moglie, solo se stesso. Forse amava tutte queste cose, forse non ne amava nessuna. Il pubblico è l'unico giudice. Kane era insieme egoista e disinteressato, contemporaneamente un idealista e un imbroglione, un uomo grandissimo e un uomo mediocre. Tutto dipende da chi ne parla. Non viene mai visto attraverso l'occhio obiettivo di un autore. Lo scopo del film risiede, d'altra parte, nel proporre un problema piuttosto che risolverlo.
  • Riuscivo appena a muovermi, per via del corsetto e del cerone sul viso. Norman Mailer, una volta, ha scritto che quando ero giovane ero il più bell'uomo che mai si fosse visto. Grazie tante! Era tutto merito del trucco di Quarto potere.
  • Odiavo Harry Lime. Non aveva passioni, era freddo: era Lucifero, l'angelo caduto.
  • Più studiavo la parte, meno mi sembrava allegra. Questo problema mi ha preoccupato per tutto il tempo delle riprese... Non mi piacciono molto le scene in cui sono soltanto divertente. Mi sembra che Falstaff sia più un uomo di spirito che un pagliaccio... È il personaggio cui credo di più, è l'uomo più buono di tutto il dramma. Le sue colpe sono colpe da poco, e lui se ne fa beffe. È buono come il pane, come il vino. Per questo ho trascurato un po' il lato comico del personaggio: ogni volta che l'ho interpretato mi sono persuaso sempre di più del fatto che rappresenta la bontà e la purezza.

[Joseph McBride, Orson Welles, Harcourt Brace, 1977.]

Cahiers du cinema

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  • Di quello ho visto tutti i film: è un dilettante. I film di Rossellini provano solo che gli italiani sono attori nati e che in Italia basta prendere una macchina da presa e metterci delle persone davanti per far credere che si è registi. (n. 88, 1958)
  • Il cinema è un mestiere... Nulla può essere paragonato al cinema. Il cinema appartiene al nostro tempo. È la cosa da fare. (n. 165 – 1965)
  • Mi sono sempre sentito isolato. Credo che ogni bravo artista si senta isolato. (n. 165 – 1965)
  • Io credo, pensando ai miei film, che siano imperniati non tanto sul conseguimento di qualcosa, ma piuttosto sulla ricerca. Se noi cerchiamo qualcosa, il labirinto è il posto più adatto alla ricerca. Non so perché, ma i miei film sono tutti, in gran parte' una ricerca fisica. (n. 165, 1965)

Citazioni su Orson Welles

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  • Appartengo a una generazione di cineasti che hanno deciso di fare film avendo visto Quarto potere. (François Truffaut)
  • Il paragone fra Stroheim e Orson Welles è particolarmente calzante. Welles ottenne un grande successo con il suo primo film, cui fece seguire un'opera cinematografica tra le più interessanti, L'orgoglio degli Ambersons (The Magnificent Ambersons); al pari di Stroheim anch'egli aveva un carattere difficile, era un uomo ostinato, intelligentissimo, versatile, sempre in lotta con i finanziatori, e scrisse, diresse e interpretò i propri film, per finire schiacciato con «i sistemi di Hollywood». (Peter Noble)
  • Orson Welles era veramente grande. Non i suoi film. Lui. (Andy Warhol)
  • Orson Welles, in un celebre documentario, affermava che l’Italia era il paese della vita, mentre la Spagna era il paese della morte: pensava alla splendida Firenze, e, come opposto, alla corrida, alle processioni della settimana santa, ai volti nei dipinti di El Greco. In entrambi i casi, vedeva la grande bellezza di paesi in perenne affanno per essere all’altezza dell’Europa che conta. (Egidio Ivetic)
  • Orson Welles lo ricordo soprattutto come un attore eccezionale, sublime... Sono convinto che Welles avesse in testa un meraviglioso brusio, grazie anche al suo stupendo alcol, e che fosse un genio, ma non mi va di rinchiuderlo in una definizione: era troppo avventuriero, troppo fuori dagli schemi, troppo imprevedibile, perché noi oggi si possa fare un'operazione del genere... A me Welles ricorda Raffaello. Raffaello che cammina per le strade di Roma nel Cinquecento e che a ogni passo si deve fermare perché la gente gli bacia le mani, le vesti. (Carmelo Bene)
  • Orson Welles nasce bambino prodigio e cresce genio obeso. (Morando Morandini)
  • Per me è solo una bufala. Non è interessante. È morto. Quarto potere, di cui ho una copia, è il prediletto dei critici, sempre in cima ai sondaggi, ma io credo sia una noia totale. Soprattutto, le interpretazioni non meritano. La dose massiccia di rispetto che ha ricevuto è assolutamente inverosimile. (Ingmar Bergman)
  • Quando lo vedo e gli parlo, mi sento come una pianta dopo che l'hanno annaffiata. (Marlene Dietrich)
  • Questo film fu realizzato in evidente antitesi a Quarto potere, come se fosse l'opera d'un altro regista, che, detestando il primo, volesse dargli una lezione di modestia. (François Truffaut parlando dell' Orgoglio degli Amberson)
  • Welles andò in Messico per girare una pellicola per la RKO Radio, la casa produttrice dei suoi primi tre film, Quarto potere (Citizen Kane), L'orgoglio degli Ambersons, Viaggio nel paese della paura (Journey Into Fear); quando tornò a Hollywood, si rese conto che (in seguito a un cambiamento nelle alte sfere della RKO) lo avevano «fatto fuori». (Peter Noble)
  • Welles ricorre di rado al montaggio campo-contro-campo, in cui due attori stanno semplicemente in piedi o seduti e vengono inquadrati uno per volta in primo piano, mentre recitano a turno le battute. Di solito posiziona invece la cinepresa in basso, mostrando una visuale ampia dei due attori, uno dei quali parla, attraversa l'inquadratura e ne esce nel momento in cui l'altro si gira e risponde; poi torna con uno stacco sull'attore fuori campo, che si gira di nuovo e parla ancora. Il risultato è un effetto dinamico, leggermente vertiginoso o allucinatorio: un'atmosfera quasi onirica spesso enfatizzata dalle particolari angolazioni della cinepresa e dal modo insolito di sovrapporre i dialoghi. (James Naremore)
  • Era imprevedibile, come per qualsiasi altra cosa. Se gli andava di girare una scena in un dato momento lo faceva e si arrabbiava con l’attore se non era pronto.
  • Geniale. La persona più intelligente e acuta che abbia mai conosciuto. Era capace di capire che tipo di persona eri e sapere cosa stavi pensando solo con uno sguardo.
  • Orson Welles, il mio grande amico, è uno che dovrebbe essere ricordato come un genio. Ho lavorato con lui per molto tempo, ed era così intelligente e brillante.
  • Una volta gli chiesi se, in assoluto, preferisse girare un buon film da regista o interpretare un grande ruolo d’attore. Mi rispose che era lo stesso. Capisci? Per metà era un regista e per metà attore, non dava più importanza al fatto di dirigere un film.

Note

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  1. Da Peter Bogdanovich, Il cinema secondo Orson Welles, citato in Ilaria Urbani, Quella volta che Orson Welles stroncò Eduardo, la Repubblica Napoli.it, 5 ottobre 2016, [1]
  2. Dal New York Herald Tribune, 1956; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894

Bibliografia

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  • AA. VV., Orson Welles, Cahiers du cinéma, numero fuori serie, 1982
  • Claudio M. Valentinetti, "Il Castoro; Orson Welles" pubblicato da "L'Unità" 1988
  • James Naremore, Orson Welles, Marsilio editore 1993.
  • Joseph McBride, Orson Welles, Harcourt Brace, 1977.
  • Orson Welles, Peter Bogdanovich, Io, Orson Welles, traduzione di Roberto Buffagni, Edizioni Baldini Castoldi Dalai, 1996. ISBN 8885989306
  • Oriana Fallaci, I sette peccati di Hollywood (1958), Bur Rizzoli, 2009. ISBN 9788817028363
  • Peter Bogdanovich, Chi c'è in quel film? Ritratti e conversazioni con le stelle di Hollywood, Fandango Libri, 2008.

Filmografia

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Altri progetti

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