Ingmar Bergman
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Premi Oscar vinti:
Oscar alla memoria Irving G. Thalberg (1971)
Ingmar Bergman (1918 – 2007), regista, drammaturgo e sceneggiatore svedese.
Citazioni di Ingmar Bergman
[modifica]- Fellini, Kurosawa e Buñuel si muovono nello stesso campo di Tarkovsky. Antonioni era sulla buona strada, poi è come spirato, soffocato dal suo stesso tedio.[1]
- [Su L'ora del lupo] Ho osato fare alcuni passi, ma non ho percorso tutta la strada... È un passo barcollante nella direzione giusta.[2]
- Il film, quando non è un documentario, è un sogno. È per questo che Tarkovskij è il più grande di tutti.[3]
- In realtà io vivo continuamente nella mia infanzia: giro negli appartamenti nella penombra, passeggio per le vie silenziose di Uppsala, e mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l'enorme betulla a due tronchi, mi sposto con la velocità a secondi, e abito sempre nel mio sogno: di tanto in tanto, faccio una piccola visita alla realtà.[4]
- [Su Jean-Luc Godard] Non ho mai ricevuto nulla dai suoi film. Sono costruiti, falsamente intellettuali, e completamente privi di vita. Cinematograficamente senza interesse e infinitamente noiosi. Godard è una noia fottuta. Ha fatto i suoi film per i critici.[5]
- Per me [Orson Welles] è solo una bufala. Non è interessante. È morto. Quarto potere, di cui ho una copia, è il prediletto dei critici, sempre in cima ai sondaggi, ma io credo sia una noia totale. Soprattutto, le interpretazioni non meritano. La dose massiccia di rispetto che ha ricevuto è assolutamente inverosimile.[5]
- [Su L'ora del lupo] Terribilmente personale.[6]
Svezia, settembre 1975
Cari amici
Stiamo per fare un film che, in un certo senso, tratta di un mancato suicidio. In effetti ha a che fare (stavo per dire "come al solito") con Vita, Amore e Morte. Perché in realtà non esiste nulla di più importante di cui occuparsi, a cui pensare, di cui preoccuparsi, di cui rallegrarsi e così via.
Se qualche persona onesta dovesse domandarmi onestamente perché abbia scritto questo film, io, ad essere onesto, non sarei in grado di dare una risposta netta.
Citazioni su Ingmar Bergman
[modifica]- Attraverso i suoi lavori Bergman ci lascia la testimonianza di una capacità straordinaria di indagare a fondo e senza condiscendenze sui grandi interrogativi etici legati alla condizione umana; sulla complessità e spesso sull'asprezza delle relazioni interpersonali; sulla forza della dimensione del sogno e della memoria come strumento di conoscenza e di interpretazione della realtà. Il suo rigore formale e la sua passione hanno contribuito a costruire l'identità stessa dell'espressione cinematografica e a declinarne i tratti più alti e peculiari. (Fausto Bertinotti)
- Bergman: tanto silenzio per nulla. (Ennio Flaiano)
- Da Bergman ho tratto la lezione della purezza, della costante tensione alla miracolosa autenticità dell'infanzia, l'età della vera innocenza e del contatto misterioso con ciò che ci sovrasta e ci rende davvero vivi [...] La più profonda dimensione del suo cinema è aver intessuto costantemente un intenso rapporto con Dio. Ha rappresentato a pieno la vera ricerca di Dio. (Ermanno Olmi)
- È cresciuto nella casa di un vescovo. Ogni anno, nella stagione estiva, i suoi genitori lo mandavano in Germania, dalla Gioventù hitleriana. Non ha mai abbandonato quell'ideologia. [...] Non si percepisce nei suoi film. Ma secondo me era molto tendente al pensiero di destra. Direi quasi un po' fascistoide - più di quanto non si dica. Con questo non voglio muovere alcuna accusa; è il padre ad averlo mandato dalla Gioventù hitleriana. (Roy Andersson)
- È un poliedrico uomo di spettacolo. Studia tutti e tutto: i giovani di fronte al mondo degli adulti e della società. (Bruno Amatucci)
- Ha avuto il coraggio di raccontare gli amori, le passioni, le sconfitte, i percorsi lenti e complessi dell'animo umano. Non riuscirei a immaginare un mondo senza di lui. (Liv Ullmann)
- Il cinema non è un mestiere. È un'arte. Non significa lavoro di gruppo. Si è sempre soli; sul set così come prima la pagina bianca. E per Bergman, essere solo significa porsi delle domande. E fare film significa risponder loro. Niente potrebbe essere più classicamente romantico. (Jean-Luc Godard)
- Il regista più chiacchierone del mondo è Ingmar Bergman. I suoi personaggi non smettono mai di parlare, e sono affascinanti. Li amo. (Joseph L. Mankiewicz)
- Il regista svedese Ingmar Bergman, che è ormai vicino alla sessantina, non si preoccupa della sua età. «È come scalare una montagna» dice. «Ti arrampichi da una cengia all'altra: più sali, più ti senti stanco e senza fiato, ma la visuale si fa sempre più ampia.» (citato da C. M. in Selezione dal Reader's Digest, febbraio 1976)
- Ingmar Bergman è stato l'icona del cinema impegnato, di quel genere legato all'introspezione psicologica che esplora la natura dell'uomo, i suoi limiti, le sue follie altalenanti tra amore e indifferenza. Mitici i dialoghi che in tutti i suoi film hanno reso gli interpreti protagonisti insieme a noi spettatori di un viaggio a volte incomprensibile a volte liberatorio. Un autore geniale e difficile, un intellettuale ad oltranza, una personalità insostituibile che lascia un vuoto profondissimo. Resterà vivo nella memoria collettiva, poiché ha cambiato la storia del cinema mondiale. (Francesco Rutelli)
- Ingmar Bergman. La psicanalisi delle urine. (Marcello Marchesi)
- L'unico modo in cui è possibile collaborare con Ingmar Bergman è tenerlo a distanza, fino a montaggio ultimato. (Liv Ullmann)
- – Mary e io abbiamo inventato un'Accademia dei sopravvalutati.
[...]
– Vabbè, allora Vincent Van Gogh o Ingmar Bergman? [...]
– Ah... Ora ti sei messa nei guai con Bergman.
– Bergman è l'unico genio del cinema d'oggi forse.
– Senti, lui è un patito.
– Mi dispiace... Oddio, lei è l'esatto contrario! Lei scrive quello show televisivo assolutamente favoloso. È brillante, buffo mentre lui è talmente "scandinavo". Che tetro, mio Dio! E poi tutto quel Kierkegaard... è pessimismo adolescenziale, che è un fatto di moda. Voglio dire... Il silenzio... Il silenzio... oddio, ok, ok, ok, certo mi piaceva molto quando ero ad Harvard, ma, mio Dio, esiste il superamento... anche i Bergman li superi!
– Portami via da questa...
– Oddio no, no, non capite ragazzi. È il nobilitare propri problemi psicologici e sessuali allegandoli a temi filosofici grandiosi e universali. Ecco cos'è. (Manhattan) - Persona è forse il capolavoro assoluto di Bergman. Gioco di parole attraverso i volti, sovrimpressioni di volti. Non di occhi, la sovrimpressione degli occhi dà un unico occhio, la sovrimpressione dei volti produce due volti: accostati, una nuova figura. Sovrimpressioni mentali. Storia scritta da volti. Soggetto che guarda e che nel mentre guarda si accorge di essere guardato e nel mentre è guardato non si rende conto da chi e da cosa è guardato e alla fine capisce che rendersene conto non è che una piccolissima cosa. (Enrico Ghezzi)
- Più che premiare l'ennesimo film di guerra, pur nobilmente impegnato, come è successo a Berlino e a Cannes, preferirei attribuire il Leone a un film capace di indagare sui misteri dell'esistenza e dell'uomo. Partendo dal privato si può capire meglio il perché di tante cose che non funzionano. Truffaut e Bergman ce l'hanno insegnato. (Michele Placido)
- Se diceva un'altra cosa su Bergman con un cazzotto le rompevo le lenti a contatto! (Manhattan)
- Se il Signore avesse voluto essere più generoso nei miei confronti mi avrebbe fatto incontrare Ingmar Bergman. E forse quei film [erotici] io non li avrei mai fatti. Ma io non mi posso lamentare. Se dovessi tornare indietro quei film io li rifarei. (Edwige Fenech)
- Son finito dietro la cinepresa perché adoravo Bergman, ma anche Bruce Lee. Underground è puro Shakespeare filtrato dai fratelli Marx: più che dal cinema discende dai Clash. (Emir Kusturica)
- Suspense continua dei volti degli occhi dei sentimenti, di una grammatica sentimentale di gesti e sguardi che sfugge al controllo manipolatorio del regista stesso. Ecco, il fascino estremo bergmaniano è la scoperta che col cinema i conti non tornano mai. (Enrico Ghezzi)
- Vedi, Bergman nun s'è inventato 'n cazzo! Se faceva sta' male tutti un motivo ce deve esse', no? (Boris)
Note
[modifica]- ↑ Citato in Pedro Armocida, "Tossico", "fallito", "porco". Tra registi volano pernacchie, IlGiornale.it, 6 ottobre 2014. Citato anche in Gabriele Capolino, 35 dichiarazioni di registi che criticano o insultano altri registi, Cineblog.it, 17 giugno 2013.
- ↑ Citato in Laura, Luisa e Morando Morandini, il Morandini: dizionario dei film 2001, con la collaborazione di Sandro Mogni e Saverio Mauro Tassi, Zanichelli, Bologna, 2000, p. 923. ISBN 88-08-03105-5
- ↑ Citato in Tarkovskij. La nostalgia dell'armonia, di Francesca Pirani, Le Mani-Microart'S, 2009.
- ↑ Dall'autobiografia La lanterna magica.
- ↑ a b Citato in Gabriele Capolino, 35 dichiarazioni di registi che criticano o insultano altri registi, Cineblog.it, 17 giugno 2013.
- ↑ Citato in Paolo Mereghetti, Il Mereghetti: dizionario dei film 2004, Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2003, p. 1654. ISBN 88-8490-419-6
Bibliografia
[modifica]- Ingmar Bergman, L'immagine allo specchio, traduzione di A. Incisa, Einaudi, 1977.
Filmografia
[modifica]- Sorrisi di una notte d'estate (1955)
- Il posto delle fragole (1957)
- Il settimo sigillo (1957)
- Alle soglie della vita (1958)
- L'ora del lupo (1968)
- Scene da un matrimonio (1973)
- Fanny e Alexander (1982)
Altri progetti
[modifica]- Wikipedia contiene una voce riguardante Ingmar Bergman
- Commons contiene immagini o altri file su Ingmar Bergman
- Wikinotizie contiene l'articolo: Ingmar Bergman è morto 30 luglio 2007