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John le Carré

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John le Carré nel 2008

John le Carré, pseudonimo di David John Moore Cornwell (1931 – 2020), scrittore britannico.

Citazioni di John le Carré

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  • Da lettore sono certo che o si viene agganciati subito, o mai più, ed è per questo motivo che molti libri sui miei scaffali sono stati misteriosamente abbandonati dopo la pagina 20.[1]
  • Non credo che uno scrittore, quale che sia il suo genere, tragga veramente le persone dalla vita reale per trasferirle di peso nelle pagine di un libro. Non credo che si arrivi a conoscere così a fondo la gente per fare una cosa del genere. Penso che in definitiva posso descrivere come ti siedi, come muovi le mani, come ti vesti; ecco, posso rubarti queste cose, ma quando si tratta di definire ciò che sta succedendo nella tua mente, dietro quegli occhiali, allora devo mettere a frutto la potenzialità del mio personaggio.[2]
  • Non è una colpa desiderare un attimo di pace almeno al tramonto della vita.[3]

Sulla prima guerra cecena, La Stampa, 19 dicembre 1994

  • La macchina della propaganda di Mosca descrive Dudaev come un lunatico criminale e i ceceni come gli artefici della potente industria criminale organizzata russa. Si accenna appena al fatto che Dudaev è stato eletto dal popolo sulla base della sua promessa di liberare la Cecenia dalla Russia; che il suo potere è un potere legale; che la Cecenia è un Paese musulmano, ricco di petrolio e materie prime, che controlla il cruciale oleodotto tra il Caspio e il Mar Nero ed è perciò essenziale per gli interessi economici della Russia; che le guerre coloniali di Mosca nel Nord del Caucaso infuriano senza interruzione da 150 anni, prima sotto gli zar bianchi, poi sotto gli zar rossi, e ora sotto un traballante miscuglio dei due.
  • [...] nessuno sembra incline a ricordarci che nella Russia razzista molti musulmani sono considerati esseri subumani, che quel pazzo di Zirinovskij si augura di vederli privati dei diritti di cittadini e castrati, e non è affatto solo su questa strada; né che, sotto il governo in apparenza illuminato del presidente Eltsin, il Nord del Caucaso e altre minoranze musulmane sono ancora sottoposte a restrizioni negli spostamenti e a una vessazione ufficiale paragonabile ai famigerati lasciapassare dell'apartheid sudafricano.
  • Quanto alla criminalità dei ceceni, chi sono mai i russi di Mosca e San Pietroburgo per parlare? Si sono criminalizzati a ogni livello di commercio e di governo in una misura che non si vedeva dai tempi di Al Capone, e questo non è opera delle minoranze etniche del Nord del Caucaso, ma degli intermediari del potere tradizionale della stessa Russia - gli ex funzionari di partito e del Kgb, che sono diventati dalla sera alla mattina «manager bancari» e «direttori di società» nella nuova Russia, mungendo dalle vaste attività che un tempo appartenevano al partito comunista. I legami di corruzione che li univano sotto il comunismo li uniscono ancora oggi.
  • Ceceni e ingusci condividono la stessa religione e sono alleati naturali. Alcuni studiosi insistono sul fatto che appartengono alla stessa tribù. Nel 1944, per un capriccio di Stalin, entrambe le nazioni vennero deportate nei deserti del Kazakistan in base a un'accusa, assolutamente inventata, di collaborazionismo con i tedeschi. Una parte della popolazione venne fucilata o bruciata a morte prima della partenza dei treni. Molti morirono in viaggio.
  • Ma qual è, potremmo chiedere, la giusta base per la richiesta d'indipendenza da parte di una nazione? Un popolo, per qualificarsi, deve prima errare nel deserto per duemila anni, patire ripetute persecuzioni, imiliazioni e genocidi? Finora la risposta della storia a questa domanda è stata pragmatica e brutale: nazione è un popolo abbastanza tosto da agguantare il territorio che vuole e tenerselo ben stretto.
  • [...] perché [la comunità internazionale] accetta così prontamente come frontiere nazionali le grottesche «frontiere amministrative» disegnate dai cartografi comunisti quando tali frontiere, come nel Caucaso, sono state spesso inventate allo scopo di disperdere o assoggettare minoranze fastidiose?
  • L'autodeterminazione delle nazioni oppresse è stata una pietra angolare della nostra dottrina anti comunista. Per mezzo secolo abbiamo predicato dai tetti che il giorno in cui la democrazia avesse sostituito la tirannia, le vittime si sarebbero drizzate sopra i prepotenti e le piccole nazioni sarebbero state libere di scegliere il loro destino. Figuriamoci!
  • C'è stato un tempo in cui l'indipendenza era il gioiello più prezioso della retorica del mondo libero. Oggi, al pari della parola «liberale» sulla bocca di chi ne fa cattivo uso, il concetto stesso è disonorato, avendo preso il significato di insurrezione e malgoverno.

Intervista di Terry Gross, Pangea.news, 19 marzo 2019

  • Sembra che l’unica cosa che ci unisce sia la paura e l’inselvatichimento per quel che riserva il futuro. Non abbiamo alcuna ideologia coerente ad Occidente, e abbiamo avuto il vezzo di credere al grande esempio Americano. E credo che questo sia stato minato, nel profondo, in tempi recenti. Siamo soli.
  • Penso di sentire le cose più forti riguardo alla tempistica di Brexit, e questo è terribile. Nel momento stesso in cui l’Europa necessita di essere un singolo blocco coerente per proteggersi moralmente e politicamente (e nel caso, militarmente), l’abbiamo lasciata.
  • In ogni situazione corporate o istituzionale, le persone che vi sono impiegate devono reprimere i propri sentimenti in un modo o nell’altro. Durante la Guerra Fredda noi ne eravamo consapevoli, avevamo una direzione e una causa, una grande causa, pensavamo. E sembrava buon espediente che pochi soffrissero a beneficio di molti. Al momento, per come il presente è descritto nel romanzo, siamo misteriosamente senza un obiettivo, ancora lì a cercare una qualche identità, davvero, da quando è finita la Guerra Fredda. Non c’è stato alcun Piano Marshall, allora. Nessun gran visionario, nessun leader che ci dicesse come riformulare il mondo. Tutto alla deriva. E molti venditori di tappeti si gettavano sulla carcassa sovietica. Veramente, una grande sbornia dopo l’orgia del capitalismo. La deriva incomincia qui, senza alcun design per il mondo nuovo.
  • Nei miei giorni da studente, rimpiango di aver posato da cripto-comunista tentando di avvicinare i selezionatori sovietici. Quasi quasi ebbi successo. Fui preso e ebbi uno scambio con un Russo all’ambasciata sovietica a Londra. Non ne venne nulla. Forse non fui abbastanza intelligente o forse qualcuno mi compromise. Ma mentre posavo, dovetti firmare quasi fossi un comunista in incognito e questo voleva dire imbrogliare colleghi e compagni di studio. Guardando indietro, mi viene la nausea.
  • Tutto quel che ho imparato dagli interrogatori mi dice che tutte le robacce – waterboarding, tortura e altre cose che Trump incoraggia di nuovo – sono abbastanza inutili. Nella mia esperienza, le persone sotto grande minaccia producono una montagna di informazioni che poi si rivelano false. Metterebbero un cartellino sulla loro madre, se dovessero farlo.
  • C’erano elementi di KGB, e ce ne sono ancora, suppongo, presso FSB, ma ora un po' meno perché all’epoca trovavi elementi i quali erano decenti, dei veri amanti del genere umano. Traevano a sé i perseguitati e li proteggevano, ne facevano un culto, se ne facevano un vanto poi se si trattava di pensatori. Questa era la parte decorosa di KGB. Ma era un’istituzione talmente grande e potente, c’erano così tante stanze, gente differente. So che ci sono scuole di addestramento dove davano i miei romanzi come letture essenziali.

Intervista di John Banville, The Guardian, 11 ottobre 2019; riportato e tradotto in Pangea.news, 13 ottobre 2019

  • Penso che Brexit sia del tutto irrazionale, vi è evidente e autoindotta depressione di statisti, unita a lamentevoli performance diplomatiche. Quel che non andava bene in Europa poteva esser cambiato dall’interno. Da parte mia, sento del tutto allentati i legami con l’Inghilterra in questi ultimi anni. È come una liberazione, ma una triste liberazione. Il punto è che negli anni sono spariti gli inglesi che avevano esperienza diretta dell’ultima guerra, e in campo politico ora prevale l’idea che il conflitto umano non esiste. E invece no: il conflitto umano ha un buon effetto, ci rende più sobri.
  • Oratori per le masse del genere di Boris Johnson non parlano il linguaggio della ragione. Lui invece è del tipo che soffia sul fuoco della nostalgia e della rabbia.
  • Il fatto è che se la sinistra si mette a livellare sembra che lo faccia per risentimento, mentre se lo fa la destra allora sembra buona organizzazione sociale.

Intervista di Caterina Soffici, Lastampa.it, 19 ottobre 2019

  • Non puoi scrivere senza mettere qualcosa di te. Solo allora i personaggi iniziano a prendere corpo e a parlarti.
  • È importante non confondere patriottismo con nazionalismo. Il nazionalista, quello che vediamo oggi nelle strade, ha bisogno di nemici.
  • [Sul referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea] Ci siamo persi. Stiamo facendo le stesse cose dei paesi che prendevamo in giro, compresa l’Italia. Noi eravamo così superiori, stabili e calmi, così razionali e pragmatici. Dove è finita la nostra flemma? Ci siamo resi conto che la nostra democrazia è molto più fragile di quello che pensavamo.
  • [Su Boris Johnson] Un narcisista ossessivo, totalmente senza principi, probabilmente mezzo pazzo. Un oratore etoniano della peggiore specie. La sua vita privata in teoria non sarebbe importante. Ma un uomo che non riesce a controllare se stesso… [...] Se non riesci a controllare i tuoi istinti, come puoi governare un Paese? È un bambino, il fratello naturale di Trump.
  • Vorrei chiedere a Bannon: quando hai distrutto tutto quello che non ti piace, come funzionerà la nuova società che hai in mente?
  • Io ho insegnato a Eton, conosco questa gente. C’erano dodici etoniani al governo quando la Gran Bretagna occupò il canale di Suez. Una fantasia post imperialista. Gente orribile, nazionalisti e nostalgici.
  • [«Peggio Putin o Trump?»] Assolutamente Trump. La Russia non ha mai sperimentato la democrazia. Putin ha distrutto qualcosa che non c’era. Invece i danni di Trump rimarranno a lungo. Ha minato la costituzione americana, ha distrutto qualcosa di molto prezioso, ossia l’indipendenza della magistratura.
  • Dopo un mese in Cornovaglia, parli con i gabbiani e hai bisogno di tornare in città.

Intervista di Guillermo Altares, El Pais, 21 ottobre 2019; riportato e tradotto in Affaritaliani.it, 21 ottobre 2019

  • [Sul referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea] La peggiore idiozia e la maggiore catastrofe fatta dal Regno Unito dall’invasione di Suez del 1956.
  • Per me è un disastro che ci siamo autoinflitti, di cui non dobbiamo dare colpa a nessuno, né agli europei, né agli irlandesi. Siamo sempre stati integrati in Europa. L’idea che possiamo uscire dal maggior trattato commerciale del mondo con accesso al mercato americano è semplicemente terrificante.
  • Boris Johnson è un bambino che si fa passare per Primo Ministro.
  • Vi è molta irritazione per la Brexit. E stiamo andando verso un aumento del neofascismo. La maggior minaccia terroristica, a detta della polizia, viene dall’ultradestra. La stampa popolare ha fomentato eurofobia e sentimenti di rivalsa contro l’altro, sentimenti che non sono nel DNA del paese.
  • Esiste un pericolo reale di disintegrazione del Regno Unito. Quello che stiamo dicendo all’Irlanda del Nord è che se ne vadano fuori dalle scatole. Tutto questo può’ favorire soltanto un riavvicinamento tra Irlanda e Scozia.

Il nostro traditore tipo

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Alle sette di una mattina caraibica sull'isola di Antigua un certo Peregrine Makepiece, noto anche come Perry, valente e versatile atleta dilettante nonché, fino a qualche tempo prima, tutor di letteratura inglese in un insigne college di Oxford, disputò una partita di tennis al meglio dei tre set contro un tipo muscoloso, calvo, dal portamento rigido e dignitoso, gli occhi castani, sui cinquantacinque anni, che si faceva chiamare Dima e di cui in quel momento era ignorata la nazionalità. Il motivo di tale incontro divenne presto oggetto di accurate indagini da parte di agenti dei servizi segreti britannici, che per deformazione professionale non sono propensi a credere nella casualità delle circostanze. Eppure, Perry non aveva alcuna responsabilità negli eventi che avevano condotto a quel match.

Citazioni

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  • «Su quale base? Non siete forse gentiluomini che mentono per il bene del paese?»
    «Quelli sono i diplomatici. Noi non siamo gentiluomini.»
    «Allora mentite per salvare la pelle.»
    «Quelli sono i politici. Tutta un'altra storia.» (p. 134)

[John le Carré, Il nostro traditore tipo, traduzione di Giuseppe Castigliola, Mondadori]

Il visitatore segreto

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Permettetemi anzitutto di confessarvi che se, mosso da un impulso improvviso, non avessi preso la penna e scribacchiato un biglietto per invitare George Smiley a parlare ai miei diplomandi l'ultima sera del corso d'ammissione – e se Smiley, contrariamente alle mie previsioni, non avesse accettato – mi sarebbe ora impossibile parlarvi così a cuore aperto.

Citazioni

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  • Già, cosa puoi dire? Dici quello che altri hanno detto prima di te. Quelli che possono, fanno. Quelli che non possono, insegnano. E ciò che insegnano è ciò che non possono più fare, perché il corpo o lo spirito o entrambi non sono più capaci di perseguire un unico scopo; perché hanno visto troppo e represso troppo e sono scesi a troppi compromessi e alla fine hanno provato troppo poco. Allora passano a rinfocolare i loro vecchi sogni in menti nuove e a scaldarsi al fuoco dei giovani.

L'onorevole scolaro

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In seguito, negli angoli polverosi di Londra e dintorni nei quali i funzionari segreti si riuniscono a bere, sorsero discussioni a proposito di quando ebbe veramente inizio il caso Delfino. Una schiera, guidata da un tipo tracagnotto, un addetto alle trascrizioni microfoniche, arrivò a sostenere che la data esatta risaliva a sessant'anni prima, quando "quel supermascalzone di Bill Haydon" aprì gli occhi al mondo sotto una perfida stella.

Citazioni

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  • Se il vento mi trasporta per niente, perché devo camminare? (p. 161)
  • Se devi comprare qualcuno, compralo dalla testa ai piedi. (p. 161)
  • Non sottovalutare mai la forza dei sentimenti su un orientale, ma non contarci neppure. Amen. (p. 162)
  • Un comitato è un animale con quattro gambe posteriori.

La passione del suo tempo

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Larry scomparve ufficialmente alle undici e dieci del secondo lunedì di ottobre, quando non si presentò in aula per la prima lezione del nuovo anno accademico.
Sono in grado di ricostruire la scena con precisione perché non è passato molto tempo da quando, nello stesso clima di Bath, avevo trascinato Larry a vedere per la prima volta quello squallido luogo. Conservo ancora oggi il più incriminante dei ricordi di quell'inumano casermone lastricato che incombeva su di lui come le mura di una nuova prigione.

Citazioni

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  • Non sono un uomo di Dio, anche se credo che la società sia migliore con Lui che non senza. (p. 116)
  • Chi non abbia vissuto in segretezza non può rendersi conto di quanto una simile esperienza possa dare assuefazione. (p. 118-119)
  • L'aria di una chiesa è diversa da tutte le altre. È l'aria che respirano i morti, umida, vecchia, raggelante. (p. 120)

Tutti gli uomini di Smiley

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Due avvenimenti, senza un nesso apparente tra loro, provocarono il richiamo di George Smiley dopo la sua messa a (improbabile) riposo.

"George, hai vinto" disse Guillam, mentre si dirigevano a passi lenti verso l'automobile. "Dici?" borbottò Smiley. "Sì... Sì, credo di aver vinto."

[John le Carré, Tutti gli uomini di Smiley, traduzione di Pier Francesco Paolini, Mondadori]

La spia corre sul campo

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Il nostro incontro non era stato pianificato. Né da me né da Ed, né da alcuna delle mani invisibili che presumibilmente ne muovevano i fili. Io non ero un bersaglio. Ed non doveva tenermi d'occhio. Nessuno ci spiava o ci osservava con insistenza. Mi ha sfidato a badminton. Ho accettato. Abbiamo giocato. Non c’era alcuna macchinazione, alcun complotto, alcuna collusione. Ci sono eventi della mia vita – ormai non molti, a essere onesti – che ammettono un'unica versione. L'incontro con Ed è uno di questi. La mia ricostruzione, ogni volta che me l'hanno fatta ripetere, non è mai cambiata di una virgola.

Citazioni

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  • «Cristo santo, e chi non ne avrebbe?» rispondo stizzito all'insinuazione di Steff, convinta che non abbia notato che il paese è in caduta libera. «Un governo di minoranza conservatore di infimo livello. Un ministro degli Esteri ignorante come una capra, che si suppone io debba servire. I laburisti lasciamo perdere. E l'assoluta follia della Brexit.» (pagina non determinabile, versione e-book)
  • «Uscite dall'Europa, con i vostri nasini sdegnati rivolti all’insù. “Siamo speciali. Siamo inglesi. Non abbiamo bisogno dell'Europa. Tutte le nostre guerre le abbiamo vinte da soli. Niente americani, niente russi, non ci serve nessuno. Siamo superuomini.” Ho sentito dire che il grande amante della libertà, il presidente Donald Trump, vi salverà il culo, economicamente parlando. Sai chi è Trump?»
    «Dimmelo tu.»
    «Il lavacessi di Putin. Fa tutto quello che il povero Vladi non può fare da solo: pisciare sull’Unione europea, pisciare sui diritti umani, pisciare sulla Nato. Ci assicura che la Crimea e l'Ucraina appartengano al Sacro impero russo, che il Medio Oriente appartenga a ebrei e sauditi, e l’ordine mondiale vada a farsi fottere. E voi inglesi cosa fate? Gli succhiate l’uccello e lo invitate a prendere il tè con la Regina. Prendete il nostro denaro sporco e ce lo ripulite. Ci accogliete se siamo criminali d’alto bordo. Ci vendete mezza Londra. Vi disperate quando avveleniamo i nostri traditori e dite per favore, per favore, cari amici russi, fate affari con noi. È per questo che ho rischiato la vita? Non credo. Credo che voi britannici mi abbiate venduto una caterva di merdosa ipocrisia. Quindi non raccontarmi che sei venuto fin qui per ricordarmi della mia coscienza liberale, dei miei valori cristiani e del mio amore per il vostro grande Impero britannico. Sarebbe un errore. Capito?» (pagina non determinabile, versione e-book)
  • Era troppo per i miei gusti, e glielo dissi. Trump poteva anche essere il peggior presidente che gli Stati Uniti avessero mai avuto, ma non era Hitler, per quanto potesse desiderarlo, e c’erano un sacco di americani perbene che non avrebbero accettato tutto ciò passivamente.
    Sulle prime sembrò non prestarmi attenzione.
    «Eh già» concordò con la voce lontana di chi si è appena svegliato dall'anestesia. «C'erano anche un sacco di tedeschi perbene. E non mi sembra che abbiano fatto molto, cazzo.» (pagina non determinabile, versione e-book)

Vero è che, dal momento in cui Florence ha fatto saltare la mia copertura, Ed non mi ha più rivolto la parola, nemmeno per salutarmi. È stato gentile con Prue, le ha mormorato un "grazie" ed è riuscito persino a stamparle un bacio sulla guancia. Ma, quando è arrivato il mio turno, si è limitato a guardarmi da dietro gli occhiali spessi, poi ha distolto lo sguardo, come se avesse visto più di quanto potesse sopportare. Avrei voluto dirgli che ero una brava persona, ma era troppo tardi.

[John le Carré, La spia corre sul campo, traduzione di Elena Cappellini, Mondadori]

Incipit di alcune opere

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Chiamata per il morto

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Quando Lady Ann Sercomb, verso la fine della guerra, sposò George Smiley, lo descrisse ai suoi amici aristrocratici, molto stupiti, come un tipo d'una mediocrità da togliere il fiato. Quando, due anni dopo, lo abbandonò per un corridore d'automobili cubano, annunciò enigmaticamente che, se non lo avesse lasciato allora, non sarebbe mai più stata capace di farlo. Il visconte Sawley si recò appositamente al suo club per annunciare che la gatta aveva fatto i gattini.
Questa battuta, che per qualche tempo fu la barzelletta della buona società, può essere compresa soltanto da coloro che hanno conosciuto Smiley. Basso di statura, grasso e di temperamento tranquillo, si diceva che spendesse molti quattrini per comprarsi vestiti molto brutti che pendevano addosso alla sua figura tozza come la pelle addosso a un rospo rinsecchito. Alle nozze Sawley dichiarò infatti che "la Sercomb si era maritata con un rospo con l'impermeabile". Ignaro di questa definizione, Smiley aveva percorso malcerto la navata della chiesa, incontro al bacio che l'avrebbe trasformato in principe.

Il giardiniere tenace

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La notizia arrivò all'alto Commissariato britannico di Nairobi alle nove e trenta di un lunedì mattina. Per Sandy Woodrow fu come una fucilata, che lo colpì diritto nel suo cuore inglese diviso. Era in piedi, con i denti stretti e il petto in fuori, questo lo ricordava. Era in piedi e il telefono interno stava squillando. Aveva allungato il braccio per prendere qualcosa, ma lo squillo l'aveva interrotto inducendolo a chinarsi per sollevare la cornetta e rispondere: "Woodrow" o forse: "Pronto, Woodrow". Certamente era stato brusco, lo ricordava. La sua voce gli era parsa quella di qualcun altro, un po' tagliente.

Il sarto di Panama

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Era un venerdì pomeriggio perfettamente normale nella Panama dei tropici, fino al momento in cui Andrew Osnard piombò nella sartoria di Harry Pendel chiedendo che gli prendessero le misure per un abito. Prima di questa irruzione, Pendel era una persona. Dopo che Osnard fu uscito, Pendel era un'altra persona. Tempo trascorso: settantasette minuti, secondo la pendola di mogano di Samuel Collier di Eccles, una delle molte attrattive storiche della ditta Pendel & Braithwaite Co., Limitada, Sarti della Casa Reale, un tempo ubicata in Savile Row, a Londra, e attualmente in Vía España, Panama City.
O da quelle parti. Tanto vicina alla España che non c'era nessuna differenza. E per brevità P & B.

La Casa Russia

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In un'ampia via di Mosca, a meno di duecento metri dalla stazione Leningrado, al primo piano di un lambiccato e orrendo albergo — costruito da Stalin nello stile noto ai moscoviti come Impero Durante la Peste — la prima, primissima Fiera dell'Audio — indetta dal British Council per l'insegnamento della lingua e la diffusione della cultura inglese — stava volgendo penosamente al termine. Erano le cinque e mezzo d'un volubile pomeriggio estivo. Dopo una serie di violenti acquazzoni, un sole feroce ma incerto sfolgorava nelle pozzanghere e sollevava vapori dal selciato. Tra i passanti, i più giovani indossavano jeans e scarpe di tela, mentre gli anziani giravano ancora imbacuccati.

La spia che venne dal freddo

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L'americano porse a Leamas un'altra tazza di caffè e disse: "Perché non andate a dormire? Vi telefoniamo se arriva."
Leamas non rispose, guardava fisso, oltre la finestra del posto di blocco, la strada deserta. "Non potete aspettare in eterno. Forse verrà un'altra volta. La Polizei si metterà in contatto coll'Agenzia; impiegherete venti minuti per tornare qui."
"No", disse Leamas, "ormai è quasi buio."
"Ma non potete aspettare in eterno. È in ritardo di nove ore."

La spia perfetta

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Una burrascosa mattina d'ottobre, prima dell'alba, in una città di mare del Devon meridionale da cui sembrava che tutti fossero fuggiti, Magnus Pym scese da un vecchio tassì di provincia e, avendo pagato l'autista ed atteso finché non fu ripartito, attraversò la piazza della chiesa. Era diretto verso una via in cui abbondavano albergucci d'età vittoriana malamente illuminati con nomi quali Bel-a-Vista, The Commodore, Eureka. Di robusta costituzione ma di nobile portamento, Pym simboleggiava qualcosa. Procedeva con passo agile, il corpo inclinato in avanti secondo la miglior tradizione della classe dirigente anglosassone.

La talpa

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La verità è che se il vecchio maggiore Dover non fosse morto fulminato alle corse di Taunton, Jim non avrebbe mai messo piede a Thursgood. Arrivò, senza alcun colloquio preliminare, a metà trimestre – era la fine di maggio, anche se non lo si sarebbe mai detto, a giudicare dal tempo – inviato da una delle più ambigue agenzie specializzate nel fornire insegnanti alle scuole preparatorie, per continuare i corsi del vecchio Dover fino a quando non fosse stato trovato qualcuno adatto.

Lo specchio delle spie

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Sciocco è colui che tenta di forzare l'Oriente
Kipling
La neve copriva l'aeroporto.
Era venuta dal nord, nella foschia, spinta dal vento notturno, odoroso di mare. Sarebbe rimasta tutto l'inverno, una polvere sottile, gelida, granulosa che non si scioglieva, era statica, come un anno senza stagioni. La nebbia mobile, simile al fumo della guerra, pendeva al di sopra, inghiottiva un hangar, la baracca del radar gli apparecchi, per abbandonarli poi un poco alla volta pezzo per pezzo, scoloriti, nere carogne in un deserto bianco.

Single & Single

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Questa pistola non è una pistola.[4]

Un delitto di classe

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La grandezza di Carne School è attribuita da tutti gli studiosi a Edoardo VI, il cui zelo pedagogico è attribuito alla storia del Duca di Sommerset. Carne preferisce la rispettabilità del monarca alla discutibile politica del suo consigliere, basandosi sulla salda convinzione che le Grandi Scuole, come i Re Tudor, sono tali per volere di Dio.

Note

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  1. Da John Le Carré, elogio del dottor Watson, traduzione di Maria Sepa, Corriere della sera, 5 dicembre 2004, p. 34.
  2. Dall'intervista di Enzo Biagi, John Le Carré – Spie ovunque, in Enzo Biagi, Giro del mondo, Rizzoli, Milano, 2000, p. 37. ISBN 88-17-86513-3
  3. Da La talpa, p. 27.
  4. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • John le Carré, Chiamata per il morto, traduzione di Laura Weiss, Mondadori.
  • John le Carré, Il giardiniere tenace, traduzione di Annamaria Biavasco e Valentina Guani, Mondadori.
  • John le Carré, Il sarto di Panama, traduzione di Luigi Schenoni, revisione di Raul Montanari, Feltrinelli.
  • John le Carré, La Casa Russia, traduzione di Pierfrancesco Paolini, Mondadori, 1989.
  • John le Carré, La passione del suo tempo (Our Game), traduzione di Ettore Caprioli, Arnoldo Mondadori Editore, Milano 1996. ISBN 88-04-42-339-0
  • John le Carré, La spia che venne dal freddo, traduzione di Adriana Pellegrini, Longanesi.
  • John Le Carré, La spia perfetta, traduzione di Marco e Dida Paggi, Mondadori, 1990. ISBN 8804334142
  • John le Carré, La talpa (Tinker Tailor Soldier Spy), traduzione di Francesco Greenburger, BUR, 1977.
  • John le Carré, L'onorevole scolaro (The Honourable Schoolboy), traduzione di Attilio Veraldi, Rizzoli, 1978.
  • John le Carré, Lo specchio delle spie (The Looking Lass War), traduzione di Adriana Pellegrini, BUR, Milano 1981.
  • John le Carré, Un delitto di classe (A Murder of Qualty), traduzione di Giancarlo Cella, BUR 1984.
  • John le Carré, Il nostro traditore tipo (Our Kind of Traitor, 2010), traduzione di Giuseppe Castigliola, Mondadori 2010. ISBN 978-88-04-60318-4
  • John le Carré, La spia corre sul campo (Agent Running in the Field, 2019), traduzione di Elena Cappellini, Mondadori 2019, ISBN 9788852097911 (versione e-book)

Film

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Altri progetti

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Opere

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