Ludovico Gatto

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Ludovico Gatto (1931 – 2019), storico e docente italiano.

Citazioni di Ludovico Gatto[modifica]

  • [Amalfi] La posizione, l'industriosità, la capacità dei suoi abitanti, la resero grande. Fu anello della catena tesa con Leone IV contro gli arabi (849) e con Giovanni VIII ripeté il prodigio rinnovatosi poi con Giovanni X al Garigliano (915). Guidata dai Prefetturi e dai comites, ebbe un'ordinata politica interna e un'attività commerciale estesasi fra Tirreno e Adriatico. Dalle coste bizantine alle arabe, con fondachi e colonie in Terra Santa, accanto a quelle pisane, genovesi, veneziane e alle fiorenti colonie pugliesi essa divenne allora una delle più forti città marinare italiane fino all'occupazione di Roberto il Guiscardo (1073). Per decenni durò la resistenza antinormanna e anche gli Svevi furono lì malsopportati. In competizione con Pisa e Genova, che poi la sopravanzarono, Amalfi fu prospera e colta, come attestano la Tabula amalphitana, la diffusione della bussola, conosciuta attraverso gli arabi, le codificazioni marittime, le splendide chiese disseminate in città e sulla costa, impreziosite di mosaici, splendidi oggetti, stoffe orientali.[1]

Il Medioevo giorno per giorno[modifica]

  • Nel Duecento e nel Trecento il campanile diventa un elemento unificante, atto a simbolizzare spiritualmente e socialmente il nostro continente e la sua civiltà, da nord a sud, dalla Norvegia a Malta, un elemento che accompagna l'alternarsi delle stagioni della vita e dell'anno, il trascorrere del tempo, la durata dei regni o dei pontificati computati seppure in modo difforme da regno a regno e da città a città. (cap. 1, p. 17)
  • Di tutte le forme della natura, il bosco è il luogo più propizio alla finzione romanzesca e ai segreti incontri degli innamorati; con la sua profondità e i suoi antri misteriosi favorisce la penetrazione nel mistero che bandisce ogni confine fra realtà e incantamento. (cap. 2, p. 36)
  • La foresta [...] per gli uomini dei dieci secoli dell'era medievale può considerarsi un serbatoio spaziale indispensabile, un naturale prolungamento e complemento dei campi. Allo stesso tempo essa è tuttavia il luogo delle grandi, ancestrali paure dell'uomo, una sorta di notte dell'essere e allo stesso tempo di "soglia sacra" che tutto copre e protegge e sul cui limite l'uomo cessa di compiere le sue imprese profane. (cap. 2, p. 42)

Storia di Roma nel Medioevo[modifica]

Incipit[modifica]

Gli albori del IV secolo dell'era volgare sono contrassegnati dal proposito imperiale di riorganizzare Roma e il suo Stato; ma per realizzare tale disegno necessitano nuove, consistenti entrate di denaro prelevate, come quasi sempre avviene, fra i sudditi meno abbienti. Sotto Diocleziano pertanto gli esattori fiscali diventano implacabili. Responsabili delle riscossione dei tributi sono i prefetti del Pretorio i quali, a loro volta, esigono il massimo rigore dai funzionari del settore. [...] In mille modi i cittadini sono costretti a corrispondere le gabelle e i balzelli prestabiliti, anche se con l'andare del tempo la loro situazione economica muta e peggiora e ciò produrrà e alimenterà l'aumento della povertà e una conseguente, incontenibile crisi.

Citazioni[modifica]

  • [...] si può ben sostenere che con lei [Marozia] si realizzi in Roma una sorta di vero e proprio matriarcato [...]. (La Roma di Giovanni X, Il periodo più oscuro del Medioevo romano, p. 254)
  • Marozia [...] appare come una delle più grandi e più complesse donne politiche di quell'epoca[2] [...]. (La Roma di Giovanni X, Marozia "patrizia et senatrix", p. 262)
  • [...] la manifestazione che più di ogni altra mostra il lato istrionico e megalomane di Cola è quella della sua incoronazione tribunizia, avvenuta il 15 agosto 1347 nella chiesa di Santa Maria Maggiore. [...] Dopo l'incoronazione che empie di disagio e di sospetti il vicario papale e i nobili romani ormai convinti della completa inaffidabilità del tribuno, ha luogo un nuovo roboante discorso in cui, privo di freni inibitori, egli si proclamerà simile a Cristo per avere, a trentadue anni, liberato Roma dai nemici. Segue, al termine, un pantagruelico banchetto offerto ai Romani, in San Giovanni.
    Dal naso del cavallo di Marco Aurelio collocato, com'è noto, in quella piazza di fronte alla basilica del vescovo di Roma, fuoriesce vino bianco e rosso, donato in gran quantità a tutti. Si accendono i fuochi e saranno arrostite carni di ogni genere: La piazza e il circondario vengono lordati in ogni modo da una folla incivile e plaudente, lanciatasi in manifestazioni di assoluta volgarità che denotano lo stato precario di Roma a metà del Trecento. (La Roma di Cola di Rienzo, La manifestazione del 15 agosto 1347, p. 460)
  • La rapida caduta di Cola attesta l'inconsistenza e l'inadeguatezza del suo programma non rispondente alle esigenze della penisola italiana del Trecento e meno che mai alla città di Roma che ha amato il tribuno, pensando di potersi risollevare con il suo intervento, mentre le sue incomprensibili posizioni politiche hanno ulteriormente indebolito e isolato l'Urbe, alla fine del tribunato molto più rissosa e confusa di quanto non fosse nell'anno precedente e oltretutto priva momentaneamente dell'appoggio del papa, pieno di risentimento per i Romani. (La Roma di Cola di Rienzo, La caduta del tribunato, p. 462)
  • Leone [X] sarà un vero mecenate, proteggerà gli artisti, amerà le feste, in particolare le partite di caccia cui si mostrerà subito favorevole. [...].
    La sua passione per il fasto e le feste non gli impedirà comunque di promuovere assistenza alle istituzioni caritative. In particolare sostiene varie organizzazioni ospedaliere resesi necessarie per l'assistenza al cosiddetto «mal francese», dilagante allora nelle varie regioni dell'Occidente e anche in Italia e in Roma.
    Bisogna considerare che la terribile diffusione di quella malattia, allora incurabile, apre grossi problemi di natura sociale oltre che etica. I malcapitati infatti vengono respinti dalle famiglie e dalle normali organizzazioni sanitarie. Coperti di piaghe e nell'impossibilità di guadagnarsi la vita, essi sono veri e propri morti civili, cui il papa guarderà con umanità e, in qualche modo, con rispetto. (Roma dagli inizi del Cinquecento al "Sacco" di Carlo V, Il pontificato di Leone X, p. 555)

Incipit di alcune opere[modifica]

Il Medioevo[modifica]

I «media», la politica, la vita di ogni giorno, ci lasciano scorgere immagini di un futuro poco confortante. I pericoli di distruzione e di dispersione totale di patrimoni storici, artistici e culturali si fanno consistenti. E allora mi vien fatto di pensare, talvolta con apprensione, alla situazione in cui ci troveremmo se del Medioevo, della sua storia, dell'arte, del messaggio spirituale cui dette vita si perdesse ogni traccia. Se tuttavia, penso ancora, quasi per una sorta di sfida o di divertissement intellettuale fosse reso possibile proprio a me conservare la memoria di quell'epoca in un testo di non più di cento pagine – modesto e onesto nella sua brevità – quanto di più significativo tramanderei agli ignari lettori futuri?

Le invasioni barbariche[modifica]

Il termine barbari – οι βάρβαροι in greco – è di origine indoeuropea e indicò in prevalenza gli stranieri. In tal modo, ad esempio lo usò Omero nell'Iliade e nell'Odissea. Ma subito a tale locuzione si connesse una precisa consapevolezza di differenza anzitutto linguistica tra gli esterni e il popolo greco, differenza presto divenuta convinzione che oltre alla discordanza per l'idioma incomprensibile ve ne fosse un'altra più grave: barbari infatti, furono ritenuti quelli che non sapendo parlare e quindi comprendere, passarono per esseri inferiori rispetto all'"uomo pensante" con cui essi avevano rapporti.

Note[modifica]

  1. Da L'Italia nel Medioevo. Gli italiani e le loro città, Newton, Tascabili Economici, Roma, 1995, p. 81. ISBN 88-8183-182-1
  2. Decimo secolo.

Bibliografia[modifica]

  • Ludovico Gatto, Il Medioevo, Tascabili economici Newton, Roma, 1994.
  • Ludovico Gatto, Il Medioevo giorno per giorno, edizione speciale per Il Giornale, Biblioteca storica n. 32, Newton & Compton editori, Roma, 2003.
  • Ludovico Gatto, Le invasioni barbariche, Tascabili economici Newton, Roma, 1997.
  • Ludovico Gatto, Storia di Roma nel Medioevo, Newton & Compton editori, Roma, 2000.

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