Henry Kissinger

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Henry Kissinger nel 1976
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la pace (1973)

Henry Kissinger, nato Heinz Alfred Kissinger (1923 – 2023), politico statunitense di origine tedesca.

Citazioni di Henry Kissinger[modifica]

  • [Ad un summit presso il Ministero degli Esteri alla fine dell'intervento di Aldo Moro] Chi parla in questo modo non può che essere un imbroglione e non può che rappresentare un popolo di imbroglioni.[1]
  • [Su Mobutu Sese Seko] Coraggioso, politicamente astuto, conservatore nel suo approccio di governo, e relativamente onesto in un paese dove la corruzione del governo è uno stile di vita.[2]
  • Di tutti i capi di governo dell'America Latina, noi ritenemmo Allende il più pernicioso per gli interessi del nostro paese. Egli era palesemente pro-Castro e si opponeva agli Stati Uniti. Le sue politiche interne erano una minaccia per la democrazia cilena e per i diritti umani.[3]
  • Farah Diba è un'amica. Suo marito è rimasto vicino agli Stati Uniti in un periodo difficile. Noi abbiamo riconosciuto l'attuale governo in Iran, ed io non mi oppongo a ciò, ma anche non lascio perdere le mie amicizie personali.[4]
  • Il potere è l'afrodisiaco supremo.
Power is the ultimate aphrodisiac.[5]
  • [Sulla pace di Westfalia] Il primo tentativo di istituzionalizzare un ordine internazionale... su una molteplicità di poteri.[6]
  • Il Vietnam è ancora dentro di noi. Ha creato dei dubbi sulla capacità di giudizio degli americani, sulla credibilità americana, sulla potenza americana, non soltanto in patria ma in tutto il mondo. Ha avvelenato il nostro dibattito politico interno. Abbiamo quindi pagato un prezzo esorbitante per decisioni che vennero prese in buona fede e per buoni fini.[7]
  • La cosa bella dell'essere famosi è che, quando annoi le persone, queste pensano che sia colpa loro.[8]
  • La Russia ha perso la guerra [contro l'Ucraina], ora dobbiamo impedire la sua escalation nucleare. Potremmo batterla anche in quello scenario, ma la natura delle relazioni internazionali e l'intero sistema mondiale verrebbero sconvolti. La diplomazia deve tornare in azione[9]
  • Le condizioni per una nostra leadership mondiale si sono deteriorate, in particolare per la diffusione delle armi nucleari. Più che mai, oggi occorre essere creativi.[10]
  • le tutele della libertà ucraina includono la sua appartenenza all'Unione europea. In quanto al suo rapporto con la Nato, è già stato risolto dagli eventi[9]
  • [Sul Medio Oriente] Non c'era alcuna possibilità di inviare forze americane nell'Oceano Indiano, nel pieno della guerra del Vietnam e mentre [l'America] ne viveva il trauma (...). Il vuoto lasciato dal ritiro britannico e che ora era minacciato dall'intrusione sovietica così come dal momento di radicalizzazione sarebbe dovuto essere colmato da una potenza locale a noi favorevole. L'Iraq sarebbe stato scoraggiato dal compiere gesti avventurosi contro gli Emirati del Golfo, la Giordania. Un Iran più forte avrebbe spento le tentazioni indiane di completare la conquista di tutto il Pakistan. E tutto ciò poteva essere compiuto senza impegnare risorse americane, poiché lo Scià era disposto a pagare gli armamenti con i proventi della vendita del petrolio.[11]
  • Non è possibile una crisi di governo la prossima settimana: la mia agenda è già piena.
There cannot be a crisis next week. My schedule is already full.[12]
  • Non si fanno le guerre per il beneficio dell'umanità, ma per interessi nazionali.[13]
  • [Sull'elezione di Salvador Allende in Cile] Non vedo alcuna ragione per cui ad un paese dovrebbe essere permesso di diventare marxista soltanto perché il suo popolo è irresponsabile. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli.[14]
  • Se la Germania fosse stata attaccata dai sovietici noi americani avremmo attaccato, e ci sarebbe stata la guerra termonucleare.[13]
  • Se prima o poi deve venir fuori, meglio che venga fuori subito.[15]
  • [In merito alla crisi russo-ucraina] Se Putin usa l'atomica la Russia verrà distrutta.[16]
  • [Sulla guerra civile siriana] Se si affronta la questione siriana, bisogna darsi un obiettivo che non può limitarsi alla rimozione di un uomo [Bashar al-Assad], bisogna avere in mente uno sbocco istituzionale.[13]
  • Stati Uniti e Repubblica Popolare cinese hanno in comune il fatto di considerarsi nazioni eccezionali, entrambe pensano di avere il diritto di prevalere. Bisogna capire la permanenza storica della Cina, e al tempo stesso impedirle di diventare egemone. Non ci riusciremo attraverso prove di forza.[17]
  • Zelensky è un grande personaggio. Ma deve ancora spiegarci quale mondo immagina dopo la guerra. Io non ho mai detto che l’Ucraina deve cedere parte del suo territorio nazionale se vuole la pace. Ho detto che la migliore linea di demarcazione per un cessate il fuoco è lo status quo che precedeva il 24 febbraio, con la Crimea in mano ai russi e un piccolo angolo del Donbass, circa il 4,5% del totale. Io sono senza riserve per la libertà dell’Ucraina e il suo ruolo in Europa. Ma non trasformiamo una guerra per la libertà dell’Ucraina in un conflitto sul futuro della Russia.[18]

Dall'intervista di Yomiuri Shimbun

in «Gorbaciov? Consiglio cautela», La Stampa, 24 marzo 1985

  • Gorbaciov è sicuramente più colto e più giovane degli ultimi due capi sovietici, anche se dobbiamo ricordare che è più giovane di Breznev (quando questi salì al potere) di soli tre anni, e un po' più vecchio di Kruscev quando questi diventò segretario generale del pcus. Dobbiamo perciò mantenere il senso della realtà.
  • I sovietici devono mettersi in testa di decidere se vogliono una sincera coesistenza o se vogliono continuare a condurre una politica la cui obiettiva conseguenza è il tentativo di minacciare l'equilibrio del mondo non comunista. Se prendono una decisione positiva, dovremo andar loro incontro a metà strada. Ma dobbiamo far capire chiaramente che devono decidere seriamente che non ci bastano un tono più amichevole e una moglie elegante. Questo è il problema di base.
  • [Su Andrej Andreevič Gromyko] È il solo membro del Politbjuro che abbia esperienza in politica estera ed è sempre brillantemente preparato.
  • Un leader sovietico più giovane ed energico che seguisse la linea stalinista sarebbe peggiore per noi di un capo sovietico invalido.

Da Se fossi Reagan, direi a Gorbaciov...

La Stampa, 5 maggio 1985

  • Uno degli atteggiamenti più irritanti è la fissazione dell'Occidente di basare le speranze di pace sulla personalità del leader sovietico, o su un rapporto personale creato dal vertice. Sono speranze che non hanno alcun riscontro nella realtà sovietica. Nessun segretario generale, neppure Stalin, è riuscito ad assumere un potere incontrastato in meno di quattro anni. Né un leader sovietico può basare una svolta politica su un principio così poco marxista quale il suo rapporto personale con un presidente americano, senza screditarsi di fronte ai suoi colleghi.
  • Le maggiori speranze di allentare la tensione nei rapporti Est-Ovest non stanno nell'imperscrutabile atteggiamento di Gorbaciov, ma nella crisi della struttura governativa ed economica dell'Urss.
  • Per quanto importante, la riduzione degli armamenti non può surrogare la politica estera.

Dall'intervista de The Observer

«Gorbaciov, ancora tutto da vedere», La Stampa, 25 ottobre 1985

  • I sovietici hanno almeno quattro problemi da risolvere: il primo riguarda la struttura del loro governo. Devono renderlo meno feudale e più costituzionale - non democratico, ma costituzionale. In secondo luogo, l'economia può continuare ad essere governata da una pianificazione centralizzata soltanto a prezzo di ritardi sempre più accentuati. Anche i sovietici devono imparare il modo di integrare la tecnologia dell'informazione e di altre cose simili. Terzo, essi subiscono un radicale mutamento nella composizione demografica. Quarto, la politica estera sovietica, benché massicciamente all'opera, negli ultimi tempi non ha registrato successi significativi.
  • Chiunque arrivi al vertice della gerarchia sovietica ad una età relativamente giovane deve avere una personalità formidabile. E deve possedere una eccezionale combinazione di ortodossia e di audacia.
  • Penso che Gorbaciov sia molto abile. Sa quel che deve fare per sopravvivere nel sistema, per rafforzare la sua posizione.
  • A me Breznev piaceva. Lo consideravo un buon interlocutore per trattative. Certo, la sua tendenza a mantenere i Paesi vicini assai più deboli dell'Unione Sovietica era irritante. Ma c'erano molti elementi che compensavano questi aspetti. Breznev era bambino in un periodo, prima della Guerra Mondiale, in cui la Russia era molto arretrata. E penso che in lui fosse rimasto una latente sensazione di inadeguatezza del suo Paese.
  • I sovietici, con Gorbaciov, hanno aumentato i loro sforzi militari in Afghanistan; hanno accresciuto il loro impegno militare in Angola, il che fa quasi pensare che essi vogliano acquisire in prospettiva una posizione di interlocutori nella crisi sudafricana. È questa la premessa di un negoziato globale in cui si tratta per superare le reciproche diffidenze?
  • Gli uomini di Stato veramente grandi, come Winston Churchill e Charles De Gaulle, non avevano un quoziente d'intelligenza superiore a quello dei loro contemporanei, ma avevano un senso almeno istintivo del ritmo della storia. Che il processo politico attuale generi qualcosa di simile resta un interrogativo.

Gli anni alla Casa Bianca[modifica]

  • All'indomani di ogni crisi affiorano, qua e là nella stampa, oscure voci provenienti dai servizi informativi, od opinioni di qualche tecnico del settore, che ha la pretesa di avere, a suo tempo, predetto tutto, venendo però stupidamente ignorato dai politici. (p. 42)
  • Nello stato moderno gli apparati burocratici si sono talmente gonfiati, che si perde più tempo a gestirli che non a stabilirne gli scopi. Una burocrazia complessa [...] favorisce lo statu quo, comunque vi sia giunti perché, a meno di una evidente catastrofe, esso presenta il vantaggio della famigliarità, e non è mai possibile provare, che un altro sistema darebbe risultati migliori. (1980, p. 43)
  • La storia non è una raccolta di ricette già collaudate. Essa insegna per analogie, non per massime. (1980. p. 55)
  • È difficile che la fiducia di altre Nazioni in un Paese sia superiore a quella che il Paese ha di sé. (1980, p. 57)
  • Moro era chiaramente il personaggio di maggiore spicco. Era tanto taciturno quanto intelligente; possedeva una formidabile reputazione intellettuale. L'unica prova concreta che ebbi di questo suo ingegno fu la complessità bizantina della sua sintassi. [...] Moro si disinteressava chiaramente degli affari internazionali. Era lo stratega del partito per eccellenza, destinato ad architettare con straordinaria sottigliezza nuovi sbocchi in tema di politica interna; si assunse il portafoglio degli Esteri non per intima vocazione, ma come puro e semplice trampolino di potere. (1980, p. 94)
  • Diversamente dalle altre capitali europee, Roma non dette il la all'unità d'Italia; vi venne bensì annessa a un decennio di distanza dalla sua costituzione. Il governo italiano si trasferì nella città del papa; il papato restava l'istituzione chiave di Roma. (1980, pp. 93-94)
  • Un popolo non deve mai perdere la fede in sé stesso: coloro che sguazzano felici nelle imperfezioni della loro società o le trasformano in una scusa per abbandonarsi a un'orgia nichilistica finiscono in genere col corrodere tutti i vincoli sociali e morali e a lunga scadenza, con il loro attacco spietato a tutte le credenze, non fanno altro che moltiplicare le sofferenze. (1980, p. 199)
  • Uno dei principi fondamentali della guerriglia è che per vincere basta non perdere; un esercito regolare, invece, per non perdere deve vincere. (1980, p. 202)
  • Un leader non è tenuto a correre dietro ai sondaggi d'opinione, ma a preoccuparsi delle conseguenze delle sue azioni. Gli chiederanno conto dei disastri anche se la decisione che li ha provocati aveva riscosso, quando è stata presa, il consenso generale. (1980, p. 245)
  • La pianificazione comunista incentiva i funzionari non a produrre di più, ma a sottovalutare ufficialmente il potenziale produttivo, in modo che poi non si possa rimproverare loro di non essere riusciti a raggiungere gli obiettivi prefissati. (1980, p. 133)
  • Le colombe hanno dimostrato di essere un uccello estremamente pericoloso.[19] (1980, p. 247)
  • Uno Stato non ottiene alcun vantaggio nel cercare di far passare una strategia confusa per una politica moderata. L'avversario infatti penserà che la buona volontà sia acquiescenza e l'autocontrollo debolezza: quando, dopo mille sforzi, si torna una buona volta a difendere in modo chiaro i propri interessi, l'altra parte resterà sinceramente sorpresa, o si sentirà addirittura vittima di un inganno. (1980, p. 452)
  • Secondo me una strategia politica deve basarsi come minimo su questi tre elementi: un'analisi rigorosa, che stabilisca l'ambito delle scelte possibili; una preparazione meticolosa; e infine la capacità di prendere subito l'iniziativa. Quando è in atto una crisi, la passività non fa che accrescere l'impotenza: alla fine ci si trova costretti ad agire proprio sui problemi e nelle condizioni di gran lunga meno favorevoli. (1980, p. 489)

Citazioni su Henry Kissinger[modifica]

  • Anche Harvard fa i suoi sbagli, sa? Ci insegnava Kissinger. (Io e Annie)
  • Ci siamo conosciuti ad Harvard, quando ebbi un primo incarico negli Stati Uniti. Faceva sorridere quel suo fortissimo accento tedesco, che ha conservato per tutta la vita. In ogni intervista televisiva rispondeva a qualsiasi domanda: "This is a big problem" con quell'intonazione germanica. Finita la presidenza Nixon, si ritirò nel silenzio. Fui io a riportarlo alla ribalta nel 1977, quando organizzai a Washington, con l'American Enterprise Institute, un grande convegno per discutere dell'eurocomunismo, dopo che i fatti cileni avevano spaventato persino Enrico Berlinguer e il Pci di allora. Accettò il mio invito, parlò davanti ad un'aula gremitissima. Da allora non si fermò più. (Giovanni Sartori)
  • Henry non era un tipo cordiale, amichevole, modesto e gioviale. Ad Harvard era considerato una delle persone più ansiose, instabili, impacciate, ambiziose e irrispettose. (Thomas Schelling)
  • Il personaggio di Kissinger mi affascina. È un po' Metternich, un po' Talleyrand, non sta mai fermo, tira le fila dei destini del mondo... (Alberto Sordi)
  • In una conferenza stampa a Nuova Delhi, Henry Kissinger ha dichiarato che verrà a Roma e andrà a pranzo dal presidente Leone, ma non parlerà di politica perché quella italiana è, per lui, troppo difficile da capire. È la prima volta che Kissinger riconosce i limiti della propria intelligenza. Ma vogliamo rassicurarlo. A non capire la politica italiana ci sono anche cinquantacinque milioni di italiani, compresi coloro che la fanno. (Indro Montanelli)
  • La sa quella storiella su Kissinger? Aeroporto di Washington: atterrano contemporaneamente tre jet, uno proveniente da Pechino, l'altro da Mosca, il terzo da Tel Aviv. E da tutti e tre scende, sorridente, Henry Kissinger. Divertente, no? La metterò nel film, che ne dice? (Alberto Sordi)
  • Mentre Barack Obama promuove la sua settima guerra al mondo musulmano da quando gli è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace, e Francois Hollande promette un attacco “senza pietà” sulle macerie della Siria, l’isteria e le menzogne orchestrate fanno quasi venire la nostalgia per l’onestà omicida di Kissinger. (John Pilger)
  • Non accetterò consigli da Henry Kissinger. Credo che Henry Kissinger sia stato uno dei segretari di Stato più distruttivi nella storia moderna di questo paese. (Bernie Sanders)
  • Prima della rovina viene l'orgoglio, ma nel suo caso si tratta più di presunzione che orgoglio. (Mohammad Reza Pahlavi)
  • Quello che Nixon e Kissinger avevano iniziato, venne completato da Pol Pot. Kissinger non sarà sul banco degli accusati a Phnom Penh. Lui fa il consulente di Obama per la geopolitica. (John Pilger)
  • Un bravo bugiardo deve avere buona memoria. Kissinger è un meraviglioso bugiardo con una notevole memoria. (Christopher Hitchens)
  • Un diplomatico eccezionale, un uomo di Stato saggio e lungimirante che per molti decenni ha goduto in tutto il mondo di un'autorità meritata. (Vladimir Putin)

Oriana Fallaci[modifica]

  • Quest'uomo troppo famoso, troppo importante, troppo fortunato, che chiamavano Superman, Supersyar, Superkraut, e imbastiva alleanze paradossali, raggiungeva accordi impossibili, teneva il mondo col fiato sospeso come se il mondo fosse la sua scolaresca di Harvard. Questo personaggio incredibile, inspiegabile, in fondo assurdo, che s'incontrava con Mao Tse-tung quando voleva, entrava nel Cremlino quando ne aveva voglia, svegliava il presidente degli Stati Uniti e poi entrava in camera quando lo riteneva opportuno. Questo cinquantenne con gli occhiali a stanghetta, dinanzi al quale James Bond diventava un'invenzione priva di pepe. Lui non sparava, non faceva a pugni, non saltava da automobili in corsa come James Bond, però consigliava le guerre, finiva le guerre, pretendeva di cambiare il nostro destino e magari lo cambiava. Ma insomma chi era questo Henry Kissinger?
  • Ogniqualvolta gli rivolgevo una domanda precisa [su se stesso], si irrigidiva e sfuggiva come un'anguilla. Un'anguilla più ghiaccia del ghiaccio. Dio, che uomo di ghiaccio. Per tutta l'intervista non mutò mai quella espressione senza espressione, quello sguardo ironico o duro, e non alterò mai il tono di quella voce monotona, triste, sempre uguale.
  • Pesava ogni frase fino al milligrammo, non gli scappava nulla che non intendesse dire, e ciò che diceva rientrava sempre nella meccanica di una utilità.
  • Poi, un anno dopo, Kissinger divenne segretario di Stato al posto di Rogers. A Stoccolma, gli dettero perfino il premio Nobel per la Pace. Povero Nobel. Povera Pace.

Note[modifica]

  1. Citato in Roberto Gervaso, Ve li racconto io, Milano, Mondadori, 2006, p. 312. ISBN 88-04-54931-9
  2. Citato in Antonio Donno & Giuliana Iurlano, L'amministrazione Nixon e il continente africano. Tra decolonizzazione e guerra fredda (1969-1974), FrancoAngeli, p. 166
  3. Da Years of Renewal.
  4. Citato in Kissinger al Cairo visita Farah Diba, La Stampa, 31 dicembre 1980
  5. Citato in "The New York Times", 28 ottobre 1973.
  6. Citato in AA.VV., Il libro della legge, traduzione di Sonia Sferzi, Gribaudo, 2021, p. 95. ISBN 9788858029596
  7. Citato in Stanley Karnow, Storia della guerra del Vietnam, Rizzoli editore, Milano, 1989, p. 9. ISBN 88-17-11506-1.
  8. Citato in Gino e Michele, Matteo Molinari, Le Formiche: anno terzo, Zelig Editore, 1995, § 1605.
  9. a b Citato in Ucraina: Kissinger, "Mosca ha perso, ora evitare l'escalation nucleare", Ansa.it, 1º ottobre 2022.
  10. Citato in Federico Rampini, Henry Kissinger: «La Russia ha perso, ma ora si deve evitare l’escalation nucleare», corriere.it, 1° ottobre 2022.
  11. Citato in Ennio Di Nolfo, Storia delle relazioni internazionali. Dal 1918 ai giorni nostri, Editori Laterza, Roma, 2008, ISBN 978-88-420-8734-2, pag. 1288
  12. Citato in "The New York Times Magazine", 1 giugno 1969.
  13. a b c Citato in Schmidt-Kissinger, l'ultimo duello fra vecchi leoni della Guerra Fredda, La Stampa.it, 2 febbraio 2014.
  14. Citato in Luciano Canfora, Esportare la libertà, cap. V, 3, p. 70.
  15. Citato in AA.VV., Come funziona il management, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2021, p. 185. ISBN 9788858035184
  16. Citato in Paolo Mastrolilli, Il monito di Henry Kissinger: “Se Putin usa l’atomica la Russia verrà distrutta”, La Repubblica, 1° ottobre 2022.
  17. Citato in Federico Rampini, Kissinger, la Cina, Israele e Biden: quelle sue profezie tra calcolo e esperienza, 1° dicembre 2023
  18. Citato in Federico Rampini, Kissinger, la Cina, Israele e Biden: quelle sue profezie tra calcolo e esperienza, 1° dicembre 2023
  19. Per "colombe", in contrapposizione ai "falchi", Kissinger si riferisce qui ai pacifisti che volevano il ritiro degli americani dal Vietnam a qualsiasi costo.

Bibliografia[modifica]

  • Henry Kissinger, Gli anni alla Casa Bianca, Bergamo, Edizioni Euroclub Italia s.p.a. (trad. da White House Years di Alberto Anichini, Michele Buzzi, Bruno Oddera), 1980 (Edizione su licenza della casa editrice Sugar Co di Milano, relativa all'edizione di aprile 1980 della suddetta casa)

Altri progetti[modifica]