Nina Lvovna Chruščёva

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Chruščёva nel 2015

Nina Lvovna Chruščёva (1964 – vivente), scrittrice russa.

Citazioni di Nina Lvovna Chruščёva[modifica]

Da Come ai tempi d'oro del Kgb

la Repubblica, 10 ottobre 2006

  • È tempo di farla finita con la storia che la "dittatura della legge" di Putin avrebbe attenuato l'illegalità imperante della Russia postcomunista. L'omicidio di Anna Politkovskaja, una delle più coraggiose e brave giornaliste di Russia, una donna che ha osato portare allo scoperto i brutali omicidi commessi dai soldati russi in Cecenia, è la prova definitiva che quella che ha creato il presidente Putin è semplicemente una dittatura come le altre, con il consueto disprezzo per il diritto.
  • L'uccisione della Politkovskaja ha scatenato una lugubre sensazione di déjà vu: proprio come ai tempi d'oro del Kgb, la gente in Russia semplicemente scompare.
  • Non sto accusando il governo di Putin di aver commissionato l'omicidio della Politkovskaja. Dopo tutto, con il suo lavoro di giornalista investigativa aveva pestato i piedi a molte persone oltre a Putin, non ultimo l'attuale primo ministro ceceno, Ramzan Kadyrov, da lei accusato di condurre una politica di rapimenti a scopo di riscatto. Ma anche se i soci di Vladimir Putin non avessero niente a che vedere con chi ha ammazzato la Politkosvkaja in un ascensore del palazzo di appartamenti in cui viveva, nel centro di Mosca, è stato il suo disprezzo per la legge a creare il clima in cui questo omicidio è stato consumato. Come l'omicidio dell'arcivescovo Thomas Beckett nella sua cattedrale di Canterbury molti secoli fa, questo crimine è stato commesso nella chiara convinzione di fare cosa gradita al sovrano.

Da La nipote di Nikita Krusciov "Putin è un piccolo Napoleone"

Intervista di Julie Zaugg, larepubblica.it, 10 marzo 2014

  • [Sulla cessione della Crimea] Avvenne nel 1954, un anno dopo la morte di Stalin. Mio nonno cercava di decentralizzare l'Urss, cedere la Crimea all'Ucraina andava in questa direzione. A quel tempo, eravamo un solo popolo: la Crimea rimaneva in ambito sovietico. Pensava anche che le caratteristiche economiche della Crimea, regione agricola e agiata, la legassero all'Ucraina, all'epoca granaio dell'Urss. Aveva un forte legame con questo paese, dove aveva lavorato. Voleva ricompensare questa regione, il cui frumento aveva nutrito l'Unione Sovietica dopo la seconda guerra mondiale, e scusarsi per l'Holodomor, la grande carestiadegli anni Trenta
  • Da una parte, Nikita Krusciov era un autocrate sovietico, quindi avrebbe trovato normale invadere la Crimea. Dall'altra, credeva nel diritto di autodeterminazione dei popoli, soprattutto negli anni precedenti la sua morte. Quando i carri armati sovietici furono inviati in Cecoslovacchia nel 1968, si arrabbiò nel vedere che la mentalità non era cambiata in 12 anni. Si era pentito della sua invasione dell'Ungheria nel 1956. Oggi, direbbe: "Dopo sessant'anni fa nonabbiamo imparato niente".
  • Vladimir Putin è un uomo piccolo. Soffre di un complesso di Napoleone che lo spinge ad agire in modo radicale. È anche un grande narcisista: gli piace sentirsi l'uomo più potente del pianeta. L'unica ambizione delle Olimpiadi di Sochi era quella di ostentare il suo potere. In Crimea, usa la stessa logica.

Da Putin in crisi? Ricordando quello che successe la volta che l'Unione Sovietica abbatté un aereo

huffingtonpost.it, 23 settembre 2014

  • L'enorme perdita di vite in Afghanistan (pari alle perdite degli Stati Uniti in Vietnam, ma in un periodo di tempo più ridotto) suggeriva già a molti che il Cremlino stesse diventando un pericolo per se stesso; l'attacco su un aereo civile [volo Korean Air Lines 007] sembrò confermare quel punto di vista sempre più diffuso. Fu rendersi conto di ciò che spronò Mikhail Gorbaciov a salire al potere, così come incoraggiò il supporto dei leader alle politiche di riforma della perestroika e della glasnost promosse da Gorbaciov.
  • La base logica di Putin per annettere la Crimea somiglia molto alle ragioni di Brezhnev per invadere l'Afghanistan: per confondere i nemici, cercare di circondare il paese.
  • L'incompetenza di Putin si estende molto oltre l'economia. Le sue forze di sicurezza restano brutali e inaffidabili; in alcune parti del paese si sono mescolate a delle bande criminali. La sua direzione della magistratura non tranquillizza i comuni cittadini, e le installazioni militari, i sottomarini, le trivelle, i pozzi, gli ospedali e le case di riposo del paese esplodono continuamente, si rompono, o affondano, a causa della negligenza e dell'irresponsabilità.
  • Se lo stato russo funzionasse bene, Putin potrebbe continuare a resistere alla pressione dei leader dell'opposizione. Ma l'accusa dell'opposizione che il regime di Putin sia composto di "truffatori e ladri" risuonerà con forza maggiore, perché i russi adesso possono vedere i risultati tutt'intorno a loro.
  • Calcando troppo la mando in Afghanistan e mentendo al mondo sull'abbattimento del KAL 007, il regime sovietico si espose e accelerò quella putrefazione che rese il suo collasso inevitabile. Non c'è ragione di credere che il destino di Putin sarà diverso, per il suo sforzo di restituire alla Russia un potere imperiale.

Da Cremlino, fabbrica di morte

project-syndicate.org, 2 marzo 2015

  • Il sovrano inglese Enrico II non aveva dovuto impartire un ordine esplicito poiché i suoi cavalieri sapevano come trattare chi era ritenuto una minaccia per lo Stato.
  • Per molti russi, l'opposizione di Nemtsov alla guerra in Ucraina ha fatto di lui un traditore, la cui morte è stata giustificata – di fatto, quasi pretesa – da ragioni di necessità nazionale.
  • Il Cremlino non è nuovo alla distorsione della verità per i propri fini. Prima dell'annessione russa della Crimea, dichiarò che gli Stati Uniti avevano assunto dei cecchini per sparare sui manifestanti filo-occidentali a Kiev, al fine di incolpare la Russia della loro morte. Quando un aereo di linea malese fu abbattuto sopra l'Ucraina – molto probabilmente da ribelli filorussi – la versione ufficiale del Cremlino fu che i servizi segreti occidentali l'avevano abbattuto per minare la reputazione di Putin. Accuse di questo tipo hanno fomentato nazionalismo, odio e un'isteria anti-occidentale, distogliendo l’attenzione dei russi dalle responsabilità di Putin nella crisi economica del paese.
  • Forse Putin non ha ordinato l'uccisione di Nemtsov o degli altri. Come Stalin, però, ha alimentato un clima di paura e illegalità, in cui coloro che si radunano dietro al Cremlino avvertono il dovere di eliminare gli oppositori del leader come possono e prima ancora che questi apra bocca.
  • Nel primo decennio di questo secolo è stato facile amare Putin perché aveva reso i russi ricchi, cosmopoliti e rispettati. Oggi, con il crollo dei prezzi del petrolio e le sanzioni occidentali, li ha resi poveri e quasi universalmente disprezzati.
  • Il regime di Putin si basa sulla promessa di prosperità economica, in mancanza della quale potrebbe iniziare a sfaldarsi – se non come conseguenza delle proteste di massa, perché i suoi affiliati non avrebbero più alcun interesse nella sua sopravvivenza politica. A quel punto, quando Putin sarà del tutto vulnerabile, i suoi alleati dovranno agire con cautela e continuare a guardarsi le spalle.

Da Il Problema della Stampa Semilibera di Putin

project-syndicate.org, 4 gennaio 2019

  • [Su Vladimir Putin] Ha passato gli ultimi 18 anni a interpretare di tutto, dal padre premuroso della nazione a un James Bond esperto di judo.
  • Invece di contare sulle promesse personali e sulle performance di Putin, le autorità si sono sempre più concentrate sugli indicatori tecnici dello sviluppo della Russia, mentre sottolineavano la minaccia rappresentata dall’Occidente.
  • Durante il suo terzo mandato presidenziale – ora è al quarto – si era concentrato più sulla difesa del suo entourage dalle accuse di corruzione o indifferenza che sulla felicità delle persone comuni. In vero stile sovietico, egli rimane più spaventato da un colpo di stato di palazzo che da una rivolta pubblica.
  • Il problema con un regime semi-autoritario come quello di Putin, tuttavia, è che il comportamento delle persone non è completamente sotto il controllo del leader. E, nella Russia di oggi, questo si estende ai media, che riportano le sfide sociali e la rabbia che alimentano molto più spesso – e in modo più audace – di quanto dall’esterno ci si potrebbe aspettare.
  • [Sulla dissoluzione dell'Unione Sovietica] L’Unione Sovietica ha fallito in parte a causa della disconnessione tra i bisogni fondamentali della gente comune e l’agenda del superpotere statale, che ha reso la popolazione più povera. Sostenendo di difendere la madrepatria, ignorando la propria gente, Putin rischia oggi di commettere un errore simile.

Da La nipote di Krusciov: "Dalla piazza no a Putin ma Navalny non è l'alternativa"

Intervista di Anna Di Lellio, strisciarossa.it, 29 gennaio 2021

  • Navalny in questo senso è un simbolo, ha rivelato come sia ridicolo lo stato russo, che gli cambia aeroporto, lo arresta, svolge la prima udienza non in tribunale ma nella stazione di polizia… Insomma, davvero imbarazzante. Non menzionano neanche il nome, come se facendo così, come per magia, scomparisse. Si comportano come se fossero terrorizzati da lui e infatti per il sistema russo sarebbe meglio che rimanesse in esilio, così potrebbero dire, vedete è scappato. Navalny ha capito invece che doveva tornare.
  • La gente non ama Navalny, lo ritiene un megalomane. Tutti i politici sono megalomani ma il problema è che con Navalny il gap tra il suo messaggio e come viene percepito è troppo forte. Mi spiego. Ho parlato con alcuni manifestanti. Non è stato facile, la gente è venuta a gruppi e si è limitata a parlare con quelli del proprio gruppo, ma ho chiacchierato con tre quattro persone, gente sui 30-40 anni. Uno mi ha detto: è la prima protesta alla quale partecipo, sono qui perché il trattamento subito da Navalny alla stazione di polizia è incomprensibile, lo trovo inaccettabile. È questo sentimento, più che la causa contro la corruzione, a muovere i dimostranti. Diciamo che la gente vede Navalny non come uno che lotta contro la corruzione, ma come uno che lotta per un posto al sole nel sistema politico russo, per essere importante come Putin. Per tornare al gap di cui parlavo prima: Navalny dice "sono contro Putin" e la gente capisce "come osate non considerarmi importante come Putin"?
  • Gli standard di vita erano migliorati sotto Putin per gran parte della popolazione, ma ora stanno peggiorando. La Russia è un sistema ossificato, devi essere essere leale a qualcuno per trovare un lavoro, i superiori ti mettono sempre alla prova... è un sistema bloccato e molto limitante. Putin aveva 47 anni quando è andato al potere, adesso ne ha 70, siamo nel reparto geriatrico, come in America.
  • Supponiamo che diventi presidente, un'eventualità praticamente impossibile, ma diciamo che lo diventi: la Russia non diventerebbe democratica all'improvviso come sogna Bugajski e quelli come lui. Non funziona cosí in Russia.
  • Putin è un simbolo del Putinismo, non dico che non è sotto controllo, non è come quando Stalin invecchiò e si parlò di tutte queste cospirazioni su chi veramente lo tenesse sotto controllo. Ma esiste un "Putin collettivo" e Putin il maestro di judo, il brillante tattico, è un po' rimosso dalle decisioni quotidiane, come Mugabe, ma anche come Merkel, quando sei al potere per tanto tempo succede. Il mio sospetto è che Putin è più interessato ai trattati internazionali, al suo posto sulla scena internazionale, e ha delegato Navalny alle forze della sicurezza, il Putin collettivo. E quelli pensano solo in un modo, non pensano né tatticamente né strategicamente. Pensano che se sei contro chi è al potere non sei un patriota, sei un traditore sostenuto da agenzie spionistiche straniere, e devi essere completamente distrutto. Pensano che la Russia debba essere difesa dal global Navalny. A loro non importa affatto cosa pensi l'occidente. Hanno imparato dai cinesi ad Hong Kong, hanno imparato dalla Bielorussia.
  • Ricordi Medvedev? Non lo ricorda nessuno.

Da Nina Krusciova: «Mio nonno a Cuba si fermò. Putin non vuole mai cedere per primo»

Intervista di Viviana Mazza sulla crisi russo-ucraina del 2021-2022, corriere.it, 15 febbraio 2022

  • Non sta cercando di ricostruire l’Impero Russo di per sé ma sembra deciso a stabilire una sudditanza degli ex Stati sovietici. L’errore dell’Occidente è di pensare che la Russia sia un invasore, ma in realtà la Russia “prende” se si presenta l’opportunità, come in Crimea nel 2014 o nei Paesi Baltici nel 1940.
  • Putin non vuole ricostruire l’Urss. Quel che ha sempre voluto è: influenza. Non vuole sedere al tavolo dei bambini. Il problema è che Mosca era al tavolo dei Grandi ma quando ha preso la Crimea è stata cacciata dal G8: Putin stesso è responsabile ma se glielo chiedeste, risponderebbe che comunque non lo ascoltavano e anche questo è in parte vero.
  • Se i russi non possono viaggiare e ci sono sanzioni bancarie, sarà orribile per tutti oltre che per Abramovich cacciato da Londra e centinaia di altri oligarchi. Le sanzioni si aggiungerebbero alla repressione di ogni potenziale pensiero indipendente e la gente vorrà andare forse in strada a protestare e ciò non sarà possibile.

Da Nina Khrushcheva: "Le grandi colpe di Putin e il fallimento della diplomazia"

Intervista di Anna Di Lellio sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, foglieviaggi.cloud, 12 marzo 2022

  • Secondo me ha deciso all’ultimo momento. Si spiegano così forse gli errori tattici dell’esercito. È anche vero che i russi prendono sempre decisioni sul momento, ma qui c’è anche un grande errore strategico. Qualcosa si è rotto dentro di lui, e la responsabilità di questa rottura è degli Stati Uniti.
  • Non dico che quello che sta succedendo sia colpa degli Stati Uniti, la colpa è di Putin e basta. Quello che voglio dire è che Putin ha abboccato alla politica di Biden, che negli ultimi mesi lo ha provocato facendo la voce grossa quando bisognava invece de-escalare.
  • Gli americani ci vogliono soggiogare, lo hanno sempre voluto. Con Putin ce l’hanno finalmente fatta provocandolo fino in fondo.
  • Secondo me lui voleva solo minacciare e farsi grande, ma quando Biden gli urlava che se avesse invaso l’Ucraina lo avrebbe punito senza tregua, lì c’è stato l’errore più grande. La diplomazia si fa a bassa voce, dietro le quinte.
  • La guerra è cominciata, ed è disastrosa per gli ucraini soprattutto. Le armi atomiche però le ha usate solo l’America finora, organizzando un isolamento economico e politico della Russia che ha completamente distrutto il paese. Comunque vada a finire l’America ha vinto.
  • Gli oligarchi non faranno nulla. Il sistema repressivo attorno a Putin sta vivendo la sua ora migliore. Ora la polizia ha mano libera, fa quello che ha sempre sognato di fare. Lo sai che fermano i ragazzi per strada, così a caso, si fanno consegnare il telefonino e controllano chi hai chiamato, chi ti ha chiamato, ecc.? Questo non è legale neanche in Russia. E che fai? Protesti? Ti piantano della droga in tasca e ti arrestano.

Da La guerra di Putin distruggerà la Russia

Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, fataturchinaeconomics.com, 25 marzo 2022

  • Per Putin, il passato che conta maggiormente è quello che esaltava l’autore dissidente e Premio Nobel Aleksandr Solzhenitsin: l’epoca nella quale le popolazioni slave erano unite all’interno del regno cristiano ortodosso della Rus’ di Kiev. Kiev costituiva il suo cuore, rendendo l’Ucraina centrale nella sua visione pan-slava.
    Ma per Putin, la guerra in Ucraina riguarda il preservare la Russia, non precisamente l’espanderla.
  • [...] Putin ed i suoi neo-euroasiatici sembrano credere che la chiave della vittoria sia creare il genere di regime che quei filosofi anti-bolscevichi maggiormente detestavano: un regime gestito dalle forze di sicurezza. Uno Stato di polizia adempirebbe alla visione di un altro degli eroi di Putin: il capo del KGB diventato Segretario Generale dell’Unione Sovietica Yuri Andropov.
  • [...] sembra che il Dipartimento per l’Informazione Operativa del FSB sia stato il responsabile nell’alimentare la narrazione ucraina che Putin voleva sentirsi dire: i fratelli slavi della Russia erano pronti ad essere liberati dai collaboratori nazisti e dai fantocci dell’Occidente che erano a capo del loro Governo. Probabilmente, non aveva mai attraversato le loro teste che Putin avrebbe ordinato un’invasione dell’Ucraina – una mossa che chiaramente va contro gli interessi della Russia – basandosi su questa informazione. Eppure l’ha fatto, e a quanto si dice qualcosa come un migliaio di addetti hanno perso il loro posto di lavoro a causa del fallimento dell’operazione.
  • La fatica dell’esercito russo per ottenere il controllo delle città ucraine, e per mantenerlo su una città importante conquistata, indica con evidenza che esso non può sostenere un’occupazione a lungo termine. Torna alla mente la disastrosa guerra sovietica in Afghanistan, che accelerò il collasso dell’Unione Sovietica.
  • Attaccando un altro paese europeo, Putin ha attraversato una linea tracciata dopo la Seconda Guerra Mondiale – ed ha cambiato il mondo. Ma ha anche cambiato la Russia, da una autocrazia funzionante in una dittatura stalinista, un pese caratterizzato da una repressione violenta, da una arbitrarietà imprevedibile e da una massiccia fuga di cervelli. Mentre le fortune dell’Ucraina, dell’Europa e del resto del mondo dopo l’arresto dei combattimenti restano da vedere, il risultato per la Russia è anche troppo chiaro: un futuro altrettanto buio del suo più buio passato.

Da Il più grande democratico che la Russia abbia mai avuto

Su Michail Gorbačëv, fataturchinaeconomics.com, 31 agosto 2022

  • Il primo e l’ultimo presidente sovietico fu il leader più democratico che la Russia (il centro di fatto della URSS) abbia avuto nel corso dell’ultimo secolo, se non da sempre. E nei 31 anni a partire dal collasso sovietico, la sua fiducia nella pace, nella comprensione reciproca, nel dialogo e nella democrazia sono rimaste incrollabili.
  • Come Putin, Gorbacev pensava che sarebbe stato meglio se l’Unione Sovietica fosse andata avanti. Ma, diversamente da Putin, egli concepiva una federazione riformata e democratizzata, anziché una unione di nazioni non disposte a sottomettersi al dominio del Cremlino.
  • Quello che rese Gorbacev diverso dagli altri leader russi era che egli accettò la responsabilità delle conseguenze del suo governo. Mentre anche Kruscev ed il successore di Gorbacev, Boris Eltsin lo fecero (tra parentesi, gli unici altri leader che furono allontanati dal potere o lo lasciarono volontariamente prima della loro morte), essi abbandonarono del tutto la vita pubblica, in privato rimproverandosi per quello che non erano riusciti a compiere. Gorbacev, all’opposto, si unì agli storici, ai politici, ai suoi stessi compagni e all’opinione pubblica nel riconsiderare il suo governo. Paradossalmente, contribuì a seppellire se stesso come figura storica mentre era ancora in vita.
  • [Su Nikita Sergeevič Chruščёv] Prima della sua morte, con tutto il tempo per riflettere sul passato, il mio bisnonno era giunto alla conclusione che il suo più grande risultato non era stato la politica del "disgelo" – la denuncia dei crimini di Stalin, assieme a qualche liberalizzazione politica e culturale – ma, di fatto, le sue stesse dimissioni a seguito di una semplice votazione. Egli non fu neanche dichiarato un "nemico del popolo" né messo al bando in un gulag; semplicemente venne costretto ad "un pensionamento di merito" nella sua dacia. A seguito della sua caduta politica, egli non venne liquidato fisicamente, come certamente sarebbe accaduto negli anni '30. Ciononostante, Kruscev si pentì della sua mancanza di coraggio e avrebbe voluto utilizzare il suo tempo per spingere ulteriormente il suo "disgelo", in modo tale che la sua morte politica sarebbe stata facoltativa.
  • Con l’invasione dell’Ucraina e la distruzione degli organi di stampa che erano divenuti possibili a causa della glasnost, oggi l’eredità di Gorbacev sembra morta. Ma lo stesso Gorbacev era più ottimista. Egli spesso osservava di essere stato lui stesso un prodotto del disgelo di Kruscev, e non averbbe avuto esitazione nell’incoraggiarci a credere che un giorno emergerà un nuovo leader in Russia, si avvierà una nuova perestroika, e risorgeranno i valori ai quali lui aveva dedicato la sua vita.

Da Il patriottismo omicida di Vladimir Putin

Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, fataturchinaeconomics.com, 28 novembre 2023

  • Nel 2014, il passato ufficiale di polizia Sergei Khadzhikurbanov venne condannato a 20 anni di prigione per il suo ruolo nell’assassinio di Anna Politkovskaya, una giornalista di indagini sulla pubblicazione liberale Novaya Gazeta. Adesso, a soli nove anni dalla sua sentenza, Khadzhikurbanov è stato graziato, dopo aver passato sei mesi a combattere la guerra di Vladimir Putin in Ucraina. Per quanto riguarda il Presidente russo, questo rende Khadzhikurbanov un patriota.
  • Nonostante la sua fine ingloriosa, Prigozhin era stato a lungo un alleato fondamentale di Putin. Il suo curriculum includeva la direzione di una agenzia di disinformazione che creava racconti propagandistici e dispiegò i suoi combattenti Wagner nei paesi africani, in parte per procurarsi l’accesso a risorse come l’oro e l’uranio, spesso in cambio della protezione delle vite e degli interessi di leader locali. I soldati della Wagner furono anche necessari nella guerra ucraina, combattendo alcune delle sue battaglie più sanguinose, come quella che è durata mesi per Bakhmut.
  • Sebbene resti ignoto il numero ufficiale di soldati condannati, sappiamo che più di 5.000 criminali sono stati graziati lo scorso marzo, dopo aver esaurito i loro contratti per combattere con la Wagner. Secondo Prigozhin, qualcosa come 40.000 prigionieri sono stati coinvolti nella battaglia per Bakhmut.
  • Sebbene questi combattenti graziati restino nell’esercito, alcuni sono riusciti a tornare a casa dal fronte – almeno due dozzine, secondo alcune fonti non ufficiali. Spesso essi hanno commesso atti davvero orribili. Un combattente graziato ha ucciso la sua ragazza e messo il suo corpo in un tritacarne; un altro ha pugnalato dieci volte la sua ex-moglie nello stomaco. Un "patriota" si è filmato mentre picchiava a morte un amico, come se fosse un gioco.
  • La duplicità della Russia non è niente di nuovo. Il simbolo dello Stato è un’aquila con due teste. Raramente, tuttavia, abbiamo constatato due Russie in tale brusco contrasto l’una con l’altra. Mentre Mosca e San Pietroburgo rimpiangono il loro isolamento dal resto del mondo, le province fanno proprio il messaggio di animosità di Putin contro ogni cosa "non russa".
    Più a lungo la guerra infuria, più profondamente questo sentimento prenderà piede fuori dalle più grandi città della Russia. Se il mondo esterno è contro di noi, insistono le province, noi proteggeremo la nostra grande nazione da coloro che vogliono immeschinirla. Ma nessuno nel mondo esterno può immeschinire la Russia più gravemente del numero crescente di patrioti graziati.

Da L'Occidente deve affrontare la realtà in Ucraina

Sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, fataturchinaeconomics.com, 28 dicembre 2023

  • Per i russi comuni, le cose non vanno affatto così male. Gli scaffali dei negozi son ben riforniti e i ristoranti sono animati. Le pensioni ed i salari sono aumentati – non tanto come l’inflazione ma abbastanza da sorreggere il racconto sostenuto dal Cremlino secondo il quale la Russia è in una posizione di forza, nonostante i massimi sforzi dell’Occidente di distruggerla. Lungi dal riconoscere quanto sia pericolosa questa narrativa, i leader occidentali, come il Presidente polacco Andrzey Duda, continuano a rafforzarla, ad esempio affermando a giugno, al momento dell’avvio della fallita controffensiva dell’Ucraina, che “i russi devono sentire il gusto amaro della sconfitta”.
  • Mentre i russi si stringono attorno a Putin, i sostenitori occidentali dell’Ucraina sembra stiano perdendo la loro determinazione. Agli inizi di questo mese, i leader dell’Unione Europea non sono riusciti ad approvare il pacchetto di aiuti finanziari di 50 miliardi di euro (55 miliardi di dollari) per l’Ucraina, sebbene abbiano concordato di far partire i colloqui per l’ingresso nell’UE. Questo fallimento interviene nel mentre il Congresso statunitense ha rinunciato quest’anno ad approvare un nuovo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina.
  • Ci sono tre plausibili scenari. Il primo, l’Occidente si reimpegna a sostenere l’Ucraina. Ma gli ostacoli politici – l’opposizione repubblicana negli Stati Uniti e il veto ungherese (e adesso slovacco) nell’UE – sono alti. Anche se fossero sgombrati, l’Ucraina faticherà a reclutare un numero sufficiente di nuovi soldati.
    Nel secondo scenario, la NATO mette i piedi sul terreno in Ucraina. Sebbene Putin non abbia mai avuto intenzione di invadere un paese membro della NATO, il racconto secondo il quale una vittoria russa in Ucraina potrebbe indurre la Russia ad altre invasioni potrebbe essere utilizzato per giustificare l’impegno di truppe occidentali. Il rischio è che l’effetto Stalingrado verrebbe sovralimentato, che i russi si solleverebbero per proteggere la Madre Terra, e l’instabilità travolgerebbe l’Europa.
    Nel terzo scenario, l’Occidente troverebbe modi per comunicare con il Cremlino. La Russia è lungi dall’essere invulnerabile, ma non è sull’orlo del collasso, e Putin probabilmente ha dinanzi a sé vari anni come Presidente. Anche se fosse rimosso dal potere, la profonda sfiducia dei russi sull’Occidente persisterebbe. Considerato tutto questo – e la cruda realtà secondo la quale è improbabile che l’Ucraina si riappropri di tutto il suo territorio – l’Occidente dovrebbe concentrarsi nel rafforzare le difese dell’Ucraina, mentre si prepara a cogliere ogni opportunità per impegnarsi in colloqui realistici con il Cremlino.

Da La morte solitaria di Alexei Navalny

Sulla morte di Aleksej Naval'nyj, fataturchinaeconomics.com, 17 febbraio 2024

  • La prigione nella quale è morto Navalny è particolarmente brutale. Soprannominata "Lupo Polare", è un freddo gulag glaciale per criminali violenti. Ma Navalny – un avvocato e un blogger contro la corruzione – non era conosciuto per violenza. Nel 2013, egli stava respingendo accuse inventate di appropriazione indebita, e le condanne che lo spedirono al Lupo Polare nel 2021 erano per violazioni della libertà condizionale, frode e oltraggio alla Corte. Mentre era in prigione, egli ha accumulato ulteriori condanne per accuse fabbricate, compreso il sostegno dell’estremismo.
  • I molti procedimenti legali erano processi di stile staliniano – allo scopo di dare illusione della giustizia, nel mentre si escludeva un oppositore di alto profilo dalle votazioni e dagli schermi televisivi. Ma mentre i processi dell’epoca staliniana facevano un uso abbondante della pena di morte (così come dei gulag), questo non è avvenuto nel caso di Navalny, a prescindere da quanto inventato e giustificato fosse – almeno non ufficialmente.
  • Il servizio carcerario russo sostiene che Navalny ha perso coscienza dopo una camminata e non ha potuto essere rianimato, nonostante i migliori sforzi degli operatori sanitari del pronto soccorso. Ma il giorno precedente Navalny non sembrava "indisposto", quando aveva preso parte a procedimenti on line del tribunale, o nel giorno precedente, quando venne visitato dal suo avvocato. Questo non significa che la morte di Navalny sia stata certamente un colpo diretto, ordinato dallo stesso Putin; la vita al Lupo Polare distruggerebbe la salute di chiunque. Ma, direttamente o indirettamente, è stato Putin ad assassinare Navalny.
  • Quando scrivevo sui processi spettacolo a Navalny nel 2013, suggerivo che la Russia poteva star evolvendosi, seppure lentamente. Capivo poco che questo periodo sarebbe successivamente stato ricordato come quello dei "tempi vegetariani", quando i media indipendenti venivano soppressi ma non messi al bando, le proteste pubbliche venivano punite ma non con lunghi periodi di carcere e nemici di alto profilo come Navalny potevano continuare a gestire una fondazione contro la corruzione e a parlare apertamente contro l'ingiustizia. Ma dopo l'invasione su vasta scala da parte della Russia dell'Ucraina nel 2022, il Cremlino è diventato "carnivoro".

Da La nipote di Krusciov: "Dopo le elezioni Putin diventerà ancora più paranoico. I dittatori non indietreggiano mai"

Sulle elezioni presidenziali in Russia del 2024, repubblica.it, 17 marzo 2024

  • Non sono democratiche, violano le regole sui mandati e non c'è alcun vero oppositore che abbia la possibilità di competere. Si tratta solo dell'installazione del sovrano, secondo la forma già adottata dall'Urss. La linea putiniana è che siamo in guerra, bisogna unirsi dietro alla presidenza, chi sgarra va processato.
  • [Sulla morte di Aleksej Naval'nyj] Non so se l'ordine sia venuto da Putin, ma il suo trattamento era una condanna a morte e il Cremlino è colpevole. Ora Navalny è un martire, ma Putin lo ha tolto di mezzo, chiarendo che non tollera opposizione
  • I miei studi sul totalitarismo russo e sovietico suggeriscono che continuerà la politica attuale, ma in forma peggiore. Nessun dittatore rallenta per il sollievo di essere stato confermato. Il sangue porta altro sangue e la repressione più repressione. La paranoia di Putin non si allevierà. Avrà ancora più paura di quelli che gli stanno intorno e del popolo. Il funerale di Navalny è stato un momento molto negativo, perché pensava di avere il controllo assoluto delle emozioni, e invece ha dimostrato che l'insoddisfazione è potenzialmente gigantesca.
  • È probabile che dopo le elezioni ci sarà un nuovo governo. Il premier Mishustin non è mai andato in mimetica al fronte, perché deve preoccuparsi di far andare avanti il Paese, e ciò mette in dubbio la sua lealtà. È possibile che queste figure siano rimpiazzate con persone più fedeli ma meno professionali, e ciò potrebbe provocare problemi economici che faranno avvertire il peso della guerra anche nelle città.
  • Putin è delirante sulla storia russa e il futuro del Paese come civiltà sovrana unica, ma è pragmatico sul terreno. Non minaccia le armi atomiche come soluzione tattica della guerra, ma elemento di difesa se qualcosa colpisse la Russia.
  • Lui vince le elezioni, ma la Russia perde perché la spinge verso un isolamento globale che non appartiene al Paese. Sta dimostrando che siamo i barbari, o possiamo esserlo.

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