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Primo Mazzolari

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don Primo Mazzolari

Primo Mazzolari, (1890 – 1959), presbitero cattolico, scrittore e partigiano italiano.

Citazioni di Primo Mazzolari

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  • Come ieri per la salvezza non contava il circonciso né l’incirconciso, così oggi non conta l’uomo di destra né l’uomo di sinistra, ma solo la nuova creatura: la quale lentamente e faticosamente sale una strada segnata dalle impronte di Colui, che arri­vato in alto, si è lasciato inchiodare sulla Croce a braccia spalancate per dar la sua mano forata a tutti gli uomini e costruire il vero arco della Pace.[1]
  • È piccola l'ostia! e basta per un Dio... Anche una briciola gli basta... Anche la briciola vale tutto, tutto l'Amore. Onnipotenza dell' Amore! Posseggo una casa, un campo. Voglio due case, due campi: tante case, tanti campi. Ragiono così: se moltiplico il mio avere moltiplico il mio star bene. Costruisco, col mio stolto ragionare, un rapporto tra quantità e felicità, come se la felicità la si potesse spremere dalle creature. Più tardi – beato chi ci arriva, comunque ci arrivi sia pure col cuore rotto! – m'accorgerò che i campi, le case e le altre cose ancora, possono talvolta arrivare, ma che la felicità non ha il loro passo; non si lascia condurre, non si lascia comprare. Ecco sempre va lontano, ognor più lontano.
    La piccola ostia, la briciola che è tutto il Signore, a questo pover'uomo, mercante di felicità, insegna che la felicità è Qualcuno: tu, mio Signore. Se no, il povero sarebbe fuori del banchetto e nessuno potrebbe credere alla tua giustizia né alla tua carità.[2]
  • Il cristiano è l'uomo finalmente promosso a uomo.[3]
  • Il pane eucaristico non si conserva al di là del giorno, se non per i morenti. Pane quotidiano anche l'eucaristia: vero pane quotidiano, che si benedice ogni giorno, che ogni giorno si rinnova perché l'uomo avverta la continua presenza e l'inesausta carità del Signore. L'ostia è un pane che non s'accumula.[2]
  • La libertà è l'aria della religione.[4]
  • La parrocchia, appunto perché è una comunità, non può avere il passo delle élites. Il suo è un passo cadenzato e stanco, misurato sugli ultimi più che sui primi: e dietro l'ambulanza, per chi si lascia cadere sullo zaino a terra; il grosso della parrocchia viene avanti come può, e non è detto che anche lì non ci sia un po' di quel sale della terra e di quella luce del mondo che serve per far fronte all'anticristianesimo avanzante. Anche una briciola serve, anche una memoria, un'abitudine lontana...[5]
  • La passione è un poema di carità, d'umiliazione e di potenza. Nessun compromesso, nessuna timidezza, nessun indietreggiare. Le minacce non lo commuovono, le blandizie non lo lusingano: la croce è già colta nella sua volontà fusa nella volontà del Padre. Colui che col solo suo nome atterrisce la turba capeggiata dal traditore, rifiuta le legioni celesti e il conforto degli apostoli e da solo cammina verso il Calvario.
    L'Agnello ci insegna la fortezza, l'umiliato ci dà lezioni di dignità, il condannato esalta la giustizia, il morente conferma la vita, il crocifisso prepara la gloria.
    La nostra testimonianza pasquale non può essere diversa. Se ognuno di noi che crede nel Risorto, gli tenesse fede davanti al mondo, che ha perduto il vero senso della forza e della gloria, con volto fermo e audacissimo, nessuno oserebbe riparlare del Vangelo come di una religione «servile».[6]
  • Non fa paura il povero, non fa paura la voce di giustizia che Dio fa sua, ma il numero dei poveri.
    Io non li ho mai contati i poveri, perché non si possono contare: i poveri si abbracciano, non si contano. Eppure v'è chi tiene la statistica dei poveri e ne ha paura: paura di una pazienza che si può anche stancare, paura di un silenzio che potrebbe diventare un urlo, paura del loro lamento che potrebbe diventare un canto, paura dei loro stracci che potrebbero farsi bandiera, paura dei loro arnesi che potrebbero farsi barricata.[7]
  • Senza una conoscenza umana del povero, non si arriva alla conoscenza fraterna. l'uomo deve vedere l'uomo nel povero. Il "compagno" non basta, il "camerata" non basta, come non basta colui che è della nostra razza, della nostra classe, della nostra nazione.
    Non disprezzo nessuna conoscenza e nessun vincolo, ma abbiamo troppo sofferto, e tuttora soffriamo, di questi limiti di umanità: abbiamo troppo sofferto per quello che è legato alle parole razza, nazione, casta, classe, per accoglierle come il momento della nostra conoscenza. Abbiamo bisogno di veder subito l'uomo, per non cadere di nuovo nella tentazione d'ipotecare la giustizia e di restringere il cuore. Vogliamo anzitutto una visione umana del povero, perché il povero non ha nazione, né classe, né razza, né partito: è l’uomo che domanda a tutti pietà e amore.
    E quando dico voglio vedere l'uomo, non intendo l'uomo dei filosofi, che non m'interessa, come non m'interessa il dio dei filosofi. Intendo l'uomo reale, l'uomo vero, in carne e ossa: uno cioè che posso toccare. E quest'uomo che posso toccare e che chiede pietà sono io stesso. Povero è l'uomo, ogni uomo. Non per quello che non ha, ma per quello che è, per quello che non gli basta, e che lo fa mendicante ovunque, sia che tenda la mano, sia che la chiuda.
    Il povero sono io, chi ha fame sono io, chi è senza scarpe sono io. Questa è la realtà: così è il vedere reale. Io sono il povero; ogni uomo è il povero![8]
  • Son malato di grandezza e di primi posti... Incapace di sboccare sull'Eterno e sull'Immenso, m'affaccio con arsura alla ribalta del mio piccolo mondo. Scrivo il mio nome sui muri e in fondo alla pagina. Ho fretta di mostrarmi, di farmi conoscere, di parere... Domani non sarò più! Mi esibisco come merce avariata... Mi spingo verso dubbie originalità per far colpo, per essere qualcuno...: disposto a prendere l'anonimo se c'è da guadagnare di più e senza rischio.
    Mi fa paura il silenzio: mi fa paura il nascondimento: più del male.
    Guardo l'ostia. Silenzio senza limiti: uniformità senza rilievo: realtà senza apparenze se non di pane che non è più: Dio nascosto...
    Signore, ho vergogna del mio niente che si fa idolo![2]

Impegno con Cristo

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  • Così si annuncia l'impegno: mi spendo sino a divenire un perduto [...].
  • Cristo non si alza come uno che deve fare un discorso. Chi vuol bene veramente e ha cose importanti da dirci, non fa discorsi; parla a tu per tu.
  • È pagano nell'anima chi accetta l'ingiustizia e l'oppressione col segreto proposito di riuscire a mettersi tra i privilegiati e gli oppressori.
  • Il passato ci apprende come s'incarni nella storia l'ideale cristiano, ma non a rifare la storia sulla stessa trama.
  • La redenzione non ha né surrogati né mezze vie.
  • La tutela non è mai amabile e pochi sono disposti a sopportarla. Il nostro mondo sopporta piuttosto la servitù, qualora la giustifichi un sogno di potenza e di grandezza.
  • Nel Vangelo ci sono più miracoli che discorsi.
  • Noi riconosciamo una gerarchia di valori personali e collettivi, ove il primo sia colui che serva.
  • Prima di provare che il cristianesimo è vero nell'ordine logico, si deve provare che è vivo nell'ordine dei fatti
  • Si può essere pagani anche sotto insegne cristiane, e irreligiosi anche se tutori di cose di religione.
  • Testimoniare non vuol dire predicare il ritorno sulle strade di una volta.
  • Troppi ancora hanno le mani pulite perché non hanno mai fatto niente.
  • Una strada, che ha servito un tempo, è rispettabile: ma se adesso non conduce più, ci dev'essere qualche cosa che non va bene, almeno per noi.

La Chiesa

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  • La coscienza non può abdicare interamente nelle mani di nessuna creatura, fosse il più grande degli uomini o il più santo.
  • Morire è una cosa tremenda, ma ancora sopportabile; è il far morire che, per un cristiano, il quale come il Cristo ha per missione di dar vita, è il colmo dell'atrocità!
  • Non occorre che intervenga ogni momento la Chiesa a ricordare e a precisare ciò che ormai costituisce il pacifico possesso di innumerevoli coscienze cristiane.
  • [...] se la buona fede basta a giustificare la coscienza personale di chi dà il comando, non basta a far tranquilli sulla bontà di esso coloro che ne vengono impegnati per obbedienza.
  • Vi sono comandamenti che non ammettono incertezze, tanto sono precisi e sufficientemente posseduti dalla coscienza cristiana.

Lettere al mio parroco

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  • A dopo ci pensa Dio. Ma, perché i fatti abbiano un monito ed orientino, occorre che essi siano preceduti dalla voce del profeta.
  • Appunto perché ella guarda il mondo dal di dentro della sua chiesa, il pensiero del mio parroco ha un valore eterno ed universale.
  • Il popolo può anche dirle: "L'ascolteremo domani". Il suo dovere è di rispondere oggi.
  • In cose di religione la propria esperienza non la si può imprestare tale e quale, come l'olio delle vergini; può soltanto determinare un movimento di ricerca là dove c'è una voce di grazia interiore che ci sollecita.
  • La Parola di Dio non ha bisogno di essere accettata dall'uomo per essere vera.
  • La Chiesa è quella mirabile istituzione dove la Provvidenza si compiace talvolta di servirsi di strumenti nobilissimi, ma il più delle volte preferisce rovesciare i metodi dell'umana saggezza.
  • Non si serve nessuna verità, esagerando.

Mazzolari: se tu resti con noi

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  • Chi ama Cristo nei poveri non conosce certe difficoltà esegetiche, che sono piuttosto del cuore che del linguaggio.‎
  • È finito il tempo di fare da spettatore sotto il pretesto che si è onesti e cristiani. Troppi ancora hanno le mani pulite perché non hanno mai fatto niente. Un cristiano che non accetta il rischio di perdersi per mantenersi fedele a un impegno di salvezza, non è degno d'impegnarsi col Cristo. (p. 44)
  • I sistemi servono, ma divengono presto insufficienti: l'anima, che crede e che ama, costruisce, demolisce, ricostruisce...
  • II cristiano che si ferma e si chiude invece di camminare rischia di smarrire la coscienza della cattolicità.
  • L'uomo che manca all'uomo è ingiusto; il cristiano che manca al cristiano è sacrilego.‎
  • La cattedra ha il suo valore di verità: ma per il solo fatto che la cattedra è verità, non ne consegue che l'uomo che vi siede sopra sia la verità.‎
  • La verità ha le sue ore, le conosce e sa attendere: a differenza di qualche suo impaziente paladino.‎
  • «Nelle lacrime di una mamma, li c'è il dolore della Vergine». Per veder piangere la Madonna non è necessario far molta strada, né interrogare questi o quelli che hanno veduto alla Salette, a Fatima, a Siracusa... Ogni qualvolta vedo una mamma piangere – ed è un fatto di tutti i giorni – vedo piangere la Madonna. [...] Se non ci fosse questa immensa spaccatura nel cuore della Madonna, come tutto sarebbe piccolo quaggiù e senza porto! E noi saremmo tutti senza mamma.
  • Nessuno è perfettamente tranquillo se sente che Cristo gli è contro.
  • Non si può far colpa eccessiva a chi, davanti a un cielo senza carità, cade per terra. Il materialismo dei poveri non fu né sarà mai qualche cosa di libero e di gaudioso. Pesa sulle loro cadute il sacrilegio quotidiano di una religione di giustizia e di carità praticata senza amore e senza giustizia. Sotto un cielo senza pietà a chi non viene voglia di anticipare la pace del sepolcro? (p. 102)
  • Non vogliamo una rivoluzione che invidi, ma una rivoluzione che ami: non vogliamo portar via a nessuno il suo piccolo star bene, vogliamo solo impedirgli che il suo piccolo star bene determini lo star male di molti.‎
  • Ogni generazione, anche la nostra, ha le sue strade di perdimento e di salvezza, una sua maniera di cercare.
  • [...] prima di chiudere una porta sul tempo bisogna spalancare una finestra sull'eterno.

Rivoluzione cristiana

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  • Anche oggi la forza rivoluzionaria cristiana è una divina capacità seminale, più che una serie logica e ben costruita di fatti e di conquiste.
  • Mi dichiaro contro di me: se no, il mio pormi contro gli altri, che fanno l'ingiustizia, avrebbe un significato farisaico e non cambierebbe nulla.
  • Siamo la novità, anche se portiamo sulle spalle duemila anni di storia. Il Vangelo è la novità.

Tempo di credere

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  • I veri pellegrini son coloro che partono per partire.
  • Il Cristianesimo non ha bisogno di prendere a prestito, né di aggiornarsi ai tempi, allineandosi con movimenti che hanno una funzione storica limitata e passeggera.
  • L'Agnello c'insegna la fortezza: l'Umiliato ci dà lezioni di dignità: il Condannato esalta la giustizia: il Morente conferma la vita: il Crocifisso prepara la gloria.
  • La strada che va da Gerusalemme a Gerico, come ogni altra strada del Vangelo, non è mai una passeggiata.
  • Nessuno è più viandante di un cristiano. Un altro può sostare ove gli piace, poiché davanti ad ogni sorgente l'attende una sete. Il cristiano, ha la sete di tutte le cose visibili e invisibili; la sete che non si può frazionare in piccole avventure, saldato com'è a Qualcuno, che pur non conoscendo ancora bene, pur non sapendo con qual nome chiamarlo, sa di dover cercare in un'Avventura che gli impone il ritorno qualora la strada non cammini.
  • Per il momento non c'è più conflitto tra uomini di ragione e uomini di fede. Siamo tutti in ginocchio.
  • Se voi rivestite d'eterno l'effimero, egli col niente fa l'eterno. Ma mentre io sono certo che i vostri idoli sono mortali, voi, che al pari di me spingete l'occhio del cuore al di là della morte, non siete altrettanto sicuri che di là non ci sia nessuno.
  • Una fede che tende verso l'Eterno, voi la dite un'illusione ed io vi lascio dire ciò che volete perché so quanto è inutile discorrere di cose eterne con chi non ha ancora misurato la vanità delle cose temporali.

Tempo di passione

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  • Ecco l'ora delle tenebre: lo scandalo dell'amore.
    Gesù è passato nel fondo di questa valle.
    Il Getsemani o frantoio è l'ora cruciale di un'agonia per nulla paragonabile a quella del deserto.
    Il deserto fu la tentazione della mente o dell'orientamento: il Getsemani gli prende il cuore.
    Nel calice presentatogli c'è dentro:
    il tuo amore non sarà ricambiato;
    il tuo amore non sarà capito;
    il tuo amore sarà rifiutato;
    il tuo amore sarà crocifisso.
    Da chi?
    Da me: da tutti. Dai discepoli che s'addormentano, mentre tu sudi sangue; da colui che poco fa metteva la sua mano nel tuo piatto; da colui che giurava d'esser pronto a morire per te; da colui che ha riposato sul tuo cuore... Ognun ti fugge. Ti lasciano solo come un lebbroso... Hai la lebbra dell'amore!
    Da me: da tutti.
    Son secoli e secoli che gridiamo contro l'agonizzante: «Non vogliamo che costui regni su di noi».
    Schiavi di tutte le tirannie degli uomini piuttosto che «amici dello Sposo».
    È troppo.
    Per ben tre volte anche il Figlio dell'Uomo domanda che il calice passi.
    L'umano ha le sue ripugnanze.
    «Poi Gesù si alzò, si avvicinò ai discepoli e disse loro: "Dormite pure, ormai, e riposatevi! Ecco, l'ora è giunta"» (Mt 26,45). Quasi dicesse: non vi chiedo più nulla. Il mio amore ormai è di là di ogni visuale umana. Non pretendo più nulla da nessuno. Posso lasciarmi prendere da tutte le cattiverie degli uomini, senza che il mio amore s'offuschi.
    «Levatevi, andiamo».
    Va a offrirsi, a immolarsi per noi. (pp. 64-65)
  • I cristiani di tutti i tempi hanno trovato più facile ripetere la Presenza eucaristica della Presenza della carità, dimenticando che non si può capire una Mensa dalla quale, almeno uno, dietro l'esempio del Maestro, non si alzi per continuare nel mondo quella carità che è il fermento celeste del pane del Mistero.
  • Il nostro vero patrimonio umano ce lo portiamo con noi per accrescere il valore nella santità.
  • Il Signore non ha mai inteso di farci concorrenza e ben volentieri ci lascia i nostri poveri trionfi, che, se accendono i cervelli fatui, non riscaldano alcun cuore.
  • L'umorismo non è fuori di posto nel Vangelo.
  • La croce e l'ulivo sono le uniche insegne che non fanno paura: come non fanno paura le mani innocenti dei fanciulli e del Signore.
  • La settimana santa comincia con l'ulivo e finisce col legno.
    Due insegne diverse portate da mani diverse, ma così vicine tra di loro che, nonostante il sangue che già cola dalle mani del Figlio dell'uomo, si confondono.
    L'Innocenza ha mani diverse, ma eguali trasparenze nel cuore e nel volto.
    I fanciulli di Gerusalemme aprono la processione del Calvario, che si raggiunge per tutte le strade, e, portando rami di palma e d'ulivo cantano: «Osanna al Figlio di Davide: benedetto Colui che viene nel nome del Signore!». [...]
    Per le stesse strade, cinque giorni più tardi, passa Gesù con il legno della croce: in silenzio. Un legno secco che germinerà nei secoli «fronde, fiori e frutti» senza fine. (pp. 19-20)
  • La terra fredda fa paura. Eppure se il grano non marcisce... Aver fede quanto un granello di senape forse vuol dire «lasciarsi morire».
  • Un Dio che ha bisogno è un assurdo filosofico, ma per il mio cuore è la tenerezza che mi lega invincibilmente a lui.

Tu non uccidere

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  • Ad amare i soli amici erano buoni anche i pagani.
  • Il cristiano è un "uomo di pace", non un "uomo in pace": fare la pace è la sua vocazione.
  • Il cristiano non può rifiutare che il male, per comporre cattolicamente ogni cosa buona.
  • Il rifiuto del cristiano alla guerra, più che una rivolta all'ordine temporale, sarebbe una fedeltà all'ordine eterno.
  • La contabilità cristiana conosce la sola partita del dare: se vi aggiungiamo l'avere, non ci dobbiamo sorprendere se rivedremo sul tappeto le ragioni del lupo.
  • La nonviolenza è al polo opposto della scaltrezza: è un atto di fiducia dell'uomo e di fede in Dio, è una testimonianza resa alla verità fino alla conversione del nemico.
  • La nonviolenza non va confusa con la non-resistenza.
  • La pace è la salute di un popolo.
  • La pigrizia, l'indifferenza, la neutralità non trovano posto nella nonviolenza, dato che alla violenza non dicono né si né no.
  • La scaltrezza è violenza, doppiata di vigliaccheria ed imbottita di tradimento.
  • Ogni guerra è fratricidio, oltraggio a Dio e all'uomo.
  • Quanti cristiani, per assicurarsi un diritto all'odio, si tramutano in farisei che non vedono fratelli, ma pubblicani, ma samaritani, ma pagani.
  • Se la guerra è un peccato, nessuno ha il diritto di dichiararla, neanche un'assemblea popolare, tanto meno di comandare altri uomini di uccidere i fratelli.
    Rifiutarsi a un simile comando, non è sollevare l'«obiezione», ma rivendicare ciò che è di Dio, riconducendo nei propri limiti ciò che è di Cesare. (p. 160)
  • Se siamo un mondo senza pace, la colpa non è di questi e di quelli, ma di tutti.
  • Spesso, più che al male, ci si oppone agli uomini che fanno il male, i quali sono degli infelici ancor prima di essere dei colpevoli.
  • Un cristiano deve fare la pace anche quando venissero meno "le ragioni di pace".

Citazioni su Primo Mazzolari

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  • La non violenza attiva non è pacifismo, è ben altra cosa. Ho cominciato leggendo Gandhi, Martin Luther King, Milani, Mazzolari e questi mi hanno aiutato a capire che era stato Gesù di Nazareth a praticare per primo la non violenza in quella Galilea schiacciata dall'imperialismo romano. Vi vorrei pregare, con tutto il cuore, di avere il coraggio di una scelta radicale di non violenza. Questo sistema è violento per natura. Noi dobbiamo costruire un sistema non violento, una civiltà della tenerezza. (Alex Zanotelli)
  • Lui aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli dietro. Così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. Questo è il destino dei profeti. (Papa Paolo VI)

Note

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  1. Da don Primo Mazzolari, Non a destra, non a sinistra, non al centro, ma in alto, in Adesso, n. 3, 15 aprile 1949; citato in leggoerifletto.it.
  2. a b c Da Dietro la Croce, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna, 1983, citato in atma-o-jibon.org.
  3. Citato da Ermes Ronchi nel programma televisivo Le ragioni della speranza, Rai Uno, 4 settembre 2010.
  4. Citato in Ermes Ronchi, Il canto del pane, Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo, 2006, p. 37.
  5. Da La riforma della parrocchia, in Il nostro tempo, 28 agosto 1948. Citato in Andrea Zerbini, Silenzio vivo Piero Tollini un prete sulla soglia, Quaderni Cedoc SFR, n. 28, Centro documentazione Santa Francesca Romana, Ferrara, 2017, santafrancesca.altervista.org.
  6. Da Testimonianza pasquale, in La vita cattolica, 22 marzo 1940, ora in Con libertà e audacia apostolica: la collaborazione con «La vita cattolica» di Cremona, a cura di Giuseppina Cavrotti, AVE, Roma, 2013; riportato in La Pasqua, Edizioni Dehoniane Bologna, Bologna, 2017, p. 19. ISBN 9788810964491
  7. Da I poveri fanno paura in Adesso, n. 7, 15 aprile 1949; citato in leggoerifletto.it; in La Parola ai poveri, a cura di Leonardo Sapienza, con un testo autografo di papa Francesco, Edizioni Dehoniane, Bologna, 2017, p. 19. ISBN 978-88-10-962671
  8. Da La parola ai poveri, La Locusta, Vicenza, 1960, fondazionemazzolari.it.

Bibliografia

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  • Primo Mazzolari, Tempo di passione. Meditazioni per la settimana santa, Edizioni Paoline, 2005.
  • Primo Mazzolari, Tu non uccidere, Edizioni Paoline, 2003.
  • Primo Mazzolari, Mazzolari: se tu resti con noi : pensieri, moniti, orientamenti per l'oggi e per il tempo che verrà, a cura di Arturo Chiodi, Edizioni Paoline, 2000.
  • Primo Mazzolari, Rivoluzione cristiana, Edizioni Dehoniane, Bologna 1995.
  • Primo Mazzolari, Impegno con Cristo, Edizioni Dehoniane, Bologna, 1979.
  • Primo Mazzolari, Lettere al mio parroco, La Locusta, 1974.
  • Primo Mazzolari, La Chiesa, il fascismo, la guerra, Vallecchi, Firenze 1966.
  • Primo Mazzolari, Tempo di credere,Edizioni Dehoniane, Bologna, 1941.

Altri progetti

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