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Cinema dell'orrore

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Christopher Lee nel ruolo del Conte Dracula in Dracula il vampiro

Citazioni sul cinema dell'orrore.

Citazioni

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  • I film horror sono ciò che mi ha fatto uscire dalla paura. Di solito è il contrario, ma io mi sono innamorata del mestiere, della passione che c'è dietro. [...] Vorrei che la gente vedesse l'altro lato dei film horror. (Jenna Ortega)
  • Non m'interessano i film dell'orrore. Non hanno poesia, tutto quel sangue, quei particolari da macelleria. E pensare che passo per un tecnico della paura. Preferisco divertire la gente, farla volare con la fantasia dentro mondi mai visti. (Ray Harryhausen)
  • Non mi piacciono i salti sulla poltrona o tutte quelle convenzioni horror. Quello che mi piace in questi film è la prima metà. Mi piace la suspense; mi piace quando dubiti di te stesso. "C'è qualcosa che non va in queste persone o sono io?". È divertente quando non sai dove sta andando la storia e senti semplicemente che andrà male. (Christian Tafdrup)
  • Per me un film horror è qualcosa tipo Il Padrino o le storie di guerra. Sono le cose accadute per davvero alla gente, e che ancora accadono, mentre i film cosiddetti dell'orrore sono fantasie che fanno evadere lo spettatore. La gente va a vederli e si diverte... qualcuno può anche ridere di quei film se crede... (Peter Cushing)
  • Questo è il guaio degli odierni film dell'orrore: niente realismo. Mica come quelli di un tempo, quelli veri. Frankenstein, Il fantasma dell'opera, Dracula... Quelli con Bela Lugosi e Boris Karloff dico. Lì non c'erano fondali dipinti. (La casa che grondava sangue)
  • Diciamo che un buon film dell'orrore ha bisogno, contemporaneamente, di una buona sceneggiatura, di ambienti adatti e di un uso intelligente della tecnica. Perché quello che fa sobbalzare non è un oggetto che esiste già. Altrimenti, basterebbe ricapitolare e incollare l'una all'altra tutte le situazioni paurose già viste in altri film. Il segreto sta nel modo personale con il quale queste scene vengono rappresentate: è una questione di tempi, di secondi, di inquadrature, di piani-sequenza. A volte un semplice carrello che avanza dentro una stanza inanimata, senza che nulla accada, è terrificante.
  • Il western è legato troppo a una fase storica precisa, mentre l'horror può essere ambientato nell'Ottocento, ai giorni nostri, nel futuro.
  • Io penso che l'atteggiamento del pubblico sia cambiato negli ultimi venti o trenta anni. Se parlo con degli amici scopro che quando vedevano un film da ragazzini avevano terrore dell'assassino e del mostro, lo odiavano. Invece negli ultimi dieci anni il pubblico «tifa» molto per l'assassino.
  • La polemica sulla nocività dei film dell'orrore è stata già stroncata da tempo in America. Hanno scoperto che solo gli adulti restano molto turbati dai film di orrore e di violenza, mentre i ragazzini sono i maggiori fans di questo cinema, si divertono, vanno a vederli in gruppo e si fanno grandi risate. Solo persone adulte e malate possono restare turbate da un film, e quindi sarebbero state turbate in ogni caso dalla famiglia, dalla moglie, dal figlio, da un rimprovero, dall'assistere a un incidente d'auto.
  • Adesso la realtà è sicuramente più spaventosa della fantasia, però anche il cinema dell’orrore è diventato, secondo me, un po' troppo baracconesco. Io sono cresciuto con un cinema dell'orrore fatto di tensione, di atmosfera: oggi è un cinema tutto di effetti. Le produzioni sono ancora troppo influenzate dal fascino degli effetti digitali: curano di più gli i VFX che la storia, i personaggi, le emozioni. Forse siccome oggi fare film costa così tanto nessuno vuole fare film su nuove storie: stanno rifacendo tutti vecchie storie e vecchi film che commercialmente, almeno in partenza, sono più sicuri, ma così la creatività a lungo andare svanisce.
  • L'horror italiano degli anni Settanta e Ottanta, grazie in particolare a Dario Argento e a Lucio Fulci, era sempre all'avanguardia e via via più estremo, essenzialmente visivo e a volte perfino astratto, oltre a essere costantemente alquanto innovativo dal punto di vista cinematografico. Poi però, all'inizio degli anni Novanta, il filone tutta quella creatività si è spenta perchè la televisione si è impossessata del mercato cinematografico e ha preso a dettare legge economicamente anche in fatto di produzione, obbligando gli autori a rinunciare a spingersi oltre e ad auto-censurarsi, se volevano continuare a lavorare nel settore.
  • L'horror mi diverte quando non c'è la fantascienza, l'importante che non ci sia troppo sangue, come ad esempio negli splatter.
  • Credo [...] che il vero grande cambiamento nel cinema horror sia arrivato con Halloween: non era il soprannaturale a spaventare, bensì i coltelli e lo slasher in generale. Da un lato era più economico, dall’altro faceva riferimento alla sicurezza personale nella realtà di tutti i giorni.
  • È assurdo che dopo tanti film di Mario Bava, Antonio Margariti, Lucio Fulci e Dario Argento solo quest'ultimo sia rimasto a fare questo tipo di cinema. Dove è andato il vostro cinema dell'orrore dopo quella generazione?
  • Solitamente il genere horror è la prima ovvia scelta per un regista o per un produttore perché si possono produrre horror con un budget ridotto e oggi con la CGI si possono creare scene con un livello tale di violenza che prima non si poteva nemmeno immaginare. Quindi un sacco di persone investono i propri soldi su questo genere, finché non sono troppi.
  • L'horror è diventato un genere che si è riempito di sangue, sangue, sangue. Non capivano che mostrando tutto al pubblico, un giorno avrebbe reagito dicendo, basta, basta. Credo che il livello di questi film si sia abbassato molto e con risultati spesso disgustosi.
  • Mi sento anch'io un po' responsabile della degenerazione attuale dei film dell'orrore. Effetti speciali incredibili, make-up impressionanti, particolari da sala d'anatomia... Ormai è solo questione di shock, i registi fanno a gara nel suscitare il ribrezzo, nessuno bada più alle psicologie, gli attori sono carne da macello.
  • Non ho mai amato la parola "horror", la trovo ai limiti del pornografico. Io non ho mai fatto film "horror".
  • Non mi piacciono i film troppo espliciti, violenti, dove non viene lasciato nulla alla fantasia dello spettatore. Il vero cinema dell'orrore, per essere spaventoso, deve far intuire, immaginare, deve minacciare di mostrare cose orribili senza mai farlo, almeno non completamente. Solo così si raggiunge quella dimensione di tensione che crea il giusto risultato.
  • Qualsiasi interprete di horror viene ormai schiacciato tra le magie dell'elettronica e del make-up. Sono queste, più dell'acqua santa e del paletto, le vere minacce cui vanno incontro i vampiri d'oggi.
  • Il cinema horror è, assieme a quello di fantascienza, forse il più visionario, per usare un termine molto abusato. Perciò è spesso cibo per gli occhi, capace di sorprendere con immagini e con sequenze dal grande potere spiazzante e disturbante.
  • L'elemento soprannaturale è spesso presente nell'horror, ma molte volte manca. Viceversa, molti film che vedono la presenza del soprannaturale non sono horror. «Ghost» (1990), per esempio, è un film sentimentale con un fantasma. Allo stesso modo, «La vita è meravigliosa» (1946) presenta forti connotazioni soprannaturali, ma è una commedia drammatica, mentre i protagonisti di molti slasher sono dei normali serial killer. Direi che è il tono del racconto, le sue modalità, l'insistenza sul rappresentare in modo grafico il lato oscuro della natura umana a rendere tale un horror.
  • La forza dell'horror è quella di interpretare sentimenti e paure comuni a tutta l'umanità, sotto ogni latitudine: sa parlare un linguaggio universale compreso dovunque. In ogni parte del mondo c'è una tradizione horror: messicana, spagnola, persino brasiliana. Ci si è accorti solo negli ultimi vent'anni che esiste quella asiatica, ma esiste da un pezzo.
  • Non esiste un altro genere che si sa coniugare così perfettamente con il comune sentire di ciascun popolo, proprio perché fa riferimento a un folclore radicato e persistente. L'horror non è mai particolarmente di moda perché sostanzialmente lo è sempre.

Voci correlate

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