Rudy Salvagnini
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Rudy Salvagnini, pseudonimo di Rodolfo Salvagnini (1955 – vivente), fumettista, scrittore e critico cinematografico italiano.
Citazioni di Rudy Salvagnini
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- [Su Sinister] Il film parte come un thriller e scivola nell'horror con la naturalezza dell'ineluttabilità attraverso svolte narrative che una sceneggiatura astuta riesce a centellinare e padroneggiare con buon mestiere e inventiva. Derrickson asseconda la cupezza della storia (di cui è co-autore) con una regia attenta e a suo modo austera. L'introduzione [...] accresce la carica simbolica e misteriosa del film. Purtroppo, la parabola narrativa è sin troppo matematicamente articolata e il finale, per quanto non deludente, non riesce a sorprendere.[1]
- [Su Liberaci dal male] L'abbinamento tra thriller urbano e horror soprannaturale non è nuovo, ma riserva spesso risultati positivi proprio per il contrasto tra il crudo realismo del thriller e il cuore antico dell'horror. In questo caso, Scott Derrickson, proseguendo il suo ormai già lungo percorso nel genere (l'ultimo esempio è stato l'interessante Sinister), ottiene discreti risultati nel tratteggio di una realtà urbana degradata e pregna di misfatti. L'atmosfera cupa e notturna che ne deriva è una cornice adeguata per una discesa negli inferi del male supremo, partendo già dagli abissi di quello provocato dagli esseri umani. La differenza tra male secondario (opera dell'uomo) e male primario (proveniente da qualcosa di ultraterreno) che padre Mendoza spiega all'incredulo Sarchie dovrebbe infatti rappresentare le due diverse anime del film. [...] Ma il viaggio attraverso il male è anche il viaggio del protagonista alla ricerca della redenzione per una colpa inconfessabile ed è qui che l'horror incontra anche il noir, oltre che il thriller.[2]
- [Su Dracula Untold] La storia lavora su elementi molto semplici e basilari - i temi del sacrificio, della responsabilità e anche dell'ingratitudine - scontando con la prevedibilità la sua sostanziale mancanza non tanto di originalità quanto di inventiva. A livello spettacolare però il film regge e gli epici scontri hanno un discreto valore catartico, grazie anche alle possibilità scenografiche concesse da un budget consistente. Efficace, in questo senso, l'uso dei pipistrelli come armi d'offesa, dal buon impatto figurativo. L'esordiente Gary Shore proviene dal mondo dei commercials e lo si nota per l'uso di svariati espedienti ottici, ma saggiamente opta per per una gestione tradizionale e solida del racconto. Lo aiuta una recitazione complessivamente ricca di convinzione, in particolare da parte dell'energico Luke Evans e della fragile Sarah Gadon. Nel fondamentale, ancorché ridotto, ruolo del vampiro originario, spicca Charles Dance, attore dal buon carisma e dal curriculum importante.[3]
- [Su Il terrore viene dalla pioggia] È un film che vi consiglio assolutamente di vedere, se vi capita. E se non vi capita, cercatelo. Il regista è Freddie Francis: non sarà come Terence Fisher, ma quando azzeccava il film era un grande. E in Il terrore viene dalla pioggia non ha sbagliato quasi niente.[4]
- [Su The Witch] Cupo e ossessivo, il film rappresenta con tagliente efficacia il difficile rapporto tra una famiglia espulsa dalla collettività, una natura misteriosa e opprimente dai mille segreti e il soprannaturale che aleggia sfuggente quale possibile spiegazione a ciò che viene ritenuto inspiegabile.[5]
- [Su The Witch] Immerso nelle tenebre notturne rischiarate solo dalla pallida luce delle candele o nel debole chiarore di giornate nelle quali i raggi del sole sembrano non mai farsi strada tra le livide nuvole, il film impressiona figurativamente, con una eleganza quasi pittorica che riflette l'oscurità piombata sulle anime dei suoi protagonisti (la fotografia di Jarin Blaschke è uno dei punti di forza del film).
Notevole esordio nel lungometraggio per Robert Eggers che dimostra una mano sicura e uno stile austero e raffinato, capace di gestire alla perfezione l'equilibrio costante tra la realtà e la sua trasfigurazione, in bilico tra la concretezza della natura e la magia che da essa scaturisce.[5] - [Su Autopsy] Horror claustrofobico, tutto girato all'interno di una sala per autopsie e negli uffici adiacenti con, in sostanza, due soli personaggi a reggere la storia (più l'imperscrutabile cadavere di Jane Doe), il film è un riuscito esercizio di costruzione della suspense, che gioca anche molto sui dettagli (ad esempio il campanellino legato ai cadaveri come ai vecchi tempi, per vedere se sono davvero morti) e sul modo in cui essi, metonimicamente, si ripercuotono sugli avvenimenti.[6]
- [Su Slender Man] Creato qualche anno fa da Victor Surge (nome d'arte di Erik Knudsen) e diventato in breve un fenomeno internettiano, Slender Man arriva ora al cinema in una versione che fa poco per renderlo significativo e originale.
La figura di Slender Man come risulta dal film infatti non è altro che quella, super classica, dell'Uomo Nero, attualizzata ai tempi del web e appena arricchita di qualche sporadico particolare suggestivo che ne dovrebbe accrescere la capacità di fungere da personaggio mitico, da leggenda vivente (e urbana). L'effetto finale è però un po' generico, non troppo diverso da altri Babau del cinema horror di ieri e di oggi, con più di qualche ascendenza, anche a livello di "propagazione", con le figure spettrali del nuovo corso (nuovo quando uscì, naturalmente) fantasmatico giapponese rappresentate in primo luogo da Ring di Hideo Nakata. Come icona horror, Slender Man funziona discretamente, comunque, grazie a una raffigurazione visiva di buona efficacia, ma nel film rimane sotto utilizzato.[7] - [Su L'esorcismo di Hannah Grace] La storia è molto esile, più che altro è una situazione all'interno della quale si sviluppa principalmente un confronto tra la protagonista e l'indemoniata, ma l'atmosfera macabra che si crea in un luogo così asettico e spersonalizzato contribuisce a generare un'apprezzabile tensione: in questo senso, c'è qualche analogia con Autopsy, che però era più compatto e inquietante.[8]
- [Su Unfriended: Dark Web] La partenza del film è piuttosto confusa e dispersiva, a causa del particolare format che richiede lo svolgimento in tempo reale e introduce via via i personaggi e le loro caratterizzazioni in modo caotico, tra un profluvio di messaggi scritti e vocali, tra Skype e Facebook. A poco a poco la situazione si delinea e la trama si coagula confluendo in una seconda parte nella quale il film si concentra sugli avvenimenti e prende a svilupparsi in modo più lineare acquisendo una certa tensione.
La progressione si fa sempre più concitata e il clima che si crea è abbastanza angoscioso, anche per l'apparente onnipotenza delle forze oscure che governano le profondità del web. Lo svolgimento però pencola tra l'ineluttabile e il prevedibile senza che ci siano particolari svolte narrative a ravvivarlo e i personaggi sono poco delineati o comunque sviluppano poca empatia.[9] - [Su Unfriended: Dark Web] È apprezzabile il tentativo di riflettere sulla filosofia della rete e sui pericoli che si nascondono nei suoi recessi più reconditi che dovrebbero riguardare gli abomini cui si può spingere la natura umana, ma tutto resta piuttosto in superficie senza che vengano approfonditi motivazioni e retroterra psicologici. I riferimenti a Caronte, il traghettatore di anime degli inferi, rimangono così fini a loro stessi e le suggestioni a una sorta di multinazionale del male dalle diramazioni capillari sono sin troppo facili, sostitutive del soprannaturale quali scorciatoie narrative per giustificare ciò che di poco credibile accade.[9]
- [Su Il sacro male] L'argomento, stimolante e interessante, viene affrontato dal punto di vista di un giornalista dalla deontologia professionale assai dubbia, cercando in questo modo di presentare anche uno stimolante sguardo sull'operato dei media e sul tema della manipolazione delle notizie, che è argomento di notevole centralità di questi tempi. Viene quindi preso in esame un aspetto come l'impatto dei media sulla popolazione e viene presentato l'atteggiamento prudente della gerarchia ecclesiastica, cercando di investigare sul rapporto tra religione, fede e miracoli, sull'apparentemente sottile distanza tra Bene e Male, sulla credulità o meglio sul bisogno di credere.
Il tutto però confluisce, nella seconda parte del film, in una facile deriva da classico horror satanico in cui avviene il prevedibile disvelarsi del Male, venuto a confondere le idee attraverso l'inganno.[10] - [Su Black Phone] Il clima plumbeo e opprimente nel quale è ambientata la storia fornisce uno sfondo significativo e adeguato a un tipico racconto di formazione nel quale i giovani protagonisti devono superare una prova terribile o cercare di farlo, per poter crescere. Se i personaggi di contorno sono piuttosto di maniera, i due fratelli protagonisti sono caratteri ben delineati e descritti con sapienza e sensibilità. L'empatia che in questo modo i personaggi creano con lo spettatore, portato a tenere per le loro sorti, aiuta il film a mantenere alto il tasso di pathos.[11]
- [Su The Piper] Musica e horror, letterario e cinematografico, hanno spesso intrecciato i loro percorsi dai tempi del Fantasma dell'Opera e dell'Erich Zann lovecraftiano e l'idea di una "musica del diavolo" (da non intendersi in questo caso come il blues) non è certo nuova.
L'islandese Erlingur Thoroddsen ne trae spunto per un intreccio estremamente semplice, ma a tratti interessante, con i richiami alla famosa fiaba del Pifferaio di Hamelin a fornire alla vicenda un sottofondo motivazionale e, per così dire, storico. Lo sviluppo narrativo è piuttosto prevedibile, ma a supportarlo c'è una solida atmosfera gotica che, con la punteggiatura di calibrati momenti di suspense, arricchisce il film di una cupezza suggestiva e adeguatamente inquietante.[12] - [Su Immaculate - La prescelta] Il colpo di scena che giunge prima del redde rationem finale è ingegnoso e anche interessante, pur se non proprio credibile: serve comunque a dare un movente quasi scientifico (per modo di dire) a quanto avviene. Nell'ultimo terzo, il film abbandona la ricerca di atmosfere sinistre e deflagra in un concitato scontro che ricerca l'enfasi e l'iperbole perdendo sempre più in credibilità, pur se guadagnando qualcosa in termini puramente spettacolari.[13]
- [Su Immaculate - La prescelta] Sydney Sweeney, già molto brava in ambito horror in Notturno (ma non va dimenticato anche il suo significativo ruolo nel tarantiniano C'era una volta... a Hollywood), aderisce con convinzione e notevole efficacia al suo ruolo dando di Cecilia un ritratto sensibile e credibile: è soprattutto il suo personaggio a dare al film quel che di buono può vantare. Meno centrati gli altri personaggi, che sono tutti più o meno schematici e talvolta anche caricaturali. Michael Mohan dirige con buona padronanza la parte del film in cui deve cercare di creare inquietudine, pur forse abusando di un immaginario da horror ecclesiastico ormai consunto, per poi andare sin troppo sopra le righe nella parte conclusiva che chiude la vicenda in modo parossistico e sensazionalistico, anche se tutto sommato conseguente.[13]
Robot. Rivista di fantascienza, anno II, maggio 1977
- Nonostante la casualità del suo incontro con il cinema del fantastico, [...] Terence Fisher si accostò subito al tema con una sensibilità ed un gusto insospettati. Già da La maschera di Frankenstein (suo primo film dell'orrore), infatti, rifiutò la maniera espressionista che aveva caratterizzato gli horror americani (non dobbiamo dimenticare la preponderante influenza dei cineasti tedeschi nella Hollywood degli anni '20 e '30) e scelse una nuova ed originale strada, girando a colori i suoi film e affondando le sue radici culturali nella narrativa gotica inglese, che tra gli altri aveva appunto generato il mito di Frankenstein. La chiave di volta della sua opera sta proprio in questo suo romanticisimo gotico, al quale ha saputo unire una forte venatura razionalista ed illuminista soprattutto nella figura del barone Frankenstein, il suo personaggio più riuscito.
- La costante tematica è la lotta tra il Bene e il Male, una dicotomia romantica piuttosto anacronistica ai nostri tempi, che Fisher ha aggiornato con una buona dose di ambiguità nella caratterizzazione dei personaggi evitando che una schematizzazione troppo accentuata togliesse spessore psicologico e credibilità. Conseguenti da questa direttrice sono poi alcune costanti molto interessanti. La sottolineatura, decisa ma raffinata, della sessualità è una di queste ed è possibile trovarla soprattutto nella serie di Dracula e in La mummia, dove la rappresentazione morbosa e sensuale delle eroine è indice dell'effetto provocato su di loro dagli agenti del soprannaturale. Nella serie di Frankenstein è invece comune un senso di «partecipazione» alle pene degli esseri creati o modificati dal barone, un patetismo che provoca sequenze di notevole suggestione. Da queste running images Fisher non si è quasi mai distaccato, pur evolvendole e modificandole film dopo film.
- [Su La maledizione dei Frankenstein] La riflessione sul Male e sulla morte si fa più ambigua e complessa, risultando da una trama sorprendentemente originale.
- [Su Dracula il vampiro] Acuratissimo nelle scenografie e nelle scelte cromatiche, stilisticamente perfetto ed abbastanza fedele al romanzo di Bram Stoker, è forse il miglior Dracula nella storia del cinema.
Robot. Rivista di fantascienza, anno II, giugno 1977
- Sebbene appesantito da una prima parte eccessivamente verbosa, La mummia è un buon film, arricchito anche da diverse scene macabre ed evocative tra le quali resta nella memoria soprattutto quella del risveglio della mummia dal fondo della palude dov'era stata gettata per sbaglio.
- [Su Il mostro di Londra] Punto di partenza è stato il dottor Jekyll di Stevenson, ma Fisher, invece di creare un Jekyll angelico ed aitante ed un Hyde orrido e scimmiesco, decise di ribaltare ambiguamente le carte dipingendo un Jekyll imbelle e gretto in contrasto con un Hyde bello, solamente con una strana luce negli occhi azzurri, a testimoniare la sua alterità/diversità (un procedimento simile seguì Jerry Lewis nel '63 per il suo divertente Le folli notti del dottor Jerryl). Il male non viene più rappresentato dall'animalesco e dal brutto, ma dal bello e dall'aristocratico, e il bene, in fondo, in questo film non esiste.
- Purtoppo definire Il mostro di Londra un vero capolavoro non è possibile perché questa geniale intuizione viene in qualche modo sprecata da una trama che appare troppo poco puntata sull'aspetto filosofico della vicenda e troppo su quello effettistico.
- Definito da alcuni come il capolavoro di Fisher, L'implacabile condanna si distingue ancora una volta per la sua carica di umanità e patetismo ed offre una buona interpretazione di Oliver Reed (più tardi assurto a una più larga fama con I diavoli di Ken Russel) nel ruolo principale.
- [Su Lo sguardo che uccide] È un piccolo gioiello realizzato con evidente ristrettezza di mezzi, ma vivificato da una accorta regia e da alcune scenografie gotiche molto riuscite. Pur se danneggiato da alcuni brani piuttosto scontati e da un finale macellato da alcuni effetti speciali di infima struttura, questo film, nei suoi precisi limiti di opera minore, riesce a creare delle atmosfere incredibilmente sostenute e ad operare uno studio psicologico sui personaggi che raramente si incontra negli horror.
- [Su Lo sguardo che uccide] Seguendo i dettami della scuola lewtoniana, Fisher non fa vedere il mostro (probabilmente conscio della scarsa resa cinematografica della Gorgone che, infatti, con la sua presenza in piena luce fa affossare il finale) e si affida alla «sensazione» della sua presenza che viene comunicato allo spettatore tramite le scenografie ombrose e cadenti della foresta e del castello abbandonato. Sono esercitazioni in suspense pura che nulla concedono al sanguinolento e rendono quindi pieno merito al gusto di questo regista, spesso bistrattato a torto per il sadismo e i particolari espliciti dei suoi film.
Mymovies.it, 29 giugno 2010
- [Su Nosferatu il vampiro] Ispirandosi al romanzo di Stoker senza averne i diritti (con conseguenti strascichi legali), Murnau dà del vampiro un'interpretazione quasi astratta, la personificazione del male, che solo l'amore può vincere. Come altri capolavori dell'espressionismo (Il gabinetto del dottor Caligari in testa), il "mostro" sembra un presagio dei totalitarismi in ascesa.
- Il Dracula diretto dall'esperto Tod Browning lancia Bela Lugosi come il vampiro definitivo, almeno per molti anni. Aristocratico, mitteleuropeo, affettato nei modi e sinistro negli scopi, il Dracula di Lugosi rappresenta un'immagine di riferimento per molti anni e ancora oggi è immediatamente riconoscibile. Che il film in sé non sia un capolavoro non importa. Sfonda al box office e lancia la golden age dell'horror. Diversamente da Nosferatu, Dracula è un vampiro che conserva tratti di umanità: l'immediato impatto visivo forse diminuisce, ma aumenta lo spessore del personaggio, la sua ambiguità. Seguiti e imitazioni non si contano.
- Dopo quasi tre decenni [...] la figura del vampiro, fiaccata da commedie e iterazioni senza fantasia, sembra aver esaurito la sua carica soprattutto con riguardo al suo scopo precipuo, quello di spaventare o almeno inquietare. La scossa arriva nel 1958 quando Terence Fisher dirige per la Hammer Dracula il vampiro, lanciando definitivamente Christopher Lee nel ruolo del titolo, mentre Peter Cushing, con una perfezione mai più raggiunta da alcuno, tratteggia la figura della sua nemesi, il cacciatore di vampiri Van Helsing. Fisher e Lee aggiungono al personaggio di Dracula una dimensione romantico-sensuale che appartiene alla tradizione letteraria, ma non era stata molto usata al cinema. Dracula diventa quindi un antieroe romantico che attrae e respinge le donne con il fascino del male. Non più semplicemente un essere malvagio, ma anche il motore del desiderio e della passione.
- [Su Il buio si avvicina] Ci propone dei vampiri giovani e post-punk come, con esiti meno epocali, Ragazzi perduti. I vampiri perdono la patina aristocratica e diventano come noi. Perfettamente inseriti in un mondo che non crede in loro, diventano una società indipendente all'interno della società umana. In questo modo si creano le premesse per una convivenza più o meno pacifica come in La stirpe o in Perfect Creature.
- La saga di Twilight prende elementi preesistenti - società dei vampiri, romanticismo - per creare un universo composito e articolato dove i sentimenti sono il motore dell'azione. Nel farlo utilizza anche i licantropi come avveniva nei vecchi patchwork come La casa degli orrori o più recentemente in Underworld e relativi seguiti. L'insieme piace più alle spettatrici in cerca di emozioni romantiche che agli appassionati di horror, ma l'importante è che abbia un suo pubblico di riferimento e rappresenti comunque una curiosa evoluzione di una figura, quella del vampiro, che ha sempre saputo mutare nel corso degli anni per mantenersi al passo con i tempi.
Su Jimmy Sangster, Rudysalvagnini.blogspot.com, 11 agosto 2011
- Il sarcasmo, il brillante umorismo, la capacità di trovare chiavi di lettura innovative in materiale consunto sono solo alcune delle qualità che rendono così valido il lavoro come sceneggiatore di Sangster nei primo horror della Hammer. La maschera di Frankenstein è tipica in questo senso e il ritratto complesso e articolato che Sangster fa del Barone, aiutato in questo dall'eccellente interpretazione di Peter Cushing, parla da solo. La vendetta di Frankenstein avrebbe portato alla perfezione questo insieme di umorismo nero e orrore, aggiungendovi un pathos melodrammatico tale da arricchire la tenuta e la presa della storia. Ma Sangster era anche capace di produrre copioni stringati che andavano dritti al cuore della storia, senza dilungarsi in divagazioni e scevri da quell’umorismo che pure gli era evidentemente tanto caro: Dracula il vampiro, insuperata versione del romanzo di Bram Stoker, pur con tutte le libertà che Sangster si era dovuto prendere rispetto alla fonte, è un esempio più che probante. Tutto ciò tenendo presente che Sangster non provava un particolare interesse per l’orrore gotico, essendo più orientato verso lo psycho-thriller e i meccanismi del giallo, un genere che avrebbe molto praticato anche come romanziere.
- Per quanto il distacco e la modestia lo portassero a sottovalutare con ironia il proprio apporto al genere, l'horror gli deve molto per la sua capacità di svecchiare le convenzioni e di formularne di nuove: in quei pochi anni a cavallo tra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60, Sangster è stato capace di osare l'inosabile e di farlo con una levità e una brillantezza che lasciano capire come il suo talento fosse del tutto naturale, sbocciato dopo una dura gavetta che l'aveva visto partire sedicenne dai gradini più bassi della scala gerarchica dell'industria cinematografica. Uno degli ultimi testimoni di un'epoca se n'è andato, ma, naturalmente, restano le sue opere.
- Il tentativo di Gli orrori di Frankenstein è chiaro: realizzare una commedia nerissima. Il risultato ha alcuni momenti decisamente divertenti, ma l’insieme manca di una focalizzazione precisa degli intenti.
Su Christopher Lee, Rudysalvagnini.blogspot.com, 12 giugno 2015
- Sulla breccia da moltissimi anni, capace di sorprendere con interpretazioni autorevoli e intense anche in questi ultimi anni, sembrava semplicemente immortale.
- Attore sapiente e multiforme più di quanto lo spettatore normale possa immaginare, Christopher Lee si è costruito con grande determinazione una carriera eccezionale, sapendo operare nel tempo delle scelte anche radicali che al momento potevano sembrare controproducenti, ma che invece dimostravano come fosse sempre perfetamente al timone della sua barca.
- Mi piace ricordarlo nei film che l'hanno reso grande, come i capolavori della Hammer diretti da Terence Fisher (Dracula il vampiro su tutti) e come quell'affascinante affresco orrorifico filosofico che è The Wicker Man, film da lui prediletto. Un film che chiunque pensi che Christopher Lee sia un attore dal registro espressivo limitato dovrebbe vedere per capire quanto sia sbagliato questo preconcetto.
Intervista di Davide Girardi, Filmaboutit.com, 29 gennaio 2019
- La notte dei morti viventi ha aperto un'inedita stagione di horror politico, contimthumb grande uso della metafora, che alla fine degli anni '60 e negli anni '70 ha popolato gli schermi di film strani, feroci e anticonvenzionali.
- Romero ha rivoluzionato il genere horror. Esiste un horror prima e dopo La notte dei morti viventi. Già solo questo è un grande merito che nessuno può togliergli, anche se purtroppo, per tanti motivi, non ne ha potuto cogliere appieno i frutti.
- Romero è stato un autore di grande integrità, di notevole inventiva e di grandi capacità narrative, naturalmente anticonvenzionale. Era anche un autore fortemente versatile, costretto dalle circostanze a focalizzarsi su un argomento che sicuramente gli piaceva, ma altrettanto sicuramente non era l'unico che avrebbe voluto trattare.
- Il genere zombesco, con la sua moltitudine di titoli, è spesso ripetitivo e questo è un grave limite.
- Uno degli horror che ho sempre trovato tra i più affascinanti, sin da quando l'ho scoperto in una visione notturna in una tv locale nei primi anni '80, è Il messia del diavolo, che rielabora in modo originale e estremamente inquietante il concetto dei morti viventi. Un altro film affascinante e originale è Lemora la metamorfosi di Satana, che rielabora in chiave horror e allegorica l'immaginario fiabesco. Entrambi i film non hanno avuto successo (il regista del secondo non ha più diretto alcunché): avrebbero meritato maggior fortuna.
- La commedia zombie di solito è una iattura, ma ci sono delle eccezioni. L'alba dei morti dementi, per esempio, è un ottimo esempio di commedia con gli zombie, capace di essere al tempo stesso horror (e rispettosa del genere) e divertente. Per questo piaceva molto a Romero, che invece detestava Il ritorno dei morti viventi.
- Train to Busan mi è piaciuto molto. L'ho trovato un film potente e coinvolgente, realizzato benissimo: non dice cose molto nuove, ma le dice benissimo.
Recensione di Border - Creature di confine, Mymovies.it, 25 marzo 2019
- Cosa succederebbe se le creature delle leggende vivessero realmente tra noi? E, in questo caso, fino a che punto si spingerebbe la cattiveria del genere umano? Border, scritto e diretto dal promettente Ali Abbasi, cerca di rispondere a queste domande e la risposta è amara. Il film ci fa riflettere in modo profondo sul significato stesso di razzismo e sull'atteggiamento ottuso e cupo degli esseri umani nei confronti del diverso. L'approccio filosofico non è dissimile da quello del classico L'uomo che cadde sulla Terra dove l'alieno interpretato da David Bowie finiva preda dell'accoglienza pelosa dei terrestri o dell'ancor più classico Il terrore sul mondo (terzo della trilogia dedicata al mostro della laguna nera) dove il mostro acquatico finiva vittima di studi frankensteiniani degli scienziati "umani".
- La visione di creature ritenute leggendarie come minoranze etniche maltrattate e perseguitate per la loro diversità traccia un parallelo con la realtà di questi giorni e, per la verità, di qualunque giorno precedente a questi.
- Lento e senza troppi avvenimenti, il film è stranamente affascinante nel suo mescolare disadorno realismo e sense of wonder. E proprio questa scelta di una chiave realistica per rappresentare una vicenda metaforica e per certi versi fantasy è vincente e assolutamente convincente.
Intervista di Giusy Capone, Giusycapone.home.blog, 15 novembre 2020
- L'orrore fa parte della natura umana, l'abisso che ci guarda e che noi guardiamo, la morte che incombe, piacevolezze insomma su cui l'horror ci fa meditare e che a volte invece esorcizza trivializzandole. Alla fine, questo desiderio di spaventare e spaventarsi è sì come un viaggio nel tunnel dell'orrore di un luna park, ma è anche un viaggio dentro noi stessi. E questo mi ha sempre interessato.
- La forza dell'horror è quella di interpretare sentimenti e paure comuni a tutta l'umanità, sotto ogni latitudine: sa parlare un linguaggio universale compreso dovunque. In ogni parte del mondo c'è una tradizione horror: messicana, spagnola, persino brasiliana. Ci si è accorti solo negli ultimi vent'anni che esiste quella asiatica, ma esiste da un pezzo.
- Non esiste un altro genere che si sa coniugare così perfettamente con il comune sentire di ciascun popolo, proprio perché fa riferimento a un folclore radicato e persistente. L'horror non è mai particolarmente di moda perché sostanzialmente lo è sempre.
Intervista di Stefano Priarone, Lastampa.it, 4 gennaio 2021
- Mi portavano al cinema ogni settimana. Vedevo di tutto, ma quando c'era qualche mostro o quando c'era tensione, i film mi piacevano molto di più. «Fluido mortale», noto anche come «Blob» (1958) è stato il film che mi ha agganciato, quando avevo otto anni. Da allora è stato un crescendo.
- L'elemento soprannaturale è spesso presente nell'horror, ma molte volte manca. Viceversa, molti film che vedono la presenza del soprannaturale non sono horror. «Ghost» (1990), per esempio, è un film sentimentale con un fantasma. Allo stesso modo, «La vita è meravigliosa» (1946) presenta forti connotazioni soprannaturali, ma è una commedia drammatica, mentre i protagonisti di molti slasher sono dei normali serial killer. Direi che è il tono del racconto, le sue modalità, l'insistenza sul rappresentare in modo grafico il lato oscuro della natura umana a rendere tale un horror.
- Il cinema horror è, assieme a quello di fantascienza, forse il più visionario, per usare un termine molto abusato. Perciò è spesso cibo per gli occhi, capace di sorprendere con immagini e con sequenze dal grande potere spiazzante e disturbante.
Su Profondo rosso, Mymovies.it, 22 giugno 2023
- Ci sono così molte anime che si muovono e si alternano all'interno del film: quella dell'interazione tra Marc e Gianna che appartiene alla commedia giallo-rosa con schermaglie spesso persino comiche, quella dell'indagine che si muove in modo rituale tra indizi e scoperte e quella più puramente horror, rappresentata dalla brutalità degli omicidi e dai dettagli quasi (o forse del tutto) soprannaturali che si inseriscono con forza nel tessuto realistico. La fusione tra questi elementi potenzialmente dissonanti è garantita dallo stile sicuro e inventivo di un Dario Argento ai vertici della sua arte registica, pienamente padrone della scena e del racconto e capace di innovazioni e invenzioni, visuali, ma non solo.
- Di notevole fascino è anche l'uso di esterni in grado di caratterizzare in modo decisivo la visualizzazione della storia, da un bar che sembra dipinto da Edward Hopper a una villa tenebrosa e ricca di memorie alla piazza in cui Argento mette in scena in modo particolare i dialoghi tra il protagonista e il suo derelitto amico pianista: tutto congiura a generare un insieme significativo e incisivo, grazie anche alla mobilità pervasiva e creativa della macchina da presa.
- Il volto attonito che si riflette nel profondo rosso di una spessa pozza di sangue è una chiusa significativa ed emblematica di un film epocale che rappresenta la summa del thriller argentiano e insieme il suo superamento da parte dell'autore.
Note
[modifica]- ↑ Da Un film che, con una sceneggiatura astuta e una regia attenta, scivola con naturalezza dal thriller all'horror, mymovies.it, febbraio 2013.
- ↑ Da Una storia che si affida troppo ai luoghi comuni del genere e non riesce a trovare il colpo d'ala per riscattarli con qualche svolta innovativa, mymovies.it, agosto 2014.
- ↑ Da Una gestione tradizionale e solida del racconto permette di ripresentare in maniera convincente il principe dei vampiri, uno dei personaggi più sfruttati della storia del cinema, mymovies.it, dicembre 2014.
- ↑ Da Flani (18) - Il terrore viene dalla pioggia, rudysalvagnini.blogspot.com, 28 dicembre 2014.
- ↑ a b Da Un film cupo e ossessivo che impressiona figurativamente, con una eleganza quasi pittorica che riflette l'oscurità piombata sulle anime dei suoi protagonisti, mymovies.it, agosto 2016.
- ↑ Da Horror claustrofobico, un riuscito esercizio di costruzione della suspense, mymovies.it, febbraio 2017.
- ↑ Da Slender Man arriva al cinema: l'icona horror funziona ma il film convince poco sul piano della narrazione, mymovies.it, 4 settembre 2018.
- ↑ Da Un film esorcistico-demoniaco diverso dal solito, carico di una sinistra atmosfera opprimente, mymovies.it, 30 gennaio 2019.
- ↑ a b Da Nel sequel di Unfriended l'orrore emerge dalle oscure profondità del web, sullo schermo di un computer, mymovies.it, 16 maggio 2019.
- ↑ Da Un horror godibile che disperde il potenziale dei temi affidandosi alle convenzioni più banali del genere, mymovies.it, 20 maggio 2021.
- ↑ Da Da un racconto di Joe Hill, il ritorno all'horror di Scott Derrickson è un film catartico e ricco di pathos, mymovies.it, 20 giugno 2022.
- ↑ Da Horror e musica si intrecciano in una solida atmosfera gotica, mymovies.it, 9 gennaio 2024.
- ↑ a b Da Un horror ecclesiastico non sempre convincente, ma con un'ottima Sydney Sweeney, mymovies.it, 22 marzo 2024.
Voci correlate
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