Carlo Sgorlon

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Carlo Sgorlon (1930 – 2009), scrittore italiano.

Citazioni di Carlo Sgorlon[modifica]

  • Durante decenni di attività letteraria mi sono meravigliato un po', e anche rattristato, che proprio quelli che io ritenevo essere i miei pregi maggiori, umani e letterari, contribuissero a crearmi attorno un alone di silenzio.[1]
  • I friulani hanno molte doti, da me largamente rappresentate ma tra esse la magnanimità è molto rara.[2]
  • [Difendendosi da certe critiche] Io sono uno scrittore o molto amato o molto ignorato o addirittura detestato. Sono respinto dalla cultura egemone (laica, progressista, a volte avanguardista, dell' area Repubblica-Espresso, per intenderci)... Ritengo che la ragione più vera della sua stroncatura sia che lei appartiene a una cultura diversissima dalla mia... Non sono un cantastorie "presuntuoso", come lei afferma, ma un cantastorie e basta.[1]
  • La civiltà umana va avanti secondo determinati cicli. Ci sono cicli in cui prevale la razionalità, il realismo, la scientificità... Ma io credo che quel periodo stia per finire. Perché, mi domando, si era perduta quella dimensione? Credo di poter rispondere: causa della ideologia marxista che è razionalista, scientifica e pretendeva di creare un uomo in cui ogni spunto di carattere fantastico, religioso, superstizioso fosse eliminato. In Italia abbiamo vissuto una specie di orgia marxista che gettava discredito su tutto quello che non era riducibile alla ragione e alla scienza. Niente di più aberrante. Come potremmo vivere in una dimensione totalmente razionale, quando siamo circondati di mistero da tutte le parti? Si dirà: ma la scienza mette in fuga il mistero... Falso. La scienza non fa che spostare il mistero sempre più in là, alza la soglia...[3]
  • [...] la parola Nord-Est fu inventata da me, per indicare, [...], il Friuli, che in effetti è il Nord-Est più Nord-Est che ci sia.[4]
  • Non v'è nulla come il denaro speso che faccia riflettere la gente, e sia in grado di modificarne i giudizi. (da Il velo di Maya)
  • Ognuno cerca sempre un alibi per schermare, almeno un po', il galoppo del suo scopo più vero, perché vorrebbe che esso recasse almeno un mantello di generosità e di altruismo sulle spalle. (da Il velo di Maya)
  • [Getsèmani di Giorgio Saviane] [...] un'appassionante meditazione religiosa, che non rinnega, ma sublima, la dimensione antropologica e quella amorosa, collocandole in un clima religioso.[5]
  • Una delle prime cose che dovete fare è iniziare a crearvi una storia e una tradizione. (invito rivolto ai cittadini del Comune di Vajont nel 1997[6])

Gli dèi torneranno[modifica]

Incipit[modifica]

Nei paesi e nelle città del Perù, tutti dominati dalle cime imponenti delle Ande, Simone era vissuto una decina di anni, dopo aver lasciato definitivamente il mare.
In terraferma era diventato una specie di cantastorie, uno di quegli uomini di teatro che fanno tutto da sé, i testi, le canzoni e le musiche, e i suoi spettacoli accendevano entusiasmi congestionati nelle platee sudamericane, anche perché era accompagnato da Moira, una meticcia di splendide forme e dalla voce d'oro.

Citazioni[modifica]

  • «[...] il mondo è pieno di amici. Basta saperli trovare. Io li vedo subito da lontano, come pepite d'oro in mezzo a un mucchio di sassi.»
  • Simone credeva di sapere già tutto sull'emigrazione, essendo stato egli stesso per tanto tempo in giro per il mondo. Invece leggendo il diario di Remigio si accorse che non era così. La sua era stata soltanto un'avventura giovanile e prolungata, il vagabondaggio di un individuo privilegiato che in ogni luogo si trovava come a casa sua. Piuttosto che un emigrante, era stato un vagabondo, un viaggiatore, che dovunque scopriva i volti nuovi e singolari del mondo, e almeno per vent'anni non aveva affatto pensato a Jalmis e a ciò che si era lasciato alle spalle. Per lui l'estero era stato veramente il Lasimpon, l'indefinito paese della fantasia, collocato dappertutto.

Il trono di legno[modifica]

Incipit[modifica]

Da ragazzo vissi sempre con la testa piena di vento. Vidi una volta un bambino che correva nel cortile con uno straccio sugli occhi e un'estrema sicurezza che fu distrutta bruscamente quando andò a sbattere contro la palizzata dell'orto. Per molto tempo io andai avanti alla maniera di quel bimbo. Non mi chiedevo il perché delle cose, mi limitavo a starci dentro con fervore avventuroso, con la faccia rossa e piena di stupore, come uno che abbia fatto una lunga corsa.

Citazioni[modifica]

  • «Ognuno di noi crede di essere libero di scegliere la propria esistenza, ma non fa altro che seguire orbite prestabilite»
  • «Noi riteniamo di vivere la vita come individui separati da tutto il resto. Ma non siamo che attimi insignificanti della sua eternità».

I sette veli[modifica]

Incipit[modifica]

Quando arrivava la festa dell'Immacolata, io cominciavo già a entrare nel clima di attesa per la notte di santa Lucia. Era un'attesa ansiosa e tuttavia anche sicura e trnquilla, perché v'era in me una totale certeza che le mie speranze non sarebbero state deluse. La santa aveva sempre lasciato nella mia camera i regali che desideravo. Anche mia madre, Iole, teneva svegli il mio desiderio e la mia fantasia, parlandomi spesso dei doni e di quella notte centrale e specialissima della mia vita.

Citazioni[modifica]

  • Ai nostri tempi non c'era più nessuna resurrezione di Lazzaro, nessun figlio di vedova si levava a sedere dentro la bara. Tutte le meraviglie del miracolo si erano consumate nel breve giro degli anni pubblici di Gesù, e poi ai credenti era rimasta soltanto la nostalgia dei tempi, e la aspettativa di un impossibile ritorno. I miracoli clamorosi, che avrebbero dissipato ogni incredulità, si erano consumati tutti allora. Vi era stato come una sorta di spreco. Ora quel capitale era finito, a quella moneta non si poteva più ricorrere, e di essa vi era soltanto il ricordo e il rimpianto. (p. 76)

L'armata dei fiumi perduti[modifica]

Incipit[modifica]

Dopo i fatti di luglio parve a Marta che ogni cosa fosse per cambiare e che la fine della guerra stesse ormai a portata di mano. Ogni giorno si chiedeva perché i nuovi governanti non si decidessero a firmare la pace, dal momento che non restava altro da fare, e proprio per questo il governo precedente era stato abbattuto. Ma l'accadere di ogni giorno è una cosa e la logica è un'altra, e raramente coincidono. Perciò Marta non riusciva neppure a trovar le parole per tranquillizzare la signora Esther, nella cui casa viveva da moltissimi anni.

Citazioni[modifica]

  • Il povero soldato fu condannato a morte | lontan dalla consorte, vicino al colonnel.. (p. 9)
  • Il destino di noi soldati è quello di uccidere uomini che sono già tutti condannati a morte dalla natura. Non è pazzesco? (p. 29)
  • Non bisogna pensare troppo, a questo mondo. Se no si diventa matti. (p. 29)
  • La guerra, cammina cammina, dopo aver girato per l'Africa, i Balcani, la Russia, la Scandinavia, la Francia era arrivata anche in Friuli, e adesso Dio solo sapeva cosa sarebbe successo. La guerra era come la grandine, che girava a capriccio, e a chi toccava toccava. (p. 44)
  • Il Friuli e la steppa si somigliano almeno in una cosa.
    Ossia?
    Nei nostri cimiteri sono seppelliti molti italiani, e nei vostri molti cosacchi. Una specie di gemellaggio nella morte. (p. 128)
  • Se nella battaglia senti l'odore della terra, invece di quello degli spari, per te ci può essere salvezza. (p. 195)
  • La terra è madre. Da essa veniamo e ad essa torneremo. In essa ci seppelliranno quando sarà finita. La terra è il principio e la fine, e tutto il resto non è che favola. (p. 195)

Citazioni sul libro[modifica]

  • Questo è un romanzo "misto di storia e d'invenzione". I personaggi sono frutto di fantasia, ma la duplice tragedia del popolo friulano e di quello cosacco appartengono agli eventi poco noti della seconda guerra mondiale. Ho ricavato notizie di vario genere, spunti, motivi, suggerimenti, canzoni, ritornelli da libri che sull'argomento sono stati pubblicati in Friuli, come La terra impossibile di Bruna Sibilla Scizia, e L'armata in fiamme di Pier Arrigo Carnier, ma soprattutto dai Cosacchi di Leone Tolstoj. (dalla prefazione)

Citazioni su Carlo Sgorlon[modifica]

  • Un narratore discreto, diciamo pure buono, ma io scrivo versi e tra di noi c'è una differenza di interessi. (Andrea Zanzotto)
  • Uno scrittore importante, che interpreta bene temi e sentimenti popolari. Sgorlon non fa bene a lamentarsi in questo modo: avere un successo popolare non porta automaticamente all'attenzione della critica. Io stesso sono stato più citato dai critici in Francia e in Argentina piuttosto che in Italia, ma non per questo farei mai l'errore di lamentarmi della scarsa attenzione che tocca, di fatto, agli scrittori isolati. (Ferdinando Camon)

Note[modifica]

  1. a b Citato in Corriere della Sera, 9 gennaio 2009.
  2. Citato in Corriere della Sera, 26 dicembre 2009.
  3. Da Il Tempo; citato in Selezione dal Reader's Digest, marzo 1985.
  4. Da Il Messaggero Veneto, 17 maggio 1998.
  5. Citato nell'introduzione a Il tesoro dei Pellizzari, Edizione Mondadori – De Agostini, 1990.
  6. Durante la presentazione de L'ultima valle, romanzo dedicato alla tragedia del Vajont.

Bibliografia[modifica]

  • Carlo Sgorlon, Il velo di Maya, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 2006. ISBN 88-04-55044-9
  • Carlo Sgorlon, Gli dèi torneranno, CDE, 1977.
  • Carlo Sgorlon, Il trono di legno, Arnoldo Mondadori Editore, 1973.
  • Carlo Sgorlon, I sette veli, Arnoldo Mondadori Editore, 1986.
  • Carlo Sgorlon, L'armata dei fiumi perduti, prefazione di Carlo Sgorlon, Arnoldo Mondadori Editore, 1985.

Filmografia[modifica]

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