Carlo Maria Martini

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Carlo Maria Martini

Carlo Maria Martini (1927 – 2012), cardinale, arcivescovo e teologo italiano.

Citazioni di Carlo Maria Martini[modifica]

Carlo Maria Martini in un'immagine del 2006
  • La Bibbia parla della infinita grandezza di Dio, anche della sua incommensurabilità, del fatto che Dio è immensamente più grande del nostro cuore, del nostro essere, del nostro spirito. E quindi non ci sarebbe alcuna sorpresa se venissero fuori dei dati di abitazione di altri pianeti da parte di altre persone, cioè non toccherebbe per nulla il messaggio biblico.[1]
  • [Gianna Beretta Molla fu] una testimonianza preziosa di spiri­tualità coniugale e familiare, un autenti­co cammino di santità.[2]
  • La televisione ha chiarito che il mio prossimo non ha confini. Anche nel Vangelo il prossimo della parabola del Samaritano supera i confini, però la televisione ce l'ha reso presente...[3]
  • Halloween è un tipo di festa estranea alla nostra tradizione che ha valori immensi e che deve essere continuata. Quello dei defunti è un culto della nostra storia: è il momento in cui si apre la speranza per l' eternità. Un momento in cui il Signore ci fa comprendere che la vita è più ampia di quella terrena.[4]
  • Personalmente ritengo che Dio ci ha creato uomo e donna e che perciò la dottrina morale tradizionale conserva delle buone ragioni su questo punto. Naturalmente sono pronto ad ammettere che in alcuni casi la buona fede, le esperienze vissute, le abitudini contratte, l'inconscio e probabilmente anche una certa inclinazione nativa possono spingere a scegliere per sé un tipo di vita con un partner dello stesso sesso. Nel mondo attuale tale comportamento non può venire perciò né demonizzato né ostracizzato.[5]
  • Io ritengo che ciascuno di noi abbia in sé un non credente e un credente, che si parlano dentro, si interrogano a vicenda, si rimandano continuamente interrogazioni pungenti e inquietanti l’uno all’altro. Il non credente che è in me inquieta il credente che è in me e viceversa.[6]
  • Sono pronto anche ad ammettere il valore di una amicizia duratura e fedele tra due persone dello stesso sesso. L'amicizia è sempre stata tenuta in grande onore nel mondo antico, forse più di oggi, anche se essa era per lo più intesa nell'ambito di quel superamento della sfera puramente fisica di cui ho parlato sopra, per essere un'unione di menti e di cuori.[5]

Da Le sorprese del linguaggio di Gesù

avvenire.it, 28 febbraio 2011.

  • Spesso il linguaggio usato per parlare di Dio è stentato e fiacco, a volte imbarazzato, a volte generico; ci si divide facilmente in verticalisti e orizzontalisti, tradizionalisti e progressisti, si formulano giudizi che, alla luce del Vangelo, risultano perlomeno inadeguati.
  • Il parlare di Gesù accompagna il suo agire e lo interpreta: la signoria di Dio è dimostrata attraverso le opere e illustrata attraverso le parole.
  • [...] per annunciare autenticamente il Vangelo è necessario in qualche misura velarlo.
  • La parabola di Gesù mantiene tutta la sua carica di enigmaticità, lascia all'ascoltatore il compito di comprenderla, lo interpella e lo costringe a interrogarsi, lo coinvolge in prima persona e lo impegna alla ricerca del senso.
  • [...] le parabole sono un atto di cortesia, di rispetto della libertà degli uomini, di condiscendenza, quasi di tenerezza.
  • I ritmi della conoscenza che proviene dalla fede sono lenti. Per questo la rivelazione va anche nascosta, velata. La libertà dell’uomo non è in grado di reggere tutto il peso della rivelazione di Dio. Così le parabole sgorgano dal cuore di Gesù sotto la spinta incalzante dell'urgenza dell'evangelo; esse sono spontanee, non artificiali, nascono dalla vita stessa. Le parabole sono, in questa prospettiva, uno dei frutti più belli del mistero dell'incarnazione, la frontiera cui il linguaggio viene spinto dal Figlio di Dio, affinché risulti adatto a comunicare il mistero del Regno nel rispetto della concreta situazione dell'uomo.

Da Ragionando con Martini di peccato e Resurrezione

Intervista di Eugenio Scalfari, repubblica.it, 13 maggio 2010

  • La Resurrezione del Cristo non è un miracolo. Il Dio che attraverso il Figlio ha assunto natura umana, dopo la morte sulla croce riassume la sua natura divina e immortale
  • Una stilla di divino c'è in ogni uomo. Siamo le foglie dissimili di un unico albero. Non spetta a me distinguere le foglie meglio riuscite. Cristo ha detto: non giudicate
  • [...] il Golgota rappresenta il peccato del mondo. A volte la Chiesa si occupa di troppi peccati e non tutti nella Chiesa sanno e sentono che quello è il solo, vero peccato: la sopraffazione, l'umiliazione, il disconoscimento del proprio simile tanto più se è debole se è povero se è escluso. E se è un giusto. Uno che non farebbe mai cose che umiliano la dignità della persona. Il Golgota dovrebbe essere l'inizio di un percorso penitenziale che dura tutta la vita.
  • [Sant'Ignazio di Loyola] Lo ha raccontato lui stesso, peccò a lungo e fortemente, per dirla con Lutero; la sua conversione fu totale, la sua espiazione lunghissima, accompagnata da un amore per la vita e per le opere tra le quali appunto la fondazione d'una Compagnia che dopo quattrocent'anni è ancora uno dei pilastri della nostra Chiesa.

Colti da stupore[modifica]

  • La nostra sopravvivenza come genere umano è legata alla capacità di sentirci tutti sulla stessa barca e di trovare le occasioni per valorizzare questo fatto sapendo che, seppure invisibilmente, Gesù è in mezzo a noi.
  • Ogni comunicazione deve tenere presente come fondante la grande comunicazione di Dio, capace di dare il ritmo e la misura giusta ad ogni gesto comunicativo.
  • Stare sulla barca con Gesù non era una semplice nota di viaggio ma si manifestava come una scelta di via.
  • Un gesto sarà tanto più comunicativo quanto non solo comunicherà informazioni, ma metterà in rapporto le persone.

Il comune sentire[modifica]

  • Gli uomini si dividono in due grandi categorie: quelli che, ad esempio di fronte all'incertezza della strada da prendere, per nulla al mondo chiederebbero informazioni; e coloro invece che domandano con facilità.
  • La negazione della verità assume spesso la figura dell'omissione voluta e colpevole, condizionata dalla paura o dall'interesse, o anche dalla paciosità: mi guardi il Signore da queste trappole, oggi come allora.
  • La preghiera esiste in noi in uno strato ancora più profondo della stessa fede. Dunque anche chi dice di non avere fede può pregare con intensità per averla.
  • Non esistono domande sciocche, ma solo risposte non pertinenti.
  • Non esistono domande sciocche, se derivano da un vero desiderio di sapere e non solo da una volontà di riaffermare ciò che si pensa.

Il rischio della fede[modifica]

  • Abramo rappresenta Israele che cerca Dio; Abramo è l'uomo che cerca Dio, è una moltitudine, è tutti coloro che cercano Dio, è ciascuno di noi in cammino alla ricerca di Dio per adeguarsi alla sua parola.
  • La Parola di Dio è ciò che vince in noi la battaglia della fede.
  • Lo scopo della disciplina spirituale, della vita religiosa in particolare, è di avere gente salda, perfetta ed aderente a tutti i voleri di Dio.

Israele, radice santa[modifica]

  • Il dossier gerosolimitano è immenso: biblico, rabbinico, filosofico, teologico, letterario. Da David a Dante Alighieri, a Hegel ai nostri giorni: è un dossier senza fine.
  • Il nuovo testamento ha cercato in vari modi di penetrare questo mistero di Gerusalemme.
  • L'ebraismo non può disperare della fedeltà di Dio, è prigioniero della speranza. Ma anche noi siamo legati a questa speranza.
  • La Gerusalemme del mistero, luogo della presenza salvifica di Dio, assume dei significati che possono essere letti in tutti gli aspetti della vita e possono riferirsi a mille realtà della ricerca che Dio fa dell'uomo e del cammino dell'uomo verso Dio.

La donna nel suo popolo[modifica]

  • Il carisma di Maria è lo sguardo confortante all'insieme del corpo ecclesiale, che la rende attenta per tutti i punti dolenti e pronta ad esprimerli, a provvedere avvisando chi di dovere, facendo intervenire altri.
  • L'umanità di oggi è simile al popolo di Israele quando era schiavo del faraone d'Egitto. Siamo schiavi del non senso, della via vuota, della stupidità.
  • La crisi del ruolo della donna nella società è il crocevia di molti altri problemi sociali, umani e religiosi del nostro tempo.
  • La verità è qualche cosa che non si nasconde.
  • Per i piccoli il Vangelo è evidente.

Le età della vita[modifica]

  • L'andare a mendicare è il sommo della vita ascetica. È poi lo stadio del dipendere da altri, quello che non vorremmo mai, ma che viene, al quale dobbiamo prepararci.
  • L'atteggiamento di Gesù dimostra l'importanza che può assumere la decisione di un dodicenne.
  • Nel rapporto con i genitori sta talora la radice di quelle paure vocazionali che spesso ci affliggono: la paura a decidersi, ad affidarsi.
  • Mentre le feste indicano che la vita è in cammino verso Dio, le processioni, i pellegrinaggi ci portano fuori dal ritmo abituale, ci fanno comprendere che non siamo legati alle condizioni normali dell'esistenza ma che abbiamo spazi di libertà, che possiamo consacrare le nostra vita a Dio, possiamo indirizzarla a Lui, così come un pellegrinaggio è indirizzato al suo termine.

Sto alla porta[modifica]

Incipit[modifica]

La parola "Non ho tempo" la diciamo e l'ascoltiamo così spesso che ci pare come un condensato dell'esperienza comune. Noi abbiamo un'acuta percezione della sproposizione tra il tempo che abbiamo e le sempre più numerose opportunità a nostra disposizione, e insieme le molteplici scadenze, urgenze, attese che ci incalzano.
Ma se potessimo dilatare a dismisura il nostro tempo, se potessimo avere, come talora ci capita di desiderare, una giornata di quarantotto ore invece di ventiquattro, la nostra inquietudine si placherebbe? Certo, riusciremo a fare molte più cose (almeno lo pensiamo). È però questo ciò di cui abbiamo bisogno? Non credo. L'ansia che ci prende al pensiero dello scorrere del tempo non dipende dal numero delle ore che abbiamo a disposizione.

Citazioni[modifica]

  • "Il tempo è denaro", dice un proverbio e bisogna darsi da fare perché fruttifichi al massimo! Il proverbio latino corrispondente è il carpe diem: afferra l'attimo fuggente! "Quant'è bella giovinezza / che si fugge tuttavia / Chi vuol essere lieto sia: / di doman non c'è certezza".[7]
    Insomma, se il tempo fugge, inseguiamolo senza tregua, per averne il più possibile a nostro vantaggio. Se ci incalza, affrontiamolo con foga, in modo da ricavarne tutte le soddisfazioni possibili prima di esserne sconfitti. Se ci svuota di energie, preveniamolo con astuzia, stipandolo di bene e di benessere senza perdere neppure un istante. Sono tanti i modi di riempire il tempo per illudersi di possederlo. (p. 19-20)
  • Ostentare ricchezza, potere, sicurezza, salute, attivismo, sono tutti espedienti per esorcizzare l'angoscia del tempo che ci sfugge dalle mani. (p. 20-21)
  • Il frutto maturo della vita cristiana è la carità. (p. 74)

Verso Gerusalemme[modifica]

  • Chi guarda con oggettività e con qualche completezza ai problemi della gente, li sente superiori alle forze umane.
  • Ciò che Gesù ha fatto per la sua città, entrando in essa con benevolenza, apertura e non armato né di armi né di pregiudizi, penso che lo farebbe e lo faccia per ogni nostra città moderna.
  • Dopo il lungo silenzio di fronte agli accusatori di ogni tipo, di fronte ai maltrattamenti e alle ingiustizie che Gesù, nel momento della morte, esce con il grido : "Dio mio Dio mio perché mi hai abbandonato?". È la parola di qualcuno che, avendo interiorizzato tutte le delusioni, le amarezze e i dolori del mondo, avendo sentito cadere sulla sua persona tutto il mistero della sofferenza ed avendo cercato una ragione, un senso per questo terribile mistero, trova finalmente nelle Scritture la parola chiave, il versetto che interpreta il suo vissuto.
  • Essere chiesa nel deserto significa anzitutto che la Chiesa cerca il deserto e di esso si nutre.
  • Essere nel deserto vuol dire accorgersi di chi, ai lati della strada, è più disperato di noi, più solo di noi; vuol dire vivere la prossimità.Nel deserto, infatti, la prossimità è come più immediata, perché si comprende il bisogno di chi è più solo di noi.
  • Gerusalemme appare non come una città che ha già raggiunto un ideale a cui tutti dovrebbero tendere, ma come il luogo in cui questo ideale è il più contrastato, è il più difficile, il più smentito dai fatti, e dove dunque l'accanimento della speranza che non cede è segno e stimolo per ogni altra città minacciata da conflitti ed inimicizie.
  • Il bambino trova tutto naturale e tutto grande, tutto in qualche modo molto bello, perché lo allarga con i suoi sogni.
  • L'antitesi alla città biblica non è la campagna ma il deserto che tutto divora e tutto distrugge; dunque la scelta è o il deserto o la città.
  • L'ingresso di Gesù in Gerusalemme assume il significato dell'incontro di Gesù con quella che era per gli ebrei la città per eccellenza, quella che gli arabi chiamano ancora oggi la santa, la città della promessa e della speranza.
  • La Genesi collega la preghiera per Sodoma, che dice quanto vada amata una città che appare perduta, con la capacità di ospitare stranieri, nei quali si ospita poi Dio stesso.
  • La prima parola di Maria è una domanda di senso.
  • La vita è il tema nodale di tutte le religioni, è l'anelito dell'umanità.
  • Le città, dunque, a partire dalla prima, sono fondante sulla paura e si difendono facendo paura, imponendosi con l'altezza delle loro muraglie e la forza delle loro guarnigioni.
  • Le Scritture permettono di comprendere il significato di tutti gli eventi straordinari che sono accaduti in questa terra, di quelli che devono accadere e che accadranno nel mondo.
  • Nel deserto occorre scegliere tra la fiducia in Dio e la disperazione di chi si butta per terra e si lascia morire.
  • Non si può parlare di Gerusalemme senza amarla.
  • Per superare le maledizioni e le fatiche della città e per leggere dentro di essa la presenza di non poche benedizioni come pure di non poche gioie sincere, non occorre necessariamente avere davanti agli occhi una città ideale, ma almeno un ideale di città.
  • Spesso la paura non si prova di fronte a un pericolo o di fronte alle urgenze, anche gravi, se prese una per una; la paura coglie e sorprende quando ci si trova di fronte alla città non nei suoi elementi singoli, così come li scomponiamo ogni giorno per riuscire a ordinare le nostre azioni in maniera efficace, ma di fronte alla città allo stato puro, massiccia, inattaccabile.
  • Tutto il racconto della passione è pieno di misteri, di enigmi, di oscurità; è come un cielo in tempesta con tuoni, lampi, fulmini che spaventano.

Incipit di alcune opere[modifica]

Il coraggio della passione[modifica]

In questa meditazione impostiamo una prima domanda a Pietro, che suona così: qual era la tua fede prima che incontrassi Gesù? Mi interessa per capire come si è svolto il suo itinerario, da dove è partito.
E Pietro ci risponderebbe: la mia era una fede ebraica, molto semplice, molto solida. Ero un adulto sposato, ebreo messianico perché aspettavo il Messia ed ero legato agli amici di Giovanni Battista.

Qualcosa di così personale[modifica]

Desidero percorrere insieme a voi un itinerario di preghiera con il Vangelo di Luca perché Luca è l'evangelista che più ci parla della preghiera. La preghiera che Gesù pronunciava sul far del giorno, in un luogo deserto (4,42), oppure quella di notte, sulla montagna (6,12), e quella durante il Battesimo (3,21). Il Vangelo di Luca parla anche della nostra preghiera: racconta la parabola dell'amico importuno (11,5-8), quella della vedova e del giudice disonesto (18,1-8), per dirci che è necessario pregare sempre, senza stancarci.

Sulle strade del Signore[modifica]

Che cosa è il cuore nuovo, da cui nasce la pace?
I testi biblici ci possono aiutare a farci un'idea concreta del cuore nuovo. Nel Vangelo di Luca si dice che «Maria serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). A sua volta, Paolo scrive nella Lettera ai Galati: «E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!»[8]

Citazioni su Carlo Maria Martini[modifica]

Ultimo saluto alla salma di Carlo Maria Martini, piazza Duomo, Milano 2012
  • Da morto, Martini sembra piacere a tutti. Eppure, da vivo, molti, fuori e dentro la Chiesa, si consideravano suoi nemici dichiarati. (Gianni Barbacetto)
  • Il suo pensiero impregnato dalle Scritture, la sua visione chiaroveggente e profondamente cordiale dell'ebraismo – sia in se stesso, sia in relazione con il Cristianesimo e la Chiesa –, il fascino che Gerusalemme esercita su di lui ed anche il carattere provocatorio di certe sue idee ed iniziative – tutto questo mi ha colpito in modo particolare. (Bruno Hussar)
  • La sua forza era quella di costringere tutti i suoi interlocutori, cristiani o laici, a riflettere e a mettersi in gioco. (Gianni Barbacetto)
  • Martini credeva fermamente in Gesù Cristo, figlio di dio, io ho sempre avuto come uno dei riferimenti principali del mio modo di pensare Gesù di Nazareth, figlio dell'uomo. La nostra differenza era questa – che è grossa – ma non tale da non consentirci di camminare la mano nella mano. (Eugenio Scalfari)
  • Martini sempre attento a non sommergere con la propria cultura l'interlocutore, discreto nell'entrare nelle vite degli altri ma generoso nel comprenderne le debolezze, nel porsi umilmente nella condizione di chi soffre, di chi non crede più o non ha mai creduto. (Ferruccio de Bortoli)
  • Un grande guardiano di confine. (Paolo Mieli)

Note[modifica]

  1. Dal programma televisivo La fede oggi, Rai 1, 1969; spezzone ritrasmesso nel documentario Correva l'anno: Carlo Maria Martini: il cardinale del dialogo, Rai 3, 21 marzo 2011.
  2. Citato da Renata Maderna, Gianna Beretta Nolla : il sacrificio della mamma santa, FamigliaCristiana.it, 28 aprile 2019.
  3. Citato in Karl Popper, John Condry, Cattiva maestra televisione, traduzione di Marina Astrologo e Claudia Di Giorgio, CDE, 1996.
  4. Citato in Il cardinale contro Halloween, la Repubblica, 31 ottobre 2000.
  5. a b Citato da Martini: il valore di un legame tra persone dello stesso sesso, Corriere.it, 23 marzo 2012.
  6. Citato da Carlo Maria Martini, Carlo Maria Martini: credenti aggrappati sull'abisso, Avvenire, 20 0ottobre 2015.
  7. Lorenzo de' Medici, Canzona di Bacco, in Canti carnascialeschi.
  8. Lettera ai Galati, 4, 6.

Bibliografia[modifica]

  • Carlo Maria Martini, Il rischio della fede, Edizioni Mondadori, 2013
  • Carlo Maria Martini, Colti da stupore, Edizioni Mondadori, 2012
  • Carlo Maria Martini, Il comune sentire, Edizioni Mondadori, 2011
  • Carlo Maria Martini, Le età della vita, Edizioni Mondadori, 2011
  • Carlo Maria Martini, Il coraggio della passione. L'uomo contemporaneo e il dilemma della scelta, Piemme, 2010. ISBN 9788856615302
  • Carlo Maria Martini, Verso Gerusalemme, Feltrinelli Editore, 2004.
  • Carlo Maria Martini, La donna nel suo popolo. Il cammino di Maria con gli uomini e le donne di tutti i tempi, Ancora, 2002.
  • Carlo Maria Martini, Qualcosa di così personale. Meditazioni sulla preghiera, Mondadori, 2009. ISBN 9788804594680
  • Carlo Maria Martini, Israele, radice santa, Vita e Pensiero, 1993.
  • Carlo Maria Martini, Sto alla porta, Centro Ambrosiano, Milano 1992.
  • Carlo Maria Martini, Sulle strade del Signore, PIEMME-ANCORA, 1985.

Voci correlate[modifica]

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