Miguel de Unamuno

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Miguel de Unamuno

Miguel de Unamuno y Jugo (1864 – 1936), scrittore e filosofo spagnolo.

Citazioni di Miguel de Unamuno[modifica]

  • Accade invariabilmente che il punto di partenza della saggezza sia la paura.[1]
  • Ciò che è divinamente umano non è il sacrificarsi sull'altare delle idee. Mi interessano più le persone che le loro dottrine, e queste solo in quanto mi rivelano quelle.[2]
  • Colui che vive lottando contro la stessa vita agonizza.[3]
  • Detesto ogni etichetta: semmai la più sopportabile mi sarebbe quella di ideoclasta.[2]
  • Generalmente ciò che detestiamo negli altri lo detestiamo perché lo sentiamo anche nostro. Non ci danno fastidio i difetti che noi non abbiamo.[4]
  • Il mestiere dei cristiani non è vendere il pane ma il lievito.[5]
  • Io porto Roma nella mia testa, impressa nella mente, Napoli negli occhi, stampata nelle pupille, Firenze nel cuore, diluita in tutto il mio spirito.[6]
  • La maggior parte di coloro che pensano di cambiare idea, non ne hanno mai avuta una.[4]
  • La più odiosa di tutte le tirannie è, secondo me, quella delle idee...[2]
  • [L'origami] Scienza in grado di aprire i più vasti orizzonti al pensiero portandolo verso contemplazioni sublimi.[7]

Del sentimento tragico della vita[modifica]

  • Il mondo intellettuale si divide in due classi: da una parte i dilettanti, dall'altra i pedanti.[8]
  • L'uomo, per il semplice fatto di essere uomo, di aver coscienza di sé, è, in confronto all'asino o al granchio, un animale malato. La coscienza è malattia.[8]
  • La scienza è un cimitero di idee morte, anche se ne può uscire la vita.[8]

Diario intimo[modifica]

  • Bisogna cercare la verità e non la ragione delle cose e la verità si cerca con l'umiltà.
  • Il vero servo di Dio non ha altra patria che il cielo.
  • La fede è la prova della verità di ciò che si crede.

L'agonia del Cristianesimo[modifica]

  • Chi impone la fede a un altro con la spada, quello che cerca di convincere è se stesso.
  • I veri atei sono pazzamente innamorati di Dio.
  • L'essenza dell'uomo è la pigrizia e quindi l'orrore della responsabilità.
  • La pedagogia gesuitica è profondamente anticristiana.
  • La sofferenza dei monaci e delle monache, dei solitari d'ambo i sessi, non è una sofferenza della sessualità ma di maternità e di paternità, cioè di finalità.
  • La storia è il pensiero di Dio sulla terra degli uomini.
  • La verità è qualcosa di collettivo, sociale, perfino civile: è vero quello che accettiamo e su cui c'intendiamo. E il cristianesimo è qualcosa d'individuale e di non comunicabile. Ecco perché agonizza in ognuno di noi.
  • Noi uomini viviamo insieme, ma ognuno muore da solo e la morte è la suprema solitudine.
  • Non c'è maggior consolazione di quella della desolazione, come non c'è speranza più attiva di quella dei disperati.
  • Tutte le ortodossie hanno cominciato con l'essere eresie.
  • Una fede che non dubita è una fede morta.
  • Vedo la politica elevata a religione e la religione elevata a politica.

Nebbia[modifica]

  • I miei lettori sanno che i medici si agitano in questo dilemma: o lasciar morire l'ammalato per timore di ucciderlo, o ucciderlo per timore che muoia. (Post-prologo; 2021)
  • Il sogno di uno solo è l'illusione, l'apparenza; il sogno di due è già la verità, la realtà. Cos'è il mondo reale, se non il sogno che tutti sognano, il sogno comune a tutti?
  • Il caso è l'intimo ritmo del mondo, il caso è l'anima della poesia.
  • L'uso danneggia e persino distrugge la bellezza. La più nobile funzione di un oggetto è essere contemplato.
  • La smania di viaggiare deriva dalla topofobia e non dalla filotopia.
  • Muore tutto, tutto, tutto; tutto è morto per me! Ed è peggio che tutto muoia per me che io muoia al tutto.
  • Noi uomini non soccombiamo alle grandi pene o alle grandi allegrie perché queste pene e queste allegrie sono avvolte in un'immensa nebbia di piccoli incidenti. E la vita è questo, nebbia.

Vita di Don Chisciotte e Sancio[modifica]

  • Sono i martiri a fare la fede, assai più che la fede a fare i martiri. (Prima parte, cap. XLV, p. 443)
  • Soltanto chi mette alla prova l'assurdo può conquistare l'impossibile. (Prima parte, cap. XLV, pp. 445-447)[9]
  • La verità è ciò che fa vivere, non già ciò che fa pensare. (Seconda parte, cap. LVIII, p. 693)
  • Quel che importa è lasciare il proprio nome affidato ai secoli futuri, è vivere nella memoria delle genti. Quel che importa è non morire! Non morire! Questa è la radice ultima, la radice delle radici della follia chisciottesca. Non morire, non morire! Ansia di vita, ansia di vita eterna è ciò che ti diede vita immortale, mio signor Don Chisciotte: il sogno della tua vita fu ed è il sogno di non morire. (Seconda parte, cap. LXVII, p. 751)

Incipit di El espejo de la muerte[modifica]

La poveretta! Era una languidezza traditrice quella che giorno dopo giorno si impossessava di tutto il suo corpo.[10]

Citazioni su Miguel de Unamuno[modifica]

  • Singolarissimo spirito di mistico «moderno», riafferrandosi a suo modo alle sorgenti morali della razza, egli proclama la necessità della fede non in quanto essa si rivolge a una realtà trascendente, ma in quanto crea essa stessa il proprio oggetto, soddisfatta e beata unicamente di sé. (Silvio D'Amico)
  • Unamuno aveva visto la caratteristica dell'esistenza umana nel dramma dell'azione spezzata tra il sogno e la realtà, tra l'agonia del finito e la fede. Per Unamuno l'esistenza si può salvare nel paradosso della fede di Don Chisciotte perché il sogno è intensificazione della vita: si tratta sempre di un tono pragmatistico fortemente critico rispetto alla razionalità del pensiero e in fondo polemico verso la stessa filosofia.
    Vivere, come «se il sogno di Don Chisciotte fosse realtà»: questa potrebbe essere la formula di Unamuno. (Enzo Paci)
  • Uno scrittore spagnuolo contemporaneo, Miguel de Unamuno, ha scritto l'elogio della fannulloneria. Egli ha voluto dimostrare che il mondo molto deve agli oziosi, perché, se fra i nostri antenati non ci fosse stato un certo numero di persone, che non dovevano lavorare colle proprie braccia e che potevano interamente disporre del loro tempo, non sarebbero nate né la scienza, né l'arte, né la morale. (Gaetano Mosca)

Ezio Levi[modifica]

  • Al pari degli scrittori ellenici, Miguel de Unamuno è insieme filosofo e artista. La sua filosofia non si circoscrive mai entro i confini delle trattazioni sistematiche, ma si diffonde libera e bonaria in quel perpetuo commentario che Unamuno va facendo nelle sue pagine intorno ai fatti della storia e agli atti dell'uomo.
  • L'Italia è il paese dove Unamuno ha trovato maggiore fervore di assensi, maggiore simpatia e più profonda comprensione. Può ben dirsi che – se Unamuno è basco di nascita e castigliano di linguaggio – egli è italiano per l'essenza stessa del suo pensiero e per i succhi culturali di cui s'è nutrito.
  • [Commentando il romanzo Abel Sánchez, una historia de pasión del 1917] Per questo senso così austero della misura e dell'ordine, per questo temperamento del pensiero e questa profondità religiosa dell'immaginare, Unamuno si stacca dalle tradizioni spagnuole e dalle consuetudini del romanzo moderno. Checché egli ne pensi e dica, le sue fonti non sono collocate sui monti della Biscaglia, ma sui monti dell'Attica. Questi dialoghi moderni sono gli ultimi sviluppi dell'ironia socratica, e in essi rivive la divina arte di Platone arricchita, ma anche (sia detto senza irriverenza) intorbidata dalle acque scorrenti da ventiquattro secoli di travaglio e di sofferenze umane.

Note[modifica]

  1. Citato in John Lukacs, Democrazia e populismo, traduzione di Giovanni Ferrara degli Uberti, Longanesi, 2006, p. 190.
  2. a b c Citato in Lucrezia Cipriani Panunzio, Quimo-Casey un antieroe, La Fiera Letteraria, n. 17, aprile 1973.
  3. Citato in Thomas Merton, Presentazione a Ernesto Cardenal, Canto all'amore, Cittadella Editrice.
  4. a b Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644
  5. Citato in Giacomo Panizza, Capaci di futuro, Rubbettino Editore, 2005.
  6. Citato in Ezio Levi, Nella letteratura spagnola contemporanea, Società an. editrice "La voce", Firenze, 1922, p. 4.
  7. Citato in Marco Cicala, Eterna Spagna, Neri Pozza Editore, 2017, p. 178. ISBN 978-88-545-1615-1
  8. a b c Citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  9. Spesso questa citazione viene erroneamente attribuita, in forme simili, a Albert Einstein e Maurits Cornelis Escher, in realtà le prime attribuzioni ai due sono tardive rispetto alla data della loro morte (1997 per Einstein, morto nel 1955 e 2007 per Escher, morto nel 1971).
  10. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X

Bibliografia[modifica]

  • Miguel de Unamuno, Diario intimo, traduzione di Vera Passeri Pignoni, Pàtron, 1974.
  • Miguel de Unamuno, Nebbia, Istituto Geografico De Agostini, Novara, 1982.
  • Miguel de Unamuno, Nebbia, traduzione di Flaviarosa Rossini, Rizzoli, 2021.
  • Miguel de Unamuno, L'agonia del cristianesimo, SE, 2006.
  • Miguel de Unamuno, Vita di Don Chisciotte e Sancio e altri scritti sul Chisciotte, a cura di Armando Savignano, Bompiani, Firenze-Milano, 2017. ISBN 9788858777145

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