Pablo Neruda

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Pablo Neruda nel 1963
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (1971)

Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliecer Neftalí Reyes Basoalto (1904 – 1973), poeta cileno.

Citazioni di Pablo Neruda[modifica]

  • Allora con modesto | vestito e berretto operaio, | entrò il vento, | entrò il vento del popolo. | Era Lenin. | Cambiò la terra, l'uomo, la vita. | L'aria libera rivoluzionaria | scompigliò le carte | disonorate. Nacque una patria | che non ha smesso di crescere. | È grande come il mondo, ma entra | fin nel cuore del più | piccolo | lavoratore di fabbrica o di ufficio, | di agricoltura o imbarcazione. | Era l'Unione Sovietica.[1]
  • Amo l'amore che si suddivide | in baci, letto e pane. | Amore che può essere eterno | e può esser fugace. || Amore che vuol liberarsi | per tornare ad amare. (da Farewell, in Crepuscolario)
  • Amo l'amore dei marinai | che baciano e se ne vanno. || Lasciano una promessa. | Mai più ritornano. || In ogni porto una donna attende: | i marinai baciano e se ne vanno. || Una notte si coricano con la morte | nel letto del mare. (da Farewell, in Crepuscolario, a cura di Giuseppe Bellini, Passigli)
  • Bella, | come nella pietra fresca | della sorgente, l'acqua | apre un ampio lampo di spuma, | così è il sorriso del tuo volto, | bella. (da Bella, ne I versi del capitano)
  • Che hai, che abbiamo, | che ci accade? | Ahi il nostro amore è una corda dura | che ci lega ferendoci | e se vogliamo | uscire dalla nostra ferita, | separarci, | ci stringe un nuovo nodo e ci condanna | a dissanguarci e a bruciarci insieme. (da L'amore, ne I versi del capitano, a cura di Giuseppe Bellini, Passigli)
  • Da secoli vive la miseria | nel sud dell'Italia. Guardate il suo trono: | pendono come tappezzerie | le tremule ragnatele nere | e i topi grigi rodono | i legni antichi. | Bucherellato trono che attraverso | le finestre rotte | della notte di Napoli respira | con rantolo terribile, | e tra i buchi | i neri riccioli cadono sulle tempie | dei bimbi belli | come piccoli dèi straccioni. | Oh, Italia, nella tua dimora | di marmo e splendore, chi abita? | Così tratti, antica lupa rossa, | la tua progenie d'oro? (da Gli dèi straccioni, L'uva e il vento[2]</ref>)
  • Essere uomini! È questa | la legge staliniana. | Essere comunista è difficile. | Devi imparare a esserlo. | Essere uomini comunisti | è ancora più difficile, | e devi imparare da Stalin.[1]
  • Il capitalismo e l'imperialismo si coprono con una maschera che dice "mondo libero" e, sotto quella maschera, si nascondono il terrore, la repressione di classe, la perversità sociale.[3]
  • In tre stanze del vecchio Cremlino | vive un uomo chiamato Giuseppe Stalin. | Tardi si spegne la luce della sua finestra. | Il mondo e la sua patria non gli danno riposo. | Altri eroi hanno dato alla luce una patria, | egli contribuì non solo a concepire la sua, | ma anche a edificarla, | a difenderla.[4]
  • [...] l'isola è la cetra che fu collocata sull'alto sonoro | e corda per corda la luce provò dal giorno remoto | la sua voce, il colore delle lettere del giorno, | e dal suo recinto fragrante volava l'aurora | abbattendo la rugiada ed aprendo gli occhi d'Europa. (da Descrizione di Capri, La barcarola[5])
  • L'isola regge nel suo centro l'anima come una moneta | che il tempo e il vento pulirono lasciandola pura | come mandorla intatta e agreste tagliata in pelle di zaffiro [...] (da Gli amanti di Capri, La barcarola[6])
  • Lenin | ricevette dagli zar | ragnatele e stracci. | Lenin lasciò una eredità | di patria libera e orgogliosa.[1]
  • Per questo devo tornare | a tanti luoghi futuri | per incontrarmi con me stesso | ed esaminarmi senza sosta, | senz'altro testimone che la luna | e poi fischiare di gioia | calpestando pietre e zolle, | senz'altro compito che esistere, | senz'altra famiglia che la strada. (Il vento, in Fine del mondo)
  • Nixon, Frei e Pinochet | fino a oggi, fino a questo amaro | mese di settembre | dell'anno 1973, con Bordaberry, Garrastuzu e Banzer, | iene voraci [...] satrapi mille volte venduti | e traditori, eccitati | dai lupi di New York. (I satrapi[7])
  • Solitaria Capri, vino | di chicchi d'argento, | calice d'inverno, pieno | di fermento invisibile, | alzai la tua fermezza, | la tua luce soave, le tue forme, | e il tuo alcol di stella | bevvi come se adagio | nascesse in me la vita. || Isola, dai tuoi muri | ho colto il piccolo fiore notturno | e lo serbo sul petto. | E dal mare, girando intorno a te, | ho fatto un anello d'acqua | che è rimasto sulle onde | a cingere le torri orgogliose | di pietra fiorita, | le cime spaccate | che ressero il mio amore | e serberanno con mani implacabili | l'impronta dei miei baci.[8]
  • Sorella, tu non dormi, no, non dormi: | forse il tuo cuore sente crescere la rosa | di ieri, l'ultima rosa di ieri, la nuova rosa. | Riposa dolcemente sorella. || La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua: | ti sei messa una nuova veste di semente profonda | e il tuo soave silenzio si colma di radici. | Non dormirai invano, sorella. (da Tina Modotti è morta[9])
  • Stalin è il mezzogiorno, | la maturità dell'uomo e dei popoli.[1]
  • Staliniani. Portiamo questo nome con orgoglio. | Staliniani. È questa la gerarchia del nostro tempo![1]
  • Unione Sovietica, fiorisci | con altri fiori che nella terra | non hanno ancora nome. | La tua fermezza è il fiore dell'alba dell'acciaio.[1]
  • Vi sono cimiteri solitari, | tombe piene d'ossa senza suono, | se il cuore passa da una galleria | buia, buia, buia, | come in un naufragio dentro di noi moriamo | come annegando nel cuore | come scivolando dalla pelle all'anima.[10]
  • Vicino a Lenin | Stalin avanzava | e così, con blusa bianca, | con berretto grigio di operaio, | Stalin, | col suo passo tranquillo, | entrò nella Storia accompagnato | da Lenin e dal vento.[1]

Attribuite[modifica]

  • Muore lentamente chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
[Citazione errata] Questo è il primo verso di una poesia dal titolo ¿Quién muere? diffusasi via posta elettronica e riportata su molti siti web. La poesia viene attribuita erroneamente a Pablo Neruda, come confermano la Fundación Pablo Neruda e Stefano Passigli, presidente della Passigli editori, editore delle opere di Neruda in Italia. Passigli ha infatti precisato: «Chi conosce la sua poesia si accorge all'istante che quei versi banali e vagamente new-age non possono certo essere opera di uno dei più grandi poeti del Novecento». La poesia appartiene in realtà alla scrittrice e poetessa brasiliana Martha Medeiros, giornalista e scrittrice brasiliana nata nel 1961.[11]

Poesie erotiche[modifica]

  • È qualcosa che mi rapisce da dentro e mi cresce | immensamente vicino, quando lei è al mio fianco, | è come una marea che s'infrange nei suoi occhi | e bacia la sua bocca, i suoi seni e le sue mani. || Tenerezza di dolore, e dolore d'impossibile, ala dei desideri terribili, | che si agita nella notte della mia carne e della sua | con una forza acuta di frecce nel cielo. (II, È come una marea)
  • Fuggi. Allontanati. Estinguiti. La mia anima deve stare sola. | Deve crocefiggersi, scheggiarsi, girare, | versarsi, corrompersi da sola, | aperta alla marea dei pianti, | bruciando nel ciclone delle furie, | eretta tra i monti e gli uccelli, | annichilirsi, sterminarsi sola, | abbandonata e unica come un faro di spavento. (III, Sei tutta di spume)
  • La tua voce, il tuo viso pallido, la tua tenerezza, i tuoi occhi. | La sottile carezza che ti fa bruciare tutta. | Le due braccia che emergono come giunchi di stupore. | Tutto il tuo corpo acceso di biancore nel ventre. | Le gambe pigre. Le ginocchia. Le spalle. | La chioma di ali nere che volano attorno. | I ragni scuri del pube in riposo. (VII, Anima mia!)
  • Liberami da me. Voglio uscire dalla mia anima. | Io sono questo essere che geme, che brucia, che soffre. | Io sono questo essere che attacca, che urla, che canta. | No, non voglio essere così. | Aiutami a rompere queste porte immense. (VIII, Riempiti di me)

Venti poesie d'amore e una canzone disperata[modifica]

  • Perché tu possa ascoltarmi | le mie parole | si fanno sottili, a volte, | come impronte di gabbiani sulla spiaggia. (V – Perché tu possa ascoltarmi)
  • Amami, compagna. Non mi lasciare. Seguimi. | Seguimi, compagna, su quest'onda di angoscia. | Ma del tuo amore si vanno tingendo le mie parole. | Tutto ti prendi tu, tutto. | E io le intreccio tutte in una collana infinita | per le tue mani bianche, dolci come l'uva. (da Perché tu possa ascoltarmi)
  • Non assomigli più a nessuna da quando ti amo. (XIV – Giochi tutti i giorni con la luce dell'universo)
  • Voglio fare con te | quello che la primavera fa con i ciliegi. (XIV – Giochi tutti i giorni con la luce dell'universo)
  • Mi ricevi | come il vento la vela. | Ti ricevo | come il solco il seme. (Canzone del maschio e della femmina)
  • È così breve l'amore, ed è sì lungo l'oblio. (da Posso scrivere i versi...[12])
  • Lascia che ti parli pure col tuo silenzio | chiaro come una lampada, semplice come un anello. | Sei come la notte, silenziosa e costellata. | Il tuo silenzio è di stella, così lontano e semplice. (da Mi piaci quanto taci)
  • Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi. | E poiché io ti amo, i pini nel vento | vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico. (da Qui ti amo...)
  • Per il mio cuore basta il tuo petto, | per la tua libertà bastano le mie ali. | Dalla mia bocca arriverà fino in cielo | ciò che stava sopito sulla tua anima. (da Per il mio cuore)

Canto General[modifica]

  • Rio delle Amazzoni, | capitale delle sillabe dell'acqua, | padre patriarca, tu sei | la segreta eternità | delle fecondazioni, | fiumi ti cadono addosso come uccelli, | ti coprono pistilli color d'incendio, | i grandi tronchi morti ti riempiono di profumo, | la luna non ti può vegliare o misurare. | Sei tutto carico di verde sperma | come un albero nuziale, sei argentato | dalla selvaggia primavera, | sei tutto tinto di rosso dai legni, | azzurro tra la luna delle pietre, | vestito di ferruginosi fiumi, | e lento come un giro di pianeta. (Amazzoni[13])
  • Sali con me, amore americano. | Bacia con me le enigmatiche pietre | L'argento scrosciante dell'Urubamba | fa volare il polline nella sua coppa gialla. (da Alture di Machu Picchu)
  • Chi ha catturato il fulmine dal freddo | lasciandolo incatenato sull'altura, | scisso nelle sue lacrime glaciali, | sbattuto nelle sue rapide spade, | a percuotere i suoi stami agguerriti, | condotto sul suo letto di guerriero, | sbigottito nel suo approdo di roccia? (da Alture di Machu Picchu)
  • Amore, non toccare la frontiera, | non adorare la testa sommersa: | lascia che il tempo compia la sua altezza | nella sua sala di sorgenti infrante, | e, tra l'acqua veloce e le muraglie, | raccogli l'aria della valle stretta, | le parallele lamine del vento, | il fosso cieco delle cordigliere, | lo scabro saluto della rugiada, | e sali, di fiore in fiore, nella macchia, | calcando il serpente precipitato. (da Alture di Machu Picchu)
  • Appena squillò la tromba, | tutto era pronto sulla terra, | e Geova divise il mondo | tra Coca-Cola Inc., Anaconda, | Ford Motors, e altre società: | la Compagnia United Fruit | si riservò la parte piú succosa, | la costa centrale della mia terra, | la dolce cintura d'America. (da La United Fruit Co.)
  • Ribattezzò le sue terre | "Repubbliche Banane", | e sopra i morti addormentati, | sopra gli inquieti eroi | che conquistarono la grandezza, | la libertà e le bandiere, | instaurò l'opera buffa. (da La United Fruit Co.)
  • Frattanto, entro gli abissi | pieni di zucchero dei porti, | cadevano indios sepolti | dal vapore del mattino: | rotola un corpo, una cosa | senza nome, un numero caduto, | un grappolo di frutta morta | finita nel letamaio. (da La United Fruit Co.)
  • Il piccolo palazzo luccica come un orologio | e le felpate e rapide risate | attraversano a volte i corridoi | e si riuniscono alle voci morte | e alle bocche azzurre sotterrate di fresco. (da I dittatori)
  • Mio popolo, popolo mio, solleva il tuo destino! | Distruggi la prigione, apri i muri che ti rinchiudono! | Schiaccia il passo torvo del topo che comanda | dalla sua reggia: alza le tue lance all'aurora, | e lascia che nel più alto la tua stella irata | baleni e illumini le strade d'America.
  • Unione Sovietica, se insieme raccogliessimo | tutto il sangue che hai versato nella lotta, | tutto quello che hai dato, come una madre, al mondo | perché la libertà agonizzante riavesse vita, | un nuovo oceano noi avremmo, | di tutti il più grande, | di tutti il più profondo, | come tutti i fiumi alpitante, | attivo come il fuoco dei vulcani araucani. | Affonda in questo mare la tua mano, | uomo di tutte le terre, | e sollevala poi per annegarvi | chi dimenticò, chi offese, | chi mentì e calunniò, | chi si unì ai cento botoli | del letamaio d'Occidente | per insultare il tuo sangue, Madre dei liberi!
  • Mi hai dato la fraternità verso chi non conosco | Mi hai aggiunto la forza di tutti quelli che vivono | Mi hai ridato la patria come una nuova nascita | Mi hai dato la libertà che non ha il solitario | Mi hai insegnato ad accendere la bontà come il fuoco | Mi hai impresso la dirittura che occorre all'albero | Mi hai insegnato a vedere l'unità e la differenza tra gli uomini | Mi hai mostrato come il dolore di uno muore nella vittoria di tutti | Mi hai insegnato a dormire sui duri giacigli dei miei fratelli | Mi hai fatto costruire sulla realtà come sopra una roccia | Mi hai reso nemico del malvagio e muro contro il folle | Mi hai fatto vedere la chiarezza del mondo e la possibilità della gioia | Mi hai reso indistruttibile perché con te non finisco in me stesso. (Al mio partito)

Cento sonetti d'amore[modifica]

  • L'amore, mentre la vita ci incalza, | è semplicemente un'onda alta sopra le onde.
  • La parola è un'ala del silenzio. (dal Sonetto XLIV[14])
  • Non t'amo come se fossi rosa di sale, topazio | o freccia di garofani che propagano il fuoco: | t'amo come si amano certe cose oscure, | segretamente, tra l'ombra e l'anima. | T'amo come la pianta che non fiorisce e reca | dentro di sé, nascosta, la luce di quei fiori; | grazie al tuo amore vive oscuro nel mio corpo | il concentrato aroma che ascese dalla terra. (dal Sonetto XVII)
  • Il mio amore ha due vite per amarti. | Per questo t'amo quando non t'amo | e per questo t'amo quando t'amo. (dal Sonetto XLIV)

Odi elementari[modifica]

  • Oggi lasciate | che sia felice, | io e basta, | con o senza tutti, | essere felice | con l'erba | e la sabbia, | essere felice | con l'aria e la terra, | essere felice | con te, con la tua bocca, | essere felice. (da Ode al giorno felice)
  • L'uomo vuol essere pesce e uccello, | il serpente vorrebbe avere ali, | il cane è un leone spaesato, | l'ingegnere vuol essere poeta, | la mosca studia per rondine, | il poeta cerca di imitare la mosca, | ma il gatto | vuole solo esser gatto | ed ogni gatto è gatto | dai baffi alla coda, | dal fiuto al topo vivo, | dalla notte fino ai suoi occhi d'oro. (da Ode al gatto)
  • Io non ricordo a che età, né dove, | se nel grande, umido sud, o sulla temibile | costa, sotto il breve grido del gabbiano, | toccai una mano ed era la mano di Walt Whitman: | solcai la terra con i piedi nudi, andai sull'erba, | sulla ferma rugiada di Walt Whitman. | Durante tutta la mia gioventù questa mano mi tenne compagnia | questa rugiada, sua fermezza di pino patriarcale, | la sua vastità di prateria, la sua missione di pace circolatoria. | Senza sdegnare i doni della terra né la copiosa | curva del capitello né l'iniziale purpurea della saggezza, | tu mi hai insegnato ad essere americano, hai sollevato | i miei occhi ai libri, verso il tesoro dei grani: | ampio nella chiarità nella pianura mi hai fatto vedere | l'alto monte tutelare | – Attraverso echi sotterranei per me hai raccolto ogni cosa, | tutto quel che è spuntato è stato da te raccolto galoppando nell'alfalfa, | cogliendo papaveri per me, visitando fiumi, | accudendo la sera alle cucine. (da Ode a Walt Whitman[15])
  • Però canta nelle stazioni suburbane la tua voce, | e sui moli vespertini, come acqua scura la tua parola. | Il tuo popolo bianco negro, popolo di poveri popolo semplice | come tutti i popoli, non dimentica la tua campana: | si riunisce cantando sotto la magnitudine della tua vita spaziosa. | Cammina tra i popoli con il tuo amore carezzando | il puro crescere della fraternità sulla terra. (da Ode a Walt Whitman)
  • Il carciofo | dal tenero cuore | si vestì da guerriero, zitto, costruì | una piccola cupola | si conservò | impermeabile | sotto | le sue squame. (da Ode al carciofo)
  • In dicembre | senza pausa | il pomodoro, | invade | le cucine, | entra per i pranzi, | si siede | riposato | nelle credenze, | tra i bicchieri. (da Ode al pomodoro)
  • Dobbiamo, purtroppo, | assassinarlo: | affonda | il coltello | nella sua polpa vivente, | è una rossa | viscera,| un sole | fresco, | profondo, | inesauribile, | riempie le insalate | del Cile. (da Ode al pomodoro)
  • Se potessi piangere di paura in una casa abbandonata, | se potessi cavarmi gli occhi e mangiarmeli, | lo farei per la tua voce di arancio in lutto | e per la tua poesia che vien fuori gridando. (da Ode a Federico García Lorca)

Incitamento al nixonicidio e elogio della rivoluzione cilena[modifica]

  • Questo è un incitamento a un'azione mai vista: un libro il cui scopo è che i poeti antichi e moderni, defunti o presenti, mettano contro il muro della storia un genocida freddo e delirante. Nel libro si susseguono la chiamata, il giudizio e la possibile sparizione finale, causata dalla nutrita artiglieria messa in azione qui per la prima volta. La Storia ha provato la potenza demolitrice della poesia e ad essa mi rifaccio senza aggiungere altro. Nixon assomma i peccati di quanti lo hanno preceduto nella fellonia. Ma toccò il punto più alto quando, dopo aver fissato i termini di una tregua, ordinò i bombardamenti più cruenti, più distruttivi e più codardi della storia del mondo. Solo i poeti sono capaci di metterlo contro il muro e di crivellarlo completamente con le terzine più micidiali. Il dovere della poesia è di trasformarlo, a furia di scariche ritmiche e rimate, in uno strofinaccio impresentabile. (Spiegazione perentoria. Introduzione)
  • Io sono acerrimo nemico del terrorismo. Non solo perché viene quasi sempre esercitato con irresponsabile vigliaccheria e con anonima crudeltà, ma perché le sue conseguenze, simili a pugnali volanti, vanno a colpire il popolo che non ne sapeva un bei niente. Tuttavia la situazione del mio paese, le azioni terribili che hanno portato spesso il lutto nella nostra pace politica, mi hanno profondamente colpito. Gli assassini del generale Schneider se ne stanno lì tutti vispi in comodi appartamenti carcerari o in sontuosi alberghi stranieri. Alcuni prevaricatori gli hanno ridotto la pena a meno di quanto nel mio paese si condanna il furto di una gallina. A tal punto di sfrontatezza possono arrivare taluni uomini che si chiamano giudici. (Spiegazione perentoria)
  • Gli esteti della squisitezza, e ce n'è ancora, facciano pure un'indigestione: per alcuni, questi alimenti sono degli esplosivi e dei veleni. Buoni, probabilmente, per la salute popolare. Non so che farci: contro i nemici del mio popolo, la mia canzone è offensiva e dura come la pietra araucana. Può darsi che sia questa una funzione effimera. Ma io la eseguo. E ricorro alle armi più antiche della poesia, al canto e al libello usati dai classici e dai romantici e destinati alla distruzione del nemico. Adesso, attenti, che sto per sparare! (Spiegazione perentoria)
  • Per un atto d'amore al mio paese | io ti reclamo, fratello necessario, | vecchio Walt Whitman dalla mano grigia,| affinché col tuo appoggio straordinario | verso a verso uccidiamo alla radice | Nixon, Presidente sanguinario. (da Comincio invocando Walt Whitman)
  • Chiedendo al vecchio bardo che mi investa, | assumo i miei doveri di poeta | armato del sonetto terrorista; | perché devo dettare senza pena | la sentenza fin'ora non mai vista | di fucilare un criminale ardente | che nonostante i suoi viaggi sulla luna | ha ucciso sulla terra tanta gente, | che la carta mi sfugge e la penna mi manca | nello scrivere il nome del malvagio, | del genocida della Casa Bianca. (da Comincio invocando Walt Whitman)
  • Qui si tratta di essere o non essere: | se lasciamo che viva il delinquente | continueranno i popoli a soffrire | e il delitto sarà ancora Presidente | rubando al Cile il rame nelle Dogane | in Vietnam sventrando gli innocenti. (da Mi separo da altri temi)
  • Attender non si può una settimana | né un sol giorno perché, con che coraggio, | se è per la sua atrocità inumana | che schiacceremo questo scarafaggio, | ed è un orgoglio per un uomo intero | che tollerò il pugnal della notizia. (da Mi separo da altri temi)
  • Il tribunal di sangue che s'inizia | e, anche se è un poeta il giustiziere, | m'han consegnato i popoli una rosa, | perché con il mio verso veritiero, | io castighi la rabbia poderosa | del boia senza fine comandato. (da Mi separo da altri temi)
  • Contare non si può su un pentimento | né attendersi dal ciel questo lavoro: | chi alla terra portò questo tormento | deve trovare i suoi giudici qui sotto, | per la giustizia e per l'ammaestramento. (da La canzone del castigo)
  • Ma la mia povera Patria intransigente | aspettò fra il saccheggio e le macerie | fra Chuquicamata e El Teniente | l'ora del suo risveglio, e si comprende | che, levando lo stendardo di vittoria, | con un sol colpo Salvador Allende, | dalle fauci dei nordamericani riscattò il rame, ormai per sempre, | restituendolo al Cile indipendente. (da Il rame)
  • Il mondo divisò la gran fiammata | e in tuo onore ripeté la voce gloriosa: | la gente che produce è così eletta | così unita e chiara e valorosa, | la Unidad Popular così fiorita, | sì superba, gagliarda e bellicosa | che in questa lotta giocherà la vita | contro le torve bande sediziose. (da Parliamo insieme)

Confesso che ho vissuto[modifica]

Incipit[modifica]

Comincerò col dire, dei giorni e degli anni della mia infanzia, che il mio unico personaggio indimenticabile fu la pioggia.[16]

Citazioni[modifica]

  • Il bimbo che non gioca non è un bimbo, però l'uomo che non gioca ha perso per sempre il bimbo che viveva in lui e che gli mancherà molto.
  • La poesia è sempre un atto di pace. Il poeta nasce dalla pace come il pane nasce dalla farina. (1979, 171)
  • La pazzia, una certa pazzia, va molte volte a braccetto con la poesia.
  • Il presidente della repubblica del Cile, Salvador Allende, che li aspettava nel suo ufficio, senz'altra compagnia che il suo grande cuore, avvolto dal fumo e dalle fiamme. Dovevano approfittare di un'occasione così bella. Bisognava mitragliarlo perché non si sarebbe mai dimesso dalla sua carica. Quel corpo è stato sepolto segretamente in un posto qualsiasi. Quel cadavere che andò alla sepoltura accompagnato da una sola donna che portava in sé tutto il dolore del mondo, quella gloriosa figura morta era crivellata e frantumata dai colpi delle mitragliatrici dei soldati del Cile, che ancora una volta avevano tradito il Cile.
  • Quando volemmo comprare un paio di calzini, un fazzoletto, suscitammo un vero problema di stato. I compagni cinesi discussero a lungo fra di loro. Dopo nervose delibere, partimmo dall'hotel in carovana. In testa andava la nostra macchina, poi quella delle guardie, quella della polizia, quella degli interpreti. Il corteo di macchine mosse velocemente e si fece strada fra la folla sempre spessa. Passavamo come una valanga per lo stretto canale che ci lasciava libera la gente. Giunti al magazzino scesero di corsa gli amici cinesi, fecero uscire rapidamente dal negozio tutta la clientela, fermarono il traffico, formarono una barriera con i loro corpi, un corridoio umano che attraversammo a testa bassa Ehremburg ed io, per uscire di nuovo a testa bassa un quarto d'ora dopo, con un pacchetto in mano e la decisa risoluzione di non comprare mai più un paio di calzini. (1979, pp. 261-262)
  • I miei giocattoli più grandi sono le polene. [...] In realtà bisognerebbe dire polene di prua. Sono figure a mezzo busto, statue marine, effigi dell'oceano perduto. L'uomo, nel costruire le sue navi, volle elevare le loro prue con un senso superiore. Pose anticamente sulle navi figure di uccelli, di passeri totemici, di animali mitici, scolpiti nella pietra. Poi, nel XIX secolo, le navi baleniere scolpirono figure di carattere simbolico: divinità seminude o matrone repubblicane dal cappello frigio. Io ho polene di diverso tipo. (1979, p. 336)

Citazioni su Pablo Neruda[modifica]

  • Cade Salvador Allende al suo posto di lotta, la libertà si spegne nel Cile e si spegne anche la voce del grande poeta Pablo Neruda, il poeta «della dignità umana violata». Questa voce, che aveva denunciato al mondo intero la miseria del suo popolo sfruttato, ora tace per sempre. L'ultima sua poesia fu un atto di accusa contro i generali spergiuri. La sua casa è stata distrutta, i suoi libri bruciati. (Sandro Pertini)
  • Dacci le tue fiamme, | la poesia di fuoco | che marcò tiranni, | traditori e lacchè. (Miguel Ángel Asturias)
  • Lo diceva Neruda che di giorno si suda – Ma la notte no! – | Lo diceva Picasso, io di giorno mi scasso – Ma la notte no! (Quelli della notte)
  • Il Poeta agonizzò nella sua casa vicino al mare. Era malato e gli eventi degli ultimi tempi esaurirono il suo desiderio di vivere. La truppa gli aveva violato la casa, avevano rovistato tra le sue collezioni di conchiglie, di chiocciole, tra le sue farfalle, tra i suoi libri, tra i suoi quadri, tra i suoi versi inconclusi, cercando armi sovversive e comunisti nascosti finché il suo vecchio cuore di bardo non aveva cominciato a vacillare. Lo portarono alla capitale. Morì quattro giorni dopo e le ultime parole dell'uomo che aveva cantato alla vita furono: Li fucilarono! Li fucileranno! Nessuno dei suoi amici poté stargli vicino nell'ora della morte, perché erano fuorilegge, profughi, esiliati o morti. La sua casa azzurra in collina era semirovinata, il pavimento bruciato e i vetri rotti, non si sapeva se fosse opera dei militari, come dicevano i vicini, o dei vicini, come dicevano i militari. (Isabel Allende)
  • Un poeta più vicino alla morte che alla filosofia; più vicino al dolore che all'intelligenza; più vicino al sangue che all'inchiostro. (Federico García Lorca)
  • Un uomo vero che ormai sa che il giunco e la rondine sono più eterni della guancia dura della statua. (Federico García Lorca)

Note[modifica]

  1. a b c d e f g Da L'uva e il vento. Citato in [1], Antoniogiannotti.it.
  2. In L'uva e il vento, traduzione con testo a fronte e introduzione a cura di Teresa Cirillo Sirri, Passigli, Firenze, 2004; in L'averno e il cielo, Napoli nella letteratura spagnola e ispanoamericana, a cura di Teresa Cirillo Sirri e José Vicente Quirante Rives, Libreria Dante & Descartres, Napoli, 2007, p. 104. ISBN 978-88-6157-015-3
  3. Da Lettera ai giovani. [Italia] Pablo Neruda: ai giovani, al Partito, su carc.it, 18 settembre 2017.
  4. Obras completas, I Editora Nacional, Madrid, 1973, p. 692. Citato in El Canto general de Pablo Neruda y el Canto personal de Leopoldo Panero, Nodulo.org.
  5. In Poesie d'amore, p. 190.
  6. In Poesie d'amore, p. 188.
  7. Da Le opere. Poesia, UTET, Torino, 1974.
  8. Da Chioma di Capri, L'uva e il vento (1954), in Poesie (1924-1964), introduzione e traduzione di Roberto Paoli, BUR, Milano, 1988, p. 167. ISBN 88-17-16677-4
  9. Citato in Arcangelo Badolati, #iodamorenonmuoio, con il contributo artistico di Federica Montanelli, prefazione di Cinzia Falcone, Luigi Pellegrini Editore, Cosenza, 2016, p. 148. ISBN 978-88-6822-385-4
  10. Da Residencia en la tierra, II, "Solo la muerte". Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  11. Cfr. Lorenzo Masetti, Lo diceva Neruda... e Fulvio Totaro, "Non è di Neruda quella poesia e lui non avrebbe gradito la citazione", la Repubblica, 25 gennaio 2008.
  12. in Venti poesie d'amore e una canzone disperata, traduzione di Giuseppe Bellini, Nuova Accademia Editrice, 1963
  13. Da Poesie, Sansoni, traduzione di D. Puccini, in Enzo Catagna e Francesco Desiderio, Espressioni letterarie del Novecento, Pagine critiche e testi esemplari di scrittori e poeti contemporanei, Antologia italiana per le Scuole Medie Superiori, Signorelli, Milano, 1981, p. 804.
  14. in Cento sonetti d'amore, a cura di Giuseppe Bellini, Passigli
  15. citato in Didier Tisdel Jaén, Homenaje a Walt Whitman, traduzione di Biancamaria Tedeschini Lalli, ed. University of Alabama Press, 1969, pp. 30-32.
  16. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Pablo Neruda, Canto General, traduzione di Dario Puccini, Sansoni.
  • Pablo Neruda, Cento sonetti d'amore, traduzione di Roberta Bovaia, Guanda.
  • Pablo Neruda, Confesso che ho vissuto Memorie, traduzione di Giulio Stocchi e Savino D'Amico, SugarCo, Milano, 1974.
  • Pablo Neruda, Confesso che ho vissuto Memorie, traduzione di Giulio Stocchi e Savino D'Amico, SugarCo, Milano, 1979.
  • Pablo Neruda, Incitamento al nixonicidio e elogio della rivoluzione cilena, traduzione di Ignazio Delogu, Roma, Editori Riuniti, 1973.
  • Pablo Neruda, Odi elementari, traduzione di Roberta Bovaia, Guanda.
  • Pablo Neruda, Poesie d'amore, a cura di Giuseppe Bellini, Newton Compton, Grandi Tascabili Economici, Roma, 1992.
  • Pablo Neruda, Poesie erotiche, traduzione di Roberta Bovaia, Guanda.
  • Pablo Neruda, Venti poesie d'amore e una canzone disperata, traduzione di Roberta Bovaia, Guanda.

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