Sandro Pertini

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Sandro Pertini

Alessandro Pertini (1896 – 1990), antifascista, politico e partigiano italiano, 7º Presidente della Repubblica Italiana.

Citazioni di Sandro Pertini[modifica]

  • A volte capita che debba andare ai ricevimenti e allora vedo quei professionisti ricchi e provo una tale pena per loro. Hanno conquistato il denaro, sì. Hanno conquistato il successo e il potere. Eppure sono frustrati perché si sono accorti di aver avuto una vita vuota. Non vorrei essere al posto loro quando viene l'ora dei lupi. Ingmar Bergman la chiama l'ora dei lupi, cioè l'ora antelucana, l'ora in cui ci troviamo soli anche se accanto c'è la compagna della nostra vita, e non possiamo mentire a noi stessi.[1]
  • Ad Achille Marazza mi legano ricordi indelebili di lotta e di impegno civile e politico. Ne ho sempre ammirato la generosità, la fede democratica, la serenità dello spirito anche nei momenti più difficili, la lealtà con gli avversari. Ci trovammo fianco a fianco nella guerra di Liberazione, divisi poi nelle concezioni politiche, ma affratellati nell'amore per la Repubblica e per l'Italia. È un esempio di vita che è giusto ricordare in questi anni di turbamenti e di incertezze, ma anche di progressi, di crescita e di cambiamenti, che l'opera feconda di uomini come Marazza ha certamente contribuito a rendere possibile.[2]
  • Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame.[3]
  • Cade Salvador Allende al suo posto di lotta, la libertà si spegne nel Cile e si spegne anche la voce del grande poeta Pablo Neruda, il poeta «della dignità umana violata». Questa voce, che aveva denunciato al mondo intero la miseria del suo popolo sfruttato, ora tace per sempre. L'ultima sua poesia fu un atto di accusa contro i generali spergiuri. La sua casa è stata distrutta, i suoi libri bruciati.[4]
  • Cesare Terranova fu uomo di alto sentire e di grande cultura: amava profondamente la sua Sicilia e viveva con angoscia la fase di trapasso che l'isola attraversava, dall'economia del feudo e rurale all'economia industriale e collegata con le grandi correnti di traffico europeo e mediterraneo. Ma egli era anche animato, oltre che da un virile coraggio, da infinita speranza, che scaturiva dalla sua profonda bontà d'animo: speranza nel futuro dell'Italia e della Sicilia migliori, per le quali il sacrificio della sua vita, fervida, integra ed operosa non è stato vano. Ancora una volta così la violenza omicida della delinquenza organizzata ha colpito uno degli uomini migliori, uno dei figli più degni della terra di Sicilia.[5]
  • [Sulla richiesta di estradizione da parte del governo jugoslavo nei confronti di Achille Marazza] Che risate ci siamo fatti, la mia Carla e io, quando abbiamo letto che il mite Fabio [Nome di battaglia da partigiano di Marazza] è stato classificato criminale di guerra.[6]
  • Cipriano Facchinetti apparteneva a quella categoria di idealisti che intendono pagare di persona per la loro idea. [...] Cessata la tempesta, egli ritornò in Patria; ma non trasformò le sofferenze e le persecuzioni patite in una cambiale da farsi pagare. Gli bastava la consapevolezza, egli puro mazziniano, di aver sempre compiuto il proprio dovere. Questo gli era sufficiente, sicché quando viene nominato Ministro, non si monta la testa: modesto era e modesto rimase. Egli considerò quell'incarico come un posto di lotta, da cui gli derivavano maggiori responsabilità e quindi l'obbligo di compiere con maggiore scrupolo il proprio dovere. [...] Apparteneva alla schiera di quegli uomini politici che non vogliono che la politica si trasformi in un mercato, in cui si barattano interessi personali, oppure in un trampolino per raggiungere cariche, prebende, onori. Egli considerava, come noi consideriamo, la politica un'alta missione, che più che procurar diritti impone doveri. Facchinetti pensava che la politica deve esser fatta con cuore puro e con mani pulite. Per questa ragione ha sempre servito in umiltà il suo partito, con piena dedizione, senza mai nulla chiedere, dando sempre. Questa è stata la divisa politica di Cipriano Facchinetti.[7]
  • Cittadini, lavoratori! Sciopero generale contro l'occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire.[8]
  • Con la scomparsa del presidente Tito l'umanità perde un combattente che tenacemente si è battuto per i principi di libertà e giustizia. Il popolo jugoslavo perde il suo capo prestigioso ma lo sentirà sempre alla sua testa per sviluppare la sua originale esperienza rivoluzionaria e per difendere con fermezza la propria indipendenza ed unità, senza dover ricorrere ad aiuti stranieri. [...] È l'ultimo dei grandi della seconda guerra mondiale che scompare dopo essere stato il primo nella lotta per la conquista e la difesa dell'indipendenza del proprio popolo. Egli ha vinto tutte le battaglie cui ha partecipato da protagonista; ha perduto solo l'ultima contro la morte. Io mi sento profondamente amareggiato perché con Tito perdo un amico che consideravo compagno di lotta e di fede. Con questo animo verrò ad inchinarmi dinanzi alla sua salma.[9]
  • Craxi ha dimostrato di essere un vero socialista, specialmente nella gestione della politica estera, e sulla scena internazionale.[10]
  • De Mita è molto intelligente, e cerca di sfruttare al massimo gli attuali contrasti tra socialisti e comunisti.[10]
  • [Patrizio Peci] È un uomo di poca fede, non un rivoluzionario. Ha parlato, vuol dire che non ha ideali.[11]
Sandro Pertini al funerale di Enrico Berlinguer
  • Ebbene, neofascisti che ancora una volta state nell'ombra a sentire, io mi vanto di avere ordinato la fucilazione di Mussolini, perché io e gli altri, altro non abbiamo fatto che firmare una condanna a morte pronunciata dal popolo italiano venti anni prima.[12]
  • Ho vissuto a Milano una esperienza che mi ha confermato nell'idea che il nostro popolo è capace delle più grandi cose quando lo anima il soffio della libertà e del socialismo.[13]
  • I giovani non hanno bisogno di prediche, i giovani hanno bisogno, da parte degli anziani, di esempi di onestà, di coerenza e di altruismo.[14]
  • Il compagno Stalin ha terminato bene la sua giornata, anche se troppo presto per noi e per le sorti del mondo. L'ultima sua parola è stata di pace. [...] Si resta stupiti per la grandezza di questa figura che la morte pone nella sua giusta luce. Uomini di ogni credo, amici e avversari, debbono oggi riconoscere l'immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto.[15]
  • Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica. Sembra assurdo quello che dico, ma è così: il fascismo a mio avviso è l'antitesi delle fedi politiche, il fascismo è in contrasto con le vere fedi politiche. Non si può parlare di fede politica parlando del fascismo, perché il fascismo opprimeva tutti coloro che non la pensavano come lui.[16]
  • Il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi.[17]
  • Io sono fedele al precetto di Voltaire ed è questo. Dico al mio avversario: "Io combatto la tua fede che è contraria alla mia ma sono pronto a battermi fino al prezzo della vita perché tu possa esprimere liberamente il tuo pensiero". Ecco qual è la mia posizione. Cioè io non sono credente ma rispetto la fede dei credenti. Io per esempio sono socialista ma rispetto la fede politica degli altri e la discuto. Discuto con loro, polemizzo con loro ma loro sono padroni di esprimere liberamente il loro pensiero. Io sono democratico in questo senso, veramente. [«Rispetta anche la fede politica dei fascisti?»] No. Questa la combatto con altro animo. Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica. Sembra assurdo quello che dico ma è così, il fascismo, a mio avviso, è l'antitesi delle fedi politiche. Il fascismo è in contrasto con le vere fedi politiche. Non si può parlare di fede politica parlando di fascismo. Il fascismo opprimeva tutti coloro che non la pensavano come lui. Chi non era fascista era oppresso e quindi non si può parlare di vera fede politica a chi opprime le fedi altrui. Io combatto ma combatto sul terreno democratico.[18]
  • Io speravo che ad Atene i capi di Stato raggiungessero un accordo per dar vita veramente all'unità europea, per fare dell'Europa una grande nazione che con il suo potenziale umano, tecnologico, con la sua trazione storica, farebbe sentire il suo peso fra le due superpotenze. Invece ad Atene si è impedita questa vera unità europea. Si vogliono escludere nazioni come la Spagna e il Portogallo per la questione degli agrumi, del vino. Questo è un ragionare da mercanti, non è più ragionare da uomini politici che hanno a cuore veramente le sorti dell'Europa e quindi del mondo intero.[19]
  • L'Italia desidera riaffermare la sua totale opposizione ai principi dell'"apartheid" tuttora vigenti, con attenuazioni sino ad ora del tutto insufficienti.[20]
  • La borghesia nostrana – la più gretta, egoistica e meschina di tutte le borghesie d'Europa, ostile a ogni rinnovamento sociale, aggrappata ai residui della feudalità – non esita a spingere il fascismo, uscito da una sanguinosa avventura nazionalistica, contro la classe operaia nella insensata idea di arrestarne l'ascesa.[21]
  • La Costituzione è un buon documento; ma spetta ancora a noi fare in modo che certi articoli non rimangano lettera morta, inchiostro sulla carta. In questo senso la Resistenza continua.[22]
  • La mia generazione ha avuto una classe politica che ha lasciato venire in Parlamento tanti imbecilli. Tanta gente debole, fiacca, che non ha saputo resistere al fascismo.[23]
  • Mussolini si comportò come un vigliacco, senza un gesto, senza una parola di fierezza. Presentendo l'insurrezione si era rivolto al cardinale arcivescovo di Milano chiedendo di potersi ritirare in Valtellina con tremila dei suoi. Ai partigiani che lo arrestarono offrì un impero, che non aveva. Ancora all'ultimo momento piativa di aver salva la vita per parlare alla radio e denunciare Hitler che, a suo parere, lo aveva tradito nove volte.[13]
  • Natta è sempre stato, e continua a essere, un freddo professore universitario, privo della carica di umanità che ha sempre caratterizzato Berlinguer.[10]
  • [Sul Terremoto dell'Irpinia del 1980] Nel 1970 in Parlamento furono votate leggi riguardanti le calamità naturali. Vengo a sapere adesso che non sono stati attuati i regolamenti di esecuzione di queste leggi. E mi chiedo: se questi centri di soccorso immediati sono stati istituiti, perché non hanno funzionato? Perché a distanza di 48 ore non si è fatta sentire la loro presenza in queste zone devastate? Non bastano adesso. Vi è anche questo episodio che devo ricordare, che mette in evidenza la mancanza di aiuti immediati. Cittadini superstiti di un paese dell'Irpinia mi hanno avvicinato e mi hanno detto: "Vede, i soldati ed i carabinieri che si stanno prodigando in un modo ammirevole e commovente per aiutarci, oggi ci hanno dato la loro razione di viveri perché noi non abbiamo di che mangiare". Non erano arrivate a quelle popolazioni razioni di viveri. Quindi questi centri di soccorso immediato, se sono stati fatti, ripeto, non hanno funzionato. Vi sono state delle mancanze gravi, non vi è dubbio, e quindi chi ha mancato deve essere colpito, come è stato colpito il prefetto di Avellino, che è stato rimosso giustamente dalla sua carica. Adesso non si può pensare soltanto ad inviare tende in quelle zone. Sta piovendo, si avvicina l'inverno, e con l'inverno il freddo. E quindi è assurdo pensare di ricoverarli, pensare di far passare l'inverno ai superstiti sotto queste tende. Bisogna pensare a ricoverarli in alloggi questi superstiti. E poi bisogna pensare a una casa per loro. Su questo punto io voglio soffermarmi, sia pure brevemente. Non deve ripetersi quello che è avvenuto nel Belice.[24]
  • Nessuno può negare che la P2 sia un'associazione a delinquere.[25]
  • Noi socialisti, quando non sappiamo cosa combinare, ci dividiamo. Se domani tre socialisti finiscono naufraghi in un'isola deserta, sa cosa fanno? Prima issano un cencio bianco perché una nave li veda, poi strappano il cencio in tre parti e formano tre correnti del Partito socialista.[1]
  • Non dimenticate che il grande artista conosciuto in tutto il mondo inglese, Olivier, dopo una rappresentazione data da Eduardo De Filippo a Londra, andò a trovarlo in camerino, piegò il ginocchio e gli baciò la mano per ammirazione. Ma io non solo ho nominato De Filippo senatore a vita per i suoi meriti di grandissimo artista: anche per rendere omaggio alla città di Napoli, che si sente tanto abbandonata.[26]
  • Non mi sembrò un tipo umano, Nixon. Mi sembrò molto arrogante, molto pieno di sé. Uh, quella mascella! Non mi piace proprio, quella mascella. E quei lineamenti da bulldog. Non mi piacciono proprio. Denunciano una prepotenza.[1]
  • Oggi, dopo le tristi esperienze subite, noi tutti sappiamo che la società contemporanea rimane sempre esposta al virus totalitario: l'arco dei mezzi di persuasione e di dominio del consenso a disposizione del potere è amplissimo, le possibilità di corruzione delle libere coscienze sono infinite, la tecnologia più raffinata consente ora l'uso della violenza dolce e silenziosa, laddove nell'evo antico e nell'età più prossima funzionava la violenza bruta e l'annientamento fisico del dissidente.[27]
  • Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste. Ecco l'appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vuole due qualità a mio avviso cari amici: l'onestà e il coraggio. L'onestà... l'onestà... l'onestà. [...] E quindi l'appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c'è qualche scandalo. Se c'è qualcuno che da' scandalo; se c'è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato![28]
  • Ogni volta che i ceti medi credono di far coincidere i loro interessi con gli interessi dell'alta finanza, essi vengono colpiti dalla dittatura.[29]
  • Ormai a tutti è noto che l'Unione Europea e gli organismi derivanti dal Piano Marshall non sono l'espressione spontanea della volontà e delle esigenze dei popoli europei, bensì sono stati artificiosamente creati con lo scopo politico di fare d'un gruppo di nazioni europee uno schieramento in funzione antisovietica, e con lo scopo economico di fare dell'Europa Occidentale un campo di sfruttamento della finanza americana.[30]
  • Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare. [...] Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io.[31]
  • [Sulla morte di Umberto Terracini] Perdo con lui un grande amico e compagno di lotta nelle carceri fasciste e nella Resistenza. Terracini è una delle figure più rappresentative del movimento operaio italiano e dell'antifascismo.[32]
  • [Il giorno della Liberazione di Firenze] Presi contatto con il tenente Frank, rappresentante degli alleati il quale mi disse: "Entreremo in città quando avrete ripulito Firenze da tutti i franchi tiratori". E quando questo accadde puntualmente entrarono a Firenze. Frank mi accompagnò a Roma. Di quei giorni porto con me, costantemente, l'immagine della nostra diffusione dell'«Avanti!». In piazza San Marco mi ferma un signore, avrà avuto 70, 75 anni; senza dire una parola stese la mano a prendere il foglio; prese il foglio come un credente può prendere un'immagine sacra. E lo baciò. Baciò l'"Avanti!" e si mise a piangere. Un ricordo che mi commuove ancora.[33]
  • [Su Mu'ammar Gheddafi] Quell'uomo è un pazzo. Un pericolo per la pace.[10]
  • Questo Patto Atlantico in funzione antisovietica varrà a dividere maggiormente l'Europa, scaverà sempre più profondo il solco che già separa questo nostro tormentato continente.[34]
  • Se i popoli della terra, coralmente, potessero esprimersi, al di sopra di ogni differenza ideologIca, politica, di ogni razza, al di sopra di ogni credo, e di ogni differenza di credo religioso, tutti i popoli della terra si pronuncerebbero per la pace contro la guerra.[35]
  • Se tutti i popoli della terra, tutti i giovani della terra potessero trovarsi uniti e potessero quindi coralmente esprimere il loro desiderio, la loro volontà, tutti si esprimerebbero per la pace, contro la guerra. E noi vogliamo che i nostri giovani possano vivere sicuri della pace e della libertà. Vogliamo che essi siano degli uomini liberi, in piedi, a fronte alta, padroni del loro destino e non dei servitori in ginocchio.[36]
  • [Sullo stato della Repubblica nel dopoguerra] Siamo caduti nella zona di influenza americana: Piano Marshall, Patto atlantico, NATO. Gli americani temevano una rivoluzione e ci hanno impedito di fare ciò che avremmo dovuto. Ci hanno rimesso in mano i vecchi arnesi del fascismo, i questori Guida, sicché è un po' successo in Italia ciò che successe in Francia dopo la rivoluzione francese: quando tornarono a galla i vecchi arnesi del vecchio regime.[1]
  • Siamo preoccupati per quello che accade nell'Afghanistan. Ma come, noi che siamo stati partigiani, che abbiamo lottato contro i nazisti e contro i fascisti per la libertà, dovremmo rimanere indifferenti di fronte alla lotta che stanno sostenendo i partigiani afghani contro il dominatore straniero? La nostra solidarietà quindi ai partigiani afghani.[26]
  • Sono al fianco di chi soffre umiliazioni e oppressioni per il colore della sua pelle. Hitler e Mussolini avevano la pelle bianchissima, ma la coscienza nera. Martin Luther King aveva la pelle color dell'ebano, ma il suo animo brillava della limpida luce, come i diamanti che negri oppressi estraggono dalle miniere del Sudafrica, per la vanità e la ricchezza di una minoranza dalla pelle bianca.[37]
  • Sono del parere che la televisione rovina gli uomini politici, quando vi appaiono di frequente.[38]
  • Sono socialista, da più di mezzo secolo. Per me socialismo vuol dire esaltazione della dignità dell'uomo; e quindi il socialismo non può andare disgiunto dalla libertà.[39]
  • [Sul conflitto israelo-palestinese] Una volta furono gli Ebrei a conoscere la "diaspora". Vennero dispersi, cacciati dal Medio Oriente e dispersi per il mondo; adesso sono invece i Palestinesi.
    Ebbene io affermo ancora una volta che i Palestinesi hanno diritto sacrosanto a una patria ed a una terra come l'hanno avuta gli Israeliti.[40]
  • Uomini di ogni credo politico, amici ed avversari, debbono oggi riconoscere l'immensa statura di Giuseppe Stalin. Egli è un gigante della storia e la sua memoria non conoscerà tramonto. Siamo costernati dinanzi a questa morte per il vuoto che Giuseppe Stalin lascia nel suo popolo e nella umanità intera. Signori, se abbandonate per un istante le vostre ostilità politiche, come le abbandono io in questo momento, dovete riconoscere con me che la vita di quest'uomo coincide per trent'anni con il corso dell'umanità stessa.[41]
  • [Nel 1978 sull'amnistia agli anarchici] Vede, io sono un vigliacco. Tutti noi siamo dei vigliacchi. Quando parliamo di democrazia siamo tutti in malafede. Democrazia significa governo del popolo, ma se governasse il popolo non governeremmo noi. Lo facciamo perché il governo è più facile dell'autogestione, più comodo. E perché, ammettiamolo, un po' ci piace avere tutto questo potere. E continueremo a governare. Ma l'amnistia è un atto dovuto, visto che hanno ragione loro. E una parte di me spera che prima o poi vinceranno.[42]
  • [Riguardo le spedizioni punitive dei fascisti] Voi sapete come facevano: aspettavano – erano degli eroi! – di essere in venti o in trenta per aggredire gli antifascisti quando si trovavano isolati. Se eravamo in tre, allora non ci aggredivano più![43]

Dal discorso di insediamento alla Presidenza della Camera dei deputati, V legislatura, 5 giugno 1968

Disponibile su Camera.it

  • Dobbiamo con la nostra attività di ogni giorno, con la nostra limpida condotta essere d'esempio ai giovani e far sì che essi, stimando i membri del Parlamento, al Parlamento guardino fiduciosi. Solo ottenendo la loro stima e la loro fiducia potremo esortarli, con la speranza d'essere ascoltati, a restare sul terreno democratico e ad avanzare democraticamente le loro proposte. Dei giovani, onorevoli colleghi, dobbiamo preoccuparci. Se lasciamo che tra essi e noi si scavi un solco, potrebbero maturare giorni tristi per la patria, perché la gioventù di oggi è la classe dirigente di domani. Ma i giovani si persuadano di questa verità: quando in un paese la libertà è perduta, tutto è perduto. [...] Una società democratica non può prescindere mai dalla condizione umana dei suoi membri, perché democrazia vuole dire anche giustizia sociale.
  • [Su Brunetto Bucciarelli-Ducci] Egli ha lasciato il suo posto con la stessa dignità con cui l'aveva assunto. La fraterna collaborazione con lui resterà uno dei ricordi più dolci della mia vita d'uomo politico.

Dal discorso di insediamento alla Presidenza della Camera dei deputati, VI legislatura, 25 maggio 1972

Disponibile su Camera.it.

  • Sono stato e sono uomo di parte e sarò sempre devoto alla fede politica che da oltre mezzo secolo arde nell'animo mio. Essa è la ragione prima della mia esistenza. Se rinunciassi a questa fede, cesserei spiritualmente di vivere. [...] La violenza turba la vita civile del paese e le lotte che il movimento operaio organizzato intende sostenere restando sul terreno della democrazia. Per questo respingiamo e condanniamo la violenza. Respingiamo e condanniamo la violenza anche perché non vogliamo che il nostro popolo sia ricacciato indietro; non vogliamo che vada perduta la libertà, la cui riconquista tanto è costata agli italiani, e non vogliamo che le nuove generazioni debbano conoscere l'amara esperienza che abbiamo conosciuta noi.

Dal discorso di Insediamento del Presidente della Repubblica alle Camere, 9 luglio 1978

  • L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai, sorgente di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa è la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire.
  • L'Italia ha bisogno di avanzare in tutti i campi del sapere, per reggere il confronto con le esigenze della nuova civiltà che si profila. Gli articoli della Carta costituzionale che si riferiscono all'insegnamento e alla promozione della cultura, della ricerca scientifica e tecnica, non possono essere disattesi.
  • Bisogna sia assicurato il lavoro ad ogni cittadino. La disoccupazione è un male tremendo che porta anche alla disperazione. Questo, chi vi parla, può dire per personale esperienza acquisita quando in esilio ha dovuto fare l'operaio per vivere onestamente. La disoccupazione giovanile deve soprattutto preoccuparci, se non vogliamo che migliaia di giovani, privi di lavoro, diventino degli emarginati nella società, vadano alla deriva, e disperati, si facciano strumenti dei violenti o diventino succubi di corruttori senza scrupoli.
  • Questo diciamo, perché vogliamo la libertà, riconquistata dopo lunga e dura lotta, si consolidi nel nostro paese. E vada la nostra fraterna solidarietà a quanti in ogni parte del mondo sono iniquamente perseguitati per le loro idee. Certo noi abbiamo sempre considerato la libertà un bene prezioso, inalienabile. Tutta la nostra giovinezza abbiamo gettato nella lotta, senza badare a rinunce per riconquistare la libertà perduta.
  • Ma se a me, socialista da sempre, offrissero la più radicale delle riforme sociali a prezzo della libertà, io la rifiuterei, perché la libertà non può mai essere barattata. Tuttavia essa diviene una fragile conquista e sarà pienamente goduta solo da una minoranza, se non riceverà il suo contenuto naturale che è la giustizia sociale.
  • Bisogna che la Repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, umana con i deboli e i diseredati. Così l'hanno voluta coloro che la conquistarono dopo venti anni di lotta contro il fascismo e due anni di guerra di liberazione, e se così sarà oggi, ogni cittadino sarà pronto a difenderla contro chiunque tentasse di minacciarla con la violenza. Contro questa violenza nessun cedimento. Dobbiamo difendere la Repubblica con fermezza, costi quel che costi alla nostra persona.
  • Ed alla nostra mente si presenta la dolorosa immagine di un amico a noi tanto caro, di un uomo onesto, di un politico dal forte ingegno e dalla vasta cultura: Aldo Moro. Quale vuoto ha lasciato nel suo partito e in questa assemblea! Se non fosse stato crudelmente assassinato, lui, non io, parlerebbe oggi da questo seggio a voi.
  • Rendo omaggio a tutti i miei predecessori per l'opera da loro svolta nel supremo interesse del paese. Il mio saluto al senatore Giovanni Leone, che oggi vive in amara solitudine. [Riferendosi alla vicenda dello Scandalo Lockheed che portò il Presidente Giovanni Leone a dimettersi.]
  • Non posso, in ultimo, non ricordare i patrioti coi quali ho condiviso le galere del tribunale speciale, i rischi della lotta antifascista e della Resistenza. Non posso non ricordare che la mia coscienza di uomo libero si è formata alla scuola del movimento operaio di Savona e che si è rinvigorita guardando sempre ai luminosi esempi di Giacomo Matteotti, di Giovanni Amendola e Piero Gobetti, di Carlo Rosselli, di don Minzoni e di Antonio Gramsci, mio indimenticabile compagno di carcere. Ricordo questo con orgoglio, non per ridestare antichi risentimenti, perché sui risentimenti nulla di positivo si costruisce, né in morale, né in politica.
  • Ma da oggi io cesserò di essere uomo di parte. Intendo essere solo il Presidente della Repubblica di tutti gli italiani, fratello a tutti nell'amore di patria e nell'aspirazione costante alla libertà e alla giustizia.

Attribuite[modifica]

  • Libero fischio in libero Stato. (citato in Piero Ostellino, Lo Scandalo dei Liberi Fischi, Corriere della sera, 24 agosto 2006, p. 35)
La frase compare fra gli atti parlamentari della Camera dei Deputati della XXI Legislatura del Regno d'Italia (1900 – 1904), ed è pronunciata da Giorgio Turbiglio.
  • Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato via anche con mazze e pietre.
[Citazione errata] La citazione riportata da blog, siti web, giornali e radio ed attribuita generalmente a Pertini, in realtà non è stata mai pronunciata dall'ex Presidente della Repubblica, come confermato dalla Fondazione Sandro Pertini.[44]

Citazioni su Sandro Pertini[modifica]

  • A Pertini mi legava un'amicizia perfino imbarazzante, che il presidente ostentava senza reticenza. Interveniva per telefono anche alle riunioni mattutine de la Repubblica, e la sua voce energica portava allegria. (Eugenio Scalfari)
  • Di lui, scrivemmo "a caldo" che "rappresentava al meglio il peggio degli italiani". A cadavere raffreddato, lo confermiamo. Gli italiani si riconobbero in Pertini, nel quale la classe politica non s'era mai riconosciuta. Fu la sua forza. (Indro Montanelli e Mario Cervi)
  • Ecco il nostro telegramma di congratulazioni e auguri a Pertini: «Che Dio le conceda il coraggio, Presidente, di fare le cose che si possono e che si debbono fare; l'umiltà di rinunziare a quelle che si possono ma non si debbono, e a quelle che si debbono ma non si possono fare; e la saggezza di distinguere sempre le une dalle altre». (Indro Montanelli)
  • Il valore del Crocefisso nello studio di un ateo ha in Pertini l'esempio più significativo. (Antonino Zichichi)
  • Io non sono certamente un uomo di cultura e alla cultura non attribuisco, per un politico, una decisiva importanza. Ma qualcosa so, qualche libro l'ho letto, anche grazie a Mussolini quando mi mandò al confino a Ponza. C'era anche Sandro. Lui, l'unica cosa che leggeva era L'Intrepido. Il resto del tempo lo passava a giocare a briscola o a scopa coi nostri guardiani. Alle nostre discussioni sul futuro dell'Italia e del partito non partecipava quasi mai, e quando lo faceva, era solo per invocare il popolo sulle barricate, per lui la politica era solo quella. (Pietro Nenni)
  • Non è necessario essere socialisti per amare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità. (Indro Montanelli)
  • [Su Sandro Pertini nel 1982] Oggi è arrivato Sandro Pertini. Ha 84 anni ed è un fantastico gentiluomo. Abbiamo avuto un ottimo colloquio. Ama molto gli Stati Uniti. C'è stato un momento commovente quando è passato davanti al marine che teneva la nostra bandiera. Si è fermato e l'ha baciata. (Ronald Reagan)
  • Pertini è un grande uomo, che dice schiettamente quello che pensa. Non capisco perché sia andato da tante parti ma da noi non sia mai venuto. (Mohammed Siad Barre)

Note[modifica]

  1. a b c d Da un'intervista di Oriana Fallaci, L'Europeo, Roma, 27 dicembre 1973; riportata su OrianaFallaci.com.
  2. Dalla prefazione al libro di Virginia Carini Dainotti, Achille Marazza: il nostro difficile novecento, 1987.
  3. Dal discorso di fine anno, 31 dicembre 1983.
  4. Dall'intervento pubblicato con il titolo Commemorazione del Presidente della Repubblica Cilena Salvador Allende, in Atti parlamentari, VI legislatura, Camera dei Deputati, vol. 10. Discussioni, seduta del 26 settembre 1973, pp. 9145-9147; riportato in CentroPertini.org.
  5. Citato in 25 Settembre 1979 Palermo. Uccisi in un agguato mafioso il magistrato Cesare Terranova e Lenin Mancuso, Maresciallo P.S., suo collaboratore e guardia del corpo, VittimeMafia.it.
  6. Citato in Una biografia su Achille Marazza l'uomo che intimò la resa al Duce, La Stampa, 11 dicembre 1983.
  7. Da Discorsi parlamentari 1945-1976, a cura di Marina Arnofi, Laterza, 2006.
  8. Dal discorso alla radio di proclamazione della insurrezione generale, Milano, 25 aprile 1945.
  9. Citato in Pertini: perdo un compagno. Il cordoglio dei socialisti, avanti.senato.it, 6 maggio 1980.
  10. a b c d Da un'intervista rilasciata a Tiempo; citato in Pertini rimpiange Berliguer. "Natta un freddo professore", La Stampa, 2 luglio 1986.
  11. Visibile in L'infame e suo fratello, min. 32:17-32:24.
  12. Discorso di Pertini a Genova, piazza della Vittoria, 28 giugno 1960; riportato in rassegna.it
  13. a b Da A Milano e a Torino nella fiammata insurrezionale, Avanti!, 6 maggio 1945; riportato in Pertini.it.
  14. Dal discorso di fine anno, 31 dicembre 1978.
  15. Citato in Vittorio Messori, Pensare la storia, Edizioni San Paolo, Milano, 1992, p. 111.
  16. Da un'intervista disponibile su CESP Pertini.it.
  17. Dalla dichiarazione a seguito del terremoto in Irpinia; citato in Raistoria.rai.it, 25 novembre 1980.
  18. Da un'intervista  in che data? in che occasione? in che data? in che occasione? visibile su YouTube.
  19. Dal messaggio di fine anno del 1983; riportato in Quirinale.it.
  20. Dal discorso in occasione del "Giorno dell'Africa", 5 giugno 1984. Citato in Botha da oggi a Roma, la Repubblica, 10 giugno 1984.
  21. Da La Resistenza secondo Risorgimento nazionale, in Gioventù socialista, aprile 1954; riportato in Pertini.it.
  22. Da Il libretto rosso di Pertini, a cura di Massimiliano Di Mino e Pier Paolo Di Mino, Castelvecchi Purple Press, Roma, 2011, p. 31. ISBN 978-88-95903-50-7
  23. Intervista ad Oriana Fallaci riportato in [1].
  24. Dal discorso agli italiani, trasmesso su TG2 Studio Aperto, 26 novembre 1980; visibile su Youtube.com.
  25. Citato in M. Guarino e F. Raugei, Gli anni del disonore, Dedalo, 2006, p. 7.
  26. a b Dal messaggio di fine anno del 1981; riportato in FodazionePertini.it.
  27. Da Il libretto rosso di Pertini, a cura di Massimiliano Di Mino e Pier Paolo Di Mino, Castelvecchi Purple Press, Roma, 2011, p. 32. ISBN 978-88-95903-50-7
  28. Audio su youtube del discorso del 31 dicembre 1983.
  29. Intervista ad Oriana Fallaci riportato in [2].
  30. Da L'Europa e il Piano Marshall, Avanti!, 30 giugno 1949; riportato in Pertini.it.
  31. Da un'Intervista - Centro Espositivo Sandro Pertini. Vedi anche Video CESP - Centro Espositivo Sandro Pertini.
  32. Citato in È morto Terracini, La Stampa, 7 dicembre 1983.
  33. Da Quei giorni della liberazione a Firenze, in: Il socialismo a Firenze e in provincia, 1871 – 1961, a cura di S. Carretti e M. Degl'Innocenti, Pisa, Nistri-Lischi, 1987, p. 148.
  34. Dagli Atti parlamentari, 27 marzo 1949 pag 30; riportato in Pertini.it.
  35. Dal messaggio di fine anno del 1979; riportato in Quirinale.it.
  36. Dal messaggio di fine anno del 1983; riportato in Quirinale.it.
  37. Citato nella canzone Il bianco e il nero nell'album Verba Manent (1993) di Frankie hi-nrg mc. Da un discorso del 1982; citato in Michelangelo Jacobucci, Pertini uomo di pace, Rizzoli, 1985.
  38. Alla Camera il 22 luglio 1971, rivolgendosi all'Onorevole Giuseppe Niccolai.
  39. Citato in Gianni Bisiach, Pertini racconta, Milano 1983, p. 46.
  40. Da Messaggio di fine anno, presidenti.quirinale.it, 31 dicembre 1983.
  41. Commemorazione al senato, 6 marzo 1953 (pag 4)
  42. Citato in Livio Zanetti, Pertini sì Pertini no.
  43. Dagli Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, Legislatura II, seduta del 23 febbraio 1955, p. 404; riportato in Pertini.it.
  44. Cfr. Bella frase, ma non è di Pertini!, Matteogracis.it, 1 maggio 2013.

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