Mario Luzi: differenze tra le versioni

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*Bisogna fargliela conoscere, proporgliela, fargliela leggere, ai giovani, la [[poesia]]. Bisogna creare occasioni di scoperta e di novità. Non si può dire che, soprattutto in questi ultimi anni, non lo si faccia. Ma l'esito è comunque incerto. (da ''Offrire versi con simpatia'')
*Bisogna fargliela conoscere, proporgliela, fargliela leggere, ai giovani, la [[poesia]]. Bisogna creare occasioni di scoperta e di novità. Non si può dire che, soprattutto in questi ultimi anni, non lo si faccia. Ma l'esito è comunque incerto. (da ''Offrire versi con simpatia'')
*''Che mi riserva rivederti, amore, | quale viaggio t'hanno dato i venti?'' (da ''Amanti'', in ''Onore del vero'', Neri Pozza)
*''Che mi riserva rivederti, amore, | quale viaggio t'hanno dato i venti?'' (da ''Amanti'', in ''Onore del vero'', Neri Pozza)
*{{NDR|Su [[Cristina Campo]]}} Cristina riponeva nella memoria come in uno scrigno le gemme delle sue letture: erano pietre preziose che altri non vedevano o non sapevano apprezzare. La sua scrittura nasce nel riflesso di quei tesori; ma nasce energicamente, anzi impavidamente. La sua forza intellettuale trasformava quella ricchezza a lungo custodita in una lama al servizio dei suoi argomenti, in uno stile tagliente dai barbagli ora d'acciaio, ora iridescenti. Forza e fragilità del resto in lei si fondevano mirabilmente. (...) Cristina Campo credeva che la perfezione esistesse e, come altri che l'hanno creduto, non sapeva che farsene della perfettibilità. Era là e solo là che bisognava puntare, e non contentarsi di niente di meno<ref>Cristina De Stefano, ''Belinda e il mostro. Vita segreta di Cristina Campo'', Milano, Adelphi, 2002.pp. 46-47 e 107-108.</ref>
*{{NDR|[[Carlo Bo]]}} Diceva di non aver concluso niente, di aver accumulato soltanto libri. (citato in ''Corriere della sera'', 29 settembre 2001)
*{{NDR|[[Carlo Bo]]}} Diceva di non aver concluso niente, di aver accumulato soltanto libri. (citato in ''Corriere della sera'', 29 settembre 2001)
*''È incredibile ch'io ti cerchi in questo | o in altro luogo della terra dove | è molto se possiamo riconoscerci. | Ma è ancora un'età, la mia, | che s'aspetta dagli altri | quello che è in noi oppure non esiste''. (''Aprile-amore'', da ''Primizie del deserto'')
*''È incredibile ch'io ti cerchi in questo | o in altro luogo della terra dove | è molto se possiamo riconoscerci. | Ma è ancora un'età, la mia, | che s'aspetta dagli altri | quello che è in noi oppure non esiste''. (''Aprile-amore'', da ''Primizie del deserto'')

Versione delle 17:54, 2 ago 2019

La casa dove il poeta Mario Luzi è vissuto da giovane, a Siena

Mario Luzi (1914 – 2005), poeta italiano.

Citazioni di Mario Luzi

  • Ai vecchi tutto è troppo. (Senior, da Dal fondo delle campagne)
  • Bisogna fargliela conoscere, proporgliela, fargliela leggere, ai giovani, la poesia. Bisogna creare occasioni di scoperta e di novità. Non si può dire che, soprattutto in questi ultimi anni, non lo si faccia. Ma l'esito è comunque incerto. (da Offrire versi con simpatia)
  • Che mi riserva rivederti, amore, | quale viaggio t'hanno dato i venti? (da Amanti, in Onore del vero, Neri Pozza)
  • [Su Cristina Campo] Cristina riponeva nella memoria come in uno scrigno le gemme delle sue letture: erano pietre preziose che altri non vedevano o non sapevano apprezzare. La sua scrittura nasce nel riflesso di quei tesori; ma nasce energicamente, anzi impavidamente. La sua forza intellettuale trasformava quella ricchezza a lungo custodita in una lama al servizio dei suoi argomenti, in uno stile tagliente dai barbagli ora d'acciaio, ora iridescenti. Forza e fragilità del resto in lei si fondevano mirabilmente. (...) Cristina Campo credeva che la perfezione esistesse e, come altri che l'hanno creduto, non sapeva che farsene della perfettibilità. Era là e solo là che bisognava puntare, e non contentarsi di niente di meno[1]
  • [Carlo Bo] Diceva di non aver concluso niente, di aver accumulato soltanto libri. (citato in Corriere della sera, 29 settembre 2001)
  • È incredibile ch'io ti cerchi in questo | o in altro luogo della terra dove | è molto se possiamo riconoscerci. | Ma è ancora un'età, la mia, | che s'aspetta dagli altri | quello che è in noi oppure non esiste. (Aprile-amore, da Primizie del deserto)
  • Fabrizio De André è uno chansonnier, e lo è nel senso più vero: il senso in cui la poesia, il testo letterario e la musica convivono necessariamente. (dall'intervista di Paolo Di Paolo, Offrire versi con simpatia, ItaliaLibri, Milano, 11 dicembre 2002)
  • Il Palio è il Palio. Nessuna interpretazione sociologica, storica, antropologica, potrebbe spiegarlo. Sublimazione e dannazione insieme del fato in ogni singolo senese e nella sua cittadinanza. Rogo furente della senesità, in ogni caso impareggiabile conferma di essa. (1998, dal sito del comune di Siena)
  • Il vento sparso luccica tra i fiumi | della pianura, il monte ride raro | illuminandosi, escono barlumi | dall'acqua, quale messaggio più chiaro? È tempo di levarsi su, di vivere | puramente. (Diana, risveglio, da Un brindisi)
  • In Pietà della notte hai trovato un tono così giusto di discorso che tutte le tue qualità di percezione e di pensiero si integrano e si snodano con profonda naturalezza. E una bella conquista e dovrebbe fare impressione anche in mezzo al bailamme sperimentalista: Me lo auguro per te e per tutti, caro Piazzolla. E mentre io tornerò spesso a riaprire il tuo libro, ricordati del tuo Mario Luzi.[2]
  • Ombra, non più che un'ombra è la mia vita | per le strade che ingombra il mio ricordo impassibile. (Maturità, da Avvento notturno)
  • L'amore aiuta a vivere, a durare, | l'amore annulla e dà principio. E quando | chi soffre o langue spera, se anche spera, | che un soccorso s'annunci da lontano, | è in lui, un soffio basta a suscitarlo. (Aprile-amore, da Primizie del deserto)
  • Non è vero che tutti coloro che obbediscono a un solenne richiamo del loro nume – qualunque sia – presumano di essere degni e di trovarsi tra gli eletti. (citato in Poesia, anno XIV, maggio 2001, n. 150, Crocetti Editore)
  • Questa felicità, questa felicità, questa felicità promessa o data n'è dolore, dolore senza causa o la causa se esiste è questo brivido che sommuove il molteplice nell'unico come il liquido scosso nella sfera. (Questa felicità)
  • Si ripensa all'adolescenza, quando si avevano grandi velleità e si pensava che il mondo era nostro: ma potevamo acciuffare poco, perché troppo giovani. (dall'intervista di Sebastiano Grasso, Mario Luzi. I versi, la pittura, gli amori. E quel duello mancato, Corriere della sera, 10 ottobre 2004, p. 29)
  • Vita che non osai chiedere e fu, | mite, incredula d'essere sgorgata | dal sasso impenetrabile del tempo, | sorpresa, poi sicura della terra, | tu vita ininterrotta nelle fibre | vibranti, tese al vento della notte... (Monologo)[3]

La porta del cielo

Incipit

Nella propria esistenza: gli incontri, le letture
VERDINO. Voglio cominciare da alcuni tuoi versi: in Per il battesimo dei nostri frammenti, ci sono due sezioni «Madre e figlio», in cui rievochi il tuo rapporto con tua madre. Sono poesie degli anni '80 e tua madre era morta da oltre 20 anni (1959); in queste poesie non ne intendi una commemorazione, ma piuttosto cerchi di ritrovare il senso e l'evento di quella relazione madre-figlio per te tanto importante.

Citazioni

  • Forse, infranto il mistero, nel chiarore | del mio ricordo un'ombra apparirai, | un nonnulla vestito di dolore. | Tu, non diversa, tu come non mai. (p. 11)
  • Udire voci trapassate insidia | il giusto, lusinga il troppo debole, | il troppo umano dell'amore. Solo | la parola all'unisono di vivi | e morti, la vivente comunione | di tempo e eternità vale a recidere | il duro filamento d'elegia. | È arduo. Tutto l'altro è troppo ottuso. (p. 15)
  • Scendi anche tu, rimani prigioniera | nella sfera angosciosa di Parmenide | immota sotto gli occhi della moira, | nel recinto di febbre dove il nascere | è spento e del perire non è traccia. (p. 23)

Citazioni su Mario Luzi

  • Avevo per Mario Luzi tanta amicizia e altrettanta ammirazione. Era per me uno dei più bei volti d'Italia. La poesia Europea ha subito una grande perdita. Ma ci resta la sua opera. (Yves Bonnefoy)
  • Dopo la fase ermetica, da cui non si è mai distaccato in modo radicale, Mario Luzi, intorno agli anni Sessanta, ha sviluppato una sua lirica, in modo originale, incentrata sulla poesia religiosa, metafisica. La sua poesia si è così assestata perché letteralmente meno chiusa. (Edoardo Sanguineti)
  • In Luzi ci sono stati tanti poeti: il lirico notturno, il diarista e pellegrino purgatoriale. Il poeta narrativo e drammaturgo in 'sermo merus' di Nel magma, un testo di profonda rifondazione della poesia italiana, lo scriba poematico e a frammenti ed epifanie dell'ultimo ventennio. (Stefano Verdino)
  • Luzi è stato probabilmente l'ultimo poeta che ha vissuto naturalmente la lingua italiana. Dopo è stato difficile se non impossibile, e non è un caso che i quattro più importanti poeti viventi della successiva generazione abbiano piuttosto preferito o una nozione gergale della lingua, come Zanzotto e Sanguineti, o una pratica ironica e minimalista, come Giudici ed Erba. (Stefano Verdino)
  • Mario Luzi, nella sua parabola esistenziale e poetica, ha confermato un'assoluta fedeltà a se stesso, anche in quella religiosità diffusa che per lui è sempre stata una vicinanza al cattolicesimo. (Andrea Zanzotto)

Note

  1. Cristina De Stefano, Belinda e il mostro. Vita segreta di Cristina Campo, Milano, Adelphi, 2002.pp. 46-47 e 107-108.
  2. Citato in Frammenti, La Fiera Letteraria, 14 agosto 1960; disponibile su fondazionemarinopiazzolla.it
  3. Citato in Cultura e svago.

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