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Laurence Sterne

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Laurence Sterne

Laurence Sterne (1713 – 1768), scrittore irlandese.

Sermoni

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Pain and pleasure, like light and darkness, succeed each other.[1]
  • Mostrandoci nuovi oggetti, ovverosia presentandoci i vecchi in una nuova luce, i viaggi riformano i nostri giudizi – facendoci provare le molteplici varietà della natura, ci insegnano a conoscere ciò che è buono – [...].[2]
  • Solo i coraggiosi sanno come perdonare. Un vile non ha mai perdonato: non è nella sua natura.[3]

Viaggio sentimentale

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— A questo in Francia si provvede meglio, diss'io —
— Ma, e vi fu ella? mi disse quel gentiluomo; e mi si volse incontro prontissimo, e trionfò urbanissimamente di me. — Poffare! diss'io, ventilando fra me la questione; adunque ventun miglio di navigazione (da Douvre a Calais non ci corre nè più nè meno) conferiranno sì fatti diritti? — Vo' esaminarli. E lasciando andare il discorso, m'avvio diritto a casa: mi piglio mezza dozzina di camicie, e un pajo di brache di seta nera. — «L'abito che ho indosso (diss'io, dando un'occhiata alla manica) mi farà».

Citazioni

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The Beautiful Grisette (William Powell Frith, 1853)
  • Io era dianzi in pace col mondo; ma così conclusi la pace con me medesimo. (II; 1813, p. 5)
  • Nessuno vuol essere virtuoso a beneplacito delle contingenze — oppure uno è generoso come un altro è potente — sed non, quoad hanc — e sia che può — da che non si può logicamente discorrere sul flusso e riflusso de' nostri umori, il quale, a quanto io so, obbedirà alle medesime cause influenti nelle maree — ipotesi che ci tornerebbe spesso a men biasimo: e per dir di me solo, son certo che in più incontri mi loderei assaissimo del mio prossimo, se dicesse «che io me la intendo con la Luna, e mi governo con essa»; e non avrei colpa in ciò né vergogna; anziché «col mio proprio atto, e consenso»; e ogni colpa e vergogna sarebbe mia. (III; 1813, pp. 5-6)
  • Per altro l'uomo malcontento di sé comincia a sentirsi ottimamente disposto a un contratto; e questo è pure un compenso. (VI; 1813, p. 11)
  • È secolo questo sì ridondante di luce, che tu non trovi, non che paese, ma né cantuccio forse d'Europa, ove i raggi non s'incrocicchino e vicendevolmente non si permutino – Il sapere, in molte sue derivazioni e in più incontri, è come la musica per le vie dell'Italia ove può goderne chi nulla paga [...]. (VII; 1813, p. 19)
  • Ove il cuore precorra l'intelletto, libera sempre da mille travagli il giudizio. (X; 1813, p. 26)
  • [...] le persone gravi odiano l'amore in grazia del nome —
    Gli egoisti in grazia di se stessi —
    Gli ipocriti in grazia del cielo — (XVI; 1813, p. 45)
  • [Sul corteggiamento] Persevera nelle gentilezze, e che le sieno dilicatissime e tacite; e non dieno tanto nell'occhio da insospettire, ma né tanto poco da essere trascurate — e di tanto in tanto un'occhiata parziale — dir pochissimo o nulla — lascia con l'amica tua la Natura, e le comporrà in cuore l'amore a suo modo. (XVI; 1813, p. 45)
  • Rare volte, mio buon signore, un uomo s'accinge a un'offerta di cordialità verso una donna, e che essa non n'abbia presentimento un po' prima. (Signora: XVII; 1813, p. 46)
  • Compiango l'uomo che può viaggiare da Dan a Bersabea ed esclama: «Tutto è infecondo!» — ed è: e tale è l'universo per chiunque non vede quanto ei sarà liberale a chi lo coltiva. (XVIII; 1813, p. 48)
  • Tant pis e Tant mieux sono due cardini della conversazione francese; e quel forestiero che se ne impratichirà innanzi di entrare in Parigi, farà da savio. (XIX; 1813, p. 53)
  • Vissi innamorato sempre or d'una principessa or d'un'altra; e così spero di vivere fino al momento ch'io raccomanderò il mio spirito a Dio; perché la mia coscienza è convinta che s'io commettessi una trista azione, la commetterei sempre quando un amore è in me spento; ed il nuovo non è per anche racceso: e nel tempo dell'interregno m'accorgo che il mio cuore fa il sordo — e mi concede a stento sei soldi da far elemosina alla miseria: però mi sollecito a rompere questo gelo — è il raccendermi e il risentirmi pieno di generosità e di benevolenza è tutto un punto: e farei di tutto, per tutti, e con tutti; purché mi persuadessero ch'io non farei peccato. (XXII; 1813, p. 59)
  • Tuttavia la Natura ci riserba un lenitivo soave ne' mali; ed io l'accolsi grato dalle sue mani, e m'addormentai. (XXVII; 1813, p. 73)
  • Il cuore ne' suoi trasporti, vuole sempre, a dispetto della ragione, dir troppo. (XXVIII; 1813, p. 76)
  • Per chi può difendere le proprie ragioni con l'eloquenza dell'equipaggio, e trionfare fragorosamente precorso da mezza dozzina di lacchè e da un paio di cuochi, Parigi è un'ottima piazza d'arme, ed ei potrà campeggiarla quanto è lunga e larga a sua posta. (XXX; 1813, p. 83)
  • Parmi che i precisi e invariabili distintivi del nazionale carattere si ravvisino più in queste minuzie [le metafore usate dai Francesi], che ne' gravissimi affari di stato, ne' quali i magnati di tutti i popoli hanno dicitura e andatura sì indistintamente uniforme, ch'io per potermi scegliere più l'uno che l'altro di que' signori non isborserei nove soldi. (XXXI; 1813, p. 87)
  • Siate pur benedette, o lievissime cortesie! voi spianate il sentiero alla vita; voi gareggiando con la Bellezza e le Grazie che fanno alla prima occhiata germinare in petto l'amore, voi disserrate ospitalmente la porta al timido forestiero.[4] (XXXII; 1813, p. 88)
  • Te! — Te, o tre volte dolce e graziosa Dea! — Te o LIBERTÀ! invocano tutti con solenni e con domestiche supplicazioni, Te che hai sapore gradito, e l'avrai finché NATURA non rinneghi se stessa — né orpello mai di parole potrà contaminare il tuo candido manto, né forza d'alchimia tramuterà in ferro il tuo scettro — Teco, e se tu gli sorridi, mentr'ei mangia il suo pane, il pastore è più beato del suo monarca dalla corte del quale tu se' sbandita. (XL; 1813, p. 128)
  • [...] chi si tiene dappoco, è traditore di sé stesso: la natura è avara alle volte d'alcuna difesa all'uomo; ma l'uomo butta via le altre dieci ch'essa gli ha dato. (XLIII; 1813, pp. 135-36)
  • Il conte avviava il discorso: si chiacchierò del più e del meno — di libri, di politica, d'uomini — finalmente di donne — Dio le benedica! diss'io, poiché se n'ebbe alquanto parlato — Dio le benedica tuttequante! la madre Eva non ha per certo verun nipote che mi pareggi in amarle: per quanti peccatucci io vada in esse scorgendo, per quante satire io ne legga, tanto e tanto io le amo; anzi ho per fermo che l'uomo il quale non abbia una specie di dilezione per tutte, non sia capace d'amarne debitamente una sola. (XLVI; 1813, p. 147)
  • Viaggio riposatissimo è questo mio; viaggio del cuore in traccia della natura e di que' sentimenti che da lei sola germogliano, e che ci avvezzano ad amarci scambievolmente — e ad amare una volta un po' meglio tutti gli altri mortali. (XLVI; 1813, p. 149)
  • Soave arrendevolezza dello spirito umano che può in un attimo secondar le illusioni le quali furano i più affannosi momenti alla tristezza ed all'ansietà! (XLVIII; 1813, p. 153)
  • Un homme qui rit, disse il duca, ne sera jamais dangereux. (XLVIII; 1813, p. 155)
Un uomo che ride non sarà mai pericoloso.
  • [...] gl'inglesi, simili alle antiche medaglie tenute in disparte e maneggiate da pochi, serbano la prima impronta intagliatavi dalla mano maestra della Natura — le sono un po' ruvide al tatto — ma in compenso la loro leggenda è sì chiara, che a prima vista tu vedi ciò che vogliono dire e significare. (L; 1813, p. 161)
  • Che se la natura nel tessere la sua tela della benevolenza, v'ha intrecciate alcune trame di desiderio e d'amore — si dovrà dunque per istrapparle lacerar tutta quanta la tela? — Flagella codesti stoici, diss'io nel mio cuore, o grande Rettore della natura! flagellali! — in qualunque luogo la tua provvidenza vorrà cimentare la mia virtù — a qual si sia repentaglio — in ogni frangente — concedi ch'io mi risenta de' moti che ne derivano, e che mi sono proprj com'uomo — e s'io li dirigo da uomo dabbene, mi confiderò in ogni evento nella tua giustizia — perché tu, mio Dio! ci hai creati — nè ci siamo creati da noi. (LII; 1813, pp. 167-68)
  • Assai cose che accadono a Sole chiarissimo e su per le vie larghe e frequenti, le vedo, ma non le guardo. La natura è vergognosa, né s'attenta d'agire alla presenza di spettatori; bensì in qualche appartato cantuccio ti lascia vedere taluna delle sue brevi scene che equivalgono alla quintessenza di tutti i sentimenti stillati da una mezza dozzina di tragedie francesi. (LX; 1813, p. 191)
  • Noi ci facciamo largo nel mondo non tanto col fare quanto col ricevere de' servigi: tu trovi un germoglio mezz'arido; lo pianti perché l'hai raccattato; e perché l'hai piantato, lo adacqui. (LXII; 1813, p. 196)
  • [...] io non mi sento si pienamente conscio dell'esistenza d'un'anima in me se non quando mi trovo ravvolto nelle malinconie. (LXIII; 1813, p. 207)
  • Sì; sono persuaso che ho un'anima: e tutti i libri di cui i materialisti appestano il mondo non sapranno convincermi mai. (LXIII; 1813, p. 209)
  • Cara sensibilità! Tu se' l'inesauribile fonte degl'incanti della voluttà, e degli spasimi dell'angoscia! tu incateni il tuo martire sovra un letto di paglia — e tu stessa lo sublimi teco oltre al cielo — Eterna fonte de' nostri affetti! (LXVI; 1813, p. 213)

Citazioni su Viaggio sentimentale

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  • Lettori miei, era opinione del reverendo Lorenzo Sterne, parroco in Inghilterra, che un sorriso possa aggiungere un filo alla trama brevissima della vita,[5] ma pare che egli inoltre sapesse che ogni lacrima insegna a' mortali una verità. Poiché assumendo il nome di Yorick, antico buffone tragico, volle con parecchi scritti, e singolarmente in questo libricciuolo, insegnarci a conoscere gli altri in noi stessi, e a sospirare ad un tempo e a sorridere meno orgogliosamente su le debolezze del prossimo. Però io lo aveva, or son più anni, tradotto per me: ed oggi io credo d'essere una volta profittato delle sue lezioni, l'ho ritradotto, quanto meno letteralmente e quanto meno arbitrariamente ho saputo, per voi.
    Ma e voi, lettori, avvertite che l'autore era d'animo libero, e spirito bizzarro, ed argutissimo ingegno, segnatamente contro la vanità dei potenti, l'ipocrisia degli ecclesiastici e la servilità magistrale degli uomini letterati; pendeva anche all'amore e alla voluttà; ma voleva ad ogni parere, ed era forse, uomo dabbene e compassionevole seguace sincero dell'Evangelo, ch'egli interpretava a' fedeli. Quindi ci deride acremente, e insieme sorride con indulgente servilità; e gli occhi suoi scintillano di desiderio, par che si chinino vergognosi; e nel brio della gioia, sospira; e, mentre le sue immaginazioni prorompono tutte ad un tempo discordi e inquietissime, accendendo più che non dicono, ed usurpando frasi, voci ed ortografia, egli sa nondimeno ordinarle con l'apparente semplicità di certo stile apostolico e riposato. (Ugo Foscolo)
  • Quanti accidenti nel Viaggio sentimentale! Come son ben trovati! Quanto varii! Ciascuno ti dipinge un carattere, ti descrive un costume. (Francesco De Sanctis)

Vita e opinioni di Tristram Shandy

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Avrei voluto che mio padre e mia madre, o in verità entrambi, poiché entrambi erano tenuti a farlo, pensassero a quello che facevano quando mi hanno concepito; se avessero debitamente considerato quanto alta fosse la posta in gioco;—che non solo ne sarebbe derivata la procreazione di un Essere razionale, ma che molto probabilmente la felice conformazione e costituzione fisica del suo corpo, forse il suo ingegno e la struttura stessa della sua mente;—e per quanto potevano saperne, perfino la fortuna di tutta la sua famiglia avrebbero potuto essere condizionati dagli umori e dalle inclinazioni prevalenti in quel momento:——Se avessero debitamente soppesato e riflettuto a tutto ciò, e agito di conseguenza,——sono profondamente convinto che il posto da me occupato nel mondo sarebbe stato molto diverso, da quello in cui è probabile che il lettore mi veda.—Credetemi, miei buoni amici, non si tratta di un fatto trascurabile come molti di voi potrebbero ritenerlo;—tutti avete, oso dire, sentito parlare degli spiriti vitali, di come vengano trasmessi dal padre al figlio e così via,—e di parecchio altro al riguardo:—ebbene, potete credermi quando vi dico, che nove decimi della saggezza o della stoltezza di un uomo, dei suoi successi o fallimenti in questo mondo dipendono dai loro moti e attività, e dai diversi indirizzi e direzioni verso cui li avviate; così che una volta messi in movimento, bene o male che sia, non si tratta di una faccenda da quattro soldi,--partono schiamazzando per la tangente; e a forza di ripetere gli stessi passi, finiscono col tracciare una vera e propria strada, dritta e comoda come il viale di un giardino, dalla quale, una volta che vi si siano avvezzi, lo stesso Diavolo non riuscirebbe ad allontanarli.
Scusate, mio caro, disse mia madre, non avete dimenticato di ricaricare l'orologio?——Buon D—! esclamò mio padre, lasciandosi sfuggire un'imprecazione, ma avendo l'accortezza al tempo stesso di non alzare troppo la voce——. Quando mai una donna, dalla creazione del mondo ai giorni nostri, ha interrotto qualcuno con una domanda così sciocca? E che cosa stava dicendo vostro padre?——Niente, naturalmente.

Citazioni

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  • [...] essendo fermamente persuaso che ogni volta che un uomo sorride, tanto più quando ride, che egli aggiunga qualcosa a questo frammento di vita.
[...] being firmly persuaded that every time a man smiles,—but much more so, when he laughs, that he adds something to this Fragment of Life.[6]
  • È nota col nome di perseveranza quando si tratta di una buona causa, e di testardaggine quando la causa è cattiva.
  • Ho imposto questa penitenza alla signora, non per giuoco o crudeltà, ma per il migliore dei motivi; e non me ne scuserò pertanto con lei quando ritornerà:—L'ho fatto per rintuzzare un gusto pernicioso insinuatosi in altre migliaia di persone oltre a lei,—di leggere tutto di seguito, più in cerca dell'avventura, che della profonda erudizione e conoscenza che un libro di questo stampo, se letto come dovrebbe, non può mancare di impartire loro.——La mente dovrebbe abituarsi a fare sagge riflessioni e trarre interessanti conclusioni mentre procede nella lettura; un'abitudine che fece affermare a Plinio il Giovane, «Di non avere mai letto un libro tanto brutto, da non averne tratto alcun profitto». La storia della Grecia e di Roma, letta affrettatamente senza questa attitudine e applicazione,—è meno utile, dico io, della storia di Parismus e Parismenus, o dei Sette Campioni di Inghilterra, per sopra mercato. [...]
    È una terribile sfortuna per questo mio libro, ma ancor più per la Repubblica delle Lettere;—tanto che lamia viene inghiottita senza sforzo se si considera quella,--che questa stessa abbietta brama di nuove avventure in ogni cosa, si sia così profondamente insinuata nelle nostre abitudini e umori,—e che siamo così intenti a soddisfare l'impazienza della nostra concupiscenza per questa via,—che non mandiamo giù se non le parti più grossolane e carnali di una composizione:—Le sottili allusioni e le scaltrite informazioni della scienza fuggono, come spiriti, verso l'alto;——le pesanti digressioni morali verso il basso; e tanto le une che le altre sono perdute per il mondo non più di quanto lo sarebbero se fossero rimaste in fondo al calamaio.
    Mi auguro che al lettore non ne siano sfuggite molte, interessanti e curiose come questa, nella quale è stata pizzicata la lettrice. Vorrei che ottenesse il suo effetto;—e che tutta la brava gente, maschi e femmine, potesse apprendere, dal suo esempio, non solo a leggere ma a pensare. (vol. I, cap. XX; 1982, p. 57)
  • In questa lunga digressione infatti nella quale mi sono lasciato trascinare accidentalmente, come in tutte le mie digressioni (a eccezione di una sola) c'è un colpo da maestro di abilità digressiva, il cui merito temo sia sempre sfuggito al lettore,--non per mancanza di acume da parte sua,—ma perché si tratta di una perfezione che di rado si cerca, o in verità ci si aspetta, in una digressione;---e precisamente di questa: Che sebbene nelle mie digressioni giochi sempre lealmente, come potete notare,—e mi allontani da quello di cui tratto, di tanto e tanto spesso quanto qualsiasi altro scrittore in Gran Bretagna, purtuttavia è sempre mia cura badare che le cose siano sistemate in modo, da non lasciare fermo in mia assenza il congegno principale. [...]
    Grazie a questo marchingegno il macchinario della mia opera costituisce una specie a parte; due movimenti contrari vi sono stati indotti, e conciliati, che si riteneva fossero inconciliabili fra loro. In una parola, la mia opera è digressiva, e progressiva,—a un tempo. [...]
    Le digressioni, inconfutabilmente, sono la luce del sole;——sono la vita, l'anima della lettura;---eliminatele da questo libro, per esempio,--tanto varrebbe che eliminaste con esse il libro stesso;—un freddo eterno inverno regnerebbe in ogni pagina; restituitele allo scrittore;----e si fa avanti baldanzoso come uno sposo;—augura Salute a tutti; riporta la varietà, e impedisce all'appetito di languire.
    Tutta l'abilità consiste nel manipolarle e cucinarle a dovere, perché non siano solo a vantaggio del lettore, ma anche dell'autore, la cui difficile situazione, a questo proposito, è davvero da compatire: Se, infatti, incomincia una digressione,---da quel momento, a quanto posso notare, tutta la sua opera se ne sta ferma come un ciocco;—e se procede con l'opera principale,----è bell'e finita la digressione.
    ——È uno sporco lavoro.—Per il qual motivo, fin dall'inizio di questa, come vedete, ho costruito l'opera principale e le sue parti avventizie con tali intersezioni, e ho così intersecato e attorcigliato i movimenti digressivo e progressivo, una ruota dentro l'altra, che tutto l'ingranaggio ha continuato, in genere, a funzionare;---e per di più, continuerà a funzionare per i prossimi quarant'anni, se piacerà alla fonte della salute di concedermi tanto a lungo la benedizione della vita e del buonumore. (vol. I, cap. XXII; 1982, p. 69)
  • Non darei quattro soldi per l'abilità di scrittore di chi non capisca questo,——Che la narrazione più semplice e chiara al mondo, appiccicata all'ultima accorata apostrofe a mio zio Toby,—sarebbe sembrata fredda e insipida al palato del lettore;—ho posto fine pertanto senza indugio al capitolo;—sebbene fossi nel bel mezzo della storia.
    ——Gli scrittori del mio stampo hanno un principio in comune con i pittori;—quando la fedeltà al modello rende meno brillanti le nostre rappresentazioni, scegliamo il male minore; giudicando ancor più imperdonabile peccare contro la bellezza, che contro la verità.—Bisogna prendere questa osservazione cum grano salis; ma sia come sia,——dal momento che il paragone è stato fatto più per lasciar raffreddare l'apostrofe che altro,—non ha molta importanza sotto ogni altro riguardo se il lettore lo approvi o no. (vol. II, cap. IV; 1982, p. 90)
  • —Rinunciando a esercitarlo perdiamo talvolta il diritto a lamentarci;——ma più spesso ne triplichiamo la forza. (vol. II, cap. IV; 1982, p. 91)
  • Scrivere, quando è fatto come si deve, (come potete star certi che ritengo di fare io) è solo un modo diverso di conversare: Come nessuno, che sappia il fatto suo, in buona compagnia, si azzarderebbe a dire tutto;—così nessun autore, che comprenda i giusti confini del decoro e della buona educazione, pretenderebbe di pensare tutto: Il rispetto più autentico che possiate dimostrare all'intelligenza del lettore, consiste nel fare amichevolmente a metà, e lasciargli qualcosa da immaginare, a sua volta, al pari di voi.
    Per parte mia, non faccio che rivolgergli complimenti di questo genere, e faccio tutto quanto è in mio potere per mantenere occupata la sua fantasia quanto la mia. (vol. II, cap. XI; 1982, p. 107)
  • Il mio desiderio più ardente e la più fervida preghiera che formulo per voi, e anche per me, nell'eventualità che la cosa non sia già fatta,——è, che i grandi doni e talenti tanto dello spirito quanto del giudizio, con tutto quanto è solito accompagnarli,———come memoria, fantasia, genio, eloquenza, prontezza d'ingegno, e così via, possano in questo prezioso momento esser versati senza limite o misura, ostacolo o impedimento, tanto caldi quanto ognuno di noi può sopportarlo,—schiuma e sedimenti e tutto; (poiché non vorrei perderne neppure una goccia) nei diversi ricettacoli, cellette, cellule, domicili, dormitori, refettori, e ripostigli del nostro cervello,—in tal guisa, che possano continuare a esservi iniettati e stivati; secondo l'autentica intenzione e significato del mio desiderio, fino a che ogni suo vasello, grande e piccolo, ne sia così colmo, saturato e riempito fino all'orlo, che neppure per salvare una vita umana vi possa entrare o uscire niente altro.
    Che Dio ci benedica!—quale nobile lavoro non faremmo!—quanto lo completeremmo con successo!——e con quale entusiasmo scriverei per simili lettori!—e voi,—giusto Cielo!—con quale rapimento siedereste a leggere,—ma oh!—è troppo,——mi sento mancare,——svengo deliziosamente a pensarci!——è più di quanto la natura umana possa sopportare!——sostenetemi,—mi gira la testa,—mi si annebbia la vista,——muoio,——sono spacciato.——Aiuto! Aiuto! Aiuto!—Ma ferma,—principio a sentirmi un po' meglio, perché incomincio a prevedere, quando sarà tutto finito, che poiché continueremo tutti a essere begli spiriti,—non saremo mai d'accordo fra noi, per un giorno intero:——vi sarebbero tanta satira e sarcasmo,——beffe e motteggi, con prese in giro e risposte per le rime,——con affondi e parate in un angolo o nell'altro,——non ci sarebbe fra noi altro che malizia.—Caste stelle! che morsi e che graffi, e che schiamazzo e strepito faremmo, con tante teste rotte, e bacchettate sulle nocche, e colpi bassi,—non sarebbe più vita la nostra.
    Mai poi, poiché saremmo tutti uomini di gran giudizio, rappattumeremmo le cose non appena andassero storte; e per quanto ci detestassimo, dieci volte più di altrettanti diavoli e diavolesse, saremmo non di meno, figlioli cari, tutti bontà e cortesia,——latte e miele,——sarebbe una seconda terra promessa,——un paradiso in terra, se una cosa del genere si potesse avere,—cosicché nell'insieme ce la saremmo cavata abbastanza bene.
    L'unica cosa per cui mi agito e fumo, e che turba maggiormente la mia invenzione in questo momento, è come ottenere questo risultato; poiché come le vostre signorie ben sanno, di quelle celesti emanazioni di spirito e giudizio, che ho tanto generosamente invocato sulle vostre signorie quanto su di me,—non vi è che un certo quantum immagazzinato per tutti, a uso e consumo dell'intera razza umana; e ne vengono mandati in questo vasto mondo dosi così piccole, che circolano qua e là in un angolino o nell'altro,—e in rivoletti così stretti, e a intervalli così prodigiosi l'uno dall'altro, che ci si chiede come possa durare, o bastare a soddisfare i bisogni e le emergenze di tanti grandi stati, e imperi popolosi. (vol. III, cap. XX; 1982, p. 189)
  • Mentre gli ignoranti, attraverso queste fonti d'informazione, erano tutti occupati a scendere in fondo al pozzo, dove la VERITÀ tiene la sua piccola corte,—i dotti erano occupati a modo loro a pomparla attraverso la fonte dell'induzione dialettica—a loro non interessavano i fatti—loro ragionavano— (vol. IV, Il racconto di Slawkenbergius; 1982, p. 252)
  • Al diavolo qualsiasi altra regola debba seguire in questa faccenda—e se ne avessi una—poiché faccio tutto contro le regole—l'accartoccerei e la farei a pezzetti, e dopo averlo fatto la getterei nel fuoco—Mi sono riscaldato? Sì, e avevo un buon motivo—una bella storia! è l'uomo a dover seguire le regole—o le regole a dover seguire lui? (vol. IV, cap. X; 1982, p. 276)
  • Se è scritto contro qualcosa,—è scritto, con licenza di vostra signoria, contro la malinconia, allo scopo, per mezzo di un più frequente e convulso sollevamento e abbassamento del diaframma, e la secussione dei muscoli intercostali e addominali nelle risate, di convogliare la bile e gli altri succhi amari dalla cistifellea, dal fegato e dal pancreas dei sudditi di sua maestà, con tutte le passioni a loro ostili, fino ai rispettivi duodeni. (vol. IV, cap. XXII)
  • Un nano che porta con sé un metro per misurare la propria statura—credete a me, è nano in più di un senso—e tanto basti per i capitoli strappati. (vol. IV, cap. XXV; 1982, p. 298)
  • È strano osservare il trionfo di incidenti insignificanti sulla mente:—Quanto peso abbiano incredibilmente nel formare e guidare le nostre opinioni, tanto degli uomini che delle cose,—sì che quisquilie più leggere dell'aria, sospingono nell'anima una convinzione, e ve la piantano così irremovibilmente,—che tutte le dimostrazioni di Euclide, se potessero essere indotte ad aprirvi una breccia, non riuscirebbero a scalzarla. (vol. IV, cap. XXVII; 1982, p. 304)
  • Se mi fosse concesso come a Sancio Panza scegliermi un regno, non sarebbe un regno marittimo—o un regno di neri con i quali fare qualche penny——no, sarebbe un regno di sudditi che ridono di cuore: E poiché le passioni biliose e più saturnine, creando disordini nel sangue e negli umori, hanno una cattiva influenza, a quanto vedo, sul corpo politico quanto su quello naturale,—e poiché niente all'infuori dell'abitudine alla virtù può dominare completamente quelle passioni, e assoggettarle alla ragione—aggiungerei alla mia preghiera—che Dio conceda ai miei sudditi la grazia di essere SAGGI quanto sono ALLEGRI; e sarei allora il più felice dei monarchi, e loro il più felice dei popoli sotto il cielo.—
    E così, per il momento con questa morale, con licenza delle vostre signorie e reverenze, prendo congedo da voi fino al prossimo anno, quando (se questa infame tosse non mi uccide nel frattempo) darò un'altra tiratina alle vostre barbe, e rivelerò al mondo una storia che non immaginate neppure lontanamente. (vol. IV, cap. XXXII; 1982, p. 320)
  • Ogni cosa a questo mondo, disse mio padre, è pregna di umorismo,—e ha in sé spirito, e qualche insegnamento del pari,—se soltanto riusciamo a scoprirli. (vol. V, cap. XXXII; 1982, p. 374)
  • Quel che mio padre aveva da dire sugli oppiacei di sua signoria di Verulam, sul suo salnitro, le sue applicazioni di grasso e i suoi clisteri, lo leggerete,—ma non oggi—né domani: il tempo mi incalza,—il lettore è impaziente, debbo andare avanti.——Leggerete il capitolo a vostro agio, (se così vorrete) non appena sarà pubblicata la Tristrampedia.——— (vol. V, cap. XXXV; 1982, p. 378)
  • ——Ma questo c'entra come i cavoli a merenda—perché ne parlo?——Chiedetelo alla mia penna—è lei a dominarmi,—io non la domino. (vol. VI, cap. VI; 1982, p. 398)
  • La cosa è questa.
    Che dei vari modi di incominciare un libro in uso oggi in tutto il mondo conosciuto, confido che il mio modo di farlo sia il migliore——Sono certo che è il più religioso——perché incomincio a scrivere la prima frase——e mi affido a Dio Onnipotente per la seconda.
    Curerebbe per sempre qualsiasi autore dall'affanno e dalla follia di spalancare la porta di casa, e chiamare amici e vicini, parenti, e il diavolo con tutti i suoi dannati, con le loro macchine e martelli, eccetera, solo per osservare come ogni mia frase segua l'altra, e come la trama segue il tutto.
    Vorrei che mi vedeste alzarmi a metà dalla poltrona, e con quale fiducia, mentre mi afferro al bracciolo, alzi lo sguardo——afferrando l'idea, talvolta perfino prima che sia arrivata a metà strada——
    Credo in coscienza di avere intercettato più di un pensiero destinato a un altro. (vol. VIII, cap. II; 1982, p. 520)
  • I negri hanno un'anima? con licenza di vostro onore, disse il Caporale (in tono dubbioso).
    Non sono molto versato in faccende di questo genere, Caporale, disse mio zio Toby; ma immagino che Dio non li lascebbe senza, più di me o di te——
    ——Significherebbe mettere alcuni al di sopra di altri, disse il Caporale.
    Proprio così; disse mio zio Toby. Perché allora, con licenza di vostro onore, una ragazza nera deve essere trattata peggio di una ragazza bianca?
    Non posso dartene alcun motivo, disse mio zio Toby———
    ——Soltanto, esclamò il Caporale, scuotendo il capo, perché non ha nessuno che la difenda—— (vol. IX, cap. VI; 1982, p. 589)
  • Non discuterò dell'argomento: il Tempo passa troppo in fretta: ogni lettera che traccio mi dice con quanta rapidità la Vita segua la mia penna; i suoi giorni e le sue ore, più preziosi, mia cara Jenny! dei rubini che porti al collo, fuggono sulle nostre teste come nubi leggere in un giorno di vento, per non tornare mai più – tutto incalza – mentre ti arrotoli intorno al dito quel boccolo, – guarda! diventa grigio; e ogni volta che ti bacio la mano per dirti adieu e ogni assenza che segue, sono preludio a quella separazione eterna alla quale dovremo presto sottostare. –
    – Il cielo abbia misericordia di entrambi!» (Mondadori 1992, p. 594[7])
  • Rileggendo dalla fine l'ultimo capitolo ed esaminando il tessuto della sua stesura, mi rendo conto che è necessario venga inserita una buona quantità di argomenti eterogenei, per mantenere quel giusto equilibrio fra saggezza e follia, senza il quale il libro non resisterebbe un solo anno: né sarà una povera digressione furtiva (che se non fosse per il nome, non impedirebbe a nessuno di procedere indisturbato sulla strada maestra del re) a servire allo scopo——no; se di digressione deve trattarsi, che sia una buona digressione vivace, dove né il cavallo né il cavaliere possano esser presi se non di rimbalzo. (vol. IX, cap. XII; 1982, p. 600)
  • Senza dubbio, se si può fare qualche affidamento sulla Logica, e non sono accecato dall'amor proprio, deve esserci qualcosa del vero genio in me, semplicemente per questo sintomo, che ignoro che cosa sia l'invidia: poiché non mi accade mai di fare una brillante scoperta che tenda a promuovere il bello scrivere, senza renderla immediatamente pubblica; poiché desidero che tutta l'umanità possa scrivere bene come me.
    ——Cosa che farà certamente, se pensa altrettanto poco. (vol. IX, cap. XII; 1982, p. 601)
  • Per ogni dieci battute di spirito vi siete fatto cento nemici.
  • Solo i coraggiosi sanno perdonare.
  • Un uomo dovrebbe sapere qualcosa anche sul proprio paese prima di andare all'estero.

——Ma una vacca non potrebbe essere sterile? replicò mio padre rivolgendosi al dottor Slop.
Non accade mai: disse il dottor Slop, ma sarebbe abbastanza naturale che la moglie di costui avesse partorito prima del termine della sua gravidanza——dimmi il bambino ha capelli sulla testa?—aggiunse il dottor Slop———
È peloso quanto me, disse Obadiah.——Obadiah non si radeva da tre settimane ——Iuh--uh----uh--------esclamò mio padre, incominciando la frase con un fischio——e così, fratello Toby, questo mio povero Toro, che è il miglior toro di quanti abbiano mai pisc—o, e che in tempi migliori sarebbe andato bene per la stessa Europa——se soltanto avesse avuto due gambe di meno, potrebbe essere trascinato davanti al Tribunale dei Divorzi, e perdere la reputazione——che per un Toro di Città, fratello Toby, equivale a perdere la vita———
D--o! disse mia madre, ma di che cosa parla questa storia?—
Di BALLE, disse Yorick——ed è una delle migliori del suo genere che abbia mai sentito.

Citazioni su Laurence Sterne

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  • Con lo Sterne il romanzo si trasforma: la peripezia cessa di essere l'ingrediente principale; l'autore approfitta d'ogni scusa per introdurre riflessioni, aneddoti grassocci, capricci d'ogni genere, perfino scherzi come pagine bianche, pagine marmorizzate, un capitolo formato della sola parola alas! stampata a lettere sempre più grandi, ecc. (Mario Praz)
  • Il romanzo di Laclos è scrittura che si introietta frase per frase e il libro, pertanto, come il Tristram Shandy di Sterne, richiede di essere letto come un tutto già organico nella singola frase, poiché ogni frase è un romanzo. (Aldo Busi)
  • La narrativa di Sterne è molto attenta a tutti gli aspetti del realismo formale: alla divisione del tempo, dello spazio e alle differenziazioni personali, a una sequenza di azioni naturale e verosimigliante; e alla creazione di uno stile letterario che dia l'equivalente verbale e ritmico più esatto possibile dell'oggetto descritto. Il risultato è che molte scene di Tristram Shandy giungono a un livello di autenticità vivente che combina la brillante economia di suggerimenti di Defoe e la più minuziosa presentazione di Richardson di pensieri momentanei, sentimenti e gesti. Tanto sicuro è, invero, il modo con cui egli domina la presentazione realistica che, se l'avesse applicato ai fini del romanzo, Sterne sarebbe probabilmente diventato la figura più importante tra i romanzieri del diciottesimo secolo. Ma Tristram Shandy non è tanto un romanzo quanto una parodia di romanzo e, con una maturità tecnica precoce, Sterne volge la sua ironia contro molti dei metodi narrativi che il nuovo genere aveva di poco sviluppato. (Ian Watt)

Note

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  1. Da Job's expostulation with his wife, in The works of Laurence Sterne, London, 1860, p. 573.
  2. Da The prodigal son; citato in Elvio Guagnini, Il viaggio, lo sguardo, la scrittura. Generi e forme della letteratura odeporica tra Sette e Ottocento, in Letteratura italiana e cultura europea tra illuminismo e romanticismo, a cura di Guido Santato, Librairie Droz S.A., Genève, 2003, p. 353. ISBN 2-600-00669-9
  3. Da Joseph's History Considered. Forgiveness of Injuries; citato in Fernando Palazzi, Il libro dei mille savi, Hoepli, 1945, p. 668, § 5373.
  4. Cfr. Michel de Montaigne, Saggi, lib. I, cap. XII: «È una scienza assai utile quella di sapersi comportare tra la gente. Come la grazia e la bellezza, favorisce i primi passi della socievolezza e della familiarità: e di conseguenza ci apre la porta a istruirci con gli esempi altrui; e a mettere in opera e in mostra il nostro esempio, se ha qualcosa d'istruttivo e di comunicabile.»
  5. V. sotto.
  6. Dalla dedica a Pitt della seconda edizione dei voll. I e II di Tristram Shandy; citato in Alan B. Howes, Laurence Sterne, Routledge, London-New York, 1995, p. 464. La frase è menzionata da Ugo Foscolo nella prefazione alla sua traduzione dello sterniano Viaggio sentimentale, tuttavia in forma indiretta e leggermente diversa: «Era opinione del reverendo Lorenzo Sterne parroco in Inghilterra: Che un sorriso possa aggiungere un filo alla trama brevissima della vita [...]» (vedi).
  7. Citato in Ivan Pupolizio, Raccontare il tempo, nota 68, p. 29, sissa.it

Bibliografia

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