Philip K. Dick

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Philip Kindred Dick (1928 – 1982), scrittore statunitense.

Citazioni di Philip K. Dick[modifica]

  • Dei Sette Vizi Capitali, l'Orgoglio è il peggiore. Rabbia, Avarizia, Invidia, Lussuria, Accidia, Gola – riguardano il rapporto degli uomini tra di loro e con il resto del mondo. L'Orgoglio, invece, è assoluto. È la rappresentazione della relazione soggettiva che una persona intrattiene con se stessa. Quindi, tra tutti, è il più mortale. L'Orgoglio non ha bisogno di un oggetto di cui essere orgogliosi. È narcisismo portato all'estremo. (da Deus Irae, cap. 4)
  • Dio mio, eccoti qui per la prima volta in vita tua sulla superficie di un altro pianeta [Marte] [...] Non gli hai neppure dato un'occhiata, e c'è gente che ha voluto vedere i canali — che ha discusso sulla loro esistenza — per secoli! (da Noi marziani)
  • "Dio promette la vita eterna" disse Eldritch. "Io posso fare di meglio; posso metterla in commercio." (Le tre stimmate di Palmer Eldritch)
  • L'esistenza di una maggioranza, implica logicamente una minoranza corrispondente. (da Minority Report)
  • La verità diverte sempre gli ignoranti. (da Noi marziani)
  • Per quello che mi riguarda, la poesia è iniziata con Dylan e dopo di lui è cominciato il declino. (da ''Nostri amici da Frolix 8, p. 162)
  • Quando si giace nella bara, il fatto che rende la cosa tanto brutta è che la tua mente è viva, ma il corpo no, e tu percepisci questo dualismo. (da In senso inverso)
  • Sono solamente onesta. Dico semplicemente: "Un uomo è l'unico modo che ha lo sperma di produrre altro sperma." Questo è essere realisti. (da Labirinto di morte, p. 91)
  • Volevo solo dirti una cosa. Due, al massimo. Primo, che lui, sai di chi parlo, esiste davvero, c'è davvero. Anche se non come l'abbiamo pensato e ne abbiamo fatto esperienza finora... o come riusciremo mai a farlo. E secondo... non può aiutarci più di tanto. Forse un po'. Ma se ne sta a mani vuote; capisce, vuole aiutare. Ci prova, ma... non è così semplice, tutto lì. Non mi chiedere perché. Forse non lo sa nemmeno lui. Forse è perplesso anche lui. Persino dopo tutto il tempo che ha avuto per pensarci su. (da Le tre stimmate di Palmer Eldritch)

Come costruire un universo che non cada a pezzi dopo due giorni[modifica]

  • La realtà è ciò che si rifiuta di sparire anche quando smetti di crederci.[1]
Reality is that which, when you stop believing in it, doesn't go away.[2]
  • Lo strumento fondamentale per la manipolazione della realtà è la manipolazione delle parole. Se puoi controllare il significato delle parole, puoi controllare le persone che devono usare le parole.
The basic tool for the manipulation of reality is the manipulation of words. If you can control the meaning of words, you can control the people who must use the words.
  • Mi dispiace dirlo ma gli scrittori di fantascienza non sanno nulla. Noi non possiamo parlare di scienza perché le nostre conoscenze al riguardo sono limitate e non ufficiali, e solitamente la nostra finzione è terribile.
Science fiction writers, I am sorry to say, really do not know anything. We can't talk about science, because our knowledge of it is limited and unofficial, and usually our fiction is dreadful.

La svastica sul sole[modifica]

Incipit[modifica]

Da una settimana il signor R. Childan teneva d'occhio ansiosamente la posta. Ma il prezioso pacchetto inviato dagli Stati delle Montagne Rocciose non era ancora arrivato. Il venerdí mattina, quando aprí il negozio e vide sul pavimento solo lettere pensò: il mio cliente si infurierà.

Citazioni[modifica]

  • L'universo non avrà mai fine, perché proprio quando sembra che l'oscurità abbia distrutto ogni cosa, e appare davvero trascendente, i nuovi semi della luce rinascono dall'abisso. (p. 137)
  • Strani tempi, quelli in cui viviamo. Possiamo viaggiare dovunque ci piace, anche sugli altri pianeti. Ma per che cosa? Per starcene seduti un giorno dopo l'altro, mentre il nostro morale e la nostra speranza ci abbandonano. (p. 169)
  • – Non è un romanzo giallo – disse Paul – Si tratta invece di una strana forma di narrativa, che probabilmente rientra nel genere della fantascienza.
    – Oh, no – dissentì Betty. – Non c'è scienza e non è ambientato nel futuro. La fantascienza si occupa del futuro. In particolare di un futuro in cui la scienza è più progredita di oggi. Il libro non soddisfa queste premesse. (p. 183)
  • Uno Stato non è migliore di chi lo guida. (p. 192)
  • La vera posta in gioco nella guerra era: il vecchio contro il nuovo. (p. 193)
  • Perché non rilassarsi un po'? Magari una passeggiata in macchina fino al Golden Gate Park, con lo zoo e i pesci? Fare una visita dove le cose che non possono pensare provano comunque gioia. (p. 254)

Explicit[modifica]

Un attimo dopo Juliana ripercorreva il vialetto lastricato in pietra, camminando sulle macchie di luce che provenivano dalle finestre del soggiorno, e poi nelle ombre del giardino che circondava la casa, fino al marciapiede buio.
Camminò senza voltarsi indietro verso la casa degli Abendsen e, mentre camminava, continuò a guardare su e giù per la strada in cerca di un taxi o una macchina, qualcosa di mobile, vivo e lucente che la riportasse al motel.

[Philip K. Dick, La svastica sul sole, traduzione di Maurizio Nati, collana Tif Extra, Fanucci Editore]

La trasmigrazione di Timothy Archer[modifica]

Incipit[modifica]

Barefoot tiene i suoi seminari nella sua casa galleggiante di Sausalito. Costa cento dollari scoprire perché siamo su questa Terra. Nel prezzo è compreso anche un sandwich, ma quel giorno non avevo fame. John Lennon era appena stato ucciso, e io pensavo di sapere perché siamo su questa Terra: per scoprire che ciò che ami di più ti verrà rubato, probabilmente più per un errore nelle alte sfere che per un preciso disegno.

[Philip K. Dick, La trasmigrazione di Timothy Archer, in La trilogia di Valis, volume 3, traduzione di Vittorio Curtoni, Fanucci Editore]

Citazioni[modifica]

  • Che stronza Emily Dickinson, quando cinguettava della "dolce Morte". L'idea che la morte sia dolce è abominevole. La Dickinson non ha mai visto un groviglio di sei o sette automobili sulla Easthore Freeway. (p. 6, p. 478 della trilogia)
  • L'arte, come la teologia, è una frode ben confezionata. (p. 6, p. 478 della trilogia)
  • Il guaio di farsi una cultura è che il processo richiede molto tempo, ti brucia la parte migliore della vita, e quando hai finito l'unica cosa che sai è che ti sarebbe convenuto di più fare il banchiere. (p. 6, p. 478 della trilogia)
  • Avevano cercato di risolvere un problema con un altro problema. Non si fa così; non si può risolvere un problema con un altro ancora più grande. Hitler, che somigliava in maniera arcana a Wallenstein, aveva provato a vincere la seconda guerra mondiale in questo modo. (p. 66, 562 della trilogia)
  • Che differenza c'è fra il credere in un Dio che non puoi vedere e il credere nella presenza di un figlio morto che non puoi vedere? Cosa distingue un'invisibilità da un'altra? (p. 68, 564 della trilogia)
  • Non so se chi crede in Dio commetta un errore, visto che è impossibile dimostrare la verità o la falsità di un sistema di fede. Si tratta, appunto, soltanto di fede. (p. 68, 564 della trilogia)
  • Il semplice fatto che qualcosa appaia inevitabile non dovrebbe indurci ad accettare supinamente. (p. 69, 565 della trilogia)
  • Molti, quando provano a leggere la Commedia, si impantanano nell'Inferno e immaginano che la visione di Dante sia quella di una stanza degli orrori: persone affondate nella merda a testa in su; persone affondate nella merda a testa in giù; e un lago di ghiaccio (il che suggerisce influenze arabe: è l'inferno musulmano), ma questo è solo l'inizio del viaggio, il punto di partenza. (p. 97, 593 della trilogia)
  • Quindi, i libri sono reali anche per me; mi collegano non solo ad altre menti ma alla visione di altre menti, a ciò che quelle menti comprendono e vedono. (p. 97, 593 della trilogia)
  • È arte somma: il mondo è orribile. Una summa perfetta. È per questo che paghiamo compositori e pittori e grandi scrittori: perché ce lo dicano. Si guadagnano da vivere grazie al fatto di essere arrivati a questa consapevolezza. Quale comprensione geniale, incisiva. Quale penetrante intelligenza. Un topo di fogna potrebbe dirti la stessa cosa, se sapesse parlare. Se i topi sapessero parlare, io farei tutto quello che dicono. (p. 123, 619 della trilogia)
  • Quel Tim Archer parlava con l'autorità che gli era stata conferita direttamente dall'apostolo Pietro attraverso la linea di successione apostolica, mai interrotta nella e per la chiesa episcopale. (p. 126, 622 della trilogia)
  • È sorprendente: il potere della morte umana di far rinsavire. Ha più peso di ogni parola, di ogni argomento: è la forza ultima. Si impossessa della tua attenzione e del tuo tempo. E ti lascia cambiato. (p. 129, 625 della trilogia)
  • A suo giudizio la persona completa non si chiude nel proprio lavoro, per quanto quel lavoro possa essere elevato. Un calzolaio che si consideri solo qualcuno che ripara scarpe si limita in maniera perversa; quindi, in base a quella logica, un vescovo deve addentrarsi nelle regioni occupate dall'uomo intero. Una di queste regioni è quella della sessualità. (opinione di Tim Archer, p. 131, 627 della trilogia)
  • Gli uomini pratici non fanno ciò che Jeff e Kirsten hanno fatto; gli uomini pratici lottano contro questa spinta perché è una spinta romantica, una debolezza. È passività appresa; è resa appresa. (sul suicidio, pagina 133, p 629 della trilogia)
  • Non si possono trovare difetti alla spinta verso la sopravvivenza. (p. 134, 630 della trilogia)

Ma gli androidi sognano pecore elettriche?[3][modifica]

Incipit[modifica]

M. T Guasta[modifica]

Una minuscola e allegra vibrazione elettrica, trasmessa dalla soneria automatica e proveniente dall'organo degli umori, accanto al suo letto, svegliò Rick Deckard. Sorpreso (trovarsi sveglio senza preavviso lo sorprendeva sempre) si alzò dal letto, restò immobile un attimo nel suo variopinto pigiama e si stiracchiò.

Riccardo Duranti[modifica]

Una gioviale scossetta elettrica, trasmessa dalla sveglia automatica incorporata nel modulatore d'umore che si trovava vicino al letto, destò Rick Deckard. Sorpreso — lo sorprendeva sempre il trovarsi sveglio senza alcun preavviso — si alzò dal letto con indosso il pigiama multicolore e si stiracchiò. Ora, nell'altro letto, anche Iran, sua moglie, dischiuse gli occhi grigi, tutt'altro che gioviali, sbatté le palpebre, quindi gemette e li richiuse.

Citazioni[modifica]

  • Il televisore strillava: «... vi riporterà ai bei tempi degli Stati del Sud prima della Guerra Civile! Sia esso collaboratore domestico o instancabile bracciante, un robot umanoide personalizzato – progettato apposta PER VOI E SOLO PER VOI, per soddisfare qualsiasi esigenza particolare – vi sarà consegnato al vostro arrivo completamente gratis, accessoriato secondo quanto da voi richiesto prima della partenza dalla Terra; questo fedele compagno nella più grande, più audace avventura concepita dall'uomo nei tempi moderni, senza darvi alcun problema vi fornirà...» Andava avanti così per ore, praticamente senza fermarsi mai. (2004, pp. 41-42)
  • Come la maggior parte delle persone, Rick si era spesso chiesto quale fosse il vero motivo per cui un androide girava a vuoto senza speranza quando veniva sottoposto a un test per la misurazione dell'empatia. L'empatia, evidentemente, esisteva solo nel contesto della comunità umana, mentre qualche grado di intelligenza si poteva trovare in qualsiasi specie e ordine animale, arachnida compresi. La facoltà empatica, tanto per cominciare, richiedeva probabilmente un istinto di gruppo integro; un organismo solitario, per esempio un ragno, non saprebbe cosa farsene; anzi, l'empatia tenderebbe ad atrofizzare la capacità di sopravvivenza del ragno. Lo renderebbe conscio del desiderio di vivere insito nella preda. Di conseguenza tutti i predatori, compresi i mammiferi altamente evoluti, come i felini, morirebbero di fame.
    L'empatia, aveva concluso una volta, deve limitarsi agli erbivori o comunque agli onnivori, che possono astenersi da una dieta a base di carne. Perché, in fondo, il dono dell'empatia rendeva indistinti i confini tra vittima e carnefice, tra chi ha successo e chi è sconfitto. (2004, pp. 54-55)
  • A Rick piaceva considerarli a questa stregua; rendeva il suo lavoro più accettabile. Nel ritirare – cioè uccidere – un droide, lui così non violava la fondamentale regola di vita dettata da Mercer: Uccidete solo gli assassini, aveva detto Mercer agli uomini l'anno in cui le scatole empatiche avevano fatto la loro prima apparizione sulla Terra. (2004, p. 55)
  • Kipple[4], sono tutti gli oggetti inutili, come una bustina di fiammiferi dopo aver usato l'ultimo fiammifero, o una fascetta gommata, o il giornale omeopatico del giorno prima. Quando non c'è nessuno in giro, il kipple si riproduce. Per esempio, se vai a letto lasciando in giro del kipple, la mattina dopo, quando ti svegli, ce n'è il doppio. E diventa sempre di più. (J.R. Isidore; 1986, p. 63)
  • «C'è la Prima Legge della Palta», disse Isidore. «'La palta scaccia la nonpalta.' Come la legge di Gresham sul denaro falso, ha presente? E in questi appartamenti non c'è nessuno a contrastare la palta.» (2004, p. 89)
  • Continuando a guidare tirò fuori i fogli spiegazzati e trovò la sua cosiddetta età [riferendosi ad un androide]. Ventotto anni, lesse. A giudicare dalle apparenze, le quali, per gli androidi, erano l'unico criterio di valutazione possibile. (1986, p. 92)
  • Anche senza l'aiuto dell'organo Penfield, era raggiante di ottimismo. E di una rabbiosa, lieta anticipazione. (1986, p. 92)
  • Secondo me, se noi tre siamo ancora vivi, un motivo c'è. Secondo me, se il cacciatore avesse la minima indicazione di dove ci troviamo si sarebbe già fatto vivo. La prima regola dei cacciatori di taglie è: muoversi più in fretta possibile. È solo così che possono guadagnare qualcosa. (Roy Baty; 2004, p. 180)
  • E magari Milt, che era molto ingegnoso, poteva progettare un'arma da fargli usare. Qualcosa di fantasioso per abbattere i cacciatori di taglie... qualsiasi cosa essi fossero. Ne aveva un'immagine vaga, appena intravista: un qualcosa di spietato che andava in giro con un elenco e una pistola, che si muoveva meccanicamente nel piatto, burocratico compito di ammazzare la gente. Una cosa senza emozioni, forse anche senza un volto; una cosa che se veniva uccisa era subito rimpiazzata da un'altra del tutto simile e via di questo passo fino a che tutte le persone vere e vive non fossero state eliminate. (2004, p. 181)
  • – Non è vero. Anche gli animali... perfino le anguille, i topi, i serpenti, i ragni... sono sacri.
    – E allora, può essere, non ti pare? – gli disse Pris, continuando a fissarlo. – Come dici tu, anche gli animali sono protetti dalla legge. Tutto ciò che vive è protetto. Qualsiasi forma che si contorce, si attorciglia, si rintana, vola o brulica o depone uova... (dialogo tra J.R. Isidore e Pris; 1986, p. 153)
  • Dovunque tu vada, ti sarà richiesto di fare cose che ritieni sbagliate. È una condizione costante della vita quella di essere costretti a violare la propria identità. Una volta o l'altra, ogni creatura vivente si trova costretta ad agire così. È l'ultima ombra, la disfatta della creazione. Questa è una maledizione che alimenta tutta la vita. Dappertutto nell'universo. (Mercer; 1986, p. 170)
  • Cosa si prova ad avere un bambino? Cosa si prova a nascere? Noi non nasciamo, noi non cresciamo. Invece di morire per una malattia, o di vecchiaia, noi ci esauriamo, come le formiche. Ecco, come le formiche. Ecco cosa siamo. (Rachel; 1986, p. 184)
  • Sembrava adesso più calma, ma si percepiva ancora una disperata tensione dentro di lei. Eppure, quel suo fuoco interiore, così oscuro e profondo, si era dileguato, la sua forza vitale era svanita, come aveva già visto in tanti altri androidi. La classica rassegnazione, una accettazione puramente meccanica e razionale di ciò che un organismo autentico, con due miliardi di anni di evoluzione e d'istinto di conservazione, non avrebbe mai potuto sopportare.[5] (1986, p. 190)
  • Per qualche motivo, questa notizia non lo sorprese; soltanto lo fece sentir peggio. Come se si fosse aggiunto dell'altro peso all'oppressione che lo schiacciava ormai da ogni parte. (1986, p. 214)
  • Ma a un androide non gli si può far niente, perché se ne strafregano. (2004, p. 261)
  • Sì, pensò, tutto deriva dal fatto che non ti ho ucciso, e che sono venuto a letto con te. Ad ogni modo, in questo non ti sei sbagliata: sono cambiato. Ma non nel modo che credevi tu.
    In modo molto peggiore, decise.
    Eppure non me ne importa molto. Non più. (1986, p. 222)
  • [...] si sentiva oppressa da un peso che la tagliava fuori dal futuro e le precludeva qualsiasi opportunità che avrebbe potuto in precedenza contenere. (2004, p. 266)

Un oscuro scrutare[modifica]

Incipit[modifica]

Una volta un tizio stette tutto il giorno a frugarsi in testa cercando pidocchi. Il dottore gli aveva detto che non ne aveva. Dopo una doccia di otto ore, in piedi un'ora dopo l'altra sotto l'acqua bollente a sopportare le stesse pene dei pidocchi, uscì e s'asciugò, con gli insetti ancora nei capelli; anzi ne aveva ormai su tutto il corpo. Un mese più tardi gli erano arrivati fin dentro i polmoni.

Citazioni[modifica]

  • In questa vita ci mostrano soltanto i trailer.
  • Io sono un occhio.
  • Quando si vive dentro, al sicuro, e si guarda fuori, e il muro è percorso da corrente elettrica e le guardie sono armate, perché mai si dovrebbe pensare alle sofferenze altrui?
  • L'inverno dello spirito. Mors ontologica. Quando l'anima è morta.
  • "Che bei fiorellini azzurri".
    "Stai guardando il fiore del futuro" disse Donald, il Direttore Esecutivo della comunità Nuovo Sentiero. "Ma non è per te."
    "Perché non è per me?" domandò Bruce.
    "Perché ne hai già avuto, e in gran quantità" rispose il Direttore Esecutivo.
  • I vivi, pensò, non dovrebbero mai essere usati affinché i morti conseguano i loro propositi. Ma i morti... e guardò Bruce, quella forma svuotata che gli stava accanto... dovevano, se possibile, servire allo scopo dei vivi.
    Questa, meditò, è la legge della vita.
    E i morti, se potessero sentire, forse nel fare questo si sentirebbero meglio.
    Quei morti, pensò Mike, che possono ancora vedere, anche se non possono capire: quei morti sono le nostre telecamere.
  • L'abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma mancanza di giudizio.
  • Quando un certo errore comincia a essere commesso da un bel po' di persone, allora diviene un errore sociale, uno stile di vita. E in questo particolare stile di vita il motto è: "Sii felice oggi perché domani morirai"; ma s'incomincia a morire ben presto e la felicità è solo un ricordo.
  • Io stesso non sono un personaggio di questo romanzo: io sono il romanzo.
  • «E se fosse-non sesso-ma amore
    «Amore è solo un altro nome del sesso.»

Incipit di alcune opere[modifica]

Autofac[modifica]

La tensione incombeva sui tre uomini in attesa. Fumavano, passeggiavano avanti e indietro e, senza pensare, tiravano calci alle erbe che crescevano sul lato della strada. Un caldo sole di mezzogiorno colpiva con la sua luce abbagliante i campi bruni, i tetti delle pulitissime case di plastica e la linea delle montagne lontane a Ovest.

Colonia[modifica]

Il maggiore Lawrence Hall si chinò sul microscopio binoculare e lo regolò con cura.
— Interessante — mormorò.
— Non è vero? Siamo da tre settimane su questo pianeta e dobbiamo ancora trovare una forma di vita pericolosa. — Il tenente Friendly sedette sull'orlo del tavolo, stando ben attento a non urtare le bacinelle di coltura. — Che razza di posto è questo? Niente germi di malattie, niente pidocchi, niente mosche, niente ratti, niente...

Confessioni di un artista di merda[modifica]

Io sono fatto d'acqua. Non ve ne potete accorgere perché faccio in modo che non esca fuori. Anche i miei amici sono fatti d'acqua. Tutti quanti. Il nostro problema è che non solo dobbiamo andarcene in giro senza essere assorbiti dal terreno ma, anche, che dobbiamo guadagnarci da vivere.

Cronache del dopobomba[modifica]

Maurizio Nati[modifica]

Nella luce dorata del primo mattino Stuart McConchie spazzava il marciapiede di fronte alla Modern TV Sales & Service, con l'orecchio attento alle automobili che passavano lungo Shattuck Avenue e alle segretarie che si affrettavano sui tacchi a spillo verso i loro uffici, tutti piccoli movimenti e gradevoli profumi di una nuova settimana, un nuovo momento in cui un buon venditore poteva realizzare un bel po' di cose.
[Philip K. Dick, Cronache del dopobomba, traduzione di Maurizio Nati, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718735]

Ginetta Pignolo[modifica]

Di buon'ora, nella luce dorata del mattino, Stuart McConchie spazzava il marciapiede davanti alla Modern Tv Vendita e Riparazioni; sentiva il viavai delle auto lungo Shattuck Avenue, i tacchi alti delle segretarie che si affrettavano verso gli uffici, tutto il fermento e gli odori pungenti di una nuova settimana, un'altra settimana in cui un buon commesso poteva mandare in porto un mucchio di cose.
[Philip K. Dick, Cronache del dopobomba, traduzione di Ginetta Pignolo, Einaudi, 1997. ISBN 8806145584]

Deus Irae[modifica]

Ecco! La mucca pezzata di nero che tirava il carretto biciclo. Al centro del carretto. E dalla soglia della sagrestia Padre Handy, scrutando contro la luce del mattino dal Wyoming fino al nord, come se il sole sorgesse in quella direzione, vide il dipendente della chiesa, il tronco smembrato con la testa bitorzoluta che dondolava come in un viaggio immaginifico, assecondando la lenta danza della mucca Holstein che si avvicinava arrancando.

Divina invasione[modifica]

Arrivò il momento di affidare Manny a una scuola. Il governo aveva una scuola speciale. La legge decretava che Manny non poteva frequentare una scuola normale a causa delle sue condizioni, ed Elias Tate non poteva farci niente. Non poteva aggirare i regolamenti del governo perché quella era la Terra e la zona maligna avvolgeva tutto. Elias la sentiva, e probabilmente la sentiva anche il bambino.

E Jones creò il mondo[modifica]

La temperatura del Rifugio oscillava tra i 38 e i 40 gradi. L'aria era costantemente invasa dal vapore che si spostava e ondeggiava pigramente. Geyser spruzzavano acqua bollente e il 'terreno' era uno strato mobile di melma calda, un composto di acqua, minerali dissolti e polpa fungoide. Resti di licheni e protozoi coloravano e ispessivano l'intruglio umido che gocciolava ovunque, sulle pietre bagnate e sugli arbusti spugnosi, sulle diverse installazioni funzionali. C'era un fondale accuratamente dipinto, una lunga piattaforma emersa da un oceano pesante.

Follia per sette clan[modifica]

Vittorio Curtoni e Gianni Montanari[modifica]

Prima di entrare nella sala del Supremo Consiglio, Gabriel Baines inviò avanti il suo scricchiolante simulacro, prodotto dalle insuperate industrie belliche Mani, per vedere se per caso avesse corso qualche pericolo. Il simulacro, ingegnosamente costruito per rassomigliare a Baines in ogni particolare, era stato inventato dagli scienziati Mani che lo avevano programmato per molti altri lavori, ma Baines lo impiegava soltanto per difendersi, o quando temeva qualche pericolo: difendere se stesso era l'unico scopo della sua vita, l'unico suo diritto per fare parte del clan Para, nella città di Adolfville situata al polo settentrionale della luna.
[Philip K. Dick, Follia per sette clan, traduzione di Vittorio Curtoni e Gianni Montanari, Mondadori, 1998]

Paolo Prezzavento[modifica]

Prima di entrare nella sala del Consiglio Supremo, Gabriel Baines mandò il suo ticchettante simulacro assemblato dai Mani per vedere se per caso lo avrebbero attaccato. Il simulacro – costruito ad arte per somigliare a Baines in ogni dettaglio – poteva svolgere molte funzioni, poiché era stato creato dall'inventivo clan dei Mani, ma Baines si preoccupava solo di impiegarlo nelle sue manovre difensive; difendersi, infatti, era il suo unico scopo nella vita, ciò che gli dava il diritto di far parte dell'enclave Para di Adolfville all'estremità nord della luna.
[Philip K. Dick, Follia per sette clan, traduzione di Paolo Prezzavento, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718773]

Guaritore galattico[modifica]

Suo padre era stato un restauratore di vasi prima di lui. Così anche Joe riparava vasi; praticamente qualsiasi tipo di oggetto in ceramica proveniente dai Vecchi Tempi, prima della guerra, quando non tutto era fatto di plastica. Un vaso in ceramica era una cosa meravigliosa, e tutti quelli che lui restaurava si trasformavano in qualcosa che Joe avrebbe amato, che non avrebbe dimenticato mai più; la forma di quell'oggetto, la sua composizione e il suo smalto restavano impressi in lui nel corso degli anni.
Tuttavia quasi nessuno aveva bisogno del suo lavoro, delle sue prestazioni. Rimanevano troppo pochi oggetti in ceramica, e chi li possedeva prendeva mille precauzione affinché non si rompessero.

I bracconieri dello spazio[modifica]

— Che tipo di nave sarà? — chiese il Capitano Shure, gli occhi fissi sullo schermo, le mani contratte sulla manopola per la regola­zione più delicata.
Il navigatore Nelson diede un'occhiata al di sopra della sua spalla. — Aspetti un minuto — Girò la telecamera di controllo e fotografò lo schermo. La fotografia scomparve giù nel tubo portamessaggi verso la stanza d'astrografia. — Restiamo calmi. Fare­mo fare una ricerca da Barnes.

I giocatori di Titano[modifica]

Era stata una brutta serata e quando cercò di tornare a casa ebbe un diverbio terribile con la sua auto. «Signora Garden, lei non è in condizione di guidare. Prego, inserisca l'auto-autopilota e si distenda sul sedile posteriore.» Pete Garden restò seduto al posto di guida e disse con tutta la chiarezza di cui era capace: «Senti, posso guidare. Un bicchierino, anzi due o tre, mi rendono più vigile. Perciò piantala con queste fesserie.» Premette il bottone dello starter, ma non accadde nulla. «E parti, per la miseria!»

I simulacri[modifica]

Il memo interno, alla Electronical Musical Enterprise, spaventò Nat Flieger, e non riuscí a spiegarsi il perché. In fondo si trattava di un'opportunità da non lasciarsi sfuggire: il famoso pianista sovietico Richard Kongrosian, uno psicocinetico che suonava Brahms e Schumann senza toccare fisicamente la tastiera con le mani, era stato localizzato nella sua residenza estiva di Jenner, in California. E con un po' di fortuna Kongrosian sarebbe stato disponibile per una serie di sedute di registrazione alla EME. Eppure...

Il disco di fiamma[modifica]

Domenico Gallo[modifica]

Si erano già manifestati dei segni premonitori. I primi giorni di maggio dell'anno 2203 i giornali elettronici diedero notevole risalto alla notizia di un insolito volo di cornacchie bianche sui cieli svedesi. Un'inspiegabile sequenza di incendi distrusse circa metà degli edifici della corporazione Oiseau-Lyre Hill, una delle industrie più importanti di tutto il Sistema Solare. Piccole pietre sferiche caddero vicino alle installazioni del campo di lavoro su Marte. A Batavia, sede del Direttorato della Federazione dei Nove Pianeti del Sistema Solare, era nato un vitello di razza Jersey con due teste: un segno indiscutibile che qualcosa di enorme importanza stava per accadere.
[Philip K. Dick, Lotteria dello spazio, traduzione di Domenico Gallo, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718766]

Laura Grimaldi[modifica]

Si erano avuti segni premonitori. Ai primi di maggio del 2203 i giornali automatici furono messi in movimento da un volo di cornacchie bianche sulla Svezia. Una serie di incendi inspiegabili demolì metà dell'Oiseau-Lyre Hill, un centro industriale cardine del sistema. Piccole pietre rotonde caddero vicino alle installazioni del campo di lavoro su Marte. A Batavia, Direttorato delle Federazione dei nove pianeti nacque un vitello con due teste: segno sicuro che si stava preparando qualcosa di incredibile importanza.
[Philip K. Dick, Il disco di fiamma, traduzione di Laura Grimaldi, Mondadori, 1986. ISBN 8804432527]

Il mondo di Jon[modifica]

Kastner girò attorno alla navicella senza parlare. Si arrampicò sulla scaletta ed entrò, scomparendo cautamente nell'interno. Per alcuni minuti si vide solo il suo contorno indistinto muoversi qua e là nell'abitacolo. Poi Kastner comparve di nuovo, l'ampio viso lievemente acceso.
«Be'?» disse Caleb Ryan. «Cosa ne pensi?»

Il sognatore d'armi[modifica]

Sandro Sandrelli[modifica]

«Mr. Lars...?»
«Temo di non poter dedicare ai vostri spettatori neppure un istante. Mi spiace.» Si mosse, ma l'intervistatore autonomo TV gli bloccò la strada, continuando a centrarlo con la camera. Il sorriso metallico della creatura scintillava fiducioso.
«Per caso, non state entrando in trance, Mr. Lars?» S'informò speranzoso l'intervistatore autonomo, come se questo potesse accadere perfino davanti ai sistemi di lenti multifax alternate della sua camera portatile.[6]
[Philip K. Dick, Il sognatore d'armi (The Zap Gun), traduzione di Sandro Sandrelli, Mondadori, 1998]

Carlo Pagetti[modifica]

«Mr Lars, signore!»
«Temo di avere solo un attimo per parlare ai suoi spettatori. Mi dispiace.» riprese a camminare, ma l'intervistatore televisivo autonomico, con la telecamera in mano, gli bloccò la strada. Il sorriso metallico della creatura scintillava fiducioso.
«Sente una trance in arrivo, signore?» L'intervistatore autonomico indagò speranzoso, come se uno stato di trance potesse avvenire davanti al sistema di lenti a trasmissione alternata della sua telecamera portatile. [7]
[Philip K. Dick, Mr Lars sognatore d'armi, traduzione di Carlo Pagetti, Fanucci, 2010. ISBN 978-88-347-1570-3]

In senso inverso[8][modifica]

Era notte inoltrata quando l'agente Joseph Tinbane, mentre faceva un giro di perlustrazione nei pressi di un cimitero molto piccolo e fuori mano a bordo della sua aeromobile, udì suoni lamentosi e familiari. Una voce. Si diresse subito sul posto con l'aeromobile, sorvolando i ferri acuminati del malridotto cancello del cimitero, discese dalla parte opposta, e si mise in ascolto.
La voce, soffocata e debole, diceva: "Mi chiamo Tilly M. Benton, e voglio uscire. Qualcuno mi sente?"
L'agente Timbane puntò la sua torcia. La voce veniva dall'erba. Come aveva immaginato, la signora Benton era sottoterra.

Era notte inoltrata quando l'agente Joseph Tinbane, passando con la sua aerovettura di pattuglia nei pressi di un cimitero estremamente piccolo e fuori mano, udì dei suoni lamentosi e ben noti. Una voce. Salì subito di quota superando gli appuntiti pali di ferro del malandato recinto del cimitero, discese all'estremità opposta, e si mise in ascolto.
La voce, soffocata e debole, diceva: «Sono la signora Tilly M. Benton, e voglio uscire. C'è nessuno che mi sente?».
L'agente Tinbane puntò i fari. La voce proveniva da sotto l'erba. Come aveva supposto, la signora Tilly M. Benton era sottoterra. Impugnò il microfono della radio di bordo e disse:
«Sono al cimitero Forest Knolls (mi pare che si chiami così) e ho qui un 1206. Sarà meglio inviare un'ambulanza con una squadra di scavo: dal tono della voce, mi pare un caso urgente». [Philip K. Dick, Redivivi S.p.a.]

Illusione di potere[modifica]

Il palazzo apteriforme che gli era così familiare emetteva la consueta luminosità grigia e fumosa mentre Eric Sweetscent faceva planare il disco e riusciva a parcheggiare nel piccolo box che gli era stato assegnato.

L'androide Abramo Lincoln[modifica]

La nostra tecnica di vendita è stata perfezionata agli inizi degli anni Settanta. Prima di tutto mettiamo un'inserzione su un giornale locale, negli annunci economici. Piano-spinetta, anche organo elettronico, sequestrato per mancato pagamento, in perfette condizioni, SVENDIAMO. Contanti o credito coperto in questa zona, per completare riscatto rateale onde evitare spese ritorno Oregon. Scrivere: Frauenzimmer Piano Company, Sig. Rock – Direttore Vendite Rateali, Ontario, Oregon.

L'uomo dai denti tutti uguali[modifica]

L'addetto alle riparazioni della West Marin Water Company tirò calci a sassi e foglie e trovò il tubo e la falla. Un camion della contea, nel fare marcia indietro, era finito sul tubo e lo aveva rotto col proprio peso. Il camion era lì per cimare le piante lungo la strada; una squadra aveva trascorso l'ultima settimana a tagliare i rami dei cipressi. Furono loro a chiamare l'azienda dell'acqua, telefonando dalla caserma dei vigili del fuoco a Carquinez, dove l'azienda aveva gli uffici.

L'uomo variabile[modifica]

Il Commissario della Sicurezza Reinhart salì rapidamente gli scalini ed entrò nel Palazzo del Consiglio. Le guardie si scostarono per lasciarlo passare, e lui fece il suo ingresso nel familiare ambiente dove le grandi macchine ronzavano in continuazione. Sul volto magro gli occhi s'illuminarono per la tensione e si misero a fuoco sul calcolatore centrale SRB per leggere gli ultimi dati.

La città sostituita[modifica]

La giornata era torrida. Tremule onde di calore salivano dalla strada, per svanire poi nel catrame che scorreva dolcemente, frusciando, sotto le ruote della macchina. Il sole estivo inondava le fattorie sulla collina, le distese verde scuro cosparse di arbusti e di alti pini, i cedri svettanti, l'alloro più tenero, i pioppi.
Ted e Peggy Barton si allontanavano rapidamente da Patrick County. Erano vicini al confine di Carroll e al massiccio di Beaver Knob. La strada era in pessime condizioni. La Packard gialla tossiva e ansimava, arrampicandosi sulle ripide colline della Virginia.

La penultima verità[modifica]

Vittorio Curtoni[modifica]

Una nebbia può penetrare dall'esterno e impossessarsi di te; può invaderti. Alla lunga e alta finestra della sua biblioteca (una regale struttura costruita con i frammenti di cemento che un tempo, in un'altra epoca, formavano una rampa d'accesso della Bayshore Freeway), Joseph Adams rifletteva mentre guardava la nebbia, quella del Pacifico. E siccome era sera e sul mondo stava scendendo il buio, quella nebbia lo spaventava quanto l'altra, quella nebbia interiore che non invadeva ma si estendeva e si rimescolava riempiendo ogni parte vuota del suo corpo. Quasi sempre, a quest'ultima nebbia si dava il nome di solitudine.
[Philip K. Dick, La penultima verità, traduzione di Vittorio Curtoni, Mondadori, 1999. ISBN 8804472057]

Maurizio Nati[modifica]

La nebbia può penetrare dall'esterno e giungere fino a te; può invaderti. Così pensava Joseph Adams mentre fissava la nebbia, quella del Pacifico, dalla finestra alta e lunga della sua biblioteca: una struttura faraonica ricavata da frammenti di cemento che un tempo, in un'altra epoca, formavano una rampa di entrata della Bayshore Freeway. E poiché era sera e sul mondo stava calando l'oscurità questa nebbia lo spaventava così come l'altra nebbia, quella interna che non invadeva, ma si allungava, si muoveva e riempiva le parti vuote del suo corpo. Di solito la seconda nebbia veniva chiamata solitudine.
[Philip K. Dick, La penultima verità, traduzione di Maurizio Nati, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718704]

La trilogia di Valis[modifica]

L'esaurimento nervoso di Horselover Fat cominciò il giorno in cui ricevette la telefonata di Gloria, con cui gli chiedeva se avesse del Nembutal. Lui le domandò perché lo volesse, e lei rispose che aveva intenzione di uccidersi.

Labirinto di morte[modifica]

Il lavoro come sempre lo annoiava. Così si era recato, la settimana precedente, al trasmettitore della nave e ne aveva allacciato i condotti agli elettrodi permanenti che uscivano dalla sua ghiandola pineale. I condotti avevano trasferito la preghiera al trasmettitore, e da lì la preghiera era passata al più vicino centro d'ascolto; la preghiera, in quei giorni, aveva fatto il giro della galassia, per finire (almeno lo sperava) su uno dei mondi divini.

Le tre stimmate di Palmer Eldritch[modifica]

Umberto Rossi[modifica]

Barney Mayerson si svegliò con un mal di testa fuori dal comune, per scoprire che si trovava in una camera da letto nient'affatto familiare in un appcon nient'affatto familiare. Al suo fianco, con le coperte che le arrivavano fino alle spalle nude e lisce, continuava a dormire una ragazza nient'affatto familiare, che respirava lievemente con la bocca, i capelli una matassa di bianco cotonato.
[Philip K. Dick, Le tre stimmate di Palmer Eldritch (1964), traduzione di U. Rossi, Fanucci Editore, 2003. ISBN 8834709152]

Gianni Pannofino[modifica]

Con un mal di testa fuori dal comune, Barney Mayerson si svegliò in una camera da letto sconosciuta di un condominio sconosciuto. Accanto a lui, con le coperte tirate su fino alle spalle, nude e lisce, dormiva una ragazza sconosciuta, che respirava piano con la bocca, i capelli un bianco scompiglio simile a cotone[9].
[Philip K. Dick, Le tre stimmate di Palmer Eldritch, traduzione di Gianni Pannofino, Sellerio, 2000]

Lo stravagante mondo di Mr Fergesson[modifica]

Mentre guidava Jim Fergesson abbassò il finestrino della sua Pontiac e, sporgendo il gomito, tirò fuori la testa per inalare boccate dell'aria estiva del primo mattino. Colse la luce del sole sui negozi e sul marciapiede mentre percorreva a velocità ridotta San Pablo Avenue. Tutto fresco. Tutto nuovo, pulito. La macchina della notte, la spazzola ronzante della città, gli passò accanto mentre raccoglieva i rifiuti: la scopa che convogliava le loro tasse.

Mary e il gigante[modifica]

Alla destra dell'auto in corsa, oltre il ciglio dell'autostrada, sostava un gruppo di vacche. Poco più in là ce n'erano altre, sagome marroni mezze nascoste dall'ombra di un granaio. A lato del granaio si scorgeva vagamente una vecchia insegna della Coca-Cola.
Joseph Schilling, seduto sul retro, infilò la mano nel taschino e tirò fuori il suo orologio d'oro. Con un movimento esperto dell'unghia lo aprì e guardò l'ora. Erano le due e quaranta del pomeriggio, di un caldo pomeriggio californiano di piena estate.

Modello Due[modifica]

Il soldato russo si arrampicava nervosamente su per il fianco accidentato della collina, imbracciando il fucile. Lanciava occhiate intorno, umettandosi le labbra inaridite, teso in volto. Di tanto in tanto sollevava una mano guantata e si asciugava il sudore dal collo, sollevando il colletto della camicia.

Noi marziani[modifica]

Immersa negli abissi del sonno procuratole dal fenobarbital, Silvia Bohlen udì gridare il suo nome. Una voce penetrante, che irruppe negli strati in cui era sprofondata e che le rovinò quel perfetto stato di non-esistenza.

Nostri amici da Frolix 8[modifica]

Bobby disse:«Non voglio fare l'esame.»
E invece devi farlo, pensò suo padre. Se deve esserci speranza che la nostra famiglia prosegua davvero nel futuro. In periodi che si stendono molto dopo la mia morte... la mia e quella di Kleo.
«Proverò a spiegartelo in un altro modo» disse ad alta voce, mentre avanzavano lungo l'affollato marciapiede mobile verso l'Ufficio federale per gli standard del personale.

Occhio nel cielo[modifica]

Il deflettore di raggi protonici del bevatrone di Belmont tradì i suoi inventori alle quattro del pomeriggio del 2 ottobre 1959. Ciò che avvenne dopo, avvenne istantaneamente. Non più adeguatamente deflesso, e quindi non più sotto controllo, il fascio da sei miliardi di volt si irradiò verso il soffitto della sala, riducendo in cenere al suo passaggio una piattaforma di osservazione che sovrastava il magnete a forma di ciambella.

Qualcosa per noi temponauti[modifica]

Stancamente, Addison Doug arrancava su per il lungo sentiero di scalini di sequoia sintetica, passo dopo passo, con la testa appena piegata in avanti, come se provasse un autentico dolore fisico. La ragazza lo osservava, desiderosa di aiutarlo, angosciata nel vedere quanto fosse stanco ed infelice, ma nello stesso tempo si rallegrava che lui fosse venuto, in ogni caso. Una marcia estenuante verso di lei, senza alzare gli occhi, procedendo quasi ad intuito... Come se l'avesse fatto chissà quante volte, pensò lei all'improvviso. Conosce fin troppo bene la strada. Perché?

Radio libera Albemuth[modifica]

Il mio amico Nicholas Brady, che era certo di aver contribuito a salvare il mondo, era nato a Chicago nel 1928 ma poi si era trasferito in California. Aveva trascorso la maggior parte della sua vita nell'area della baia, a Berkeley. Ricordava i pali metallici a forma di testa di cavallo che servivano per agganciare le redini di fronte ai vecchi edifici nella parte collinare della città, e i treni rossi a trazione elettrica che si collegavano ai traghetti; ma più di ogni altra cosa, ricordava la nebbia. In seguito però, verso gli anni '40, la nebbia smise di avvolgere la città ogni notte.

Rapporto di minoranza[modifica]

Beata Della Frattina[modifica]

Quando vide il giovanotto, il primo pensiero di Anderton fu «Sto diventando calvo, grasso e soprattutto, vecchio». Ma tenne per sé queste constatazioni, e spinta indietro la sedia, si alzò per farsi incontro al nuovo venuto, tendendogli la mano con piglio deciso.
— Witwer? — domandò con un sorriso forzato.
— Sì — confermò l'altro. — Ma per voi sono Ed, sempre che condividiate la mia avversione per le formalità inutili. — L'espressione del suo viso, anche troppo spavalda, dava per scontata la cosa: sarebbero stati "Ed" e "John" ed avrebbero collaborato attivamente fin dall'inizio.
[Philip K. Dick, Rapporto di minoranza, traduzione di Beata Della Frattina, Mondadori, 1965]

M. Nati e T. Tagliamonte[modifica]

Il primo pensiero che Anderton ebbe quando vide il giovane fu: Sto diventando calvo. Calvo, grasso e vecchio. Ma non l'espresse a voce. Invece spinse indietro la poltrona, si alzò in piedi e, protendendo rigidamente la mano destra, girò intorno alla scrivania e andò incontro al nuovo venuto. Gli strinse la mano, sorridendo con forzata cordialità.
«Witwer?» domandò, sforzandosi di pronunciare bene quel buffo nome.
«Precisamente,» rispose il giovane. «Ma lei può chiamarmi Ed, naturalmente. Cioè, se condivide la mia scarsa simpatia per i formalismi inutili.» Un'occhiata alla sua faccia chiara, eccessivamente fiduciosa, gli fece capire che l'altro considerava la questione già risolta. Ed e John avrebbero collaborato fin dall'inizio nel modo più proficuo.
[Philip K. Dick, Rapporto di minoranza, in "L'uomo variabile", traduzione di M. Nati e T. Tagliamonte, Fanucci, 1979]

Redenzione immorale[modifica]

Alle sette del mattino, Allen Purcell, il giovane e progressista presidente della più nuova e creativa fra le Agenzie di Ricerca, perse una stanza da letto. In compenso guadagnò una cucina. Si trattò di un processo automatico, gestito da un nastro impregnato di ossido di ferro, sigillato nella parete. Allen non aveva voce in capitolo al riguardo, ma accettò di buon grado la trasfigurazione; era già sveglio e pronto ad alzarsi.

Scorrete lacrime, disse il poliziotto[modifica]

Martedì 11 ottobre 1988 il Jason Taverner Show si concluse trenta secondi prima del solito. Un tecnico che osservava dalla bolla di plastica della cabina di controllo bloccò l'ultimo titolo di coda sulla sezione video, poi fece un cenno in direzione di Jason Taverner, che già stava lasciando il palcoscenico. Il tecnico si picchiò un dito sul polso, poi si indicò la bocca.

Svegliatevi, dormienti[modifica]

I due giovani, una coppia, capelli e pelle scuri, probabilmente messicani o portoricani, stazionavano nervosamente davanti al bancone di Herb Lackmore e il ragazzo, il marito, disse in un sussurro, «Signore, vogliamo essere messi a dormire. Vogliamo diventare inerti.»

Tempo fuori luogo[modifica]

Anna Martini[modifica]

Dal congelatore sul retro del negozio, Victor Nielson spinse un carrello di patate novelle alla zona verdure del reparto ortofrutta. Nel cesto quasi vuoto cominciò a gettare i tuberi nuovi, controllandone uno ogni dieci in cerca di macchie e spaccature sulla buccia.
[Philip K. Dick, Tempo fuor di sesto, traduzione di Anna Martini, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718599]

Gianni Pannofino[modifica]

Dalla cella frigorifera, nel retro del supermercato, Victor Nielsen spinse un carrello di patate novelle fino al settore verdura del reparto di frutta e verdura. Cominciò a riempire lo scomparto semivuoto, esaminando un tubero ogni dieci alla ricerca di sbucciature e tracce di marcio.
[Philip K. Dick, Tempo fuori luogo, traduzione di Gianni Pannofino, Sellerio, 1996. ISBN 8838915156]

Ubik[modifica]

P. Prezzavento[modifica]

Alle tre e trenta del mattino del 5 giugno 1992, il miglior telepate del Sistema Solare scomparve dalla mappa situata negli uffici della Runciter Associates a New York City. Ciò fece squillare i videofoni. L'organizzazione Runciter aveva perso le tracce di troppi psi di Hollis nel corso degli ultimi due mesi; questa ulteriore sparizione non ci voleva.
[Philip K. Dick, Ubik (1969), traduzione di P. Prezzavento, Fanucci Editore, 2001. ISBN 8834709306]

Gianni Montanari[modifica]

Alle tre e trenta della notte del 5 giugno 1992, il miglior telepate del Sistema Solare scomparve dalla mappa situata negli uffici della Runciter Associates a New York City. Ciò diede inizio agli squilli dei videofoni.
L'organizzazione di Runciter aveva perso le tracce di troppi psi appartenenti al gruppo di Hollis negli ultimi due mesi; quell'ultima sparizione era la goccia finale[10].
[Philip K. Dick, Ubik, traduzione di Gianni Montanari, Fanucci, 1998]

Un mondo di geni[modifica]

Quando entrò nell'appartamento, fu investito da un fracasso assordante e da colori abbaglianti. L'improvvisa cacofonia prodotta da quel gran numero di persone lo stordì. Consapevole dell'accavallarsi di forme, suoni, odori, indistinte macchie tridimensionali, ma sforzandosi di scorgere qualcosa attraverso quella confusione, si arrestò sulla soglia. Con uno sforzo di volontà riuscì in qualche modo a snebbiare l'immagine, e quell'agitarsi frenetico e privo di significato si trasformò lentamente in un quadro di movimenti quasi ordinati.

Voci dalla strada[modifica]

Giovedì mattina, il 5 giugno 1952, giunse caldo e luminoso. La luce umida del sole bagnava i negozi e le strade. Scintillante sui prati, la fredda brina notturna si trasformava in vapore e risaliva verso il cielo azzurrissimo. Era il cielo del primo mattino; ben presto si sarebbe riscaldato e ingrigito. Una soffocante nebbiolina bianca sarebbe risalita dalla baia e avrebbe aleggiato opaca sul mondo. Ma erano solo le otto e trenta; il cielo aveva ancora due ore da vivere.

Vulcano 3[modifica]

Arthur Pitt avvertì la presenza della folla non appena fu uscito dall'ufficio del Gruppo e si accinse ad attraversare la strada. Giunto all'angolo, dove era posteggiata la sua macchina, si fermò ad accendere una sigaretta. Mentre apriva la portiera esaminò l'assembramento, tenendo saldamente la borsa.
Erano in tutto una sessantina di persone, piccola gente, operai e impiegati, meccanici e camionisti, contadini, massaie, e un droghiere in grembiule bianco.

Citazioni su Philip K. Dick[modifica]

Note[modifica]

  1. Citato in Gianni Rossi Barilli, L'Europa senza gli europei, il manifesto, 30 ottobre 2004.
  2. Da How to Build a Universe That Doesn't Fall Apart Two Days Later.
  3. Anche noto con i titoli Cacciatore di androidi e Blade Runner.
  4. Tradotto come "palta" nelle edizioni Fanucci.
  5. Ci si riferisce all'atteggiamento passivo con il quale gli "androidi" prendevano coscienza della propria morte imminente ad opera dei "cacciatori di taglie".
  6. Prima del primo capitolo si legge: "Il sistema di controllo dell'articolo 207 (Catalogo delle Armi), che consiste di 600 componenti elettronici miniaturizzati, può essere efficacemente modellato nella forma d'un gufo di ceramica che ai profani si presenta come un semplice oggetto ornamentale. Gli esperti però sanno che, svitando la testa del gufo, appare una cavità nella quale si possono riporre sigari e matite."
    Rapporto Ufficiale al Consiglio Nazionale di Sicurezza, Blocco Ovest, 5 ottobre 2003, da parte del Commissario A (non si comunica l'identità completa per motivi di sicurezza, vedi ordinanza del Consiglio, XV 4-5-6-7-8).
  7. La traduzione di Pagetti è edita col titolo Mr Lars sognatore d'armi
  8. Anche noto con il titolo Redivivi S.p.a.
  9. Prima dell'inizio vero e proprio c'è il seguente inciso: "Insomma, dovete considerare che siamo fatti di sola polvere. Non è granché per andare avanti, lo ammetto, e non dovremmo mai dimenticarcene. Ma anche considerando questo, cioè questa specie di brutto inizio, non ce la stiamo cavando malissimo. Quindi, da parte mia, sono convinto che, nonostante la pessima situazione attuale, possiamo farcela. Mi sono spiegato? (Da un audio-memo per uso interno, dettato da Leo Bulero al suo ritorno da Marte e fatto circolare tra i consulenti pre-mod della Perky Pat Layouts, Inc.)".
  10. Prima del testo vero e proprio c'è il seguente inciso: "Amici, è tempo di pulizie e noi stiamo svendendo tutti i nostri silenziosi Ubik elettrici a prezzi davvero ridicoli. Sì, abbiamo buttato nel cestino il listino prezzi. E ricordate; ogni Ubik della nostra partita è stato usato solo secondo le istruzioni".

Bibliografia[modifica]

  • Philip K. Dick, Cacciatore di androidi (1968), traduzione di M. T Guasta, Editrice Nord, 1986. ISBN 8842908088
  • Philip K. Dick, Colonia, traduzione di Maurizio Nati, in "Il meglio di Philip Dick", SIAD, 1979.
  • Philip K. Dick, Confessioni di un artista di merda, traduzione di Maurizio Nati, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718797
  • Philip K. Dick, Cronache del dopobomba (1965), traduzione di Ginetta Pignolo, Einaudi, 1997. ISBN 8806145584
  • Philip K. Dick, Cronache del dopobomba, traduzione di Maurizio Nati, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718735
  • Philip K. Dick, Roger Zelazny, Deus Irae, traduzione di Simona Fefè, Fanucci.
  • Philip K. Dick, Divina invasione, traduzione di Vittorio Curtoni, Mondadori.
  • Philip K. Dick, E Jones creò il mondo, traduzione di Simona Fefè, Fanucci.
  • Philip K. Dick, Follia per sette clan, traduzione di Vittorio Curtoni e Gianni Montanari, Mondadori, 1998.
  • Philip K. Dick, Follia per sette clan, traduzione di Paolo Prezzavento, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718773
  • Philip K. Dick, Guaritore galattico (1969), traduzione di Pietro Anselmi, RCS Bompiani, 1998. ISBN 884523794
  • Philip K. Dick, I giocatori di Titano, traduzione di Anna Martini, Fanucci.
  • Philip K. Dick, I bracconieri dello spazio, traduzione di Marina Nunzi, in "I guerrieri delle galassie", a cura di Sandro Pergameno, Ed. Nord, 1986. ISBN 884290595X
  • Philip K. Dick, I simulacri, traduzione di Maurizio Nati, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718643
  • Philip K. Dick, Il disco di fiamma (1960), traduzione di Laura Grimaldi, Mondadori, 1986. ISBN 8804432527
  • Philip K. Dick, Il mondo di Jon, traduzione di Piero Anselmi, in "Millemondiestate 1986", Mondadori, 1986.
  • Philip K. Dick, Il sognatore d'armi (The Zap Gun), traduzione di Sandro Sandrelli, Mondadori, 1998.
  • Philip K. Dick, Illusione di potere, traduzione di Maurizio Nati, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718698
  • Philip K. Dick, In senso inverso, traduzione di Paolo Prezzavento, Fanucci.
  • Philip K. Dick, L'androide Abramo Lincoln, traduzione di Gianni Montanari, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718780
  • Philip K. Dick, L'Uomo dai denti tutti uguali, traduzione di Vittorio Curtoni, Fanucci, 1999. ISBN 8834706757
  • Philip K. Dick, L'uomo variabile, traduzione di M. Nati e T. Tagliamonte, Fanucci, 1979.
  • Philip K. Dick, La città sostituita, traduzione di Luciana Piccolo Cattozzo, Mondadori, 1962.
  • Philip K. Dick, La penultima verità (1964), traduzione di Vittorio Curtoni, Mondadori, 1999. ISBN 8804472057
  • Philip K. Dick, La penultima verità, traduzione di Maurizio Nati, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718704
  • Philip K. Dick, La svastica sul sole (1962), traduzione di Maurizio Nati, Fanucci, 1997. ISBN 883471007X
  • Philip K. Dick, La trasmigrazione di Timothy Archer (1982), traduzione di Vittorio Curtoni, Fanucci, 2010. ISBN 978-88-347-1827-8
  • Philip K. Dick, La trilogia di Valis, traduzione di Delio Zinoni e Vittorio Curtoni, Fanucci, 2011. ISBN 9788834718278
  • Philip K. Dick, Labirinto di morte (1970), traduzione di Vittorio Curtoni, Fanucci, 1994. ISBN 8834706501
  • Philip K. Dick, Le tre stimmate di Palmer Eldritch (1964), traduzione di Umberto Rossi, Fanucci Editore, 2003. ISBN 8834709152
  • Philip K. Dick, Le tre stimmate di Palmer Eldritch, traduzione di Gianni Pannofino, Sellerio, 2000.
  • Philip K. Dick, Le tre stimmate di Palmer Eldritch, traduzione di U. Rossi, Fanucci Editore, 2003. ISBN 8834709152
  • Philip K. Dick, Lo stravagante mondo di Mr Fergesson, traduzione di Maurizio Nati, Fanucci, 2012. ISBN 9788834719251
  • Philip K. Dick, Lotteria dello spazio, traduzione di Domenico Gallo, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718766
  • Philip K. Dick, Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, traduzione di Riccardo Duranti, Fanucci, Roma, 2004. ISBN 9788834707364
  • Philip K. Dick, Mary e il gigante, traduzione di Tommaso Pincio, Fanucci, 2000. ISBN 8834707788
  • Philip K. Dick, Mr Lars sognatore d'armi, traduzione di Carlo Pagetti, Fanucci, 2010. ISBN 978-88-347-1570-3
  • Philip K. Dick, Noi marziani, traduzione di Carlo Pagetti, Fanucci editore, 2006.
  • Philip K. Dick, Nostri amici da Frolix 8 (1970), traduzione di Gianni Montanari, Fanucci, 1999. ISBN 8834707044
  • Philip K. Dick, Occhio nel cielo (1957), traduzione di Maurizio Nati, Fanucci, 1998. ISBN 8834706129
  • Philip K. Dick, Qualcosa per noi temponauti, traduzione di Maurizio Nati, in "Il colore del male. I capolavori dei maestri dell'horror", a cura di David G. Hartwell, Armenia Editore, 1989. ISBN 8834404068
  • Philip K. Dick, Radio libera Albemuth (1985), traduzione di Carlo Pagetti, Fanucci, 1996. ISBN 9788834710371
  • Philip K. Dick, Rapporto di minoranza, traduzione di Beata Della Frattina, Mondadori, 1965.
  • Philip K. Dick, Redenzione immorale, traduzione di Tommaso Pincio, Fanucci, 2011. ISBN 9788834717769
  • Philip K. Dick, Redivivi S.p.A., traduzione di Maria Silva, Dall'Oglio, 1972.
  • Philip K. Dick, Scorrete lacrime, disse il poliziotto, traduzione di Maurizio Nati, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718759
  • Philip K. Dick, Svegliatevi, dormienti, traduzione di Simona Fefè, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718803
  • Philip K. Dick, Tempo fuori luogo (1959), traduzione di Gianni Pannofino, Sellerio, 1996. ISBN 8838915156
  • Philip K. Dick, Tempo fuor di sesto, traduzione di Anna Martini, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718599
  • Philip K. Dick, Ubik (1969), traduzione di Paolo Prezzavento, Fanucci Editore, 2001. ISBN 8834709306
  • Philip K. Dick, Ubik, traduzione di Gianni Montanari, Fanucci, 1998.
  • Philip K. Dick, Un oscuro scrutare (1977), traduzione di Gabriele Frasca, Fanucci Editore, 1998. ISBN 8834706277
  • Philip K. Dick, Voci dalla strada, traduzione di Maurizio Nati, Fanucci, 2012. ISBN 9788834718742
  • Philip K. Dick, Vulcano 3, traduzione di Beata della Frattina, Mondadori, 1990.

Voci correlate[modifica]

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