Vai al contenuto

Alberto Tomba

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Alberto Tomba (2006)

Alberto Tomba (1966 - vivente), ex sciatore alpino italiano.

Citazioni di Alberto Tomba

[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Il calcio è stato il mio primo amore. Sì, posso confessarlo liberamente: poi a 14 anni dovetti scegliere e optai per lo sci. Ma mi piace sempre calzare le scarpette bullonate. Quando gli impegni me lo consentono. Sovente vado anche allo stadio. A tifare Bologna, s'intende.[1]
  • Non c'è nulla che possa regalare le stesse emozioni dello sci. Il bello è quando esci al mattino dopo una nevicata notturna, e sali sulla montagna e vai nella neve fresca. Sei a duemila metri e respiri l'aria pura, sei in mezzo alla natura. Non so dire, ma sento che ogni volta qualcosa mi rinasce dentro.[2]
  • [Sugli sportivi che si candidano in politica] Io Berlusconi lo capisco ma non capisco i Baresi, Evani e Bordin che vogliono saltare dall'altra parte. So che c'è bisogno d'aiuto, ma io cerco di dare una mano all'Italia con quello che so fare, vincendo.[3]
  • All'estero un campione come me sarebbe stato osannato, l'Italia mi ha solo criticato. Il risultato è che la gente oggi mi ricorda solo per le cose brutte: la paletta di carabiniere che ho usato per sorpassare a Cortina, il passaporto falsificato, la coppa tirata dal podio, i guai con il fisco.[4]
  • [«Lo ammetta, Tomba. Di quegli anni d'oro le è rimasta dentro anche molta amarezza. Non soltanto gloria, fama e successo, vero?»] Sì, certo, Perché ho dovuto subire attacchi, tradimenti e critiche non giuste. Perché ce l'avevano con me? Perché ero di Bologna? O perché ero giovane vincente e piaccio alle donne? Guardi, quando penso a Rossi sono felice che lui abbia successo, però non è criticato come lo sono stato io. A volte mi viene in mente Pantani. Ecco, lui è stato vittima di gente che voleva solo sfruttarlo. A me è successo anche un po' questo, però io sdrammatizzo. Ho un altro carattere e forse aver vissuto molto in montagna fuori dal mondo mi è servito. La mia corazza si è indurita. Tengo molto dentro.[5]
  • Ho sempre pagato a caro prezzo la mia sincerità, ma sul gradino più alto del podio tira sempre più vento. C'è chi ti ama e chi ti odia, ed ancora oggi non riesco a capire perché davo fastidio.[6]
  • [«Lei è stato per lo sci quello che Tiger Woods è stato per il golf: un atleta capace d'impennare da solo gli indici di ascolto tv e portare guadagni a tutto il Circo Bianco. Molti suoi colleghi dovrebbero ringraziarla...»] Senza falsa modestia. Concordo. Lo sci era uno sport povero. Tutto iniziò con le due medaglie d'oro di Calgary '88. Ho sempre avuto un carattere estroverso: vincevo e facevo ridere la gente. Con me molte aziende hanno iniziato a fare un bel giro d'affari. Esistono tesi di laurea sull'impatto che ho avuto sul mercato degli sci. I bambini insistevano a vestirsi come Alberto Tomba: tuta, sci, scarponi, occhiali. Sono felice che tutto quello che ho fatto abbia aiutato la crescita di questo sport. [«E gli altri?»] Ero da solo. Persino Ingemar (Stenmark, ndr) a volte passava inosservato. Eppure era il più grande di tutti. "Ma come, riconoscono me e non lui?", pensavo. Era stato il mio idolo. Com'era possibile? Per me facevano il tifo anche in Austria quando affrontavo i beniamini di casa Stangassinger e Sykora.[7]

Intervista di Dario Pelizzari, avvenire.it, 8 dicembre 2014.

  • Per seguire le mie gare si fermava il Paese. Nel febbraio del 1988 hanno addirittura interrotto il Festival di Sanremo per collegarsi in diretta con Calgary, in Canada, dove mi giocavo con la medaglia olimpica nello slalom speciale. E meno male che ho vinto, altrimenti chissà cosa avrebbero detto. Vincevo ed ero costretto a vincere, sempre. E quando la stampa non sapeva più cosa raccontare delle mie vittorie metteva il naso nella mia vita privata.
  • [«Per conquistare le simpatie del pubblico non basta essere un campione. Qual è stato il suo valore aggiunto?»] Piacevo perché festeggiavo anche la sconfitta.
  • Quando vincevo, andava tutto bene. Ma appena sbagliavo qualcosa, erano subito tutti pronti a puntare il dito contro di me. In Italia va così, o ti amano o ti odiano. E nel mio caso c'era anche tanta invidia. In più, non ho mai fatto smentite o repliche e la gente ha spesso pensato che fosse vero quanto leggeva. Vincevo perché facevo i sacrifici [...]. Non avevo una vita privata.

Citazioni su Alberto Tomba

[modifica]
  • All'inizio il rapporto era complicato, criticai la sua scelta di concentrarsi solo su Gigante e Slalom. Ma aveva ragione lui. All'epoca non lo frequentavo molto, non volevo passare per il leccaculo di turno. Oggi abbiamo un rapporto bellissimo. Mi chiama, ci scriviamo. Mi manda di continuo i video delle mie vecchie telecronache. (Bruno Gattai)
  • È vera gloria «nazionale» la sua? O è il frutto di un miracolo agonistico che l'Italia sportiva s'è vista piovere dal cielo? Secondo me è un po' l'uno e un po' l'altro. Il «miracolo» è quello di un esemplare unico letteralmente – e forse immeritatamente – piovuto dal cielo (di Bologna) sulle nostre montagne. Il «merito» – diciamo così – viene invece da quel discreto interesse di massa per lo sci che maturò in Italia quando – guarda un po' – venimmo travolti da un'altra esplosione più o meno meritata, quella di Gustav Thöni. Ecco, Tomba è figlio di Thöni, ovvero di quella frenesia di popolo che [...] spinse tutti i «genitori-cittadini a la page» a mandare i propri rampolli sulla neve e a far usare loro i... calzetthöni, gli scarphöni, i bacchetthöni e i magliöni che il consumismo dell'epoca comandava. E fu proprio da quella frenesia nazional-consumistica che nacque Tomba. Il nostro sport [...] è andato sempre avanti così: fra grandi misteri di uova e galline a cui non è mai stato possibile attribuire una priorità. (Marino Bartoletti)
  • Il fuoriclasse bolognese [...] non gode affatto di simpatia unanime. Forse è il destino di chi vince troppo e troppo presto, forse non tutti hanno apprezzato la spontaneità del nostro illustre «concittadino», forse certe sue ingenue ma spegiudicate esibizioni extra-settore hanno lasciato un po' perplesso il pubblico più tradizionalista, forse la sua sincerità è stata malinterpretata. [...] Evidentemente il cosiddetto «grande pubblico» non ha digerito globalmente il clamoroso ed invadente effetto-Tomba: ma io continuo a restare dell'opinione che chi vince – chi vince «così», voglio dire! – possa e debba conservare intatto il diritto a galleggiare sopra le critiche più cerebrali. (Marino Bartoletti)
  • Lo vidi al Tonale. Era nella squadra C e faceva da apripista alla A. Uscì due volte, ma andava a manetta. Chiesi a Pietrogiovanna: "Chi è?". E Tino: "Lascia stare, è di Bologna ed è un figlio di papà". Per fortuna non gli ho dato retta. (Gustav Thöni)
  • Mi sarebbe piaciuto rivaleggiare più a lungo con Tomba. Ma non saprei dire chi sarebbe stato più forte: Alberto ha rivoluzionato la tecnica ed è una pietra miliare dello sci. (Ingemar Stenmark)

Note

[modifica]
  1. Dall'intervista di Piero Abrate, Tra calcio e motori Tomba dimentica le occasioni perdute, Stampa Sera, 4 aprile 1991, p. 22.
  2. Dall'intervista di Carlo Coscia, Addio notti brave, ecco l'ultimo Tomba, La Stampa, 15 ottobre 1993, p. 34.
  3. Da un'intervista a Panorama; citato in «Gli organizzatori? Di noi se ne fregano», La Stampa, 5 febbraio 1994, p. 29.
  4. Citato in Tomba accusa: "Italia senza cultura sportiva", la Repubblica, 15 dicembre 2005.
  5. Dall'intervista di Daniela Cotto, «Perché trattano Valentino Rossi meglio di me?», La Stampa, 18 dicembre 2005, p. 33.
  6. Dall'intervista di Mattia Chiusano, Tomba, dieci anni senza sci: "Quasi quasi torno in pista", repubblica.it, 29 dicembre 2008.
  7. Dall'intervista di Massimo Lopes Pegna, «Ho cambiato lo sci con trionfi e sorrisi, adesso forza Azzurri continuate a vincere», La Gazzetta dello Sport, 6 giugno 2020, pp. 28-29.

Altri progetti

[modifica]