Arnold J. Toynbee
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Arnold Joseph Toynbee (1889 – 1975), storico britannico.
Citazioni di Arnold J. Toynbee
[modifica]- Ansia e coscienza sono una potente coppia di dinamo. Insieme, possono garantire che uno lavori duro; ma non garantiscono che si lavori a qualcosa che ne valga la pena.[1]
- Il mutamento del cuore è il cuore del problema. (citato in Alessandro Pronzato, Ad ogni giorno il suo amore – Gribaudi, 2003)
- L'America è un grosso cane amichevole in una stanza troppo piccola. Ogni volta che scodinzola, fa cadere una sedia.[2]
- [...] l'immediato ambiente sociale dell'abitante di Ecumenopolis non deve essere più ampio di quello del villaggio rurale [...] In altre parole, le cellule costituenti la città-mondo avvenire dovranno essere degli insediamenti sulla scala della città tradizionale locale. Nella città-mondo vi saranno centinaia di migliaia di queste entità, le quali saranno strettamente affiancate in un ininterrotto mosaico, e non disperse qua e là su di una oikumenê essenzialmente rurale. Ma, in questa nuova composizione, ogni nuova entità deve tendere ad essere una Weimar o una Ur redivive. (da La città aggressiva, traduzione di Elena Clementelli, Laterza, Bari, 1972, p. 234. Citato in Benno Albrecht, L'infrastruttura globale di Ecumenopolis, in La freccia del tempo. Ricerche e progetti di architettura delle infrastrutture, a cura di Cassandra Cozza e Ilaria Valente, Pearson Italia, Milano-Torino, 2014, p. 36. ISBN 9788861599949)
- Le opere di artisti e letterati hanno vita più lunga delle gesta di soldati, di statisti e mercanti. I poeti e i filosofi vanno più in là degli storici. Ma i santi e i profeti valgono più di tutti gli altri messi assieme. (citato in Tiziano Terzani, Lettere contro la guerra – Longanesi & C)
- Se classifichiamo l'umanità per colore, l'unica tra le razze principali [...] che non abbia dato un singolo contributo creativo a nessuna delle nostre ventuno civiltà è la razza negra. (da A Study of History, citato in Robert Hughes, La cultura del piagnisteo. La saga del politicamente corretto (The Culture of Complaint), traduzione di Marina Antonielli, Adelphi Edizioni, Milano, 2003, p. 163)
- [La tecnica moderna] Una scheggia distaccatasi dalla nostra cultura sul finire del XVII secolo. (Citato in La contrapposizione planetaria tra Oriente e Occidente, in Ernst Jünger e Carl Schmitt, Il nodo di Gordio, a cura di Carlo Galli, traduzione di Giuseppina Panzieri, Il Mulino, Bologna, 2004, p. 152. ISBN 88-15-09742-2)
Il racconto dell'uomo
[modifica]- Il crimine tipicamente umano più duro a morire è l'omicidio nella forma rituale di sacrificio umano. L'omicidio è stato ampiamente condannato quando era motivato da avidità o odio personali. L'omicidio come punizione per l'assassinio è stato ugualmente eliminato a poco a poco. In alcuni stati moderni sono state abolite non solo le faide cruente, ma anche la pena di morte. Anche l'omicidio rituale è stato proibito nei casi in cui il dio al quale la vittima umana è sacrificata è la deificazione di qualcuna delle risorse naturali necessarie al sostentamento della vita umana, quali, ad esempio, la pioggia, il raccolto, il bestiame. Tuttavia, da quando l'uomo è giunto a dominare la natura non umana, le divinità alle quali è stato tributato il culto più intenso, più fanatico e spietato sono state le deificazioni della potenza collettiva organizzata con cui l'uomo è riuscito a ottenere la sua vittoria sulla natura non umana.
Nel corso degli ultimi 5000 anni i principali oggetti di culto dell'umanità sono stati gli stati sovrani, e sono state divinità che hanno preteso e ottenuto ecatombi di sacrifici umani. (p. 22) - Sul piano etico, la caratteristica più rilevante ed enigmatica della natura umana è l'estensione della sua gamma morale. Questa gamma di potenzialità etiche che vanno dal demoniaco alla santità è una caratteristica della natura umana non meno notevole della stessa dimensione etica. Tra tutti gli abitanti della biosfera solo l'uomo possiede queste due caratteristiche. E ora che l'Uomo ha acquisito il potere di distruggere la biosfera, non possiamo avere la certezza che egli non commetterà questo gesto suicida, ma non possiamo avere nemmeno la certezza che egli non la redimerà dallo stato di natura in cui finora amore e odio si sono dati battaglia senza che nessuno dei due riuscisse vincitore. Si può anche pensare che, in luogo di distruggere la biosfera, l'Uomo possa servirsi della sua potenza per sostituire allo stato di natura uno stato di grazia in cui prevalga l'amore. Questo trasfigurerebbe il mondo, facendolo passare dal caos infernale alla comunione dei santi. (pp. 31-32)
- L'atteggiamento del «Deutero-Isaia» di fronte al dolore è antitetico a quello del Buddha: egli non cercava di sfuggirlo, ma lo accettava come un'esperienza che poteva recare positivi frutti spirituali. Non sappiamo se parlando del «servo che soffre» egli si riferiva, come sembra, ad un individuo innominato ma storicamente concreto, oppure si tratti di una personificazione della comunità ebraica. La seconda delle due possibili interpretazioni di questa figura enigmatica è la più convincente, la più in linea con la tradizione profetica alla quale il «Deutero-Isaia» si ricollega. In ogni caso, è evidente che il «Deutero-Isaia» credeva che la sofferenza, sopportata pazientemente, può essere una esperienza creativa per tutti quelli che ne sono implicati, compresa la vittima stessa nel corso della propria tragedia. Gli scritti del «Deutero-Isaia» sono forse i più antichi nei quali si possa trovare questo atteggiamento verso il dolore. (p. 191)
- In un appello a Sparta nel periodo della seconda guerra peloponnesiaca, i Corinzi denunciarono Atene come una «città tiranna», e, durante questa guerra, si ricorda come un politico ateniese abbia dichiarato ai suoi concittadini che Atene non doveva sottrarsi nemmeno alle atrocità, se desiderava conservare l'impero. Dopo la caduta dell'impero ateniese, i suoi avversari vittoriosi rasero al suolo la lunga muraglia che univa la città ai suoi porti e che l'aveva resa inespugnabile da terra, e questo gesto fu salutato da tutto il mondo ellenico come un atto di liberazione. Ma lo storico contemporaneo –Tucidide, ufficiale della marina ateniese in esilio – fece definire Atene da un altro uomo politico, lo stesso Pericle, come «l'educatrice dell'Ellade». Ed entrambe queste definizioni dell'Atene del V secolo sono ben giustificate.
L'Atene del V secolo era davvero «L'Ellade dell'Ellade» [...] (p. 207) - Un bodhisattva è un adepto della pratica spirituale prescritta dal Buddha: ha raggiunto la soglia del nirvana e, se volesse, potrebbe ormai entrarvi; ma invece ha preferito, come il Buddha stesso, posporre volontariamente questo accesso per aiutare gli altri esseri senzienti. Nei termini «archetipici», il bodhisattva è il Salvatore. Un bodhisattva, Avalokita, in Cina mutò addirittura sesso, per divenire Kwan Yin, lo spirito femminile della misericordia. Dopo il crollo del regime degli Han orientali, ci fu un acuto bisogno della Madre, e Kwan Yin, molto opportunamente, rispose a questa esigenza. La disinteressata compassione di un bodhisattva suscita, nel buddhista mahayana, la devozione e l'impulso a tentare di seguirne l'esempio. Il mahayana è, in effetti, una religione di devozione del genere richiesto in un'età di sconvolgimenti. (pp. 300-301)
- Quel rivoluzionario religioso antiumanista che fu Lutero si rivelò un vero seguace di Dante (e anche del Petrarca e del Boccaccio) molto di più dell'umanista ciceroniano Erasmo, quando si rivolse, in volgare, a un pubblico più vasto di quello mai raggiunto da quest'ultimo. La traduzione della Bibbia in tedesco compiuta da Lutero è un monumento di quella stessa fioritura culturale dell'Occidente moderno preannunciata dalla composizione della Divina Commedia in toscano. (p. 501)
- Trasferendo dalle spalle del peccatore a quelle di Cristo la responsabilità della sua salvezza, il frate agostiniano Lutero assomigliava al suo avversario, il frate domenicano Tetzel, quando proponeva di scaricare lo stesso fardello sulle spalle del papa. La transazione pecuniaria di Tetzel, a differenza dell'atto di fede luterano, era venale in maniera ripugnante ma, sia Lutero che Tetzel, fornivano un succedaneo più facile all'ardua imitazione del Cristo, come praticata alla maniera di san Francesco e di Tommaso da Kempis. (p. 510)
- Il futuro non si può prevedere perché non si è ancora delineato: le sue potenzialità sono infinite e quindi non si può prevederle sulla base di un'estrapolazione del passato. Un avvenimento del passato può anche, senza dubbio, ripresentarsi, se le condizioni permangono le stesse; ma ciò che è accaduto nel passato non è necessariamente destinato a ripetersi, è soltanto una tra un numero infinito di possibilità, alcune delle quali imprevedibili, in quanto non hanno precedenti conosciuti. Non vi sono infatti precedenti al potere acquisito dall'Uomo sulla biosfera nell'arco dei due secoli 1763-1973. Tra tutte queste circostanze sconcertanti, si può fare con sicurezza un'unica predizione: l'Uomo, il figlio della Madre Terra, non sarà mai in condizione di sopravvivere al matricidio, se mai dovesse commetterlo. L'autodistruzione sarebbe la sua punizione. (p. 595)
Note
[modifica]- ↑ Da Perché e come lavoro, Saturday Review, 5 aprile 1969; citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009, p. 507. ISBN 9788811504894
- ↑ 14 luglio 1954; citato in Zygmunt Bauman, L'Europa è un'avventura, traduzione di Marco Cupellaro, Laterza, Roma-Bari, 2012.
Bibliografia
[modifica]- Arnold J. Toynbee, Il racconto dell'uomo, traduzione dall'inglese di Davide Bigalli, Garzanti Editore, Milano, stampa 1992. ISBN 88-11-54895-0
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