Caterina da Siena

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Santa Caterina da Siena

Santa Caterina da Siena, al secolo Caterina Benincasa (1347 – 1380), religiosa e mistica italiana.

Citazioni di Caterina da Siena[modifica]

  • E diceva parole tanto dolci, che è da scoppiare, della bontà di Dio. (dalla lettera A Frate Raimondo da Capua dell'Ordine de' Predicatori, nelle Lettere)
  • In altro non sta la pena nostra, se non in volere quello che non si può avere. (da Le lettere)
  • Nella amaritudine gusterai la dolcezza, e nella guerra la pace. (dalla lettera A Stefano di Corrado Maconi, nelle Lettere)
  • Oimè, dov'è la purità del cuore e la onestà perfetta; che con l'onestà loro l'incontinenti diventassero continenti? Ed egli è tutto il contrario; perocché spesse volte li continenti e li puri gustano la incontinenza per le immondizia loro. (dalla Lettera a Urbano VI)
  • Orsù figliuoli dolcissimi, correte questo palio; e fate che solo sia uno quello che l'abbia. (dalla lettera A Sano di Maco, e agli altri figliuoli, nelle Lettere)
  • Solo colui che è fondato in carità, è quello che si dispone a morire per amore di Dio e salute dell'anime, perocché è privato dell'amore proprio non si dispone a dare la vita. (dalla Lettera a Urbano VI)
  • [Le ultime parole] Sangue, sangue, sangue. (citata in Lodovico Ferretti, Vita di S. Caterina da Siena, Ferrari)

Libro della divina dottrina volgarmente detto Dialogo della divina provvidenza[modifica]

Incipit[modifica]

Levandosi una anima ansietata di grandissimo desiderio verso l'onore di Dio e la salute de l'anime; exercitandosi per alcuno spazio di tempo nella virtú, abituata e abitata nella cella del cognoscimento di sé per meglio cognoscere la bontá di Dio in sé; perché al cognoscimento séguita l'amore, amando cerca di seguitare e vestirsi della veritá. E perché in veruno modo gusta tanto ed è illuminata d'essa veritá quanto col mezzo de l'orazione umile e continua fondata nel cognoscimento di sé e di Dio (però che l'orazione, exercitandola per lo modo decto, unisce l'anima in Dio, seguitando le vestigie di Cristo crocifixo), e cosí per desiderio e affecto e unione d'amore ne fa un altro sé.

Citazioni[modifica]

  • L'umile spegne la superbia, però [...] 'l superbo non può far danno a l'umile.
  • Noi siamo immagine tua, e tu immagine nostra per l'unione che hai stabilito fra te e l'uomo, velando la divinità eterna con la povera nube dell'umanità corrotta di Adamo. Quale il motivo? Certo l'amore. Per questo amore ineffabile ti prego e ti sollecito a usare misericordia alle tue creature.
  • Tu sarai glorificato assai più perdonando e dando la luce dell'intelletto a molti, che non ricevendo l'omaggio da una sola creatura miserabile, quale sono io.
  • Tutti i vizi sono conditi dalla superbia, sì come le virtù sono condite e ricevono vita da la carità.

Citazioni su Caterina da Siena[modifica]

  • Caterina viene riconosciuta come una «santa viva» anche perché fa penitenza continuamente, digiuna, macera il suo corpo e alla fine si consuma. È morta a 33 anni, a forza di digiunare: è come dire che una donna, per guadagnarsi uno spazio che di solito alle donne non è consentito, deve sempre fare uno sforzo eccezionale. (Alessandro Barbero, Dietro le quinte della Storia)

Margarita Miniati[modifica]

  • Tipo originale, Caterina non rassomiglia a nessuno: le celesti visioni, la energia straordinaria, la fede inconcussa nel grande ideale umano, le vennero dall'intimo convincimento dell'anima, ed è cosa importantissima il considerare come questo possente mondo spirituale nasce, cresce, s'afferma in una eletta, delicata coscienza e da questa riesce a signoreggiare il mondo esterno.
  • Un giorno, per circostanze impreviste, dovette recarsi più tardi dell'ora consueta presso una lebbrosa, della quale curava sera e mattina le piaghe raccapriccianti, e costei spazientita gridò: «Ah! viene; finalmente questa regina del sobborgo! Non si stanca mai di quella cara chiesa, e di quei cari frati che non vuol mai lasciare!» Caterina comprese l'insinuazione perfida e ne arrossì, ma invece di rispondere, chiese scusa alla malata del suo ritardo e continuò a curarla con un raddoppiamento di zelo, tanto che se ne attaccò la lebbra e non la perdette che alla morte dell'inferma.
  • Vide passare un mendicante estenuato, quasi nudo; non avendo altro in quel momento, gli dette il suo mantello di Domenicana. Quel mantello, sebbene in più luoghi rammendato, erale carissimo, e non esitò a privarsene per coprirne l'infelice; ma ì superiori suoi la costrinsero a ripigliarlo e la sgridarono assai per aver abbandonato il segno dell'ordine, l'egida della Chiesa. Essa rispose allegramente: «Meglio mancar di mantello che di carità.»

Bibliografia[modifica]

Voci correlate[modifica]

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