Come mangiamo

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Copertina dell'edizione originale

Come mangiamo: le conseguenze etiche delle nostre scelte alimentari, saggio del 2006 di Peter Singer e Jim Mason.

Incipit[modifica]

Di solito non pensiamo a quello che mangiamo come a una questione etica. Il furto, la menzogna, l'offesa: è ovvio che sono queste le azioni rilevanti per il nostro carattere morale. Così come, direbbero in molti, lo è il nostro impegno per la comunità, la generosità nei confronti di chi ha bisogno e, specialmente, la nostra vita sessuale. Ma il mangiare, un'attività persino più essenziale del sesso, alla quale tutti partecipano, è visto in genere in maniera assai diversa: provate a pensare a un politico/a la cui carriera sia stata danneggiata da rivelazioni su ciò che mangia!

Citazioni[modifica]

  • Se gli alimenti poco salutari vi piacciono al punto di accettare il rischio di malattia e morte prematura, allora, proprio come nel caso decidiate di fumare o scalare le vette dell'Himalaya, sono principalmente affari vostri. Noi vogliamo concentrarci invece sull'impatto che le vostre scelte alimentari hanno sugli altri. (p. 15)
  • Oggi i vegani, che non mangiano alcun prodotto di origine animale, sono numerosi quanto in passato i vegetariani. [...] E non sono soltanto i vegani a dimostrare una certa consapevolezza riguardo al cibo. In tutti i paesi sviluppati, la gente sta imparando a fare domande coraggiose sulla provenienza e le modalità di produzione degli alimenti che acquista. (p. 16)
  • Sempre di più la gente considera le proprie scelte alimentari come una forma di azione politica. Uno dei consumatori critici che abbiamo intervistato per questo libro ha affermato: «Provo a usare il mio dollaro per votare e non arricchire quelli che stanno facendo cose brutte nel mondo». (p. 17)
  • I maiali sono bestie affettuose e piene di curiosità. (p. 62)
  • Gli archi dorati [di McDonald's] sono assurti a simbolo degli Stati Uniti, e per molti anche a simbolo di ciò che di quel paese non amiamo. Cibo, architettura, imperialismo culturale o economico: non importa cosa, ma se è di origine statunitense e non vi piace potete protestare presso la vostra filiale locale di McDonald's. (p. 89)
  • Ray Kroc, il fondatore di McDonald's, è famoso per essere un manager di implacabile durezza. (p. 89)
  • Il merluzzo, per secoli icona del New England, è divenuto così raro che tra i pescatori del Massachusetts circola la battuta che bisognerebbe ribattezzare Cape Cod (Capo merluzzo). (p. 134)
  • I metodi della pesca commerciale sono diventati al contempo più efficienti e più devastanti. Flotte di pescherecci sempre più grandi, dotati di reti di ampiezza sempre maggiore, catturano un numero di pesci ogni giorno più elevato. Ma la loro attrezzatura danneggia i fondali marini e raccoglie anche specie non desiderate, la cosiddetta cattura accidentale o bycatch, che la gente di mare chiama con gergo più colorito «spazzatura» e che viene semplicemente ributtata in mare, di solito già morta o agonizzante. In alcuni settori, il tasso di bycatch è vergognoso: i pescherecci a strascico per la pesca di gamberi prendono molte più tonnellate di bycatch che di gamberi. Ogni anno circa un quarto del pesce catturato in tutto il mondo è bycatch, ovvero circa 27 milioni di tonnellate, miliardi di creature viventi buttate via. (p. 135)
  • Nel 1992 alcune ricerche rilevarono che la popolazione dei merluzzi adulti era l'1,1 per cento di quella dei primi anni sessanta. Quell'anno il Canada si decise finalmente a proibire del tutto la pesca. Da allora sono passati più di dieci anni e i merluzzi non si sono ancora ripresi, e forse non si riprenderanno mai. (p. 137)
  • «Branzino cileno» è il nome commerciale del dentice (toothfish in inglese) della Patagonia che non è affatto un branzino. Il dentice della Patagonia è un pesce di grosse dimensioni dalla crescita lenta che impiega fino a dieci anni per raggiungere la maturità sessuale e può arrivare ai quarantacinque anni. Sembra che qualche genio del marketing abbia deciso di ribattezzarlo ritenendo che toothfish non suonasse particolarmente gustoso, e dunque non si sarebbe venduto bene. Sfortunatamente poi le vendite hanno registrato un tale successo che, a soli dieci anni dalla sua comparsa sul mercato statunitense, alcuni serbatoi di pesca sono stati esauriti e l'intera specie è a rischio di estinzione. (pp. 149-150)
  • Se vengono impiegate in aree rocciose o coralline, le reti a strascico, a cui vengono applicati dei pesi in acciaio perché rimangano a fondo, provocano gravi e irreparabili danni alle barriere coralline e alla flora e fauna dei fondali, distruggendo formazioni risalenti a centinaia di migliaia di anni fa che rappresentano l'habitat riproduttivo di pesci e altre creature marine. Queste reti smuovono inoltre i sedimenti rendendo l'area invivibile per alcuni degli abitanti delle profondità oceaniche e, dato che si utilizzano più volte in una stessa zona, trasformano il fondale in una sorta di campo arato. (p. 152)
  • In maniera molto simile all'andirivieni nevrotico delle tigri costrette nelle esigue e spoglie gabbie degli zoo, i salmoni d'allevamento nuotano in cerchio a banchi dentro le gabbie. Sembrano rispondere così all'impossibilità di agire secondo il loro istinto. (p. 154)
  • Non esistono normative per lo stordimento e il trattamento umano del pesce al momento dell'uccisione: viene ammazzato con metodi brutali che sarebbero considerati illegali e scioccanti se impiegati su vacche e maiali. A volte i pesci d'allevamento muoiono soffocati dopo essere stati prelevati dall'acqua e aver trascorso fino a 15 minuti in agonia. Capita che quelli di dimensioni più grandi, come il salmone, vengano colpiti sulla testa con una mazza di legno, che non sempre li uccide sul colpo ma li lascia feriti, e vengano poi tagliati e lavorati ancora pienamente coscienti. (pp. 154-155)
  • L'indifferenza ai patimenti dei pesci è diffusa anche in società inclini a preoccuparsi degli animali. Altrimenti non sarebbe possibile che persone sconvolte alla sola idea di soffocare lentamente un cane possano trascorrere un'allegra domenica sedute sulla riva di un fiume con la canna da pesca nella speranza che un pesce abbocchi all'amo, per poi tirarlo fuori dall'acqua, rimuovere l'amo e lasciarlo a dimenarsi in un secchio fin quando non muore soffocato. (pp. 155-156)
  • [...] polipi e calamari, [sono] dotati di cervelli complessi e di una sorprendente abilità nell'eseguire nuovi compiti (per esempio aprire un barattolo con i tentacoli) [...]. Non è facile spiegare le abilità di un polipo senza supporre che abbia una coscienza [...]. (p. 160)
  • Molti attivisti del movimento per i diritti animali sono vegani più che vegetariani, perché non vogliono rendersi complici in alcun modo dello sfruttamento degli animali. Non indossano né lana né pelle, dimostrando così che la loro posizione non si basa solo su preoccupazioni per la propria salute. Molti vegani comunque affermano che non consumare prodotti animali è più salutare sia per se stessi sia per il pianeta. Tuttavia la dieta vegana è controversa, perché se è vero che i vegetariani esistono da migliaia di anni, il veganismo, almeno su larga scala, è un fenomeno relativamente nuovo. (p. 217)
  • [Donald Watson] era una pubblicità vivente della dieta che seguiva [...]. (p. 217)
  • «Questo è il nostro piatto preferito» dice JoAnn. [Ricetta] «È un misto di riso integrale e riso selvatico, saltato con tofu e cavolo rosso. Me lo sono inventata tempo fa. Taglio un po' di tofu a cubetti e lo lascio marinare in un intingolo di salsa di soia, succo di limone, aglio in polvere, maggiorana, timo e pepe di cayenna. Poi lo faccio saltare in olio d'oliva con le cipolle, un mazzetto di erbe aromatiche e qualche spezia, aggiungo il cavolo sin quando non è tenero, ci butto il riso già bollito, ed è pronto.» (p. 219)
  • JoAnn non ha ancora dimenticato le sue visite agli allevamenti industriali. «Mi ricordo una volta che attraversai una struttura per suini dove gli addetti indossavano le maschere antigas. L'osha (Occupational Safety and Health Administration) lo richiedeva perché l'aria putrescente avrebbe causato loro danni ai polmoni. Dovevamo camminare in fretta e provare a trattenere il respiro. Il fetore è opprimente, davvero stomachevole. E pensare che quegli animali ci vivono dentro per tutta la vita.» (p. 221)
  • «[...] Cerco sempre il tofu più duro possibile perché significa che hanno spremuto via gran parte dell'acqua. Non mi piace pagare l'acqua del mio tofu.» (p. 225)
  • Alcuni vegani non hanno alcuna preferenza per il biologico mentre molti onnivori scelgono unicamente alimenti biologici. Tuttavia, poiché i vegani dimostrano in genere maggior consapevolezza di ciò che mangiano, accade che comprino più alimenti biologici del resto della popolazione. (p. 228)
  • Chi sceglie il cibo biologico desidera evitare rischi non necessari e ritiene che i metodi di produzione naturali siano più salutari. Tale convinzione ha ricevuto ulteriore conferma dall'epidemia della mucca pazza in Europa e dalla conseguente scoperta che il bestiame allevato con metodi intensivi è nutrito con residui di macellazione. Mangiando la carne di questi animali, almeno 150 persone, e secondo alcuni molte di più, hanno contratto una malattia mortale dal decorso relativamente lento. Non c'è dunque da meravigliarsi che milioni di consumatori abbiano deciso che i metodi tradizionali possono essere più sicuri, soprattutto per quanto riguarda i propri figli. (p. 231)
  • Sebbene la questione dei «diritti animali» venga associata per lo più alla sinistra, Scully persegue obiettivi in gran parte analoghi utilizzando argomenti congeniali alla destra cristiana. Secondo Scully, Dio ci ha dato il «dominio» sugli animali ma è nostro dovere esercitarlo con misericordia, al contrario di ciò che avviene con l'allevamento industriale. (p. 278)
  • La nostra volontà di sfruttare gli animali non umani non si appoggia a valide distinzioni morali. È un segno di «specismo», un pregiudizio che sopravvive perché fa comodo al gruppo dominante, che in questo caso non sono né i bianchi né i maschi, bensì gli esseri umani nel loro insieme. (p. 282)
  • Se un animale sente il dolore, quel dolore vale tanto quanto il dolore provato da un essere umano. (p. 283)
  • Una regola morale alla quale attenersi potrebbe essere la seguente: comprare prodotti animali solo se si ha fatto visita all'allevamento che li produce e si è potuto assistere a procedure come la cauterizzazione dei becchi delle galline ovaiole, nel caso siano debeccate. Di fronte a questa regola, molte persone troveranno più semplice evitare del tutto il consumo di carne e prodotti animali. (p. 318)
  • Immaginiamo però che non siate d'accordo con la scelta di uccidere un animale giovane e in salute per mangiarlo. Questo è l'approccio morale che porta molta gente a diventare vegetariana pur continuando a mangiare uova e latticini. Ma non è possibile produrre galline ovaiole senza produrre anche pulcini maschi e, dal momento che questi ultimi non hanno valore commerciale, vengono uccisi non appena se n'è stabilito il sesso. Per quanto riguarda le galline ovaiole, esse vengono uccise non appena il tasso di deposizione comincia a diminuire. Nell'industria casearia le cose non vanno diversamente: i vitellini maschi si macellano subito o si allevano per produrre carne bianca e le mucche sono trasformate in hamburger assai prima di giungere alla vecchiaia. Dunque chi non è d'accordo con l'uccisione degli animali dovrebbe indirizzarsi a una dieta vegana, più che a quella vegetariana.
    Diventare vegani è un modo sicuro per evitare completamente di partecipare alle violenze sugli animali d'allevamento. I vegani sono la dimostrazione vivente che non è necessario sfruttare gli animali per la produzione di cibo. [...] Mai come oggi poi, data la grande disponibilità di alimenti sostitutivi, è stato semplice diventare vegani. (pp. 318-319)
  • Se scelgo di mangiare troppo, sviluppando patologie correlate all'obesità che richiedono l'intervento medico, costringerò altri a sobbarcarsi parte dei costi, sotto forma di un aumento delle imposte necessarie a finanziare le mie cure o di un incremento dei premi assicurativi. [...] Scegliere una dieta poco salutare potrebbe sembrare una questione personale ma è disonesto nei confronti di chi poi dovrà pagarne i costi. Se il popolo degli Stati Uniti tornasse a mangiare la stessa quantità di carne che mangiava negli anni cinquanta, contribuirebbe a migliorare la propria salute e ad abbattere la spesa sanitaria. Il numero di animali da allevamento sottoposti a sofferenza diminuirebbe inoltre di una percentuale pari a quella a cui si arriverebbe se ottanta milioni di statunitensi diventassero vegani. [...] Sarebbe sbagliato dire che tutti gli obesi sono ingordi. Alcuni sono colpiti da disturbi alimentari o problemi di metabolismo difficili da curare. Molti però mangiano semplicemente troppo e dovrebbero cercare di moderarsi. Insieme a una virtù ormai fuori moda, la frugalità, anche la convinzione che non sia giusto essere ingordi necessita con urgenza di un revival. (pp. 319-320)
  • Il bestseller di Erich Schlosser, Fast food nation [...] resta ancora il libro che meglio racconta la storia dell'industria americana del fast-food e la sua influenza sulle abitudini alimentari. (p. 328)
  • [...] tacchino, unico tra gli animali d'allevamento a essere originario degli Stati Uniti e vittima di ingiuste calunnie. (p. 329)

Explicit[modifica]

Nessuna attività umana ha avuto un impatto altrettanto grande sul nostro pianeta dell'agricoltura. Quando facciamo la spesa contribuiamo a un'enorme attività globale. Gli statunitensi spendono oltre mille miliardi di dollari all'anno in alimenti. È una cifra più che doppia rispetto a quanto spendono per le autovetture e più di due volte superiore rispetto agli investimenti del governo per la difesa. Siamo tutti consumatori di cibo e tutti subiamo in qualche misura le conseguenze dell'inquinamento prodotto dall'industria alimentare. In aggiunta al suo pesante impatto su oltre sei miliardi di esseri umani, essa provoca ogni anno la sofferenza di oltre cinquanta miliardi di animali di terra. Per molti di essi, esercita un controllo pressoché totale su ogni aspetto dell'esistenza: li costringe a venire al mondo, li alleva in condizioni innaturali dentro unità di produzione industriale, e poi li conduce al macello. Miliardi di creature marine vengono estratte a forza dal mare per essere uccise e raggiungere la nostra tavola. Tramite le sostanze chimiche e gli ormoni scaricati nei fiumi e nel mare e la diffusione di malattie come l'influenza aviaria, l'agricoltura danneggia in maniera indiretta tutte le creature viventi. Tutto ciò accade a causa delle nostre scelte alimentari. Possiamo fare scelte migliori.

Bibliografia[modifica]