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Novalis

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Novalis in un disegno di Eduard Eichens

Novalis, pseudonimo di Friedrich Leopold von Hardenberg (1772 – 1801), scrittore, poeta e filosofo tedesco.

Citazioni di Novalis

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  • Deve sempre tornare il mattino? | Non finirà mai la violenza terrena? | La funesta operosità distrugge | Il barlume celeste della notte.[1][2]
  • Gli organi del pensiero sono le parti procreatrici del mondo, le parti sessuali della natura.[2]
  • Il mondo deve essere romanticizzato. Così si ritrova il senso originario... Se attribuisco a ciò che è comune un aspetto misterioso, al noto la dignità dell'ignoto, al finito un'apparenza infinita, io lo romanticizzo... È soltanto per la debolezza dei nostri organi che non ci vediamo in un mondo delle fate.[2]
  • La forma di governo moderata è per metà Stato e per metà condizione di natura; è una macchina molto fragile – e per questo suscita una suprema avversione in tutte le menti geniali – ma è il cavallo di battaglia del nostro tempo. Se questa macchina potesse trasformarsi in un essere autonomo vivente, il grande problema sarebbe risolto.[2]
  • Lo spirito commerciale è lo spirito del mondo. È senz'altro lo spirito grandioso. Esso mette tutto in movimento e collega tutto. Risveglia paesi e città, nazioni e opere d'arte. È lo spirito della civiltà, la perfezione del genere umano.[2]
  • Esistono serie ideali di eventi che corrono parallele a quelle reali. Raramente esse coincidono. Gli uomini e le circostanze modificano generalmente il corso ideale degli eventi, talché esso sembra imperfetto, come sono similmente imperfetti i suoi effetti. Così è accaduto con la Riforma: invece del Protestantesimo si ebbe il Luteranesimo.[3]
Es gibt eine Reihe idealisticher Begebenheiten, die der Wirklichkeit parallel läuft. Selten fallen sie zusammen. Menschen und Zufälle modifizieren gewöhnlich die idealistiche Begebenheit, so dass sie unvollkommen erscheint, und ihre Folgen gleichfalls unvollkommen sind. So bei der Reformation; statt des Protestantismus kam das Luthertum hervor. (aus Moralische Ansichten)

Cristianità o Europa

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  • Il risultato del modo di pensare moderno venne chiamato filosofia e le venne attribuito tutto quello che si opponeva all'antico e quindi, soprattutto, ogni idea contro la religione. Quello che inizialmente era un odio personale nei confronti della fede cattolica si mutò, poco alla volta, in odio nei confronti della Bibbia, della fede cristiana e, infine, addirittura della religione. Ma non basta: l'odio nei confronti della religione si estese, in modo perfettamente naturale e conseguente, a qualunque cosa fosse l'oggetto dell'entusiasmo, dichiarò eresia la fantasia e il sentimento, la moralità e l'amore per l'arte, il futuro e il passato, collocò con difficoltà l'uomo in cima alla serie degli esseri naturali e mutò l'infinita musica creatrice dell'universo nello stridio monotono di un enorme mulino azionato dalla corrente del caso e in sua balìa, un mulino in sé, senza costruttore e senza mugnaio, un vero e proprio perpetuum mobile, un mulino che macina se stesso. (pp. 98-99)
  • Il vero osservatore consideri con pacatezza e imparzialità i nuovi tempi che sovvertono lo Stato. Non gli sembra che il sovvertitore somigli a Sisifo? Ecco che ha raggiunto il culmine dell'equilibrio, già il peso possente rotola ancora una volta giù dall'altro lato. Non rimarrà mai lassù in cima se un'attrazione verso il cielo non lo mantiene, oscillante, in quella posizione. (p. 105)
  • Il velo è per la Vergine ciò che lo spirito è per il corpo, il suo organo essenziale, le cui pieghe sono le lettere del suo dolce annuncio; l'infinito gioco delle pieghe è una musica cifrata, perché il linguaggio per la Vergine è troppo legnoso e sfrontato, le sue labbra si dischiudono solo per il canto. (p. 117)

Frammenti

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  • La vita non dev'essere un romanzo impostoci, bensì un romanzo fatto da noi. (fr. 37)
  • Il filosofo vive di problemi come l'uomo di cibi. Un problema insolubile è un cibo indigesto. (fr. 61)
  • Nemmeno il caso è imperscrutabile; esso ha la sua regolarità. (fr. 226)
  • L'astrazione indebolisce, la riflessione rinforza. (fr. 296)
  • Nulla è per lo spirito più raggiungibile che l'infinito. (fr. 305)
  • Vera comunicazione ha luogo soltanto fra persone di uguali sentimenti, di uguale pensiero. (fr. 306)
  • L'acume geniale è l'uso acuto dell'acume. (fr. 324)
  • Interamente non ci comprendiamo mai, ma potremmo assai più che comprenderci. (fr. 454)
  • È assai curiosa la somiglianza della nostra storia sacra con le favole – All'inizio un incantesimo – poi la prodigiosa riconciliazione – ecc. L'adempimento della condizione della maledizione – Follia e incantesimo sono molto simili. Un mago è un artista della follia. (fr. 508)[4]
  • Non dovrebbe esistere un unico bisogno assoluto che renda possibile la diretta esclusione degli altri: l'amore, la vita in comune con le persone amate? (fr. 574)
  • Si è soli con tutto ciò che si ama. (fr. 578)[5]
  • Ogni oggetto amato è il centro di un paradiso. (fr. 580)
  • L'amore ha sempre svolto romanzi, ossia l'arte di amare è sempre stata romantica. (fr. 584)
  • L'amore è tutto una malattia: di qui il meraviglioso significato del cristianesimo. (fr. 631)
  • Quando sogniamo di sognare, siamo prossimi a destarci. (fr. 642)
  • La bestemmia è una specie di autoscongiuro, di incoraggiamento, di incitamento di sé stessi. (fr. 668)
  • Dove ci sono bambini c'è l'età dell'oro. (fr. 737)
  • L'uomo è un sole, i suoi sensi sono i suoi pianeti. (fr. 744)
  • Quando si vede un gigante si ponga mente anzitutto alla posizione del sole e si badi se non sia l'ombra di un pigmeo. (fr. 811)
  • Presso gli antichi la religione era già in certo qual modo ciò che dovrebbe diventare per noi – poesia pratica. (fr. 984)
  • Per l'uomo veramente religioso niente è peccato. (fr. 990)
  • L'amplesso non è qualche cosa di simile all'eucaristia? (fr. 1028)
  • Ogni parola è una parola di evocazione. A secondo dello spirito che chiama – uno spirito appare. (fr. 1153)
  • La poesia è il reale, il reale veramente assoluto. Questo è il nocciolo della mia filosofia. Quanto più poetico, tanto più vero. (fr. 1186)
  • La poesia è l'eroina della filosofia. La filosofia eleva la poesia a principio. Essa ci insegna a conoscere il valore della poesia. La filosofia è la teoria della poesia. Essa ci mostra che cosa sia la poesia: che è uno e tutto. (fr. 1203)
  • Poetare è generare. Ogni produzione poetica deve essere un individuo vivente. (fr. 1188)
  • La poesia risolve l'esistenza altrui nella propria. (fr. 1190)
  • La poesia guarisce le ferite inferte dall'intelletto. Consta di componenti opposte, di verità elevatrice e di illusione piacevole. (1800, fr. 1197)
  • La poesia è, fra le scienze, la giovinezza. Da fanciulla avrà avuto l'aspetto dell'angelo sotto la Madonna il quale si preme il dito sulle labbra come a dire che non si fida di questa leggerezza. (fr. 1200)
  • La distinzione fra poeta e pensatore è soltanto apparente e va a svantaggio di entrambi. È un indizio di malattia e di costituzione morbosa. (fr. 1204)
  • Per me è chiaro che la poesia non deve suscitare affetti. Gli affetti sono semplicemente un che di spiacevole come le malattie. Persino la retorica è un'arte falsa se non la si usa metodicamente per guarire malattie e follie del popolo. Gli affetti sono medicine – con essi non si deve giocare. (fr. 1206)
  • In certi momenti anche sillabari e compendi ci sembrano poetici. (fr. 1220)
  • Il poeta comprende la natura meglio che lo scienziato. (fr. 1222)
  • Poeti e sacerdoti erano in origine una cosa sola; soltanto le epoche posteriori li hanno separati. Il vero poeta però è sempre rimasto sacerdote come il vero sacerdote è rimasto poeta. E l'avvenire non dovrebbe forse ricostituire l'antico stato di cose? (fr. 1225)
  • Il vero poeta è onnisciente: è realmente un microcosmo. (fr. 1229)
  • Fra tutti i veleni, l'anima è il più potente. (fr. 1665)
  • In ogni caso il mondo è il risultato di un'azione reciproca fra me e la divinità. Tutto ciò che è o nasce, nasce da un contatto di spiriti. (fr. 1702)
  • All'uomo è lecito desiderare le cose sensibili in forma razionale, alla donna le cose razionali in forma sensibile... La natura secondaria dell'uomo è la principale della donna.[6]
  • Con l'opporre il vizio alla virtù, gli si fa davvero troppo onore. (1914, p. 102)
  • Il fato che ci stringe non è che la pigrizia del nostro spirito. (1914, p. 65)
  • [...] il pittore veramente dipinge con gli occhi. La sua arte è l'arte di vedere in modo armonioso e bello. (1914, p. 108)
  • Il pregare è nella religione ciò che è il pensiero nella filosofia. Il senso religioso prega come l'organo del pensiero pensa.[7]
  • Il suicidio è il più puro atto filosofico. È anzi il reale principio della filosofia, e verso lui è rivolto ogni bisogno del giovane discepolo della filosofia. Solo questo atto risponde a tutte le condizioni e a tutti i caratteri dell'azione trascendentale. (1914, p. 87)
  • L'amore è il fine ultimo della storia del mondo; è l'amen dell'universo. (1914, p. 98)
  • L'uomo deve essere un totale e perfetto strumento di sé stesso. (1914, p. 67)
  • L'uomo ha cercato di far dello stato un cuscino per la sua pigrizia, eppure lo stato dovrebbe essere l'opposto. Lo stato è l'armatura dell'attività collettiva, e il suo fine è di rendere l'uomo assolutamente potente non già assolutamente debole, e di trasformarlo nell'essere più attivo non nel più pigro. Lo stato non dispensa l'uomo da alcuna fatica, anzi gliele aumenta all'infinito, non senza aumentargli, certo, infinitamente la forza. La strada della quiete passa soltanto traverso il tempio della attività. (1914, p. 97)
  • La filosofia è propriamente una nostalgia del paese natio, un desiderio d'essere, dovunque si sia, in casa propria. (1914, p. 71)
  • La libertà, come la felicità, è dannosa all'uno e vantaggiosa all'altro.[6]
  • La natura è nemica delle proprietà eterne. Essa distrugge secondo salde leggi tutti i segni della proprietà, e cancella tutti i ricordi della sua formazione. La terra appartiene a tutte le razze; ognuna ha diritto a tutto. I diritti dei primi non debbono aver alcun privilegio per questa loro primogenitura. Il diritto di proprietà si spegne ad epoche determinate. (1914, p. 98)
  • La nostra vita non è un sogno, ma deve diventarlo, e forse lo diventerà. (1914, p. 67)
  • La proprietà nobilita il possesso come il matrimonio il godimento fisico.[6]
  • La ragione e la fantasia sono religione – la ragione e l'intelletto sono scienza.[6]
  • La vera espressione rende chiara l'idea. Appena si posseggono i nomi, ecco che insieme si hanno le idee.[8] Vi sono espressioni diafane che servon da guida. (1914, p. 69)
  • La vita dell'uomo colto dovrebbe alternarsi fra musica e non musica, come fra sonno e veglia.[6]
  • Lo spazio trapassa nel tempo come il corpo nell'anima.[6]
  • Molti uomini vivono meglio in compagnia del tempo passato e del tempo futuro, che in compagnia del tempo presente. (1914, p. 66)
  • Noi sappiamo soltanto in quanto operiamo. (1914, p. 75)
  • Non v'è stata religione che non fosse cristianesimo. (1914, p. 99)
  • Ogni cosa visibile è connessa con l'invisibile, ogni cosa udibile con l'inaudibile, ogni cosa sensibile con l'insensibile; e forse ogni pensiero con l'impensabile. (1914, p. 75)
  • Ogni inglese è un'isola. (1914, p. 58)
  • Per conoscere bene una verità, bisogna avere polemizzato contro essa. (1914, p. 75)
  • Quando il nostro mondo e la nostra intelligenza si armonizzano, allora siamo simili a Dio. (1914, p. 88)
  • Si può diventare solo in quanto si è già.[6]
Man kannnur werden, insofern man schon ist.
  • Strano che la vera e propria origine della crudeltà sia la voluttà. [9]
  • V'è un solo tempio nel mondo, e questo è il corpo umano. (1914, p. 77)

Incipit di alcune opere

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Fiorellin di rosa

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Viveva, in tempi lontani, verso Occidente, nel pieno rigoglio della vita, un giovane molto buono ma pure molto stravagante. Per un nonnulla si inquietava, per un nonnulla ritornava sereno; si appartava mentre allegri gli altri si divertivano, seguendo strani pensieri.[10]

Heinrich von Ofterdingen

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I suoi genitori erano già a letto e dormivano; l'orologio a pendolo batteva il suo tic-tac uniforme, fuori dalle finestre tintinnanti fischiava il vento, e di tanto in tanto il raggio della luna rischiarava la stanza.[10]

Inni alla notte

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Quale vivo | dotato di senso | non ama sopra tutte | le parvenze meravigliose | dello spazio attorno diffuso | la luce giocondissima | con i suoi raggi e onde i suoi colori | la dolce onnipresenza sua nel giorno?

[Novalis, Inni alla notte e Canti spirituali, traduzione e introduzione di Augusto Hermet, Carabba, Lanciano, 1919.]

Note

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  1. Da Inni alla Notte.
  2. a b c d e Citato in Ernst Fischer, L'arte è necessaria? (Von der Notwendigkeit der Kunst), traduzione di Fausto Codino, Editori Riuniti, Roma 1975.
  3. Da Aforismi morali. Si trova anche citato in epigrafe in Edgar Allan Poe, The Mystery of Marie Roget.
  4. Da Frammenti e studi, in Opera filosofica, vol. II, a cura di Fabrizio Desideri, Einaudi, Torino, 1993, pp. 726-727; citato in Cristianità o Europa, p. 133.
  5. Citato in Federico Roncoroni, Il libro degli aforismi, Arnoldo Mondadori Editore, 2002.
  6. a b c d e f g Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, Rizzoli, 1992. ISBN 881714603X
  7. Citato in Gianfranco Ravasi, L'incontro: Ritrovarsi nella preghiera, Oscar Mondadori, Milano, 2014, pp. 16-17. ISBN 978-88-04-63591-8
  8. Cfr. Joseph Joubert: «Cercando le parole, si trovano i pensieri.»
  9. Citato in Mario Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Sansoni.
  10. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • Novalis, Cristianità o Europa, introduzione, traduzione, note e apparati di Alberto Reale, Rusconi, Milano, 1995. ISBN 88-18-70100-2
  • Novalis, Frammenti, a cura di Giuseppe Prezzolini, Carabba, Lanciano, 1914.
  • Novalis, Frammenti, traduzione di Ervino Pocar, Rizzoli, 1976.

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