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Sébastien-Roch Nicolas de Chamfort

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Nicolas Chamfort

Sébastien-Roch Nicolas, noto come Chamfort (1741 – 1794), scrittore e aforista francese.

Citazioni di Nicolas Chamfort

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  • A certe cose è più facile dare veste legale che legittima.[1]
  • [Ultime parole, rivolte all'amico Emmanuel Joseph Sieyès] Ah! Amico mio, me ne vado infine da questo mondo, dove bisogna che il cuore si spezzi o s'indurisca.
Ah! mon ami, je m'en vais enfin de ce monde, où il faut que le coeur se brise ou se bronze.[2]
  • Il parsimonioso è il più ricco degli uomini, l'avaro il più povero.[1]
  • Il successo produce successo, come il denaro produce denaro.[1]
  • In amore tutto è vero e tutto è falso; l'amore è la sola cosa in cui non si può dire niente di assurdo.[1]
  • In politica i saggi non fanno conquiste: la medesima massima vale, in fondo, in amore.[1]
  • L'uomo povero ma indipendente è agli ordini della necessità. L'uomo ricco ma dipendente è agli ordini di uno o più uomini.[1]
  • La maggior parte di coloro che raccolgono versi o frasi spiritose assomiglia ai mangiatori di ciliegie o di ostriche, che incominciano a scegliere le migliori e poi finiscono per mangiare tutto.[3]
  • La natura ha voluto che le illusioni esistessero per i savi come per i pazzi, affinché i primi, con la loro saggezza, non fossero troppo infelici.[1]
  • Le donne: o amarle o conoscerle. Non c'è via di mezzo.[1]
  • Per essere grandi nella letteratura, o per lo meno, per operarvi una rivoluzione sensibile, bisogna, come nella politica, trovare un ambiente già predisposto e nascere al momento giusto.[1]
  • Per meglio apprezzare l'amicizia bisogna avere provato l'amore.[1]
  • Spesso si lascia in pace chi ha appiccato l'incendio e si castiga chi ne ha dato l'allarme.[1]

Citato in Alain Montandon, Le forme brevi

traduzione di Elisabetta Sibilio, Armando, Roma, 2001, p. 78. ISBN 88-8358-112-1.

  • Ci si deve augurare la pigrizia di un cattivo e il silenzio di uno sciocco.
  • È più facile legalizzare certe cose che legittimarle.
  • Il pubblico, il pubblico! Quanti sciocchi servono per fare un pubblico?
  • La Nobiltà, dicono i Nobili, fa da intemediario tra il Re e il Popolo… Sì, come il cane da caccia fa da intermediario tra il cacciatore e la lepre.
  • La società non è, come comunemente si crede, lo sviluppo della natura, ma la sua decomposizione. È un secondo edificio, costruito con le macerie del primo. Se en scoprono le rovine con un piacere misto a sorpresa.
  • Non è un buon modo di correggere gli uomini sforzarsi di provar loro che sono incorreggibili.
  • Non si sa bene quello che non si è ancora imparato.
  • Uno sciocco che fa una battuta di spirito stupisce e scandalizza come dei cavalli da tiro che vanno al galoppo.

Caratteri e aneddoti

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  • Che cosa diventa un presuntuoso, privo della sua presunzione? Provatevi a levar le ali ad una farfalla: non resta che un verme. (1988)
  • Chiesero a un bambino: «Il Padreterno è Dio? - Sì - E il Figliuolo è Dio? - Non ancora, per quanto ne so io; ma alla morte del padre, lo sarà di sicuro». (1331; 2002)
  • Definizione di un governo dispotico: un ordine di cose in cui il superiore è vile e l'inferiore avvilito.[4]
  • Domandavano a Fontenelle moribondo: «Come va?». – «Non va», rispose, «se ne va.»[4]
  • Il signor de L..., per stornare dall'idea di matrimonio la signora de B..., ormai vedova da buona pezza, le disse: «Ma lo sapete che è proprio una bella cosa portare il nome di un uomo che non può più commettere delle sciocchezze!». (1993)
  • L'uomo si trova novizio a ogni età della vita. (1993)
  • «La felicità non è cosa facile - diceva X -. Difficile trovarla in noi, ma impossibile reperirla altrove.» (1095; 2002)
  • Nel mondo, diceva M..., avete tre tipi di amici: gli amici che vi vogliono bene; gli amici che non si preoccupano di voi, e gli amici che vi odiano.[5]
  • Nelle grandi cose gli uomini si mostrano come conviene loro di mostrarsi; nelle piccole, quali sono. (1988)
  • Qualcuno diceva, d'un uomo molto egoista: "Brucerebbe la vostra casa per cuocersi due uova".[6]
  • Soltanto l'inutilità del primo diluvio trattiene Dio dal mandarne un secondo. (VIII)[5]
Solo l'inutilità del primo diluvio ha impedito a Dio di mandarne un secondo.[3]
  • Un tale si trovava in punto di morte. Venne il confessore e gli disse: «Vengo per esortarvi a morire». «E io - rispose l'altro - vi esorto a lasciarmi morire.» (1133; 2002)
  • Un uomo di spirito mi diceva un giorno che il governo di Francia era una monarchia assoluta temperata da canzoni. (XIV)[6]

Massime e pensieri

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  • A vedere il modo in cui i malati sono trattati negli ospedali, si direbbe che gli uomini abbiano inventato questi tristi asili non per curare gli ammalati ma per sottrarli agli occhi delle persone felici, delle quali quegli sventurati turberebbero le gioie.[6]
  • Ad alcuni uomini le illusioni sulle cose che stanno loro a cuore sono necessarie come la vita stessa. (V, 296)[5]
  • Amore, amabile follia; ambizione, seria imbecillità. (158; 2002)
  • Bisogna ammettere che, al fine di vivere felici nel mondo, siamo costretti letteralmente a paralizzare alcuni versanti della nostra coscienza. (124; 2002)
  • Celebrità: il vantaggio di esser conosciuto da coloro che non vi conoscono affatto. (II, 135)[5]
  • Che cos'è un fatuo senza la sua fatuità? Strappate le ali a una farfalla ed ecco un verme.[7] (III, 224)
  • Chi non ha carattere non è un uomo, è una cosa.[6]
  • Ci sono più pazzi che savi, e nel savio medesimo c'è più follia che saggezza. (149; 2002)
  • Ci sono secoli in cui l'opinione pubblica è la peggiore delle opinioni.[6]
  • Gli economisti sono chirurghi che hanno un eccellente scalpello e un bisturi scheggiato, sicché operano a meraviglia sul morto e martorizzano il vivo. (458)[6]
  • Gli uomini si governano con la testa. Non si gioca a scacchi col buon cuore.[6]
  • Godi e fa' godere, senza far male a te stesso o a qualche altro: ecco qui, credo, tutta quanta la morale. (319; 2002)
  • I precetti sono, nella disciplina della vita, quello che la pratica è nelle arti. (150; 2002)
  • I re e i preti, proscrivendo la dottrina del suicidio, hanno voluto assicurare la durata del nostro servaggio. Essi vogliono tenerci rinchiusi in una cella senza uscita, simili a quello scellerato dell'inferno dantesco che fa murare la porta della prigione dov'era rinchiuso lo sciagurato conte Ugolino.[8] (VIII, 424)
  • I tre quarti delle follie sono soltanto sciocchezze.[6]
  • Il divorzio è così naturale che in molte case dorme tutte le notti fra i due sposi. (VI, 399)[4]
  • Il dono fondamentale della natura è questa forza della ragione che vi eleva al di sopra delle vostre stesse passioni e debolezze, e che vi permette di dominare le vostre medesime capacità, i vostri talenti e le vostre virtù. (74; 2002)
  • Il pensiero è la consolazione e il rimedio di tutto. Se qualche volta esso stesso vi fa del male, chiedetegli un rimedio: non mancherà di darvelo. (I, 29)[5]
  • Il vizio non sarebbe completamente vizio se non odiasse la virtù. (II, 139)[4]
  • Imparando a conoscere i mali della natura, si disprezza la morte; imparando a conoscere quelli della società, si disprezza la vita. (II, 87)[4]
  • In materia di sentimenti, ciò che può essere oggetto di valutazione non ha valore. (347; 2002)
  • Io direi volentieri degli speculatori metafisici ciò che lo Scaligero diceva dei Baschi: «Si dice che tra loro si capiscono, ma io non ci credo affatto». (VII, 412)[4]
  • L'amante troppo amato dalla sua amante pare arrivare ad amarla di meno, e viceversa. Accade forse dei sentimenti del cuore come per la beneficenza? Quando si arriva a disperare di poterli contraccambiare, si cade nell'ingratitudine. (404; 2002)
  • L'ambizione s'attacca più facilmente alle anime piccole che alle grandi, come il fuoco si appicca più facilmente alla paglia e alle capanne che ai palazzi.[6]
  • L'amore, così come esiste nella società, non è che lo scambio di due fantasie e il contatto di due epidermidi.[6]
  • L'amore è come le epidemie: più uno le teme, più è esposto al contagio.[6]
  • L'amore piace più del matrimonio, come i romanzi sono più divertenti della storia. (VI, 391)[5]
  • La calunnia è come la vespa che ti importuna e contro la quale non bisogna fare nessun movimento, a meno di essere sicuri d'ammazzarla.[6]
  • La filosofia, come la medicina, ammannisce molte droghe, pochissimi rimedi buoni, e quasi nessuno specifico. (I, 17)[5]
La filosofia, come la medicina, dispone di molti farmaci: poche buone medicine e quasi nessun rimedio specifico.[3]
  • La fortuna è spesso come le donne ricche e spenderecce che rovinano le case in cui hanno portato una ricca dote. (II, 162)[4]
  • La giornata più perduta di tutte è quella in cui non si è riso.[5]
  • La maggior parte dei benefattori assomigliano a quei generali maldestri che prendono la città senza conquistare la cittadella. (536; 2002)
  • La notorietà senza merito ottiene una considerazione senza stima. (I, 60)[4]
  • La sentenza più giusta e ponderata che sia stata pronunciata intorno alla questione del celibato e del matrimonio è questa: «Qualunque decisione tu prenda, te ne pentirai sempre». (VI, 393)[5]
  • La società è composta di due grandi classi: quelli che han più roba da mangiare che appetito, e quelli che han più appetito che roba da mangiare. (III, 194)[5]
  • La società, i circoli, i salotti, quello che si chiama il gran mondo, è solo un'infame farsa, un'opera scadente priva di qualsiasi interesse, che si sostiene appena a mezzo di congegni e addobbi. (257; 2002)
  • Le donne giovani hanno una sfortuna in comune con i sovrani, quella di non possedere amici; tuttavia, per fortuna, le donne non se ne accorgono più di quanto non succeda agli stessi sovrani. La grandezza degli uni e la vanità delle altre gliene sottraggono il senso. (363; 2002)
  • Le opere che uno scrittore fa con piacere sono spesso le migliori, come i figli dell'amore sono i più belli.[6]
  • Le passioni fanno vivere l'uomo, la saggezza lo fa soltanto vivere a lungo.[6]
  • Per quanto male un uomo possa pensare delle donne, non c'è donna che non pensi peggio di lui. (413; 2002)
  • Qualcuno diceva che provvidenza è il nome di battesimo del caso; qualche devoto dirà che caso è un soprannome della provvidenza.[6]
  • Si deve convenire che è impossibile vivere nel mondo, senza recitare di tanto in tanto la commedia. L'uomo onesto finisce per differenziarsi dal mascalzone nel fatto che egli recita solo quando è costretto o quando si tratta di evitare un pericolo; laddove l'altro è in continua ricerca di occasioni. (12; 2002)
  • Si dice talvolta di un uomo che vive solitario: «Non ama la società». È spesso come se si dicesse di una persona che non ama passeggiare, solo perché la sera non passeggia volentieri nella foresta di Bondy. (275; 2002)
  • Si è più felici nella solitudine che in società. Dipenderebbe forse questo dal fatto che nella solitudine si pensa alle cose, mentre in società si è obbligati a pensare agli uomini?[9] (IV, 241)
  • Sono pochi i vizi che impediscono a un uomo di avere molti amici, come possono fare invece troppo grandi qualità.[6]
  • Tutte le passioni sono eccessi; anzi sono passioni soltanto perché eccedono. (I, 72)[5]
  • V'è una prudenza superiore a quella che comunemente si qualifica con questo nome; ed è la prudenza dell'aquila; l'altra è quella delle talpe. La prima consiste nel seguire arditamente il proprio carattere accettandone con coraggio gli svantaggi e gl'inconvenienti che possono derivarne.[10] (I, 34)
  • Vi son difetti che preservano da alcuni vizi epidemici, così come, in tempo di peste, i malati di febbre quartana si salvano dal contagio. (II, 117)[4]
  • Vi sono stupidaggini ben mascherate, al pari di sciocchi molto ben vestiti. (40; 2002)
  • Vivere è una malattia a cui il sonno dà sollievo ogni sedici ore. È un palliativo. Il rimedio è la morte. (2)[4]

Prodotti della civiltà perfezionata

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  • La felicità è come gli orologi. I meno complessi sono quelli che si guastano meno. L'orologio a ripetizione è più soggetto alle variazioni. Se in più segna i minuti, ecco una nuova causa d'irregolarità; poi, quello che segna il giorno della settimana e il mese dell'anno, ancora più portato a rompersi. (308)
  • La povertà rende il crimine una cosa da poco. (312)
  • La generosità altro non è che la pietà delle anime nobili. (318)
  • Quello che ho imparato, non lo so più. Quel po' che ancora so, l'ho intuito. (336)

Note

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  1. a b c d e f g h i j k Citato ne Il libro degli aforismi, a cura di Federico Roncoroni, Mondadori, Milano, 2014. ISBN 9788852048517
  2. Citato in P.-J. Stahl (alias Pierre-Jules Hetzel), L'histoire de Chamfort, in Chamfort, Maximes, pensées, anecdotes, caractères et dialogues, Levy, Paris, 1857, p. L.
  3. a b c Citato in Guido Almansi, Il filosofo portatile, TEA, Milano, 1991.
  4. a b c d e f g h i j Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  5. a b c d e f g h i j k Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Ettore Barelli e Sergio Pennacchietti, BUR, 2013. ISBN 9788858654644
  6. a b c d e f g h i j k l m n o p Citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  7. Citato in Ciampoli, § 2576.
  8. Citato in Ciampoli, § 7436.
  9. Citato in Ciampoli, § 7147.
  10. Citato in Ciampoli, § 6257.

Bibliografia

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  • Nicolas de Chamfort, Massime e pensieri. Caratteri e aneddoti, traduzione di U. Renda, G. Bonazzi, Guanda, Parma, 1988.
  • Nicolas de Chamfort, Massime e pensieri. Caratteri e aneddoti, traduzione di Marcello Ciccuto, Rizzoli, Milano, 1993; 20022.
  • Chamfort, Prodotti della civiltà perfezionata, in Aa. Vv., Moralisti francesi. Classici e contemporanei, a cura di Adriano Marchetti, Andrea Bedeschi, Davide Monda, BUR, 2012.
  • Domenico Ciampoli, Dizionari di citazioni italiane e tradotte: citazioni francesi, Carabba, Lanciano, 1912.

Altri progetti

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