Terry Pratchett

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Terry Pratchett nel 2007

Terence David John Pratchett, meglio conosciuto come Terry Pratchett (1948 – 2015), scrittore britannico.

Citazioni di Terry Pratchett[modifica]

  • Hex [Il computer del Discworld] era stato impegnato tutto il mattino, così come il Bibliotecario, che al momento stava attentamente togliendo polvere dai libri che poi infilava nella tramoggia di Hex. Hex era infatti riuscito a padroneggiare il segreto della lettura osmotica, che di solito veniva tentata solamente dagli studenti.[1]
  • In realtà noi siamo Pan narrans, lo scimpanzé che racconta storie.[2]
  • La stupidità reale batte l'intelligenza artificiale tutte le volte.[3]
Real stupidity beats artificial intelligence every time.
  • [Sui costruttori di torri per comunicazioni] Ma quanto stava accadendo ora... questo era magico. Uomini ordinari lo avevano sognato e messo in piedi, costruendo torri su zattere nelle paludi ed attraverso le creste congelate delle montagne. Bestemmiarono, e peggio, usarono i logaritmi. Guadarono fiumi e si immersero nella trigonometria. Non avevano sognato, nel senso che la gente di solito usa la parola, ma hanno immaginato un mondo diverso, e piegato il metallo intorno ad esso. E da tutto il sudore e le imprecazioni e la matematica era uscita questa... cosa, gocciolante attraverso il mondo parole morbide come la luce delle stelle.[4]
  • Questa era stata una delle prime cose che aveva imparato: il centro dell'altalena non ha né su né giù, ma in alto e in basso la attraversano mentre essa resta impassibile. Bisognava essere il centro dell'altalena per lasciar scorrere il dolore attraverso di sé, non dentro di sé. Era molto difficile. Ma lei poteva farlo!
That had been one of the first things that she had learned: the centre of the seesaw has neither up nor down, but upness and downness flow through it while it remains unmoved. You had to be the centre of the seesaw so that the pain flowed through you, not into you. It was very hard. But she could do it![5]

Serie del Mondo Disco[modifica]

1. Il colore della magia (1983)[modifica]

Incipit[modifica]

In un remoto scenario multidimensionale, in un piano astrale mai destinato a volare, le volute di foschia stellare ondeggiano e si dividono...
Guarda...
Viene A'Tuin la Grande Tartaruga, nuotando lenta nel golfo interstellare, le membra poderose ricoperte d'idrogeno ghiacciato, l'enorme carapace antico bucherellato da crateri di meteore. Con occhi grandi come il mare, incrostati dai reumi e dalla polvere di asteroidi, fissa la Destinazione.
Nel suo cervello più grande di una città, con lentezza geologica, pensa soltanto al Peso.
Naturalmente la maggior parte del peso è sostenuta da Berilia, Tubul, Gran'T'Phon e Jerakeen, i quattro giganteschi elefanti sulle cui larghe spalle color delle stelle riposa il disco del Mondo, inghirlandato alla sua circonferenza dalla lunga cascata e sormontato dalla volta celeste del Cielo.

Citazioni[modifica]

  • «E adesso che succede?» chiese Duefiori.
    Hrun si stuzzicò l'orecchio con un dito che guardò poi meditabondo. «Oh, mi aspetto che fra un minuto apriranno la porta e mi trascineranno nell'arena di un tempio dove lotterò forse contro due ragni giganti e uno schiavo di due metri proveniente dalla giungla di Klatch e poi libererò una principessa legata all'altare e ammazzerò un po' di guardie o roba del genere e poi la fanciulla mi mostrerà il passaggio segreto per andare va da quel luogo e libereremo due cavalli e scapperemo via con il tesoro».
    Hrun appoggiò la testa sulle mani intrecciate, guardò il soffitto, fischiettando piano.
    «Tutto questo?» domandò Duefiori.
    «Di solito».
  • «I due moriranno fra poche ore», annunciò il Fato. «È stabilito.»
    Morte si mosse e la pietra ricominciò ad andare su e giù.
    «Credevo ti avrebbe fatto piacere», aggiunse Fato.
    Morte alzò le spalle, gesto particolarmente espressivo per uno la cui forma visibile era quella di uno scheletro.
    IN EFFETTI LI HO DAVVERO PERSEGUITATI, disse. MA ALLA FINE HO PENSATO CHE PRESTO O TARDI TUTTI GLI UOMINI DEVONO MORIRE. TUTTO MUORE ALLA FINE. POSSO VENIRE DERUBATO, MA RIFIUTATO MAI. MI SONO DETTO, PERCHÉ PREOCCUPARMI? (p. 199)

2. La luce fantastica (1983)[modifica]

Incipit[modifica]

Il sole sorgeva lentamente, come se non fosse sicuro che ne valesse la pena.
Un altro giorno iniziava, ma molto gradatamente, ed ecco perché.
Quando la luce incontra un forte campo magico, perde ogni nozione di fretta e il suo ritmo rallenta. E nel mondo-Disco la magia è di sconcertante potenza, con il risultato che la morbida luce dorata dell'alba fluiva sul paesaggio addormentato come la carezza di un tenero amante o, come alcuni preferirebbero dire, uno sciroppo color d'oro. Si fermava a riempire le vallate. Si ammassava contro le catene montagnose. Quando raggiunse Cori Celesti la guglia di sedicimila metri, fatta di grigia pietra e di verde ghiaccio che segna il centro del Disco e alberga i suoi dei, formò alti cumuli per rovesciarsi alla fine in una grande ondata pigra, silenziosa come il velluto, sullo scuro paesaggio sottostante.
Uno spettacolo che non si vede in nessun altro mondo.

Citazioni[modifica]

  • Alla luce delle torce vide che si trattava di un uomo vecchissimo, del tipo scarno che in genere viene definito "agile", con la testa completamente calva, una barba quasi fino alle ginocchia e un paio di gambe simili a stecchini sulle quali le vene varicose avevano tracciato la pianta stradale di una città di grosse dimensioni. Malgrado la neve, non aveva addosso che un paio di brache di pelle ornato di borchie e un paio di stivali capaci di ospitare senza difficoltà un secondo paio di piedi.
    I due druidi più vicini a lui si scambiarono un'occhiata e alzarono le loro falci. Una rapida macchia confusa e i due crollarono a terra contorcendosi di dolore e rantolando.
    Nel parapiglia che seguì, Scuotivento scivolò verso la pietra dell'altare, reggendo guardingo il coltello per non attrarre indesiderabili commenti. In realtà, nessuno gli prestava molta attenzione. I druidi, in massima parte i più giovani e più muscolosi che non erano fuggiti via dal circolo, si erano radunati intorno al vecchio a discutere del sacrilegio perpetrato verso il cerchio delle pietre. Però, a giudicare dal rumore delle cartilagini spaccate, era il vecchio a condurre il dibattito.
  • Una dozzina di emozioni si levarono in piedi e cominciarono a gridare. Il Sollievo aveva la meglio, quando si intromise lo Shock e lo Sbalordimento, il Terrore e la Perdita si misero a battagliare e la smisero solo quando dalla porta accanto entrò di soppiatto la Vergogna a vedere che diavolo succedeva.
  • Gli occhi di Trymon erano due buchi vuoti. La consapevolezza di quanto era accaduto attraversò la mente di Scuotivento come una lama di ghiaccio. Le Dimensioni Sotterranee sarebbero state uno scherzo a paragone di quanto erano capaci di fare gli Esseri in un universo ordinato. La gente anelava l'ordine, e ordine avrebbe avuto... l'ordine del giro di vite, la legge immutabile delle linee dritte e dei numeri. La gente avrebbe finito per invocare disordine e razzie... Trymon lo stava guardando. Qualcosa lo stava guardando. E ancora gli altri non si erano accorti di nulla, Ma lui sarebbe stato capace di spiegarlo? Trymon sembrava lo stesso di sempre, salvo che per gli occhi e una lieve lucentezza della pelle. Scuotivento continuava a fissarlo e sapeva che c'erano cose assai peggiori del Male. I demoni dell'inferno potevano torturare la tua anima, ma questo perché tenevano le anime in grande considerazione. Sempre il Male avrebbe cercato di sedurre l'universo, ma almeno lo considerava degno di essere sedotto. Ma il grigio mondo dietro a quegli occhi avrebbe calpestato e distrutto senza nemmeno accordare alle sue vittime la dignità dell'odio. Non le avrebbe neppure notate.
  • Non esiste un luogo, all'infuori di una conferenza sindacale di fraterna utilità, dove trovare tanta reciproca sfiducia e sospetto come in una riunione di maghi di alto livello.

3. L'arte della magia (1987)[modifica]

Incipit[modifica]

Questo è un racconto sulla magia, su dove va e, cosa forse più importante, da dove viene e perché, sebbene non pretenda dare una risposta a tutti questi interrogativi. O a nessuno di essi.
Tuttavia può contribuire a spiegare perché Gandalf non si era mai sposato e perché Merlin era un uomo. Perché questo è anche un racconto sul sesso. Anche se, probabilmente, non nel senso di atletiche acrobazie molto spinte. A meno che i protagonisti non sfuggano totalmente al controllo dell'autore. Il che è possibile.
Comunque, questo è anzitutto il racconto di un mondo. Eccolo che viene. Osservate con attenzione, gli effetti speciali sono assai costosi.

Citazioni[modifica]

  • «Volevi la magia. Guarda.»
    Infilò la mano nell'intricata massa degli insetti e dalla gola emise un suono debole ma stridulo e penetrante. La massa si spostò e una grossa ape, più lunga e grassa delle altre, le strisciò sulla mano, seguita da alcune operaie che la lisciavano e l'assistevano.
    «Come ci sei riuscita?» chiese Esk.
    «Ah, non ti piacerebbe saperlo?»
    «Sì, mi piacerebbe. Ecco perché te l'ho domandato, Nonnina» ribatté la bambina severamente.
    «Credi mi sia servita della magia?»
    «No» rispose la piccola. «Credo soltanto che conosci un sacco di cose sulle api.»
    La Nonnina ridacchiò.
    «Esatto. Naturalmente, questa è una forma di magia.»
    «Come, semplicemente conoscere le cose?»
    «Conoscere le cose che gli altri non sanno.»

4. Morty l'apprendista (1987)[modifica]

Incipit[modifica]

Questa è la sala, vividamente rischiarata a lume di candela, dove sono custoditi i segnatempo: scaffali su scaffali di tozze clessidre, una per ogni persona vivente, la cui polvere finissima passa lentamente dal futuro al passato. Il fruscio dei granelli che scorrono risuona come il fragore del mare.
Colui che vi passeggia maestosamente con aria preoccupata è il proprietario della sala. Il suo nome è Morte.
Tuttavia, non è una Morte qualsiasi. È Morte, la cui specifica sfera di operazioni è... Be', in verità non è affatto una sfera, bensì il Mondo Disco, che è piatto, circondato da una cascata che precipita all'infinito nello spazio e sostenuto dai dorsi di quattro elefanti giganteschi, che a loro volta stanno in piedi sopra il guscio dell'immensa tartaruga cosmofora chiamata Grande A'Tuin.
Secondo gli scienziati, le probabilità che esista davvero qualcosa di tanto patentemente assurdo sono di una su un milione.
Secondo i calcoli di alcuni maghi, invece, capita una volta su dieci che si verifichino probabilità di una su un milione.

Citazioni[modifica]

  • L'unica cosa conosciuta che sia più veloce della luce ordinaria è la monarchia, come sostenne il filosofo Ly Tin Wheedle. In base alla premessa secondo cui la tradizione impone che non si possa avere più di un re e che non vi siano intervalli tra un monarca e l'altro, Wheedle argomentò che, alla morte del sovrano, la successione al trono da parte dell'erede deve avvenire istantaneamente. Di conseguenza si può presumere l'esistenza di particelle elementari (dette reoni, o forse reginoni) in grado di svolgere tale funzione, anche se talvolta accade, naturalmente, che la successione fallisca: ad esempio, quando queste particelle in movimento si scontrano con un'antiparticella detta repubblicone. (p. 23)
  • All'angolo tra Strada di Dio e Vicolo Insanguinato, il Curry Gardens erra affollato, ma soltanto dalla crema della società, o almeno da coloro che si trovavano a galleggiare in superficie, e che dunque era più saggio considerare alla stregua della crema. (p. 26)
  • «Sì, signore», rispose lugubre Morty, visualizzando il proprio futuro come un'orribile galleria tenebrosa senza la minima luce in fondo. [...]
    Aveva sbagliato. Dopotutto c'era una luce in fondo alla galleria: quella di un lanciafiamme. (p. 110)
  • «A quanto pare, lei non possiede nessuna capacità e nessun talento tali da risultare utili» concluse Keeble «Ha mai pensato di darsi all'insegnamento?»
    La faccia di Morte si trasformò in una maschera di terrore. Be', era sempre una maschera di terrore, ma questa volta voleva esserlo davvero. (p. 170)

5. Stregoneria (1988)[modifica]

Incipit[modifica]

C'era un uomo che aveva otto figli. A parte questo, non rappresentava nulla di più che una virgola su una pagina della Storia. È triste, ma a volte è tutto quello che si può dire di determinate persone.
Tuttavia il suo ottavo figlio crebbe, si sposò ed ebbe otto figli e, visto che esiste un'unica professione adeguata per l'ottavo figlio di un ottavo figlio, divenne mago. Si fece anche saggio e potente, o almeno decisamente potente, indossava un cappello a punta e tutto sarebbe potuto finire lì...
Sarebbe dovuto finire lì...
Ma contrariamente alla Tradizione della Magia e certamente contraro qualsiasi tipo di ragione... a parte quelle del cuore che sono ardenti, pasticcione e, come dire, irragionevoli... egli abbandonò le sale della magia, s'innamorò e si sposò, non necessariamente in quest'ordine preciso.
Ebbe anche sette figli, ognuno di essi fin dalla culla, almeno altrettanto potente quanto qualsiasi altro mago del mondo.
Quindi ebbe un ottavo figlio...
Un mago al quadrato. Una fonte di magia.
Uno stregone.

Citazioni[modifica]

  • STAI SOLO POSPONENDO L'INEVITABILE.
    «È quello che si considera vita.» (p. 13)
  • Nella vasca da bagno della storia la verità è più difficile da afferrare di una saponetta e, soprattutto, è ancor più difficile da trovare.
  • Il talento definisce soltanto quello che fai. Non definisce quello che sei. Quando sai quello che sei, puoi fare qualsiasi cosa.

6. Sorellanza stregonesca (1988)[modifica]

Incipit[modifica]

Il vento ululava. I lampi pugnalavano la terra a casaccio come inefficienti assassini. Il tuono rombava e rimbombava attraverso le oscure colline sferzate dalla pioggia.
La notte era nera quanto le viscere di un gatto. Era il genere di notte, potete crederci, in cui gli dei spostavano gli uomini come fossero pedine sulla scacchiera del fato. Al centro di questa tempesta di elementi c'era un fuoco che ardeva, tra i cespugli di ginestra gocciolanti, come la follia nell'occhio di una donnola. Esso illuminava tre figure accovacciate. Mentre il calderone ribolliva, una voce anziana gracchiò:
«Quando ci incontreremo di nuovo noi tre?»
Ci fu una pausa.
Alla fine, un'altra voce, con un tono ben più normale, rispose:
«Be', potremmo fare martedì prossimo.»

Citazioni[modifica]

  • «Ammettilo... ti ha offerto piaceri licenziosi ed edonistici conosciuti soltanto a quelli che trattano di arti carnali, non è così?»
    Il sergente si mise sull'attenti e fissò dritto in avanti.
    «No, signore» disse, con il tono di uno che dice la verità, succeda quel che succeda. «Mi ha offerto un pandolce.»
    «Un pandolce?»
    «Sì, signore. Con il ribes.»
  • È proprio vero che le parole hanno un potere, e una delle cose che sono in grado di fare è di uscire dalla bocca della gente prima che il parlante abbia avuto l'opportunità di bloccarle.
  • Contrariamente ad ogni suo istinto, il re si trovò a obbedire. Non si poteva superare il tono di quella voce. Gli parlava attraverso gli anni, dai suoi giorni nella culla.
  • «Nessuno diventa come lei senza costruirsi delle pareti all'interno del cervello» disse la Nonnina. «Le ho semplicemente abbattute. Ogni urlo. Ogni supplica. Ogni senso di colpa. Ogni contrazione della coscienza. Tutto insieme. C'è un trucchetto per riuscirci.»
    Fece a Magrat un sorriso condiscendente. «Te lo mostrerò un giorno, se vuoi.»
    Magrat ci pensò un po'. «È terribile» commentò.
    «Stupidaggini» la Nonnina sorrideva in modo raccapricciante. «Ognuno vuole conoscere il suo autentico io. Adesso a lei è permesso.»

7. Maledette piramidi (1989)[modifica]

Incipit[modifica]

Stelle, nient'altro che stelle, disseminate nell'oscurità come se al Creatore fosse andato in pezzi il parabrezza dell'automobile non si fosse fermato a raccattare i frantumi.
Questo è l'abisso fra gli universi, quella gelida plaga del cosmo che non contiene altro che molecole vaganti, qualche cometa smarrita e...
...Ma un cerchio di tenebra si sposta lentamente, l'occhio muta prospettiva e quel che sembrava la tremenda distanza del comesichiama intergalattico diventa un mondo avvolto nell'oscurità; le sue stelle, la luce di ciò che si chiamerà, caritatevolmente, civiltà.

Citazioni[modifica]

  • Si volse allora verso il fiume, allungò le mani innanzi a sé, ne congiunse le palme e poi, pian piano, allargò le braccia.
    Si udì allora un fragore di risucchio, e le acque del Djel si divisero. La folla emise un'esclamazione di stupore, ma questo non fu nulla in confronto alla sorpresa di una decina di coccodrilli che si ritrovarono a nuotare a mezz'aria.

8. A me le guardie! (1989)[modifica]

Incipit[modifica]

È lì che sono andati a finire i draghi.
Giacciono...
Non morti, non addormentati. Non in attesa perché ciò implicherebbe aspettative. Forse il termine che stiamo cercando è... quiescenti.
Anche se lo spazio che occupano non è come lo spazio normale, sono comunque ammassati tutti insieme. Non c'è un singolo centimetro cubo che non dia alloggio a un artiglio, un unghione, una squama o la punta di una coda così che l'effetto è quello di un disegno deformante e solo alla fine gli occhi realizzano che lo spazio fra ogni dragone è, in realtà, un altro dragone.
Potrebbero rammentare una scatola di sardine, se le sardine fossero enormi, squamose, orgogliose e arroganti.
Forse, poi, da qualche parte, c'è la chiave.

Citazioni[modifica]

  • [Frontespizio]
    Potete chiamarli Guardie di Palazzo, Guardie Cittadine o Guardie e basta.
    Qualunque nome abbiano, in ogni opera di genere fantasy-eroico il loro scopo è lo stesso: più o meno al capitolo 3 (o dopo dieci minuti di film) irrompono nella stanza, attaccano l'eroe uno alla volta e vengono massacrati. Nessuno chiede mai se sono d'accordo.
    Questo libro è dedicato a quei nobilissimi uomini.
  • L'equazione calzante è sapere=potere=energia=materia=massa; una buona libreria non è altro che un buco nero distinto e istruito. (p. 9)
  • Il viaggio fu lungo circa cinquecento miglia e, sorprendentemente, poco movimentato. La gente che supera i due metri di altezza e mostra spalle quasi altrettanto larghe spesso gode di viaggi poco movimentati. Alcuni gli spuntano di fronte all'improvviso da dietro una roccia, ma poi dicono subito: «Oh, mi scusi. L'avevo scambiata per un altro». (p. 37)
  • Il sergente Colon doveva trent'anni di felice matrimonio al fatto che la signora Colon lavorava tutto il giorno e lui tutta la notte. Comunicavano tra loro lasciandosi bigliettini. Lui le preparava il tè prima di partire di notte e lei gli lasciava la colazione pronta e calda nel forno di mattina. Avevano tre figli ormai grandi, tutti nati, immaginava Vimes, dal risultato di una corrispondenza estremamente persuasiva. (p. 56)
  • Erano sorprendenti quelle storie mistiche. Bastava dire una bugia e poi quando non se ne aveva più bisogno dirne un'altra e assicurare tutti che stavano progredendo sulla via della saggezza. A quel punto, invece di scoppiare tutti a ridere, ti seguivano ancora di più, sperando che al centro di tutte quelle bugie avrebbero trovato la verità. Un passo alla volta arrivavano ad accettare l'inaccettabile. (p. 120)
  • Un gran numero di religioni di Ankh-Morpork esercitavano ancora il sacrificio umano, solo che ormai non avevano più molto bisogno di esercitarsi perché erano diventate piuttosto brave. La legge cittadina imponeva che venissero presi soltanto i criminali già condannati, ma non era un gran problema perché, nella maggior parte di dette religioni, rifiutarsi di offrirsi volontari per il sacrificio veniva considerato un reato punibile con la morte. (p. 268)
  • «Lei vuole, ehm, che noi lo attacchiamo?» domandò la guardia con espressione miseranda.
    Per quanto fossero sciocche, le guardie di palazzo erano consapevoli come chiunque altro delle convenzioni: quando vengono chiamate le guardie per affrontare un singolo uomo in circostanze surriscaldate, non è un buon momento per loro. Quel tipo deve essere l'eroe, stava pensando la guardia.
    E la guardia non aveva alcuna intenzione di correre verso un futuro da morto. (p. 279)
  • Afferrò la mannaia con l'altra mano e riprese a colpire le catene, rendendosi conto che altre guardie stavano accorrendo, ma con quello speciale passo di corsa tipico delle guardie. Era una corsa che diceva: siamo una dozzina, perché devo essere proprio io il primo ad arrivare? Diceva: pare pronto a uccidere, nessuno mi paga per essere ucciso, forse se correrò abbastanza piano se ne andrà via... (p. 310)
  • Era tutto stranamente silenzioso e i colori attorno a lui parevano slavati, sbiaditi. C'era qualcosa di storto. "Sei tu, Fratello Guardaporta?" disse titubante. La figura allungò una mano verso di lui. "METAFORICAMENTE", rispose. (p. 338)

9. Eric (1990)[modifica]

Incipit[modifica]

Le api di Morte sono grosse e nere, ronzano cupe e funeree, raccolgono il miele in favi di cera bianca come le candele di un altare. Il miele è nero come la notte, denso come il peccato e dolce come la melassa.
Si sa che sono otto i colori che fanno il bianco. Ci sono tuttavia anche otto colori di oscurità, per coloro che riescono a vederli, e le arnie di Morte si trovano fra la nera erba nel nero frutteto sotto gli antichi rami dai boccioli neri di alberi che avrebbero prodotto miele che probabilmente... mettiamola in questi termini... non sarebbero state rosse.

Citazioni[modifica]

  • I pochi esploratori che ne sono tornati hanno tramandato una gran quantità di pratici suggerimenti per chi volesse seguire le loro orme, come ad esempio:
    1) evitare possibilmente qualsiasi essere che penzola dagli alberi con occhi a fessura ed una lingua biforcuta ad un'estremità;
    2) non raccogliere alcun oggetto semovente a strisce nere ed arancioni, perché spesso all'altro capo c'è una tigre;
    3) non andare affatto.
  • «Ecco il problema con gente come voi. Non pensate mai al quadro generale. Voglio dire, guarda i Tezuman. Tetri, privi di immaginazione, ossessivi.. a questo punto avrebbero potuto inventare un intero sistema burocratico e di tassazione tale da trasformare in pappa le menti di un intero continente. Invece sono rimasti soltanto un branco di assassini squartatori di seconda classe. Che spreco!» (p. 55)

10. Stelle cadenti (1990)[modifica]

Incipit[modifica]

Osservate...
Questo è lo spazio. A volte lo si definisce l'ultima frontiera.
(Naturalmente non esiste nulla di simile, perché se una frontiera è ultima non porta a niente, ma diciamo che nell'ambito delle frontiere è la penultima...)
E sullo sfondo della cascata di stelle galleggia una nebulosa, vasta e nera, una gigante rossa che scintilla come la follia degli dei...
E poi lo scintillio diventa il guizzo di un occhio gigantesco, oscurato dal battere di una palpebra, e l'oscurità muove una pinna e A'Tuin, la Grande Tartaruga astrale, nuota in avanti nel vuoto.

Citazioni[modifica]

  • La realtà non è digitale, è analogica. Non è una cosa che c'è o non c'è, ma è qualcosa di graduale. In altri termini, la realtà è una qualità delle cose, come il peso. [...]
    Mondo Disco è il più irreale possibile, e tuttavia abbastanza reale da esistere.
    E abbastanza da trovarsi in un mare di guai. (p. 7)
  • C'è un detto secondo cui tutte le strade portano ad Ankh-Morpork, la più grande città del Mondo Disco. Perlomeno, si dice che ci sia un detto per cui tutte le strade portano ad Ankh-Morpork. È falso. Tutte le strade portano fuori da Ankh-Morpork, ma a volte la gente le percorre nel senso sbagliato. (p. 11)
  • Ogni tanto, un governo cittadino costruisce delle mura attorno ad Ankh-Morpork, con la pretesa di tenere lontani i nemici. Ma Ankh-Morpork non teme i nemici. In effetti li accoglie a braccia aperte, purché abbiano soldi da spendere.
    (In effetti la celebre pubblicazione Benvenuti ad Ankh-Morpork, Città dalle Mille Sorprese, a cura della Gilda dei Mercanti, ora ha un'intera sezione intitolata 'Sei Tu un Barbaro Invasore?', che contiene informazioni sulla vita notturna, sulle pittoresche contrattazioni del bazaar, e nel paragrafo 'O dov'è che si va stasera?' un elenco di ristoranti che offrono un buon latte di cavalla e budino di yak. Più di un vandalo dall'elmo puntuto è tornato nella sua gelida tenda chiedendosi come mai gli sembrava di essere parecchio più povero e di possedere, chissà perché, un tappeto tessuto male, un litro di vino imbevibile e un asinello viola di peluche in un cappello di paglia.) (p. 12)
  • «Il tipo giusto» avevano detto tutti. «Un colpo di spugna. Una scopa nuova. Un mago di campagna. Un ritorno alle radici della stregoneria. Un vecchio allegro con la pipa e gli occhi che brillano. Il tipo che riconosce le erbe, che vaga-per-la-foresta-e-tutti-gli-animali-sono-suoi-fratelli, roba così. Dorme sotto le stelle come se niente fosse. E non mi stupirei se capisse cosa dice il vento. E ci puoi scommettere che sa i nomi di tutti gli alberi. E che parla anche con gli uccelli.»
    Era stato inviato un messaggero. Ridcully il Bruno aveva sospirato, sacramentato un po', trovato il suo bastone magico nell'orto, dove reggeva uno spaventapasseri, ed era partito.
    «E se ci fossero problemi» avevano aggiunto i maghi nella privacy della loro mente, «non dovrebbe essere difficile liberarsi di uno che parla con gli alberi».
    Quando era arrivato, avevano scoperto che in effetti Ridcully il Bruno parlava con gli uccelli. Più esattamente gli urlava contro cose del tipo: «Vi venisse un colpo, maledetti bastardi!» (p. 17)
  • Comunque, il Tesoriere aveva altri problemi.
    Gli alchimisti per dirne una. Non ti potevi fidare di loro. Troppo seriosi.
    Boom.
    Quella fu l'ultima. Passarono giorni interi senza alcuna esplosione. La città si rilassò, cosa molto stupida.
    Ciò che il Tesoriere non aveva considerato era che la fine delle esplosioni non voleva dire che avessero smesso, qualunque cosa stessero facendo. Voleva solo dire che la stavano facendo bene. (p. 19)
  • Mi-Voglio-Rovinare-Dibbler era una di quelle rare persone capaci di pensare in linea retta.
    La maggior parte della gente pensa in curve e zigzag. Per esempio, iniziano con un pensiero come: chissà come posso fare a diventare molto ricco, e poi procedono lungo una via incerta, che comprende pensieri come: chissà che c'è per cena, e: chissà chi mi può prestare 5 dollari?
    Rovina, invece, era uno di quelli che riescono a identificare il pensiero all'altro capo del processo, in questo caso Ora sono molto ricco, tracciare una linea tra i due e percorrerla con calma e pazienza fino all'altra estremità.
    Non che funzionasse. Gli pareva che nel corso del processo ci fosse qualche problemino, piccolo ma cruciale. Generalmente si trattava di una strana riluttanza da parte degli altri a comprare quello che lui vendeva. (p. 56)
  • Sul minuscolo palco, Ruby cantava malinconicamente qualcosa con una voce simile a una nave in mezzo a una fitta nebbia e a grossi guai.
    «GroooOOowwonnogghrhhooOOo...»
    [Sottotitolo: «Ancora una volta mi sto innamorando (lett.: provo la piacevole sensazione di essere colpita in testa con un sasso da Chondrodite, il dio troll dell'amore)». Nota: Chondrodite non va confuso con Gigalith, il dio troll che dà la saggezza ai troll colpendoli in testa con un sasso, né con Silicarous, il dio troll che porta fortuna ai troll colpendoli in testa con un sasso, o con l'eroe popolare Monolith, che per primo strappò agli dei il segreto dei sassi.] (p. 107)
  • La magia non era difficile. Quello era il grande segreto ce l'intero edificio barocco delle arti occulte aveva il compito di nascondere. Chiunque con un briciolo di intelligenza e sufficiente tenacia poteva fare magia, ed ecco perché i maghi mascheravano il tutto con i riti e con il business dei cappelli a punta.
    Il trucco era fare la magia e passarla liscia. (p. 175)
  • La vita è come guardare un film, pensò. Solo che ti sembra di essere entrato sempre dieci minuti dopo l'inizio dello spettacolo e nessuno vuole raccontarti la trama, così devi capirla da solo.
    E non hai mai, davvero mai la possibilità di restare per il secondo spettacolo. (p. 232)
  • «Quand'ero ragazzo superavo questo muro ogni notte» disse Poons risentito. Poi ridacchiò. «Eh, ne abbiamo fatte di birichinate ai quei tempi! Se avessi un penny, mmm, per ogni volta che la Vigilanza mi ha inseguito fino a casa» – le sue vetuste labbra si mossero freneticamente mentre calcolava – «avrei cinque penny e mezzo». (p. 255)
  • Dentro ogni anziano c'è un giovane che si chiede che cosa gli è successo. (p. 257)
  • «Barbe finte» suggerì trionfante il professor di Rune Recenti. «Dovremmo metterci delle barbe finte».
    Il Presidente alzò gli occhi al cielo.
    «Abbiamo già tutti la barba» disse. «Che razza di travestimento sarebbe una barba finta?»
    «Ah, ma è qui che sta il trucco» disse il Professore. «Nessuno penserà che una persona con una barba finta possa avere una barba vera sotto, non credi?» (p. 258)
  • «Oh, sì. Sì. Sì» mormorò Soll. «Che scena! Puro cinematografo!»
    «Un donna gigantesca che porta una scimmia urlante in alto su una torre» sospirò Dibbler. «E non dobbiamo neppure pagarle la giornata!» (p. 297)

11. Il tristo mietitore (1991)[modifica]

Incipit[modifica]

La danza moresca è comune in tutti i mondi abitati del multiverso.
Si danza sotto il cielo sereno per celebrare il risveglio della terra, e sotto le stelle perché è primavera e con un po' di fortuna l'anidride carbonica si scongelerà. A sentire l'impulso di danzare sono le creature dei fondali marini che non hanno mai visto il sole, così come gli esseri umani urbanizzati il cui unico contatto con la natura è stato quella volta in cui hanno messo sotto una pecora con la Volvo.
Danzano innocentemente giovani matematici dalla barba incolta accompagnati da un'inesperta fisarmonica che suona L'inquilino della comare, e danzano spietatamente uomini del calibro dei Ninja della Moresca di Nuova Ankh, che sono in grado di fare cose bizzarre e terribili con un fazzoletto e una campanella.
Nessuno danza mai come si deve.
Tranne nel Mondo Disco, che è piatto e sostenuto dal dorso di quattro elefanti che viaggiano nello spazio sul guscio della Grande A'Tuin, la tartaruga del mondo.
E anche lì, il giusto modo di danzare lo trovi solo in un posto. È un piccolo paese sulle Ramtop Mountains, dove il grande, semplice segreto si tramanda da generazioni.

Citazioni[modifica]

  • E questa è la stanza in cui il futuro si riversa nel passato, attreverso il batter d'occhi dell'adesso. (p. 8)
  • La maggior parte delle specie si occupa della propria evoluzione man mano che va avanti, così come la Natura ha stabilito. Così è tutto molto naturale e biologico, e in armonia con i misteriosi cicli del cosmo, che ritiene che non ci sia niente di meglio che milioni di anni di tentativi frustrati e di errori per dare a una specie tempra morale, e in alcuni casi, anche una colonna vertebrale. Dal punto di vista delle specie probabilmente va bene così, ma dalla prospettiva degli individui coinvolti può essere una vera porcata, ammesso che quel certo piccolo rettile rosa possa un giorno evolversi in un porco. (p. 11)
  • La porta si sarebbe aperta o Morte ci sarebbe passato attraverso? Domanda scema. Lui era noto per la sua capacità di entrare nei posti più sigillati... specialmente in quelli sigillati, se ci pensavi con un po' di logica. Chiuditi da qualche parte e sarà solo questione di tempo. (p. 23)
  • Unici tra tutte le creature del mondo, i troll credono che tutti gli esseri viventi vadano indietro nel tempo. Se in passato è visibile e il futuro è nascosto, dicono, significa che stai guardando nella direzione sbagliata. Tutti gli esseri viventi attraversano la vita dal retro verso il davanti. Un'idea molto interessante, considerando che è stata elaborata da una specie i cui membri passano la maggior parte del tempo a picchiarsi l'un l'altro sulla testa con dei sassi. (p. 25)
  • I maghi non credono negli dei, così come la maggior parte delle persone non ritiene necessario, per esempio, credere nei tavoli. Sanno che esistono. che sono lì per uno scopo, probabilmente pensano che abbiano un posto in un universo bene organizzato, ma non vedono il motivo di crederci, di andare in giro a dire: «O grande tavolo, senza il quale siamo uno zero». (p. 26)
  • «Voglio dire che è una tradizione» sbottò l'arcicancelliere. «Dove sono nato io c'erano alcuni vampiri molto rispettabili. Erano nelle loro famiglie da secoli».
    «Sì, ma bevono sangue» disse il Sommo Algebrico. «A me non pare una cosa molto rispettabile».
    «Ho letto da qualche parte che loro non hanno veramente bisogno di sangue, disse il Decano, volenteroso, «ma di qualcosa che sta nel sangue. Credo che si chiamino Emoglobin».
    Gli altri maghi li guardarono.
    Il Decano scrollò le spalle. «Non guardate me, disse. «Si chiamano Emoglobin. C'entra qualcosa il ferro che certi hanno nel sangue».
    «Mi venga un colpo se ho dei goblin di ferro nel sangue» disse il Sommo Algebrico. (p. 37)
  • Il Sommo Algebrico riusciva a fare a una conversazione quello che solo una melassa particolarmente densa riusciva a fare alle lancette di un orologio di precisione. (p. 38)
  • Quando si trattava di prevenzione del crimine il sergente Colon pensava in grande.
    C'era una scuola di pensiero secondo cui il modo migliore per essere riconosciuto come fedele guardiano della legge ad Anhk-Morpork era pattugliare le strade e i vicoli, pagare gli informatori, seguire i sospetti e così via.
    Il sergente Colon la marinava, quella scuola lì. Non, si sarebbe affrettato a spiegare, perché cercare di tenere basso il livello di criminalità ad Anhk-Morpork era come cercare di tenere basso il livello di sale nel mare, e l'unico probabile riconoscimento per un fedele guardiano della legge era del tipo: "Ehi, ma non è il sergente Colon quel cadavere nel canaletto di scolo?"; bensì, perché un pubblico ufficiale moderno, intelligente ed efficiente doveva sempre stare un passo avanti al criminale contemporaneo. Un giorno o l'altro qualcuno avrebbe tentato di rubare il Ponte di Ottone, e il sergente Colon era lì ad aspettarlo. (p. 40)
  • La signora Evadne Torta era una medium, tendente a small. (p. 71)
  • «È tutto sbagliato» disse il Decano. «Dovremmo avere delle candele, dei calderoni e qualcosa che bolle nei crogioli e polvere scintillante e fumo colorato...»
    «Non c'è bisogno di quella roba per il Rito» disse seccamente Ridcully.
    «Per il Rito magari no, ma per me sì» mormorò il Decano. «Farlo senza tutto l'armamentario giusto è come togliersi tutti i vestiti per fare il bagno».
    «Io lo faccio così, il bagno» disse Ridcully.
    «Umf. Certo, ognuno fa a modo suo, ma ci sono persone tra noi che amano pensare di mantenere un certo stile». (p. 97)
  • La fede è una delle più potenti forze organiche del multiverso. Magari non sarà esattamente in grado di muovere le montagne. Ma può creare qualcuno che ne è capace.
    La gente ha una convinzione del tutto errata sulla fede. È convinta che funzioni, per così dire, in avanti. Credono che la sequenza sia: oggetto, poi fede. In realtà, funziona esattamente all'opposto.
    La fede sciaguatta nel firmamento come l'argilla nella ruota del vasaio. È così che vengono creati gli dei, per esempio. È ovvio che siano creati dai loro fedeli, perché basterebbe un semplice curriculum per accorgersi che la maggior parte di loro non può certo essere di origine divina. Tendono a fare esattamente ciò che la gente farebbe al posto loro se potesse, specie quando si parla di ninfe, piogge d'oro, e nemici da sbaragliare. (p. 100-101)
  • Da centinaia di anni la gente crede che un tritone in un pozzo significhi che l'acqua è fresca e potabile, e in tutti questi anni nessuno si è mai chiesto se il tritone esce dal pozzo per andare al gabinetto. (p. 187)
  • «Senta» sussurrò Ludmilla a Ridcully, «è così che si comportano di solito i maghi?»
    «Il Sommo Algebrico è un esempio eccezionale» rispose lui. «Ha lo stesso spiccato senso della realtà di una sagoma di cartone. Siamo fieri di averlo in squadra». (p. 237)
  • Non c'erano piccoli uomini nudi seduti sulla vetta a dispensare saggezza, perché la prima cosa che un uomo veramente saggio capisce è che stare seduti nudi sulla cima di un monte fa venire non solo le emorroidi, ma le emorroidi con i geloni.
    Ogni tanto qualcuno scalava la montagna e aggiungeva qualche pietra al tumulo sulla cima, a riprova del fatto che non c'è nulla di veramente idiota che un umano non farebbe. (p. 239)
  • La luce crede di viaggiare più veloce di tutto, ma si sbaglia. Per quanto sia veloce, la luce scopre sempre che il buio è arrivato prima di lei, e l'aspetta. (p. 254)
  • E tutte le vite avevano esattamente la stessa durata, sia quelle molto brevi che quelle molto lunghe. Quanto meno dal punto di vista dell'eternità.
    Da qualche parte, la voce flebile di Bill Porta disse: «Dal punto di vista del proprietario, sono meglio quelle lunghe». (p. 278)
  • Dal punto di vista intellettuale, Ridcully manteneva il suo posto di lavoro per due ragioni. Una era che non cambiava opinione mai, in nessun caso, su nulla. L'altra era che gli ci volevano diversi minuti per comprendere qualsiasi nuova idea gli venisse proposta, e questa è una caratteristica fondamentale in un leader, perché se qualcuno insiste nel volerti spiegare qualcosa per più di due minuti probabilmente è importante, mentre se lascia perdere subito quasi certamente è una cosa con cui non valeva la pena disturbarti. (p. 25)

12. Streghe all'estero (1991)[modifica]

Incipit[modifica]

Questo è il Mondo Disco, che viaggia nell'universo sul dorso di quattro elefanti in piedi sul guscio della Grande A'Tuin, la tartaruga celeste.
Un tempo un tale universo sarebbe stato considerato insolito, magari impossibile.
Ma in effetti... un tempo le cose erano più semplici.
Perché l'universo era pieno di ignoranza e lo scienziato vi si aggirava, chino come un cercatore d'oro su un ruscello di montagna, in cerca del tesoro della conoscenza tra la ghiaia dell'irrazionalità, la sabbia dell'incertezza e le piccole cose baffute con otto zampe della superstizione.
Di tanto in tanto si alzava, e diceva cose del tipo: "Urrà, ho scoperto la Terza Legge di Boyle". E tutti sapevano a che punto si trovavano. Ma il problema fu che l'ignoranza divenne più interessante, specie quella grossa e affascinante ignoranza su questioni enormi e importanti, come la materia e la creazione, e la gente smise di costruire pazientemente le piccole casette di stecchini razionali, e cominciò a interessarsi al caos: in parte perché era molto più facile essere esperti di caos, ma soprattutto perché offre ottimi spunti per i disegni sulle magliette.
E invece di occuparsi di vera scienza (come per esempio trovare quell'accidenti di farfalla che ultimamente provoca tutte quelle tempeste sbattendo le ali, e dirle di piantarla) gli scienziati all'improvviso si misero a dire che non si poteva conoscere nulla, e che non c'era nessuna realtà da conoscere, e che tutto questo era tremendamente eccitante, e tra parentesi, lo sapevate che forse ci sono un sacco di piccoli universi ovunque, ma non si vedono perché sono ripiegati su se stessi? Tra parentesi, non sarebbe una cosa favolosa da mettere su una maglietta?

Citazioni[modifica]

  • Quando era una ragazzina, sua nonna le aveva dato quattro importanti consigli per guidare i suoi giovani passi sui sentieri imprevedibilmente tortuosi della vita.
    Eccoli:
    mai fidarsi di un cane con le sopracciglia arancioni;
    prendi sempre nome e indirizzo del giovanotto;
    mai restare incastrata fra due specchi;
    e indossa sempre biancheria pulita tutti i giorni, perché non si può mai sapere, e se un giorno vieni investita da un cavallo in corsa e muori, e la gente si accorge che la tua biancheria non è all'altezza morirai di vergogna.
    Poi Desiderata divenne una strega. E uno dei vantaggi minori dell'essere una strega è sapere esattamente quando morirai, perciò puoi indossare la biancheria che preferisci. (Il che la dice lunga sulle streghe.) (p. 11)
  • Gli artisti hanno sempre avuto un'idea alquanto esagerata di ciò che succede durante i sabba di streghe. Il loro problema è che passano troppo tempo in piccole stanze con le tende tirate, invece di uscire fuori all'aria fresca. (p. 17)
  • Questa è una cosa strana che riguarda tutti quelli-che-cercano-la-saggezza: dovunque si trovino, cercano sempre una saggezza lontanissima. La saggezza è una delle poche cose che sembra più grande quanto più è lontana. (p. 30)
  • Si dice spesso che gli eschimesi abbiano cinquanta nomi per la neve.
    Non è vero.
    Si dice anche che i nani abbiano duecento nomi per la roccia.
    Non è così. Non hanno un nome per la roccia, allo stesso modo in cui i pesci non hanno un nome per l'acqua. Hanno però nomi per la roccia ignea, la roccia sedimentaria, la roccia metamorfica, la roccia nella scarpa, la roccia che ti cade sul casco, la roccia dall'aspetto interessante che avesti giurato di aver lasciato lì ieri. Quello che non hanno è una parola che significa 'roccia'. Mostra una roccia a un nano e lui vedrà, per esempio, un pezzo di solfito di barite in forma cristallina. (p. 49)
  • «Prosperità e fortuna per questa casa» esclamò Nonna, in modo formale e sbrigativo. Era sempre una buona apertura per una strega. Aiutava la gente a concentrarsi sulle altre cose che potevano capitare a una casa, e faceva tornare in mente le torte calde, il pane fresco o utili abiti vecchi che magari in quel momento sfuggivano alla memoria. (p. 65)

13. Streghe di una notte di mezza estate (1992)[modifica]

  • Usare una metafora con un uomo privo di immaginazione è come agitare uno straccio rosso davanti a un to... è come mettere qualcosa di molto fastidioso davanti a qualcuno per dargli molto fastidio.
  • Negli occhi ha quella certa luce tipica delle persone che hanno scoperto di essere più intelligenti della maggior parte dei loro simili, ma non hanno ancora capito che una delle cose più intelligenti che possano fare è impedire a detti simili di scoprirlo.
  • I cerchi di pietre sono abbastanza comuni sulle montagne. I druidi li costruivano come computer per le previsioni meteo e visto che costruire un cerchio di trentatré megaliti costava sempre meno che aggiornarne uno vecchio e lento, generalmente in giro ce ne sono parecchi.
  • Morire è come svegliarsi dopo una gran bella festa, quando hai quei due secondi di libertà innocente prima di ricordare tutte le cose fatte la sera prima, che in quel momento sembravano logiche e divertenti, e poi ti torna in mente quella cosa incredibile che hai fatto con un paralume e due palloncini che ha fatto ridere tutti a crepapelle, e ora ti rendi conto di dover guardare un sacco di gente negli occhi; sei sobrio, loro pure, e ricordate tutto.
  • E poi c'erano i libri. Goodie Whemper era stata una specie di topo di biblioteca fra le streghe. Ce n'erano più di dieci.
  • Quando sei un tappo di sughero nel flusso della coscienza altrui, non puoi fare altro che galleggiare.
  • I poeti non ne azzeccano una. "Aveva le labbra come una ciliegia". Piccole, tonde e con il nocciolo? Ah!
  • Molte voci autorevoli hanno cercato di descrivere i postumi di una sbronza, servendosi spesso di elefanti in tutù. Non funziona mai. Sa sempre di 'oh-oh, un altro giro, ragazzi, facciamo vedere un po' di machismo ubriaco, oh-oh, oste, porta altre diciannove pinte, oh-oh...'
  • L'unità di tempo più breve di tutto il multiverso è il Secondo di New York, che si definisce come il periodo che passa tra l'attimo in cui il semaforo diventa verde e quello in cui il tassista dietro di te suona il clacson.
  • A volte, se guardi molto attentamente i sassi, riesci a capire l'oceano.

14. Tartarughe Divine (1992)[modifica]

Incipit[modifica]

Ora osserviamo la tartaruga e l'aquila.
La tartaruga è una creatura terricola. È impossibile vivere più vicino al suolo di così senza essere praticamente sottoterra. I suoi orizzonti spaziano di pochi centimetri. Ha la rapidità che occorre per una battuta di caccia alla lattuga. È sopravvissuta al passaggio dell'evoluzione perché tutto sommato non rappresentava un pericolo per nessuno ed era troppo complicata da mangiare. E poi c'è l'aquila. Una creatura di aria a altitudini, i cui orizzonti si estendono ai confini del mondo. Dalla vista abbastanza acuta da intuire il viavai di qualche stridulo animaletto nel raggio di un chilometro. Tutta potere, tutta controllo. Morte fulminante su ali. Artigli sufficienti per trasformare in cibo qualunque cosa più piccola, e fare almeno un rapido spuntino con quelle più grandi. Eppure, appollaiata per ore sul dirupo, l'aquila sorveglia i reami del mondo finché non coglie un movimento in lontananza, e allora si concentra, concentra, concentra sulla piccola corazza che barcolla tra i cespugli laggiù nel deserto. E salta… Un minuto dopo la tartaruga scopre che il mondo si sta allontanando. Lo vede per la prima volta, non più a due centimetri da terra, ma da un'altezza di centocinquanta metri, e pensa: che grande amica è quest'aquila.
Poi l'aquila la lascia andare.
E quasi sempre la tartaruga precipita e muore. Tutti sanno perché la tartaruga si comporti così: la gravità è un'abitudine difficile da perdere. Nessuno sa perché si comporti così: una tartaruga è un buon piatto, ma visto lo sforzo, qualsiasi altra cosa è un piatto migliore. È che le aquile ci provano gusto, nel tormentare le tartarughe.
Ma naturalmente, ciò di cui l'aquila non si rende conto è di avere un ruolo in una sorta di selezione naturale molto rozza.
Un giorno una tartaruga imparerà a volare.

Citazioni[modifica]

  • Una delle domande filosofiche ricorrenti è: "un albero che cade nella foresta fa rumore anche se non c'è nessuno in ascolto?" Il che la dice lunga sulla natura dei filosofi, perché nella foresta c'è sempre qualcuno.
  • Le idee folli e squilibrate hanno la fastidiosa tendenza a diffondersi e radicarsi.
  • Nella foresta fluviale del subconscio di Brutha la farfalla del dubbio emerse e batté un'ala sperimentale, del tutto ignara di cosa la teoria del caos abbia da dire in proposito.
  • Agli dei non piace la gente che lavora poco. Chi non è costantemente occupato rischia di mettersi a pensare.
  • Il sarcasmo con certe persone è utile quanto lanciare meringhe ad un castello.
  • I vincitori non parlano mai delle loro gloriose vittorie. Perché sono loro che vedono il campo di battaglia dopo. Sono solo i vinti ad avere gloriose vittorie.
  • La paura è uno strano terreno. Vi cresce soprattutto il grano dell'obbedienza, in file facili da sarchiare. Ma talvolta vi crescono le patate della sfida, che si sviluppano sottoterra. (2011, p. 34)
  • Un filosofo è uno tanto sveglio da trovarsi un lavoro in cui non bisogna sollevare pesi.
  • Tesi più antitesi uguale isteresi.
  • Stoici. Cinici. Gran bevitori, i cinici. Epicurei. Stocastici. Anamassandriti. Epistemologi. Peripatetici. Sinottici. Di tutti i tipi. Ci vuole tutto per fare mondo.
  • Di uno scemo non ti puoi fidare più di quanto tu possa tirargli una pedata, e non c'è niente da fare, perciò beviamoci su. Per me uno doppio, se paghi tu. Grazie.
  • Nemmeno io capisco la calzoleria, ma riconosco un buon paio di sandali quando li porto.
  • Gli dei amano la compagnia degli atei. Così hanno qualcosa a cui mirare.
  • La vita in questo mondo è come un soggiorno in una caverna. Cosa possiamo conoscere della realtà? Che tutto ciò che vediamo della vera natura dell'esistenza è, potremmo dire, niente più che un'ombra sorprendente e sbalorditiva proiettata sul muro della caverna dalla luce accecante e invisibile della verità assoluta, dalla quale possiamo o meno dedurre una scintilla di veridicità, e come primitivi cercatori di saggezza possiamo solo alzare la voce all'invisibile e dire umilmente: "Dai, fa' il coniglio deforme... è il mio preferito".
  • Gli dei non sono molto introspettivi. Non è mai stato necessario per sopravvivere.
  • Non è assassinio se lo fai per un dio.
  • Era talmente magro che perfino uno scheletro avrebbe detto: "Magro quello lì, eh?"
  • Non si trovano eremiti che ti insegnino a fare l'eremita, perché ovviamente rovinerebbe tutto.
  • Per un cammello sordo un cenno della testa vale quanto un bastone appuntito.
  • Tutto era possibile, ieri sera. È questo il problema, con gli "ieri sera". Sono sempre seguiti dagli "stamattina".
  • Non è importante evitare di prendersi in giro, l'importante è fingere di non saperlo, e farlo bene.
  • "Cuius testiculos habes, habeas cardia et cerebellum". Quando tieni stretta la loro attenzione, cuori e menti seguiranno.
  • Gli uomini dovrebbero morire per le bugie. La verità è troppo preziosa perché gli uomini muoiano.
  • Una volta pensavo di essere stupido, poi ho conosciuto i filosofi.
  • La logica è solo un modo per essere ignorante in modo abissale.
  • Mi piace l'idea della democrazia. Ci vuole qualcuno di cui nessuno si fidi.
  • A un solo miglio di distanza dal pastore e dalle sue pecore c'era un pastore con le sue capre. Un mero caso di microgeografia aveva fatto sì che il primo uomo a sentire la voce di Om, e a dare a Om la sua prima impressione degli umani, fosse un pecoraio e non un capraio. Hanno una visione del mondo molto diversa, e l'intera storia sarebbe potuta cambiare. Perché le pecore sono stupide, e devono essere comandate. Ma le capre sono intelligenti, e devono essere guidate.
  • Se passi tutto il tuo tempo a pensare all'universo tendi a dimenticare i dettagli meno importanti. Tipo le mutande.
  • "C'è qualcuno che sa qualcosa a proposito degli dei? Che cosa sono... da dove sono venuti... cose del genere."
  • "Agli dei non piace quella roba" disse il barista". "A volte ci capita, quando qualcuno beve un po' troppo. Speculazioni cosmiche sull'esistenza o meno degli dei. E un istante dopo un fulmine trapassa il tetto con un biglietto attaccato che dice 'Sì, esistiamo' e c'è un paio di sandali che fumano. Cose del genere tolgono tutto l'interesse alle speculazioni metafisiche."
  • Umani! Vivevano in un mondo in cui l'erba era sempre verde, il sole sorgeva ogni giorno e i fiori si trasformavano regolarmente in frutti, e cosa li colpiva? Statue piangenti. E il vino fatto con l'acqua! Un semplice effetto da tunnel quantomeccanico, che avresti comunque se fossi pronto ad aspettare qualche miliardo di anni. Come se la trasformazione del sole in vino, attraverso le vigne, l'uva, il tempo e gli enzimi non fosse mille volte più incredibile, e accadeva continuamente...
  • A me sembra un miracolo. Solo perché riesci a spiegarlo non vuol dire che non sia un miracolo.
  • "Niente male, eh? Ho cominciato con un pastore che sentiva delle voci nella testa, e sono finito con due milioni di persone." "Ma non ci hai mai fatto niente" osservò Brutha. "Tipo cosa?" "Be'... dirgli di non uccidersi l'un l'altro, cose del genere..." "Non ci ho mai pensato. Perché avrei dovuto dirglielo?" "Be', se le persone non si uccidono fra di loro, ci sarà più gente che crede in te." "Interessante" concesse Om. "Argomento interessante. Subdolo."
  • "Senti... ascolta... per secoli siamo morti per delle bugie. Ora abbiamo una verità per cui morire!" "No. Gli uomini dovrebbero morire per le bugie. La verità è troppo preziosa perché degli uomini muoiano." Simony aprì la bocca e la richiuse in silenzio, cercando le parole. Infine ne trovò alcune, dall'alba della sua educazione. "Mi è sempre stato detto che la cosa più bella è morire per un dio" mormorò. "Vorbis lo diceva. E lui era... uno stupido. Puoi morire per il tuo paese, per il tuo popolo o per la tua famiglia, ma per un dio dovresti vivere una vita piena e indaffarato, ogni giorno della tua lunga vita."

15. All'anima della musica (1994)[modifica]

  • Anche il disinfestatore più efficiente prima o poi si interessa ai ratti.
  • I vecchi bardi dicevano che con il tempo le cose miglioravano, anche se i vecchi tendono a dire cose del genere a dispetto dell'esperienza quotidiana.
  • Le parole hanno sempre il potere di cambiare il mondo.
  • Ma là fuori il mondo era grande e pericoloso, e per una ragazza c'era di peggio che affrontarlo con delle solide basi di geometria e astronomia sotto il corpetto.
  • Tutti i musicisti ad un certo punto della vita devono impegnare gli strumenti se vogliono mangiare a dormire al chiuso.
  • Glod riconosceva una chitarra quando ne vedeva una. In teoria dovevano essere fatte a forma di donna, ma solo se eri convinto che le donne fossero prive di gambe, avessero un collo lungo e troppe orecchie.
  • Le chitarre erano guardate con sospetto in quanto, ecco... troppo facili.
  • C'è musica in tutto, se sai come trovarla.
  • Il tempo è soprattutto una questione di abitudine.
  • Quirm era talmente rispettabile che perfino i cani chiedevano il permesso prima di andare in bagno.
  • Non so niente di logica e non l'ho mai imparata. Vivere su un teschio non è molto logico, ma io lo faccio.
  • La fede scava dei buchi: qualcosa deve riempirli.
  • Le briglie sarebbero state utili quanto un timone su un masso.
  • I menu dei ristoranti tipici dovevano sempre avere degli errori di ortografia, in modo che i clienti si cullassero in un falso senso di superiorità.
  • I gestori del Tamburo tendevano ad avere un approccio democratico all'aggressività: a loro piaceva che tutti ne avessero un po'.
  • Quella era musica che non solo ti rubava l'anima, ma si fermava anche a rapinare una banca lungo la strada.
  • Anche i pianoforti devono avere le serate libere.
  • Nella sua esperienza, niente che fosse davvero importante veniva mai scritto, perché la gente era troppo occupata a urlare.
  • Non ricordava di aver avuto diciassette anni, doveva essergli successo mentre era occupato.
  • I Genitori non sono mai stati giovani, hanno solo aspettato di diventare Genitori.
  • La sordità non impedisce ai compositori di sentire la musica: gli impedisce di sentire le distrazioni.
  • Ciò che ogni vero artista vuole davvero è essere pagato.
  • È dura essere famoso e anche vivo.
  • Mi piace essere stupido. Lo stupido dura.
  • «Ah, noi sì che sappiamo cosa c'è in una buona birra ad Ankh-Morpork». I maghi annuirono. Loro lo sapevano di certo. Per questo stavano tutti bevendo gin and tonic.
  • Non era insolito vedere giovani donne al Tamburo, perfino giovani donne non accompagnate. In genere ci andavano per togliere il 'non'.
  • In effetti il tipo di musica che lui apprezzava davvero era quella che non veniva mai suonata.
  • Non dovrebbe essere consentito fare certe cose a un povero strumento musicale indifeso.
  • Non ho mai visto un suono con quell'aspetto.
  • «Nessuno sa suonare la batteria. Non c'è niente da sapere. Prendi le bacchette e ci picchi su.» «Sì, ma se le manco?» «Ti siedi più vicino.»
  • Erano le otto del mattino, un orario in cui i bevitori cercano di dimenticare chi sono o di ricordare dove abitano.
  • Non riuscirei a concludere niente se mi mettessi a sentire la musica.
  • La musica si era riversata su di loro. L'avevano ignorata. La Musica Con Le Rocce Dentro era fatta di sogni e non c'erano sogni sotto il ponte. Poi si erano fermati ad ascoltare quando una nuova musica si era diffusa nel parco e aveva preso per mano ogni uomo, donna e oggetto per mostrar loro la strada di casa. I mendicanti si fermarono ad ascoltare, a bocca aperta. Chiunque li avesse guardati in faccia, ammesso che qualcuno guardi i mendicanti invisibili, avrebbe dovuto distogliere lo sguardo.
  • Si trovava tra le persone che riuscivano a conversare lungamente con una porta.
  • Solo perché abbiamo sentito un urlo da far ghiacciare il sangue, tremare la spina dorsale e congelare il midollo nelle ossa non significa automaticamente che ci sia qualcosa che non va.
  • Tutti ricorderanno le canzoni che non ha avuto il tempo di scrivere. E saranno le canzoni più belle.

16. Tempi interessanti (1995)[modifica]

  • Molti dei giocano a dadi ma il Fato gioca a scacchi, e tu non ti accorgi che sta usando due regine finché non è troppo tardi.
  • Il caos sconfigge sempre l'ordine, perché è organizzato meglio.
  • Gli esseri umani hanno sempre preferito il senso comune alla logica.
  • «Tengo molto alla mia ignoranza sull'argomento» disse Lord Vetinari.
  • L'istruzione all'Università funzionava perlopiù con il vecchio metodo di mettere un sacco di libri nelle vicinanze di un sacco di gente giovane e sperare che qualcosa passasse dagli uni agli altri, mentre i giovani si mettevano nelle vicinanze di pub e locande esattamente per lo stesso motivo.
  • I maghi avevano sempre saputo che l'osservazione cambia l'oggetto osservato, e a volte dimenticavano che cambiava anche l'osservatore.
  • Ridcully dava per scontato che qualsiasi cosa si avesse il tempo di scrivere non potesse essere importante.
  • Colpisci un uomo troppo forte e potrai derubarlo solo una volta; colpiscilo quel tanto che basta e potrai derubarlo tutte le settimane.
  • Era chiaramente così fuori di testa da non arrivare a toccare la sanità mentale nemmeno con un palo molto lungo.
  • «Tutto sommato, temo che il nostro governo lasci un po' a desiderare». «A desiderare un nuovo governo, per esempio».
  • La pioggia scendeva così velocemente che le gocce dovevano mettersi in coda.

17. Uomini d'arme (2003)[modifica]

Incipit[modifica]

Il caporale Carota, della Guardia Cittadina di Ankh-Morpock (Guardia Notturna), in camicia da notte, si sedette, prese la matita, ne succhiò per un istante l'estremità e poi scrisse:
Cari Madre e Padre,
questo è un altro colpo di Scena, sono stato fatto Caporale! Questo significa Cinque Dollari in più oltre a un nuovo corpetto con, sopra anche due nuove strisce. E un nuovo distintivo di rame! È una Enorme responsabilità! Tutto questo è avvenuto perché abbiamo delle nuove reclute a causa, del Patrizio che, come ho precedentemente attestato è il governante della città, ha accettato il fatto che la Guardia deve riflettere l'Assetto etnico della Città...

Citazioni[modifica]

  • E questo era giusto. Ed era stato il Fato che aveva portato Edward a capirlo proprio mentre elaborava il suo Piano. Ed era giusto che fosse stato il Fato e la città sarebbe stata Salvata dal suo ignobile presente tramite quel glorioso passato. Egli aveva il mezzo e aveva il fine. E così via... i pensieri di Edward spesso scorrevano in quel modo.
    Sì, riusciva a pensare in corsivo. Certe persone del genere devono essere tenute d'occhio.
    Preferibilmente da lontano. (p. 12)
  • Frizzo non era esattamente un uomo cattivo. Non era dotato dell'immaginazione sufficiente per esserlo. Operava più secondo quel genere di generalizzata sgradevolezza di basso rango che ossida leggermente l'anima di tutti quelli che vi vengono a contatto (quasi come le Ferrovie dello Stato).
  • È FORSE UNA SPECIE DI TRADIZIONE DI SEPOLTURA?
    «Ma non lo sai? Tu sei la Morte, no?»
    NON SIGNIFICA CHE IO DEBBA SAPERE TUTTO SULLE TRADIZIONI DI SEPOLTURA. DI SOLITO INCONTRO LA GENTE PRIMA CHE VENGA SEPPELLITA. QUELLI CHE INCONTRO DOPO CHE SONO STATI SEPPELLITI TENDONO A ESSERE UN PO' SOVRECCITATI E SCARSAMENTE INCLINI A DISCUTERE.
  • Una cosa che Vimes aveva imparato da giovane guardia gli affiorò nel cervello. Se devi guardare lungo il fusto di una freccia dall'estremità sbagliata, se un uomo ti ha completamente alla sua mercé, allora l'unica cosa che puoi sperare è che quell'uomo sia malvagio. Un malvagio, infatti, adora il potere, il potere sulle altre persone e vuole vederti terrorizzato dalla paura. Vuole che tu sappia che stai per morire. Risulta quindi incline a parlare. A gongolare. Vuole vederti contorcere. Tende a prolungare il momento dell'uccisione come un altro uomo cercherebbe di prolungare la vita di un ottimo sigaro.
    E così devi sperare che il tuo aguzzino sia un uomo malvagio. Un uomo buono ti ammazzerà senza dire una singola parola.
  • L'assioma "Un uomo onesto non ha nulla da temere dalla polizia" è attualmente al riesame da parte della Corte d'Appello degli Assiomi.

18. Piedi d'argilla (1996)[modifica]

Incipit[modifica]

Era una calda notte primaverile quando un pugno bussò alla porta con una forza tale da far piegare i cardini.
Un uomo la aprì e scrutò in strada. Dal fiume proveniva una nebbiolina ed era una notte nuvolosa. Come cercare di vedere attraverso un pezzo di velluto bianco.
Ma successivamente pensò che ci fossero state delle sagome là fuori, appena oltre la luce che filtrava sulla strada. Parecchie sagome che lo avevano fissato con attenzione. Pensò che forse c'erano stati dei debolissimi puntini di luce...
Però non c'era da sbagliarsi sulla cosa che gli stava di fronte. Era grossa, rosso scuro e pareva la figura di argilla di un uomo fatta da un bambino. Gli occhi erano due tizzoni ardenti.

Citazioni[modifica]

  • «E così» disse, «lei è un alchimista. Macchie di acido sulle mani e niente sopracciglia».
    «Giusto, signore».
    «Non è facile trovare un nano che si occupi di quella professione. Voi di solito lavorate nella fonderia di un qualche zio o roba del genere».
    Voi, notò il nano. «Non ho un gran rapporto col metallo» rispose.
    «Un nano che non ha un gran rapporto col metallo? Deve essere unico!»
    «Abbastanza raro, signore. Ma ero piuttosto bravo in alchimia».
    «Membro della Gilda?»
    «Non più, signore».
    «Oh, davvero? Come ha lasciato la Gilda?»
    «Dal tetto, signore. Ma sono abbastanza sicuro di quello che ho sbagliato». (p. 25)
  • «È un mistero» commentò Detritus.
    Vimes sorrise ma senza essere divertito. Era effettivamente un mistero. A lui i misteri non piacevano. I misteri avevano un modo tutto loro di farsi sempre più grossi se non li si risolveva in fretta. I misteri figliavano. (p. 58)
  • Le dicerie sono informazioni distillate tanto finemente da poter filtrare attraverso qualsiasi cosa. Non hanno alcun bisogno di porte o di finestre... a volte non hanno nemmeno bisogno di persone. Possono esistere libere e selvagge e possono correre di orecchio in orecchio senza nemmeno sfiorare le labbra. (p. 70)
  • «Di nuovo? Quante volte è già stato ucciso questa settimana?»
    «Mi stavo facendo gli affari miei» esclamò il reclamante invisibile.
    «Accatastando aglio? Lei è un vampiro, no? Voglio dire, esaminiamo i lavori che ha fatto... Appuntitore di paletti per una ditta di recinzioni, collaudatore di occhiali da sole per l'Ottico Argus... Mi sbaglio, o c'è una costante, in tutto questo?» (p. 107)
  • Non era veloce quanto lui a causa dei crampi alle gambe e al paio di fitte di avvertimento al ginocchio sinistro e inoltre, ogni volta che si avvicinava, appariva qualche pedone che intralciava o sbucava fuori un carro da una via laterale.°
    °[Questo accade sempre durante ogni inseguimento di polizia di ogni luogo. Davanti all'inseguitore sbucherà sempre da un vincolo un carro dal carico pesante. Se non sono coinvolti veicoli, allora si tratterà di un uomo con una rastrelliera di vestiti. Oppure due uomini con una enorme lastra di vetro.
    Probabilmente dietro tutto ciò si nasconde una specie di società segreta.] (p. 132)
  • Come le aveva detto il suo maestro, c'erano due caratteristiche che indicavano un buon alchimista: l'Atletico e l'Intellettuale. Un buon alchimista della prima specie era uno in grado di balzare al di sopra del bancone e arrivare dall'altra parte di un sicuro muro spesso in tre secondi e un buon alchimista della seconda specie era uno che sapeva esattamente quando farlo. (p. 156)
  • «Un re non dovrebbe passare ogni momento a governare la città. Terrebbe ovviamente delle altre persone per farlo. Consiglieri, consulenti. Persone esperte».
    «E allora che dovrebbe fare?» domandò Nobby.
    «Dovrebbe regnare» rispose una poltrona.
    «Salutare».
    «Presiedere a banchetti».
    «Firmare carte».
    «Ingollare ottimo brandy in modo disgustoso».
    «Regnare».
    «A me non sembra un brutto lavoro» commentò Nobby. «A qualcuno andrebbe benone, eh? [...] A me pare» disse, «a me pare, che quello che volete è trovare una specie di nobile con del tempo da perdere e dirgli: 'Ehi, è il tuo giorno fortunato. Facci vedere come saluti!'» (p. 271)
  • «Lei è a favore della gente comune?» domandò bonariamente Dragon.
    «La gente comune?» ripeté Vimes. «Non è niente di speciale. Non è diversa dai ricchi e dai potenti, solo che non ha né denaro né potere. La legge dovrebbe tuttavia esistere proprio per bilanciare un po' le cose. Immagino quindi di dover stare dalla loro parte.» (p. 323)

19. Thud! (2005) [non ancora pubblicato in italiano][modifica]

Citazioni[modifica]

  • Vimes non aveva mai apprezzato nessun gioco più complesso delle freccette. In particolare, gli scacchi l'avevano sempre infastidito. Era lo stupido modo in cui i pedoni partivano e si massacravano con i pedoni opposti, mentre i re se ne stavano a passeggiare senza fare niente, che gli aveva sempre dato sui nervi; se solo i pedoni si fossero alleati, e magari si fossero coalizzati con le torri, l'intera scacchiera sarebbe potuta diventare una repubblica in una dozzina di mosse. (p. 86)
  • Il caffè era solo un modo per rubare del tempo che sarebbe appartenuto di diritto al te stesso leggermente più vecchio. (p. 221)
  • [Sulla mitologia dei nani] Tak scrisse il Mondo e le Leggi, e poi Lui ci lasciò. Non ci chiede di pensare a Lui, ma solamente di pensare. (p. 319)

Il gatto non adulterato (1989)[modifica]

  • I gatti Veri sentono un frigo che si apre da due camere di distanza.
  • Obiettivo di un gatto Vero è vivere in pace, riducendo al minimo le interferenze degli umani. Come le persone, in effetti.
  • Il modo migliore per tenere i gatti lontano dal giardino era prenderne uno.
  • I gatti sono comparsi all'improvviso. Un minuto prima non c'erano e un minuto dopo gli Egizi li adoravano, li mummificavano e costruivano tombe per loro.
  • I gatti non danno la caccia alle foche. Se sapessero cosa sono e dove trovarle lo farebbero, ma non lo sanno e quindi va bene così.
  • Meno del 17% dei gatti Veri finisce la sua vita con lo stesso nome con cui l'ha iniziata.
  • I gatti Veri non cacciano per mangiare, cacciano perché vi vogliono bene.
  • Tutti i gatti sono gatti di Schrodinger.
  • I gatti con il pedigree si riproducono, i Veri gatti si accoppiano.
  • Finché non ti accorgi di avere una tartaruga incastrata sotto il freno non conosci il significato della paura.
  • Il desiderio del gatto di entrare nel vostro misero orticello è molto più grande della vostra voglia di tenercelo lontano.
  • Le fusa dovevano essere un paio di scarpe di cemento nella grande corsa dell'evoluzione; invece hanno fatto sì che ai gatti andasse meglio di quanto molti altri animali potessero aspettarsi.
  • I gatti hanno imparato a evolversi in un mondo progettato all'inizio dalla natura ma in pratica dagli umani, e sono diventati bravissimi.
  • Le fusa significano "rendimi felice e io farò lo stesso con te". L'industria della pubblicità ci ha messo secoli a capire questa seducente verità.

Incipit di alcune opere[modifica]

Il mare e i pesci piccoli[modifica]

I guai iniziarono, e non per la prima volta, a causa di una mela.
Ce n'era un intero sacco sul tavolo pulitissimo e scolorito di Granny Weatherwax. Rosse e tonde, lucide e profumate, se avessero conosciuto il futuro, avrebbero ticchettato come bombe.
«Tienile tutte, il vecchio Hopcroft ha detto che potevo averne quante ne volevo», disse Nanny Ogg, lanciando un'occhiata furtiva all'amica strega. «Un frutto saporito, un po' rugoso, ma ottimo.»

Il piccolo popolo decolla[modifica]

In principio era F.lli Arnold (dal 1905) il grande Magazzino.[6]

Note[modifica]

  1. Da The Science of Discworld III: Darwin's Watch, con Ian Stewart e Jack Cohen, 2005, p. 55.
  2. Citato in AA.VV., Il libro dell'ecologia, traduzione di Roberto Sorgo, Gribaudo, 2019, p. 120. ISBN 9788858024362
  3. Da Hogfather, Transworld, 2008 (I ed: 1996), p. 215. ISBN 9781407035055
  4. Da Going Postal.
  5. (EN) Da I Shall Wear Midnight: Discworld Novel 38, Random House Children's Books, Londra, 2010, p. 70.
  6. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

Serie del Mondo Disco[modifica]

  • Terry Pratchett, I colori della magia (volume che contiene i romanzi Il colore della magia, La luce fantastica e L'arte della magia), traduzioni di Natalia Callori, Mondadori, 1991. ISBN 8804350857
  • Terry Pratchett, Il colore della magia, traduzione di Natalia Callori, TEA, 6° ed. 2009. ISBN 978-88-502-2024-3
  • Terry Pratchett, La luce fantastica, traduzione di Natalia Callori, collana Teadue 742, TEA, 4 ed., 1999, pp. 174. ISBN 978-88-7818-269-9
  • Terry Pratchett, L'arte della magia, traduzione di Natalia Callori, TEA, 4° ed. 2009, pp. 216. ISBN 978-88-502-1778-6
  • Terry Pratchett, Morty l'apprendista, traduzione di Alessandro Zabini, TEA, 3° ed. 2009, pp. 249. ISBN 978-88-502-1233-0
  • Terry Pratchett, Stregoneria, traduzione di Antonella Pieretti, TEA, 2002. ISBN 8878186945
  • Terry Pratchett, Stregoneria, traduzione di Antonella Pieretti, TEA, 3° ed. 2009, pp. 286. ISBN 978-88-502-1779-3
  • Terry Pratchett, Sorellanza stregonesca, traduzione di Antonella Pieretti, TEA, 2003. ISBN 8878186953
  • Terry Pratchett, Sorellanza stregonesca, traduzione di Antonella Pieretti, TEA, 2010 3° ed., pp. 303. ISBN 978-88-502-1780-9
  • Terry Pratchett, Maledette piramidi, traduzione di Pier Francesco Paolini, TEA, 2009 2° ed., pp. 290. ISBN 978-88-502-1777-9
  • Terry Pratchett, A me le guardie!, traduzione di Antonella Pieretti, TEA, 2005. ISBN 885020650X
  • Terry Pratchett, Eric, traduzione di Antonella Pieretti, TEA, 2009, pp. 151. ISBN 978-88-502-1840-0
  • Terry Pratchett, Stelle cadenti, traduzione di Serena e Valentina Daniele, TEA, 2007. ISBN 978-88-502-2143-1
  • Terry Pratchett, Il tristo mietitore, traduzione di Valentina Daniele, Salani Editore, Milano, 2008. ISBN 9788884519672
  • Terry Pratchett, Streghe all'estero, traduzione di Valentina Daniele, TEA, 2011, pp. 272. ISBN 978-88-502-2470-8
  • Terry Pratchett, Uomini d'Arme, traduzione di Antonella Pieretti, TEA, 2006. ISBN 978-502-1044-2
  • Terry Pratchett, Piedi d'argilla, traduzione di Antonella Pieretti, TEA, 2008. ISBN 9788850216512
  • Terry Pratchett, Going Postal, Corgi Books 2005. ISBN 0552149438
  • Terry Pratchett, Tartarughe divine, traduzione di Valentina Daniele, Salani Editore 2011. ISBN 8862565046; ISBN 8862565042
  • Terry Pratchett, Streghe di una notte di mezza estate, traduzione di Valentina Daniele, Salani Editore 2012. ISBN 8862567413
  • Terry Pratchett, All'anima della musica, traduzione di Valentina Daniele, Salani Editore 2013. ISBN 8867152964

Altri libri[modifica]

  • Terry Pratchett, Il gatto non adulterato, Salani Editore 2016. ISBN 978-88-6715-483-8
  • Terry Pratchett, Il mare e i pesci piccoli, traduzione di Marina Deppisch, in "Legends. Racconti inediti dei maestri del nuovo fantastico", Sperling & Kupfer, 2002. ISBN 8820033895

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]

Serie del Mondo Disco[modifica]