James Joyce

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James Joyce

James Joyce (1882 – 1941), scrittore irlandese.

Citazioni di James Joyce[modifica]

  • Cristoforo Colombo, come ognuno sa, è venerato dai posteri perché fu l'ultimo a scoprire l'America.[1]
  • [Roma] dev'essere stata una gran bella città al tempo di Cesare. Il foro una piazza magnifica. Vorrei sapere qualcosa della storia latina o romana. Ma non è il caso di cominciare a impararla adesso. Perciò lasciamo marcire le rovine.[2]
  • Il vero simbolo della conquista brittannica è Robinson Crusoe il quale, naufragato sur un'isola solitaria, con in tasca un coltello ed una pipa diventa architetto, falegname, arrotino, astronomo, prestinajo, costruttore navale, figulo, bastajo, agricoltore, sarto, ombrellajo e chierico. Egli è il vero prototipo del colonizzatore brittanico come Venerdì (il fedele selvatico che vi giunge in un giorno infausto) è il simbolo delle razze assoggettate. Tutta l'anima anglosassone è in Crusoe: l'indipendenza virile, la crudeltà inconscia, la persistenza, l'intelligenza tardiva eppur efficace, l'apatia sessuale, la religiosità pratica e ben librata, la taciturnità calcolatrice. Chi rilegga questo semplice e commovente libro alla luce della storia susseguente non può non subirne l'incanto fatidico.[3]
  • [...] la mia anima è a Trieste.[4]
  • Niente penna, niente inchiostro, niente tavola, niente posto, niente tempo, niente quiete, niente voglia.[5]
  • Non parlarmi di politica, sono solo interessato allo stile.[6]
Don't talk to me about politics. I'm only interested in style.[7][8]
  • Non vi è eresia, né filosofia, tanto aborrita dalla Chiesa, quanto l'essere umano.
There is no heresy or no philosophy which is so abhorrent to the church as a human being.[9]
  • Quando si ha una cosa, questa può essere portata via. [...] Ma quando si dà una cosa, questa è data. Nessun ladro può prendertela. [...] Se l'hai data tu, allora è tua per sempre. Sarà sempre tua. Ecco, questo è dare.[10]
  • Ritengo che i tre scrittori dell'Ottocento naturalmente dotati di maggior ingegno fossero d'Annunzio, Kipling, Tolstoi.[11]
  • Se ho scelto Dublino per scena è perché quella città mi appariva come il centro della paralisi.[12]

Dedalus[13][modifica]

Incipit[modifica]

C'era una volta tanto tempo fa una muuuuucca che veniva avanti lungo la strada, e questa muuuuucca che camminava sulla strada incontrò un simpatico ragazzetto a nome confettino... Questa favola gliela raccontava suo padre, suo padre lo guardava attraverso il vetro del monocolo: aveva una faccia pelosa. Era lui confettino. La muuuuucca veniva avanti lungo la strada di Betty Byrne; Betty vendeva zucchero filato al limone.

Oh, le roselline selvatiche Sul praticello verde

Cantava questa canzone. Era la sua canzone.

Citazioni[modifica]

  • Cercare adagio, umilmente, costantemente di esprimere, di tornare a spremere dalla terra bruta o da ciò ch'essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione della nostra anima, un'immagine di quella bellezza che siamo giunti a comprendere: questo è l'arte.
  • I sentimenti eccitati dall'arte falsa sono cinetici, il desiderio e la ripugnanza [...]. Le arti che eccitano questi sentimenti [...] sono perciò arti false. L'emozione estetica [...] è perciò statica.
  • Quando un'anima nasce in questo paese le vengono gettate delle reti per impedire che fugga. Tu mi parli di religione, lingua e nazionalità: io cercherò di fuggire da quelle reti.
  • Sarebbe un tormento spaventoso sopportare per tutta l'eternità anche soltanto la puntura di un insetto. Che cosa non deve essere allora sopportare per sempre i molteplici tormenti dell'inferno? Per sempre! Per tutta l'eternità! Non per un anno o per un secolo, ma per sempre. Cercate di immaginare il significato spaventoso di ciò. Più volte avrete visto la sabbia sulla riva del mare. Quale finezza hanno i suoi minuscoli granelli! E quanti di quei minuscoli granellini occorrono per formare il più piccolo pugno di sabbia che il fanciullo afferra giocando! E ora immaginate una montagna di questa sabbia alta due milioni di chilometri, dalla superficie della terra alle più remote sfere celesti, larga due milioni di chilometri, fino allo spazio più remoto, spessa due milioni di chilometri: e immaginate questa enorme massa di incalcolabili particelle di sabbia moltiplicata tante volte quante sono le foglie nella foresta, quante sono le gocce d'acqua nel possente oceano, quante sono le piume degli uccelli, le squame dei pesci, i peli degli animali, gli atomi nelle vaste propaggini dell'atmosfera: e immaginate che alla fine di ogni milione d'anni un uccelletto venga a portarsi via nel becco un granello minuscolo di quella sabbia. Quanti milioni su milioni di secoli non dovrebbero passare prima che l'uccelletto avesse portato via anche un solo decimetro cubico della montagna, quanti incommensurabili periodi su periodi di epoche non dovrebbero passare prima che l'avesse portata via tutta! Eppure, al termine di tale sconfinata estensione di tempo, non si potrebbe dire che fosse trascorso neppure un attimo dell'eternità. Alla fine di tutti questi bilioni e trilioni d'anni, l'eternità quasi non avrebbe avuto inizio. E se la montagna tornasse a risollevarsi dopo essere stata portata via per intero, e se l'uccelletto facesse ritorno e la portasse via di nuovo, granello per granello: e se la montagna dovesse così sorgere e abbassarsi tante volte quante sono le stelle del firmamento, gli atomi dell'aria, le gocce d'acqua del mare, le foglie degli alberi, le piume degli uccelli, le squame dei Pesci, i peli degli animali, alla fine di tutti gli innumerevoli sollevamenti e abbassamenti di tale montagna incommensurabilmente vasta, non si potrebbe dire che fosse trascorso un singolo attimo dell'eternità; anche allora, alla fine di un così lungo periodo, dopo le epoche incommensurabili del tempo, il cui solo pensiero fa sì che la mente sia scossa da violente vertigini, l'eternità quasi non avrebbe avuto inizio.

Gente di Dublino[modifica]

Incipit[modifica]

Le sorelle

Non c'era speranza per lui questa volta: era il terzo infarto. Sera dopo sera ero passato davanti alla casa (era vacanza) studiando il quadrato illuminato della finestra: e sera dopo sera l'avevo trovato illuminato nello stesso modo, di luce lieve e uniforme. Se era morto, pensavo, avrei visto il riflesso delle candele sulla tendina rossa, poiché sapevo che si dovevano mettere due candele al capezzale di un morto. Mi aveva detto: «Non sarà a lungo di questo mondo» e le sue parole mi erano sembrate oziose. Ora sapevo che erano vere. Ogni sera mentre fissavo la finestra in alto ripetevo piano la parola paralisi. Aveva sempre suonato strana alle mie orecchie, come la parola gnomone nella geometria e la parola simonia nel catechismo. Ma ora aveva per me un suono simile al nome di qualche essere malefico e colpevole. Mi riempiva di paura, eppure desideravo ardentemente esserle più vicino e contemplarne l'opera di morte.

Citazioni[modifica]

  • Ma il mio corpo era come un'arpa e le parole e gesti di lei come dita sulle sue corde. (da Arabia)
But my body was like a harp and her words and gestures were like fingers running upon the wires.
  • Derevaun seraun! Derevaun seraun![14]
  • I pensieri mi scappavano via. Gli impegni seri della vita, che ora parevano separarmi dai miei desideri, mi sembravano un gioco infantile, antipatico e noioso. (da Arabia)
  • Lei era un po' ordinaria – ogni tanto sbagliava le congiunzioni, diceva "se saprebbe". Ma che importanza aveva la grammatica se l'amava veramente? Non sapeva decidere se volerle bene o disprezzarla per quello che aveva fatto. Naturalmente l'aveva fatto pure lui. L'istinto lo portava a rimanere libero, a non sposarsi. Una volta sposato sei finito, gli diceva. (da Pensione di famiglia)
  • Moriva dal desiderio di salire in cielo attraverso il tetto e di volare verso un altro paese dove non avrebbe più sentito parlare dei suoi guai, eppure una forza lo spingeva dabbasso scalino per scalino. (da Pensione di famiglia)
  • Attendeva paziente, quasi allegra, senza nessuna ansia, mentre i ricordi cedevano il posto a speranze e progetti. Speranze e progetti talmente complessi che non vedeva nemmeno più i cuscini bianchi su cui fissava lo sguardo, né si ricordava di cosa fosse in attesa. (da Pensione di famiglia)
  • Osservò la scena e pensò alla vita – e come regolarmente gli succedeva quando pensava alla vita, diventò malinconico. Una tristezza dolce discese in lui. Sentì quanto era vano lottare contro la sorte – era questa la saggezza che i secoli gli avevano tramandato. (da Una piccola nube)
  • Convennero di interrompere i loro rapporti: ogni legame, disse lui, è un legame di dolore. (da Un caso pietoso)
  • Era stata evidentemente incapace di vivere, priva di qualsiasi forza di carattere, facile preda delle abitudini, uno dei relitti su cui è stata eretta la civiltà. (da Un caso pietoso)
  • Mentre sedeva lì, rivivendo la sua vita con lei ed evocando ora l'una ora l'altra delle immagini nelle quali adesso la concepiva, si rese conto che era morta, che aveva cessato di esistere, che era diventata un ricordo. (da Un caso pietoso)
  • Sembrava che un unico essere umano l'avesse amato, e lui le aveva negato la vita e la felicità, l'aveva condannato all'ignominia, a una morte vergognosa. (da Un caso pietoso)
  • Un'ondata di gioia ancora più tenera gli sfuggì dal cuore e gli scorse come un caldo flusso nelle arterie. Come il tenero fuoco di stelle, attimi della loro vita insieme, di cui nessuno sapeva o avrebbe mai saputo, si scagliarono nella sua memoria illuminandola. Desiderava rammentarle quegli attimi, farle dimenticare gli anni della noiosa vita in comune e ricordarle soltanto gli attimi di estasi. Perché gli anni, sentiva, non avevano spento la sua anima o quella di lei. I bambini, lo scrivere, le cure della famiglia non avevano spento del tutto il tenero fuoco delle loro anime. In una lettera che le aveva scritto allora aveva detto: "Come mai parole come queste mi sembrano tanto fiacche e fredde? Forse perché non esiste per il tuo nome parola abbastanza tenera? Le parole scritte anni prima gli giunsero dal passato come una musica lontana. Moriva dal desiderio di rimanere solo con lei. Quando, andati via gli altri, lui e lei sarebbero stati nella loro camera in albergo, allora sarebbero stati soli, e insieme. (da I morti)
  • Un picchiettare sommesso sui vetri lo fece voltare verso la finestra: aveva ricominciato a nevicare. Osservò assonnato i fiocchi neri e argentei che cadevano obliqui contro il lampione. Era giunto il momento di mettersi in viaggio verso occidente. Sì, i giornali dicevano il vero: c'era neve dappertutto in Irlanda. Cadeva ovunque nella buia pianura centrale, sulle nude colline; cadeva soffice sulla palude di Allen e più a ovest sulle nere, tumultuose onde dello Shannon. Cadeva in ogni canto del cimitero deserto, lassù sulla collina dove era sepolto Michael Furey. S'ammucchiava alta sulle croci contorte, sulle pietre tombali, sulle punte del cancello, sugli spogli roveti. E la sua anima gli svanì adagio adagio nel sonno mentre udiva lieve cadere la neve sull'universo, e cadere lieve come la discesa della loro estrema fine sui vivi e sui morti. (da I morti)

Musica da camera[modifica]

Incipit[modifica]

Corde in terra e nell'aria
Suonano dolcemente;
Corde presso il fiume
Dove i salci si toccano.
C'è lungofiume una musica
Là dove Amore gironzola
Coi fiori smorti sul mantello,
Sul capo le foglie imbrunite.

Citazioni[modifica]

  • In quell'ora che ogni cosa ha quiete,
    O solitario custode dei cieli,
    Non senti il vento notturno
    E le arpe sospiranti Amore che schiuda
    I pallidi cancelli dell'alba?
    (p. 37)
  • Stare vorrei in quel dolce seno
    (Quanto dolce e leggiadro!)
    Dove non colga nessun aspro vento.
    Per via delle brulle austerità
    Stare vorrei in quel dolce seno.
    (p. 40)
  • Amore è misero se il suo amore è assente. (p. 43)
  • Vento nunziale soffia
    Perché amore è colmo;
    Presto, oh, molto presto
    il tuo amore sarà da te.
    (p. 47)
  • La sua mano sta
    Sotto il morbido seno rotondo,
    Colui che ha dolore
    Così si queterà
    . (p. 52)
  • Fossi pure il tuo Mitridate
    Assuefatto a sfidare il dardo velenoso,
    Sempre me immune dovrai abbracciare
    Per conoscere l'estasi del cuore.
    (p. 61)

[James Joyce, Musica da camera (Chamber Music), traduzione di Alfredo Giuliani, in Poesie, prefazione e a cura di Alberto Rossi, Oscar Mondadori, 1967]

Ulisse[modifica]

Incipit[modifica]

Solenne e paffuto, Buck Mulligan comparve dall'alto delle scale, portando un bacile di schiuma su cui erano posati in croce uno specchio e un rasoio. Una vestaglia gialla, discinta, gli levitava delicatamente dietro, al soffio della mite aria mattutina. Levò alto il bacile e intonò:

Introibo ad altare Dei.

Fermatosi, scrutò la buia scala a chiocciola e chiamò berciando:

– Vieni su, Kinch! Vieni su, pauroso gesuita.

Citazioni[modifica]

  • Ascolta: una frase ondosa di quattro parole: siisuu, hiss, issiiiss, uuus.[15]
  • ... bisognerebbe che prendessi un bel paio di pantofole rosse come quelle che vendevano quei turchi col fez, oppure anche gialle e una bella veste da camera semitrasparente ne ho un bisogno estremo... come quelle di tanto tempo fa da Walpole solo 8/6 o 18/6...[16]
  • Bloom: [...] Libero denaro, libero amore, e libera chiesa laica in libero stato laico. O' Madden Burke: Libera volpe in libero pollaio.[17]
  • Chi ruba al povero presta al signore.
  • "Come noi […] intessiamo e disintessiamo i nostri corpi," disse Stephen, "di giorno in giorno, le loro molecole su e giù come una spola, così l'artista intesse e disintesse la sua immagine."
  • Dio fece il cibo, ma certo il diavolo fece i cuochi.
  • Fragilità, il tuo nome è matrimonio. (2012)
  • La donna è spesso il punto debole del marito.[18]
  • La paternità, nel senso dell'atto cosciente di mettere al mondo, è sconosciuta all'uomo. (2012)
  • La storia, disse Stephen, è un incubo da cui cerco di destarmi.
  • [Donne] Non le vedi mai sedersi su una panchina con su scritto Vernice fresca. Si guardano intorno ovunque. (2012)
  • Non mi va quel lavoro. Casa in lutto. Camminare. Pat! Non sente. Sordo come una campana.[19]
  • Ogni vita è una moltitudine di giorni, un giorno dopo l'altro. Noi camminiamo attraverso noi stessi, incontrando ladroni, spettri, giganti, vecchi, giovani, mogli, vedove, fratelli adulterini.[20]
  • Ognuno ha i suoi gusti, come disse Morris quando baciò la vacca.
  • Qual è l'età dell'anima umana? Come ella ha virtù di camaleonte nel modificare colore ad ogni nuovo avvicinamento, nell'esser felice con i beati e triste con i disperati, così è anche l'età, mutevole come il suo temperamento. (2012)
  • Quattrini e cretini non si fanno compagnìa.
  • Sentì poi un profondo sospiro caldo, più debole, mentre la donna si rivoltava e gli anelli d'ottone ballonzolanti della lettiera tintinnavano.[21]
  • Si può passar sopra a un morso di lupo, ma non a un morso di pecora.
  • Sotto la marea montante vide le alghe contorte sollevare languidamente e ondulare braccia riluttanti, alzando le gonnelle, nell'acqua sussurrante ondulando e altovolgendo timide fronde argentee. Giorno per giorno: notte per notte: sollevate, inondate e lasciate cadere. Signore, sono spossate: e, in risposta al sussurro, sospirano. Sant'Ambrogio lo udì, il sospiro di foglie e di onde, mentre aspettavano, attendevano la pienezza dei loro tempi, diebus ac noctibus iniurias patiens ingemiscit. Senza alcun fine raccolte: poi vanamente liberate, fluttuanti in avanti, indietro rivolgenti: telaio della luna. (1989, pp. 69-70)
  • Sta nello spazio ciò a cui nel tempo devo arrivare, ineluttabilmente.
  • Un uomo di genio non commette sbagli. I suoi errori sono volontari e sono i portali della scoperta. (2012)
  • Uomo affamato, uomo arrabbiato.

Citazioni su Ulisse[modifica]

  • Ci sono passi nell'Ulisse che si possono leggere soltanto al gabinetto, se si vuole gustare appieno il piacere che essi danno. (Henry Miller)
  • È bizzarro ma mi sembra che tutte le volte che rileggo l'Ulisse di James Joyce sia un libro diverso e perciò mi domando: è il libro che è cambiato o sono io? (How I Met Your Mother)
  • Ho terminato l'Ulisse e mi sembra un colpo mancato. Genio ne ha, direi, ma di una purezza inferiore. Il libro è prolisso. È torbido. È pretenzioso. È plebeo, non solo nel senso ovvio, ma nel senso letterario. Uno scrittore di classe, voglio dire, rispetta troppo la scrittura per ammettere le trovate, le sorprese, le bravure. (Virginia Woolf)
  • Ulisse va visto come l'ultimo dei capolavori della narrativa ottocentesca, e il primo di quelli del nostro secolo. Anche in questa ambivalenza si rivela il suo carattere di opera eccezionale. (Edoardo Sanguineti)

Incipit di alcune opere[modifica]

Finnegan's Wake H. C. E.[modifica]

fluidofiume, passato Eva e Adamo, da spiaggia sinuosa a baia biancheggiante, ci conduce con più commudus vicus di ricircolo di nuovo a Howth Castle Edintorni.[22]

I morti[modifica]

Lily, la figliola del fattore, non ce la faceva più, letteralmente, a stare in piedi. Faceva appena in tempo a accompagnare un invitato nello sgabuzzino dietro alla dispensa a pianterreno e a aiutarlo a togliersi il cappotto che già lo sfiatato campanello della porta principale suonava di nuovo e lei doveva dare di corsa lo spoglio corridoio per far entrare un altro ospite.[22]

Citazioni su James Joyce[modifica]

  • Braque e James Joyce sono gli incomprensibili che tutti capiscono. (Pablo Picasso)
  • Il romanzo ha raggiunto tali perfezioni, prima dello sfacelo di Joyce, fino alla rottura che Joyce compie sui personaggi e sulla parola, mettendo a nudo gli organi interni dell'uomo, che adesso si possono fare solo dei flashes sulla vita, riportare delle impressioni, delle testimonianze, come faccio io. (Domenico Rea)
  • Joyce non procede da Henry James ma direttamente da Flaubert e Ibsen. (Ezra Pound)
  • Non ci sono stati successori di Joyce nella lingua inglese; forse non ce ne possono essere di un talento così esauriente del suo proprio potenziale. (George Steiner)
  • Un uomo che cogliamo in aspetti obliqui di bohème, di fuggitivo, di straniero, personaggio ambiguo e talora grottesco come il suo Bloom; un pedante, un maniaco, un poeta con molte caratteristiche del raté, le cui opere sarebbero rimaste quelle di un raté in ogni altro secolo fuor che nel Novecento, che si arrese al fascino della loro illeggibilità. (Mario Praz)
  • Un uomo (Joyce) che ha creato tre capolavori ha il diritto di sperimentare. Non vi è nessuna ragione per bloccare il traffico. (Ezra Pound)

Note[modifica]

  1. Da Il miraggio del pescatore di Aran: La valvola dell'Inghilterra in caso di guerra, in Scritti italiani, a cura di Gianfranco Corsini, Giorgio Melchiori e Louis Berrone, A. Mondadori, 1979.
  2. Citato in Mirko Zilahy, Il Grillino Leopardi a Tor di Valle, La Lettura, supplemento del Corriere della Sera, 26 febbraio 2017, p. 44-45.
  3. Scritto in italiano da Joyce. Da Verismo ed idealismo nella letteratura inglese, in Occasional, critical and political writing, a cura di Kevin Barry, Oxford University Press, Oxford, 2000, pp. 178-79. ISBN 0-19-283353-7.
  4. Da una lettera a Nora Barnacle del 27 ottobre 1909; citato in Letters of James Joyce, vol. II edito da Richard Ellmann, London: Faber & Faber, 1966.
  5. Da una lettera a Stanislaus Joyce, Roma, 7 dicembre 1906, in Lettere e saggi, a cura di Enrico Terrinoni, traduzione di Giorgio Melchiori, Giuliano Melchiori, Renato Oliva, Sara Sullam, il Saggiatore, Milano, 2016, p. 206. ISBN 9788842822547
  6. Citato in Umberto Eco, Le Poetiche di Joyce, Bompiani, 1966².
  7. Frase rivolta al fratello Stanislaus Joyce, in un incontro dopo il 1920, a un accenno di quest'ultimo al fascismo. Umberto Eco, ne Le Poetiche di Joyce, ha commentato: «Ci lascia perplessi quanto alla definizione della sua figura umana, ma rappresenta pur sempre un esempio di scelta ascetica e rigorosa, senza mezze misure, tale da incuterci, se non ammirazione, sgomento».
  8. Citato in Richard Ellmann, introduzione a Stanislaus Joyce, My Brother's Keeper, Da Capo Press, 2003.
  9. Da Letter to Augusta Gregory, 22 ottobre 1902; citato in Richard Ellmann, James Joyce (1959), Oxford University Press, 1983, p. 107. ISBN 0-195-03381-7
  10. Da Exiles, traduzione di Ornella Trevisan, Edizioni Studio Tesi, 1992³.
  11. Citato in L'arte di Gabriele d'Annunzio, Atti del convegno internazionale di studio, Venezia-Gardone Riviera-Pescara, 7-13 ottobre 1963, a cura di Emilio Mariano, Mondadori, Milano, 1968, p. 169.
  12. Da Letter to Grant Richards, 5 maggio 1906; citato in Ulisse: Guida alla lettura, Mondadori, 2000.
  13. In alcune versioni Ritratto dell'artista da giovane.
  14. Parole pronunciate dalla madre di Evelyn delirante: presunto gaelico per "The end of pleasure is pain".
  15. Citato in AA.VV., Il libro della letteratura, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 220. ISBN 9788858024416
  16. Citato in AA.VV., Il libro della letteratura, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 219. ISBN 9788858024416
  17. Da Ulisse, traduzione di Giulio De Angelis, Arnoldo Mondadori Editore, 1971, pp. 664-665.
  18. Citato in Elena Spagnol, Citazioni, Garzanti, 2003.
  19. Citato in AA.VV., Il libro della letteratura, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 216. ISBN 9788858024416
  20. Citato in AA.VV., Il libro della letteratura, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 217. ISBN 9788858024416
  21. Citato in AA.VV., Il libro della letteratura, traduzione di Daniele Ballarini, Gribaudo, 2019, p. 221. ISBN 9788858024416
  22. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • James Joyce, Gente di Dublino, traduzione di Marina Emo Capodilista, Newton & Compton, 1994.
  • James Joyce, Dedalus, traduzione di Bruno Oddera, Arnoldo Mondadori Editore, 1996.
  • James Joyce, Ulisse, traduzione di Giulio De Angelis, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1960.
  • James Joyce, Ulisse, traduzione di Giulio De Angelis, Arnoldo Mondadori Editore, Oscar Mondadori, Milano, 1989.
  • James Joyce, Ulisse, a cura di Enrico Terrinoni, traduzione di Enrico Terrinoni e Carlo Bigazzi, Newton Compton, 2012.

Voci correlate[modifica]

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Opere[modifica]