Attentato al Crocus City Hall
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Citazioni sull'attentato al Crocus City Hall.
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[modifica]- Ci aspettavamo la versione dei funzionari russi sulla "traccia ucraina" nell'attacco terroristico al Crocus City Hall. Primitivismo e prevedibilità sono le caratteristiche dei servizi di sicurezza russi: qualsiasi tentativo di collegare l'Ucraina all'attacco terroristico è assolutamente insostenibile. L'Ucraina non ha il minimo legame con questo attacco. La versione dei servizi russi è assurda. (Mychajlo Podoljak)
- È evidente che Putin e altri mascalzoni stanno solo provando a incolpare qualcun altro per quanto accaduto. Ricorrono sempre gli stessi metodi. È già stato fatto prima. Ci sono state case distrutte, sparatorie, ed esplosioni. E loro hanno sempre incolpato altri. Sono venuti in Ucraina, bruciato le nostre città e stanno cercando di dare la colpa all'Ucraina. Torturano, violentano il nostro popolo e li accusano. Hanno portato centinaia di migliaia dei loro terroristi qui, nel territorio ucraino, combattono contro di noi, e non si interessano di ciò che succede all'interno del loro paese. Ieri è successo questo, e questo abbietto Putin, invece di assistere i suoi cittadini e rivolgersi a loro è rimasto in silenzio per un giorno pensando come riuscire a collegare quanto è successo con l'Ucraina. (Volodymyr Zelens'kyj)
- [«Quale sarà l'impatto dell'attentato al Crocus sulla leadership di Putin?»] L'ha minata e continuerà a minarla, tanto più che se l'alert sul rischio attentati non è stato ascoltato è perché Putin non si è fidato degli americani. Una volta, Putin traeva legittimità dalla sua capacità di offrire ai russi una qualità di vita in costante miglioramento. Ora, che non è più così, sta puntando sulla sua immagine di uomo forte difensore della madrepatria. Oggi, però, i russi sono preoccupati. La legittimazione come duro non funziona più quando sei un settantenne che non ha risposte reali alle sfide di oggi. (Mark Galeotti)
- L'insensata guerra decennale dell'Urss in Afghanistan con enormi perdite tra la popolazione locale e la lunga e sanguinosa guerra in Cecenia hanno consolidato gli jihadisti contro il nostro Paese. Dal settembre 2015 la partecipazione diretta delle forze armate russe alla guerra civile siriana con continui attacchi aerei contro l'Isis ha nuovamente aumentato notevolmente per la Russia il pericolo di attacchi terroristici provenienti da queste regioni estremamente pericolose. Quindi la rivendicazione dell'Isis potrebbe essere ben fondata. (Grigorij Javlinskij)
- La Russia ucciderà i leader ucraini se sono coinvolti nell’attentato a Mosca. (Dmitrij Medvedev)
- Questa della Crocus City Hall è un'operazione perfetta per le capacità operative dello Fsb (exKGB) e seguirebbe una lunga storia di attacchi effettuati al solo scopo di giustificare una reazione da tempo pianificata. Mentre nessuno degli accusati (Ucraina, Stati Uniti, Regno Unito) aveva alcun interesse a fornire a Putin il destro di annunciare una devastante «escalation» (fors'anche nucleare), il despota del Cremlino aveva varie ragioni per puntare a una mobilitazione popolare per un fatto grave e sanguinoso come l'attacco del 22 marzo: lo stallo in essere al fronte prima di tutto e l'assenza di prospettive belliche a breve in assenza dell'«escalation» di cui stiamo dicendo. [...] Per questo motivo, l'antico e mai dismesso «cui prodest?» (a chi giova?), insistiamo sull'«operazione domestica», l'unica che può dare una risposta razionale al complesso di buchi e di inefficienze che hanno accompagnato l'attacco, prima (dalla sottovalutazione degli avvisi Usa alla mancata attivazione dello stato di emergenza) e dopo con una fuga che si arresta nelle vicinanze del confine ucraino. (Domenico Cacopardo)
- Questo attacco terroristico è un evento di tipo "cigno nero", potrebbe diventare una moderna Sarajevo. Ricordate la storia. (Grigorij Javlinskij)
- In una regione super-controllata da polizia e servizi di sicurezza come Mosca è davvero curioso che questo gruppo di uomini armati abbia potuto agire in quel modo. Forse sono stati aiutati dal fatto che i comandi russi hanno concentrato il meglio delle loro forze attorno al confine ucraino. In verità, guardano nella direzione sbagliata: mirano a Kiev, che sta solo difendendosi, e non controllano a sufficienza gli estremisti islamici e i terroristi di Isis. Mosca ha scelto di combattere una guerra diversa e ne paga le conseguenze.
- Non posso dire con certezza chi siano i responsabili. Ma è chiaro che, indipendentemente da chi abbia sparato, il regime di Putin strumentalizzerà l'attacco per accrescere la repressione in Russia e per intensificare l'aggressione contro l'Ucraina.
- Putin ha subito usato questo bagno di sangue per incolpare noi occidentali e attaccare l'Ucraina. Ci tengo a ripetere al lettore europeo, e in particolare italiano, che Putin non è interessato ad alcuna forma di dialogo con noi. Putin non cerca la nostra amicizia, non vuole il negoziato per raggiungere un compromesso e non vuole concessioni da parte nostra. Suo obbiettivo principale resta la distruzione dell'Ucraina indipendente e il suo asservimento a Mosca.
- Anche nei talk show italiani il partito filorusso appariva agitatissimo e schierato nell'attribuire agli ucraini la responsabilità della strage. Si deve atto al Professor Orsini di aver preso nettamente le distanze dall'idea di accusare gli ucraini di essere dietro la strage di Mosca. Ma il resto del fronte sembrava in festa per la splendida opportunità e Travaglio trovava ridicola la pretesa degli americani di essere credibili se avvertono con giorni d'anticipo Putin dell'imminente attacco.
- Non era ancora stato domato l'incendio e già Putin collegava la strage compiuta dall'Isis-K, con il presidente Zelensky. E ha fatto bombardare Kyiv e Odessa con missili ipersonici come "risposta" a una strage rivendicata dall'Isis che sembra la fotocopia di quella al teatro Bataclan di Parigi.
- Putin già all'inizio di questo mese di marzo aveva accusato diplomazia e servizi americani che lo avevano avvertito di una possibile strage islamica, di essere dei "provocatori". Anche il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani aveva chiesto agli italiani presenti a Mosca di stare alla larga dai posti affollati come i concerti. Né le parole del presidente Putin né dei suoi collaboratori sono stati in grado di indicare qualsiasi relazione fra la strage islamica rivendicata dall'Isis con la guerra di aggressione e invasione dell'Ucraina. E che risponde invece ad un gioco crudele e cui il mondo non era abituato dal 1914 con l'attentato di Sarajevo che aprì le danze della Grande guerra.
- Gli esperti hanno dato credito alla rivendicazione [dell'ISIS-K] e ricordano che l'organizzazione non ha l'abitudine di assumersi la responsabilità di azioni che non ha compiuto.
- Putin non ha citato direttamente il gruppo Stato islamico, nonostante a quel punto l'organizzazione avesse già rivendicato la paternità del massacro. Il fatto che Putin accusi l'Ucraina non sorprende nessuno. Era del tutto prevedibile che la comunicazione del Cremlino cercasse di colpire il suo avversario in un conflitto che sta vivendo una nuova escalation. D'altronde la parola “guerra” comincia a essere utilizzata ufficialmente anche a Mosca. E non è un buon segno. Dato che Putin non ha fornito le prove della collusione tra i terroristi e Kiev, bisogna prendere con le molle la “narrativa” russa, il cui obiettivo, più che fare luce sull'attentato, potrebbe essere quello di giustificare la sua guerra contro l'Ucraina, in corso da due anni.
- La prima lezione di questo tragico evento è che esistono ottimi motivi per diffidare delle accuse russe. Prima di tutto perché Putin deve giustificare agli occhi della popolazione il disastro della sicurezza andato in scena il 22 marzo, anche alla luce degli avvertimenti americani di tre settimane fa, ignorati platealmente da Mosca. Inquadrando l'attentato nella cornice della guerra con l'Ucraina e l'occidente, il presidente russo fornisce una spiegazione semplice, forse troppo semplice. La seconda lezione è che la Russia ha indirizzato tutti i suoi sforzi militari, industriali e umani verso la guerra contro l'Ucraina, al punto da trascurare la lotta contro il terrorismo. È una delle grandi debolezze degli stati moderni, incapaci di gestire più di una crisi alla volta. L'attentato in Russia ne è l'ennesima dimostrazione.
- L'attentato ricorda quello del Bataclan a Parigi del 2015, ma in questo caso le forze di polizia sono arrivate dopo la fuga degli assalitori.
- L'attacco terroristico della scorsa settimana a Mosca, dopo una lunga pausa, ci ricorda che è finito il tempo in cui i combattenti ceceni prendevano ostaggi e chiedevano negoziati: ora gli islamisti radicali sono pronti a uccidere senza discutere e le forze di sicurezza russe sono pronte a scomparire dalla scena al primo segnale di pericolo.
- Nel prossimo futuro il Cremlino cercherà di dimenticarsene piuttosto che usare l'attacco per un nuovo giro di vite.Infatti iniziare una nuova guerra al terrore su larga scala significherebbe, da un lato, firmare il fallimento della precedente e, dall'altro, distrarsi dalla campagna in Ucraina, che per Vladimir Putin è diventata l'obbiettivo principale. Pertanto, il dittatore russo oggi non parla della sicurezza dei suoi sudditi, ma del fatto che tutte le forze e le risorse devono essere subordinate al raggiungimento degli obiettivi fissati in relazione all'Ucraina.
- Sebbene l'attacco terroristico a Mosca sembri un evento isolato e quasi accidentale, il suo ripetersi potrebbe avere un'importanza inestimabile, poiché alcune tragedie di questo tipo potrebbero essere molto più efficaci nel convincere i russi della fallacia delle politiche del loro governo rispetto a milioni di ore di interviste su YouTube di oppositori espatriati e a centinaia di reportage.
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- Molti fatti chiave non sono ancora chiari, e si può star certi che lo diventeranno sempre meno man mano che il Cremlino si adopererà per sfruttare la crisi all’interno e all’estero.
- In una delle città più sorvegliate del mondo, dove si può essere arrestati in 30 secondi per aver sussurrato “no alla guerra”, i terroristi hanno continuato il loro attacco per più di un’ora e poi si sono semplicemente allontanati.
- Come tutti i dittatori, Putin eccelle nel creare distrazioni dai suoi crimini. L’attacco di Mosca distoglierà l’attenzione globale dalla sua guerra contro l’Ucraina, ma non lo distrarrà affatto. Piangete per ogni vita innocente persa a Mosca, ma agite anche per salvare la prossima in Ucraina.
- Se un sospetto serial killer è in libertà, la prima cosa da fare quando c’è un omicidio è controllare il suo alibi. Putin è sotto accusa per crimini di guerra e i suoi sanguinosi precedenti lo rendono il sospetto n. 1. Non ci può essere una causa comune contro il terrorismo con la Russia quando il terrorista più abile del mondo governa il Cremlino.
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- La notte del 24 marzo, giorno di lutto nazionale, undici vecchi bombardieri strategici Tu-95 si sono alzati in volo per attaccare le città ucraine di Kiev, Odessa e Leopoli. Questo lutto a suon di bombe mostra con grande chiarezza la trappola in cui il presidente Vladimir Putin ha trascinato la Russia. I piloti, con al braccio bende di lutto in memoria dei moscoviti uccisi dai terroristi, hanno lanciato una raffica di missili sulla popolazione ucraina. Nelle strade di Mosca il lutto sincero convive con gli appelli del governo a unirsi alle file degli assassini.
- Le ambasciate degli Stati Uniti e di altri paesi, evidentemente in possesso d'informazioni d'intelligence, il 7 marzo avevano avvertito Mosca del rischio di un imminente attacco terroristico a raduni di massa, come concerti. Il Servizio federale russo per la sicurezza (Fsb, i servizi segreti interni) ha però ignorato l'avvertimento, preferendo concentrarsi sui sabotatori ucraini e le cellule estremiste lgbt.
- È già chiaro che questa tragedia è stata resa possibile dal grandioso fallimento dei servizi antiterrorismo russi, negli ultimi anni impegnati in tutto tranne che in quelli che dovrebbero essere i loro compiti: si sono occupati soprattutto di svolgere indagini politiche e di coprire le atrocità commesse dai russi nei territori occupati dell'Ucraina.
- Oggi le autorità russe si trovano in un vicolo cieco, perché è impossibile stabilire la differenza tra i propagandisti del Cremlino, come il politologo Aleksandr Dugin e il politico Dmitrij Medvedev, e i predicatori fondamentalisti. Anche se ovviamente combattono sotto bandiere diverse, sia i sostenitori della guerra in Ucraina sia i jihadisti pensano che il mondo moderno debba essere distrutto dalla legge del più forte e dicono di voler costruire una società nuova, fondata sulla lotta contro quelli che sono percepiti come infedeli. Per il Cremlino l'attentato al Crocus è stato un brutale scontro con la realtà.
- Sullo sfondo della guerra e del terrorismo già si vede arrivare una tremenda ondata di xenofobia. La Russia si sta avviando verso la catastrofe, in onore degli eroi dell'operazione militare speciale. Le autorità hanno un'unica possibilità per uscire da questo vicolo cieco e non mettersi sullo stesso piano dei terroristi: mettere fine alla guerra in Ucraina.
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- La cosa più importante ora è impedire che coloro che sono dietro questo bagno di sangue commettano un nuovo crimine.
- Tutti e quattro gli autori diretti dell’attacco terroristico, tutti coloro che hanno sparato e ucciso persone, sono stati trovati e arrestati. Hanno cercato di nascondersi e si sono diretti verso l’Ucraina, dove, secondo i dati preliminari, sul lato ucraino è stata preparata una finestra per attraversare il confine di stato.
- È già evidente che ci troviamo di fronte non solo ad un attacco terroristico attentamente pianificato e cinicamente, ma ad un omicidio di massa preparato e organizzato di persone pacifiche e indifese. I criminali hanno deciso con calma e determinazione di uccidere, di sparare a bruciapelo sui nostri cittadini, sui nostri figli. Proprio come un tempo i nazisti compivano massacri nei territori occupati, così decisero di inscenare un’esecuzione spettacolo, un sanguinoso atto di intimidazione.
- I terroristi, gli assassini e gli esseri non umani che non hanno e non possono avere una nazionalità devono affrontare un destino poco invidiabile: la punizione e l’oblio. Non hanno futuro. Il nostro dovere comune adesso: i nostri compagni al fronte, tutti cittadini del Paese, è stare insieme in un’unica formazione. Credo che sarà così.
- I servizi hanno sempre torturato i detenuti in passato, ma non lo hanno mai reso pubblico. A giudicare dal modo in cui hanno diffuso i filmati delle torture degli attentatori, sembra che un nuovo livello di brutalità sia la nuova norma. Non riguarda solo i terroristi. Potrebbe toccare a chiunque, perché le nuove norme tendono ad espandersi molto rapidamente ad altre categorie di nemici.
- L'Fsb è un'agenzia molto abile nel reprimere, intimidire, uccidere o indagare su crimini già commessi. I quattro terroristi sono stati arrestati, ad esempio, in meno di 24 ore. Ma per prevenire un attacco, servono strumenti e capacità completamente diverse. Bisogna investire nella condivisione e nella raccolta di informazioni, ma anche nella fiducia. La fiducia tra diverse agenzie di intelligence, fiducia all'interno della stessa agenzia, fiducia tra agenzie russe e partner stranieri. E già prima del conflitto in Ucraina, questa fiducia era scarsa. Ora ancora di più.
- La risposta dei servizi di emergenza è stata tutt'altro che competente. C'è stata una chiara mancanza di coordinamento e un evidente ritardo nella risposta il che ha provocato un fatto orribile: la maggior parte delle persone sono morte non perché uccisa dai terroristi, ma dall'incendio non domato. Lo abbiamo già visto tante volte in Russia. Significa che questi problemi continuano a non essere risolti.
- Putin evita di accusare direttamente l'Isis o l'Ucraina perché ha bisogno di avere un margine di manovra per i suoi giochi tattici. E per poter creare diverse narrazioni e lasciare spazio alla sua macchina di propaganda per sfruttare le opportunità offerte da questo attacco.
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- Il fatto che l'attentato sia andato in porto, è sintomo della fragilità del sistema di sicurezza e della vulnerabilità dell'Fsb, l'ex Kgb. Del resto tutta l'attenzione della Russia, negli ultimi due anni, si è concentrata sull'Ucraina: è probabile che vi sia stato un abbassamento della guardia rispetto al terrorismo islamista. Ma se quest'azione dell'Isis-K racconta la debolezza dei servizi segreti russi, può invece rafforzare il regime, con misure quali la pena di morte e la legge marziale. Attentati di questa portata hanno prodotto una stretta repressiva nelle democrazie, figuriamoci in una dittatura
- Putin [...] aveva un interesse a ribaltare i fatti e insinuare il dubbio inquietante cella matrice ucraina. Primo, per distogliere i riflettori dalle fragilità del sistema. Poi, perché magari trova davvero qualcuno disposto a credere che siano stati gli ucraini e ritorna il dibattito in Occidente sul dare o no le armi a Kiev.
- Forse non c'è solo il jihadismo islamico. Forse, ci sono collegamenti con le pulsioni del Caucaso del Nord. La Russia è attraversata da divisioni etno-politico-religiose importanti. Ma Putin ha già escogitato la risposta efficace, il modello funzionale alle sue mire, ventiquattro anni fa con la Cecenia, dove a comandare è Kadyrov, suo alleato. Né ci sono indicazioni che il regime russo stia per implodere sotto la pressione di queste spinte o dell'attrito tra le faglie interne. L'implosione, se vi sarà, partirà dall'alto. Il terrorismo non richiama le masse.
- L'avvertimento americano è stato per Putin una grande fonte di imbarazzo, e una delle ragioni per cui ha scaricato la colpa sugli ucraini. La collaborazione contro il terrorismo c'è a prescindere, per quanto gli americani abbiano dovuto dare l'allerta pubblicamente, il 7 marzo, non in privato. Tra qualche settimana, sono pronta a scommettere, non si parlerà più nei media o altrove dell'attentato alla Crocus City Hall.
- Beslan, Dubrovka, il settembre nero del 1999 a Mosca. Le riprese terribili dall'interno del centro Krokus-City fanno ricordare i momenti più neri della recente storia russa. Il ritorno del terrorismo, nel cuore della Russia, pochi giorni dopo la proclamazione di Vladimir Putin come non solo vincitore delle «elezioni» presidenziali, ma anche come dell'unico politico russo, che governa un Paese di esecutori e sottoposti, fa esplodere quella immagine di controllo totale che il Cremlino aveva proposto come una delle sue principali conquiste.
- Il tentativo di utilizzare la tragedia per mobilitare la nazione nella guerra contro Kyiv non sembra aver funzionato. Gli ucraini colpiscono altrove, mentre il Cremlino è costretto a distogliere lo sguardo dalla direzione occidentale, l'unica che gli interessava ultimamente, per ricordarsi di avere le spalle scoperte a Oriente, in quel Caucaso che sembrava ormai "costretto alla pace", e nell'Asia Centrale governata da colleghi dittatori più o meno leali a Mosca. Ma le ambizioni "geopolitiche" di Putin, spesso ispirate dal desiderio di contrastare gli occidentali, hanno lasciato segni in Siria come in Medio Oriente, in diversi Paesi africani appaltati ai mercenari della Wagner, per non parlare delle strane amicizie con i taleban afghani e gli ayatollah iraniani. Un fronte variopinto, il cui odio antirusso potrebbe venire alimentato ulteriormente dalle immagini dei sospetti terroristi torturati dagli agenti russi, insanguinati, con le orecchie tagliate, i pantaloni calati e i fili elettrici attaccati alle parti intime.
- La propaganda continua a ripetere il mantra della "traccia ucraina" nella più terribile strage terroristica mai vissuta dalla capitale russa, ma i moscoviti sembrano credere più alle immagini che alle parole, e le facce dei presunti killer che la tv gli sta mostrando sono così simili a decine di altre facce che vedono tutti i giorni. Tassisti, spazzini, muratori, camerieri, venditori al mercato, il "tagiko collettivo" all'improvviso da fonte di irritazione e disprezzo diventa una minaccia. La polizia sta facendo raid a tappeto negli ostelli e nei convitti degli immigrati, le direzioni di molti centri commerciali stanno chiedendo agli affittuari di presentare le liste di tutti i dipendenti originari dall'Asia Centrale, non solo tagiki, ma anche kirghizi, kazakhi, uzbeki. In Russia è tornata la grande paura del terrorismo, che assume subito il volto del diverso, dello straniero, del musulmano.
- La scenografia della strage di Krokus ricorda tanto Beslan e soprattutto Dubrovka, la presa di ostaggi nel teatro, un altro attacco alla Mosca benestante e indifferente a una tragedia lontana. Ma a vedere le immagini dei commandos che sparano contro le guardie e il pubblico, senza – almeno da quello che si sa per ora – nessuna minaccia, rivendicazione o richiesta – viene in mente semmai la strage del Bataclan. Gli uomini entrati al Krokus non volevano negoziare o mostrare il proprio messaggio, volevano uccidere il maggior numero di persone nel minor tempo possibile, fare terrorismo nel senso più stretto della parola, seminare terrore, totalmente indifferenti a chi sarebbero state le loro vittime. Più che Beslan, o Dubrovka, l'attacco di ieri sera ricorda il raid di Hamas contro Israele, in una festa della violenza.
- Nella nuova tragedia russa, quello che forse colpisce di più è proprio questo: il distacco ormai definitivo dalla realtà, e lo sfoggio compiaciuto della violenza. I sospetti terroristi sono stati esibiti al tribunale massacrati di botte. Uno era in carrozzella, con il catetere attaccato, apparentemente in coma, l’altro con le bende al posto dell’orecchio tagliato durante l’arresto, il terzo con ancora al collo una busta di plastica che probabilmente era stata usata per soffocarlo. Le torture non sono state nascoste, né smentite, ma sfoggiate con orgoglio. Difficile credere seriamente alle "confessioni" che possono produrre questi personaggi, ma Putin non sembra più interessato ad apparire credibile né rispettabile.
- Oggi, una strage a Mosca, se attribuita agli ucraini o a dei “partigiani” russi – e che il commando del Krokus era fatto di professionisti lo si è visto dalla sua mostrosa efficacia - può sicuramente far nascere nei russi una rabbia vera, che potrebbe giustificare una nuova chiamata alle armi che molti temono come imminente. Sarebbe però anche un colpo grave all'immagine del regime, che si propone come l'unico in grado di difendere i russi dalle minacce esterne e interne, e che si fa sfuggire, in una città piena di telecamere e poliziotti, un commando armato fino ai denti che riesce a dileguarsi nel nulla.
- Probabilmente, la strage nel centro Krokus è stata la più fallimentare della sanguinosa carriera dei jihadisti, non tanto dal punto di vista del tragico bilancio, quanto rispetto al suo impatto mediatico. Per quanto l’Isis stessa continui a rivendicare l’attentato, pubblicando mostruosi video di uccisioni di civili russi, e lanciando minacce al Cremlino, a Mosca continuano a ignorarli. Credere alle rivendicazioni degli islamisti significa, secondo il regime, fare il gioco degli occidentali, che sono i veri colpevoli dell’accaduto [...].
- Terroristi islamisti e ucraini "nazisti", la Cia e l’Interpol, la Nato e l’Isis, un cocktail cospirazionista da agitare ma non mescolare, che dagli account più deliranti della galassia social viene elevato a posizione ufficiale di un Paese che tiene enormemente a venire riconosciuto come una "grande potenza", il cui presidente - considerato per anni perfino da molti occidentali critici come un gran maestro della "geopolitica", forte della sua preparazione nel Kgb - sembra non attribuire alcuna importanza alle apparenti incompatibilità tra cristiani, ebrei, islamisti fondamentalisti. Tutti sono nemici della Russia, l’odio verso Mosca unisce nemici giurati, e Washington governa il mondo tirando le fila in Ucraina come in Tagikistan, in una manifestazione di onnipotenza malefica e perfetta da film di James Bond. In uno spettacolo surreale, la corte di Putin lo asseconda nel confermare la sua paranoia, e la propone - anzi, la vuole imporre - al mondo, citando come fonte le confessioni dei terroristi tagiki che gli stessi servizi russi si vantano di avere torturato davanti alle telecamere. Un buon modo di far dimenticare un fallimento clamoroso, dopo aver ignorato gli allarmi di attentato a Mosca lanciati dagli americani, e di aver fatto tardare i soccorsi alle vittime dei terroristi imprigionate nel teatro che bruciava.
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