Francesco Alberoni

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Francesco Alberoni

Francesco Alberoni (1929 – 2023), sociologo e giornalista italiano.

Citazioni di Francesco Alberoni[modifica]

  • Bisogna porsi delle mete, bisogna combattere per raggiungerle. Bisogna avere dei sogni, bisogna battersi per realizzarli.[1]
  • Donare i propri organi, perciò, è un gesto sacro. È trasformare la propria morte in vita per la salvezza degli altri. E, per chi ha ricevuto questo dono, è portare con sé, nel corpo e nella mente, il suo salvatore, con amore e riconoscenza.[2]
  • È incredibilmente difficile sollevarsi da soli, da una famiglia povera, da un ambiente isolato. [...] È immenso il peso della famiglia, del suo sapere, delle sue relazioni sociali. È la famiglia che ti manda nella scuola giusta, dove farai le amicizie utili, che ti inserisce nella rete di relazioni sociali in cui si fa carriera. [...] In tutti i campi ci sono poi i «figli d'arte» che si avvantaggiano delle posizioni raggiunte dal padre o dalla madre: nello spettacolo, nella scienza, nella finanza. La nostra società è fatta di clan, consorterie, tribù. Se sei dentro la tua vita è in discesa, se sei fuori trovi strade sbarrate.[3]
  • Esiste poi il coraggio necessario per resistere alle difficoltà che ci logorano. Noi sappiamo che, qualsiasi mestiere facciamo, qualsiasi compito svolgiamo, ogni giorno incontreremo continuamente opposizioni, ostacoli da superare. E in certi casi le difficoltà sono così grandi da farti pensare che forse sia meglio lasciar perdere, ritirarsi. Ti assalgono allora un'immensa fatica e il senso dell'inutilità di ogni cosa. Hai solo voglia che tutto finisca. Lo scoramento è una terribile tentazione.[4]
  • Il trapianto è il salvataggio di due organismi viventi. Della persona trapiantata che lotta per la sua sopravvivenza, e dell'organo che lotta per la sua. Ed entrambi, da soli, non hanno speranza, mentre uniti si salvano. Il corpo che accoglie l'organo trapiantato è perciò come un grembo materno, come un utero, che accoglie un figlio a cui dà la vita, mentre la riceve da lui. L'esperienza del trapiantato è incredibilmente simile a quella della gravidanza. Il principale desiderio, la principale preoccupazione della persona trapiantata è di saper accogliere l'organo che ha ricevuto, e di salvarlo, curarlo, risanarlo. E anche i medici hanno la stessa preoccupazione, la stessa cura. La persona trapiantata sa perfettamente e ricorderà sempre che quell'organo non è suo, che è parte di un'altra persona, e che lei ne è soltanto la custode, il grembo accogliente. Non dimenticherà mai chi, morendo, glielo ha lasciato. Anzi ne rivive in ogni istante l'agonia, la morte come fosse la propria. Perché da quella morte è scaturita la sua vita. C'è un rapporto spirituale profondo fra la persona trapiantata e il donatore. Una intimità tanto forte che è bene che il trapiantato non sappia chi è il donatore, non lo conosca.[2]
  • Innamorarsi non è soltanto essere attratti da una persona, vederla bella e desiderabile. È un mutamento interiore di tutto l'essere.[5]
  • L'umiltà, invece, non è un modo stabile di essere. L'umiltà nasce dalla drammatica e totale consapevolezza che niente ha realmente valore oggettivo. Per questo possono essere umili i grandi uomini della storia, i grandi filosofi, i grandi scienziati. [...] L'umiltà però non rende indifferenti. Anzi, lascia posto a tutto ciò che è virtuoso, purché non sia invadente, tronfio, arrogante. La persona umile può apprezzare l'abilità di un giocoliere, la gentilezza del barista che ti serve, il gioco di un bambino, il sorriso di una ragazza innamorata, la cura che l'insegnante mette nella sua lezione.[6]
  • La capacità di giudizio personale matura nella solitudine con la riflessione, il dubbio e richiede di saper guardare il mondo con curiosità, con stupore, con ingenuità, con cuore puro. Tutte cose che, di solito, non sappiamo fare.[7]
  • La felicità è sempre e soltanto un istante. La felicità non è una cosa che dura. Non è un tempo, è un istante o una serie di istanti. Un punto di contatto con qualche cosa di straordinario.[8]
  • La modestia è un modo d'essere che ha la sua essenza nel non voler essere superiore agli altri e nel non dare loro disturbo. Il modesto non si pone mete troppo elevate, non entra in competizione, non pretende di avere grandi riconoscimenti. Non si mette in mostra, non opprime, non si vanta. Evita tutto ciò che ha a che fare con la superbia, la presunzione, la vanità. È misurato in ogni cosa, nel parlare, nel vestire, anche nelle emozioni. Non ha passioni violente.[6]
  • Metà dei danni di un Paese dipendono dall'accanimento con cui i cattivi capi frenano, ostacolano e paralizzano quelli intraprendenti ed attivi. E devo aggiungere che questi personaggi riescono quasi sempre a farla franca, perché sono abilissimi nel vendersi. Ma soprattutto perché i vertici delle istituzioni che dovrebbero controllare il loro operato sono superficiali. Non compiono indagini accurate, non si preoccupano di scoprire cosa hanno fatto di negativo. Prendono per buone le loro dichiarazioni, i loro resoconti, le loro vanterie.[9]
  • Ogni essere vivente [...] porta in sé una volontà di sperimentare, vivere, espandersi, affermarsi, dominare sugli altri. Tutti gli animali delimitano un proprio territorio e lottano per espanderlo e impedire agli estranei di entrarvi. Tutti i maschi cercano di accoppiarsi con tutte le femmine più belle e le femmine con i maschi più forti o più vistosi. Tutti inoltre lottano per affermare e vedere riconosciuta la propria superiorità, il proprio rango. Nietzsche, che per primo ha capito questa tendenza universale, l'ha chiamata "volontà di potenza". [...] Ciò che invece continua a contare, e sempre di più, è la volontà di potenza in se stessa, purché intesa nel suo senso più ampio, come energia vitale, volontà di creare, di realizzare, di superare gli altri. E questo in tutti i campi, nella scienza, nella musica, nel cinema, negli affari, nella politica. Dovunque il fattore decisivo resta questo slancio interiore che si presenta come irrequietezza, ambizione, curiosità, coraggio di sperimentare il nuovo, tenacia, voglia di riuscire. Lo si vede già nei bambini, negli adolescenti destinati al successo. Qualche volta si presenta come capacità specifica, come nei geni matematici o musicali precoci, ma spesso assume solo l'aspetto di una inquietudine evasiva, conturbante. Lo si vede negli uomini e nelle donne che riusciranno, che hanno tutti, indistintamente, una grande fede in se stessi, una caparbia volontà di realizzare la propria meta da cui nessuno riesce a distoglierli. Per cui cadono e si rialzano. E gli altri percepiscono la loro superiorità. Spesso li invidiano, li temono, cercano di fermarli, ma inutilmente.[10]
  • Se vogliamo capire le vere intenzioni degli altri e conoscere il loro animo, non dobbiamo ascoltare ciò che dicono, ma osservare cosa fanno.
  • Sono nel mirino dell'estrema sinistra... sono nelle liste di proscrizione dell'estrema destra... il partito neonazista POE mi condanna a morte... questo vuol dire che quello che dico non va proprio a genio a nessuno.[11]
  • Vi sarete inoltre accorti che i veri protagonisti della televisione sono ormai solo i divi televisivi: i conduttori degli spettacoli di intrattenimento, gli attori, le attrici, i comici. Sono sempre insieme, costituiscono un gruppo chiuso, una élite. Si invitano l'un l'altro nelle loro trasmissioni, si elogiano, parlano della loro vita, dei loro programmi. Ostentano amicizia e si tengono lontani dalla politica.[12]

Innamoramento e amore[modifica]

Incipit[modifica]

Che cos'è l'innamoramento? È lo stato nascente di un movimento collettivo a due. Questa definizione poteva essere posta alla conclusione di un lungo esame dei fatti e di interpretazioni. Ho preferito metterla all'inizio in modo che ci serva come guida in questo breve viaggio in un territorio a tutti noto, perché tutti lo abbiamo vissuto per esperienza diretta, eppure così enigmatico e sfuggente.

Citazioni[modifica]

  • Nell'innamoramento la persona più semplice e sprovveduta è costretta, per esprimersi, ad usare il linguaggio della poesia, della sacralità e del mito. (p. 17)
  • È il sovraccarico depressivo che precede tutti movimenti e l'innamoramento. (p. 22)
  • L'amore tende a separare la legge dalla persona; vuol instaurare altre leggi, altre norme, non vuol sopprimere le persone, vuole amarle. (p. 30)
  • La vita quotidiana è un eterno purgatorio. Nell'innamoramento c'è solo o il paradiso o l'inferno; o siamo salvi o siamo dannati. (p. 38)
  • È possibile amare due persone? Certamente. Amarne una ed innamorarsi di un'altra? Certamente. Essere innamorato di due? No. (p. 43)
  • Lo stato nascente è per definizione transitorio. Non è uno stare, è un andare verso; e l'arrivare è un essersene andato. L'innamorarsi, quando tutto procede bene, termina nell'amore; il movimento, quando riesce, produce un'istituzione. (p. 49)
  • Nella psicoanalisi il paziente dice la verità perché, grazie al transfert, riproduce in parte il processo che si attua spontaneamente nell'innamoramento. Però la forza dello stato nascente spezza, in poche ore o in pochi istanti, barriere inconsce che, nella psicoanalisi, resistono talvolta per anni. La cosa è possibile perché cessa la paura del passato. I due innamorati compiono una confessione reciproca e ciascuno ha il potere di assolvere l'altro dal suo passato. (p. 52)
  • L'amore dà un enorme potere su chi ama e questo enorme potere può far piacere perché lusinga la vanità, perché rende l'altro schiavo, disponibile, pronto a ogni cenno ed ogni desiderio. (p. 67)
  • Come si passa dall'innamoramento all'amore? Attraverso una serie di prove. (p. 81)
  • La gelosia si presenta come scoperta che la persona che amiamo è attratta, affascinata da qualcosa che io non ho ed invece qualcun altro ha. (p. 92)
  • L'amore dell'altro, amore sincero e profondo e via via sempre più disperato, viene così usato per rafforzare se stessi fino al punto in cui non si avrà più bisogno di lui. Questo è in sostanza il vero «disinnamoramento». (p. 103)
  • L'amore mistico costituisce il suo oggetto a partire dalle categorie dello stato nascente e non potendo prendere una persona esistente (da trasfigurare nell'immaginazione) costituisce il suo oggetto puro e ideale. La cultura contemporanea dice che questo è un non vivere. Tale appare anche a me. (p. 113)
  • Verso coloro a cui vogliamo bene il dono non è un omaggio servile: è la testimonianza di un rapporto che non verrà sciolto. (p. 125)
  • Nel matrimonio cristiano, per esempio, non c'è una distinzione fra innamoramento, amore, voler bene e sessualità. Il sacramento implica tutte queste cose insieme. (p. 130)
  • Per il marxismo non c'è nessun possibile movimento collettivo se non di classe, e quando c'è un movimento collettivo che non sia di classe, o che non si definisca di classe, ne nega l'esistenza o l'importanza, rifiuta comunque ci considerarlo nella stessa categoria dei primi. (p. 131)
  • Ciò che ci attrae è sempre il tempo divino delle origini, messo nel passato come nei miti religiosi, nel futuro come nel marxismo, o nel presente come nell'innamoramento. Questa è la tradizione culturale dell'occidente. Ma ciò che nell'occidente è il sogno ultimo, per l'oriente, e in particolare per la culture induista e buddista, è l'incubo da evitare. [...] Rinascere significa tornare nell'inferno della vita, incontrare inevitabilmente il dolore. Lo stato nascente, da questo punto di vista, è l'incubo da evitare. (pp. 144-145)
  • Solo in Europa si è preteso, ad un certo punto, di affidare allo stato nascente dell'innamoramento la stabilità della coppia, della famiglia e perfino i criteri di perpetuazione della specie. (p. 147)

L'erotismo[modifica]

  • La pornografia è una figura dell'immaginario maschile. È la soddisfazione allucinatoria di desideri, bisogni, aspirazioni, paure proprie di questo sesso. Esigenze e paure storiche, antiche, ma che esistono ancora oggi e che sono ancora attive. (p. 12)
  • Nella pornografia (maschile) le donne sono immaginate come esseri assatanati di sesso, trascinate da un impulso irresistibile a gettarsi sul pene maschile. Cioè nello stesso modo con cui gli uomini fantasticano di comportarsi nei loro riguardi. (p. 14)
  • La pornografia immagina le donne come dotate degli stessi impulsi degli uomini, attribuisce loro gli stessi desideri e le stesse fantasie. Immagina, inoltre, che i due desideri si incontrino sempre. Due persone qualsiasi, in qualsiasi momento, vogliono l'una dall'altra la stessa cosa. Non c'è una domanda e una offerta. Non c'è scambio. Tutti danno tutto e ricevono tutto. Il desiderio è sempre vivo e sempre soddisfatto. (p. 14)
  • La pornografia maschile elimina la resistenza femminile, la necessità del corteggiamento, la domanda femminile d'amore. (p. 20)
  • Nell'orgia i legami d'amore e di esclusività interpersonale vengono temporaneamente aboliti. Tutti sono a disposizione di tutti. Cessa la possibilità di esprimere una preferenza erotica, un rifiuto. Se ciascuno può ottenere il sì di tutti deve però anche dire sempre di sì. Solo in questo modo può realizzarsi il comunismo erotico: «ciascuno dà in base alle sue possibilità e riceve in base ai suoi bisogni». L'orgia è possibile solo perché vengono temporaneamente soppresse tutte le nostre idiosincrasie, le nostre preferenze, i nostri affetti, le nostre gelosie, il nostro disgusto. (p. 107)
  • L'amore è un continuo domandare, ma è anche trepida attesa. (p. 131)

Sesso e amore[modifica]

Incipit[modifica]

Nell'animo umano agiscono impulsi contrastanti che creano dubbi, dilemmi, e portano ad agire in modo contraddittorio. Due di queste tendenze che possono entrare in conflitto, rappacificarsi, o scontrarsi di nuovo nel corso della nostra vita sono la sessualità e l'amore. Non sempre ce ne rendiamo conto perché sessualità ed amore ci si presentano spesso fusi, oppure perché in molti casi l'amore sboccia dalla sessualità. Ma la ragione principale della confusione è un'altra: nell'ultimo secolo ha prevalso una scuola di pensiero, la psicoanalisi, che rende ad identificare il piacere, l'amore e il sesso. È sessuale, appartiene alla sessualità orale, il piacere del bambino che, attaccato al capezzolo, succhia il seno. È sessuale, appartiene alla sessualità anale, il piacere di rilassare gli sfinteri nel defecare. Sono forme di sessualità pre-genitale che poi continuano nella vita adulta anche quando si è imposto il primato di sessualità genitale. Ma hanno origine sessuale non solo i piaceri, anche i sentimenti del bambino verso sua madre. È sessuale la gioia, la felicità che prova quando, dopo averla cercata, angosciato le corre fra le braccia e si addormenta dolcemente sul suo seno. È sessuale il desiderio che provo osservando una ballerina, quello con una prostituta, la passione che sento per la mia amata, il desiderio spasmodico di vederla quando sono lontano, la gioia di sentire la sua voce dirmi "ti amo". Insomma è sessuale tutto.

Citazioni[modifica]

  • La sessualità in tutte le sue forme, da quella priva di amore a quella intrisa d'amore, costituisce sempre un pericolo mortale per l'ordine sociale perché è fondata su meccanismi primordiali, che precedono di milioni di anni la nascita della organizzazione economica e politica. (p. 47-48)
  • C'è qualcosa di profondo e terribile nelle potenzialità della sessualità che costringe ogni società a tenerla separata da altre sfere. Il sesso capriccioso, irriverente, sembra ed è puro gioco, ma scatena reazioni che si svolgono sul registro del tutto e del nulla, della vita o della morte. Anche un semplice sguardo può mettere in moto desideri sfrenati, amore, odio, vendetta. Tutta l'antichità classica europea ha come episodio centrale la guerra di Troia che esplode per una donna. Basta un nulla ed il gioco diventa tragedia. (p. 51)
  • Lo "sballo" è una perdita della coscienza di sé, un abbandonarsi all'eccitamento collettivo fino all'annullamento estatico. (p. 63)
  • La prostituzione nasce dal fatto che, se la donna abitualmente si concede ad un uomo che ai suoi occhi ha un qualche valore, se vuole, può farlo con chiunque, anche quando non ha alcun desiderio sessuale. Un uomo, invece, se non è attratto sessualmente non può avere erezione. (p. 63)
  • La natura spinge il maschio a disseminare al massimo il suo seme, e la femmina a procurarsi il seme del maschio più forte, intelligente, dominante. Quello che nel corso dei millenni dell'ominizzazione ha assicurato loro protezione per sé e per i figli e, per la specie, i geni pregiati che assicurano la sopravvivenza e il dominio. (p. 79)
  • La fascinazione è sempre un invito e un rifiuto, in definitiva una sfida. L'abito da sera copre e scopre il corpo in modo da stimolare il desiderio erotico. È perciò un invito, è come se dicesse: spogliami. Però, contemporaneamente, crea una distanza, ti dice di no. La donna vestita in questo modo si mostra infinitamente desiderabile, disponibile, ma non per tutti, solo per alcuni, i privilegiati. Per questo ha un effetto conturbante, inquietante. Perché ti fa intravedere una modalità di esistenza beata a cui lei appartiene insieme ai suoi pari, e tu no. Ma, nello stesso tempo, ti fa sospettare che non sia una esclusione definitiva: anche tu potresti, forse... (p. 106-107)
  • La grande seduttrice fa sentire l'uomo importante, desiderabile, unico. Ma non basta. Lo stimola con l'abbigliamento, i gesti e il sottile gioco dello scoprirsi e del coprirsi. Poiché l'erotismo maschile è visivo, più che comunicargli emozioni, gli evoca immagini. (p. 130)
  • Nel mondo dello spettacolo attorno ai dirigenti cinematografici, televisivi, produttori, registi, autori si muovono sempre giovani donne che aspirano al successo e, per averlo, sanno che è necessario l'appoggio, il sostegno di uno di loro. Perciò si presentano nel modo più seducente per avere, in cambio del loro sesso, il posto che desiderano. (p. 132)
  • L'amicizia è una forma di amore impregnata, intessuta di eticità. (p. 140)

Incipit di Pubblicità televisione e società nell'Italia del miracolo economico[modifica]

Incominciamo il nostro esame con il 1954. La televisione non ha ancora inciso sul comportamento dei cittadini italiani perché è agli inizi: è il punto di partenza della nostra indagine.

Citazioni su Francesco Alberoni[modifica]

  • Volete farvi quattro risate? Leggete Francesco Alberoni – sociologo del nulla, scalatore delle discese, esperto dell'ovvio – sul Corriere di oggi. (Marco Travaglio)

Note[modifica]

  1. Da Gli invidiosi, Garzanti, 1991.
  2. a b Da Donazione degli organi, dedicato ai tanti che sono ancora incerti, Corriere della Sera, 28 agosto 2000, p. 1.
  3. Da Per avere successo bisogna capire dove passa la storia, Corriere della Sera, 4 ottobre 2004.
  4. Da Chi ha coraggio lo usi, anche per ammettere gli errori, Corriere della Sera, 12 luglio 2004.
  5. Da L'albero della vita, Garzanti.
  6. a b Da Per favore non confondete la modestia con l'umiltà, Corriere.it, 9 maggio 2011.
  7. Da I veri giudizi personali maturano nella solitudine, Corriere della Sera, 12 marzo 2007.
  8. Citato in Gianni Bisiach, Inchiesta sulla felicità, Rizzoli, 1987.
  9. Da Cercando disperatamente dei leader che abbiano una fede, Corriere della Sera, 30 settembre 2002.
  10. Da Leoni o volpi, in comune abbiamo la volontà di potenza, Corriere della Sera, 5 luglio 2004.
  11. Da Le sorgenti dei sogni, Rizzoli.
  12. Citato in Corriere della Sera, 24 gennaio 2000.

Bibliografia[modifica]

  • Francesco Alberoni, Innamoramento e amore, Garzanti, 1985.
  • Francesco Alberoni, L'erotismo, Garzanti, 1986. ISBN 88-11-59923-7
  • Francesco Alberoni, Pubblicità televisione e società nell'Italia del miracolo economico, a cura di Gianpiero Gamalieri, Armando Editore, 2011. ISBN 9788860818140
  • Francesco Alberoni, Sesso e amore, Mondolibri, Milano, 2006.

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