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Gamal Abd el-Nasser

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Gamal Abd el-Nasser nel 1968

Gamāl 'Abd al-Nāṣer, noto semplicemente come Nasser (1918 – 1970), militare e politico egiziano.

Citazioni di Gamal Abd el-Nasser

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Citazioni in ordine temporale.

  • Dove sono coloro che offrivano la loro vita per liberare il Paese? [...] Dov'è la dignità? Dov'è la giovinezza ardente? [...] Scuoteremo la nazione, risveglieremo le energie nascoste nel cuore degli uomini. (da un discorso del 1933[1])
  • Mi sono messo alla testa dei manifestanti nel collegio in cui studiavo allora, gridando a pieni polmoni: Viva la completa indipendenza! Ma le nostre grida si smorzarono nell'indifferenza generale. (da un discorso del 1933[1])
  • [Sul suo incontro con i Fratelli Musulmani] Sapete cosa mi hanno risposto? Vogliono imporre il velo a tutte le donne. Che lo indossino loro il velo! (da un discorso del 1953[2])
  • Ci rendiamo ben conto delle ambizioni di Israele che vuole stabilire una potenza sionista che vada dall'Eufrate al Nilo. (da un discorso del 26 luglio 1956[3])
  • [Sulla nazionalizzazione del canale di Suez] Ci riprendiamo quello che era nostro, perché il Canale fu scavato dai lavoratori egiziani e con denaro egiziano. (da un discorso del 26 luglio 1956[4])
  • [Sulla nazionalizzazione del canale di Suez] Cittadini, oggi entriamo nel quinto anno della nostra rivoluzione. Abbiamo trascorso quattro anni di lotta; abbiamo lottato per cancellare le tracce del passato, dell'imperialismo e del dispotismo, dell'occupazione straniera e della tirannide interna [...] L'imperialismo tenta di minacciare il nostro nazionalismo, indebolendo l'arabismo e tentando di separarci con tutti i mezzi [...] Oggi non vogliamo più ripetere il passato. La Compagnia per il Canale di Suez era divenuta uno Stato nello Stato [...] Elimineremo il passato riguadagnando i nostri diritti sul Canale di Suez. Questi soldi sono nostri e questo Canale appartiene all'Egitto. [...] Quest'anno, sui cento milioni di dollari che il Canale ha fruttato, l'Egitto ne ha avuti tre; il nostro denaro non andrà più all'estero; il nostro denaro servirà per la Grande Diga [...] Il canale di Suez deve servire al benessere dell'Egitto, non al suo sfruttamento. Veglieremo sui diritti di ciascuno [...] In Egitto non esisterà altra sovranità che non sia quella del popolo egiziano; un popolo che avanza compatto contro tutti gli aggressori e le congiure degli imperialisti sulla via della costruzione e dell'industrializzazione. Realizzeremo una gran parte delle nostre aspirazioni e costruiremo effettivamente il nostro paese, poiché non esiste più nessuno che si possa ingerire negli affari dell'Egitto. Oggi siamo liberi e indipendenti. (da un discorso del 26 luglio 1956[5])
  • [Sulla Guerra d'Algeria] La causa del popolo algerino che lotta per la sua indipendenza è la nostra lotta. Che l'Occidente lo sappia: noi non potremo mai non essere solidali con questa lotta eroica. Noi difenderemo la nostra indipendenza e l'arabismo per estenderlo dall'Oceano Atlantico fino al Golfo Persico. (da un discorso del 26 luglio 1956[3])
  • Siamo riusciti a cacciare gli inglesi dall'Egitto non mediante negoziati, come avevamo annunciato ufficialmente, ma con i commandos da noi inviati per operare contro le truppe britanniche. (da un discorso del 26 luglio 1956[3])
  • A quattro riprese, e sotto falsi pretesti, il traditore Kassem si è rifiutato di incontrarsi con me. Comprendo ora perché il dittatore irakeno evitava di farlo: l'odio più nero lo anima nei miei riguardi del nazionalismo arabo. Il traditore Kassem è diventato l'agente del comunismo internazionale nel mondo arabo. Infatti egli ha aperto le porte dell'Irak a tutti i dirigenti comunisti siriani i quali hanno preferito fuggire piuttosto che affrontare il nazionalismo arabo. (Dichiarazione fatta il 13 marzo 1959)[6]
  • Attualmente il colonialismo cerca di nascondersi sotto maschere fittizie. I colonialisti forgiano nuovi strumenti di dominio che contrabbandano in Congo sotto il vessillo dell'ONU. Effettuano infiltrazioni sul territorio del continente perfino sotto il pretesto degli aiuti all'Africa; mantengono in Africa basi militari pericolose per le nazioni e impongono i propri patti militari. Vogliono fare di questo continente una base per gli esperimenti nucleari e continuare a sfruttare le ricchezze ai propri fini. (dal discorso all'Oua, 22 maggio 1963)[7]
  • L'Africa è entrata nella fase più pericolosa della sua lotta. In Africa è avvenuto il miracolo della nascita di un continente, ma attualmente essa si trova di fronte al problema di come mantenersi in vita, svilupparsi e rafforzarsi. (dal discorso all'Oua, 22 maggio 1963)[7]
  • Per liquidare il colonialismo abbiamo dovuto ricorrere alle armi. [...] Siamo costretti a tenerci pronti per ogni evenienza. Dobbiamo renderci conto che i patti militari non cadranno da soli come foglie d'autunno. La rapina delle ricchezze naturali non si arresterà mai spontaneamente e i rapinatori non saranno mai sazi.
    Ci occorre un potente motore che trasformi e convogli l'energia delle nostre grandi aspirazioni e delle nostre illimitate possibilità. Tale motore può essere rappresentato dalla Lega africana, dalla Carta dell'Africa o da periodici incontri tra i capi di Stato africani e i rappresentanti delle nazioni del continente: tutte le soluzioni sono buone. L'unica cosa che la Repubblica araba unita si rifiuta di accettare è che si lasci questa sede riportandone soltanto parole entusiastiche o una formale istituzione di facciata. Siamo qui per creare qualcosa di reale. Fissiamo una data entro la quale mettere fine al colonialismo. Iniziamo una collaborazione economica per un mercato comune africano. (dal discorso all'Oua, 22 maggio 1963)[7]
  • Ho ripetutamente provato a parlare con Nkruma'h della situazione ghanese, ma ogni volta è stato impossibile: parlava sempre di tutta l'Africa, si occupava di tutta l'Africa.[8]

Citazioni su Gamal Abd el-Nasser

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  • Dalla fine degli anni '40 agli anni '60 gli strateghi delle superpotenze trasformarono il Medio Oriente in un teatrino di marionette. Secondo me, l'esempio più vile di manipolazione non venne dagli Stati Uniti ma dall'Unione Sovietica: Stalin trasferì armi dalla Cecoslovacchia a Israele e aiutò gli ebrei a resistere la prima aggressione araba. Poco dopo la vittoria del 1948, tuttavia, Stalin piantò in asso Israele, futuro alleato americano, e si mise ad armare gli arabi. Suo cliente di punta: l'egiziano Gamal Abdul Nasser.
    Nell'arco dei vent'anni successivi, gli arabi credettero di aver trovato l'erede di Saladino, il condottiero che durante le crociate in Terra Santa aveva abilmente respinto le schiere cristiane. Abilmente, ma temporaneamente. E Nasser, il novello Saladino, rispettò la tradizione. Schierandosi contro gli Stati Uniti, principale sostenitore di Israele, il generale e neopresidente egiziano infiammò la coscienza degli arabi di tutto il mondo. (Irshad Manji)
  • Dopo Nasser, il mondo arabo non ha più avuto un leader carismatico, amato e rispettato. (Tahar Ben Jelloun)
  • Il leader egiziano era morto da tempo, ma la sua memoria era ancora onorata dalla gente. Saddam Hussein voleva riempire quel vuoto. (Tariq Ali)
  • L'uomo ha fatto cose buone e cose cattive. Non c'è nessuno come lui tra gli arabi. Non c'e stato nessuno come lui sin da allora. (Abdel Hamid al-Sarraj)
  • Nasser credeva nella possibilità dello sviluppo tecnico ed economico dei popoli arabi unificati, credeva che la guida di tale unificazione dovesse spettare all'Egitto, credeva in un socialismo che soprattutto fosse potere dello Stato e riflettesse in qualche misura i principi dell'Islam di Maometto e dei primi califfi, specialmente Abu Bakr e Omar. (Alberto Ronchey)
  • Nasser è poco fotogenico: nelle foto il suo viso assume sempre un aspetto vagamente demoniaco. In realtà è un bell'uomo, robusto di costituzione atletica, sempre gentile e sorridente. (Ryszard Kapuściński)
  • Nasser fu uno dei capi rivoluzionari egiziani che nel 1952 detronizzarono re Faruk. Alla vigilia del colpo di Stato, Nasser trovò un suo compagno in preda a una grande agitazione e gli disse, in inglese: «Stasera non c'è tempo per i sentimentalismi; dobbiamo serbare le nostre energie per tutto ciò che potrebbe succedere».
    L'altro gli chiese perché avesse parlato in inglese e Nasser rispose ridendo che l'arabo non è una lingua adatta a esprimere la necessità di mantenere la calma. (Harold Anthony Nutting)
  • Nasser ha influenzato molto diverse generazioni di cittadini e anche di dirigenti arabi. (Tahar Ben Jelloun)
  • Nasser ha un eloquio duro e incisivo, è sempre dinamico, impulsivo, dominatore. (Ryszard Kapuściński)
  • Nasser mi era sembrato un colosso che prometteva la costruzione di un nuovo mondo egualitario sulle ceneri e le macerie del passato. (Benazir Bhutto)
  • Ventiquattro ore prima [dell'inizio della guerra dei sei giorni], Nasser era convinto di passare alla storia come un nuovo Saladino, l'eroe musulmano dinanzi alla cui spada tremavano tutti i nemici e gli infedeli. Le previsioni di Nasser sulla distruzione di Israele erano state fatte in tutta sincerità, tanto che gran parte del mondo era rimasta ipnotizzata dalla sua fiducia e dalla forza della sua convinzione. Ora i suoi sogni giacevano infranti ai suoi piedi. (Abba Eban)
  • Ciò che rese Nasser tanto amato fu la capacità di restituire l'orgoglio, l'anima e lo spirito alla sua nazione.
  • La leadership di Nasser fu "pirotecnica". Passò nel cielo del Medio Oriente come una meteora, non dettando legge ai soli egiziani, ma all'intero mondo arabo. Impulsivamente si gettò a capofitto negli affari delle altre nazioni arabe, organizzando insurrezioni, tramando assassinii e cercando di distorcere qualsiasi piano di unità panaraba che non prevedesse la sua direzione. Si fece molti nemici ed alcuni amici. Pochissimi furono quelli che riuscirono a rimanere neutrali nei suoi confronti.
  • Nasser aveva un carattere instabile, impaziente, dittatoriale ed era posseduto da grandiose ambizioni che presero sempre il sopravvento sulle necessità pratiche della sua gente.
  • Nasser finiva per rimanere un rivoluzionario incapace di rassegnarsi al fatto che la rivoluzione fosse ormai finita e che fosse quindi necessario consolidarne i risultati.
Nasser con Sadat nel 1964
  • Avevamo invocato un dittatore benevolo, un giusto tiranno; ma, quando ci trovammo ad averne uno, ci rendemmo conto che il sistema, sebbene esteriormente non mancasse di attrattive, era un edificio costruito sulla sabbia, ed era affatto logico che quanto prima crollasse. Il tratto peggiore di tale esperienza, tuttavia, non fu il disastro economico dell'Egitto né l'umiliante situazione militare in cui venimmo a trovarci, bensì la montagna di odio che andò accumulandosi in seguito al tentativo di costruire una comunità basata sul potere. A causa dell'assenza di valori umani in comunità del genere, coloro che ne fanno parte sono preoccupati, ripeto, soltanto nel successo esteriore; mirano ad assicurarsi tutti i vantaggi materiali che possono, con mezzi legali o non, anche se questo comporta la distruzione di altri.
  • Ci sono stati momenti, durante i diciotto anni di intima collaborazione con lui, in cui non sono riuscito a comprenderlo e non ho potuto condividerne le iniziative; ma l'amore che gli portavo non è mai venuto meno. Dal canto suo, Nasser fin dall'infanzia era stato invece preda di «complessi» che sovente ne motivavano le azioni; le conseguenze erano sofferenze per lui come per molti di coloro che lo circondavano.
  • L'affetto che provavo per lui mi velava gli occhi, mi impediva di scorgere la verità. Inoltre, si è portati a giudicare gli altri sulla scorta del proprio carattere, e io sono naturalmente portato a fidarmi di tutti finché non intervengano fatti ben precisi che mi costringano a mutare atteggiamento. Invece Nasser, come mi resi conto in seguito, sospettava di tutto e di tutti, finché non intervenissero fatti tali da convincerlo che il suo atteggiamento era ingiustificato; non va però dimenticato che, nella realtà dell'esistenza multiforme che conduciamo, ben di rado si può verificare questa seconda evenienza.
  • L'impressione che ne ricavai fu quella di un giovane serio, che non condivideva l'interesse per i passatempi dei suoi commilitoni né ammetteva che ci si comportasse con lui in maniera scherzosa, perché lo riteneva un affronto alla propria dignità.
  • M'ero reso subito conto della sua straordinaria serietà, e provavo il desiderio di conoscerlo meglio; Nasser, però, aveva evidentemente eretto una barriera quasi insuperabile tra sé e gli altri, e se ne stava sulle sue in maniera così manifesta, che a quell'epoca i nostri rapporti non andarono mai al di là di un mutuo rispetto insufficiente a superare le distanze.
  • Nasser non era affatto un idealista; al contrario, aveva uno straordinario senso pratico, era spesso sospettoso e diffidente: non faceva un passo senza aver riflettuto attentamente.
  • La nazionalizzazione del Canale di Suez, nel 1956, annunciata all'improvviso da Nasser, costituì una svolta nei rapporti tra l'Occidente e il Terzo Mondo. Espropriando senza preavviso la compagnia internazionale che controllava la più importante via marittima tra Est e Ovest, l'Egitto non colpiva soltanto gli interessi finanziari dei paesi industrializzati, ma lanciava una sfida senza precedenti. Si assumeva la responsabilità di far funzionare, su un piano tecnico, un meccanismo sofisticato, con i suoi ingegneri, giudicati non all'altezza del compito da Londra e da Parigi. Da un punto di vista militare appariva inconcepibile che una via di comunicazione tanto importante cadesse sotto il controllo di un regime come quello di Nasser.
  • Nasser costruì la sua piramide, che, crollando, aprì una voragine. Un'altra immagine è quella della diga nasseriana che cede, si sbriciola, lasciando dilagare il fondamentalismo islamico: come accadrebbe con l'acqua del Nilo se si spalancasse la diga di Assuan.
  • Nasser era un personaggio passionale e romantico, irruento e tenace. Fu amato e odiato con grande intensità nei diciotto anni in cui governò l'Egitto e influenzò con alterna fortuna tutti gli arabi e larga parte dei paesi emergenti del Terzo Mondo. Amore e odio si confusero spesso. Nasser era un leader che sapeva commuovere anche molte sue vittime. A tratti era un rais, il capo che comanda, che si impone con la forza e la volontà; a tratti uno zaim, il capo che interpreta i sentimenti del momento della sua gente.

Note

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  1. a b Citato in Daumal J. e Leroy M., Nasser. La vita, il pensiero, i testi esemplari, Accademia-Sansoni, Milano, 1981.
  2. Citato in Quando Nasser sorrideva dei Fratelli Musulmani, Europaquotidiano.it, 13 dicembre 2012.
  3. a b c Citato in Nasser annuncia per radio la nazionalizzazione del Canale di Suez, Corriere della Sera, 26 luglio 1956.
  4. Citato in Nazionalizzata da Nasser la Compagnia del Canale di Suez, Corriere della Sera, 27 luglio 1956.
  5. Citato in Suez 1956, Marx21.it, 26 ottobre 2016.
  6. Citato in I particolari della rivolta a Mosul rivelati ieri dal governo iracheno, L'Unità, 14 marzo 1959.
  7. a b c Citato in Ryszard Kapuściński, Se tutta l'Africa, traduzione di Vera Verdiani, Feltrinelli, Milano, 2018, pp. 50-51, ISBN 978-88-07-89097-0
  8. Citato in Ryszard Kapuściński, Se tutta l'Africa, traduzione di Vera Verdiani, Feltrinelli, Milano, 2018, p. 133, ISBN 978-88-07-89097-0

Voci correlate

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Altri progetti

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