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Prosper Mérimée

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Prosper Mérimée nel 1852

Prosper Mérimée (1803 – 1870), scrittore, storico e archeologo francese.

  • Ricordati di diffidare.[1]

La notte di S. Bartolomeo

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Non lontano da Ètamps, sulla via di Parigi, esiste ancora oggi una grande costruzione quadrata con finestre a sesto acuto adorne di grossolani bassorilievi. Al disopra della porta è una nicchia che conteneva un tempo una Madonna scolpita in pietra; ma durante la Rivoluzione questa madonna subì la sorte di tanti altri santi e sante e fu solennemente spezzata dal presidente del club rivoluzionario di Larcy.
Più tardi, fu messa al suo posto un'altra immagine della Vergine, questa volta di gesso, veramente, ma grazie a qualche straccio di seta e a qualche gioiello è ancora capace di conferire un'aria rispettabile alla bettola di Claudio Giraut.

Citazioni

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  • O miei cari fratelli! Satana è uno schermitore che darebbe del filo da torcere a Grand-Jan, a Jan-petit e all'Inglese, e io vi dico in verità che molto rudi sono i suoi assalti. Fintanto che noi siamo nell'età di peccare mortalmente, messer Satana ci chiama sul Préx-aux-Clercs della vita. Le nostre armi sono i divini sacramenti; ma egli porta tutto un arsenale fatto dei nostri peccati, armi offensive e difensive insieme. Mi par di vederlo entrare in campo chiuso; la Golosità sul ventre; ecco la sua corazza; la Pigrizia gli serve da speroni; nella sua cintura vi è la Lussuria, che è uno stocco pericoloso, l' Invidia è la sua spada, sulla testa porta l' Orgoglio come un gendarme l'elmetto; ha in testa l' Avarizia per servirsene al bisogno ed ha in bocca la Collera con le ingiurie e tutto quel che segue il che vi dimostra che egli è armato fino ai denti. Quando Dio dà il segnale, Satana non vi dice come i cortesi gentiluomini: Signore in guardia! ma si precipita sul cristiano a testa bassa. Il cristiano accorgendosi che sta per ricevere un colpo di Gola nel mezzo dello stomaco, lo para col Digiuno. A questo punto il predicatore, per essere più eloquente, staccò un crocefisso e prese a maneggiare, dando colpi e facendo parate come un maestro d'armi col suo fioretto per mostrare un colpo difficile. – Satana ritirandosi, tira un gran fendente di Collera, poi producendo una ferita con l' Ipocrisia vi lascia andare un colpo di Orgoglio. Il cristiano prima si copre con la Pazienza, poi risponde all' Orgoglio con un colpo di Umiltà. Satana irritato, gli dà un 'a fondo' di Lussuria, ma vedendolo parato dalla Mortificazione, si getta a corpo morto sul suo avversario, dandogli una frustata di Pigrizia e un colpo di spada di Invidia, mentre tenta di fargli entrare l' Avarizia nel cuore. È qui che bisogna avere buon occhio e buoni piedi. Col Lavoro ci si libera della frustata della Pigrizia; del colpo di spada con l' Amore del prossimo (parata molto difficile, fratelli); e quanto alla botta dell' Avarizia non vi è che la Carità che possa farla deviare.

Carmen

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Franco Montesanti

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Avevo sempre sospettato i geografi di non sapere quel che dicono quando situano il campo di battaglia di Munda nel paese dei Bastuli-Poeni, vicino all'odierna Monda, a circa due leghe a nord di Marbella. In base alle mie personali congetture, ricavate dal testo dell'anonimo autore del Bellum Hispaniense, e ad alcune notizie raccolte nell'eccellente biblioteca del duca d'Ossuna, pensavo che bisognasse cercare ne dintorni di Montilla il luogo memorabile in cui, per l'ultima volta, Cesare giuocò tutto per tutto contro i campioni della repubblica. Trovandomi in Andalusia agli inizi del 1830, feci un'escursione abbastanza lunga per chiarire i dubbi che ancora mi restavano. Una relazione che presto pubblicherò non lascerà più – lo spero – nessuna ombra di dubbio nella mente di tutti gli archeologi in buona fede.

Sandro Penna

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Avevo sempre avuto il sospetto che i geografi non sappiano quel che si dicono quando situano il campo di battaglia di Munda nel paese dei Bastuli-Poeni, presso la moderna Monda, circa due leghe a nord di Marbella. Secondo le mie congetture personali sul testo del Bellum Hispaniense e alcune informazioni raccolte nell'eccellente biblioteca del duca d'Ossuna, pensavo che occorresse cercare nei dintorni di Montilla il luogo memorabile dove, per l'ultima volta, Cesare giocò tutta la sua posta contro i campioni della repubblica. Trovandomi in Andalusia al principio del 1830, feci un'escursione abbastanza lunga per chiarire i dubbi che mi restavano ancora. Una nota che pubblicherò prossimamente spero non lascerà più incertezze nell'animo di ogni archeologo di buona fede.

Citazioni

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  • Gli andalusi aspirano la s e la confondono nella pronuncia con la c dolce e la z, che gli spagnoli pronunciano come il th inglese. Dalla sola parola señor si può riconoscere un andaluso. (p. 6; citato in nota)
  • A Cordova, verso il tramonto c'è un gran numero di sfaccendati sul lungofiume della riva destra del Guadalquivir. Là si respirano le esalazioni di una conceria che perpetua ancora l'antica fama del paese per il trattamento dei pellami, ma in compenso vi si gode uno spettacolo che ha indubitabilmente il suo pregio. (p. 15)
  • «Che invenzioni ci sono da voi, signori stranieri! Di che paese è signore? Certamente inglese: no?»
    «Francese e servo suo. E lei, signorina, o signora, è forse di Cordova?»
    «No.»
    «È almeno andalusa. Mi sembra di capirlo dalla sua dolce parlata.»
    «Se distingue così bene l'accento della gente, dovrebbe ben indovinare chi sono.»
    «Credo che sia del paese di Gesù, a due passi dal paradiso» (avevo appreso questa metafora, che sta ad indicare l'Andalusia, dal mio amico Francisco Sevilla, notissimo picador).
    «Bah! il paradiso... le persone di qui dicono che non è fatto per noi.»
    «Sarebbe allora moresca?... o forse...» (mi fermai non osando dire «ebrea»).
    «Suvvia, andiamo! lo vede bene che sono una zingara: vuole che le dica la baji? [La buona ventura]. Ha sentito parlare della Carmencita? Sono io.» (p. 17-18)
  • Dubito assai che la signorina Carmen fosse di razza pura; se non altro era infinitamente pù graziosa di tutte le donne del suo popolo che mi sia mai capitato di incontrare. Perché una donna sia bella – dicono gli spagnoli – bisogna che riunisca in sé trenta se o, se si vuole, che si possa definire mediante dieci aggettivi adatti ciascuno a tre parti della sua persona. Deve avere ad esempio tre cose nere: gli occhi, le palpebre, le sopracciglia; tre sottili: le dita, le labbra, i capelli ecc. Vedete Brantôme per il resto. (p. 19)

Citazioni sul libro

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  • In Carmen confluiscono l'amore per l'esotico e l'attrazione per il fuorilegge. Don José, stregato dall' «esotica» Carmen, diviene, per amor suo, un fuorilegge: ma non riesce mai ad esserlo completamente, e finisce col soccombere, pur uccidendola, alla gitana che è il simbolo di quel che sta al di là di ogni regola e di ogni legge, del puro capriccio. (Franco Montesanti)
  • Mérimée concepì la sua novella in un momento in cui il brigante era da tempo l'eroe alla moda. Da Schiller a Scott, da Byron a Sue, non si contano le opere che tra Settecento e Ottocento sono popolate da fuorilegge sottomessi soltanto alle loro regole o a quelle del loro «clan». Mérimée si inserì in questa tradizione, così come in quella dell'amore per la «pittoresca» Spagna, il paese che allora più attirava i romantici d'ogni tipo. (Franco Montesanti)

Colomba

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Agli inzi dell'ottobre 181..., il colonnello sir Thomas Nevil, distinto ufficiale dell'esercito britannico, di ritorno da un viaggio in Italia, prendeva alloggio con la figlia all'hotel Beaveau di Marsiglia. La frenetica ammirazione dei viaggiatori entusiasti ha finito col provocare una reazione, ed oggi molti turisti, per distinguersi, prendono per motto l'oraziano nil admirari. A tale categoria di viaggiatori insoddisfatti apparteneva Lydia, figlia unica del colonnello. La Trasfigurazione [Capolavoro di Raffaello Sanzio] le era parsa mediocre, il Vesuvio in eruzione appena superiore ai fumaioli di Birmingham. Insomma, la sua grande obiezione contro l'Italia era che questo paese mancava di colore locale, di carattere.

Citazioni

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  • Se ama sparare vada in Corsica, colonnello: là, come diceva uno dei miei ospiti, potrà sparare su tutte le selvaggine immaginabili, dal tordo all'uomo. (p. 73)
  • Dell'Italia conosco solo Pisa, dove ho passato qualche tempo in collegio [...]; ma non posso pensare senza ammirazione al Camposanto, al Duomo, alla Torre pendente... Al Camposanto soprattutto... Avete presente la Morte dell'Orcagna?... Credo che potrei disegnarla, tanto m'è rimasta impressa nella memoria.
  • La vendetta è il duello dei poveri. (p. 89)
  • [Golfo di Ajaccio] A ragione viene paragonato alla baia di Napoli: e, nel momento in cui la goletta entrava nel porto, una macchia tutta in fiamme che copriva di fumo la punta di Girato ricordava il Vesuvio ed accentuava la somiglianza. Per completare tale analogia sarebbe stato però necessario che un'orda di Attila venisse ad abbattersi sui dintorni di Napoli: infatti tutto è morto e deserto nei pressi di Ajaccio. Al posto degli eleganti edifici che si scoprono da ogni parte da Castellamare fino a Capo Miseno, intorno al golfo di Ajaccio si vedono solo scure macchie sovrastate da brulle montagne. (p. 90)

Incipit di Giuman

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Il 22 maggio 18..., stavamo rientrando a Tlemcen, di ritorno da una spedizione fortunata, con un buon numero di buoi, pecore, cammelli, prigionieri e ostaggi. Dopo trentasette giorni di campagna, o meglio di continua caccia, i nostri cavalli, sebbene magri e sfiancati, avevano an­cora l'occhio vivo e acceso; con ciò, neppure una traccia di piaghe sot­to la sella. Quanto agli uomini, bruciati dal sole, con i capelli lunghi, le bandoliere sporche, le giubbe lise, mostravano quella noncuranza del pericolo e degli strapazzi che distingue i veri soldati.

Citazioni su Prosper Mérimée

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  • Alle vaste sintesi ideologiche, così diffuse in quel tempo, egli mostrò di preferire la ricostruzione minuziosa di brevi episodi staccati, eloquenti di per sé; e nel rappresentare l'atmosfera arroventata della Francia durante le guerre di religione disdegnò ogni enfasi espressiva o eccesso passionale, mantenendo sempre un tono narrativo piano e disteso. (Dizionario universale della letteratura contemporanea)
  • Mérimée è forse lo scrittore che durerà più a lungo, perché si serve meno di tutti gli altri di immagini, questa fonte di vecchiaia dello stile. La posterità apparterrà agli scrittori secchi, agli scrittori stitici. (Jules Renard)
  • Per Mérimée la Spagna rappresenta un qualcosa di diametralmente diverso dalla realtà con cui ha a che fare quotidianamente: soddisfa il suo bisogno, da sempre intimamente reazionario, di una realtà borghese. Il borghesissimo Mérimée è naturalmente attratto da ciò che nega il suo «status». (Franco Montesanti)

Bibliografia

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  • Prosper Mérimée, La Notte di S. Bartolomeo. Storia del Tempo di Carlo IX, traduzione di C. Candida, Fratelli Treves Editori, Milano, 1931.
  • Prosper Mérimée, Carmen (Carmen), a cura e traduzione di Franco Montesanti, Garzanti Editore, 1984.
  • Prosper Mérimée, Carmen, trad. di Sandro Penna, Viviani Editore, 1997.
  • Prosper Mérimée, Colomba (Colomba), a cura e traduzione di Franco Montesanti, Garzanti Editore, 1984.
  • Prosper Mérimée, Giuman, traduzione di Gianni Pilo, in "Storie di streghe", a cura di Gianni Pilo, Newton & Compton, 1996. ISBN 8881834480

Altri progetti

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  1. Motto inciso sul castone del suo anello. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X