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Michele Prospero

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Michele Prospero (1959 – vivente), filosofo italiano.

Citazioni di Michele Prospero

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  • Che fine ha fatto il progetto di trasformare la destra radicale in una destra vicina alla grande tradizione liberale? La risposta la offre Domenico Fisichella in un libro-intervista[1] lucido e assolutamente non reticente. Nel corso di una requisitoria appassionata e incalzante egli prende di petto i nodi culturali del mancato decollo di una destra autonoma sotto il profilo ideale. Non che dopo Fiuggi[2] sia riaffiorata una vocazione nostalgica. Al contrario traspare un profondo nichilismo disposto ad avallare qualsiasi decisione. L'unica preoccupazione è infatti la gestione delle briciole di potere concesse dal cavaliere sdoganatore[3]. Proprio questa deriva nichilistica racchiude le ragioni del disagio profondo di Fisichella che in mente ha soprattutto l'esperienza della destra storica. (da La destra ha ammazzato la Destra, l'Unità, 15 giugno 2003, p. 27)

Editoriale, Ilmanifesto.it, 28 giugno 2018.

  • [Su Matteo Renzi] È raro trovare nella storia dei partiti altri capi che, in pochi anni, abbiano distrutto alla radice la propria organizzazione senza trovare ostacoli. Da corpo estraneo è diventato corpo contundente.
  • Renzi ha cercato la salvezza nella via del populismo dall'alto inscenando battaglie da operetta contro i burocrati di Bruxelles (ha accantonato la bandiera europea dalle riprese ufficiali), per depistare dalle grane dell'Etruria ha messo sotto processo i vertici della Banca d'Italia convocando surreali commissioni parlamentari di inchiesta, ha giocato la carta della rivolta contro la casta proseguendo il cammino di Letta per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Ha celebrato un referendum sulla sua persona e, dopo averlo perso, non ha mantenuto la promessa di abbandonare la scena.
  • [Su Matteo Renzi] La sua linea demolitrice suggerisce di aspettare, con i pop corn in mano, che il governo dei peggiori vada a sbattere. Con questi gesti di pura follia ha regalato gratis i pentastellati (che non hanno esitato un attimo al gran salto) alla destra radicale.

Il pensiero politico della destra

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Il concetto di destra racchiude i più diversi significati. Una versione debole comprende posizioni politiche conservatrici. I governi di destra in Europa perseguono l'obiettivo di uno Stato minimo, con pochi diritti sociali, ma senza evocare scorciatoie autoritarie. Una accezione forte di destra coinvolge i movimenti radicali più o meno collegati alle esperienze dei fascismi che, rispetto alle forme della democrazia, nutrono invece ostilità culturali profonde, peraltro quasi mai occultate.

Citazioni

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  • Nella storia delle idee, destra coincide con l'attitudine all'irrazionale, al magico al tramandato. Nella pratica di governo dei fascismi non è però estranea un'idea di rottura, di nuovismo, di giovanilismo, di volontarismo spinto ai limiti del velleitarismo, e perfino di progresso. (I. Cosa è la destra, p. 10)
  • Un accurato lavoro di reinterpretazione ha sottratto il pensiero di Friedrich Nietzsche (1844–1900) all'abbraccio con le esperienze politiche della destra radicale. Non perché non ci sia effettivamente stata la utilizzazione di spunti nietzscheani contro le ideologie del moderno (liberalismo e socialismo) da parte della destra radicale. Ma questa simpatetica dedizione degli ambienti di destra non basta a farne un campione della reazione. (III. Nietzsche di destra?, p. 25)
  • Di recente, Bobbio ha portato l'avversione verso il principio egualitario come prova del carattere di destra dell'opera nietzscheana. Con questo stesso metro di giudizio, occorrerebbe, però, ospitare gran parte del pensiero liberale (Locke e Kant, persino) nella galleria riservata agli autori di destra. (III. Nietzsche di destra?, p. 26)
  • La mancanza di una vera e propria cultura liberale di stampo europeo conferisce al liberalismo italiano un marcato orientamento conservatore. (IV. Tra conservatorismo e fascismo, p. 33)
  • [...], in Pareto la profonda ripugnanza per la democrazia si unisce ad una esplicita rivendicazione della necessità di una reazione politica. Nella sua diagnosi la crisi dello Stato liberale richiede una incisiva risposta che ristabilisca il carattere saldo e inflessibile dell'autorità. (IV. Tra conservatorismo e fascismo, p. 38)
  • Mosca nutre una forte ripugnanza sul regime parlamentare: «che possa durare lungamente il regime parlamentare puro, quale l'abbiamo ora in Italia, quale è in Francia ed in qualche altro paese, che esso possa quindi diventare una forma di governo stabile e normale, noi non crediamo in niun modo probabile». (IV. Tra conservatorismo e fascismo, p. 41)
  • A tenere insieme la destra liberale conservatrice di un Croce o di un Mosca, il nazionalismo di E. Corradini, F. Ercole, G. Volpe, A. Rocco, il futurismo di T. Marinetti non è il rimpianto di un buon ordine antico. I tratti comuni sono la esaltazione della forza come ineliminabile componente dell'azione politica, il senso del rifiuto per lo «schifo» del parlamentarismo, e della democrazia, l'atteggiamento aristocratico che disprezza le masse che entrano nelle città ma avverte il sottile piacere di comandarle, l'odio del pacifismo, dell'umanitarismo, del socialismo. (IV. Tra conservatorismo e fascismo, p. 46)
  • Con il suo idealismo magico, il culto di elementi esoterici, la rincorsa di appassiti valori aristocratici, Evola rappresenta il più importante esponente italiano del filone culturale della rivoluzione conservatrice. (VIII. La nuova destra, p. 79)
  • Evola è un neotradizionalista di destra che sogna di invertire il corso della modernità e recuperare così il gusto per i valori eroici e cavallereschi andati smarriti nell'età della massa. (VIII. La nuova destra, p. 79)
  • La figura intellettuale più significativa della metamorfosi della destra radicale italiana in forza di governo può considerarsi Domenico Fisichella, un politologo conservatore che ama leggere le ambivalenze del moderno con le lenti di de Maistre[4]. La riflessione politica di Fisichella può essere racchiusa in questa formula: Schumpeter[5] più de Maistre. (VIII. La nuova destra, p. 88)
  • Quando nelle encicliche papali si parla di «una libertà che è pienamente valorizzata soltanto dall'accettazione della verità» (Centesimus annus)[6] si incontra un tipico motivo della cultura di destra più nostalgica del sacro, della tradizione e ostile ai processi di secolarizzazione. Riemerge in queste posizioni una polemica contro lo Stato di diritto che tutela i diversi punti di vista in materia di fede e di coscienza. Quello cui si aspira è una condizione nella quale la religione ufficiale può imporre al cittadino le «vere» norme di comportamento in materia di insegnamento, sessualità, aborto, prescritte per il fedele. (VIII. La nuova destra, p. 92)

Sia che si rivolga al cielo per trovare valori assoluti capaci di sconfiggere il moderno laico e liberale, sia che invochi un capo in grado di far rivivere le ebbrezze della acclamazione priva di regole certe, la nuova destra sembra ancora troppo sensibile ai richiami di antichi miti e attratta dai sentieri già da tempo interrotti.

Note

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  1. D. Fisichella, La destra e l'Italia, intervista a cura di Massimo Crosti, Città Aperta, 2003.
  2. A Fiuggi si svolse nel 1995 il congresso costituente della nuova Alleanza Nazionale.
  3. Silvio Berlusconi.
  4. Joseph de Maistre (1753–1821), filosofo, politico e diplomatico italiano.
  5. Joseph Schumpeter (1883–1950), economista austriaco.
  6. Centesimus Annus, enciclica di Giovanni Paolo II del 1991, Cfr. voce su Wikipedia

Bibliografia

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  • Michele Prospero, Il pensiero politico della destra, Tascabili economici Newton, Roma, 1996. ISBN 88-8193-333-6.

Altri progetti

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