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Campionato mondiale di calcio 1990

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Citazioni sul Campionato mondiale di calcio 1990.

Citazioni

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  • A livello sportivo, il Mondiale 1990 resta una ferita aperta: eravamo fortissimi e avessimo giocato a Roma, saremmo andati in finale. Sono convinto che poi avremmo vinto anche contro la Germania, peccato. Non me ne vogliano gli amici napoletani, ma Maradona fu bravissimo e al San Paolo trovammo un clima particolare: applausi, ma anche fischi perché quell'Italia di Vicini era soprattutto formata da interisti e milanisti. (Giuseppe Bergomi)
  • [Nel 2020] Il Mondiale delle notti magiche [...] lo ospitammo dall'8 giugno all'8 luglio del 1990 in un Paese che si inventò il terzo anello di San Siro ed edificò stadi così mostruosi che sarebbero poi stati abbattuti (come il Delle Alpi di Torino) o trascurati (come il San Nicola di Bari). Un'orgia di cemento dai costi esorbitanti, con troppo incenso, troppe ombre e troppi morti sul lavoro. Meglio l'Italia di Azeglio Vicini dell'Italia di Franco Carraro e Luca di Montezemolo, nessun dubbio su questo. (Roberto Beccantini)
  • [Nel 2016] Il mondiale italiano poteva essere il coronamento della sua carriera ma la decisiva partita contro l'Argentina si decise ai calci di rigore e proprio un suo errore dagli undici metri sancì la sconfitta della Jugoslavia. Quella contro l'Argentina fu l'ultima partita degli slavi ad un mondiale perché nel giro di poco tempo la Jugoslavia, dilaniata da profondi contrasti etnici, si disgregò. Così, con il passare degli anni, nell'immaginario collettivo degli jugoslavi il nome di Faruk Hadžibegić venne accostato ad una grande delusione, non solamente sportiva: se avesse segnato quel rigore forse i destini del Paese sarebbero stati diversi. Addio Jugoslavia. (Gigi Riva)
  • [Nel 2010] In occasione di Italia 1990, si sprecò una buona occasione per ristrutturare al meglio gli stadi. Lì purtroppo è stato fatto un lavoro all'italiana, in un periodo storica sfavorevole. Fino ai primissimi anni 90 si pensava al grande catino, che il calcio fosse il fenomeno di decine e decine di migliaia di persone: c'è stato l'ingrandirsi dell'Olimpico, del San Paolo, e la costruzione del terzo anello di San Siro su modello del Maracanã. In realtà stava arrivando la televisione, che avrebbe cambiato il modo di fare spettacolo, e allora gli inglesi hanno colto questo aspetto e hanno fatto impianti molto modellati, che partivano più avanti rispetto ai nostri perché non hanno piste di atletica, e li hanno fatti più adeguati rispetto alle esigenze televisive, mentre noi abbiamo ancora l'idea di stadio pre-diretta televisiva. (Matteo Marani)
  • [Nel 2020] Italia 90 rappresentò qualcosa di simbolico. Nel male. E nel bene. Nel male, perché sprechi e ruberie e furberie confermarono la tendenza alla dilapidazione gratuita e ingiustificata. Ancora nel male, perché la scelte fatte sugli impianti furono un esempio di inesistente lungimiranza. Vennero costruite autentiche cattedrali nel deserto (il Delle Alpi di Torino, per dire), furono ampliate a sproposito strutture che ben potevano restare com'erano (l'Olimpico a Roma). E tutto mentre nel mondo si avvertiva l'esigenza, invece, di andare verso stadi più piccoli, a misura d'uomo. Nel bene, però, quel torneo per oltre un mese offrì a tantissimi il senso di una partecipazione ad una passione collettiva, unificante come talvolta solo lo sport, nello specifico il calcio, sa essere. (Leo Turrini)
  • Milano, si apre la quattordicesima edizione dei Campionati del mondo. Ecco, ci siamo tutti: l'Italia, dopo mesi di attesa spasmodica densa di polemiche, di dubbi, di timori, di speranze, finalmente può salutare con tutto il suo entusiasmo e la sua passione l'inizio dei Mondiali. È festa grande per l'Italia: un'edizione attesissima in quanto si svolge in quello che viene considerato il Paese, calcisticamente, più evoluto del mondo. Inizia con questa magnifica festa di colori quella che sarà una indimenticabile festa dello sport. (Italia '90 - Notti magiche)
  • Nel 1986 meritava di vincere l'Argentina, ma nel 1990, nonostante il successo sia arrivato solo per un rigore, [noi tedeschi] eravamo totalmente superiori. Quando gli italiani, che avevano una squadra di spicco, persero la semifinale contro l'Albiceleste, andammo tutti al bar dell'hotel e bevemmo una birra. Per noi era chiaro che se avessimo vinto la nostra partita contro l'Inghilterra il giorno successivo, saremmo stati campioni del mondo. Non potevamo perdere con l'Argentina. (Rudi Völler)
  • Noi siamo usciti da questo Mondiale subendo un gol solo, nei tempi regolamentari, e mai perdendo una partita sul campo: questo è il cruccio maggiore che ci portiamo dietro e che ci porteremo dietro nel tempo, chiaramente pensando anche di aver disputato un campionato in Italia. Averlo vinto in Italia per noi sarebbe stato, veramente, entrare nella storia in maniera assoluta. (Riccardo Ferri)
  • Non sono l'Argentina e l'Italia ad aver perso il mondiale. Prima, e in modo molto più vistoso, l'hanno perso gli arbitri, la Fifa (parola d'ordine: tutto bene) e il molto illustre signor Joseph S. Blatter. (Gianni Mura)
  • Questo è stato un mondiale con poco pressing [...] e sostanzialmente corretto: meritato il premio Fairplay agli inglesi. Ma troppe volte s'è visto l'arbitro lontano dall'azione e scarsamente sintonizzato coi guardalinee. Penso che il doppio arbitro sarebbe una buona idea, almeno da sperimentare, perché non si può pretendere da ultraquarantenni che corrano come ventenni. Altra cosa poco logica, da parte della Fifa: rispedire a casa gli arbitri dei paesi che hanno superato gli ottavi: un buon arbitro come Petrovic, fuori la Jugoslavia, poteva tornare utile. A parte un rigore non concesso all'Italia, di veramente bravo ho visto un arbitro solo, nella seconda fase: il brasiliano Wright. Un po' poco. Ma per la Fifa son tutti bravi, altrimenti non sarebbero venuti ad arbitrare qui. È questo il vero guaio. (Gianni Mura)
  • [Nel 2008] Si ritorna con la memoria alle "notti magiche" di Italia 90, a tutti i ruderi che sono stati poi abbandonati [...]. Quella colossale occasione sciupata, la cascata di denaro pubblico e privato ingoiata dall'Evento: eppure, dopo neanche vent'anni abbiamo gli stadi più vecchi d'Europa, scomodi, pericolosi. (Maurizio Crosetti)
  • [Nel 2018] Vicini commise un unico, gigantesco errore [...] Una volta giunti a mezz'ora dalla fine al San Paolo, sull'1-0 in semifinale, c'era una sola cosa da fare: inserire me per farmi marcare a uomo Maradona. [...] Avrei seguito il Pibe de oro come un'ombra, non lasciandolo più giocare. [...] Invece Vicini fece dei cambi assurdi e mi lasciò in panchina. Avrebbe potuto inserire pure qualche altro mediano, per dare consistenza al centrocampo. [...] Per assecondare la sua mentalità offensiva scelse di rimanere con l'assetto iniziale... Di fatto, ha buttato via un Mondiale per tenere fede alla sua filosofia. (Pietro Vierchowod)

Citazioni in ordine temporale.

  • [24 dicembre 1986] Stiamo già per sprecare la grossa occasione rappresentata dalla costruzione (o dal riadattamento) di diversi stadi in vista dei Mondiali '90. La vicenda sta immiserendosi in una serie di guerre tra gruppi di costruttori allettati dall'affare; tra amministratori locali e aziende private; fra partiti politici; fra chi vuole impianti destinati esclusivamente al calcio e chi si batte per inserirvi la pista d'atletica. Si discute sui terreni, sugli appalti, sui finanziamenti. Nessuno si pone il problema principale: come debba essere uno stadio degli anni Duemila in Italia.
  • [10 luglio 1990] Abbiamo dato al mondo una bella prova di inciviltà; nessuna finalista era stata così maltrattata in passato, neppure giocando contro i padroni di casa. Stravagante (vero Carraro?) giustificare un simile comportamento con le dichiarazioni fatte da Maradona prima di incontrare l'Italia a Napoli. [...] Si può anche detestare Maradona ma ciò non autorizza a offendere un Paese fischiandone l'inno. Un sindaco dovrebbe saperlo e magari scusarsi a nome della città. [...] No, non c'è molta gloria in questo successo tedesco. Mi sono sembrati più forti (oltre l'Italia così mal gestita) anche l'Inghilterra e il Camerun. La prima ha perso Robson ed ha avuto un cammino durissimo; il secondo è stato senza dubbio l'eroe di questo Mondiale.
  • [Nel 1996] Quando vennero assegnati i Mondiali del '90 all'Italia e si cominciò a parlare di come ristrutturare gli stadi, scrissi [...] suggerendo di non perdere un'eccellente occasione per aggiornare il rapporto fra pubblico e calcio. Il quale non era più uno dei pochissimi divertimenti domenicali e non muoveva più – salvo rare occasioni – masse imponenti. Sbagliato, quindi, puntare su grandi impianti; sbagliatissimo considerarli ancora un luogo dove si tiene ammassata la gente per due-tre ore, senza preoccuparsi dei disagi in cui incorre. L'invecchiamento della popolazione e la forte concorrenza di altri divertimenti spingevano a soluzioni innovative, privilegiando la qualità dell'offerta, rispetto alla quantità. Quindi stadi simili agli ippodromi: con ristoranti, spazi per i bambini, servizi di ogni genere. Un posto in cui si potesse trascorrere serenamente qualche ora, magari pranzando e chiacchierando con gli amici. Dotato di palchi e comodità tali da indurre anche persone di una certa età a recarvisi. Abolire le piste d'atletica, in modo da consentire al pubblico di godersi lo spettacolo da vicino. Ridurre le dimensioni degli impianti tenendo conto di fattori evidenti: la denatalità, la costante riduzione delle presenze, la preventivabile concorrenza della pay per view. Invece si è fatto tutto il contrario.

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