Attentati dell'11 settembre 2001: differenze tra le versioni
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Citazioni sugli '''attentati dell'11 settembre 2001'''. |
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Versione delle 08:15, 11 set 2023
Citazioni sugli attentati dell'11 settembre 2001.
Citazioni
- Arrivai a N.Y. due giorni dopo il crollo delle torri, come tutti, perché prima era impossibile. La città era deserta, le persone stavano tappate in casa, si parlava ossessivamente del pericolo dell'anthrax, i parenti dei dispersi ti venivano addosso e ti chiedevano mostrandoti una foto: "L'avete visto? L'avete visto?". E poi c'era il vento che portava un odore spaventoso, come quello del McDonald's più infernale che tu possa immaginare; sentivamo tutti l'odore della carne bruciata. Ti assicuro che era veramente duro. (David Grieco)
- [Parlando dei giovani newyorkesi] L'11 settembre è l'unica cosa vera che gli sia mai capitata. (Shortbus - Dove tutto è permesso)
- 11 settembre 2001 || Il nostro sonno, oggi, | sarà un compito in classe. | Tema: noi torce. | Svolgimento: ognuno | covi, dormendo, la sua fiamma, accesa | al fuoco morto del televisore. (Valerio Magrelli)
- Con l'11 settembre molto è cambiato: ora è diffusa la coscienza del contingente, dell'effimero, della fragilità. (James Francis Stafford)
- Dall'11 settembre 2001 ho deciso di lasciarmi andare, di arrendermi completamente alla vita. Dopo quella tragedia ho deciso di smetterla di voler controllare tutto, tanto niente si controlla. (Shirley MacLaine)
- Dalle guerre mi ritenevo vaccinata, e in sostanza lo sono. Niente mi sorprende più. Neanche quando mi arrabbio, neanche quando mi sdegno. Però alle guerre io ho sempre visto la gente che muore ammazzata. Non l'ho mai vista la gente che muore ammazzandosi, buttandosi senza paracadute dalle finestre d'un ottantesimo o novantesimo o centesimo piano. Hanno continuato a buttarsi finché, una verso le dieci, una verso le dieci e mezzo, le Torri sono crollate e... Sai, con la gente che muore ammazzata, alle guerre io ho sempre visto roba che scoppia. Che crolla perché scoppia, perché esplode a ventaglio. Le due Torri, invece, non sono crollate per questo. La prima è crollata perché è implosa, ha inghiottito sé stessa. La seconda perché s'è fusa, s'è sciolta proprio come se fosse stata un panetto di burro. E tutto è avvenuto, o m'è parso, in un silenzio di tomba. Possibile? (Oriana Fallaci)
- È stato uno shock, poi ho pensato che la tragedia ha un legame con quanto è accaduto in Iran. Il mondo ha chiuso gli occhi di fronte alle atrocità della Repubblica Islamica in Iran. Solo le Twin Towers hanno risvegliato l'attenzione sul fondamentalismo. (Farah Pahlavi)
- Eravamo basiti, incollati allo schermo, come tutti. Le immagini parlavano da sole, sconvolgenti, abbiamo ancora davanti agli occhi il terribile schianto dei due aerei sulle Torri Gemelle. Furono momenti di sgomento, ma noi dovevamo anche pensare che di lì a poco ci saremmo trovati di fronte il Real... E invece arrivammo allo stadio discutendo solo delle notizie che provenivano da New York. (Vincenzo Montella)
- Ero a casa, la mia casa è nel centro di Manhattan, e verso le 9 ho avuto la sensazione d'un pericolo che forse non mi avrebbe toccato ma che certo mi riguardava. Sai, la sensazione che si prova alla guerra, anzi in combattimento, quando con ogni poro della pelle senti la pallottola o il razzo che arriva, e tendi le orecchie e gridi a chi ti sta accanto: «Down! Get down! Giù! Buttati giù». L'ho respinta. Non ero mica in Vietnam, mi son detta. Non ero mica in una delle tante e fottutissime guerre che sin dalla Seconda Guerra Mondiale hanno seviziato la mia vita! Ero a New York, perbacco, in un meraviglioso mattino di settembre. L'11 settembre 2001. (Oriana Fallaci)
- Ero senza dubbio rattristato quel giorno, non solo da un punto di vista patriottico, ma anche umanitario. Mi chiesi: perché certe persone fanno questo ad altre persone? Questo è davvero troppo. Sono sicuro che l'America è parzialmente responsabile di ciò che è accaduto, così come sono sicuro che altre persone molto potenti in altri luoghi del mondo siano responsabili. È stato un giorno molto triste per il pianeta Terra, per tutti quanti, e lo è ancora. (Anthony Kiedis)
- Fin dall’inizio l’ho considerato un evento minore. (Jonathan Franzen)
- – Ground Zero... Quindi questo è il posto dove il primo uomo ha contratto l'H1N1.[1]
– Peter, è il luogo dell'attacco terroristico dell'11 settembre!
– Allora è stato Saddam Hussein a farlo?
– No.
– L'esercito iracheno?
– No.
– Qualcuno dall'Iraq?
– No.
– Un'anziana signora che era stata in vacanza in Iraq?
– No. L'Iraq non ha niente a che fare con questo. Sono stati un pugno di arabi, libanesi ed egiziani finanziati da un arabo che viveva in Afghanistan ed era protetto dai pakistani.
– Allora mi stai dicendo che dobbiamo invadere l'Iran. (I Griffin) - Il crollo delle torri del World Trade Center e l'incendio al Pentagono sono quel tipo di avvenimenti che ciascuno pensa destinati a mutare il corso della storia, senza peraltro sapere in quale direzione. Momento raro, intenso, veglia d'armi, attesa. Dopo il primo istante di stupore, affiorano le consuete domande che seguono eventi drammatici, alcune relative al passato (chi è stato? perché?), altre al futuro, e tra queste, alcune più inquiete, rassegnate e passive (che cosa accadrà?), altre già più di ordine strategico (che fare? come?). Ciascuna di queste domande coinvolge diversi aspetti. Il loro significato emerge solo moltiplicando gli interrogativi, le considerazioni, le ipotesi. Tutto a un tratto è possibile avere l'impressione che la concatenazione delle cause e degli effetti si estenda progressivamente a tutto lo spazio planetario. Il nostro pianeta ci appare insieme piccolo e pericoloso. La sensazione di trovarsi in trappola, ordinaria e legittima quando colpisce i rifugiati e gli esuli di tutto il mondo, si diffonde anche all'interno delle cosiddette regioni sviluppate. Tuttavia, gli attentati di New York e Washington rivelano anzitutto una situazione preesistente, situazione che l'annientamento di qualche gruppo terroristico o il rovesciamento dei regimi che li sostengono non saranno sufficienti a cambiare. La paura può rendere ciechi. Ma può anche aprirci gli occhi su una realtà che normalmente guardiamo senza vedere. (Marc Augé)
- Io avevo solo quattro anni, ed ero troppo piccola per capire. Ma anche per gli adulti era un a cosa difficile da immaginare: nello Swat gli edifici più alti sono gli ospedali e gli alberghi, che hanno due o tre piani. Sembrava un evento molto lontano da noi. Io non sapevo neppure dove fossero New York e l'America. La scuola era il mio mondo, e il mio mondo era la scuola. In quel momento non ci rendevamo conto che l'11 settembre avrebbe cambiato per sempre anche il nostro mondo e che un giorno avrebbe portato la guerra nella nostra valle. (Malala Yousafzai)
- L'amministrazione Bush sta usando questo evento in modo estremamente immorale e irrispettoso. Sfruttano la morte di quelle persone per cercare di fare a pezzi le nostre libertà civili, per cambiare la Costituzione, per raggirare la gente. Non è questo il modo di onorare quei morti, usandoli per cambiare il nostro stile di vita da paese libero. (Michael Moore)
- L'errore maggiore è conseguente all'attacco alle Torri Gemelle, quando Bush, avendo individuato le cause e i colpevoli di quell'attacco, non aveva alcuna necessità di reagire in maniera massiccia, bombardando a tappeto quattro città dell'Afghanistan e uccidendo molti afghani, inconsapevoli del perché di tale tragedia. (Franco Angioni)
- L'immagine dell'Undici settembre è così potente anche perché è un'immagine quasi incredibilmente perfetta. Una volta ho detto a un'intervistatrice che quelle immagini sono straordinariamente belle. [...] Si tratta di immagini a bassa definizione, ma con dei colori nitidissimi. C'era un cielo azzurrissimo, che chi vive a New York avrà visto pochissime volte in vita sua. (Peppino Ortoleva)
- L'undici di settembre 2001 la Storia ha davvero voltato pagina. Credo che nessuno di noi, ancora, riesca a comprendere fino in fondo come la nostra vita non sarà mai più uguale. Come le nostre esistenze, individuali e di comunità, siano per sempre mutate. (Gianni Riotta)
- Nei giorni successivi all'11 settembre, abbiamo visto gesti di eroismo ovunque, dove erano attesi e dove non lo erano. Abbiamo anche visto una cosa moto rara: un vero sentimento di unità nazionale. Per me, questa è la lezione centrale dell'11 settembre. È che nei nostri momenti più vulnerabili, nelle spinte contrastanti di tutto ciò che ci rende umani, nella battaglia per l'anima dell'America, l'unità è la nostra più grande forza. (Joe Biden)
- New York è stupefatta, sconvolta nelle antiche regole e nelle convinzioni. Le luminarie natalizie sono meno festose, in giro non si vedono i soliti disoccupati vestiti da Babbo Natale. [...] Le bancarelle con i poster conciliano dolore e commercio, c'è la memoria della paura. (Enzo Biagi)
- Non abbiamo tutti un parente o un amico che alle cene ha sempre insistito, anno dopo anno, per raccontarci la propria storia così poco interessante sugli attentati dell'11 settembre? Sul fatto che anche loro sono stati al World Trade Center – nel 1989; o di come stessero guardando la CNN e hanno sentito che qualcosa di terribile stava per accadere perciò hanno chiamato il marito al lavoro - a Chicago. Siamo onesti, molti di noi raccontano storie di questo tipo. Vi ci aggrappiamo, con un desiderio poco dignitoso, ma in qualche modo comprensibile, di sentirci connessi all'evento che definisce i nostri tempi. Per condividerne la storia, proprio come abbiamo condiviso il dolore, per essere parte di qualcosa di più grande di noi stessi. (Amanda Ripley)
- Per la prima volta nella sua storia l'America ha visto la guerra entrare nelle sue metropoli, nelle sue strade e nei suoi grattacieli, nei suoi centri istituzionali, e seminare strage nella sua popolazione civile. È un evento epocale, tanto imprevisto nelle sue modalità quanto imprevedibile e incommensurabile nelle sue conseguenze politiche e militari. (Luigi Pintor)
- Per un sedicenne è un ricordo d'infanzia. Per noi è, e resterà, l'11 settembre. Il mondo è cambiato da allora, e non in meglio. Ma le preoccupazioni – ho notato – sono proporzionali all'età. I più giovani pensano che il pianeta ha conosciuto la peste, Hitler e la TV, se la caverà anche stavolta. Tra i meno giovani, molti ritengono che il prossimo attacco sarà nucleare, e esprimono profezie rispetto alle quali l'Apocalisse sembra un romanzo a fumetti. (Beppe Severgnini)
- Provo una grande pena per le vittime innocenti di New York e di Washington, per i passeggeri degli aerei-bomba, per le paure e le umiliazioni inferte dal terrorismo più spietato a tutti noi, uomini liberi e pacifici. Il World Trade Center è il simbolo della libertà internazionale dei commerci, una bandiera sulla linea d'orizzonte di una delle città più libere e operose del mondo: essere stati costretti ad assistere al crollo delle Torri Gemelle è tremendo, una battaglia perduta la cui eco rimbomberà per una o due generazioni. Lo stesso vale per il Pentagono, l'edificio in cui è custodita gran parte della nostra sicurezza, un architrave necessario all'ordine e all'equilibrio del mondo. Ma in questa guerra per la pace e per l'ordine internazionale, e vorrei che questo fosse chiaro a tutti in Italia, noi siamo e restiamo i più forti. La libertà occidentale deve essere e sarà protetta con il più assoluto rigore, con una fermezza che non potrà mai dimenticare e perdonare: l'Italia è al fianco degli Stati Uniti e del presidente George W. Bush nella caccia ai colpevoli di questo immane disastro, nell'identificazione delle responsabilità a qualunque livello esse si collochino. (Silvio Berlusconi)
- Quel che ci sta succedendo è nuovo. Il mondo ci sta cambiando attorno. Cambiamo allora il nostro modo di pensare, il nostro modo di stare al mondo. È una grande occasione. Non perdiamola: rimettiamo in discussione tutto, immaginiamoci un futuro diverso da quello che ci illudevamo d'aver davanti prima dell'11 settembre e soprattutto non arrendiamoci alla inevitabilità di nulla, tanto meno all'inevitabilità della guerra come strumento di giustizia o semplicemente di vendetta.
Le guerre sono tutte terribili. Il moderno affinarsi delle tecniche di distruzione e di morte le rendono sempre più tali. Pensiamoci bene: se noi siamo disposti a combattere la guerra attuale con ogni arma a nostra disposizione, compresa quella atomica, come propone il Segretario alla Difesa americano, allora dobbiamo aspettarci che anche i nostri nemici, chiunque essi siano, saranno ancor più determinati di prima a fare lo stesso, ad agire senza regole, senza il rispetto di nessun principio. Se alla violenza del loro attacco alle Torri Gemelle noi risponderemo con una ancor più terribile violenza – ora in Afghanistan, poi in Iraq, poi chi sa dove –, alla nostra ne seguirà necessariamente una loro ancora più orribile e poi un'altra nostra e così via. (Tiziano Terzani) - Quel pomeriggio dell'undici settembre, dopo aver camminato come un animale in gabbia per due ore, ho capito che l'altrove è proprio qui, dentro di me, è sul volto dei miei figli, di mia madre, dei miei amici e, ridete pure, mi sono messa a cucinare dei piselli per la cena. Perché il mio compito è quello di continuare a fare il mio dovere di brava formichina, occupandomi delle piccole, improrogabili cose di tutti i giorni. Con grande fatica, con le lacrime agli occhi, sentivo che mi mancava la terra sotto i piedi e cercavo un pezzo di pavimento per poter fare il passo successivo, quando la routine mi è venuta in soccorso con la dolcezza delle abitudini nelle quali mi abbandono volentieri. E quel piatto di piselli era come una cattedrale nella quale rifugiarmi. (Mina)
- Qui l'11 settembre c'erano due torri: un simbolo dell'America. Adesso è solo un cantiere e un cimitero. [...] Si sono concluse qui le storie umane di 3000 persone. Nelle loro tasche i passaporti di sessanta nazioni. Tra i morti anche 479 vigili del fuoco, poliziotti, soccorritori. (Enzo Biagi)
- Se lo scopo era colpire al cuore una civiltà, bisognava colpire le biblioteche. I santuari del commercio e della finanza sono un aspetto esteriore. Ma nella biblioteca c'è in cuore, perché là c'è tutto, anche sul commercio, anche sulla finanza, anche sulla letteratura, anche sull'arte. Là dentro si trova il codice della civiltà, la sua lingua, la sua matrice. (Norman Manea)
- Sgomento, esecrazione, orrore, sono questi i sentimenti che come me provano tutti gli italiani. L'Italia è in lutto. Questi attentati contro gli Stati Uniti colpiscono e offendono l'intera comunità internazionale. Richiedono una lotta senza quartiere contro il terrorismo. Sappiamo di difendere in questo modo i valori che sono alla base della civiltà e della convivenza tra i popoli. I popoli liberi devono essere uniti e compatti nella risposta a questo atto di guerra contro il mondo civile. (Carlo Azeglio Ciampi)
- Tutti gli americani di una certa età dicono di ricordarsi dov'erano e cosa facevano quando Kennedy è stato assassinato a Dallas. Immagino che lo stesso valga per l'11 settembre del 2001, o per il 10 ottobre del 2005. (Tullio Avoledo)
- Un conto è dar la caccia a un manipolo di fanatici sui monti dell'Afghanistan o per i meandri di Gaza e Baghdad. Tutt'altra cosa è invece arginare, guarire dal fanatismo. Per parte mia non ho alcuna specifica competenza nel campo della caccia, ma serbo qualche pensiero sulla natura del fanatismo e sui modi per ammansirlo, se non redimerlo. L'attacco all'America dell'11 settembre non è classificabile tout court come uno scontro fra povertà e ricchezza. (Amos Oz)
- Voglio farvi una domanda: credete in qualcosa con tanta forza da lanciarvi con un aereo contro un edificio a 750 chilometri all'ora? No, e non ci credo nemmeno io. Ma il vostro nemico ci crede. E se ci crede, chi vincerà, alla fine? Questa è una domanda raggelante che non vogliamo affrontare. (Michael Moore)
- Ecco l'America, colpita da Dio Onnipotente in uno dei suoi organi vitali tanto da distruggere i suoi più grandi edifici. Sia Grazia e gratitudine a Dio. L'America è stata colmata di orrore, da nord a sud, da est a ovest, e sia resa grazia a Dio che ciò che l'America sta assaggiando ora è solo una imitazione di ciò che noi abbiamo assaggiato.
- Gli attacchi dell'11 settembre non erano diretti a donne e bambini. I veri obiettivi erano i simboli del potere economico e militare americano.
- Il vostro capo della Casa Bianca quando ha saputo del nostro attacco alle Torri ha tranquillamente continuato a leggere favole a una scolaretta. [...] Non avrei mai pensato che il supremo leader potesse lasciare da soli tanti suoi concittadini nelle due torri a far fronte da soli a eventi terribili mentre avevano bisogno di lui.
- Le torri gemelle erano obiettivi legittimi, esse sostenevano il potere economico degli Stati Uniti. Questi eventi sono stati grandi sotto tutte le dimensioni.
- A mio avviso, il mandante di questa provocazione potrebbe essere stata l’oligarchia finanziaria mondiale, al fine d’instaurare una volta per tutte «la dittatura mondiale delle banche» (l’espressione appartiene al ben noto economista statunitense Lyndon LaRouche) e di garantire il controllo di risorse mondiali in idrocarburi limitate. Contemporaneamente si sarebbe trattato di assicurarsi una dominazione mondiale di lunga durata.
- Grazie alla provocazione dell’11 settembre, gli Stati Uniti d’America hanno consolidato il loro monopolio mondiale e hanno ottenuto l’accesso ad una qualsiasi regione del mondo e alle sue risorse.
- L’atto terroristico commesso a fini di provocazione è vecchio come il mondo. Furono precisamente delle provocazioni terroristiche a servire da pretesto per lo scatenarsi di due guerre mondiali. Gli avvenimenti dell’11 settembre 2001 costituiscono una provocazione mondiale. Si può parlare di operazione di portata mondiale.
- L’organizzatore dell’operazione potrebbe essere stato un consorzio ben organizzato ed abbondantemente finanziato formato da rappresentanti (vecchi ed attuali) dei servizi segreti, organizzazioni massoniche e personale dei trasporti aerei.
- Le ragioni di quegli attentati devono essere ricercate nella collusione degli interessi del grande capitale al livello transnazionale e globale, in particolare nei circoli non soddisfatti dai ritmi del processo di globalizzazione o dalla direzione presa da esso.
- Osama ben Laden e «al Qaïda» non possono essere stati né gli organizzatori né gli esecutori degli attentati dell'11 settembre. Essi non possiedono né l’organizzazione richiesta a questo scopo, né le risorse intellettuali, né i quadri necessari. Di conseguenza, si è dovuto formare una squadra di professionisti, mentre i kamikaze arabi hanno svolto il ruolo di comparse per mascherare l’operazione.
- Può sembrare una cosa brutta da dire, ma un certo numero di persone – specialmente nei notiziari sui media – hanno nostalgia dei mesi che seguirono l’11 settembre. Alcuni commentatori si struggono per il clima di unità nazionale che, si immaginano loro, prevaleva nel periodo successivo all’attacco terroristico. In modo più sottile, la mia sensazione è che molti abbiano un grande desiderio dei giorni nei quali la grande minaccia all’America sembrava provenire da stranieri fanatici, non da estremisti politici casalinghi.
- Quando la nazione è minacciata, normalmente ci si aspetta che le autorità si pronuncino per sacrifici condivisi. Ma il dirigenti repubblicani risposero all’attacco terrorista per cercare di varare... tagli delle tasse per i ricchi e per le grandi società.
- Venti anni fa, l’America venne ferocemente attaccata. Ma anche allora, la voce importante veniva da dentro casa nostra. La vera minaccia a tutte le posizioni di questa nazione non proviene da attentatori suicidi stranieri ma dalla nostra stessa destra.
- Dovete sapere che gli accadimenti e le sofferenze che vi hanno colpito sono una conseguenza delle politiche sbagliate del vostro governo. [...] Accettate qualsiasi cosa dica il vostro governo, non importa se vera o falsa. [...] Ma non riuscite a pensare con la vostra testa, come è possibile che Osama bin Laden riesca ad organizzare una cosa del genere in America? Usate il vostro buon senso e la vostra intelligenza.
- Gli americani non potranno prevenire atti come quello che è appena avvenuto perché l'America ha preso in ostaggio l'Islam. Se si guarda ai paesi islamici, la gente è disperata. Si lamentano che l'Islam se ne è andato. La legge secolare ha rimpiazzato quella islamica. Ma la gente rimane ferma nella fede islamica. Nel loro dolore e nella loro frustrazione, alcuni di loro commettono atti suicidi. Sentono di non avere niente da perdere. Se gli Usa vogliono davvero porre fine a questo male, sanno come farlo. Debbono rilasciare la loro presa virtuale sull'Islam.
- Gli Stati Uniti dicono che i kamikaze erano i criminali. Bene, sono tutti morti. Cosa vogliono ora dall'Afghanistan?
- Invece di cominciare la guerra, gli Usa avrebbero dovuto cercare di comprendere le ragioni che hanno spinto gli uomini che hanno dirottato quagli aerei, e fare ciò che hanno fatto. Eppure hanno preferito uccidere i musulmani, come già avevano fatto in Iraq e in Palestina. Se l'America non cesserà la sua guerra ingiusta contro l'Islam, eventi simili a quelli dell'11 settembre si ripeteranno sulla sua terra, più di una volta.
- Dobbiamo cercare di capire il nostro comportamento, che ci ha portato a ignorare la minaccia esistente e a non indagare su ciò che stava succedendo nel mondo. È stato un fallimento non solo dell'intelligence, ma anche del giornalismo. E, dopo, l'America ferita, colpita nel suo dolore, ha capito poco di un mondo che voleva rendere più democratico, più simile a sé stessa: è difficile cambiare le persone che non vogliono essere cambiate. Forse è una lezione che possiamo imparare.
- Dopo l'11 settembre sono stati i giornalisti a capire quello che era successo, andando sul campo e parlando con le persone, facendo ciò che l'intelligence non fa. È la nostra missione: andare e parlare con le persone coinvolte. Senza questo lavoro non ci sarebbe stata alcuna comprensione di Al Qaeda e dell'11 settembre. E così con il Covid.
- Ero davvero convinto che quella tragedia ci avrebbe resi una potenza migliore, che avremmo esercitato la nostra leadership in un modo nuovo, invece invademmo l’Iraq, per me un errore epocale.
- L'11 settembre ha cambiato la nostra società, e quello che mi preoccupa di più è che i giovani non ricordino come fosse la vita prima, prima dello Stato di sicurezza creato in America dopo gli attentati, quando non avevamo bisogno di tutte queste precauzioni. C'era un senso di libertà, e anche di innocenza, che si è perso completamente. E ho paura che sarà dimenticato.
Note
Voci correlate
- 2001
- Guerra al terrorismo
- Guerra in Afghanistan (2001-2021)
- Il Pentagono
- Teorie del complotto sugli attentati dell'11 settembre 2001
Altri progetti
- Wikipedia contiene una voce riguardante gli attentati dell'11 settembre 2001
- Wikiversità contiene informazioni su attentati dell'11 settembre 2001
- Commons contiene immagini o altri file sugli attentati dell'11 settembre 2001