Menghistu Hailé Mariàm
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Menghistu Hailé Mariàm (1937 - vivente), militare, politico e dittatore etiope.
Citazioni di Menghistu Hailé Mariàm
[modifica]- L'Etiopia non è stata il Cile d'Africa, ma è pronta ad essere il suo Vietnam. (dichiarazione del 1976)
- Ethiopia has not been Africa's Chile, but it is prepared to be its Vietnam.[1]
- [Sulla guerra dell'Ogaden] I cubani hanno vissuto in questa guerra la nostra vita, sofferto la nostra fame, patito le nostre ferite, subito la nostra morte. I nostri legami fraterni sono stati suggellati col sangue.[2]
- I secessionisti eritrei, che pretendevano di essere progressisti quando era al potere Hailé Selassié, ora che ha vinto la rivoluzione si sono dimostrati opportunisti reazionari e cospiratori. Sono contro il popolo, non con il popolo, reazionari, non progressisti, contro le masse, non con le masse.[2]
- Paesi nemici della rivoluzione socialista hanno ordito un vasto complotto contro l'Etiopia e stanno strumentalizzando il dramma della carestia per raggiungere i loro fini.[3]
- Sono un rivoluzionario; la mia vita è dedicata alla liberazione del popolo.[4]
- I am a revolutionary; my life is dedicated to freeing the people.
- [Sulla battaglia di Afabet] È stata una battaglia insignificante. È stato un piccolo scontro in un piccolo angolo di deserto, senza importanza e senza valore. I banditi eritrei menano vanto per una vittoria che non esiste. (dichiarazione del maggio 1988)[5]
- In questo paese, certe famiglie aristocratiche categorizzano automaticamente chiunque con la pelle scura, le labbra spesse, e i capelli lanosi come un «baria» [amarico per «schiavo»] [...] sia chiaro a tutti che presto costringerò questi stolti a piegarsi e sfarinare grano!
- In this country, some aristocratic families automatically categorize persons with dark skin, thick lips, and kinky hair as "Barias". [...] let it be clear to everybody that I shall soon make these ignoramuses stoop and grind corn![6]
- [Su Haile Selassie] Aveva ottant'anni ed era molto debole. Abbiamo fatto del nostro meglio per salvarlo, ma non potevamo mantenerlo.
- He was 80 years old and a very weak man. We tried our best to save him but we could not keep him.[7]
Discorso al 5° anniversario della rivoluzione
originariamente pubblicato nell'Ethiopian Herald (14 settembre 1979), citato in B. Szajkowski, Documents in Communist Affairs, Springer, 1981, pp. 1- 18
- Poiché la nostra lotta è parte del movimento socialista internazionale, la nostra libertà è parte integrante della liberazione dell'umanità.
- Since our struggle is part of the international socialist movement, our freedom is part and parcel of the liberation of mankind.
- Alcuni potrebbero dichiarare che questo periodo rivoluzionario è caratterizzato dal terrore, dall'anarchia e dallo spargimento di sangue dilaganti. Sono proprio questi i responsabili del terrore, dell'anarchia e dello spargimento di sangue. Al contrario, tutti coloro che hanno fatto sacrifici per difendere la loro unità storica e che stanno lottando per il socialismo e la democrazia, ricordano gli ultimi cinque anni di rivoluzione con gioia.
- There may be those who allege that this revolutionary period is characterised by terror, anarchy and widespread bloodshed. These are the very same elements who are responsible for the terror, anarchy and bloodshed. On the contrary, all those who have made sacrifices to defend their historic unity and who are struggling for socialism and democracy recall the last five years of revolution with joy.
- L'Etiopia appoggia tutti gli sforzi compiuti per consentire al popolo del Sahara occidentale di ottenere la sua libertà, perché crede che la realizzazione di questo fine aumenterà la pace e la stabilità della regione.
- Ethiopia supports all efforts being made to enable the people of Western Sahara attain their freedom, because it believes that the attainment of this goal will enhance the peace and stability of the region.
- Una pace permanente nel Medio Oriente rimarrà impossibile finché al popolo di Palestina è negata l'opportunità di determinare il suo proprio futuro e di stabilire una sua propria patria libera, e finché Israele rifiuta di rinunciare a tutti i territori arabi di cui si è impossessato con la forza durante la guerra del sessantasette.
- No permanent peace is possible in the Middle East so long as the people of Palestine are denied the opportunity of determining their own futures and establish a free country of their own and so long as Israel refuses to relinquish all Arab territories seized by force during the 1967 war.
- I tentativi da parte dell'imperialismo di sovvertire la Rivoluzione afgana hanno solo rafforzato la determinazione del popolo afgano di difendere la sua rivoluzione e le sue vittorie. La massa della popolazione etiope è stata costante nell'appoggiare la rivoluzione in Afghanistan sin dall'inizio, e continuerà a farlo.
- The attempts made by imperialism to subvert the Afghan Revolution have made the broad masses of Afghanistan to be more determined to defend their revolution and their gains. The broad masses of Ethiopia have been consistently supporting the revolution in Afghanistan from the very beginning and will continue doing so.
- Condanniamo fermamente l'intensa campagna propagandistica contro il popolo del Vietnam sotto la copertura di accuse riguardo a «rifugiati vietnamiti».
- We strongly condemn the intensive propaganda campaign against the people of Vietnam under the cover of allegations about 'Vietnamese refugees'.
Intervista di Riccardo Orizio
da Riccardo Orizio, Parola del diavolo. Sulle tracce degli ex dittatori, Editori Laterza, RomaBari, 2002, pp. 55-76
- Hailé Selassié era vecchio, malato e nessuno lo amava. In passato aveva avuto idee progressiste e moderne, ma ormai aveva fatto il suo tempo. Non avevo nulla contro di lui sul piano personale, ma il popolo ci aveva chiesto di rovesciarlo e così io e i miei colleghi dell'esercito abbiamo fatto. Non potevamo salvarlo.
- [Su Haile Selassie] Morì di morte naturale, credo. Certo, tra i miei uomini ce n'erano molti che avrebbero voluto ucciderlo con le proprie mani, perché avevano perso fratelli e padri per colpa sua.
- Ho aiutato e finanziato i guerriglieri dell'African National Congress di Nelson Mandela quando in Sudafrica c'era l'apartheid. Ero dalla loro parte quando ne avevano bisogno. Ora che ho bisogno io, dicono che non mi possono aiutare. Prima di partire da Harare mi avevano assicurato che non avrei avuto problemi perché viaggiavo per motivi sanitari e umanitari. Invece volevano consegnarmi all'Etiopia. [...] E pensare che gli uomini al governo oggi a Pretoria sono miei ex compagni, commilitoni, amici.
- [Su Nelson Mandela] Quando era in carcere lo ammiravo per la sua forza morale. Ora che è stato al governo non vedo i risultati. L'apartheid, almeno in apparenza, non esiste più, ma nessuno capisce cosa stia facendo questo nuovo potere sudafricano.
- [Su Robert Mugabe] Ha aiutato le guerre di liberazione in tutto il continente.
- Sono solo un militare, ho fatto quello che ho fatto solo perché bisognava salvare il mio paese da tribalismo e feudalismo. Se ho fallito è solo perché mi hanno tradito. Il cosidetto genocidio è stato solo una giusta guerra in difesa della rivoluzione, di un sistema del quale hanno beneficato tutti.
- Ero sopravvissuto a nove tentativi di assassinarmi. Il paese era nel caos. Una classe sociale, quella legata al passato, quella dei privilegiati, attaccava i lavoratori, che volevano progresso. Milioni di persone venivano nella capitale e chiedevano: 'O ci difendete o ci date le armi per diffenderci da soli'. Era una battaglia. Io non ho fatto altro che combatterla.
- Bussai alla porta degli americani, dicendo: 'Sono dalla vostra parte, tra i nostri due paesi c'è sempre stata amicizia, l'Etiopia ha perfino inviato truppe per combattere al vostro fianco nella guerra di Corea. Ora aiutateci a ricostruire e a svilupparci'. Loro mi risposero che erano troppo impegnati con il Vietnam e non erano interessati all'Africa dal punto di vista strategico. Bussai alla porta della Cina, e la risposta fu no. Allora andai a Mosca. C'era Leonid Brežnev, mi ricordo ancora benissimo quando mi abbracciò la prima volta al Cremlino. [...] Gli spiegai la situazione e lui mi rispose: 'Colonello, eccetto la bomba atomica, il mio paese è pronto a darle tutto ciò di cui crede di aver bisogno'. E così fu. L'Urss ci aiutò con i fatti e non solo con le parole. Da quel momento Brežnev divenne per me come un padre. Ci siamo visti altre dodici volte, sempre in Unione Sovietica. Ogni volta, prima di parlare dei nostri problemi, gli dicevo: 'Compagno Leonid, io sono tuo figlio, ti devo tutto'. E davvero sentivo che Brežnev era come un padre.
- [Su Michail Gorbačëv] Sembrava una persona perbene, onesto, devoto alla causa socialista. Mi dimostrava amicizia e calore. Poi, una volta salito al potere, nel 1985, iniziò a parlare di perestrojka e di glasnost. A un certo punto io lo chiamai da Addis Abeba per fissare un appuntamento. Avevo bisogno di capire cosa stava succedendo. Andai a Mosca per domandargli cosa significavano quei due slogan. Slogan che io non capivo e che, secondo me, neppure il popolo sovietico capiva. Gli dissi: 'Compagno Gorbaciov, parliamoci chiaro. Se ci sono dei cambiamenti in linea, diccelo, così possiamo anche noi rettificare il cammino. La vostra forza è la nostra forza, la vostra debolezza è la nostra debolezza.
- [Su Michail Gorbačëv] Altro che premio Nobel per la pace: armava i miei nemici e a parole mi blandiva. Smisi di telefonargli. Avevo capito che mentiva. Erano giorni molto difficili: noi non sapevamo più chi era l'amico e chi il nemico.
- Mio caro amico, Gorbaciov ha tradito il mondo intero, e non solo Menghistu. Ha distrutto il proprio paese e tutto il movimento internazionale socialista, comunista e nazionalista. È salito al potere dicendo che voleva combattere la corruzione all'interno del vecchio Pcus, dandosi arie di efficientista: invece voleva smantellare il sistema, altro che migliorarlo.
- Siamo stati tutti traditi da Gorbaciov: quel controrivoluzionario ha distrutto l'Unione Sovietica consegnando il mondo agli americani e rovesciando tutti gli equilibri.
- Fidel è molto pattriotico, molto rivoluzionario, molto onesto. Credo che il mondo non lo conosca bene: Fidel è molto umano. Molto umano. E con le poche risorse che ha la sua piccola Cuba ha fatto miracoli. Per lui ho davvero grande rispetto. Quanto alla Corea del Nord, beh, è un paese meraviglioso, è quasi da non credere cosa siano riusciti a costruire in così poco tempo. Kim Il Sung, nonostante la fama di cui godeva all'estero, era un uomo spiritosissimo, andavamo insieme in crociera e lui beveva, fumava, raccontava barzellette. Tutto il contrario del dittatore austero che immaginavate voi occidentali. Mi ha regalato una centrale elettrica, cantieri navali e consiglieri militari senza chiedere nulla in cambio.
- A Bettino Craxi sarò sempre grato per aver appoggiato il progetto agricolo nella valle del Tana Beles, un magnifico e generoso regalo italiano.
- Non è vero che sono rimasto indifferente di fronte alle carestie. Le dighe del Tana Beles e gli spostamenti delle popolazioni rurali li ho concepiti proprio per far sì che le carestie non si ripetessero più. La guerra non ero io a volerla; io mi ci sono trovato dentro e ho solo cercato di vincerla.
- [...] mi dispiace per i somali. Si sono fatti dividere in tribù nemiche.
- [Sull'Etiopia di Meles Zenawi] Il paese è ostaggio di una minoranza. È un paese tribalizzato. Come in tutta l'Africa, si retrocede verso il passato.
- [Su Mohammed Siad Barre] Lo conosco bene, anzi benissimo. È stato a lungo il mio peggior nemico. [...] Con Siad Barre ho provato a fare pace. Insieme avremmo potuto fare del gran bene alla nostra gente. Ma anche lui è stato tradito.
- Non sono mai stato un sostenitore dell'Albania, [...] ma ho ammirato la disciplina e la risolutezza di quel governo.
- Amo l'Etiopia più della mia stessa vita.
- Ho costruito uno degli eserciti più potenti dell'Africa, ho costruito uno dei partiti meglio organizzati del mondo, ho difeso con i denti l'integrità territoriale del mio paese, eppure tutto questo è stato vano.
- La democrazia va bene in Europa. In Africa ci sono altre tradizioni. Guarda l'Etiopia di oggi: dicono di aver introdotto il pluralismo. Invece hanno reintrodotto il tribalismo. Ciascuno sta dalla parte della propria tribù o della propria religione, non dalla parte di un partito. Come in Sudan, in Ruanda, in Burundi, in Congo, in Kenia. Dappertutto. Il mondo vedrà in Africa guerre mai viste prima. Terribile guerre tribali.
- Come diciamo noi in Etiopia, il mondo insiste nel volerci regalare delle belle scarpe nuove. E noi dobbiamo adattare i nostri piedi a queste scarpe. Ma a volte le scarpe fanno così male che la gente le butta via. Capisce il paradosso? Invece di adattare le scarpe ai nostri piedi, voi occidentali ci chiedete l'opposto. In fondo, i sandali che offrivo io non erano poi da buttar via.
Intervista di Genet Ayele, Jimma Times, 30 luglio 2010
- [Sulla guerra civile etiope] Li combattemmo quando tentarono di smembrare lo Stato. Dovrei farmi perdonare per questo?
- We fought them when they sought to dismember the nation. Is this why I should seek exoneration?
- [Su Meles Zenawi] Non sapevamo nemmeno il suo nome.
- We did not even know his name
- Credevamo che il proletariato alla fine avrebbe governato il mondo, ma è l'America che ha assunto questo ruolo... Il popolo americano è cambiato.
- We thought that the proletariat would eventually run the world. But it is the Americans who have assumed that position... The American people have changed.
- [Sulla corruzione in Africa] L'Etiopia non aveva lo stesso problema. I leader africani ci guardavano con invidia.
- Ethiopia did not have the same problem. African leaders looked at us with envy.
- Mugabe ha combattuto e liberato il suo paese dai colonizzatori, ma io sono qui come ospite del popolo dello Zimbabwe. Non sono un ospite personale di Mugabe, e i veterani della guerra di liberazione ne sono perfettamente consapevoli.
- Mugabe fought and liberated his country from colonists. But I am here as a guest of the Zimbabwe people. I am not a personal guest of Mugabe. And veterans of the liberation struggle are well aware of this fact.
Citazioni su Menghistu Hailé Mariàm
[modifica]- Da ora in poi devi pregare per il tuo popolo e per te stesso tre volte al giorno. (Madre Teresa di Calcutta)
- Di Menghistu si sa comunque ben poco. La sua età dovrebbe oscillare fra i 39 e i 42 anni. È un ufficiale della terza divisione [...] La sua origine etnico - sociale sembra addirittura emblematica. È di sangue «walamo», un popolo fra i più oppressi dell'impero, da cui per secoli i mercanti di schiavi hanno attinto, soprattutto attraverso rapimenti e razzie, la loro merce umana. Nel 1894, migliaia di «walamo» furono fatti prigionieri da Menilik II, e portati in catene ad Addis Abeba. Diplomatici stranieri e semplice gente del popolo spiegano con tali origini l'odio di Menghistu per ogni forma di oppressione, il suo supposto rigore morale, l'implacabile severità della sua condotta. (Arminio Savioli)
- È un fatto, ad ogni modo, che Menghistu, anche in questo erede della tradizione imperiale, ritiene più conveniente puntare contemporaneamente su due tavoli: su quello sovietico, dove raccoglie l'appoggio militare che gli garantisce la sopravvivenza politica, e su quello occidentale, sul quale trova l'assistenza economica, indispensabile per la sopravvivenza stessa dell'Etiopia.
Quasi tutti i progetti di sviluppo economico e sociale, infatti, sono finanziati dall'Occidente, in massima parte della Comunità Europea. Menghistu sta dunque tentando la difficile via di una rivoluzione eretica che Mosca vede con perplessità, ma deve assecondare, perché la posta in palio nel Corno dell'Africa è troppo importante. (Ferdinando Vegas) - È un uomo franco con un carattere timido ma una grande forza interna. (Emilio Colombo)
- Gli etiopi, si sa, non sono negri, ma Menghistu ha invece tratti negroidi. [...] Per scaricare il complesso d'inferiorità accumulato nella rigida società amharica, Menghistu durante 14 anni regnerà nel segno del terrore e del fasto, governando dal Palazzo del vecchio Negus dove ha mandato i paggi in livrea, i leoni al guinzaglio, le Cadillac e lo champagne, l'uso dei titoli: il suo è lungo 57 parole, una in più di quello di Hailé Selassié. (Igor Man)
- Il generale Haile Mariam Menghistu aveva intenzionalmente adoperato l'arma della fame non solo contro l'Eritrea ma anche contro il dissenso interno e regionale in altre zone del Paese. Questo non aveva impedito a Madre Teresa di ronzargli intorno, sconvolgendo così gli ambienti impegnati nella tutela dei diritti umani, che avevano cercato di isolare il suo regime. (Christopher Hitchens)
- Il presidente Menghistu era un dittatore non meno crudele di Siad Barre, ma era felice di finanziare i nemici del despota somalo. (Ayaan Hirsi Ali)
- L'Eritrea è una nazione tradita dall'Italia. Che ha aiutato, come tutti sanno, il regime di Menghistu per anni e anni. (Isaias Afewerki)
- Menghistu mi sembra un leader silenzioso, serio e sincero, consapevole del potere delle masse. (Fidel Castro)
- Menghistu? Un parente dell'uomo che tentò di detronizzarmi nel 1960? Ma no, non sarebbe rimasto nell'esercito. In ogni caso, quando tornerò al palazzo, dovrò abolire quel cognome... (Haile Selassie)
- Menghistu dava l'impressione di non conoscere il problema, o diceva che tutto era nelle mani del Parlamento. Questo è assurdo: sappiamo che tutto il potere è nelle sue mani, anche se ha cambiato la sua uniforme con una giacca alla Mao. (Asfa-Wossen Asserate)
- Menghistu non conosce il significato della parola compassione; ha il peggior record in fatto di diritti umani in Africa. Ma c'è un linguaggio che, come tutti i dittatori, comprende: potere ed economica. (Asfa-Wossen Asserate)
- Menghistu non ha limitato le sue cure all'Etiopia. Sono stati violati i confini del Sudan e questo paese ha dovuto assorbire più di trecentomila etiopi fuggiti dal "terrore rosso" di Menghistu. Un nuovo seme di fermento è stato piantato in terra africana e alimentato da Mosca. (Richard Nixon)
- Signor presidente, ieri l'imperatore era un ricco, oggi è un povero; ieri lei era un povero, oggi è un ricco. Io voglio vedere il povero Hailè Selassiè. (Madre Teresa di Calcutta)
- Dapprincipio il suo solo scopo è quello di far ricadere l'intera responsabilità dell'atroce carestia che ha devastato il paese sull'imperatore Hailè Selassiè, e quando si accorge che è impossibile demolire l'immagine del Negus, lo sopprime soffocandolo con un cuscino.
- Di recente, ad Addis Abeba, lo hanno condannato a morte, in contumacia, ma questa sentenza non sana alcuna piaga. Ha soltanto il sapore di un'assurda ed atroce beffa.
- Era lui che il 23 novembre 1974, nel cortile della prigione di Akaki, aveva aperto il fuoco per primo per sterminare i 60 massimi dignitari dell'impero. Era lui che, il 3 febbraio 1977, aveva abbattuto con raffiche di mitra il capo provvisorio dello Stato, generale Taferi Bante. Era lui che aveva deciso l'eliminazione di un altro rivale, Atnafu Abate, e che, in nome del socialismo, aveva distrutto gran parte dell'intellighenzia etiopica progressista.
- La caduta del muro di Berlino ha fatto un tonfo capace di scuotere anche l'intero continente africano. I socialismi tropicali vanno perdendo, uno dietro l'altro, le ragioni del loro lungo potere, e nei fallimenti di una politica intessuta di sole buone intenzioni e di qualche aiuto dall'Urss vengono giù ora anche gli uomini e i governi che questa politica l'hanno retta. Menghistu è l'ultimo nome di una lista ancora provvisoria.
- La fuga di Menghistu non chiude soltanto 14 anni di potere dittatoriale in uno dei tanti itinerari illusori del socialismo africano. [...] Dietro questa fuga si prepara anche la chiusura residua della decolonizzazione africana.
- La rivoluzione dei militari, e la conquista del potere da parte del colonnello Menghistu, hanno segnato la fine d'una dinastia: ma quanto alla fine d'un impero, è da dubitare che questa avvenga. Il colpo di stato del '74 ha portato certamente un duro attacco all'egemonia millenaria degli amhara, e la sua vittoria è stata la vittoria del Sud «nero» contro il Nord «bianco»: non soltanto nel senzo d'un trasferimento del potere nelle mani dell'etnia negra e meridionale degli oromo (o galla), alla quale appartiene lo stesso Menghistu: ma anche per il progetto di trasformazione sociale che sta alla base della nuova politica etiopica, dove rivoluzione significa soprattutto decolonizzazione.
- Con l'aiuto di Mosca, Menghistu costruì il più potente esercito africano a sud del Sahara. Contava quattrocentomila soldati, possedeva razzi e armi chimiche.
- Menghistu lavorava giorno e notte. I beni materiali non gli interessavano, voleva solo il potere assoluto. Gli bastava regnare.
- Ricordo questo Mariam quando, ancora capitano, veniva a Palazzo. Sua madre faceva la domestica a corte. Non so chi gli avesse reso possibile frequentare l'accademia militare e diplomarsi. Era un tipo snello, minuto, che dava l'impressione di essere sempre teso, ma con una grande capacità di dominarsi. Conosceva a menadito la distribuzione interna del Palazzo, sapeva perfettamente chi fossero i vari personaggi e chi bisognasse arrestare affinché la corte smettesse di funzionare, perdesse forza e potere e si trasformasse in quel vuoto modellino architettonico che giace in abbandono sotto gli occhi di tutti.
- Dobbiamo scartare una volta per tutte la nozione che l'Etiopia sia governata da una giunta militare o che Menghistu regni solo come un primus inter pares. Ancora oggi, gli scrittori occidentali dell'Etiopia continuano ad usare il termine "Derg" per descrivere l'istituzione apparentemente responsabile del governo in Etiopia. Questo alimenta un' impressione totalmente falsa di un processo decisionale collettivo quando in realtà la direzione degli affari è concentrata nelle mani di un solo individuo.
- I ministri di Menghistu stanno sull'attenti in sua presenza e non azzardano opinioni dissenzienti. Nelle sue rare apparizioni in Addis Abeba, il leader etiopico sta seduto su una specie di trono, una sedia laccata d'oro rivestita di velluto rosso posta al di sopra e di fronte alle sedie meno ornate fornite per le altre figure di spicco del regime. In questo ed in altri modi, Menghistu Haile Mariam è una figura che resta nel solco della tradizione etiope che può essere considerata come un monarca, un imperatore, un successore di Haile Selassie e di Menelik.
- La sua visione è quella di uno stato unitario e totalitario in cui le differenze regionali ed etniche verranno sommerse dall'ideologia politica e in cui tutte le attività saranno controllate e disciplinate dal partito, dallo Stato e dai suoi vari organi. Questo, è quasi superfluo dirlo, è un programma ambizioso, in particolar modo per un Paese che è fra i più poveri ed arretrati del mondo e che per storia e tradizione è stato destinato al separatismo e all'anarchia.
- Menghistu e gli altri nel Derg avevano due ragioni per volere armi sovietiche. In primo luogo, assunsero il potere come rivoluzionari con un programma radicale. Denunciavano regolarmente l'imperialismo, e tuttavia restavano fortemente dipendenti dal baluardo di ciò che loro chiamavano imperialismo, gli Stati Uniti, per la più essenziale delle merci, l'armamento per il loro esercito. Potevano essere autentici rivoluzionari e socialisti e tuttavia mantenere un legame così vitale con gli Stati Uniti? Era molto imbarazzante. Ma era più di questo. Il secondo ed altrettanto potente motivo che li spinse verso i sovietici era che volevano un esercito molto più grande di quello di cui disponeva l'Etiopia allo scoppio della rivoluzione. La decisione di optare per una soluzione militare in Eritrea rese ciò assolutamente essenziale, e c'era anche una crescente preoccupazione per la minaccia della Somalia.
- Negli Stati Uniti ci sono anche gli esuli etiopici e anche loro criticano il regime di Menghistu. Però nello stesso tempo dicono: date da mangiare agli etiopici che hanno fame. Invece i somali dicono: interrompete gli aiuti alla Somalia perché Siad Barre è cattivo.
- Uno squilibrato che si abbandona ad un sanguinario genocidio.
- Vede: Menghistu è ateo, non è credente. Questo complica tutto.
Note
[modifica]- ↑ (EN) Citato in Raúl Valdés Vivó, Ethiopia's Revolution, International Publishers Co., Inc, 1978, p. 105
- ↑ a b Citato in Toni diversi di Castro e Menghistù sul problema dell'Eritrea, L'unità, 28 aprile 1978
- ↑ Citato in Così l'Etiopia vanifica l'aiuto che inviamo contro la fame, Avanti!, 11 maggio 1985
- ↑ (EN) Citato in David A. Korn, Ethiopia, the United States and the Soviet Union, Southern Illinois University Press, 1986, p. 61
- ↑ Citato in Mimmo Càndito, Ho visto la disfatta di Menghistu, La Stampa, 11 maggio 1988)
- ↑ (EN) Citato in Paulos Milkia, "Mengistu Haile Mariam: The Profile of a Dictator", Ethiopian Review (febbraio 1994)
- ↑ (EN) Citato in "Mengistu defends 'Red Terror'", BBC News (28 dicembre 1999)
Voci correlate
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