Stadio delle Alpi
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Citazioni sullo stadio delle Alpi.
Citazioni
[modifica]- A Torino, dove è costato il doppio del preventivato [...], lo stadio è nuovo e bisogna battezzarlo. Così l'Acqua Marcia, e non dirmi che dovrebbe farsi ribattezzare, costruttrice dello stadio, non s'è presa la responsabilità di scegliere il nome, ma ha affidato il compito a un équipe interdisciplinare di Roma, che si chiama S3 Acta. Potrei osservare [...] che pure la S3 Acta farebbe bene a scegliersi un nome [...]. Costoro, tutti professionisti in Scienze organizzative (non chiedermi cosa vuol dire) [...], ci hanno pensato un bel po' sopra e hanno partorito una rosa di cinque nomi: Agorà, Des Alpes, Eracles, Zeus e Summit. [...] perché tre nomi greci, uno francese e uno inglese che non c'entra un cavolo? Des Alpes è un nome da albergo di Claviere e poi non è che l'esclusiva delle Alpi ce l'abbia il Piemonte. Tutti gli altri nomi vanno male per uno stadio ma vanno bene per un rasoio, un'auto, un profilattico, una discoteca. [...] pare che passerà Des Alpes. Non è possibile prenotare una suite. Ma saranno contenti i portieri. (Gianni Mura)
- Al Delle Alpi [...] è come giocare sempre fuori casa. (Gianni Agnelli)
- Ricordo me bambina al Delle Alpi a farmi sventolare gli occhi di bianco e nero. (Martina Rosucci)
- Uno stadio, si sa da sempre, dove gli incitamenti si perdono nell'aria gelida che arriva dalle montagne. (Carlo Nesti)
- C'è tutta la terribilità di una demolizione, nella morte dello stadio Delle Alpi [...]. La sera dell'inaugurazione, nella primavera del 1990 c'era tanto di quel traffico da diventare matti. Mista di Juve/Toro contro il Porto. I mondiali a un passo, e la città orgogliosa di un catino per il calcio finalmente grandioso. E ne sarebbero successe di cose, qui dentro, fino alle ruspe di ieri: chiamate ad abbattere cemento, ma anche errori. Perché se una città si disfa di un ciclope del genere dopo neppure vent'anni, vuol dire che qualcuno ha sbagliato. E che sono stati demoliti anche tanti, tanti soldi. [...] L'astronave viene fatta a pezzi: via i seggiolini della tribuna, anche se gli ultrà seppero a suo tempo fare di meglio, cioè di peggio. Via l'erba di Del Piero e Zidane, ma anche quella di ToroAjax, antica finale di Coppa Uefa. [...] Oppure quell'altra volta: una festa scudetto per la Juve di Vialli e Ravanelli, quando i tifosi smontarono il campo quasi come ieri. Resterà indelebile, per chi c'era, la scena del tifoso bianconero che uscì con una traversa sottobraccio.
- L'astronave aveva un sacco di spazio vuoto: quando le si camminava nella pancia, i passi rimbombavano forte e non si finiva mai di passeggiare. Stanzoni, corridoi, scale: un labirinto, un posto perfetto per quei sogni terribili dove si scappa e non si esce.
- Povero e neanche vecchio Delle Alpi: meglio sarebbe stato non averti mai costruito, con quella pista d'atletica che servì una volta sola, per il Grand Prix. Una volta sola, dal 1990 a ieri. Insieme al tuo corpo, al tuo scheletro e alle tue carni di cemento, cade anche quel ridicolo nome più adatto a una pensione in Val di Lanzo. Delle Alpi.
- Qui la Juve vinse un bel po' di cose, ma sempre sentendosi ospite in casa d'altri, dentro lo stadio troppo grande, troppo freddo (in ogni senso: ambientale e climatico, perché d'inverno si moriva di freddo, c'erano correnti dappertutto) e troppo vuoto. Perché il Delle Alpi è stato affossato anche dalla crisi del calcio, da un modello televisivo sempre più invadente (ma anche più comodo, economico e sicuro) e dalla grandiosità diventata inutile. Torino non è Milano, e il pienone si è verificato ben poche volte: l'ultimo ad esserci riuscito, non è Del Piero ma Vasco Rossi.
Voci correlate
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