Gigi Proietti

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Gigi Proietti nel 1973

Luigi Proietti (1940 – 2020), attore, comico, cabarettista, doppiatore, conduttore televisivo, regista, cantante, direttore artistico e insegnante italiano.

Citazioni di Gigi Proietti[modifica]

  • [Sulle accuse di ripetitività, rivoltegli da alcuni critici] A volte lo spettatore meno avvertito è proprio il critico. Nel '76 con "A me gli occhi, please" ho inventato un nuovo modo di stare in scena, quello con la cassa piena di oggetti. Da allora ho fatto numerosi spettacoli, ma quello è rimasto il mio modo di stare in scena. Il repertorio è cambiato. [...] Ma bisogna ricordarsi che il teatro non è la tv. In tv ogni settimana devi dire cose diverse perché il pubblico è lo stesso. In teatro ogni sera il pubblico cambia ed è il testo a rimanere lo stesso. Sennò pure Petrolini avrebbe dovuto smettere di fare Gastone.[1]
  • [Al funerale di Stato di Nilde Iotti] Bisogna prendere esempio dallo spessore e dalla coerenza di persone come lei.[2]
  • Non è riuscita a capire che è diventata una metropoli, non ce la fa proprio. Basta andare un giorno in una qualsiasi grande città europea per accorgersene. Anche se non potrei vivere un sampietrino più in là, io Roma non la riconosco più. È diventata brutta, scomposta, estranea a se stessa. Non è più un'unità, ma è una somma di almeno sette città con anime diverse. Periferie che non si conoscono l'una con l'altra.[3]
  • Non sono stati i mass media a far resuscitare il mito Battisti. Ma il suo mito a far risuscitare i mass media.[4]
  • Per anni sono stato un ospite abituale di Taormina, soprattutto al Teatro Greco. Ultimamente mi muovo meno da Roma, ma quando facevo le tournée vere e proprie, la Sicilia era una tappa immancabile. È un'isola fantastica, è banale dirlo, ma è il primo pensiero che mi viene in mente. Insieme all'estrema varietà di cibi e di vino che sa offrire.[5]
  • Ringraziamo Iddio, noi attori, che abbiamo il privilegio di poter continuare i nostri giochi d'infanzia fino alla morte, che nel teatro si replica tutte le sere.[6]
  • "Roma è bella". Ricordi, Giovacchino | quanno potemio senza imbarazzo | 'sta frase? E se moveva er Ponentino | mentre a noi, nun ciannava de fa 'n c...?" || "È bella sì, ma fa finta de gnente | respirala co' l'occhi, piano piano, | eppoi coll'artri fa l'indifferente | Si cchiedono "Com'è", tu fa l'indiano". || Dije così: "Com'è questa città?" | "Mah... signore... Che vuole che je dica... | Se lo scopra da lei. Io ciò da fa'" || "Dije che ciai da fa', ma che te frega? | Si te metti a vantà la Roma antica | verranno tutti qui pe' ffà bottega". || "Famo finta che er traffico è ar collasso | dimo che qui se campa proprio male | li servizi so' pessimi, ch'è basso | il tasso de la vita curturale". || "Dimo che nun c'è manco l'Auditorio | che presto ci saranno li cantieri | e che se bloccherà tutto er Cibborio. | E che domani sarà peggio de ieri". || Così dicevi allora in quell'incanto | ner Cinquanta, e ce stava l'Ottobrata. | Ricordi? Rintoccava l'Anno Santo. || Eri profeta, dorce Giovacchino. | Però 'na cosa nun l'hai 'ndovinata: | Che non esiste più, quer Ponentino![7]
  • Sa perché noi italiani abbiamo spesso tollerato la burocrazia e i suoi misfatti? [...] Perché la burocrazia era la mamma, il ventre molle e accogliente nel quale sparire e riemergere il 27 di ogni mese. Tra coloro che ce l'avevano fatta c'era la granitica convinzione che ogni cosa che accadesse fuori non li riguardava.[8]
  • [Sulla prima promozione del Frosinone Calcio in Serie A] È stato uno stupore per tutti, un qualcosa che mi ha fatto molto piacere e che mi auguro abbia un seguito dato che si tratta di una squadra della nostra stessa regione. Finora non ho mai visto giocare i giallazzurri, ma il fenomeno Sassuolo ci insegna che organici giovani e spigliati sono spesso imprevedibili e pericolosi per tutte le squadre della categoria. A me non è mai piaciuto usare la parola “burino” per fare ironia [...] Inoltre, se parliamo di Ciociaria, è una terra a cui sono molto legato, umanamente ed artisticamente. Una terra che ha dato i natali a colonne portanti dello spettacolo italiano come Vittorio De Sica e Nino Manfredi.”[9]
  • Viva er teatro dove tutto è finto | ma niente c'è de farso, e questo è vero. | E tu lo sai da prima se s'è tinto | Otello er Moro, oppuramente è nero || Nessun attore vero vo' fa' crede, | spignenno forte ['n] un'intonazione, | ch'è tutto vero quello che se vede. | Lui vole fa capì ch'è 'na finzione. || Se je tocca morì sopra le scene, | è vero che nun more veramente. | Sennò che morirebbe così bene? || Capisci sì com'è? Famme er piacere, | se morisse de morte veramente | non potrebbe morì tutte 'e sere.[10]

Tutto sommato[modifica]

Incipit[modifica]

Un’autobiografia? Io? Tutt'al più quattro chiacchiere sul passato, sperando che a qualcuno interessi. Riordinare l'album dei ricordi è un lavoraccio infame. Ci si dimentica sempre di qualcuno, si tende a idealizzare ogni momento della propria gioventù e si finisce per raccontare una sfilza di aneddoti nei quali ci assegniamo la parte del protagonista che salva la situazione. Alla fine, più che un libro, viene fuori una lista di belle figure. No, un'autobiografia proprio no. Senza contare che tornare sui luoghi della propria infanzia può essere doloroso. E io l'ho sperimentato anni fa.

Citazioni[modifica]

  • Ricordare è un mestiere rischioso, perché ha bisogno di stimoli forti.
  • Raccontare la propria vita non è cosa da tutti. Certo, chiunque può ricordare gli episodi, cercare di storicizzare, fare riflessioni su come passa il tempo e come cambiano le cose. Ma l'odore della povertà misto a quello del sugo della domenica, i richiami delle mamme ai figli discoli che non tornano per cena, l'allegria irrecuperabile del mercato, le chiacchiere sui marciapiedi… E poi i «faccio un goccio d'acqua» sui muri ancora freschi di calce, la partita a tressette, la vita in strada, le donne ai davanzali, i discorsi dei disoccupati… Tutto questo, come puoi farlo rivivere in chi legge se non c'era?
    Forse non è stato neppure come lo ricordi tu, perché nel ricordo hai enfatizzato qualcosa, e qualcos’altro hai rimosso.
  • «Sono un po' stanco di me / sempre la stessa vitaccia / qualche volta mi cambio la faccia / ma la vita rimane com'è.» Sono le parole che cantavo anni fa nella sigla di Fregoli, uno sceneggiato che la Rai dedicò al più grande trasformista di tutti i tempi nel 1981. Leopoldo Fregoli era romano come me e, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, diventò una stella di fama internazionale. Quello che sconvolgeva di lui non era tanto la sua capacità di svestirsi e imparruccarsi alla velocità della luce, quanto la sua abilità di trasformarsi in un istante, abbinando a ogni costume una voce, una gestualità e un’intonazione diverse. Sapeva essere uomo, donna, ricco, povero, straniero, italiano, ed è stato tra i primi a reggere un intero spettacolo rimanendo da solo sul palco. Per fare questo, allenarsi e imparare un testo a macchinetta non basta.
    Romano, trasformista, attore di one-man show: era inevitabile che la mia storia, prima o poi, incrociasse la sua.
  • Un giorno mio padre mi disse che mi aveva cercato un «certo Emilio Cigoli», il più grande doppiatore italiano. Doppiava le più famose star di Hollywood: tanto per capirci, era la voce di John Wayne. Lo chiamai da una cabina telefonica. Ricordo che ero a Ostia per uno spettacolo nelle scuole e alla telefonata assisté Annabella Cerliani, incuriosita come me: «Che vorrà Cigoli?». Quando lui rispose, sentii John Wayne con la sua voce calda, profonda e suadente. Stavo per rispondergli: «Ciao, John. Dove l'hai messo il cavallo?», ma mi trattenni. Non riuscivo a nascondere l'emozione. Intanto, dietro il vetro, Annabella doveva aver notato il mio disagio e cominciò a ridacchiare. Mi feci coraggio e cominciai a parlare con un tono di voce ancora più grave di quello di Cigoli. «Buongiorno signor Cigoli, desideravo proprio parlarle.» Lui si sentì sfidato, quindi abbassò ulteriormente il suo tono: «Mi dica, prego». Io, allora, scesi ancora di un'ottava e lui fece lo stesso. La telefonata finì praticamente a rutti.
    Il lavoro, però, lo ottenni e cominciai a collaborare stabilmente con quel «certo Emilio Cigoli». Era un vero signore, sempre molto professionale e impeccabile. Grazie a lui il lavoro di doppiatore divenne per me, a più riprese, un'ancora di salvezza.

Citazioni su Gigi Proietti[modifica]

  • Era straordinario vedere Gigi sul palco fare l'ubriaco: riusciva a farti capire la differenza tra il personaggio e l'arte di recitarlo. (Flavio Insinna)
  • Il maresciallo Rocca è stato uno dei primi lavori che ho fatto. Quando ho incontrato Gigi ero un po' agitata. Ricordo che mi ha tranquillizzata e mi ha dato tantissimi consigli riguardo la scena. Mi ha detto "se hai dei dubbi non devi averli, perché devi fare l'attrice". Mi ha consigliato di studiare e dei maestri [...]. Oltre al set de Il maresciallo Rocca, sono sempre andata a tutte le prime degli spettacoli di Gigi. Era un attore generosissimo, un grandissimo uomo e un maestro. Era una persona semplice, si fermava con tutti a chiacchierare e a raccontare barzellette. Voleva sempre rubarti un sorriso e farti ridere. (Elisabetta Pellini)
  • Quando ti trovavi davanti a lui, alla sua arte, alla sua persona, ti rendevi conto di essere davanti ad un fuoriclasse, ad un artista unico che sapeva coinvolgerti in modo totale in ogni tipo di rappresentazione. La sua arte non era mai ostentata ed era sempre in grado di mettere a proprio agio le persone con cui aveva a che fare. [...] Con la sua umiltà, la sua umanità e la sua semplicità, Gigi è stato uno degli uomini più veri, rispettosi ed umani che abbia mai incontrato. (Alberto Angela)
  • Stiamo parlando di un attore che sa fare tutto, in maniera straordinaria. E anche di un attore che non è mai stato utilizzato dal cinema d’autore. (Alessandro Gassmann)

Note[modifica]

  1. Dall'intervista a TV Sorrisi e Canzoni, 30 ottobre 2003
  2. Citato in In migliaia per l'ultimo saluto a Nilde Sfilano tutti i politici, commozione popolare. Oggi i funerali, Il Tirreno, 6 dicembre 1999
  3. Citato in Gigi Proietti: "Roma mia, non ti riconosco più", Espresso, 22 luglio 2015.
  4. Citato in Andrea Laffranchi e Carlo Vulpio, Concerti e inediti tv per ricordare Battisti, Corriere della sera, 8 settembre 2000
  5. Citato in Gigi Proietti: "La Sicilia è fantastica", Il Moderatore, 31 agosto 2012.
  6. Citato in Dizionario degli attori: Gli attori del nostro tempo, a cura di Gabriele Rifilato, Rai-Eri, 2005, Roma. ISBN 8839712895
  7. Anni Santi, in Poeti e Poesia, n. 3, anno IV, dicembre 2000, Casa Editrice Pagine, Roma, 2000, pp. 125-126.
  8. Dall'intervista di Antonio Gnoli, Gigi Proietti: "Sono un esibizionista allegro. Volevo solo una cosa: la luna", Repubblica.it, 3 gennaio 2016.
  9. Dall'intervista a SuperNews, Frosinone-Roma, parla Gigi Proietti: “Amo la Ciociaria. La Roma non farà una passeggiata", SuperNews, 11 Settembre 2015.
  10. In Gigi Proietti: il finto e il falso, Video disponibile su youtube. com, min. 1,47-2,26.

Filmografia[modifica]

Attore[modifica]

Doppiatore[modifica]

Film[modifica]

Film d'animazione[modifica]

Bibliografia[modifica]

Altri progetti[modifica]