Sleepers

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Sleepers

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Titolo originale

Sleepers

Lingua originale inglese
Paese Stati Uniti
Anno 1996
Genere drammatico
Regia Barry Levinson
Soggetto Lorenzo Carcaterra
Sceneggiatura Barry Levinson
Produttore Steve Golin, Barry Levinson
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani


Sleepers, film statunitense del 1996 con Robert De Niro, Brad Pitt, Dustin Hoffman e Vittorio Gassman, regia di Barry Levinson.

TaglineUna micidiale macchina ad orologeria!

Incipit[modifica]

Questa è la vera storia di un'amicizia che va oltre i legami di sangue. È la mia storia e quella dei soli tre amici che abbiano veramente avuto importanza nella mia vita. Due di loro erano killer che non arrivarono a compiere trent'anni, il terzo è un avvocato che non esercita la professione e vive col dolore del suo passato, troppo spaventato per dimenticarlo e senza il coraggio di affrontarlo. Io sono l'unico che può parlare di loro e della nostra giovinezza. (Lorenzo Carcaterra) [come voce fuori campo]

Frasi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Gli eventi esterni ci interessavano poco, la società che cambiava per noi era solo una serie di immagini slegate sugli schermi televisivi. I giovani dimostranti dicevano che volevano cambiare le nostre vite e sistemare il mondo, ma mentre quelli strillavano i loro slogan, i miei amici e io assistevamo ai funerali dei giovani che tornavano dal Vietnam dentro un sacco di plastica. Guardavamo con scetticismo le facce in televisione, facce di gente protetta dal denaro e dalla posizione sociale. L'invadente armata delle femministe marciava attraverso il paese pretendendo l'eguaglianza, ma le nostre madri continuavano a cucinare e a far bucati per uomini che le maltrattavano. Per i miei amici e per me quelli sviluppi non avevano alcun peso, per quello che ci riguardava potevano succedere in un altro paese, in un altro secolo. (Lorenzo Carcaterra) [come voce fuori campo]
  • Non mi restano immagini chiare degli abusi sessuali che subimmo. Li ho rimossi il più profondamente possibile. Quello che ricordo più chiaramente di quella fredda notte d'Ottobre, è che fosse il mio quattordicesimo compleanno. E la fine della mia infanzia. (Lorenzo Carcaterra) [come voce fuori campo]
  • Un certo numero di detenuti, anche se si comportavano da duri durante la giornata, spesso si addormentavano piangendo, la sera. C'erano anche altri pianti e diversi da quelli indotti dalla paura e dalla solitudine. Erano più bassi e soffocati: la voce dell'angoscia. Pianti che possono cambiare il corso di una vita. Pianti che una volta sentiti non li cancelli più dalla memoria. (Lorenzo Carcaterra) [come voce fuori campo]
  • [Discutendo con gli amici sugli abusi ricevuti]
    Possiamo solo tenercelo dentro, parlarne la renderebbe più dura, tanto vale non parlarne più. La verità ci resta dentro. (Michael Sullivan)
  • Il piano di Michael si affidava al quartiere, che gli doveva fornire informazioni e tenere il becco chiuso, abilità di cui disponeva in abbondanza. Avevamo instaurato un semplice sistema di comunicazioni; se trasmetteva Michael, trovavo un messaggio: chiamare la mia inesistente fidanzata "Gloria". Se dovevo contattare Michael, dicevo a qualcuno del quartiere di prendere la prima edizione del New York Times, scrivere il nome "Edmund" sulla prima pagina di cronaca cittadina e poi mollarla a casa di Michael. (Lorenzo Carcaterra) [come voce fuori campo]
  • La vita è rischio. (King Benny)
  • Gli sleepers di King Benny erano entrati in gioco: gli sleepers, letteralmente "quelli che dormono" nel gergo locale, erano gli ex-detenuti dei riformatori. (Lorenzo Carcaterra) [come voce fuori campo]
  • Dovete coltivarla la cattiveria e costruirci una vita sopra. (Jerry)

Dialoghi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Lorenzo Carcaterra: I preti non dovrebbero giurare.
    Padre Bobby: E i ragazzi non dovrebbero ascoltare le confessioni.
  • [Mentre John Reilly era in ospedale per un polmone perforato da un fidanzato della madre]
    Aggressore di John Reilly: Senta, gli ho dato una sberla, una cosa da niente.
    Padre Bobby: La prossima volta ti batti con me. Io non sono della tua categoria ma peso un po' più di quaranta chili. E non ti servirà il dottore quando avrò finito, ti ci vorrà il prete per darti l'estrema unzione. Ci vediamo in chiesa.
  • Lorenzo Carcaterra: Potrei scappare, potremmo scappare tutti. Scomparire per un po'. Nessuno verrebbe a cercarci, nessuno si interesserebbe di noi, ne di dove andiamo.
    Padre Bobby: Se scappi adesso scapperai fino alla morte. Nascondersi non cancella la colpa, la gente non se la scorda, devi affrontare la realtà.
  • [La guardia Nokes bussa alla cella di Lorenzo nel riformatorio]
    Sean Nokes: Salve, Carcaterra. Butta per terra i vestiti.
    Lorenzo Carcaterra: Qui?
    Sean Nokes: Mi dispiace, ma non ce l'abbiamo lo spogliatoio. Su, via i vestiti.
    Lorenzo Carcaterra: Davanti a lei? [Lorenzo si comincia a denudare]
    Sean Nokes: Avanti, avanti! [Nokes osserva attentamente Lorenzo e fischietta, notando il crocifisso al collo di Lorenzo] Che è quella cazzata che hai al collo? Levatela.
    Lorenzo Carcaterra: È la Madonna, è la madre di Dio.
    Sean Nokes: Ah, io me ne sbatto di chi è la madre. Levatela. [Nokes attende che Lorenzo rimanga completamente nudo] Tutto quanto.
    Lorenzo Carcaterra: Devo restare nudo?!
    Sean Nokes: Ah, stai cominciando a capire. Lo sapevo che voialtri non siete scemi come dicono. [Nokes fissa concentrato Lorenzo, ora nudo del tutto]
    Lorenzo Carcaterra: E adesso?
    Sean Nokes: Rivestiti!
  • [Due dei protagonisti si trovano davanti a Sean Nokes, uno dei loro violentatori, di quando erano bambini]
    Tommy Marcano: Certo che è incredibile.
    John Reilly: Salve, ne è passato di tempo.
    Sean Nokes: Ma chi cazzo siete? [John e Tommy si siedono] Ehi! Chi cazzo vi ha detto di sedervi?
    Tommy Marcano: Credevo che fossi contento di vederci, ma devo essermi sbagliato.
    John Reilly: Be', io credevo che avresti fatto più carriera. Eh sì, con tutto il tempo che c'hai perso; finire a far la guardia ai soldi degli altri, mi sembra uno spreco.
    Sean Nokes: Ve lo chiedo per l'ultima volta, si può sapere che cosa volete?
    John Reilly: Pensaci con calma, vedrai che ti viene in mente... Posso capirlo che c'ha dimenticato.
    Tommy Marcano: Eh già.
    John Reilly: In fondo eravamo giocattoli coi quali vi divertivate.
    Tommy Marcano: Per noi è più difficile dimenticare. C'hai lasciato tante di quelle cose da ricordare.
    John Reilly: Tu non ci metti a fuoco, vero? Allora ti aiuto io. Tu hai davanti John Reilly e Tommy Marcano.
    Sean Nokes [confuso]: ...Ah, già... Sì. Sì, è vero... È stato tanto tempo fa... Come ve la passate?
    John Reilly: Be', non siamo più ragazzini.
    Sean Nokes: Sì, che cosa volete?
    John Reilly [tirando fuori la pistola]: Quello che ho sempre sognato: vederti crepare.
    Tommy Marcano: ..Ah, tu hai ordinato il polpettone. La punta di petto è molto buona qui, peccato che tu non l'assaggerai mai; ti sei fregato.
    Sean Nokes [divertito]: ...Eravate dei stronzetti spaventati. Tutti e due. Tutti quanti voi. Ve la facevate sotto, ma io... vi ho fatto diventare dei duri. Cercavo di indurirvi...
    Tommy Marcano: E invece pensa come ti avevamo frainteso! Noi invece credevamo che ti piacesse violentare e picchiare i ragazzini!!
    Sean Nokes [ultime parole]: Voi, figli di puttana, brucerete all'Inferno! Voi brucerete all'Inferno...
    John Reilly: Sì, ma dopo di te. [gli spara al pene]
    Tommy Marcano: T'ha fatto la bua, Nokes? [Marcano e Reilly continuano a sparargli finché non lo uccidono]
  • Lorenzo Carcaterra: [voce fuori campo] Quando spararono a Nokes, Michael era sostituto procuratore distrettuale di New York. Mi telefonò che mi voleva incontrare sulla quarantacinquesima strada a Queens, e poi riattaccò.
    Michael Sullivan: Ehi. Che hanno detto?
    Lorenzo Carcaterra: Come?
    Michael Sullivan: John e Tommy. Che hanno detto?
    Lorenzo Carcaterra: Già cominci con l'interrogatorio, Mike?
    Michael Sullivan: Oh, andiamo. Nokes, non ti hanno parlato di lui?
    Lorenzo Carcaterra: Sì, John.
    Michael Sullivan: Ah. E che ha detto?
    Lorenzo Carcaterra: Ha detto 'fuori uno, Shakes'. Fuori uno.
    Michael Sullivan:[fa un tiro di sigaretta] Hanno preso Danny Snyder come avvocato, è vero?
    Lorenzo Carcaterra: Temporaneamente. King Benny farà intervenire uno dei suoi.
    Michael Sullivan: No, no non glielo permettere. Snyder è perfetto.
    Lorenzo Carcaterra: Un ubriacone che non si regge in piedi?
    Michael Sullivan: Ti assicuro che è perfetto.
    Lorenzo Carcaterra: Perfetto per cosa?!
    Michael Sullivan: Tu copri la storia per il tuo giornale?
    Lorenzo Carcaterra: Io?
    Michael Sullivan: Già.
    Lorenzo Carcaterra: Io lavoro alle rubriche, Mickey; chiedimi che film fanno e a che ora, non entro neanche in redazione...prendiamo un caffè?
    Michael Sullivan: Facciamo due passi. Andiamo.
  • Michael Sullivan: Io sarò l'accusatore di John e Tommy all'udienza.
    Lorenzo Carcaterra: Ma che cazzo dici?
    Michael Sullivan: Ah, stammi a sentire.
    Lorenzo Carcaterra: Resta a casa domani. Marca visita e ti salvi la pelle.
    Michael Sullivan: Non assumo la causa per vincerla...io la assumo per perderla.
    Lorenzo Carcaterra: Come sarebbe a dire?
    Michael Sullivan: Eheh, siamo alla resa dei conti. Senti, John e Tommy hanno cominciato: è l'inizio. È... è un casino, non è andata come pensavo io, però ci siamo; e noi due possiamo concluderla.
    Lorenzo Carcaterra: Concludere cosa, Mike?
    Michael Sullivan: Hai riletto il conte di Montecristo, di recente?
    Lorenzo Carcaterra: Non lo so, dieci anni fa...
    Michael Sullivan: Vedi, io ne leggo un pezzetto tutte le sere, e leggo parole come...VENDETTA, il dolce sapore della vendetta. È la resa dei conti: ora tocca a noi.
    Lorenzo Carcaterra: Ma che dici, Mike?
    Michael Sullivan: Dico che adesso tocca a tutti noi. È il momento di mettere fine alla storia. Camminiamo... [discutono sotto il passaggio della linea della metropolitana] ...e ho chiesto l'incarico; ho detto che ero del loro quartiere, che conoscevo la mentalità del posto bla, bla, bla, bla... l'hanno bevuta.
    Lorenzo Carcaterra: E il collegamento tra John, Tommy e Nokes?
    Michael Sullivan: Quale collegamento? Il casellario minorile viene azzerato dopo sette anni. Noi non siamo mai stati al Wilkinson. Non frego solo le guardie, frego tutto il riformatorio. Lo demolisco! [tira fuori dalla borsa la documentazione sulle guardie] Adam Styler: poliziotto in borghese antinarcotici a Queens. Noto per le buste e la droga che estorce agli spacciatori, è un cocainomane problematico. Lì ci sono altre informazioni. Henry Addison: ora lavora per il sindaco. Roba da non credere, dirige una comunità di recupero a Brooklyn. Costumi sessuali invariati: gli piace ancora farsi i ragazzini. Ralph Ferguson: lavora in un ufficio di servizi sociali a Long Island.
    Michael Carcaterra: Da quant'è che ci lavori su?
    Michael Sullivan: Recentemente divorziato, ha un figlio e nei fine settimana insegna catechismo ai ragazzi.
    Lorenzo Carcaterra: Beh, sembra pulito allora.
    Michael Sullivan: Lo voglio per questo, quel pezzo di merda! L'idea è di chiamare Ferguson come test referenziale: lo faccio parlare bene del suo amico, Sean Nokes, ma appena ce l'ho alla sbarra...spalanco le porte del Wilkinson.
    Lorenzo Carcaterra: Mike...sei sicuro di volerlo fare? L'abbiamo sepolta da tanto questa storia.
    Michael Sullivan: Dormi ancora con la luce accesa?
    Lorenzo Carcaterra: E... John e Tommy? Vuoi che siano informati?
    Michael Sullivan: No, funzionerà meglio se non sanno niente.
    Lorenzo Carcaterra:[voce fuori campo] Il verdetto di innocenza doveva essere un verdetto indiscutibile. Denny Snyder doveva restare l'avvocato di Tommy e John.
  • Lorenzo Carcaterra: È tutto?
    Michael Sullivan: Non proprio: ci sono quattro testimoni della sparatoria disposti a deporre, vanno ridotti di numero.
    Lorenzo Carcaterra: Ne parlo a King Benny.
    Michael Sullivan: Beh, posso reggerne un paio, rimediane uno dalla nostra parte.
    Lorenzo Carcaterra: Uno di che?
    Michael Sullivan: Un testimone: un testimone che piazzi altrove John e Tommy la sera dell'omicidio. Un testimone inattaccabile.
    Lorenzo Carcaterra: Voi questo come lo chiamate?
    Michael Sullivan: Il giudice lo chiamerebbe spergiuro.
    Lorenzo Carcaterra: Ah, e noi come lo chiamiamo?
    Michael Sullivan: Un favore.
  • [Al ristorante di King Benny]
    Denny Snyder:[Stordito dall'alcol] Io ormai non ce la faccio più, tu dovresti saperlo. È passato troppo tempo per me. Cioè...ti serve uno più giovane, uno bravo come ero io una volta.
    King Benny: Più giovane non vuol dire migliore. Non ha esperienza, non si sa muovere bene in tribunale.
    Denny Snyder: Io è una fortuna se lo trovo il tribunale. [King Benny se la ride] Ho fatto quattro cause solo l'anno scorso, e sai quante ne ho vinte? Nessuna. Ecco quante, nessuna. In due di loro...io credo che,ehm, la giuria mi abbia incolpato personalmente.
    King Benny: Dovevano essere innocenti. È la cosa più difficile del mondo: farli assolvere.
    Denny Snyder: Io non volevo neanche andare in aula in questo caso, volevo patteggiare in qualche modo...meglio che potevo. Io, io non pensavo di portare questo caso in aula.
    King Benny: Beh, adesso hai cambiato opinione.
    Denny Snyder: È che...ho paura di fare qualche sbaglio, di dire una cosa sbagliata insomma...eh...fare qualche scelta non indovinata. Non vorrei correre il rischio.
    King Benny: La vita è rischio.
    Denny Snyder: Come prego?
    King Benny: La vita è rischio!
    Denny Snyder: La vita è rischio..
    King Benny: Mmm-mm.
    Denny Snyder: Ah... [Borbotta qualcosa e guarda il soffitto con aria confusa] io non sono mai stato qui. Cosa vorresti che facessi?
    King Benny: Senti, ti verranno fornite tutte le risposte e tutte le domande; non devi fare altro che leggerle. Saprai leggere almeno, no?
    Denny Snyder: Beh, nella nostra lingua.
    King Benny: Non svicolare, non bere..e non perdere!
    Denny Snyder: E se perdo?
    King Benny: Eh, allora diventi terra per i ceci.
    Denny Snyder: Mai sentito questa espressione: terra per i ceci.
    King Benny: Eh.
    Denny Snyder: I-io non sono più tagliato per queste cose;u-uno che va sotto l'autobus va bene: fa causa e..e io gliela faccio vincere. Una signora ehm..s-scivola al supermercato e io la assisto, uno si brucia una ma...
    King Benny: La discussione è finita!
    Denny Snyder: Io sono un alcolizzato. Questo è un caso di omicidio, non è roba per me.
    King Benny: Una volta lo era.
    Denny Snyder: Sì, ma...
    King Benny: Prima di farti comandare dal bicchiere. Sii sobrio per domani, e non fare quella faccia, Snyder.
    Denny Snyder: No..
    King Benny: Tu non hai niente da perdere, come tutti quanti noi.
    Denny Snyder:[con tono di imbarazzo] Ehm, io non vorrei esserti di peso però io, insomma, a parte, o meglio insieme al mio problema alcolico avrei un leggero problema di droga;e..niente di serio, solo..
    King Benny: Vattene a casa.
  • [Al campo di basket, Lorenzo e King Benny parlano, mentre quest'ultimo dà da mangiare ai piccioni]
    Lorenzo Carcaterra: Non sapevo che amassi tanto i piccioni.
    King Benny: Io amo tutte le cose che non parlano.
  • [Lorenzo da le prove, ad un funzionario degli affari interni, che uno dei suoi violentatori, Adam Styler, è corrotto]
    Lorenzo Carcaterra: Ce n'è abbastanza per una condanna?
    Funzionario: Non dipende da me, dipende dalla giuria.
    Lorenzo Carcaterra: Fagli vedere questa alla giuria [una pistola].
    Funzionario: Beh, che altro hai là Ness?
    Lorenzo Carcaterra: Tre setttimane fa il corpo di un narcotrafficante fu trovato in un vicolo di Jackson Heights[1]; tre pallottole in corpo e nessuna impronta.
    Funzionario: Fin qui ti seguo.
    Lorenzo Carcaterra: Questa è l'arma del delitto e questi sono i bossoli.
    Funzionario: E... cosa c'è dietro la porta numero tre?
    Lorenzo Carcaterra: Le impronte sulla pistola sono di Adam Styler.
    Funzionario: Fammi un favore, ok?
    Lorenzo Carcaterra: Quale?
    Funzionario: Se ci finisco io su quella tua lista del cazzo, avvertimi... dammi il tempo di chiedere scusa.
  • Funzionario: Ehy, Ness. Hai mai pensato di entrare in polizia?
    Lorenzo Carcaterra: Passare dalla parte dei cattivi?
  • [Al ristorante di King Benny]
    King Benny: Tu conosci la strega?
    Lorenzo Carcaterra: Be', difficile che sfugga una con quattro verruche e un occhio solo.
    King Benny: Le servono le teste. [Incartando delle teste di pesce] Salvatore! Porta questo alla strega. [Consegnando a Salvatore le teste incartate]
    Lorenzo Carcaterra: Scusa, perché le servono le teste?
    King Benny: Lei prende gli occhi.
    Lorenzo Carcaterra: Ah... fantastico.
    King Benny: Li mette in una scodella e li mischia con acqua e olio.
    Lorenzo Carcaterra: E poi?
    King Benny: La gente che ha malditesta va da lei. Lei li guarda negli occhi e gli dice chi glielo manda il malditesta. Dice qualche strana parola e il malditesta se ne va. Ogni tanto la persona che manda il malditesta... se ne va anche lei.
  • [Nel covo del boss della droga Piccolo Cesare]
    Piccolo Cesare: Tu rivanghi vecchie storie, amico mio.
    King Benny: E' un vizio che hanno i vecchi.
    Piccolo Cesare: Lavoravi con gli italiani quando gli italiani erano duri.
    King Benny: Lavoravo quando potevo.
    Piccolo Cesare: E facevi anche bella figura. Davi al business un certo stile, un po' di classe. Mi imponeva una certo rispetto il tuo modo di fare, il tuo modo di parlare... mi è sempre piaciuto il tuo stile.
    King Benny: Non ti posso aiutare. Il mio sarto è morto.
    Piccolo Cesare: Cercherò questo nostro amico, e riscuoterò quello che mi deve.
    King Benny: Ti deve qualcosa che vale più del danaro.
    Piccolo Cesare: Niente vale più della grana!
    King Benny: Questo sì.
    Piccolo Cesare: E sarebbe? Che cosa mi deve, che vale più dei dollari?
    King Benny: Ti deve Rizzo. È lui che ha ammazzato tuo fratello. [Prende la scala d'uscita con la guardia del corpo]
    Piccolo Cesare:[Dopo diversi secondi di riflessione, con pensieri di rabbia in corpo] Hanno detto che era morto di polmonite!
    King Benny: L'hanno detto.
  • [Nell'aula di tribunale, dove si svolge il processo a John Reilly e Thomas Marcano per l'omicidio di Sean Nokes]
    Michael Sullivan: Comprò lei i biglietti, Padre, o le furono regalati?
    Padre Bobby: No, li comprai. Andai al botteghino circa una settimana prima.
    Michael Sullivan: Eh, qualcun altro sapeva che andava alla partita, oltre che i due imputati?
    Padre Bobby: No, non credo.
    Michael Sullivan: C'era qualcuno con lei quando comprò i biglietti?
    Padre Bobby: No.
    Michael Sullivan: Nessuno la vide comprare i biglietti.
    Padre Bobby: Esatto.
    Michael Sullivan: Le diedero una ricevuta?
    Padre Bobby: No, niente.
    Michael Sullivan: Pagò con assegno, Mastercard, Visa?
    Padre Bobby: Io di solito pago in contanti.
    Michael Sullivan: Lei ci tiene ai suoi ragazzi, non è vero Padre?
    Padre Bobby: Moltissimo.
    Michael Sullivan: E non c'è nulla che non farebbe per loro, dico bene?
    Padre Bobby: Qualsiasi cosa mi sia possibile fare, io me ne faccio un dovere.
    Michael Sullivan: Come un padre, un buon padre che ha cura dei suoi figlioli.
    Padre Bobby: Più o meno in questo spirito, sì.
    Michael Sullivan: E non è vero che, come un buon padre, lei vuole proteggerli da qualcosa che non avrebbero dovuto fare?
    Padre Bobby: Se si tratta di proteggerli da persone che li accusano di cose che non hanno fatto, sì.
    Michael Sullivan: Anche un omicidio?
    Padre Bobby: Sì, anche un omicidio.
    Michael Sullivan: Allora, faccia capire; nessuno sapeva che lei andava alla partita, nessuno l'ha vista alla partita, nessuno l'ha vista comprare i biglietti, non risulta che Lei abbia comprato i biglietti. Lei non ha la ricevuta del loro pagamento, è tutto esatto?
    Padre Bobby: Sì, è tutto esatto.
    Michael Sullivan: E come possiamo saperlo, padre? Chi ce lo dice che voi eravate alla partita la sera dell'omicidio?
    Padre Bobby: Glielo dico come testimone, e come prete: eravamo alla partita.
    Michael Sullivan: Sì, come prete. E un prete non mente, dico bene?
    Padre Bobby: Un prete che ha le matrici non ha bisogno di mentire. E... [tira fuori dalla tasca interna le matrici] io conservo le matrici. Le vuole vedere? [le dà a Michael]
    Michael Sullivan: Ehm, e...perché mai, perché...perché conserva le matrici?
    Padre Bobby: Perché qualcuno potrebbe non accontentarsi della mia parola.
    Michael Sullivan: Hanno messo in dubbio la sua parola prima d'oggi?
    Padre Bobby: No, nessuno mai; ma c'è una prima volta per ogni cosa. [Restano diversi secondi in silenzio]
    Michael Sullivan: Nessun'altra domanda. Grazie, Padre.
    Giudice: Grazie, Padre. Si può accomodare. [John, Tommy e Lorenzo guardano Padre Bobby lasciare l'aula con aria quasi commossa e di ringraziamento, Michael fa finta di niente e guarda in basso, consapevole che il suo piano è andato a buon fine].
    Lorenzo Carcaterra:[voce fuori campo]: Non mi sono mai ripreso dallo shock di vedere Padre Bobby alla sbarra che mentiva, per salvare John e Tommy. Non depose solo per loro, depose contro il riformatorio Wilkinson e per tutto il male che vi aveva regnato troppo a lungo. Ma mi dispiaceva che avesse dovuto farlo.

Explicit[modifica]

Il futuro ci si presentava luminoso, ed eravamo convinti che saremmo rimasti amici per sempre. (Lorenzo Carcaterra)

Note[modifica]

  1. Quartiere di New York nel distretto dei Queens.

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