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Utente:Caramelize donorz/Citazioni memorabili

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.

Raccolta di citazioni memorabili.

  • La libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta prescritta. (Theodor Adorno)
  • Dietro ogni grande fortuna c'è un crimine. (Honoré de Balzac)
  • La nostra vita è un'opera d'arte – che lo sappiamo o no, che ci piaccia o no. Per viverla come esige l'arte della vita dobbiamo – come ogni artista, quale che sia la sua arte – porci delle sfide difficili (almeno nel momento in cui ce le poniamo) da contrastare a distanza ravvicinata; dobbiamo scegliere obiettivi che siano (almeno nel momento in cui li scegliamo) ben oltre la nostra portata, e standard di eccellenza irritanti per il loro modo ostinato di stare (almeno per quanto si è visto fino allora) ben al di là di ciò che abbiamo saputo fare o che avremmo la capacità di fare. Dobbiamo tentare l'impossibile. E possiamo solo sperare – senza poterci basare su previsioni affidabili e tanto meno certe – di riuscire prima o poi, con uno sforzo lungo e lancinante, a eguagliare quegli standard e a raggiungere quegli obiettivi, dimostrandoci così all'altezza della sfida. L'incertezza è l'habitat naturale della vita umana, sebbene la speranza di sfuggire ad essa sia il motore delle attività umane. Sfuggire all'incertezza è un ingrediente fondamentale, o almeno il tacito presupposto, di qualsiasi immagine composita della felicità. È per questo che una felicità «autentica, adeguata e totale» sembra rimanere costantemente a una certa distanza da noi: come un orizzonte che, come tutti gli orizzonti, si allontana ogni volta che cerchiamo di avvicinarci a esso. (Zygmunt Bauman)
  • L'egoismo è l'unico movente delle azioni umane. (Carlo Bini)
  • La politica è il governo dell'opinione. (Carlo Bini)
  • Un esperto è un uomo che ha fatto tutti gli errori che sia possibile compiere in un campo molto ristretto. (Niels Bohr)
  • Compatisci, Montag, compatisci. Non inveire, non insultare; così di recente eri ancora dei loro. Sono tanto sicuri di poter continuare così per un pezzo! Ma non continueranno. Ignorano che tutto ciò è soltanto un'unica immensa meteora, che fa una bella scia fiammeggiante nello spazio, ma prima o poi dovrà colpire il suolo. Vedono soltanto la scia di fiamma, il bagliore, come lo vedevi tu. (Ray Bradbury)
  • Riempi loro i crani di dati non combustibili, imbottiscili di "fatti" al punto che non si possano più muovere tanto son pieni, ma sicuri d'essere "veramente bene informati". Dopo di che avranno la certezza di pensare, la sensazione del movimento, quando in realtà sono fermi come un macigno. E saranno felici, perché fatti di questo genere sono sempre gli stessi. Non dar loro niente di scivoloso e ambiguo come la filosofia o la sociologia affiché possano pescare con questi ami fatti ch'è meglio restino dove si trovano. Con ami simili, pescheranno la malinconia e la tristezza. (Ray Bradbury)
  • Ma è necessario affrontare i rischi, perché il rischio più grande nella vita è non rischiare nulla. Chi non rischia nulla non fa nulla, non ha nulla e non è nulla. Può evitare le sofferenze e l'angoscia, ma non può imparare, sentire, cambiare, crescere, progredire, vivere o amare. È uno schiavo, incatenato dalle sue certezze o dalle sue assuefazioni. Ha rinunciato alla sua caratteristica più grande, la sua libertà individuale. Solo chi rischia è libero. (Leo Buscaglia)
  • La libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare. (Piero Calamandrei)
  • [...] la disobbedienza acquista un senso solo quando diventa una disciplina morale più rigorosa e ardua di quella a cui si ribella. (Italo Calvino)
  • Lo chiamano il sogno americano, perché devi essere addormentato per crederci. (George Carlin)
  • No, è impossibile, impossibile comunicare ad altri la sensazione viva di un momento qualsiasi della nostra esistenza, quel che ne costituisce la verità, il significato; la sua sottile e penetrante essenza. È impossibile. Si vive come si sogna: perfettamente soli. (Joseph Conrad)
  • Non aver paura della perfezione. Non la raggiungerai mai. (Salvador Dalí)
  • Istruire non è indicare soluzioni, ma rivelare problemi. (Nicolás Gómez Dávila)
  • Possano i giorni essere senza meta. Le stagioni scorrano. Non si prosegua l'azione secondo un piano. (Don DeLillo)
  • Il genio è per l'1% ispirazione e per il 99% sudore. (Thomas Edison)
  • Le cose che possiedi alla fine ti possiedono. (Fight Club)
  • Questa è la tua vita e sta finendo un minuto alla volta. (Fight Club)
  • Non bisogna toccare gl'idoli: la doratura ci rimane sulle dita. (Gustave Flaubert)
  • Siamo tutti dei falliti rispetto ai nostri sogni. (Romain Gary)
  • La cosa che sente più stupidaggini al mondo è molto probabilmente un quadro di museo. (Edmond de Goncourt)
  • Non attribuire mai a malafede quel che si può ragionevolmente spiegare con la stupidità. (Robert J. Hanlon)
  • Il dramma è la vita con le parti noiose tagliate. (Alfred Hitchcock)
  • Il lavoro intellettuale strappa l'uomo alla comunità umana. Il lavoro materiale, invece, conduce l'uomo verso gli uomini. (Franz Kafka)
  • La vera via passa su una corda, che non è tesa in alto, ma rasoterra. Sembra fatta più per far inciampare che per essere percorsa. (Franz Kafka)
  • Il cinema deve essere spettacolo, è questo che il pubblico vuole. E per me lo spettacolo più bello è quello del mito. Il cinema è mito. (Sergio Leone)
  • Solo l'individuo pensa. Solo l'individuo ragiona. Solo l'individuo agisce. (Ludwig von Mises)
  • Se devi alla tua banca cento sterline, tu hai un problema. Ma se ne devi un milione, il problema è della banca. (John Maynard Keynes)
  • Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. (Mahatma Gandhi)
  • [Su Bruno Vespa] Chi striscia non inciampa. (Beppe Grillo)
  • [...] non chiedete cosa il vostro paese può fare per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro paese. (John Fitzgerald Kennedy)
  • Se potessi [...] mi riempirei la casa di tutti gli animali possibili. Farei ogni sforzo non solo per osservarli, ma anche per entrare in comunicazione con loro. Non farei questo in vista di un traguardo scientifico (non ne ho la cultura né la preparazione), ma per simpatia, e perché sono sicuro che ne trarrei uno straordinario arricchimento spirituale e una più compiuta visione del mondo. In mancanza di meglio, leggo con godimento e stupore sempre rinnovati molti libri vecchi e nuovi che parlano di animali, e mi pare di ricavarne un nutrimento vitale, indipendentemente dal loro valore letterario o scientifico. Possono anche essere pieni di bugie, come il vecchio Plinio: non ha importanza, il loro valore sta nei suggerimenti che forniscono. (Primo Levi)
  • Oggi si soffre e si fa soffrire, si uccide e si muore, si compiono cose meravigliose e cose orrende, non già per salvare la propria anima, ma per salvare la propria pelle. Si crede di lottare e di soffrire per la propria anima, ma in realtà si lotta e si soffre per la propria pelle. Tutto il resto non conta. (Curzio Malaparte)
  • Quando un pensiero ti domina lo ritrovi espresso dappertutto, lo annusi perfino nel vento. (Thomas Mann)
  • Non voglio far parte di un club che persiste a volermi accettare come membro. (Groucho Marx)
  • Trovo che la televisione sia molto educativa. Ogni volta che qualcuno l'accende, vado in un'altra stanza a leggere un libro. (Groucho Marx)
  • Viviamo non come vogliamo, ma come possiamo. (Menandro)
  • Le emozioni non hanno simpatia per l'ordine fisso. (Yukio Mishima)
  • La commedia all'italiana è finita, quando i registi hanno smesso di prendere l'autobus. (Mario Monicelli)
  • L'unico incoraggiamento che posso dare ai giovani, e che regolarmente gli do, è questo: «Battetevi sempre per le cose in cui credete. Perderete, come le ho perse io, tutte le battaglie. Una sola potete vincerne: quella che s'ingaggia ogni mattina, quando ci si fa la barba, davanti allo specchio. Se vi ci potete guardare senza arrossire, contentatevi». (Indro Montanelli)
  • [...] vivere significa cambiare, ed essere perfetti significa aver spesso cambiato. (John Henry Newman)
  • Se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle di giganti. (Isaac Newton)
  • Ogni cosa in più che possiedi è solo l'ennesima cosa che un giorno perderai. (Chuck Palahniuk)
  • Tu sarai amato, il giorno in cui potrai mostrare la tua debolezza, senza che l'altro se ne serva per affermare la sua forza. (Cesare Pavese)
  • L'uomo costruisce case perché è vivo, ma scrive libri perché si sa mortale. Vive in gruppo perché è gregario, ma legge perché si sa solo. La lettura è per lui una compagnia che non prende il posto di nessun'altra, ma che nessun'altra potrebbe sostituire. (Daniel Pennac)
  • Se Dio esiste, spero che abbia una scusa valida. (Daniel Pennac)
  • Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola è un uomo morto. (Per un pugno di dollari)
  • La letteratura, come tutta l'arte, è la confessione che la vita non basta. (Fernando Pessoa)
  • Se esistono uomini che non si sono mai coperti di ridicolo, è perché non lo si è cercato bene. (François de La Rochefoucauld)
  • Uno dei mali della nostra epoca consiste nel fatto che l'evoluzione del pensiero non riesce a stare al passo con la tecnica, con la conseguenza che le capacità aumentano, ma la saggezza svanisce. (Bertrand Russell)
  • Lo sai, mettersi ad amare qualcuno, è un'impresa. Bisogna avere un'energia, una generosità, un accecamento... C'è perfino un momento, al principio, in cui bisogna saltare un precipizio: se si riflette non lo si fa. Io so che non salterò mai piú. (Jean-Paul Sartre)
  • All'uomo intellettualmente dotato la solitudine offre due vantaggi: prima di tutto quello di essere con se stesso e, in secondo luogo, quello di non essere con gli altri. (Arthur Schopenhauer)
  • Vedi cose che esistono e ti chiedi "perché"? Ma io sogno cose non ancora esistite e chiedo "perché no"? (George Bernard Shaw)
  • Ma ormai è giunta l'ora di andare io a morire e voi invece a vivere. Ma chi di noi vada verso ciò che è meglio è oscuro a tutti tranne che al Dio. (Socrate)
  • Ciò che distingue l'uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa, mentre ciò che distingue l'uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa. (Wilhelm Stekel)
  • La cosa grandiosa della scienza è che non importa affatto con quanti scienziati sei in disaccordo. Alla fine vince l'idea giusta. La scienza non è democratica, non ha a che vedere col consenso, con la popolarità. (Neil Turok)
  • Le domande non sono mai indiscrete. Le risposte, talvolta, lo sono. (Oscar Wilde)
  • Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, ecco tutto. (Oscar Wilde)
  • A volte mi sento come fossimo tutti prigionieri di un film. Sappiamo le battute, sappiamo dove metterci, come recitare, manca solo la macchina da presa. Però non possiamo uscire dal film. Ed è un brutto film.
  • Il codardo è uno che prevede il futuro. Il coraggioso è privo d'ogni immaginazione.
  • La cosa migliore è essere soli ma mai veramente soli.
  • La poesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ci mette un bel po'.
  • Le parole non come qualcosa di prezioso, ma come qualcosa di necessario.
  • Le uniche persone che conoscono la pietà sono quelle che ne hanno bisogno.
  • Nella morte non c'è niente di triste, non più di quanto ce ne sia nello sbocciare di un fiore. La cosa terribile non è la morte, ma le vite che la gente vive o non vive fino alla morte. Non fanno onore alla propria vita, la pisciano via. La cagano fuori. Muti idioti. Troppo presi a scopare, film, soldi, famiglia, scopare. Hanno la testa piena di ovatta. Mandano giù Dio senza pensare, mandano giù la patria senza pensare. Dopo un po' dimenticano anche come si fa a pensare, lasciano che siano gli altri a pensare per loro. Hanno il cervello imbottito di ovatta. Sono brutti, parlano male, camminano male. Gli suoni la grande musica dei secoli ma loro non sentono. Per molti la morte è una formalità. C'è rimasto ben poco che possa morire.
  • Ovviamente è possibile amare un essere umano, se non lo si conosce abbastanza bene.
  • S'incomincia a salvare il mondo salvando un uomo alla volta. Tutto il resto è magniloquenza romantica o politica.
  • Credo che la migliore definizione che si possa dare dell'uomo sia questa: creatura bipede ed ingrata!
  • E perché voi siete cosí fermamente, cosí solennemente sicuri che soltanto quello che è normale e positivo, in una parola, soltanto la prosperità sia vantaggiosa all'uomo? La ragione non s'inganna nei vantaggi? Può darsi che l'uomo non ami la sola prosperità. Può darsi che ami esattamente altrettanto la sofferenza. Può darsi che proprio la sofferenza gli sia esattamente altrettanto vantaggiosa quanto la prosperità. E l'uomo a volte ama immensamente la sofferenza, fino alla passione, anche questo è un fatto.
  • L'uomo è un despota per natura e ama infliggere tormenti.
  • Lasciateci soli, senza libri, e ci confonderemo subito, ci smarriremo: non sapremo dove far capo, a che cosa attenerci; che cosa amare e che cosa odiare, che cosa rispettare e che cosa disprezzare.
  • È un pezzo che scappi, disse Jason, ma non sei mai andata piú in là dell'ora di cena.
  • L'uomo fa molto più di ciò che può o deve sopportare. E così finisce col credere di poter sopportare qualunque cosa. E questo è il terribile. Che possa sopportare qualunque cosa, qualunque cosa.
  • La salvezza del mondo sta nella sofferenza dell'uomo.
  • Molto spesso un uomo è la somma delle sue disgrazie.
  • Non è quando capisci che nulla può aiutarti – religione, orgoglio, qualsiasi cosa – è quando capisci di non aver bisogno di nulla.
  • Quando l'ombra del telaio si disegnò sulle tendine era tra le sette e le otto del mattino, e fui di nuovo dentro il tempo, sentendo il ticchettio dell'orologio. Era quello del nonno e quando me lo diede il babbo disse: Quentin, eccoti il mausoleo di ogni speranza e desiderio; è molto probabile, purtroppo, che te ne serva anche tu per ottenere il reducto absurdum di ogni umana esperienza, che non farà per i tuoi bisogni individuali piú di quanto fece per i suoi o per quelli di suo padre. Non te lo do perché tu possa ricordarti del tempo, ma perché ogni tanto tu possa dimenticarlo per un attimo e non sprecare tutto il tuo fiato nel tentativo di vincerlo. Perché, disse, le battaglie non si vincono mai. Non si combattono nemmeno. L'uomo scopre, sul campo, solo la sua follia e disperazione, e la vittoria è un'illusione dei filosofi e degli stolti.
  • È uno strano film, il più difficile che ho immaginato finora. La dolce vita andrebbe proiettato tutto insieme, in una sola enorme inquadratura. Non pretende di denunciare, né di tirare le somme, né di perorare l'una o l'altra causa. Mette il termometro a un mondo malato, che evidentemente ha la febbre. Ma se il mercurio segna quaranta gradi all'inizio del film, ne segna quaranta anche alla fine. Tutto è immutato. La dolce vita continua. I personaggi dell'affresco continuano a muoversi, a spogliarsi, ad azzannarsi, a ballare, a bere, come se aspettassero qualcosa. Che cosa aspettano? E chi lo sa? Un miracolo, forse. Oppure la guerra, i dischi volanti, i marziani.
  • Non faccio un film per dibattere tesi o sostenere teorie. Faccio un film alla stessa maniera in cui vivo un sogno. Che è affascinante finché rimane misterioso e allusivo ma che rischia di diventare insipido quando viene spiegato.
  • Non mi piacerebbe sentir dire che ho tentato di stupire, che voglio fare il moralista, che sono troppo autobiografico, che ho cercato nuove vie. Non mi piacerebbe sentir dire che il film è pessimista, disperato, satirico, grottesco. E nemmeno che è troppo lungo. La dolce vita, per me, è un film che lascia in letizia, con una gran voglia di nuovi propositi. Un film che dà coraggio, nel senso di saper guardare con occhi nuovi la realtà e non lasciarsi ingannare da miti, superstizioni, ignoranza, bassa cultura, sentimento. Vorrei che dicessero: è un film leale. La base del discorso presuppone un certo tipo di angoscia che non arriva alla coscienza di tutti. L'episodica invece è molto spettacolare, attinta com'è da una cronaca che ha interessato, commosso, irritato, divertito il pubblico... penso che La dolce vita possa venir accettato come un giornale filmato, un rotocalco in pellicola. Sono anni che i settimanali vanno pubblicando queste vicende.
  • Detesto chi fa i baffi alla Gioconda, ma non ho niente da dire a chi la prende a pugnalate.
  • I nomi collettivi servono a far confusione. «Popolo, pubblico...». Un bel giorno ti accorgi che siamo noi. Invece, credevi fossero gli altri.
  • La situazione politica in Italia è grave ma non è seria.
  • Prendete una tela, laceratela, lavatela, mettetela ad asciugare in una galleria assieme a un cane. Un critico vi spiegherà perché l'avete fatto, e che cosa avete fatto.
  • E il cuore mi va in pezzi, certo, in ogni momento di ogni giorno, in più pezzi di quanti compongano il mio cuore, non mi ero mai considerato di poche parole, tanto meno taciturno, anzi non avevo proprio mai pensato a tante cose, ed è cambiato tutto, la distanza che si è incuneata fra me e la mia felicità non era il mondo, non erano le bombe e le case in fiamme, ero io, il mio pensiero, il cancro di non lasciare mai la presa, l'ignoranza è forse una benedizione, non lo so, ma a pensare si soffre tanto, e ditemi, a cosa mi è servito pensare, in che grandioso luogo mi ha condotto il pensiero? Io penso, penso, penso, pensando sono uscito dalla felicità un milione di volte, e mai una volta che vi sia entrato.
  • È un classico dilemma: che valore do a una situazione socialmente piacevole, e che valore do all'agire socialmente responsabile?
  • In realtà tutto il progresso morale e sociale dell'umanità rappresenta un superamento esplicito di ciò che è «naturale».
  • Ma non basta sapere soltanto che cos'è giusto o sbagliato: l'azione è l'altra, più importante faccia della medaglia del giudizio morale.
  • Non reagire è una reazione: siamo altrettanto responsabili di ciò che non facciamo.
  • […] qualche volta sono schiacciato sotto il peso di tutte le vite che non sto vivendo.
  • Ma di lunga durata non v'ha nulla al mondo, e anche la gioia, nell'istante che segue al primo, già non è più tanto viva; al terzo istante diventa ancor più debole, e da ultimo insensibilmente si fonde col nostro stato d'animo abituale, così come sull'acqua il cerchio generato dalla caduta di un sasso si fonde, da ultimo, colla liscia superficie.
  • Per qualche tempo restò immobile e insensibile nel mezzo del suo lussuoso studio. Tutta la sua sostanza vitale, tutta la sua vita s'erano risvegliate in un solo istante, quasi a lui fosse tornata la giovinezza, quasi le spente scintille del suo ingegno di nuovo ardessero. Una benda era improvvisamente caduta dai suoi occhi. Dio! Aver perduto così, senza rimorso, gli anni migliori della giovinezza, avere strutta, spenta, la fiamma che forse ardeva nel petto, che forse avrebbe ora divampato in bellezza, che avrebbe forse, anch'essa, strappate lagrime d'ammirazione e di riconoscenza! E avere ucciso tutto questo, averlo ucciso senza pietà! Fu come se in quell'istante a un tratto rivivessero in lui gli impeti e gli slanci d'un tempo. Afferrò il pennello e si accostò a una tela. Il sudore dello sforzo gli scorreva per il volto; si tendeva tutto in un unico desiderio e ardeva d'un unico pensiero: voleva rappresentare un angelo caduto. Questa idea era la più consona alla sua disposizione di spirito.
  • Nell'insignificante l'artista creatore è grande come nel grande; nello spregevole non vi è per lui nulla di spregevole, poiché insensibilmente ne traspare la sua nobile anima, e già lo spregevole ha preso un alto senso, poiché è passato attraverso il purgatorio di quell'anima.
  • Fenomeno inconcepibile: ciò che quotidianamente ci circonda, che è inscindibile da noi stessi, che è ordinario, questo non può esser rivelato che da un ingegno profondo, grande, straordinario. Ma ciò che si dà di rado, che costituisce eccezione, che ci colpisce per la sua difformità, per la sua discordanza in seno all'armonia, a questo s'attacca a due mani la mediocrità. Ed ecco, la vita di un ingegno profondo scorre nella pienezza del suo flusso, in tutta la sua armonia, pura come uno specchio, o riflettendo con immutabile nitore le nubi cupe e le luminose: quella della mediocrità trascorre in onda torbida e lutulenta, senza riflettere né la luce né l'ombra.
  • L'eccessivo valore che diamo ai minuti, la fretta, che sta alla base del nostro vivere, è senza dubbio il peggior nemico del piacere.
  • Lo spirito ama ciò che è saldo, formato, vuole poter essere sicuro dei suoi segni, ama ciò che è, non ciò che diviene, il reale e non il possibile. […] Lo spirito non può vivere nella natura, ma solo di fronte ad essa, come suo contrapposto.
  • Solo la scissione e il contrasto rendono ricca e fiorente una vita. Che sarebbero la ragione e la temperanza senza la conoscenza dell'ebbrezza, che sarebbe il piacere dei sensi, se dietro di esso non stesse la morte, e che sarebbe l'amore senza l'eterna mortale ostilità dei sessi?
  • Tutti erano soddisfatti o affaccendati, avevano interesse, avevano fretta, gridavano, ridevano, si ruttavano in faccia, facevan chiasso, facevan dello spirito, urlavano per due soldi, e tutti stavano bene, tutti erano in regola, soddisfattissimi di sé e del mondo. Porci erano, ah, molto peggio, molto più sozzi dei porci! Anch'egli, è vero, era stato spesso in mezzo a loro e s'era sentito contento fra i suoi simili ed aveva fatto la corte alle ragazze ed aveva mangiato ridendo senza orrore i pesci arrostiti. Ma poi sempre, talora tutt'a un tratto come per incanto, la gioia e la tranquillità l'avevano abbandonato e quell'illusione grassa e corpacciuta era caduta dal suo spirito, quella soddisfazione di sé, quell'importanza e quella calma stagnante dell'anima, e s'era sentito trascinare via nella solitudine e nella fantasticheria tormentata, spinto alla vita vagabonda, alla contemplazione del dolore, della morte, dell'incertezza d'ogni attività, costretto a fissar gli occhi nell'abisso.
  • L'equivalente politico di una teoria scientifica o di un sistema filosofico compiuto è la dittatura totalitaria.
  • La coerenza è contraria alla natura, contraria alla vita. Le uniche persone assolutamente coerenti sono i morti.
  • La felicità effettiva sembra sempre molto squallida in confronto ai grandi compensi che la miseria trova. E si capisce anche che la stabilità non è neppure emozionante come l'instabilità. E l'essere contenti non ha nulla d'affascinante al paragone di una buona lotta contro la sfortuna, nulla del pittoresco di una lotta contro la tentazione, o di una fatale sconfitta a causa della passione o del dubbio. La felicità non è mai grandiosa.
  • Noi viviamo insieme, agiamo e reagiamo gli uni agli altri; ma sempre, in tutte le circostanze, siamo soli. I martiri quando entrano nell'arena si tengono per mano; ma vengono crocifissi soli. Allacciati, gli amanti cercano disperatamente di fondere le loro estasi isolate in una singola autotrascendenza; invano. Per la sua stessa natura, ogni spirito incarnato è condannato a soffrire e godere in solitudine. Sensazioni, sentimenti, intuiti, fantasie, tutte queste cose sono personali e, se non per simboli e di seconda mano, incomunicabili. Possiamo scambiarci informazioni circa le esperienze, mai però le esperienze stesse. Dalla famiglia alla nazione, ogni gruppo umano è una società di universi-isole.
  • Ogni volta che ha dovuto scegliere tra l'uomo ragionevole e il pazzo, il mondo ha sempre seguito il pazzo senza esitare. Perché il pazzo lusinga quello che è fondamentale nell'uomo, le passioni e gli istinti; la filosofia non si rivolge che a ciò ch'è superficiale e superfluo: la ragione.
  • Sentii d'un tratto che le cose andavano troppo oltre. Troppo oltre, anche se andavano in una bellezza piú intensa, in un significato piú profondo. Il timore, come lo analizzo in retrospettiva, era di essere sopraffatto, di disintegrarmi sotto la pressione di una realtà piú grande di quanto una mente abituata a vivere la maggior parte del tempo in un minuscolo mondo di simboli potesse sopportare.
  • Tutta gente che, per una ragione o per l'altra, ha preso troppo coscienza del proprio io individuale per adattarsi alla vita in comune. Tutta gente che non è soddisfatta dell'ortodossia, che ha delle idee indipendenti, sue proprie. Tutti coloro, in una parola, che sono qualcuno. Quasi quasi la invidio, signor Watson.
  • Ad alcuni per essere felici manca davvero soltanto la felicità.
  • Aveva la coscienza pulita. Mai usata.
  • Chi porta il paraocchi, si ricordi che del completo fanno parte il morso e la sferza.
  • L'anello più debole è anche il più forte. Spezza la catena.
  • La maggioranza della gente ha una visione del mondo definita. Dalla minoranza.
  • La scarsa memoria delle generazioni consolida le leggende.
  • Di regola una preferenza estetica è qualcosa di inspiegabile, oppure è talmente corrotta da motivi extraestetici che si finisce per domandarsi se per caso l'intero corpus della critica letteraria non sia un gigantesco ammasso di fandonie.
  • Forse non si desiderava tanto essere amati quanto essere capiti.
  • Ma, che lo ammetta o no, qualsiasi scrittore, e in primo luogo qualsiasi romanziere, ha un suo «messaggio» che ne influenza l'intera opera fin nei minimi particolari. Tutta l'arte è propaganda.
  • Se la libertà significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente cose che non vogliono sentire.
  • Si chiese, come aveva fatto parecchie volte in passato, se per caso non fosse pazzo. Forse, a ben pensarci, un pazzo non era che una minoranza formata da una sola persona. Un tempo era segno di follia credere che la terra girasse intorno al sole, oggi lo era il ritenere che il passato fosse immutabile. Poteva darsi che lui fosse il solo ad avere una simile convinzione, ed essendo il solo doveva per forza di cose essere pazzo. Tuttavia non lo disturbava granché il pensiero di essere pazzo: più orribile ancora era la possibilità che non lo fosse.
  • Chi si scandalizza è sempre banale: ma, aggiungo, è anche sempre male informato.
  • La morte non è nel | non potere più comunicare, | ma nel non potere più essere compresi.
  • La solitudine: bisogna essere molto forti | per amare la solitudine [...].
  • Solo l'amare, solo il conoscere | conta, non l'aver amato, | non l'aver conosciuto.
  • Certe cose dovrebbero restare come sono. Dovreste poterle mettere in una di quelle grandi bacheche di vetro e lasciarcele. So che è impossibile ma è un gran peccato lo stesso.
  • Io non griderei mai «Buona fortuna!» a nessuno. È tremendo, se uno ci pensa.
  • [...] scoprirai di non essere il primo che il comportamento degli uomini abbia sconcertato, impaurito e perfino nauseato. Non sei affatto solo a questo traguardo, e saperlo ti servirà d'incitamento e di stimolante. Molti, moltissimi uomini si sono sentiti moralmente e spiritualmente turbati come te adesso. Per fortuna, alcuni hanno messo nero su bianco quei loro turbamenti. Imparerai da loro… se vuoi. Proprio come un giorno, se tu avrai qualcosa da dare, altri impareranno da te. È una bella intesa di reciprocità. E non è istruzione. È storia. È poesia.
  • In generale, noi non siamo dove siamo, ma in una falsa posizione. Per un'infermità della nostra natura, noi immaginiamo una situazione e ci poniamo in essa; così ci troviamo in due situazioni diverse, contemporaneamente. L'uscirne è due volte difficile.
  • L'uomo più ricco è quello i cui piaceri sono più a buon mercato.
  • [...] un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno.
  • Tutti gli uomini sarebbero dunque necessariamente uguali, se fossero senza bisogni. La miseria connessa alla nostra specie subordina un uomo a un altro uomo; non l'ineguaglianza è la vera disgrazia, ma la dipendenza.
  • L'entusiasmo è soprattutto il comune retaggio della devozione male intesa.
  • La nostra miserabile specie è cosí fatta, che quelli che camminano sulle vie battute gettano sempre sassi a quelli che insegnano le nuove vie.

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  • Tutti gli impulsi istintuali di un animale selvatico sono congegnati in modo da volgersi infine a vantaggio suo e della specie cui appartiene. Nello spazio vitale di un animale non esiste conflitto fra le sue inclinazioni e un certo «dovere»: tutti gli impulsi interiori sono «buoni». Per l’uomo è andata perduta questa armonia paradisiaca, e le funzioni specificamente umane, come il linguaggio e il pensiero concettuale, hanno permesso l’accumulazione e la trasmissione di un sapere comune. Di conseguenza l’evoluzione storica dell’umanità segue un ritmo enormemente più veloce dell’evoluzione puramente organica, filogenetica, di tutti gli altri esseri viventi. Però gli istinti, cioè le modalità innate di azione e di reazione, rimangono legati anche nell’uomo al ritmo evolutivo degli organi, che è considerevolmente più lento, e non riescono a tenere il passo con la sua evoluzione storico-culturale: quindi le «tendenze naturali» non sono più perfettamente sincronizzate con le condizioni di civiltà in cui l’uomo è venuto a trovarsi ad opera delle sue attività mentali. Non si può dire che egli sia cattivo sin dall’infanzia, ma non è neppure abbastanza buono per corrispondere alle esigenze della società umana colta e civile che egli stesso ha creato. E a differenza dell’animale selvatico, l’uomo civilizzato (e in questo senso tutti gli uomini sono creature civilizzate) non può più affidarsi ciecamente a quanto gli suggeriscono gli istinti. Molti individui si pongono in così aperto contrasto con le esigenze della società umana, che anche l’osservatore più ingenuo può senz’altro riconoscere in loro dei nemici della cultura e della società. La voce dell’istinto, cui l’animale selvatico, nello spazio vitale in cui si trova naturalmente collocato, può ubbidire senza freni, perché essa lo consiglia sempre per il bene dell’individuo e della specie, nell’uomo diviene anche troppo spesso fonte di suggestioni perniciose, ed è tanto più pericolosa in quanto ci parla nello stesso linguaggio in cui ci si manifestano anche altri impulsi, ai quali ancor oggi non solo possiamo, ma dobbiamo ubbidire. L’uomo è quindi costretto a vagliare alla luce del pensiero concettuale ogni singolo impulso, per rendersi conto se gli è lecito seguirlo senza offendere i valori di civiltà da lui stesso creati. Però, se è vero che avendo gustato i frutti dell’albero della conoscenza l’uomo ha dovuto abbandonare il paradiso di una vita puramente istintuale e animalescamente sicura, circoscritta e adattata a uno spazio vitale ben delimitato, è anche vero che questi frutti gli hanno dato la possibilità di estendere il proprio spazio vitale sino ai confini del mondo, e di riproporsi ogni volta la domanda: «Posso cedere all’inclinazione che mi assale, o non comprometto in tal modo i più alti valori della società umana? Che cosa accadrebbe se tutti seguissero l’impulso che muove me in questo momento?». O, per usare una formulazione kantiana trasposta in termini biologici: «Posso elevare la regola della mia azione a legge naturale universale?».
    Ogni vera morale intesa nel senso più alto, e più umano, presuppone delle attività mentali di cui nessun animale è capace. Però, d’altro canto, la responsabilità non sarebbe possibile senza determinati fondamenti emotivi: anche nell’uomo il senso di responsabilità è saldamente radicato nei profondi «strati» istintuali della sua vita psichica. L’uomo non può fare tutto ciò che gli permetterebbe la fredda ragione: può accadere che il sentimento si opponga in modo inequivocabile a un’azione i cui motivi etici siano del tutto ineccepibili, e guai a colui che in questo caso darà ascolto alla voce dell’intelletto e non a quella del sentimento. (Konrad Lorenz)