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Oscar Luigi Scalfaro

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Oscar Luigi Scalfaro

Oscar Luigi Scalfaro (1918 – 2012), uomo politico italiano, 9º Presidente della Repubblica Italiana.

Citazioni di Oscar Luigi Scalfaro

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  • [Da Presidente Pro-Tempore del Senato] È inutile, però, che si facciano sedute dove non può parlare nessuno per il clamore ininterrotto. Il senatore segretario che ha fatto l'appello non ha avuto neanche il rispetto, per un momento, di parlare sottovoce. C'è chi ha chiamato un amico da una parte e c'è chi ha urlato dall'altra: ma questa è un'Aula del Parlamento? Consentano ad un vecchio di dire queste cose! È inutile richiamarsi ai sacri principi. Da sessant'anni sono parlamentare, ma non ho mai visto una mancanza di rispetto reciproco! Questo lo ripeto cento volte![1]
  • Ho detto l'anno scorso: «L'Italia risorgerà», ed era augurio fatto con il cuore. Oggi mi sento di poter dire: «L'Italia sta risorgendo!».[2]
  • Il compito del Capo dello Stato non è quello di essere equidistante tra due parti politiche. Sarebbe fin troppo facile. Si dà ragione una volta all'uno e una volta all'altro e si sta a posto con la coscienza. No, il compito del Capo dello Stato è quello di garantire il rispetto della Costituzione su cui ha giurato. Di difenderla a ogni costo, senza guardare in faccia nessuno. Tra il ladro e il carabiniere non si può essere equidistanti: se qualcuno dice di esserlo vuol dire che ha già deciso di stare con il ladro.[3]
  • Il Presidente del Consiglio in questi giorni ci ha preoccupato. Presidente, ci rivolgiamo con pacatezza perché la Carta vuole unire e mai dividere. Presidente, ci rivolgiamo con serenità per dire "Non ci faccia vivere delle giornate con dei timori che riguardano la nostra Patria nella sua libertà e nella sua democrazia. Non lo faccia".[4]
  • [Sulla candidatura all'Assemblea Costituente] Io avevo 27 anni quando mi fu fatta la prima volta la proposta... qualche volta ho detto che mi trovai nello stato d'animo fosse venuto qualcuno in tribunale a dirmi "manca il chirurgo, deve venire lei", cioè una richiesta che era totalmente fuori dal mio pensiero, dalla mia mentalità. Ebbi insistenze dalle autorità ecclesiastiche, da amici, da persone. Nessuno, nessuno mi fece sorgere un problema interiore, morale. Chi mi fece sorgere questo problema fu un grande magistrato che era allora a Torino e che il CLN aveva posto – era Presidente di sezione di Corte d'Appello – il CLN aveva posto come reggente della Corte d'Appello ed era Manlio Borrelli, magistrato napoletano eccelso, che rappresentò nella mia vita di giudice una grande luce, ancora oggi ne sono grato. Saputo che io avevo detto di no in modo assolutamente radicale, puntandomi un dito di contro mi disse: "Scalfaro lei ci crede, lei dice di crederci. Si ricordi che, perdesse la carriera di magistrato, ha il dovere di andare". Per quelle strane cose che l'animo umano ha e che non mi dispiace di aver avuto, questo magistrato mi mise di fronte alla mia coscienza in modo da non poterne uscire, anche se Dio sa che fatica ho fatto a passare dalla magistratura alla politica.[5]
  • Io non ci sto... Prima si è tentato con le bombe, ora con il più vergognoso e ignobile degli scandali. Occorre rimanere saldi e sereni. Penso sia giunto il momento di fare un esame chiaro dell'attuale realtà italiana per trarne conclusioni forti ed efficaci. [...] Nessuno può stare a guardare di fronte a questo tentativo di lenta distruzione dello Stato, pensando di esserne fuori. O siamo capaci di reagire considerando reato il reato, ma difendendo a oltranza e gli innocenti e le nostre istituzioni repubblicane o condanniamo tutto il popolo e noi stessi ad assistere a questo attentato metodico, fatale alla vita e all'opera di ogni organo essenziale per la salvezza dello Stato democratico. A questo gioco al massacro io non ci sto. Io sento il dovere di non starci, e di dare l'allarme. Non ci sto non per difendere la mia persona, che può uscire di scena in ogni momento, ma per tutelare, con tutti gli organi dello Stato, l'istituto costituzionale della Presidenza della Repubblica. Il tempo che manca per le elezioni non può consumarsi nel cuocere a fuoco lento, con le persone che le rappresentano, le istituzioni dello Stato. (Dal messaggio televisivo straordinario alla Nazione andato in onda a reti unificate alle ore 22 e 30 circa del 3 novembre 1993[6])
  • La laicità non me l'hanno insegnata dei maestri massoni, me l'hanno insegnata i preti col catechismo.[4]
  • [Racconta Eugenio Scalfari: "La nostra amicizia cominciò in occasione d'un dibattito parlamentare sul tema del Concordato. Avvenne nei primi mesi del 1971, eravamo tutti e due deputati (ma lui da molto più tempo) e partecipammo a quel dibattito che la presidenza della Camera aveva indetto in vista d'una riforma dei Patti Lateranensi stipulati nel 1929. [...] Scalfaro indicò nel suo intervento le linee della possibile riforma; seguirono altri discorsi e poi venne il mio turno. Alla fine del mio intervento ci fu un solo applauso: era lui, il cattolico per eccellenza, che applaudiva un discorso anticoncordatario. La mia tesi era infatti l'abolizione di quel trattato e la rigorosa applicazione del principio cavouriano della libera Chiesa in libero Stato. Scalfaro s'era alzato dal suo seggio e veniva verso di me battendo ancora le mani. Gli andai incontro e mi spiegò che se avessi fatto un discorso anticlericale l'avrebbe aspramente criticato; avevo invece sostenuto che la Chiesa doveva esser libera di diffondere i suoi principi nello spazio pubblico che la democrazia riserva a tutti. [...] Mi disse:"] Lo Stato democratico è laico e può decidere di accordarsi con la Chiesa su alcune modalità di comune convenienza oppure distinguere nettamente le rispettive sfere di competenza garantendo la libertà religiosa. Oggi noi due abbiamo rappresentato con chiarezza queste alternative e questo è il compito del Parlamento.[7]
  • Lo Stato, nella nostra concezione, è la casa di tutti: ognuno deve sentirsi a casa propria, ma nessuno può metterci sopra il proprio stemma personale.[8]
  • [Racconta Eugenio Scalfari: "Nel 1996, pochi mesi dopo le mie dimissioni dalla direzione di Repubblica, Scalfaro mi nominò Cavaliere di Gran Croce. Ci fu una piccola cerimonia nella Sala della Vetrata al Quirinale e io gli dissi scherzando che con quella onorificenza diventavano cugini poiché era quello il cerimoniale dei Cavalieri dell'Annunziata ai tempi della monarchia. Mi rispose:"] Ma noi cugini lo siamo già. Ho fatto delle ricerche in proposito perché i miei genitori erano di origini calabresi. Scalfaro e Scalfari provengono da un unico ceppo. Siamo cugini in trentesimo grado.[7]
  • Non c'è da temere mai di fronte alle pressioni esterne. L'unico che può temerle è chi è ricattabile.[3]
  • [Ai giornalisti] Non scrivete mai sotto dittatura e sotto dettatura.[9]
  • Pella era abituato a dialogare e a rispettare il pensiero degli altri, senza per questo accettarlo; un gran segno di civiltà e democrazia, valido ancora oggi.[10]
  • Volontà e responsabilità delle forze politiche e sindacali, capacità ed iniziative di imprenditori, presenza attiva di tutte le forze economiche, impegno costante di governo e Parlamento ne hanno il potere: l'Italia risorgerà![11]

Dal discorso di insediamento alla Presidenza della Camera dei deputati, XI legislatura, 23/24 aprile 1992

Disponibile su Camera.it

  • I partiti sono certamente essenziali alla democrazia, ma lo straripamento dei partiti può diventare logoramento, se non aggressione, alla democrazia stessa. Tutto ciò non è né nelle parole né nello spirito della Carta costituzionale. [...] E tra i maggiori impegni anzitutto le riforme, che hanno bisogno del massimo consenso possibile, affinché ogni cittadino si senta rappresentato nella Carta costituzionale, comunque verrà modificata. Le riforme per poter nascere richiedono la prevalenza dei diritti, delle attese della gente sulle visioni e gli interessi di parte. [...] Non dimentichiamo che il termometro della democrazia di un paese è la forza, l'intelligenza, la compostezza, la sensibilità alle attese della gente, la capacità di risposte equilibrate e puntuali da parte del Parlamento.

In qualità di Presidente della Camera dei deputati

  • [Rispondendo a un gruppo di deputati che si erano messi a gridare "imbecille" a un avversario, nel bel mezzo della seduta] Onorevoli colleghi, non è il caso di urlare a voce alta il proprio cognome...[12]
  • [Rispondendo alla frase del Deputato Carlo Tassi "Mi indichi la norma del regolamento che mi obbliga a stare seduto!"] Ma non c'è neppure nessuna norma che la obblighi a ragionare: è facoltativo...![13]
  • [Nei confronti del Deputato Buontempo] Onorevole collega, la prego di sforzarsi di distinguere un'aula parlamentare da una piazza di periferia, dove lei può fare quello che crede, salvo che la polizia sia presente.[13]
  • [Dopo l'ennesimo applauso di parte] Questa è un'assemblea dal facile applauso...[13]
  • Onorevoli parlamentari, anzitutto un grazie a tutti, per la fiducia di chi mi ha votato, per la libertà di chi ha pensato diversamente. Grazie a tutti. Grazie a questa Assemblea, ai senatori, ai deputati, ai consiglieri regionali che ci hanno fatto l'onore di stare con noi per diverse giornate di lavoro.
  • Confesso di sentire vivo lo strappo da quest'aula, dove entrai a ventisette anni, il 25 giugno 1946, e da dove sono uscito il 25 maggio del 1992; quest'aula, dove ho raccolto, da ogni parte, lezioni di esperienza, di cultura, di saggezza, esempi di umiltà, di grandezza, di eroismo.
  • Il primo atto del Presidente della Repubblica è atto di devozione al Parlamento. E attraverso il Parlamento, legittimo depositario della sovranità popolare, per libera delega del popolo italiano, il mio saluto a tutto il popolo, del quale ho l'onore di far parte, e che debbo e voglio servire nei limiti dei poteri che la Costituzione mi assegna, ma voglio servire con fedeltà e con amore.
  • Sono uno dei pochissimi rimasti in Parlamento di quei 555 che prepararono e votarono la Carta costituzionale, Carta che, nella parte della proclamazione dei diritti dell'uomo, è quanto di più alto e più completo potesse esser scritto a fondamento della vita operosa di tutto il popolo italiano. Io ebbi la ventura di votarla, la Carta, ma io non l'ho pagata, anche se schierato da sempre dalla parte della libertà, dono supremo di Dio e marchio qualificante della dignità dell'uomo. Tanti altri non la votarono, ma la pagarono, e tanti la pagarono con la vita, consentendo a noi di scriverla e votarla. Non dimentichiamolo mai!
  • Dopo il vostro voto mi sono fermato in silenzio a meditare, a pregare, per chiedere luce e forze e capacità di sacrificio a Dio, in cui credo con tanto povertà di cuore. Mi sono fermato a chiedere protezione e coraggio a colei che umile ed alta, più che creatura, è madre di Dio e dell'uomo. E lì, nella meditazione, ho pensato di chiedere a tutti voi, a voi tutti, a ciascuno indistintamente di aiutarmi a colmare le mie lacune, ad accrescere la mia volontà, ad esser larghi del vostro consiglio, a confortare la mia inadeguatezza.
  • Nessuno, onestamente, può pensare che, qui giunto, io possa d'un tratto mutar pensiero o convinzione politica o ideali, ma tutti hanno diritto di attendersi da me ciò che più conta, di essere cioè il supremo garante, il supremo moderatore, il supremo magistrato; ed il rimanere al di sopra e al di fuori di ogni parte e fazione ne è condizione essenziale e vitale.

Dall'intervista di Claudio Sabelli Fioretti, Sette, 6 maggio 2004

Riportata in SabelliFioretti.it

  • Dal Quirinale si va in pensione, ma da cittadino e da cristiano no.
  • Io difendo la Costituzione, dico che dobbiamo stare insieme. Come durante la Resistenza. C'erano i comunisti, i liberali, i cattolici, i monarchici. Nessuna parentela fra loro. Il denominatore comune era la riconquista della libertà. Quando parlo, è vero, la gente alla fine si alza e applaude a lungo. Forse è il rispetto per la mia vecchiaia. Ma i giornali non ne parlano.
  • La Costituzione è di una chiarezza assoluta. Se in Parlamento c'è una maggioranza e questa maggioranza indica il nome di un premier, il Capo dello Stato non può che prenderne atto.
  • Quando il Papa venne in Parlamento a parlare di atto di clemenza ho visto un applauso universale. Ma poi l'amnistia non c'è stata. Il servilismo non è mai un'adesione, è sempre una debolezza della spina dorsale.
  • È il carro del vincitore quello che attira, le ideologie non contano. Ho visto anche persone di statura scrivere pagine infelici della propria biografia. Ma il politico serio deve saper dire dei no, dispiacere ai propri elettori e accettare l'idea di non essere rieletto.
  • Ricredersi e cambiare pensiero è un atto di intelligenza e di dirittura morale. Se un ministro democristiano diventa comunista rifiutando posti di potere io lo rispetto. Ma chi cambia idee e acquista potere certamente è un opportunista.
  • La mia religione dice che bisogna amare senza eccezioni. Sono un poverissimo credente e cerco di seguire questa strada.
  • Avrò sicuramente della vanità, però nessuno può negare che ho sempre detto quello che penso e mai alle spalle.

Da Una scuola a misura d'uomo

Intervista di Gianni Puglisi, La Fiera Letteraria, n. 17, aprile 1973

  • Mi guardo bene dal commentare ciò che le opposizioni fanno nella loro libertà; devo comunque dire che la scelta della scuola come campo su cui lottare un Governo che non piace è una pessima scelta: sia perché non si può respingere ad occhi chiusi una proposta così articolata come era quella del Governo, sia perché non si possono fare ancora attendere settecentomila persone. Si vuole bocciare un Governo, bene, lo si bocci sul bilancio dello Stato, sarebbe una bocciatura politica perfetta: ma farlo sulla scuola è un atto impolitico per le opposizioni e non definibile per coloro che si servono dello scrutinio segreto per una manifestazione che non è degna né di un fatto d'intelligenza politica, né di un fatto di coscienza politica.
  • Quando parlo di cultura, intendo sì tutto ciò che si intende comunemente per cultura, ma a condizione che tutto questo lasci sovrano l'uomo che la filtra e l'acquisisce.
  • Quando un Parlamento affronta delle riforme, esigenza politica fondamentale è che le maggioranze non si perdono, ma esigenza più elevata è che si estendono.
  • Si può non essere baroni in concreto, ma avere la struttura mentale del barone, che è peggio.
  • [sui «docenti di fatto» o «precari» dell'Università] Sono coloro che non sono cattedratici, ma che nella grande parte hanno portato l'Università avanti in questi ultimi anni. Costoro hanno certamente diritto a trovare una strada per giungere in cattedra in modo decoroso; eppure dire d'altro lato che le porte sono spalancate a tutti e comunque, significa non fare un buon servizio a nessuno.
  • Una cosa tipica di persone colte e di mentalità aperta è la mutabilità di pensiero: Un conto è mutar pensiero per interesse, e un conto è mutarlo per scrupolo, per ricerca, per quantità di ingegno messo a sviscerare i problemi.

Da un'intervista con Stefano Rodotà in occasione del Festival del diritto di Piacenza, 22-25 settembre 2011

  • Oggi guardare il Parlamento è una desolazione gravissima. Anche perché noi siamo nati al tempo in cui il Parlamento è stato sempre il metro della democrazia. Se oggi si sostiene questo, e purtroppo si può sostenere, è segno che la democrazia è defunta malamente.
  • A fare il Ministro dell'Interno si impara anzitutto ad ascoltare gli altri e a tenere conto degli altri. Soprattutto di quelli che sono più idonei a pensare e a parlare. Oggi c'è una scarsità enorme di questa popolazione, specie in Parlamento.
  • [A proposito della moralità pubblica] Quando io leggo le cronache dei giornali, sembra che ogni giorno nascano a centinaia i nuovi profittatori, i nuovi ladri, le persone che nel momento in cui si avvicinano a un incarico, a una responsabilità, pensano per prima cosa a rubare, a tradire. Una cosa che fa spavento. La corruzione dilaga come una peste bubbonica.
  • [A proposito di Silvio Berlusconi] Mi aveva colpito la prima volta che mi aveva parlato di una cosa come se fosse stata vera e vera non era. Devo dire che per me negare la verità conosciuta vuol dire chiudere totalmente la possibilità di dialogo.
  • [A proposito del ribaltone del 1994] Non mi perdonerei mai se avessi risposto diversamente. Ringrazio Dio di avermi illuminato.
  • La Provvidenza mi ha dato la voce per novantadue anni. Vedendo come l'ho usata, me l'ha tolta ai novantatre.

Attribuite

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  • [A proposito di Cesare Previti] Devo insistere: per motivi di opportunità quel nome non può andare.[14]
  • [La dolce vita] È incentivo al male, al delitto, al vizio [...] è tempo che quel "basta", finalmente gridato dagli spettatori, si indirizzi ai pubblici poteri cui compete e la sanità e il rispetto del buon nome di un popolo civile.[15]
In occasione dell'uscita del film di Federico Fellini nel 1960, su L'Osservatore Romano vennero pubblicati due articoli (Basta! e La sconcia vita), che attaccavano pesantemente il film. Molte fonti attribuiscono i due articoli a Scalfaro.[16]

Citazioni su Oscar Luigi Scalfaro

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  • A giudicare dai lamenti, dalle minacce, dalle esortazioni e dalle preghiere dell'on. Scalfaro, si direbbe che l'Italia sia un sobborgo di Sodoma, la Bestia dell'Apocalisse, un museo dei vizi, una scuola di depravazione, una sentina d'impurità ed una nazione infine senza pudore né dignità. (Curzio Malaparte)
  • Ci ha insegnato il rispetto sacro per le istituzioni. Ha difeso e servito la Costituzione sopra ogni altra cosa. (Enrico Letta)
  • Desidero porgere le mie più sentite condoglianze con l'assicurazione della mia sincera partecipazione al grave lutto che colpisce anche l'intera Nazione italiana (.) Nel ricordare con vivo affetto e con speciale gratitudine questo illustre uomo cattolico di Stato integerrimo magistrato e fedelissimo servitore delle istituzioni che nelle pubbliche responsabilità ricoperte sempre si adoperò per la promozione del bene comune e dei perenni valori etico-religiosi cristiani propri della tradizione storica e civile dell'Italia elevo fervide preghiere di suffragio. (Papa Benedetto XVI)
  • Di fronte alla morte è evidente che vengono meno le differenze politiche. Per questo esprimiamo profondo cordoglio per la morte di Oscar Luigi Scalfaro che è stato sempre – in tutte le cariche politiche e istituzionali da lui ricoperte – un nostro coerente e agguerrito avversario politico. (Fabrizio Cicchitto)
  • È stato un protagonista della vita politica democratica nei decenni dell'Italia repubblicana, esempio di coerenza ideale e di integrità morale. (Giorgio Napolitano)
  • Fu protagonista illustre della vita politica e istituzionale italiana ed esempio luminoso di coerenza ideale e di integrità morale [...]. Con il suo incessante impegno, contribuì fin dall'Assemblea Costituente alla nascita e alla crescita della nostra Repubblica. Negli incarichi di Governo, di presidente della Camera e di capo dello Stato, Oscar Luigi Scalfaro ha difeso costantemente i valori fondanti della Repubblica contenuti nella Carta Costituzionale, dandone testimonianza con la sua azione ed il suo rigore a tutti gli italiani, in particolare ai giovani, invitando sempre a custodire gelosamente tali valori. (Mario Monti)
  • Gli ebrei italiani salutano un grande amico. Con la scomparsa di Oscar Luigi Scalfaro l'Italia perde un protagonista della rinascita democratica del paese dopo la pagina oscura del ventennio fascista. [...] Uomo di profonda fede e umanità, Scalfaro aveva impostato la sua intensa carriera nelle istituzioni, culminata con la nomina a Capo dello Stato, nel solco degli insegnamenti e delle direttive etico-morali di quella Costituzione repubblicana che contribuì a redigere in qualità di membro dell'Assemblea Costituente e che più volte si trovò a dover pubblicamente difendere contro gli attacchi e le strumentalità. (Renzo Gattegna)
  • Ha saputo darci quel senso di garanzia che ci ha permesso di lavorare serenamente anche quando cercavano di fermarci [...]. Fondamentale che fosse proprio lui, in quegli anni, ad assumere il ruolo di presidente della Repubblica. Ha svolto il proprio ruolo in maniera indipendente, sia da politico che da magistrato. (Antonio Di Pietro)
  • Ho detestato Scalfaro, non mi è piaciuto Ciampi; ora Napolitano sta facendo bene. (Fedele Confalonieri)
  • I democratici oggi inchinano le loro bandiere [rendendo onore a Oscar Luigi Scalfaro] che seppe guidare il nostro Paese in una delle sue stagioni più difficili e difese le istituzioni nel mezzo di una delle crisi più gravi. Lo fece con una decisione, una lucidità e un equilibrio impossibili da dimenticare. [...] Verso di lui, come italiani e come democratici, abbiamo una riconoscenza infinita e un grande dovere: non abbandonare le sue battaglie, ricordando sempre che la nostra è la Costituzione più bella del mondo. (Pier Luigi Bersani)
  • I voti dei democristiani novaresi non sono andati al partito; sono andati a Scalfaro, democristiano talmente anomalo, che si permette persino di credere in Dio. (Indro Montanelli)
  • Il presidente Scalfaro è stato il custode severo e appassionato della nostra Costituzione, ha difeso le istituzioni democratiche dall'assalto del populismo reazionario, è stato una luce forte e calda in una epoca di tenebre. La sua scomparsa ci emoziona profondamente. (Nichi Vendola)
  • Lo ricordo come magistrato, ha sempre difeso i valori della Costituzione e l'autonomia e l'indipendenza della magistratura. Oggi per la magistratura deve essere un momento di profonda commozione e di ricordo. (Luca Palamara)
  • Nel '94 vedevamo Scalfaro come un conservatore, un simbolo della Prima Repubblica, ma il giudizio che abbiamo dato allora è stato errato, abbiamo esagerato di fronte ad un uomo di grande integrità morale. [...] Scalfaro è stato un politico puro e integerrimo, che può essere posto a esempio per tutti, a destra come a sinistra. (Gianni Alemanno)
  • Scalfaro ha difeso, promosso e fatto conoscere ai giovani i principi della Costituzione, riconoscendo in essa la base della convivenza pacifica e civile del nostro Paese. [...] Sapeva bene che la Costituzione avrebbe rappresentato nelle tante, difficili contingenze delle vicende politiche, il baluardo del sistema istituzionale e del bene comune. (Romano Prodi)
  • Scalfaro ha rappresentato una delle esperienze più significative della generazione che ha conquistato la democrazia contro il fascismo e ha ricostruito il Paese, facendo dell'Italia una nazione moderna e rispettata nel mondo [...]. Ho avuto modo di collaborare con lui in diversi momenti della mia esperienza politica e istituzionale. Lo ricordo come difensore intransigente del ruolo e delle prerogative del Parlamento, come difensore intransigente della legalità e di una visione etica dell'impegno politico. Lo ricordo come Capo dello Stato interprete scrupoloso e autorevole del suo ruolo di custode della Costituzione. (Massimo D'Alema)
  • Scalfaro non rubava. Non firmava le leggi incostituzionali (tipo il decreto-spugna Amato-Conso del '93). Era religioso dunque non clericale. Difendeva la Costituzione e l'indipendenza dei magistrati dunque era contro le bicamerali e i conflitti d'interessi. Era un intransigente dunque era contro gli inciuci e i "terzismi" paraculi dei berlusconiani travestiti da equidistanti ("chi si dice equidistante fra il ladro e il carabiniere, sta dalla parte del ladro"). Per questo non piaceva a B. e ai suoi servi, ma nemmeno ai finti oppositori di sua maestà. E bene ha fatto B. a non dire una parola sulla sua scomparsa, evitando di scegliere tra lo sputo sulla bara e l'ipocrisia dell'elogio postumo. (Marco Travaglio)
  • Scalfaro resta di destra e integralista anche se va ai girotondi. Come è successo a Montanelli o a Federico Orlando. Li caratterizza il rigore moralistico. Bigottismo. Quello laico è peggio di quello religioso. (Alfredo Biondi)
  • Se ne va un protagonista. Il Presidente Scalfaro si è battuto convintamente per tutta la vita per l'affermazione degli ideali in cui credeva e per una Italia sempre più forte, democratica e unita. Come membro della Costituente, come deputato, come Presidente della Camera, come Capo dello Stato e come senatore a vita si è sempre impegnato a rafforzare la Repubblica fondata sulla Carta Costituzionale di cui fu costantemente strenuo difensore. (Gianfranco Fini)
  • Sono trascorsi cinque anni dalla morte di Oscar Luigi Scalfaro, uno dei costruttori della nostra democrazia, che ha servito il Paese con passione, coerenza e rigore morale, contribuendo al rafforzamento delle istituzioni in momenti non facili. Scalfaro ha impegnato la sua intelligenza e la sua umanità, sin dalla Liberazione e dall'Assemblea Costituente, nella concreta realizzazione di quegli ideali di libertà, di coesione sociale, di uguaglianza nei diritti e nei doveri, alla base poi del testo costituzionale. La Costituzione divenuta per lui, giorno dopo giorno, non soltanto la pietra angolare su cui è edificata la nostra casa comune, ma un elemento fondante la sua testimonianza, il traguardo a cui tendere sempre, per migliorare il nostro modello sociale e allargare le opportunità e le libertà. Onore e rettitudine hanno guidato Scalfaro nell'assolvimento dei compiti di Capo dello Stato, così come aveva fatto in tutte le funzioni pubbliche e nei ruoli istituzionali che gli erano stati affidati. Una coerenza di vita che ha legato strettamente convincimenti personali e impegno pubblico, e che è stata testimoniata fino all'ultima volontà, quella di fare della sua abitazione di Novara un luogo di accoglienza e sostegno per persone povere e in difficoltà. Convinto del fondamento etico della politica democratica, Oscar Luigi Scalfaro ha accompagnato dal Quirinale una stagione di cambiamenti profondi, che hanno segnato la storia repubblicana. La sua linea-guida è sempre stata l'interesse dell'Italia, con la salvaguardia e il rafforzamento dei valori costitutivi, primo fra tutti l'unità nazionale. Alla sua figura continua ad andare l'ammirazione e il pensiero riconoscente degli italiani. (Sergio Mattarella)
  • Un Padre della Patria che ha accompagnato la democrazia italiana dalla sua rinascita sino ad oggi, sempre con quella intelligenza, quell'autorevolezza, quella pulizia morale e intellettuale che ha mantenuto in tutti gli incarichi che ha ricoperto nel suo lungo cammino politico. Tutti gli siamo debitori per i suoi insegnamenti, le sue battaglie civili, il suo servizio allo Stato e agli italiani. [...] Conserverò sempre gelosamente l'onore dell'amicizia di cui ha onorato prima mio padre, rimasto sempre orgogliosamente "scalfariano", e poi me, regalandomi colloqui indimenticabili e consigli preziosi. (Dario Franceschini)
  • Un presidente amato e che aveva saputo fare della Costituzione la sua bussola in una delle fasi più difficili e per molti versi drammatiche della nostra storia. [...] Mi piace ricordare anche quel legame strettissimo che ancora oggi aveva coi giovani: con loro si incontrava parlava e ascoltava senza mai stancarsi. (Walter Veltroni)
  • Un uomo politico e un servitore della Costituzione rigoroso, roccioso e intransigente e, proprio per questo, molto amato e anche molto osteggiato. (Gustavo Zagrebelsky)
  • Uno degli ultimi testimoni della storia repubblicana sin dalle origini, si è spento con un sospiro in una sobria abitazione della semiperiferia capitolina, tenendo sul comodino il Santo Rosario, la Bibbia e la Costituzione a lui parimenti sacra: nell'accostamento dei due testi, la sintesi di una vita intera. (Tito Lucrezio Rizzo)
  • Durante la guerra in Iraq chiese alla Turchia di far passare attraverso la frontiera 300 profughi iraniani che così scamparono alla morte: un vero miracolo.
  • Scalfaro è stato un grande italiano: ha speso l'intera sua vita per l'Italia combattendo perché questo paese conservasse la struttura costituzionale costruita nel dopoguerra. [...] Amava dire: sono figlio di tutta l'Italia[;] è stato figlio di questo paese e insieme suo grande servitore. Sarà la storia a trarre le conclusioni, ma dobbiamo riconoscere che ha amato questo paese con passione, tenacia, caparbietà fino all'ostinazione.
  • Sul suo comodino ho visto la Bibbia, le fonti francescane, il rosario. E la Costituzione. Scalfaro è tutto qui. [Cattolico e deputato dell'Assemblea Costituente: le due guide di Scalfaro] Le ha tenute separate, ma a loro si è sempre ispirato.
  • Hai giocato in campo anche attirandoti critiche e rancori perché il Paese, in quegli anni, attraversava una crisi profonda e devastante. Trovavi la forza di proseguire, nello tsunami tra il 1992 e il 1999, nella Messa quotidiana e nella preghiera: le tue armi!
  • Son passati 10 anni! È cambiato il mondo, ma – diresti tu – quello che resta sono i valori. Hai vissuto la politica come servizio: con dedizione e sensibilità senza badare né al colore di pelle né di appartenenza. Non ti arrendevi. Non sei mai stato spettatore. Sorridi, papà.
  • Tu, da credente laico hai sempre indicato i valori della libertà da vivere con responsabilità, della dignità della persona, della fede solidale aperta al Trascendente. Penso che questo possa essere l’augurio di buon cammino per il nostro Paese. Grazie, papà. Ti voglio bene.

Note

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  1. Stenografico originale, senato.it, 28 aprile 2006, p. 36.
  2. Dal messaggio di fine anno agli italiani; citato in Messaggio di fine anno agli italiani, quirinale.it, 31 dicembre 1993.
  3. a b Citato in Gustavo Zagrebelsky, Scalfaro, la Costituzione come bandiera, la Repubblica, 30 gennaio 2012; riportato in micromega.net, 30 gennaio 2012.
  4. a b Per la Costituzione, intervento di Oscar Luigi Scalfaro
  5. Dall'intervista presente in L'Alba della Repubblica di C. Falaschi e M. Cascavilla; riportato in Rai Storia - Q verso il Quirinale, rai.it, 4 maggio 2013.
  6. Visibile su video.repubblica.it
  7. a b Citato in Eugenio Scalfari, Il galantuomo e il cavaliere, repubblica.it, 30 gennaio 2012.
  8. Citato in Un parco intitolato a Scalfaro: "ha vissuto la politica come servizio alla comunità", temponews.it, 30 gennaio 2022.
  9. Citato in Panorama, n. 1468-1471, Mondadori, Milano, 1994, p. 218.
  10. Citato in Scalfaro: "Imitiamo tutti Pella", La Stampa, 23 marzo 1996.
  11. Dal discorso di fine anno agli italiani; citato in Messaggio di fine anno agli italiani, quirinale.it, 31 dicembre 1992.
  12. Citato in Come si fa un presidente, maggio 1992, Oscar Luigi Scalfaro diventa Presidente della Repubblica, Repubblica.it.
  13. a b c RESOCONTO STENOGRAFICO - SEDUTA COMUNE DA MERCOLEDÌ 13 A LUNEDÌ 25 MAGGIO 1992
  14. Citato in Indro Montanelli, Mario Cervi, L'Italia del novecento, Rizzoli, Milano, 2000, p. 583. ISBN 88-17-86402-1
  15. Da Basta!, L'Osservatore Romano, 1960; citato in Aurelio Magistà, Dolce vita gossip: star, amori, mondanità e kolossal negli anni d'oro di Cinecittà, Pearson Italia S.p.a., 2007, p. 173. ISBN 8842420093
  16. Cfr. Gordiano Lupi, Federico Fellini, Mediane, 2009, p. 87. ISBN 8896042070

Voci correlate

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Altri progetti

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