Papa Giovanni Paolo II

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Giovanni Paolo II nel 1993

Giovanni Paolo II, al secolo Karol Józef Wojtyła (1920 – 2005), papa polacco della Chiesa cattolica.

Citazioni di papa Giovanni Paolo II[modifica]

  • A questo cimitero di vittime della crudeltà umana nel nostro secolo si aggiunge ancora un altro grande cimitero: il cimitero dei non nati, cimitero degli indifesi, di cui perfino la propria madre non conobbe il volto, acconsentendo, oppure cedendo alla pressione, perché venisse loro tolta la vita ancora prima di nascere.[1]
  • A voi, figli della terra campana, nella quale si sono incrociate antiche e diverse civiltà: da quella sannita a quella romana, da quella longobarda a quella aragonese, si rivolge il mio pensiero, per esortarvi a conservare nel vostro animo l'eredità di quel nobile patrimonio spirituale e culturale, che tanto ha distinto il genio della vostra gente semplice, laboriosa, austera, umana e pia, ma anche fiera e gelosa delle proprie tradizioni storiche e religiose. La vostra presenza richiama alla mia mente anche i rapporti che, attraverso i secoli, sono fioriti tra la vostra terra e la mia Patria. Come è noto, il canonico camaldolese san Benedetto, nato a Benevento verso il 970-975, fu a capo del primo gruppo di missionari che si reco tra i popoli slavi e, in particolare, in Polonia, a predicare il Vangelo e impiantarvi la Chiesa di Cristo.[2]
  • Al di fuori della misericordia di Dio non c'è nessun'altra fonte di speranza per gli esseri umani.[3]
  • Chiunque, conoscendo l'Antico e il Nuovo Testamento, legga il Corano, vede con chiarezza il processo di riduzione della Divina Rivelazione che in esso s'è compiuto. È impossibile non notare l'allontanamento da ciò che Dio ha detto di Se stesso, prima nell'Antico Testamento per mezzo dei profeti, e poi in modo definitivo nel Nuovo per mezzo del Suo Figlio. Tutta questa ricchezza dell'autorivelazione di Dio, che costituisce il patrimonio dell'Antico e del Nuovo Testamento, nell'islamismo è stata di fatto accantonata.
    Al Dio del Corano vengono dati nomi tra i più belli conosciuti dal linguaggio umano, ma in definitiva è un Dio al di fuori del mondo, un Dio che è soltanto Maestà, mai Emmanuele, Dio-con noi. L'islamismo non è una religione di redenzione. Non vi è spazio in esso per la Croce e la Risurrezione. Viene menzionato Gesù, ma solo come profeta in preparazione dell'ultimo profeta, Maometto. È ricordata anche Maria, Sua Madre verginale, ma è completamente assente il dramma della redenzione. Perciò non soltanto la teologia, ma anche l'antropologia dell'Islam è molto distante da quella cristiana.
    Tuttavia, la religiosità dei mussulmani merita rispetto. Non si può non ammirare, per esempio, la loro fedeltà alla preghiera. L'immagine del credente in Allah che, senza badare al tempo e al luogo, cade in ginocchio e si immerge nella preghiera, rimane un modello per i confessori del vero Dio, in particolare per quei cristiani che, disertando le loro meravigliose cattedrali, pregano poco o non pregano per niente.[4]
  • Beato Damiano, ti sei lasciato guidare dallo Spirito Santo, come un figlio che obbedisce alla volontà del Padre. Con la tua vita e la tua attività missionaria, esprimi la tenerezza e la misericordia di Cristo per ogni uomo, svelandogli la bellezza del suo essere interiore, che nessuna malattia, nessuna deformità e nessuna debolezza possono sfigurare completamente. Con il tuo operato e la tua predicazione, ricordi che Gesù ha fatto sue la povertà e la sofferenza degli uomini, e che ne ha rivelato il valore misterioso. Intercedi presso Cristo, medico dei corpi e delle anime, per i nostri fratelli e sorelle malati, affinché, nell'angoscia e nel dolore, non si sentano abbandonati ma, uniti al Signore risorto e alla sua Chiesa, scoprano che lo Spirito Santo discende su di loro e possano ottenere così la consolazione promessa agli afflitti.[5]
  • Benevento! È città legata per secoli al papato da molteplici vincoli di carattere religioso e civile, che affondano le radici nella storia. Dall'alto ho potuto ammirare la verde conca in cui sorge la vostra bella città, circondata da monti e da boschi. All'interno della Regione campana, nel cuore del Sannio storico, Benevento, lungi dal chiudersi in se stessa, è rimasta sempre aperta e disponibile ai contatti con le altre popolazioni della penisola e anche con le genti al di là del mare: la grande via romana – la "regina viarum" – che passava da qui, apriva le porte verso l'Oriente. Città di duchi e di signori, con i suoi monumenti essa ricorda la grandezza civile e religiosa che l'ha distinta nei secoli. Il suo è un nome augurale, che le fu dato dalla Roma pagana in sostituzione di "Maleventum"; ma il vigore più vero le è venuto dalla nuova Roma, quella cristiana, che le ha trasmesso la "buona novella" del Vangelo. Città di Benevento, io auspico che il tuo passato di rinomanza civile e di impegno religioso divenga ancora, per quanti oggi ti abitano, forza propulsiva per costruire un avvenire di autentico progresso![6]
  • Ecco l'antica Reggio, le cui origini si perdono nella notte dei tempi! Ecco la Reggio della Magna Grecia, di cui ancora conservate le vestigia monumentali e i preziosi cimeli nel vostro importante Museo nazionale, che ora accoglie anche i due grandi bronzi di Riace.
    La storia di Reggio corre lungo i filoni delle grandi civiltà classiche europee: la greca, la romana, e la cristiana.
    Nel toccare il suolo di questa città, provo una viva emozione al considerare che qui approdò, quasi duemila anni fa, Paolo di Tarso, e che qui l'Apostolo delle genti accese la prima fiaccola della fede cristiana; da qui il cristianesimo ha iniziato il suo cammino in terra calabra, espandendosi in ogni direzione, sia verso la costa ionica sia verso la fascia tirrenica. È questo un primato che mi piace sottolineare e che è motivo di giusto orgoglio per la Chiesa e per la città di Reggio Calabria.
    Il vostro cristianesimo, ormai bimillenario, ha permeato le radici più profonde della vostra civiltà e della vostra cultura e vi ha dato la forza di far fronte con coraggio, e talvolta con eroismo, ai difficili momenti della vostra storia, durante le molteplici invasioni e dominazioni che la Calabria ha dovuto subire.
    Ma soprattutto, il vostro animo temprato dalla fede ha trovato la forza di resistere alle calamità naturali; per due volte il terremoto, nel 1783 e, più recentemente, nel 1908, ha distrutto la vostra città, e per due volte l'avete ricostruita più grande e più bella.
    Sì, la natura ha dotato di una bellezza particolare questa terra: Reggio, con l'azzurro intenso del suo cielo e le chiare acque del suo mare, con lo splendore del suo sole e il verde dei suoi monti aspromontani e, dall'altra parte dello stretto, la dirimpettaia Messina, città egualmente meravigliosa, con i monti Peloritani e con l'Etna che giganteggia sullo sfondo del mar Ionio, compongono uno degli scenari più suggestivi che sia dato ad occhio umano contemplare.[...]
    Reggio! Città che hai nelle tue radici la fede di Paolo. Reggio! Che hai un cuore antico ma sempre giovane e caldo, nel nome di Dio ti saluto e ti benedico![7]
  • Come al tempo delle lance e delle spade, così anche oggi, nell'era dei missili, a uccidere, prima delle armi, è il cuore dell'uomo.[8]
  • Dal punto di vista morale, un ben inteso principio di giustizia esige che tali criteri di assegnazione degli organi donati non derivino in alcun modo da logiche di tipo "discriminatorio" (età, sesso, razza, religione, condizione sociale, ecc.) oppure di stampo "utilitaristico" (capacità lavorative, utilità sociale, ecc.). Nella determinazione delle priorità di accesso ai trapianti ci si dovrà, piuttosto, attenere a valutazioni immunologiche e cliniche. Ogni altro criterio si rivelerebbe arbitrario e soggettivistico, non riconoscendo il valore che ogni essere umano ha in quanto tale, e non per le sue caratteristiche estrinseche.[9]
  • Damose da fa'! Volemose bene! Semo romani![10]
  • Dobbiamo ammettere realisticamente e con profonda sofferenza, che i Cristiani oggigiorno si sentono smarriti, confusi, perplessi ed anche delusi; vengono diffuse tante idee che si oppongono alla verità come è stata rivelata e insegnata da sempre; vere e proprie eresie si sono diffuse nelle aree del dogma e della morale, creando dubbi, confusioni e ribellioni; la liturgia è stata alterata; immersi in un relativismo intellettuale e morale e quindi nel permissivismo, i Cristiani sono tentati dall'ateismo, dall'agnosticismo, da un illuminismo vagamente morale e da una cristianità sociologica priva di dogmi o di una moralità obbiettiva.[11]
  • Dottore dell'amore, san Francesco di Sales ha valorizzato incessantemente la fonte viva dell'alleanza di Dio con gli uomini: Dio ci ama, Dio ci accompagna in ogni momento della nostra vita, con un amore paziente e fedele; Dio infonde in noi il suo desiderio di ciò che è buono, un'attrazione verso ciò che è bello e vero.[12]
  • [La misericordia] è la dimensione indispensabile dell'amore, è come il suo secondo nome e, al tempo stesso, è il modo specifico della sua rivelazione nei confronti della realtà del male che è nel mondo, che tocca e assedia l'uomo, che si insinua nel suo cuore e può farlo perire nella Geenna (Mt 10 , 28).[13]
  • Attraverso il dialogo facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi: poiché mentre ci apriamo l'un l'altro nel dialogo, ci apriamo anche a Dio.[14]
  • Costruire condizioni concrete di pace, per quanto concerne i migranti e i rifugiati, significa impegnarsi seriamente a salvaguardare anzitutto il diritto a non emigrare, a vivere cioè in pace e dignità nella propria Patria.[15]
  • E così mi presento a voi tutti, per confessare la nostra fede comune, la nostra speranza, la nostra fiducia nella Madre di Cristo e della Chiesa, ed anche per incominciare di nuovo su questa strada della storia e della Chiesa, con l'aiuto di Dio e con l'aiuto degli uomini.[16]
  • Ecco, sta davanti a noi l'uomo, il nostro Beato, Edoardo Giuseppe Rosaz, il cui cuore il Padre del nostro Signore Gesù Cristo "ha illuminato con la sua luce". Egli a questa luce divina si è aperto pienamente. Ha fatto tutto perché questa luce salvifica lo penetrasse e trasformasse interiormente. Grazie a ciò, camminò guidato dalla speranza di questa chiamata diventata "caparra della nostra eredità" in Gesù Cristo. Monsignor Rosaz è stato l'uomo di questa speranza soprannaturale che non delude.[17]
  • Ella [Adrienne von Speyr] aveva una predilezione per "il discepolo che Gesù amava" [Giovanni apostolo] e lo vedeva come l'ultimo e il più profondo interprete del mistero di Gesù, dell'amore del Padre per il mondo, del ruolo dello Spirito Santo di introduttore perfetto nella luce piena della Rivelazione del Padre e del Figlio. Adrienne ha penetrato molto vivamente la profonda comunione di fede e di cuore tra la Madre di Gesù e il solo apostolo rimasto con lei ai piedi della croce. Ella vi vedeva l'origine verginale della Chiesa, di quella Chiesa che doveva essere affidata a Pietro. Che questa spiritualità, intensamente vissuta, da Adrienne von Speyr, vi aiuti a incarnare sempre meglio la vostra preoccupazione di vita evangelica ed ecclesiale nelle realtà del mondo contemporaneo.[18]
  • Fu proprio la barbarie registrata nei confronti della dignità umana che portò l'Organizzazione delle Nazioni Unite a formulare, appena tre anni dopo la sua costituzione, quella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo che resta una delle più alte espressioni della coscienza umana nel nostro tempo.[19]
  • Ho già accennato alla tradizione: che cosa significa ed implica questa parola qui a Napoli? Essa è certamente evocativa di una storia antichissima, che risale alla prima "Palèpoli": dico la vicenda plurisecolare di una Città che ha visto fiorire al suo interno, come nella circostante Regione Campana, diverse culture e filosofie, le arti e le lettere, la musica e il canto, all'insegna di una civiltà, a cui il mondo riguarda tuttora ammirato. Ma voi capite benissimo come, dicendo tradizione, io qui intenda soprattutto quella tradizione religiosa cristiana, che ci è stata mirabilmente attestata fin dall'approdo dell'Apostolo Paolo nell'adiacente golfo di Pozzuoli, mentre era in viaggio verso Roma. Stando anzi all'esplicita testimonianza degli Atti degli Apostoli (At 28,14), egli trovò alcuni "fratelli" e, dietro loro richiesta, vi sostò sette giorni. Proprio l'accertata presenza di cristiani agli inizi degli anni Sessanta della nostra era, e la legittima deduzione che non poté certo essere sterile di frutti spirituali la permanenza del "Dottore delle Genti" in mezzo a loro, sono fatti che mi spingono a definire come letteralmente e autenticamente "apostolica" la vostra fede, a cui poi l'ininterrotto contatto con la Chiesa di Roma, nel corso dei secoli, ha conferito ulteriore sviluppo e compatta saldezza. Napoli non ha conosciuto mai distacchi e lacerazioni nella sua professione cristiana.[20]
  • I trapianti sono una grande conquista della scienza a servizio dell'uomo e non sono pochi coloro che ai nostri giorni sopravvivono grazie al trapianto di un organo. La medicina dei trapianti si rivela, pertanto, strumento prezioso nel raggiungimento della prima finalità dell'arte medica, il servizio alla vita umana. Per questo, nella Lettera Enciclica Evangelium vitae ho ricordato che, tra i gesti che concorrono ad alimentare un'autentica cultura della vita "merita un particolare apprezzamento la donazione di organi compiuta in forme eticamente accettabili, per offrire una possibilità di salute e perfino di vita a malati talvolta privi di speranza".[9]
  • Il ministero ordinario ha una sua "profondità" e in tale profondità trova il suo vero significato: non si tratta soltanto, attraverso le attività varie e molteplici del ministero, di essere l'animatore o il coordinatore della comunità, ma in misura maggiore si tratta di rappresentare sacramentalmente, nella comunità e per essa, il Cristo, capo della Chiesa e suo corpo.[21]
  • Il riconoscimento della dignità singolare della persona umana ha un'ulteriore conseguenza di fondo: gli organi vitali singoli non possono essere prelevati che ex cadavere, cioè dal corpo di un individuo certamente morto. Questa esigenza è di immediata evidenza, giacché comportarsi altrimenti significherebbe causare intenzionalmente la morte del donatore prelevando i suoi organi.[9]
  • In definitiva, la pace si riduce al rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo – opera di giustizia è la pace – mentre la guerra nasce dalla violazione di questi diritti.[22]
  • [Sulla morte cerebrale] In questa prospettiva, si può affermare che il recente criterio di accertamento della morte sopra menzionato, cioè la cessazione totale ed irreversibile di ogni attività encefalica, se applicato scrupolosamente, non appare in contrasto con gli elementi essenziali di una corretta concezione antropologica. Di conseguenza, l'operatore sanitario, che abbia la responsabilità professionale di un tale accertamento, può basarsi su di essi per raggiungere, caso per caso, quel grado di sicurezza nel giudizio etico che la dottrina morale qualifica col termine di "certezza morale", certezza necessaria e sufficiente per poter agire in maniera eticamente corretta. Solo in presenza di tale certezza sarà, pertanto, moralmente legittimo attivare le necessarie procedure tecniche per arrivare all'espianto degli organi da trapiantare, previo consenso informato del donatore o dei suoi legittimi rappresentanti.[9]
  • Io e i miei connazionali dobbiamo un grande ringraziamento ai nostri fratelli di Benevento, più maturi nella fede, dopo quasi un millennio di fede portata qui direttamente dagli apostoli.[23]
  • L'adulterio "nel cuore" viene commesso non soltanto perché l'uomo "guarda" [per desiderare] [...] la donna che non è sua moglie, ma appunto perché guarda così una donna. Anche se guardasse in questo modo la donna che è sua moglie commetterebbe lo stesso adulterio "nel cuore".[24]
  • L'amore è la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano.[25]
  • L'uomo non può da se stesso decidere ciò che è buono e ciò che è cattivo [...] La coscienza non è una fonte autonoma ed esclusiva per decidere ciò che è buono e ciò che è cattivo... La sua pretesa di diventare fonte autonoma ed esclusiva nel decidere il bene e il male [...] è la vera bestemmia [...], è rifiuto dello Spirito Santo.[26]
  • La Chiesa è chiamata a manifestare nuovamente a tutti, con un più chiaro e fermo convincimento, la sua volontà di promuovere con ogni mezzo e di difendere contro ogni insidia la vita umana, in qualsiasi condizione e stadio di sviluppo si trovi. Per questo la Chiesa condanna come grave offesa alla dignità umana e della giustizia tutte quelle attività dei governi o di altre autorità pubbliche, che tentano di limitare in qualsiasi modo al libertà dei coniugi nel decidere dei figli. Di conseguenza qualsiasi violenza esercitata da tali autorità in favore della contraccezione e persino della sterilizzazione e dell'aborto procurato è del tutto da condannare e da respingere con forza. Allo stesso modo è da esecrare come gravemente ingiusto il fatto che nelle relazioni internazionali l'aiuto economico concesso per la promozione dei popoli venga condizionato a programmi di contraccezione, sterilizzazione e aborto procurato.[27]
  • La libertà non consiste nel fare ciò che piace, ma nell'avere il diritto di fare ciò che si deve.[28]
  • [In occasione del conferimento del Premio Paolo VI a Balthasar] La passione per la teologia, che ha sostenuto il suo impegno di riflessione sulle opere dei padri, dei teologi e dei mistici, ottiene oggi un importante riconoscimento. Egli ha messo le sue vaste conoscenze al servizio di un "intellectus fidei", che fosse capace di mostrare all'uomo contemporaneo lo splendore del vero che promana da Gesù Cristo.[29]
  • La paura nasce dovunque Dio muore nella coscienza degli essere umani. Ognuno sa, sebbene oscuramente e con timore, che dovunque Dio muore nella coscienza della persona umana, lì segue inevitabilmente la morte dell'uomo, ch'è immagine di Dio.[30]
  • La storia dell'Arma dei Carabinieri dimostra che si può raggiungere la vetta della santità nell'adempimento fedele e generoso dei doveri del proprio stato. Penso, qui, al vostro collega, il vice-brigadiere Salvo D'Acquisto, medaglia d'oro al valore militare, del quale è in corso la causa di beatificazione.[31]
  • La [vera] Scienza nasce nell'Immanente, ma porta l'uomo verso il Trascendente.[32]
  • La [...] vicenda umana del beato Giordano, spesa tutta instancabilmente per la gloria di Dio e per la salvezza delle anime, è una ulteriore conferma della ben nota affermazione di Tertulliano: "semen est sanguis Christianorum" [...]. Coloro che uccisero il beato Giordano credettero di eliminarne il ricordo [...]. Ma egli, vivendo eternamente in Dio, continua ad essere una guida ed un esempio, per quanti ancora cercano Dio e la verità, nell'ambito delle religioni non cristiane e per quanti, segnati dal Battesimo, debbono nel loro pellegrinaggio terreno, giorno dopo giorno, rendere pubblicamente ragione della loro speranza cristiana [...]. La sanguinosa e gloriosa testimonianza resa dal beato Giordano Ansalone e dai suoi compagni Martiri [...] deve ricordare al cristiani di oggi [...] che la coerente testimonianza evangelica è una componente fondamentale dell'esser cristiani, e che i fedeli [...] devono essere autentici missionari, non solo nella generosa disponibilità a seguire la chiamata di Dio per l'evangelizzazione di terre lontane, ma altresì nell'impegno continuo, quotidiano per la realizzazione di tutte le esigenze, che il Vangelo di Gesù comporta nella vita personale, familiare, professionale, sociale.[33]
  • La vostra giovinezza non è solo proprietà vostra, proprietà personale o di una generazione: essa appartiene al complesso di quello spazio, che ogni uomo percorre nell'itinerario della sua vita, ed è al tempo stesso un bene speciale di tutti. È un bene dell'umanità stessa.[34]
  • Le donne hanno il diritto di esigere che la loro dignità venga rispettata. Allo stesso tempo, esse hanno il dovere di lavorare per la promozione della dignità di tutte le persone, degli uomini come delle donne.[35]
  • [Sul genocidio armeno] Lo sterminio di un milione e mezzo di Cristiani Armeni, che generalmente viene definito come il primo genocidio del XX secolo, e il successivo annientamento di migliaia di persone sotto il regime totalitario, sono tragedie ancora vive nel ricordo della generazione attuale.[36]
  • Nell'uomo c'è un "alito di vita", che proviene dal "soffiare" di Dio stesso. Nell'uomo c'è un soffio o spirito che assomiglia al soffio o spirito di Dio.
    Quando il Libro della Genesi, al capitolo 2, parla della creazione degli animali (Gen 2, 19), non accenna a una relazione così stretta col soffio di Dio. Dal capitolo precedente sappiamo che l'uomo è stato creato "a immagine e somiglianza di Dio" (Gen 1, 26-27).
    Altri testi, tuttavia, ammettono che anche gli animali hanno un alito o soffio vitale e che l'hanno ricevuto da Dio. Sotto questo aspetto l'uomo, uscito dalle mani di Dio, appare solidale con tutti gli esseri viventi. Così il Salmo 104 non pone distinzione tra gli uomini e gli animali quando dice, rivolgendosi a Dio creatore: "Tutti da te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno. Tu lo provvedi, essi lo raccolgono" (Sal 104, 27-28). Poi il Salmista aggiunge: "Se togli loro il soffio, muoiono e ritornano nella polvere. Mandi il tuo soffio, sono creati e rinnovi la faccia della terra" (Sal 104, 29-30).[37]
  • Napoli è una città ricca di storia, che spazia per circa tre millenni, fin dagli albori della civiltà greca all'inserimento fecondo e ormai più che secolare nella unificata compagine della Nazione italiana; è città ricca di vita, che pulsa ardente e vigorosa nell'intelligenza, nel dinamismo e nella ben nota, solare inventiva dei suoi figli; è città agitata da profonde speranze verso un avvenire pacifico, rispondente ai postulati fondamentali della giustizia e della dignità dell'uomo.
    Ma [...] la Metropoli partenopea è anche una comunità che ha le sue sofferenze nascoste o palesi, inerenti a problemi gravi e urgenti, la cui mancata soluzione comporta diffusi disagi e profondi drammi umani.[38]
  • Napoli [...] merita questo interesse speciale; Napoli esige una diretta sollecitudine; Napoli ha bisogno di sperare: parlo della speranza nel suo vivere, nel suo futuro; parlo della speranza anche in senso umano e civile, la quale – come già il binomio giustizia e carità – è indissociabile dalla speranza più alta che arride, nella luce di Dio, alla vita cristiana.
    Coraggio, dunque, fratelli ed amici di Napoli! Voglio essere io il primo a sperare, augurandomi, augurandovi che, con l'aiuto del Signore provvidente, con lo sforzo coordinato e volenteroso dei buoni, nella fedeltà a tutta prova ai valori cristiani, possa profilarsi sull'orizzonte di questa Città fascinosa un periodo di più rigoglioso sviluppo per un futuro lieto e sereno, in tutto degno del suo grande passato.[20]
  • Nella Santa Eucarestia, siamo in comunione con Cristo stesso, unico sacerdote ed unica ostia, che ci coinvolge nel movimento della sua offerta e della sua adorazione, Lui che è fonte di ogni grazia.[39]
  • Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa "cosa è dentro l'uomo". Solo lui lo sa![40]
  • Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono.[41]
  • Non c'è speranza senza paura, e paura senza speranza.[42]
  • Non è cambiato infatti il disegno di Dio, che ha iscritto nell'uomo e nella donna la vocazione all'amore e alla famiglia. Non è meno forte oggi l'azione dello Spirito Santo, dono di Cristo morto e risorto. E nessun errore e nessun peccato, nessuna ideologia e nessun inganno umano possono sopprimere la struttura profonda del nostro essere, che ha bisogno di essere amato ed è a sua volta capace di amore autentico.[43]
  • Non so se posso bene spiegarmi nella vostra... nostra lingua italiana. Se mi sbaglio, mi corrigerete.[44]
  • "O sole mio". È un sole profondamente inciso nella storia. Napoli, "Neapolis", canta il sole, Napoli canta il Cristo.[45]
  • Ogni autentica preghiera è suscitata dallo Spirito Santo, il quale è misteriosamente presente nel cuore di ogni uomo.[46]
  • Però io non muoio del tutto, quel che in me è imperituro permane.[47]
  • Pertanto, al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza, che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa, in virtù del mio ministero di confermare i fratelli [cfr. Lc 22, 32], dichiaro che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l'ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa.[48]
  • Quando mercoledì 27 settembre il Santo Padre Giovanni Paolo I ha parlato ai partecipanti all'udienza generale, nessuno poteva immaginare che fosse per l'ultima volta. La sua morte – dopo 33 giorni di pontificato – ha sorpreso e ha riempito tutto il mondo di profondo lutto. Egli che suscitò nella Chiesa così grande gioia e inspirò nei cuori degli uomini tanta speranza ha, in così breve tempo, consumato e portato alla fine la sua missione. Nella sua morte si è verificata la parola tanto ripetuta del Vangelo: "...state pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà" (Mt 24,44). Giovanni Paolo I vegliava sempre. La chiamata del Signore non l'ha sorpreso. Egli l'ha seguita con la stessa trepida gioia, con la quale il 26 agosto aveva accettato l'elezione al soglio di San Pietro.[49]
  • Quante volte le persone molto ricche non sono felici, perché non hanno saputo attingere all'altra sorgente, all'altra dimensione della ricchezza. Questa dimensione spirituale dove entra Cristo che ci dimostra, che, pur essendo povero, arricchisce tutti.[50]
  • Qui a Münster vivete nei luoghi in cui Suor Maria Euthymia, delle Suore della Misericordia, ha operato ed è stata sepolta e che sono meta di pellegrinaggio di schiere di persone bisognose di aiuto. Nei luoghi in apparenza poco visibili del suo servizio pieno di abnegazione, questa semplice religiosa ha mostrato in modo esemplare per molti, come una vita ispirata dalla fede e dal Vangelo abbia una forza in grado di cambiare il mondo. La forza della sua imitazione di Cristo era tale che dalla sua vicinanza i prigionieri di guerra a lei affidati traevano la sensazione di sentirsi protetti nella propria casa. L'amore vince l'odio.[51]
  • Ricco non è colui che possiede, ma colui che , colui che è capace di dare.[52]
  • San Leopoldo non ha lasciato opere teologiche o letterarie, non ha affascinato con la sua cultura, non ha fondato opere sociali. Per tutti quelli che lo conobbero, egli altro non fu che un povero frate: piccolo, malaticcio. La sua grandezza è altrove: nell'immolarsi, nel donarsi, giorno dopo giorno, per tutto il tempo della sua vita sacerdotale, cioè per 52 anni, nel silenzio, nella riservatezza, nell'umiltà di una celletta-confessionale: "il buon pastore offre la vita per le pecore". Fra Leopoldo era sempre lì, pronto e sorridente, prudente e modesto, confidente discreto e padre fedele delle anime, maestro rispettoso e consigliere spirituale comprensivo e paziente.
    Se si volesse definirlo con una parola sola, come durante la sua vita facevano i suoi penitenti e confratelli, allora egli è "il confessore"; egli sapeva solo "confessare". Eppure proprio in questo sta la sua grandezza. In questo suo scomparire per far posto al vero Pastore delle anime.[53]
  • Se Satana opera nel mondo per il suo odio contro Dio e il suo regno, ciò è permesso dalla divina Provvidenza che con potenza e bontà (“fortiter et suaviter”) dirige la storia dell’uomo e del mondo. Se l’azione di Satana certamente causa molti danni - di natura spirituale e indirettamente di natura anche fisica - ai singoli e alla società, egli non è tuttavia in grado di annullare la definitiva finalità cui tendono l’uomo e tutta la creazione, il Bene.[54]
  • [Agli ebrei] Siete i nostri fratelli prediletti e, in un certo modo, si potrebbe dire i nostri fratelli maggiori.[55]
  • Sono un viandante sullo stretto marciapiede della terra, e non distolgo il pensiero dal Tuo volto che il mondo non mi svela.[56]
  • Sul volto di Padre Pio risplendeva la luce della risurrezione. Il suo corpo, segnato dalle "stimmate", mostrava l'intima connessione tra morte e risurrezione, che caratterizza il mistero pasquale. Per il Beato di Pietrelcina la condivisione della Passione ebbe toni di speciale intensità: i singolari doni che gli furono concessi e le sofferenze interiori e mistiche che li accompagnavano gli consentirono di vivere un'esperienza coinvolgente e costante dei patimenti del Signore.[57]
  • Tra i "Dottori della Chiesa" Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo è la più giovane, ma il suo cammino spirituale è così maturo ed ardito, le intuizioni di fede presenti nei suoi scritti sono così vaste e profonde, da meritarle un posto tra i grandi maestri dello spirito.[58]
  • Tutta la grandezza del lavoro è dentro l'uomo.[59]
  • Un primo accento è da porre sul fatto che ogni intervento di trapianto d'organo, come già in altra occasione ho avuto modo di sottolineare, ha generalmente all'origine una decisione di grande valore etico: "la decisione di offrire, senza ricompensa, una parte del proprio corpo, per la salute ed il benessere di un'altra persona". Proprio in questo risiede la nobiltà del gesto, che si configura come un autentico atto d'amore. Non si dona semplicemente qualcosa di proprio, si dona qualcosa di sé, dal momento che "in forza della sua unione sostanziale con un'anima spirituale, il corpo umano non può essere considerato solo come un complesso di tessuti, organi e funzioni..., ma è parte costitutiva della persona, che attraverso di esso si manifesta e si esprime".[9]
  • Uomo del silenzio, egli spandeva attorno a sé un alone di spiritualità e di forte richiamo all'assoluto. Denominato dalla gente con l'affettuoso appellativo di "Frate Silenzio", Nicola da Gesturi si presentava con un atteggiamento che era più eloquente delle parole: liberato dal superfluo ed alla ricerca dell'essenziale, non si lasciava distrarre dalle cose inutili o dannose, volendo essere testimonianza della presenza del Verbo Incarnato accanto ad ogni uomo.
    In un mondo troppo spesso saturo di parole e povero di valori, c'è bisogno di uomini e di donne che, come il beato Nicola da Gesturi, sottolineino l'urgenza di recuperare la capacità del silenzio e dell'ascolto, affinché tutta la vita divenga un "cantico" di lode a Dio e di servizio verso i fratelli.[60]
  • Violentare le coscienze è un grave danno fatto all'uomo. È il più doloroso colpo inferto alla dignità umana. È, in un certo senso, peggiore dell'infliggere la morte fisica, dell'uccidere.[61]
  • Sono venuto per esprimervi la mia affezione e la mia stima per la vostra antica città [Alatri], a cui sovrasta la famosa Acropoli, che già formò l'orgoglio del fiero popolo degli Ernici, e oggi costituisce una rara testimonianza della più perfetta costruzione ciclopica conservata in Italia.[62]
  • È una giornata storica, questa odierna, per la pur storica città e diocesi di Alatri, che sorge fiera attorno alla sua Acropoli e si affaccia sull'orizzonte dei monti Ernici, abbracciando le fertili e pittoresche vallate di questa benedetta terra di Ciociaria.[63]
  • [...] non "lasciatevi vivere", ma prendete nelle vostre mani la vostra vita e vogliate decidere di farne un autentico e personale capolavoro![64]
  • [Zefirino Agostini] pur tra innumerevoli difficoltà, non si perse mai d'animo. Egli ci viene presentato oggi come umile e saldo testimone del Vangelo nel fecondo periodo della Chiesa veronese del secondo Ottocento. Salda fu la sua fede, efficace la sua azione caritativa e ardente lo spirito sacerdotale che lo contraddistinse.
    L'amore del Signore lo sospinse nel suo apostolato rivolto ai più poveri, ed in particolare all'educazione cristiana delle fanciulle, specialmente più bisognose. Egli aveva ben compreso l'importanza della donna quale protagonista del risanamento della società, nei suoi ruoli di educatrice ai valori della libertà, dell'onestà e della carità.[65]
  • Signor Direttore, gentili Signori e Signore, ben volentieri ho accolto l'invito, nel corso di questa mia visita a Cesena, di vedere ed ammirare la famosa ed antica Biblioteca Malatestiana, nella quale ora noi ci troviamo, gloria e splendore non solo della vostra Città, ma anche, nel suo genere, di quel periodo così ricco di fermenti innovativi e di fervore artistico-culturale, quale fu l'Umanesimo italiano nel Quattrocento. Abbiamo qui di fronte ai nostri occhi un monumento ed un ricordo, di detto periodo, estremamente suggestivo.[66]
  • Ti ringrazio, Benevento, per questa giornata che abbiamo passato insieme, la tua giornata, giornata della Madre delle Grazie! Ti ringrazio, Benevento, per la tua accoglienza, per la tua presenza, per la tua preghiera, per i tuoi canti! Ti ringrazio, Benevento, di cuore! E direi ancora: Benevento, ti ringrazio per questo vento che ci ha portato il tramonto della giornata! Ti auguro di rimanere sempre fedele alla tua grande eredità cristiana trasmessa dagli apostoli, dai martiri, come san Bartolomeo, san Gennaro. Ti ringrazio di rimanere sempre nella Grazia del Signore, per l'intercessione della tua e nostra Madre. E, alla fine: Benevento, ti auguro anche le buone vacanze![67]
  • Vi ho cercato. Adesso voi siete venuti da me. E vi ringrazio. (1° aprile 2005)[68]

Al corpo diplomatico accreditato a Nairobi

Discorso pronunciato il 6 maggio 1980 a Nairobi; citato in vatican.va.

  • Molte situazioni e problemi africani che richiedono la nostra attenzione oggi non sono differenti da quelli che coinvolgono altre nazioni e continenti nel mondo. Altri invece sono tipicamente africani nel senso che gli elementi dei problemi e le risorse disponibili per la loro soluzione – risorse naturali e specialmente umane – sono esclusive di questo continente. In ciò vi è un fattore supremo che deve essere tenuto presente nella mente. È la vera identità dell'africano, della persona africana, dell'uomo e della donna africana.
  • La verità sull'individuo africano deve essere vista, prima di tutto e principalmente, nella sua dignità come persona umana.
  • La storia testimonia come il continente africano ha sempre conosciuto un forte senso comunitario nei differenti gruppi che costituiscono la sua struttura sociale: ciò è particolarmente vero per la famiglia dove vi è una forte coesione e solidarietà. E quale migliore prospettiva potrà essere trovata nella necessità di una pacifica soluzione di conflitti e difficoltà – un modo che sia all'altezza della dignità umana – della innata propensione al dialogo, del desiderio di spiegare le differenti visioni nella conversazione alla quale l'africano si rivolge così facilmente e che egli porta avanti con tanta naturale grazia?
  • In Africa, in passato, molte nazioni hanno conosciuto l'amministrazione coloniale. Pur non negando i vari traguardi raggiunti da queste amministrazioni, il mondo gode per il fatto che questo periodo sta ormai nella sua fase finale. I popoli dell'Africa, con poche penose eccezioni, stanno assumendo piena responsabilità politica per il loro proprio destino ed io saluto qui particolarmente il recente raggiungimento dell'indipendenza dello Zimbabwe. Ma non si può ignorare il fatto che altre forme di dipendenza sono ancora una realtà o almeno una minaccia.
  • La discriminazione razziale è un male, a prescindere da come, da chi e perché è praticata.
  • Un largo numero di persone sono state costrette per varie ragioni a lasciare il loro paese amato ed i luoghi dove avevano le loro radici. Talvolta questo è dovuto a motivi politici, altre volte per sfuggire alla violenza ed alla guerra, oppure per le conseguenze di disastri naturali, o per il clima ostile. La comunità africana e la comunità del mondo non può cessare di interessarsi alla condizione dei rifugiati e alle terribili sofferenze cui molti di essi sono assoggettati per lungo tempo. Questi rifugiati veramente hanno un diritto alla libertà ed a vivere una vita degna della dignità umana. Essi non devono essere privati del godimento dei loro diritti, tantomeno quando fattori esterni al loro controllo li hanno costretti a divenire stranieri senza una patria.
  • Faccio appello alle autorità delle nazioni di cui i rifugiati sono costretti ad attraversare i confini, perché li ricevano con cordiale ospitalità. Faccio appello alla comunità internazionale perché il peso non sia portato soltanto da quelle nazioni nelle quali i rifugiati si sistemano temporaneamente, ma di mettere i necessari aiuti a disposizione dei governi interessati e delle appropriate organizzazioni internazionali.

Canonizzazione di Margherita Bourgeoys e Giovanna Delanoue

Omelia pronunciata il 31 ottobre 1982 a Roma; citato in vatican.va.

  • Se Margherita si lancia allora in una vita missionaria, che sarà una "vita in viaggio" che gravita precisamente attorno alla "Ville-Marie" del nuovo mondo canadese, ella non fa che imitare la Vergine della Visitazione che portava ad Elisabetta e a Giovanni Battista, alla madre e al figlio, con i servizi umani della sua carità, il dono divino che recava in sé, per santificarli.
  • Per "santa Margherita Bourgeoys", si ricorderà soprattutto il suo contributo originale alla promozione delle famiglie, bambini, futuri sposi, genitori. Lei che a Montreal è stata chiamata la "Madre della Colonia", avrebbe potuto dire come san Paolo: "Con voi, noi siamo stati pieni di dolcezza, come una madre che circonda di cure i suoi figli. Avendo per voi un tale affetto, vorremmo darvi non solamente il Vangelo di Dio, ma tutto ciò che noi siamo.[69]
  • In breve, ciò che molti si sforzano di realizzare oggi con metodi, istituzioni, associazioni adatte al nostro tempo, per un'educazione valida, per la preparazione al matrimonio cristiano, per un'opera di sostegno e di consiglio alle famiglie, sembra trovarsi in germe, sotto altri modi, nello spirito e nelle iniziative di Margherita Bourgeoys.
  • Infine, mentre proclamiamo la santità di Giovanna Delanoue, è importante cercare di comprendere il segreto spirituale della sua devozione senza pari. Non sembra che il suo temperamento la spingesse verso i poveri per sentimentalismo o per pietà. Ma lo Spirito Santo le fa vedere Cristo in questi poveri, Cristo Bambino nei loro bambini – aveva verso di lui una devozione particolare –, Cristo Amico dei poveri, Cristo stesso umiliato e crocifisso. E con Cristo, voleva mostrare ai poveri la tenerezza del Padre. A questo Dio ella ricorreva con audacia di bambino, attendendosi tutto da lui, dalla sua Provvidenza, nome che designerà le sue case e la sua fondazione all'origine: la Congregazione di sant'Anna della Provvidenza.
  • Giovanna Delanoue molto in fretta ha imparato non solamente l'eroicità delle virtù evangeliche, quelle del Discorso della montagna, ma anche una profonda contemplazione delle persone divine, con segni mistici della più alta unione con Dio, per la via unitiva, bruciante d'amore per Gesù "suo Sposo". È proprio lì che prendono la loro ispirazione e il compimento la "follìa" della sua carità, l'audacia delle sue iniziative. La Chiesa si guardi bene dal dimenticarlo: come in questa fine del XVII secolo e inizio del XVIII, non ci sarà oggi una vera riforma né movimenti fecondi senza un'autentica corrente mistica.

Beatificazione dei Servi di Dio Giacomo Cusmano, Domenico Iturrate Zubero e Geremia de Valacchia

Omelia pronunciata il 30 ottobre 1983 a Roma; citato in vatican.va.

  • L'Amore di Dio verso tutto il creato trova la sua particolarissima espressione nella santificazione dell'uomo.
  • La vicenda di Zaccheo appare lo specchio di un'autentica conversione evangelica: egli infatti, accogliendo il Signore in casa e riparando le concussioni fatte nel suo lavoro, dà un mirabile esempio di amore verso Dio e verso i fratelli.
  • [Giacomo Cusmano] per sanare le piaghe della povertà e della miseria che affliggevano tanta parte della popolazione a causa di ricorrenti carestie ed epidemie, ma anche di una sperequazione sociale, scelse la via della carità: amore di Dio che si traduceva nell'amore effettivo verso i fratelli e nel dono di sé ai più bisognosi e sofferenti in un servizio spinto sino al sacrificio eroico. [...] La sua opera, come tutte le opere di Dio, incontrò difficoltà che misero a dura prova la sua volontà, ma con la sua immensa fiducia in Dio e con la sua invitta fortezza di animo superò ogni ostacolo [...]. Le sue regole e le sue lettere spirituali sono documenti di una sapienza ascetica in cui si accordano fortezza e soavità. [...] Questo magnifico "Servo dei poveri" si spense nell'esercizio di una carità che andava sempre più divampando sino a toccare vertici eroici. Essendo scoppiato un nuovo colera a Palermo, egli si adoperò senza pari per essere vicino, in tutti i momenti, ai suoi poveri.
  • [Domenico Zubero] Come religioso trinitario, fece in modo di vivere secondo le due grandi direttive della spiritualità del suo ordine: il mistero della Santissima Trinità e l'opera della Redenzione, che in lui si fece esperienza di viva carità. E in quanto sacerdote, ebbe una chiara immagine della sua identità di "mediatore tra Dio e gli uomini", o "rappresentante del Sacerdote eterno, Cristo". Tutto ciò lo portava a vivere ogni Eucaristia come un atto di immolazione personale, unito alla Vittima Suprema, in favore degli uomini.
  • Con la sua testimonianza di fedeltà alla chiamata interiore e di risposta generosa ad essa, Padre Domenico mostra ai nostri giorni un cammino da seguire: quello di una fedeltà ecclesiale che plasma l'identità interiore e che conduce alla santità.
  • Il Beato Geremia da Valacchia venendo dalla Romania in Italia, riallacciò nella sua vicenda storica Oriente e Occidente, lanciando un emblematico ponte tra i popoli e tra le Chiese cristiane. Sorgente inesauribile della sua vita interiore era la preghiera, che lo faceva crescere ogni giorno nell'amore per il Padre e per i fratelli.
  • Rivolgendomi a voi Romeni nella vostra lingua, mi compiaccio che abbiate chiesto di mettere sul candelabro questa lampada ardente. Voi avete scoperto il suo messaggio e vi siete uniti intorno alla sua figura, che sintetizza ed esprime la vostra tradizione cristiana e le vostre aspirazioni. Nella vostra storia bimillenaria, pur ricca di tanti valori di fede, Geremia da Valacchia è il primo romeno che ascende ufficialmente agli onori degli altari. Egli che nella sua vita realizzò una sintesi armoniosa tra la Patria naturale e quella adottiva, contribuisca ora, proclamato "beato", a promuovere la pace tra le nazioni e l'unità dei cristiani, additandone col suo esempio la strada maestra: la carità operosa per i fratelli.

Beatificazione di Ana de los Angeles

Omelia pronunciata il 2 febbraio 1985 ad Arequipa (Perù); citato in vatican.va.

  • [Ana Monteagudo] ha realizzato nella sua vita il programma domenicano della luce, della verità, dell'amore e della vita, concentrato nella famosa frase: "Contemplare e trasmettere ciò che si è contemplato". Suor Ana de los Angeles realizzò questo programma con un'intensa, austera e radicale attività nella vita monastica, secondo lo stile dell'ordine di San Domenico, nella contemplazione del mistero di Cristo, della verità e nella conoscenza di Dio.
  • [Ana Monteagudo] Fu maestra spirituale e fedele esecutrice delle norme della Chiesa che chiedevano con urgenza la riforma dei monasteri. Sapeva accogliere tutti quelli che le si rivolgevano, insegnando loro i sentieri del perdono e della vita di grazia. La sua presenza nascosta si fece notare oltre le mura del suo convento, con la fama della sua santità. Aiutò con il suo consiglio e la sua orazione i vescovi e i sacerdoti; accompagnava i viandanti, i pellegrini che giungevano a lei, con la sua preghiera.
  • Imitando la carità e il senso ecclesiale della sua patrona, Caterina da Siena, Ana ebbe un cuore mite e umilmente aperto alle necessità di tutti, specialmente dei più poveri. Tutti hanno trovato in lei un amore vero. I poveri e gli umili trovarono vera accoglienza; i ricchi comprensione che non tralasciava l'esigenza della conversione; i pastori trovarono preghiera e consiglio; gli infermi, sollievo; i tristi, consolazione; i viandanti, ospitalità; i perseguitati, perdono; i moribondi, la preghiera ardente.
  • La santità dell'uomo è opera di Dio. Non sarà mai sufficiente manifestargli gratitudine per quest'opera. Quando veneriamo le sue opere, le opere di Dio, veneriamo e adoriamo soprattutto lui stesso, Dio santissimo. E tra tutte le opere di Dio la più grande è la santità di una creatura, la santità dell'uomo.

Dal viaggio in India 1986[modifica]

  • Il servizio evangelico ai più poveri dei poveri compiuto da Madre Teresa ha dato al mondo una stimolante lezione di compassione e di amore autentico nei confronti del nostro prossimo che è nel bisogno. Questa carità e questo sacrificio di sé, è una sfida per il mondo, un mondo ormai troppo avvezzo all'egoismo e all'edonismo, avido di denaro, di prestigio e di potere. (Calcutta, 4 febbraio 1986)
  • In India, e in molti altri luoghi del mondo, vi sono milioni di poveri, ed essi condividono la Croce di Cristo perché Cristo sulla Croce ha preso su di sé tutte le croci del mondo. (Delhi, 1 febbraio 1986)
  • L'accumulo dei beni materiali non è il fine ultimo della vita. La vera liberazione dell'uomo sarà raggiunta solo, così come lo sarà l'eliminazione di tutto ciò che si oppone alla dignità umana, quando la visione spirituale dell'uomo sarà tenuta in considerazione e perseguita. (Delhi, 2 febbraio 1986)
  • L'uomo è un essere transitorio. È in questo pellegrinaggio della vita, la religione aiuta l'uomo a vivere in modo tale da raggiungere il proprio fine. (Delhi, 1 febbraio 1986)
  • La Chiesa non cessa mai di proclamare la verità che la pace nel mondo affonda le sue radici nel cuore degli uomini, nella coscienza di ogni uomo e di ogni donna. La pace può essere soltanto il frutto di un cambiamento spirituale, che inizia nel cuore di ogni essere umano e che si diffonde attraverso le comunità. La prima di queste comunità è la famiglia. È la famiglia la prima comunità ad essere chiamata alla pace, e la prima comunità a ricercare la pace – pace e amicizia fra gli individui e i popoli. (Bombay, 9 febbraio 1986)
  • La Chiesa non esclude nessuno dalla propria compassione e amorevole servizio. Come una buona madre, essa ama tutti: bambini, handicappati, coloro che soffrono nello spirito, e coloro che riconoscono i propri peccati e così provano attraverso di essa il contatto risanatore di Cristo. (Trivandrum, 8 febbraio 1986)
  • La croce della povertà, la croce della fame, la croce di ogni altra sofferenza possono essere trasformate, perché la Croce di Cristo è divenuta una luce nel nostro mondo. Essa è una luce di speranza edi salvezza. Essa dà significato a tutte le sofferenze umane. (Delhi, 1 febbraio 1986)
  • La missione di evangelizzazione della Chiesa comprende un'energica e sostenuta azione a favore della giustizia, della pace e dello sviluppo umano integrale. Non adempiere a questi compiti significherebbe venir meno all'opera di evangelizzazione; sarebbe tradire l'esempio di Gesù che venne «per annunziare ai poveri un lieto messaggio» (Lc 4, 18); sarebbe in realtà un rifiuto delle conseguenze dell'Incarnazione, nella quale «il Verbo si fece carne» (Gv 1, 14). (Delhi, 1 febbraio 1986)
  • La nostra dignità umana ci viene da Dio nostro creatore, a cui immagine siamo stati creati. Nessuna privazione o sofferenza potrà mai rimuovere questa dignità, perché noi siamo sempre preziosi agli occhi del Signore. (Calcutta 3 febbraio 1986)
  • La stabilità, felicità e tranquillità delle vostre famiglie dipendono in larga misura dal vostro rapporto di preghiera con Dio.
  • [Ai genitori] La vita umana sulla terra è un pellegrinaggio. Noi tutti siamo consapevoli di essere di passaggio nel mondo. (Vasai, 9 febbraio 1986)

Rito di Beatificazione dei giovani laici Marcel Callo, Antonia Mesina e Pierina Morosini

Omelia pronunciata il 4 ottobre 1987 a Roma; citato in vatican.va.

  • [Marcel Callo] non è arrivato da solo alla perfezione evangelica. Una famiglia modesta, profondamente cristiana, ve l'ha condotto. Gli scouts e poi la JOC hanno proseguito l'opera. Nutrito dalla preghiera, dai sacramenti e da un'azione apostolica pensata secondo la pedagogia di questi movimenti, Marcel ha costruito la Chiesa con i suoi fratelli, i giovani lavoratori cristiani. È nella Chiesa che si diventa cristiani, ed è con la Chiesa che si costruisce un'umanità nuova.
    Marcel non è arrivato subito alla perfezione evangelica. Ricco di qualità e di buona volontà, ha a lungo lottato contro la tentazione del mondo, contro se stesso, contro il peso delle cose e della gente. Ma, pienamente disponibile alla grazia, si è lasciato progressivamente condurre dal Signore, fino al martirio.
    Le difficoltà hanno maturato il suo amore personale per Cristo.
  • Sì, Marcel ha incontrato la Croce. In Francia prima. Poi – strappato all'affetto della sua famiglia e di una fidanzata che amava teneramente e castamente – in Germania, dove rifondò la JOC con alcuni amici, molti dei quali morti per essere testimoni del Signore Gesù. Inseguito dalla Gestapo, Marcel è andato fino in fondo. Come il Signore, ha amato i suoi fino all'estremo e la sua vita è diventata eucarestia.
    Raggiunta la gioia eterna di Dio, testimonia come la fede cristiana non separi la terra dal cielo. Il cielo si prepara sulla terra nell'amore e nella giustizia. Quando si ama si è già "beati".
  • Cresciuta in un ambiente di alta vita spirituale incarnata nella famiglia, la Beata Morosini ha seguito Cristo povero ed umile nella cura quotidiana dei numerosi fratelli. Avendo scoperto che “poteva farsi santa anche senza andare in convento”, si è aperta con amore alla vita parrocchiale, all'Azione Cattolica ed all'apostolato vocazionale. La preghiera personale, la partecipazione quotidiana alla santa Messa e la direzione spirituale l'hanno portata a capire la volontà di Dio e le attese dei fratelli, a maturare la decisione di consacrarsi privatamente al Signore nel mondo.
    Per dieci anni ha vissuto le difficoltà e le gioie di lavoratrice in un cotonificio della zona, facendo i turni e spostandosi sempre a piedi. Le colleghe testimoniano la sua fedeltà al lavoro, la sua affabilità unita al riserbo, la stima che godeva come donna e come credente. Proprio nel tragitto verso casa, trent'anni fa, si è consumato il suo martirio, estrema conseguenza della sua coerenza cristiana. I suoi passi però non si sono fermati, ma continuano a segnare un sentiero luminoso per quanti avvertono il fascino delle sfide evangeliche.
  • Il suo martirio è anzitutto il punto di arrivo di una dedizione umile e gioiosa alla vita della sua numerosa famiglia: è stato il suo sì costante al servizio nascosto in casa che l'ha preparata ad un sì totale.
    Sin da piccola – erano gli anni del primo dopoguerra – Antonia ha sperimentato la durezza della sua terra e la generosità della sua gente; guidata dai genitori, dalla maestra e dal parroco si è aperta con coraggio ai valori della vita e della fede; in particolare alla scuola della Gioventù Femminile di Azione Cattolica ha posto in profondità le radici umane e cristiane del suo desiderio di purezza e di donazione.
    E a solo sedici primavere si è trovata a vivere il suo sì eroico alla beatitudine della purezza, difesa fino al sacrificio supremo.
    Il fascio di legna raccolto per fare il pane nel forno di casa, quel giorno di maggio del 1935, rimane sui monti accanto al suo corpo straziato da decine e decine di colpi di pietra. Quel giorno si accende un altro fuoco e si prepara un altro pane per una famiglia molto più grande.

Tre nuovi beati nel X anniversario dell'elezione al pontificato

Omelia pronunciata il 16 ottobre 1988 a Roma; citato in vatican.va.

  • Mantenne ferma la professione di fede, con esemplare fortezza e generosità, il beato Bernardo Maria Silvestrelli, quando, in un difficile e contrastato periodo storico per la vita ecclesiale di questa città di Roma, volle e seppe, nonostante le opposizioni della famiglia e le resistenze della società politica del suo tempo, dedicarsi a Dio, abbracciando la vita religiosa del passionista, cioè del fedele discepolo e devoto del Crocefisso e dell'Addolorata.
    Egli ebbe fiducia nell'opera della grazia, quando i problemi della salute parvero intralciare i suoi passi. Poté scoprire, così che la ricchezza di tale grazia è in grado di aiutare chi ha fede a superare ogni ostacolo, poiché "l'occhio del Signore veglia su chi lo teme, su chi spera nella sua grazia, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame" (Sal 33 [32], 18-19). Sorretto dalla grazia, Bernardo Maria poté, anzi, conoscere amici e fratelli molto impegnati, tra cui san Gabriele dell'Addolorata, insieme ai quali camminare sulla via della perfezione religiosa.
  • La Provvidenza dispose che divenisse egli stesso [Bernardo Maria] strumento di misericordia e di grazia, quando fu scelto per formare i giovani della sua comunità, e poi per guidare durante lunghi anni la sua Congregazione passionista, difendendola dalle insidie laicistiche del suo secolo, promuovendone lo sviluppo e confermandone i religiosi nell'ardua sequela di Cristo crocifisso, il "sommo sacerdote", modello e maestro di ogni sacerdote, "provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato" (Eb 4, 15).
  • In padre Carlo di sant'Andrea, un altro sacerdote della Congregazione passionista, troviamo un fulgido esempio della potenza divina che opera per consolare, riconciliare e guarire il suo popolo attraverso il ministero dei suoi fedeli servitori. Il ministero sacerdotale del beato Carlo si svolse nel continuo servizio agli altri. La sua vita è caratterizzata dalla umile ed esemplare dedizione al servizio, che determina la vera grandezza di un discepolo.
  • [Onorato da Biała] Ecco colui al quale il Signore ha donato la sua grazia: religioso dedito con magnanimità e fino in fondo al suo ideale di frate minore cappuccino. Vero figlio spirituale di san Francesco, sacerdote e apostolo. Assiduo ministro del sacramento del Perdono e della Riconciliazione, il suo eroico servizio nel confessionale divenne una vera direzione spirituale. Ebbe il profondo dono di saper scoprire e mostrare le vie della vocazione divina. Era uomo di costante preghiera, particolarmente nell'adorazione del Santissimo Sacramento; immerso in Dio e ad un tempo aperto alla realtà terrena.
  • [Onorato da Biała] Indicava la via alla perfezione che nasceva dalla lettura del Vangelo e dalla contemplazione. Incoraggiava a rimanere nel suo ambiente e ad imitare la vita di Gesù e Maria a Nazaret, a praticare i consigli evangelici nel nascondimento, senza segni esterni. Divenne un innovatore della vita monastica e fondatore di una sua nuova forma simile agli odierni istituti laicali. Mediante le sue figlie e i suoi figli spirituali cercava di far rigenerare nella società lo spirito di zelo dei primi cristiani, e raggiungeva per il loro tramite tutti gli ambienti.

Beatificazione di Pier Giorgio Frassati

Omelia pronunciata il 20 maggio 1990 a Roma; citato in vatican.va.

  • [Su Pier Giorgio Frassati] La potenza dello Spirito di verità, unito a Cristo, lo ha reso moderno testimone della speranza, che scaturisce dal Vangelo, e della grazia di salvezza operante nel cuore dell'uomo. È diventato, così, il testimone vivo e il difensore coraggioso di questa speranza a nome dei giovani cristiani del secolo ventesimo.
  • La fede e la carità, vere forze motrici della sua esistenza, lo resero attivo e operoso nell'ambiente in cui visse, in famiglia e nella scuola, nell'università e nella società; lo trasformarono in gioioso ed entusiasta apostolo di Cristo, in appassionato seguace del suo messaggio e della sua carità.
  • Il segreto del suo zelo apostolico e della sua santità, è da ricercare nell'itinerario ascetico e spirituale da lui percorso; nella preghiera, nella perseverante adorazione, anche notturna, del Santissimo Sacramento, nella sua sete della parola di Dio, scrutata nei testi biblici; nella serena accettazione delle difficoltà della vita anche familiari; nella castità vissuta come disciplina ilare e senza compromessi; nella predilezione quotidiana per il silenzio e la "normalità" dell'esistenza.

Beatificazione di 122 martiri spagnoli e di una laica ecuadoriana

Omelia pronunciata il 25 ottobre 1992 a Roma; citato in vatican.va.

  • "Quanto a me, il mio sangue sta per essere sparso in libagione ed è giunto il momento di sciogliere le vele" (2 Tm 4, 6). Queste parole di San Paolo, che abbiamo appena ascoltato, sembrano ispirare i messaggi lasciati dai martiri Filippo de Jesús Munárriz e 50 suoi compagni Missionari Figli del Cuore Immacolato di Maria. [...] appartenevano alla Comunità-Seminario della città aragonese di Barbastro. È tutto un seminario ad affrontare con generosità e coraggio la loro offerta di sacrificio al Signore. L'integrità spirituale e morale di questi giovani è giunta sino a noi attraverso testimoni diretti e anche attraverso i loro scritti. [...] Tutte le testimonianze che abbiamo ricevuto ci permettono di affermare che questi Clarettiani morirono perché erano discepoli di Cristo, perché non volevano rinnegare la propria fede e i propri voti religiosi. Per questo, versando il loro sangue ci esortano tutti a vivere e morire per la Parola di Dio che siamo stati chiamati ad annunciare. I Martiri di Barbastro, seguendo il loro fondatore sant'Antonio Maria Claret, che aveva anch'egli subito un attentato durante la sua vita, sentivano lo stesso desiderio di versare il proprio sangue per amore di Gesù e di Maria [...].
  • [Narcisa di Gesù fu] esempio di virtù, specialmente per tante donne dell'America Latina che, come Narcisa, devono emigrare dalla campagna alla città in cerca di lavoro e di guadagno. Una particolare caratteristica di questa Beata è stata la forte unione con Dio attraverso la preghiera [...].
  • In questa giovane ecuadoriana [Narcisa di Gesù], che visse solo trentasette anni tra continue mortificazioni e dure penitenze corporali, troviamo la costante attuazione della saggezza della Croce in ogni circostanza della vita. Essa era fermamente convinta che la via della santità passa attraverso l'umiliazione e l'abnegazione, vale a dire il sentirsi crocifissa con Cristo. Sicuramente possiamo porre sulle labbra della Beata le parole del salmista: "Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode. Io mi glorio nel Signore, ascoltino gli umili e si rallegrino" (Sal 34, 2-3). La spiritualità di Narcisa de Jesús si fonda sul nascondersi agli occhi del mondo, vivendo nella più profonda umiltà e povertà, offrendo al Signore le sue penitenze come sacrificio per la salvezza degli uomini. Ma oggi si compiono realmente per la Beata le parole che abbiamo ascoltato nel Vangelo: "Chi si umilia sarà esaltato" (Lc 18, 14).
  • La parola di Dio mette sempre nuove radici. Su queste radici noi dobbiamo crescere.

Beatificazione di Maria Theresia Scherer, María Bernarda Bütler e Marguerite Bays

Omelia pronunciata il 29 ottobre 1995 a Roma; citato in vatican.va.

  • Fin dall'infanzia Maria Theresia dimostrava una disponibilità interna al perdono, disponibilità che l'ha costretta certe volte a delle decisioni sofferte per poter rispondere al richiamo che il Signore le ha trasmesso tramite la sua Chiesa. La dinamicità del suo carattere e la sua vivacità invece non erano in contrasto con la sua profonda fede e con le esigenze morali sulle quali si fondava il suo operato; al contrario ella impiegava tutti i suoi talenti e li sviluppava fino in fondo per sfruttarli sia nella vita privata che nella vocazione che era chiamata a esprimere per le sue sorelle ed i suoi fratelli. In questo modo scopriamo il segreto del collegamento tra l'uomo singolo ed il suo Dio: la risposta alla chiamata di Cristo per seguirLo libera l'uomo in modo straordinario mettendolo in grado di sviluppare i propri talenti in abbondanza.
  • Maria Theresia rimane un esempio. La sua forza interiore cresceva grazie alla sua vita religiosa: passava molte ore davanti al Santissimo, dove il Signore trasmette il suo amore a tutti coloro che vivono in stretta unione con lui. Ma l'amore non risiede nel cuore di un uomo senza che lì si sviluppino anche le virtù. Più cresceva la sua vita interiore, più Maria Theresia diventava sensibile alle esigenze del mondo del suo tempo. Nelle difficili circostanze che l'Europa attraversò nel diciannovesimo secolo, lei aiutava i popoli dell'Europa centrale con le sue numerose fondazioni.
  • [Maria Bernarda Bütler] Da perfetta figlia di San Francesco d'Assisi, desidera servire Dio servendo i fratelli. È ammirabile la sua generosità. Si spoglia di tutto in modo radicale e rischia la sua vita per Cristo, poiché il suo desiderio più grande è annunciare il Signore fino agli estremi della terra.
  • La missione vissuta da Marguerite Bays è la missione che compete a ogni cristiano. Durante il catechismo si sforzava di presentare ai fanciulli del suo villaggio il messaggio del Vangelo con parole loro comprensibili. Si occupava disinteressatamente dei poveri e dei malati. Pur senza lasciare il suo paese, aveva il cuore aperto alle dimensioni della Chiesa universale e del mondo.
  • Marguerite Bays ci esorta a fare della nostra esistenza un cammino d'amore e ci rammenta la nostra missione nel mondo: annunciare in ogni occasione, opportuna e non opportuna, e in particolare ai giovani, il Vangelo. Ci invita a far scoprire loro la grandezza dei sacramenti della Chiesa. Come potranno, infatti, i giovani di oggi riconoscere il Salvatore sul loro cammino, se non sono introdotti ai misteri cristiani? Come potranno avvicinarsi alla mensa eucaristica e al sacramento della penitenza, se nessuno ne fa scoprire loro la ricchezza, così come aveva saputo fare Marguerite Bays?

Cappella papale per la beatificazione di sei servi di Dio

Omelia pronunciata il 12 maggio 1996 a Roma; citato in vatican.va.

  • La carità verso Dio e verso il prossimo è stata intensamente vissuta ed incarnata anche dal sacerdote leccese Filippo Smaldone, la cui esistenza fu contrassegnata da costante attenzione verso i poveri e da straordinario slancio apostolico. [...] La sua intensa e solida spiritualità sacerdotale, nutrita di preghiera, di meditazione e di penitenza anche corporale, lo spinse ad un servizio sociale aperto a quelle intuizioni precorritrici che l'autentica carità pastorale sa suscitare.
  • "Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori" (1 Pt 3, 15). Queste parole della Lettera di san Pietro ben pongono in luce l'intensa e feconda attività apostolica che Gennaro Maria Sarnelli, Redentorista, svolse sia attraverso la predicazione al popolo che con i numerosi scritti. L'intima comunione personale che egli intratteneva con Cristo fu la costante sorgente del suo instancabile zelo pastorale.
    La sua vicenda umana e religiosa, come quella di sant'Alfonso Maria de Liguori di cui fu amico e collaboratore, si espresse in modo particolare, in una spiccata sensibilità verso i poveri, avvicinati ed accolti nella luce della loro realtà di figli di Dio.
    La sua fu un'azione evangelizzatrice caratterizzata da grande dinamismo: egli seppe conciliare l'impegno missionario con l'attività di scrittore e col ministero, non meno impegnativo, di consigliere e guida spirituale. Pur procedendo secondo gli schemi culturali del tempo, il nuovo Beato non trascurò mai di cercare forme rinnovate di evangelizzazione per rispondere alle sfide emergenti.
  • La Misericordia divina è la chiave di lettura della spiritualità semplice e profonda di Maria Raffaella Cimatti, religiosa delle Suore Ospedaliere della Misericordia. Alla infinita misericordia di Dio, di cui parla il salmista, ella ispirò la sua azione, specialmente nel servizio ai poveri ed ai sofferenti. Questa donna, che oggi viene elevata agli onori degli altari, consumò se stessa nella totale consacrazione a Dio e nel silenzioso e diuturno servizio agli ammalati. [...] Nel nostro tempo, segnato non di rado dall'indifferenza e dalla tentazione di chiudersi di fronte alle necessità del prossimo, questa umile religiosa costituisce un luminoso esempio di femminilità pienamente realizzata nel dono di sé.
  • [Su Candida Maria di Gesù] La sua profonda esperienza dell'amore di Dio per ognuna delle sue creature la portò a corrispondere con generosità e dedizione. Plasmò la sua carità verso il prossimo nella fondazione della Congregazione delle Figlie di Gesù, con il carisma dell'educazione cristiana dell'infanzia e della gioventù. Le attenzioni che prodigava alle sue religiose, ai benefattori delle sue opere, ai sacerdoti, alle allieve, ai bisognosi, fino a renderle universali, sono una manifestazione visibile del suo amore verso Dio, della sua radicale sequela di Gesù e della sua totale consacrazione alla causa del suo Regno.
  • Madre Cándida disse un giorno a un'allieva del suo Collegio di Tolosa: "tu sarai Figlia di Gesù". La giovane era María Antonia Bandrés Elósegui, che oggi è elevata con la Fondatrice agli onori degli altari. Innamorata di Gesù, fece sì che anche gli altri lo amassero. Come catechista, formatrice di operaie, missionaria nel desiderio essendo già religiosa, consumò la sua breve esistenza condividendo, amando e servendo gli altri. Nella sua malattia, unita a Cristo, ci ha lasciato un esempio eloquente di partecipazione all'opera salvifica della croce.

Santa messa e beatificazione di tre servi di Dio

Omelia pronunciata il 9 maggio 2001 a Floriana; citato in vatican.va.

  • Dalla sua morte, avvenuta nel 1962, poco prima dell'apertura del Concilio Vaticano II, il Beato Giorgio Preca ha goduto fama di santità a Malta e ovunque i maltesi si siano insediati. Don Giorgio fu un pioniere nel campo della catechesi e nella promozione del ruolo dei laici nell'apostolato, che il Concilio ha poi sottolineato in modo particolare. Perciò divenne come un secondo padre di Malta nella fede. Con umiltà e mitezza, e utilizzando appieno i talenti di mente e di cuore che Dio gli aveva donato, Don Giorgio fece proprie le parole di San Paolo a Timoteo: "Le cose che hai udito da me in presenza di molti testimoni, trasmettile a persone fidate, le quali siano in grado di ammaestrare a loro volta anche altri" (2 Tm 2, 2).
  • [...] la mitezza delle Beatitudini ha il potere di trasformare la famiglia, i luoghi di lavoro e le scuole, le città e i villaggi, la politica e la cultura. Può cambiare il mondo!
  • Anche il Servo di Dio Ignazio Falzon aveva una grande passione per la predicazione del Vangelo e per l'insegnamento della fede cattolica. Anch'egli mise i suoi numerosi talenti e la sua formazione intellettuale al servizio dell'opera catechetica. L'Apostolo Paolo scrisse: "Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza , perché Dio ama chi dona con gioia" (2 Cor 9, 7). Il Beato Ignazio donò abbondantemente e gioiosamente e le persone trovavano in lui non solo un'infinita energia, ma anche gioia e pace profonde. Rinunciò al successo terreno per il quale era stato preparato al fine di servire il bene spirituale degli altri, inclusi i numerosi soldati e marinai britannici di stanza a Malta a quel tempo. Nell'avvicinarsi a loro, alcuni dei quali erano cattolici, anticipò lo spirito ecumenico di rispetto e di dialogo che oggi ci è tanto familiare, ma che a quel tempo non era sempre così diffuso.
  • Nata in Italia da padre maltese, suor Maria Adeodata Pisani giunse qui a diciannove anni e trascorse la maggior parte della sua vita quale fulgido esempio di consacrazione religiosa benedettina nel Monastero di San Pietro. [...] Preghiera, obbedienza, servizio alle sue sorelle e maturità nello svolgere i compiti a lei assegnati: queste furono le caratteristiche della vita santa e silenziosa di Maria Adeodata. Nascosta nel cuore della Chiesa, sedeva ai piedi del Signore e ascoltava i suoi insegnamenti (cfr Lc 10, 39), assaporando le cose che durano per sempre (cfr Col 3, 2). Mediante la preghiera, il lavoro e l'amore, divenne una fonte di fecondità spirituale e missionaria senza la quale la Chiesa non può predicare il Vangelo come Cristo esige, perché la missione e la contemplazione hanno bisogno l'una dell'altra (cfr Novo millennio ineunte, n. 16).
  • Malta, Malta! Hai ricevuto tanto dal ministero di San Paolo e dalla testimonianza del Beato Giorgio Preca, del Beato Ignazio Falzon e della Beata Adeodata. Andando incontro al futuro, resta fedele all'eredità che hai ricevuto! Segui Cristo con cuore indiviso e non temere mai di affermare la verità che salva e i valori che conducono alla vita!

Cappella papale per la beatificazione di 7 servi di Dio

Omelia pronunciata il 7 ottobre 2001 a Roma; citato in vatican.va.

  • Monsignor Ignace Maloyan, morto martire all'età di 46 anni, ci ricorda la battaglia spirituale di ogni cristiano, la cui fede è esposta agli attacchi del male. È nell'Eucaristia che attingeva, giorno dopo giorno, la forza necessaria per compiere con generosità e passione il suo ministero di sacerdote, dedicando alla predicazione, alla pastorale dei sacramenti e al servizio dei più poveri.
  • Nella sua vita di madre di famiglia e di religiosa fondatrice delle Suore della Provvidenza, Émilie Tavernier Gamelin è stata il modello di un coraggioso abbandono alla Provvidenza. La sua attenzione per le persone e le situazioni la portò a inventare forme nuove di carità. Aveva un cuore aperto a ogni sofferenza, servendo soprattutto i poveri e i piccoli, che desiderava trattare come re.
  • Rivolgiamo lo sguardo al beato Nikolaus Gross, giornalista e padre di famiglia. Con acume comprese che l'ideologia nazionalsocialista non poteva accordarsi con la fede cristiana. Coraggiosamente prese la penna per difendere la dignità delle persone.
  • La suora clementina [Maria Euthymia] si è dedicata alla cura dei malati, in particolare dei prigionieri di guerra e degli immigrati. Fu detta anche "mamma Euthymia". Dopo la guerra dovette occuparsi di una lavanderia invece che della cura dei malati. Avrebbe certo preferito servire le persone piuttosto che le macchine. Ciononostante rimase una suora piena di empatia che aveva per tutti un sorriso amichevole e una buona parola.
  • La sintesi vitale tra contemplazione e azione, assimilata a partire dalla quotidiana partecipazione all'Eucaristia, fu il fondamento dell'esperienza spirituale e dello slancio di carità di Eugenia Picco.
  • Anche di fronte alla sofferenza, con gli inevitabili momenti di difficoltà e di smarrimento che questa comporta, la beata Eugenia Picco seppe trasformare l'esperienza del dolore in occasione di purificazione e di crescita interiore. Dalla nuova Beata impariamo l'arte di ascoltare la voce del Signore, per essere testimoni credibili del Vangelo della carità in questo primo scorcio di millennio.

Cappella papale per la beatificazione di 6 servi di Dio

Omelia pronunciata il 14 aprile 2002 a Roma; citato in vatican.va.

  • In un'epoca segnata da profondi cambiamenti politici e sociali, di fronte al rigorismo spirituale dei giansenisti, Gaetano Errico annuncia la grandezza della misericordia di Dio, che sempre chiama alla conversione coloro che vivono sotto il dominio del male e del peccato. Vero martire del confessionale, il nuovo Beato vi trascorreva intere giornate spendendo il meglio delle proprie energie nell'accoglienza e nell'ascolto dei penitenti. Col suo esempio egli ci stimola a riscoprire il valore e l'importanza del sacramento della penitenza, dove Iddio distribuisce a piene mani il suo perdono e mostra la sua tenerezza di Padre verso i propri figli più deboli.
  • [Lodovico Pavoni] Dotato di animo particolarmente sensibile, si impegnò con tutto se stesso nell'assistenza ai giovani poveri e abbandonati, e specialmente ai sordo-muti. La sua attività spaziava in molti campi, da quello dell'educazione al settore dell'editoria, con originali intuizioni apostoliche e coraggiose azioni innovatrici. A fondamento di tutto c'era una solida spiritualità. Egli ci esorta con la sua testimonianza a confidare in Gesù e a immergerci sempre più nel mistero del suo amore.
  • [Sulla via di Emmaus] Gesù si manifesta come compagno sul cammino della vita dell'uomo e come Maestro paziente, che sa modellare il cuore e illuminare la mente affinché comprenda il disegno di Dio. Dopo l'incontro con Lui, i discepoli di Emmaus, superato l'abbattimento e la confusione, diressero i loro passi verso la nascente comunità cristiana per annunciarle la notizia che avevano visto il Signore risorto.
  • Dall'Italia, è più precisamente dalla Diocesi di Asti, il salesiano Padre Luis Variara, seguace fedele di Gesù misericordioso e vicino agli afflitti, giunse in Colombia. Sin dal primo istante dedicò la sua energia giovanile e la ricchezza dei suoi doni al servizio dei malati di lebbra.
  • Artemide Zatti, coadiutore salesiano, partì con la sua famiglia dalla Diocesi di Reggio Emilia alla ricerca di una vita migliore in Argentina, la terra sognata da Don Bosco. Lì scoprì la sua vocazione salesiana, che si concretizzò in un servizio agli infermi appassionato, competente e pieno di amore. I quasi cinquant'anni trascorsi a Viedema rappresentano la storia di un religioso esemplare, puntuale nel compiere i suoi doveri comunitari e completamente dedito al servizio dei bisognosi.
  • Suor Maria Romero Meneses, Figlia di Maria Ausiliatrice, seppe riflettere il volto di Cristo che si fa riconoscere nella divisione del pane. Nata in Nicaragua, svolse la sua formazione alla vita religiosa a El Salvador e trascorse la maggior parte della sua vita in Costa Rica. Questi amati popoli del Centro America, uniti ora nel giubilo della sua beatificazione, potranno trovare nella nuova beata, che tanto li amò, abbondanti esempi e insegnamenti per rinnovare e rafforzare la loro vita cristiana, tanto radicata in queste terre.
  • La chiamata che ardeva nel suo cuore portò Maria del Transito a cercare l'intimità con Cristo nella vita contemplativa. Non si sentì spenta quando la malattia la costrinse ad abbandonare i monasteri nei quali stava, ma proseguì con fiducia e abbandono alla volontà di Dio, che essa continuò a cercare incessantemente. L'ideale francescano si manifestò quindi come il vero cammino che Dio voleva per lei e, con l'aiuto di guide sapienti, intraprese un cammino di povertà, umiltà, pazienza e carità, dando vita a una nuova Famiglia religiosa.

Cappella papale per la beatificazione di 6 servi di Dio

Omelia pronunciata il 20 ottobre 2002 a Roma; citato in vatican.va.

  • "Ti ho chiamato per nome" (Is 45,4). Le parole con le quali il profeta Isaia indica la missione affidata da Dio ai propri eletti esprimono bene la vocazione di Andrea Giacinto Longhin, l'umile cappuccino che per 32 anni è stato Vescovo della Diocesi di Treviso, all'inizio del secolo scorso, il ventesimo. È stato un Pastore semplice e povero, umile e generoso, sempre disponibile verso il prossimo, secondo la più genuina tradizione cappuccina.
    Lo chiamavano il Vescovo delle cose essenziali. In un'epoca segnata da eventi drammatici e dolorosi, si è dimostrato padre per i preti e pastore zelante della gente, sempre accanto ai suoi fedeli, specialmente nei momenti di difficoltà e di pericolo. Anticipava così ciò che avrebbe sottolineato il Concilio Ecumenico Vaticano II, indicando nell'evangelizzazione "uno dei principali doveri dei Vescovi" [...].
  • "Memori... del vostro impegno nella fede, della vostra operosità nella carità e della vostra costante speranza" (1 Ts 1,2-3). Le parole dell'Apostolo delineano il ritratto spirituale del Padre Marcantonio Durando, della Congregazione della Missione e degno figlio della terra piemontese. Egli visse di fede e di ardente slancio spirituale, disdegnando ogni forma di compromesso o di tiepidezza interiore.
    Alla scuola di san Vincenzo de' Paoli, egli seppe riconoscere nell'umanità di Cristo l'espressione più grande, e al contempo più accessibile e disarmante, dell'amore di Dio verso ogni uomo. Ancora oggi egli ci indica il mistero della Croce come il momento culminante in cui viene rivelato il mistero insondabile dell'amore di Dio.
  • "Date al Signore, o famiglie dei popoli, date al Signore gloria e potenza" (Sal 95,7). Le parole del Salmo responsoriale ben esprimono l'anelito missionario, che ha pervaso suor Liduina Meneguzzi, delle Suore di san Francesco di Sales. Nel breve, ma intenso, corso della sua esistenza, suor Liduina si prodigò a favore dei fratelli più poveri e sofferenti, in particolare nell'ospedale della missione di Dire Dawa, in Etiopia.
    Con fervente zelo apostolico, cercava di far conoscere a tutti l'unico nostro Salvatore, Gesù. Alla scuola di Colui che è «mite e umile di cuore» (cfr Mt 11,29), ella imparò a diffondere la carità, che sgorga da un cuore puro, superando ogni mediocrità ed inerzia interiore.

Cappella papale per la beatificazione di sei servi di Dio

Omelia pronunciata il 27 aprile 2003 a Roma; citato in vatican.va.

  • [...] rifulse per santità il beato Marco d'Aviano, nel cui animo ardeva il desiderio di preghiera, di silenzio e di adorazione del mistero di Dio. Questo contemplativo itinerante per le strade dell'Europa fu al centro di un vasto rinnovamento spirituale grazie ad una coraggiosa predicazione accompagnata da numerosi prodigi. Profeta disarmato della misericordia divina, fu spinto dalle circostanze ad impegnarsi attivamente per difendere la libertà e l'unità dell'Europa cristiana. Al continente europeo, che si apre in questi anni a nuove prospettive di cooperazione, il beato Marco d'Aviano ricorda che la sua unità sarà più salda se basata sulle comuni radici cristiane.
  • Sorprendente è quanto Iddio ha compiuto attraverso Maria Cristina Brando. La sua è una spiritualità eucaristica ed espiatrice, che si articola in due linee come "due rami che partono dallo stesso tronco": l'amore di Dio e quello del prossimo. Il desiderio di prendere parte alla passione di Cristo viene come "travasato" nelle opere educative, finalizzate a rendere le persone consapevoli della loro dignità e ad aprirsi all'amore misericordioso del Signore.
  • Protesa interamente a diffondere l'amore ai Cuori di Cristo e di Maria fu la beata Eugenia Ravasco. Contemplando questi due Cuori, Ella si appassionò al servizio del prossimo e consumò la vita con letizia per i giovani e i poveri. Seppe aprirsi con lungimiranza alle urgenze missionarie, con una speciale sollecitudine per i "lontani" dalla Chiesa.
    L'espressione: "fare il bene per amore del Cuore di Gesù" e "bruciare del desiderio del bene degli altri, specialmente della gioventù", ben sintetizza il suo carisma, che ha consegnato al suo Istituto.
  • [Maria Domenica Mantovani] Questa degna figlia della terra veronese, discepola del beato Giuseppe Nascimbeni, si ispirò alla santa Famiglia di Nazaret per farsi "tutta a tutti", sempre attenta alle necessità del "povero popolo". Straordinario fu il suo modo di essere fedele in ogni circostanza sino all'ultimo respiro alla volontà di Dio, dal quale si sentiva amata e chiamata. Che bell'esempio di santità per ogni credente!
  • Che dire, poi, della beata Giulia Salzano? Precorrendo i tempi, fu un'apostola della nuova evangelizzazione, nella quale unì l'azione apostolica alla preghiera, offerta senza sosta specialmente per la conversione delle persone "indifferenti".
    Questa nuova Beata ci incoraggia a perseverare nella fede e a non perdere mai la fiducia in Dio, che tutto opera.

Cappella papale per la canonizzazione di 6 beati

Omelia pronunciata il 16 maggio 2004 a Roma; citato in vatican.va.

  • [Luigi Orione,] uomo totalmente donato alla causa di Cristo e del suo Regno. Sofferenze fisiche e morali, fatiche, difficoltà, incomprensioni e ostacoli di ogni tipo hanno segnato il suo ministero apostolico. [...] La passione per Cristo fu l'anima della sua vita ardimentosa, la spinta interiore di un altruismo senza riserve, la sorgente sempre fresca di una indistruttibile speranza.
  • Sin dall'inizio il Paraclito ha ispirato uomini e donne che hanno ricordato e diffuso la verità rivelata da Gesù. Uno di questi è stato san José Manyanet, vero Apostolo della famiglia. Ispirandosi alla scuola di Nazareth, ha realizzato il suo progetto di santità personale e si è dedicato, con sollecitudine eroica, alla missione che lo Spirito gli ha affidato.
  • Uomo di preghiera, innamorato dell'Eucaristia, che gli piaceva adorare a lungo, Nimatullah Kassab Al-Hardini è un esempio per i monaci dell'Ordine libanese maronita, come pure per i suoi fratelli libanesi e per tutti i cristiani del mondo. Egli si è donato totalmente al Signore in una vita di grande rinuncia, mostrando che l'amore di Dio è l'unica fonte autentica di gioia e di felicità per l'uomo. Egli si è dedicato a cercare e a seguire Cristo, suo Maestro e Signore.
    Accogliendo i suoi fratelli, egli ha dato sollievo e ha curato molte ferite nel cuore dei suoi contemporanei, testimoniando loro la misericordia di Dio. Possa il suo esempio illuminare il nostro cammino, suscitare, in particolare tra i giovani, un desiderio autentico di Dio e di santità, per annunciare al mondo presente la luce del Vangelo!
  • Di questa fecondità spirituale [della Chiesa] è singolare testimone Paola Elisabetta Cerioli, la cui esistenza fu copiosa di frutti di bene.
    Contemplando la Santa Famiglia, Paola Elisabetta intuì che le comunità familiari restano solide quando i legami di parentela sono sostenuti e cementati dalla condivisione dei valori della fede e della cultura cristiana. Per diffondere questi valori la nuova Santa fondò l'Istituto della Sacra Famiglia. Era infatti convinta che i figli, per crescere sicuri e forti, hanno bisogno di una famiglia sana e unita, generosa e stabile.
  • Dell'amore divino Gianna Beretta Molla fu semplice, ma quanto mai significativa messaggera. [...] Sull'esempio di Cristo, che "avendo amato i suoi... li amò sino alla fine" (Gv 13,1), questa santa madre di famiglia si mantenne eroicamente fedele all'impegno assunto il giorno del matrimonio. Il sacrificio estremo che suggellò la sua vita testimonia come solo chi ha il coraggio di donarsi totalmente a Dio e ai fratelli realizzi se stesso.
    Possa la nostra epoca riscoprire, attraverso l'esempio di Gianna Beretta Molla, la bellezza pura, casta e feconda dell'amore coniugale, vissuto come risposta alla chiamata divina!

Attribuite[modifica]

  • Io ho combattuto tutta la vita il comunismo ma ora che è crollato mi domando, chi difenderà i poveri?[70]
[Citazione errata] La frase, attribuita nel 1984 ad Hans Urs von Balthasar, che Giovanni Paolo II nominò cardinale nel 1988, è stata attribuita anche allo stesso papa, di cui era nota la stima per Balthasar, che comunque non aveva parlato di certezza, bensì di speranza che l'inferno fosse vuoto.

Ecclesia de Eucharistia[modifica]

Incipit[modifica]

La Chiesa vive dell'Eucaristia. Questa verità non esprime soltanto un'esperienza quotidiana di fede, ma racchiude in sintesi il nucleo del mistero della Chiesa. Con gioia essa sperimenta in molteplici forme il continuo avverarsi della promessa: «Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20); ma nella sacra Eucaristia, per la conversione del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore, essa gioisce di questa presenza con un'intensità unica. Da quando, con la Pentecoste, la Chiesa, Popolo della Nuova Alleanza, ha cominciato il suo cammino pellegrinante verso la patria celeste, il Divin Sacramento ha continuato a scandire le sue giornate, riempiendole di fiduciosa speranza.

Citazioni[modifica]

  • Anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l'Eucaristia è sempre celebrata, in un certo senso, sull'altare del mondo. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato.
  • In forza del suo intimo rapporto con il sacrificio del Golgota, l'Eucaristia è sacrificio in senso proprio, e non solo in senso generico, come se si trattasse del semplice offrirsi di Cristo quale cibo spirituale ai fedeli.
  • L'Eucaristia è davvero uno squarcio di cielo che si apre sulla terra. È un raggio di gloria della Gerusalemme celeste, che penetra le nubi della nostra storia e getta luce sul nostro cammino.
  • L'Eucaristia è mistero di fede, e insieme «mistero di luce». Ogni volta che la Chiesa la celebra, i fedeli possono rivivere in qualche modo l'esperienza dei due discepoli di Emmaus: «si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero».
  • La natura sacrificale del Mistero eucaristico non può essere intesa come qualcosa a sé stante, indipendentemente dalla Croce o con un riferimento solo indiretto al sacrificio del Calvario.
  • Nell'umile segno del pane e del vino, transustanziati nel suo corpo e nel suo sangue, Cristo cammina con noi, quale nostra forza e nostro viatico, e ci rende per tutti testimoni di speranza. Se di fronte a questo Mistero la ragione sperimenta i suoi limiti, il cuore illuminato dalla grazia dello Spirito Santo intuisce bene come atteggiarsi, inabissandosi nell'adorazione e in un amore senza limiti.

Evangelium Vitae[modifica]

Incipit[modifica]

Il Vangelo della vita sta al cuore del messaggio di Gesù. Accolto dalla Chiesa ogni giorno con amore, esso va annunciato con coraggiosa fedeltà come buona novella agli uomini di ogni epoca e cultura. All'aurora della salvezza, è la nascita di un bambino che viene proclamata come lieta notizia: «Vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore» (Lc 2, 10-11). A sprigionare questa «grande gioia» è certamente la nascita del Salvatore; ma nel Natale è svelato anche il senso pieno di ogni nascita umana, e la gioia messianica appare così fondamento e compimento della gioia per ogni bimbo che nasce (cf. Gv 16, 21). Presentando il nucleo centrale della sua missione redentrice, Gesù dice: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza» (Gv 10, 10). In verità, Egli si riferisce a quella vita «nuova» ed «eterna», che consiste nella comunione con il Padre, a cui ogni uomo è gratuitamente chiamato nel Figlio per opera dello Spirito Santificatore. Ma proprio in tale «vita» acquistano pieno significato tutti gli aspetti e i momenti della vita dell'uomo.

Citazioni[modifica]

  • L'uomo è chiamato a una pienezza di vita che va ben oltre le dimensioni della sua esistenza terrena, poiché consiste nella partecipazione alla vita stessa di Dio. L'altezza di questa vocazione soprannaturale rivela la grandezza e la preziosità della vita umana anche nella sua fase temporale. (§ 2)
  • La Chiesa sa che questo Vangelo della vita, consegnatole dal suo Signore, ha un'eco profonda e persuasiva nel cuore di ogni persona, credente e anche non credente, perché esso, mentre ne supera infinitamente le attese, vi corrisponde in modo sorprendente. Pur tra difficoltà e incertezze, ogni uomo sinceramente aperto alla verità e al bene, con la luce della ragione e non senza il segreto influsso della grazia, può arrivare a riconoscere nella legge naturale scritta nel cuore (cf. Rm 2, 14-15) il valore sacro della vita umana dal primo inizio fino al suo termine, e ad affermare il diritto di ogni essere umano a vedere sommamente rispettato questo suo bene primario. Sul riconoscimento di tale diritto si fonda l'umana convivenza e la stessa comunità politica. (§ 2)
  • Il Vangelo dell'amore di Dio per l'uomo, il Vangelo della dignità della persona e il Vangelo della vita sono un unico e indivisibile Vangelo. È per questo che l'uomo, l'uomo vivente, costituisce la prima e fondamentale via della Chiesa. (§ 2)
  • La maternità spirituale della Chiesa non si realizza — anche di questo la Chiesa è consapevole — se non in mezzo alle doglie e al «travaglio del parto» (Ap 12, 2), cioè nella perenne tensione con le forze del male, che continuano ad attraversare il mondo ed a segnare il cuore degli uomini, facendo resistenza a Cristo. (§ 103)
  • Si fa sempre più forte la tentazione dell'eutanasia, cioè di impadronirsi della morte, procurandola in anticipo e ponendo così fine «dolcemente» alla vita propria o altrui. In realtà, ciò che potrebbe sembrare logico e umano, visto in profondità si presenta assurdo e disumano. Siamo qui di fronte a uno dei sintomi più allarmanti della «cultura di morte», che avanza soprattutto nelle società del benessere, caratterizzate da una mentalità efficientistica che fa apparire troppo oneroso e insopportabile il numero crescente delle persone anziane e debilitate. Esse vengono molto spesso isolate dalla famiglia e dalla società, organizzate quasi esclusivamente sulla base di criteri di efficienza produttiva, secondo i quali una vita irrimediabilmente inabile non ha più alcun valore.
  • Sulla Croce si rinnova e si realizza nella sua piena e definitiva perfezione il prodigio del serpente innalzato da Mosè nel deserto (cf. Gv 3, 14-15; Nm 21, 8-9). Anche oggi, volgendo lo sguardo a Colui che è stato trafitto, ogni uomo minacciato nella sua esistenza incontra la sicura speranza di trovare liberazione e redenzione.

Explicit[modifica]

O Maria,
aurora del mondo nuovo,
Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre, al numero sconfinato
di bimbi cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere,
di uomini e donne vittime di disumana violenza,
di anziani e malati uccisi dall'indifferenza
o da una presunta pietà.
Fà che quanti credono nel tuo Figlio
sappiano annunciare con franchezza e amore
agli uomini del nostro tempo. il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia di accoglierlo
come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine
in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo
con tenacia operosa, per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà,
la civiltà della verità e dell'amore
a lode e gloria di Dio creatore e amante della vita.

[Karol Wojtyla, Evangelium Vitae, Gribaudi, Torino, 2007]

Fides et Ratio[modifica]

Incipit[modifica]

La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. È Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso (cfr Es 33, 18; Sal 27 [26], 8-9; 63 [62], 2-3; Gv 14, 8; 1 Gv 3, 2).

Citazioni[modifica]

  • Quanto viene a porsi come oggetto della nostra conoscenza diventa per ciò stesso parte della nostra vita. Il monito Conosci te stesso era scolpito sull'architrave del tempio di Delfi, a testimonianza di una verità basilare che deve essere assunta come regola minima da ogni uomo desideroso di distinguersi, in mezzo a tutto il creato, qualificandosi come «uomo» appunto in quanto «conoscitore di se stesso». (§ 1)
  • La filosofia è nata e si è sviluppata nel momento in cui l'uomo ha iniziato a interrogarsi sul perché delle cose e sul loro fine. In modi e forme differenti, essa mostra che il desiderio di verità appartiene alla stessa natura dell'uomo. (§ 3)
  • L'incarnazione del Figlio di Dio permette di vedere attuata la sintesi definitiva che la mente umana, partendo da sé, non avrebbe neppure potuto immaginare: l'Eterno entra nel tempo, il Tutto si nasconde nel frammento, Dio assume il volto dell'uomo. (§ 12)
  • All'uomo spetta il compito di investigare con la sua ragione la verità, e in ciò consiste la sua nobiltà. (§ 17)
  • La ragione non può svuotare il mistero di amore che la Croce rappresenta, mentre la Croce può dare alla ragione la risposta ultima che essa cerca. (§ 23)
  • Di per sé, ogni verità anche parziale, se è realmente verità, si presenta come universale. Ciò che è vero, deve essere vero per tutti e per sempre. (§ 27)
  • Il martire, in effetti, è il più genuino testimone della verità sull'esistenza. Egli sa di avere trovato nell'incontro con Gesù Cristo la verità sulla sua vita e niente e nessuno potrà mai strappargli questa certezza. Né la sofferenza né la morte violenta lo potranno fare recedere dall'adesione alla verità che ha scoperto nell'incontro con Cristo. Ecco perché fino ad oggi la testimonianza dei martiri affascina, genera consenso, trova ascolto e viene seguita. Questa è la ragione per cui ci si fida della loro parola: si scopre in essi l'evidenza di un amore che non ha bisogno di lunghe argomentazioni per essere convincente, dal momento che parla ad ognuno di ciò che egli nel profondo già percepisce come vero e ricercato da tanto tempo. Il martire, insomma, provoca in noi una profonda fiducia, perché dice ciò che noi già sentiamo e rende evidente ciò che anche noi vorremmo trovare la forza di esprimere. (§32)
  • Le vie per raggiungere la verità rimangono molteplici; tuttavia, poiché la verità cristiana ha un valore salvifico, ciascuna di queste vie può essere percorsa, purché conduca alla meta finale, ossia alla rivelazione di Gesù Cristo. (§ 38)
  • Una è la verità, benché le sue espressioni portino l'impronta della storia e, per di più, siano opera di una ragione umana ferita e indebolita dal peccato. Da ciò risulta che nessuna forma storica della filosofia può legittimamente pretendere di abbracciare la totalità della verità, né di essere la spiegazione piena dell'essere umano, del mondo e del rapporto dell'uomo con Dio. (§ 51)
  • L'argomentazione sviluppata secondo rigorosi criteri razionali, infatti, è garanzia del raggiungimento di risultati universalmente validi. (§ 75)
  • Il nichilismo, prima ancora di essere in contrasto con le esigenze e i contenuti propri della parola di Dio, è negazione dell'umanità dell'uomo e della sua stessa identità. Non si può dimenticare, infatti, che l'oblio dell'essere comporta inevitabilmente la perdita di contatto con la verità oggettiva e, conseguentemente, col fondamento su cui poggia la dignità dell'uomo. (§ 90)
  • Una volta che si è tolta la verità all'uomo, è pura illusione pretendere di renderlo libero. Verità e libertà, infatti, o si coniugano insieme o insieme miseramente periscono. (§ 90)
  • Credere nella possibilità di conoscere una verità universalmente valida non è minimamente fonte di intolleranza; al contrario, è condizione necessaria per un sincero e autentico dialogo tra le persone. Solamente a questa condizione è possibile superare le divisioni e percorrere insieme il cammino verso la verità tutta intera. (§ 92)
  • La verità, infatti, non può mai essere limitata al tempo e alla cultura; si conosce nella storia, ma supera la storia stessa. (§ 95)
  • Fede e ragione «si recano un aiuto scambievole», esercitando l'una per l'altra una funzione sia di vaglio critico e purificatore, sia di stimolo a progredire nella ricerca e nell'approfondimento. (§ 100)

Mulieres dignitatem[modifica]

Incipit[modifica]

La dignità della donna e la sua vocazione – oggetto costante della riflessione umana e cristiana – hanno assunto un rilievo tutto particolare negli anni più recenti. Ciò è dimostrato, tra l'altro, dagli interventi del Magistero della Chiesa, rispecchiati in vari documenti del Concilio Vaticano II, il quale afferma poi nel Messaggio finale: «Viene l'ora, l'ora è venuta, in cui la vocazione della donna si svolge con pienezza, l'ora in cui la donna acquista nella società un'influenza, un irradiamento, un potere finora mai raggiunto. È per questo che, in un momento in cui l'umanità conosce una così profonda trasformazione, le donne illuminate dallo spirito evangelico possono tanto operare per aiutare l'umanità a non decadere»

Citazioni[modifica]

  • L'amore è un'esigenza ontologica ed etica della persona.
  • La Chiesa, dunque, rende grazie per tutte le donne e per ciascuna: per le madri, le sorelle, le spose; per le donne consacrate a Dio nella verginità; per le donne dedite ai tanti e tanti esseri umani, che attendono l'amore gratuito di un'altra persona; per le donne che vegliano sull'essere umano nella famiglia, che è il fondamentale segno della comunità umana; per le donne che lavorano professionalmente, donne a volte gravate da una grande responsabilità sociale; per le donne «perfette» e per le donne «deboli» per tutte: così come sono uscite dal cuore di Dio in tutta la bellezza e ricchezza della loro femminilità; così come sono state abbracciate dal suo eterno amore; così come, insieme con l'uomo, sono pellegrine su questa terra, che è, nel tempo, la «patria» degli uomini e si trasforma talvolta in una «valle di pianto»; così come assumono, insieme con l'uomo, una comune responsabilità per le sorti dell'umanità, secondo le quotidiane necessità e secondo quei destini definitivi che l'umana famiglia ha in Dio stesso, nel seno dell'ineffabile Trinità.
  • Nell'«unità dei due» l'uomo e la donna sono chiamati sin dall'inizio non solo ad esistere «uno accanto all'altra» oppure «insieme», ma sono anche chiamati ad esistere reciprocamente «l'uno per l'altro».
  • Ogni singolo uomo, infatti, è ad immagine di Dio in quanto creatura razionale e libera, capace di conoscerlo e di amarlo.
  • Se la dignità della donna testimonia l'amore, che essa riceve per amare a sua volta, il paradigma biblico della «donna» sembra anche svelare quale sia il vero ordine dell'amore che costituisce la vocazione della donna stessa.
  • Quando «venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna». Con queste parole della Lettera ai Galati (4, 4) l'apostolo Paolo unisce tra loro i momenti principali che determinano in modo essenziale il compimento del mistero «prestabilito in Dio» (cf. Ef 1, 9). Il Figlio, Verbo consostanziale al Padre, nasce come uomo da una donna, quando viene «la pienezza del tempo». Questo avvenimento conduce al punto chiave della storia dell'uomo sulla terra, intesa come storia della salvezza. E' significativo che l'apostolo non chiami la Madre di Cristo col nome proprio di «Maria», ma la definisca «donna»: ciò stabilisce una concordanza con le parole del Protovangelo nel Libro della Genesi (cf. 3, 15). Proprio quella «donna» è presente nell'evento centrale salvifico, che decide della «pienezza del tempo»: questo evento si realizza in lei e per mezzo di lei.

Parole sull'uomo[modifica]

Incipit[modifica]

Aborto
Nella notte di Natale, la Madre che doveva partorire non trovò per sé un tetto. Non trovò le condizioni, in cui si attua normalmente quel grande divino ed insieme umano Mistero del dare alla luce un uomo.
Permettete che mi serva della logica della fede e della logica di un conseguente umanesimo. Questo fatto di cui parlo è un grande grido, è una permanente sfida ai singoli e a tutti, particolarmente forse nella nostra epoca, in cui alla madre in attesa viene spesso richiesta una grande prova di coerenza morale. Infatti, ciò che viene eufemisticamente definito come «interruzione di gravidanza» (aborto) non può essere valutato con altre categorie autenticamente umane, che non siano quelle della legge morale cioè della coscienza. Molto potrebbero a tale proposito dire, se non le confidenze fatte nei confessionali, certamente quelle nei consultori per la maternità responsabile.

Citazioni[modifica]

  • L'uomo è un fine a cui tutto va sottoposto. Se diventa strumento della scienza, perde la propria dignità, diventa oggetto, si trasforma in cosa nelle mani delle potenze di questo mondo. (p. 35)
  • Vi confesso con semplicità che provo vero turbamento per il futuro del mondo quando noto generazioni giovani incapaci di amare veramente o che riducono il loro donarsi allo scambio di gratificazione tra eguali, incapaci di vedere nella sessualità una chiamata, un invito ad un amore più alto e universale. (p. 41)
  • La mia preghiera è che l'America non venga meno a se stessa e rinnovi la propria identità nella fedeltà ai principi morali e religiosi e nel servizio a un mondo bisognoso di pace e di diritti umani, un mondo affamato di pane e assetato di giustizia e di amore. (p. 42)
  • L'amore è la forza costruttiva di ogni positivo cammino per l'umanità (p. 42)
  • Il genio educativo di San Giovanni Bosco si è manifestato in sommo grado nell'amore verso i giovani. Per poter educare, bisogna amare [...] (p. 44)
  • Né l'anima né il corpo, presi separatamente, sono l'uomo: quello che si chiama con questo nome è ciò che nasce dalla loro unione. (p. 47)
  • La pace, secondo gli insegnamenti dei Profeti d'Israele, è un frutto della giustizia e del diritto e allo stesso tempo un dono gratuito del tempo messianico. Perciò deve essere eliminato ogni tentativo di violenza, che ripete vecchi errori e quindi suscita odio, fanatismo e integralismo religioso, che sono nemici dell'armonia fra gli uomini. (p. 49-50)
  • Noi dobbiamo desiderare che la preghiera dell'anziano riempia la casa, che la sua straordinaria capacità di evangelizzazione sia una forza per la saldezza degli affetti, un orientamento per i valori fondamentali dell'esistenza. (p. 53)
  • L' arte è esperienza di universalità. Non può essere solo oggetto o mezzo. È parola primitiva, nel senso che viene prima e sta al fondo di ogni altra parola. È parola dell'origine, che scruta, al di là dell'immediatezza dell'esperienza, il senso primo e ultimo della vita. (p. 54)
  • Il senso religioso dell'uomo non dipende in sé dalla sua volontà, ma è iniziativa di chi l'ha creato. La scoperta del senso religioso è, dunque, il primo risultato che l'uomo consegue, se affronta seriamente l'esperienza di impotenza strutturale che lo caratterizza. (p. 59)
  • Il vero e retto fine dell' attività politica è il benessere materiale e spirituale della società, in modo che i diritti e i doveri siano da tutti rispettati e tutelati. (p. 59)
  • La pace deve essere sempre il fine: pace perseguita e difesa in ogni circostanza. Non ripetiamo il passato, un passato di violenza e distruzione. Immettiamoci nell'erto e difficile sentiero della pace, il solo sentiero che si adatti alla dignità umana, l'unico che conduca verso il vero compimento del destino dell'uomo, il solo che guidi verso il futuro in cui l'equità, la giustizia e la solidarietà sono realtà e non soltanto dei sogni lontani. (p. 61)
  • Il tutore dell'ordine pubblico sarà tanto più all'altezza della sua missione quanto più sarà capace di mantenere «ordinata» la suavita spirituale e quanto più ispirerà la sua condotta familiare e sociale ai valori religiosi. (p. 62)
  • Spetta alla legittima autorità il compito specifico di dirigere le energie di tutti i cittadini verso il bene comune, non in forma dispotica, ma come forza morale che si appoggia prima di tutto sulla libertà e sulla coscienza del dovere e del compito assunto. (p. 63)
  • L'errore e il male devono essere sempre condannati e combattuti; ma l'uomo che cade o che sbaglia deve essere compreso e amato. (p. 66)
  • La vera opera d'arte non è forse, quella che s'impone senza ambizioni di successo e che nasce da una autentica abilità e da una sicura maturità professionale? (p. 70)
  • Serviremo la fanciullezza valorizzando la vita e scegliendo «per» la vita ad ogni livello, e l'aiuteremo presentando agli occhi ed al cuore tanto delicati e sensibili dei piccoli ciò che nella vita c'è di più nobile ed alto. (p. 71)
  • Nei bambini la nazione vede il proprio domani, come il proprio domani vede in essi la Chiesa. (p. 71)
  • Il dovere fondamentale del potere è la sollecitudine per il bene comune della società: da qui derivano i suoi fondamentali diritti. (p. 73)
  • È iscritta nell'animo umano la chiamata all'immortalità. Essa è iscritta nell'animo dell'artista, quando con l'opera del proprio talento, del suo genio, cerca di superare il limite del transuente e della morte. (p. 74)
  • La fiducia non si acquista per mezzo della forza. Neppure si ottiene con le sole dichiarazioni. La fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti. (p. 77)

Citazioni sul libro[modifica]

  • Questo libro, in effetti, è un'efficace summa della prospettiva di vita e di pensiero di un uomo che si muove da protagonista sulla scena della storia di tutti, non solo dei suoi fedeli. (Vittorio Messori)
  • Una lettura non superficiale rivela ricchezze inattese anche per chi, non credente, guardi alla persona e al ruolo del Papa con occhio rispettoso e scevro da pregiudizi. (Angelo Montonati)

[Giovanni Paolo II, Parole sull'uomo, BUR 1989]. ISBN 88-17-11517-7

Poesie[modifica]

Incipit[modifica]

PIETRA DI LUCE
VEGLIA PASQUALE 1966
INVOCAZIONE
Comincia il colloquio con me stesso
Questo significa forse che arrivo in pieno quanto il consenso delle genti
proclama grande e importante – nel vicendevole annunzio?
Questo significa forse che concordo nel conto degli anni con Thietmar,
il cronista di Merseburg, e vedo il passato
con gli occhi di Maestro Vincenzo, cercando armonia
con questo passato?
(o forse antepongo la mia visione delle vie del passato come le appresi dalle cronache
alla visione del buio degli scavi di Wiślica?
Significa che arrivo alle radici dello stesso albero,
e mi addentro nel segreto della sua crescita,
che anche in me si propaga, che da me prende corpo.
Io mi sento nell'albero e sento l'albero in me.

L'albero è un corpo fisico.
La storia degli uomini, dei miei simili, cerca un suo Corpo.

[Karol Wojtyla, Poesie (1939-1978), traduzione di Alessandra Kurczab e Margherita Guidacci, Edizioni di San Marco, 1986.]

Citazioni[modifica]

  • Nell'istante della partenza ciascuno è più grande degli eventi di cui | egli fu minima parte (scheggia di un certo secolo | o schegge di due secoli, riunite in una vita). (1986, p. 23)
  • Tempo di nascita, il passato, non di morte. (1986, p. 24)
  • Oltre il linguaggio, l'abisso. È questa forse l'incognita della debolezza che conosciamo nei padri e forse l'ereditiamo? (1986, p. 100)
  • La schiavitù fu il verdetto sulla dorata libertà. (1986, p. 101)
  • La storia stende sopra la lotta delle coscienze uno strato di eventi. In questo strato vibrano vittorie e sconfitte. La storia non le ricopre, anzi le fa risaltare.
    Può andar la storia contro la corrente delle coscienze? (1986, p. 104)
  • Attendo qui le tue mani cariche dei lavori d'ogni giorno, | attendo qui le tue mani che reggono un semplice panno. | Nel paese dei più profondi significati porta le tue mani, Veronica, | porta le tue mani | e tocca il volto dell'uomo. (1994, p. 197)
  • Nessun uomo trova spianati i sentieri. | Veniamo al mondo simili a un cespuglio | che può ardere come il roveto di Mosè | oppure inaridirsi. (1994, p. 197)
  • Nessuno ti ha fermata, Veronica. | Sei vicina. Il tuo panno è ora un grido dei cuori, | di tutti i cuori timidi che più non si aprono un varco | vedendo che il tuo cammino è parallelo | alla strada del Condannato. (1994, p. 201)

Redemptoris Mater[modifica]

Incipit[modifica]

La Madre del Redentore ha un preciso posto nel piano della salvezza, perché, «quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, che grida: Abbà, Padre» (Gal 4,4).

Citazioni[modifica]

  • Ai piedi della Croce Maria partecipa mediante la fede allo sconvolgente mistero di questa spoliazione. È questa forse la più profonda «kenosi» della fede nella storia dell'umanità. Mediante la fede la madre partecipa alla morte del Figlio, alla sua morte redentrice; ma, a differenza di quella dei discepoli che fuggivano, era una fede ben più illuminata.
  • Il dogma della maternità divina di Maria fu per il Concilio Efesino ed è per la Chiesa come un suggello del dogma dell'incarnazione, nella quale il Verbo assume realmente nell'unità della sua persona la natura umana senza annullarla.
  • La donazione salvifica che Dio fa di sé e della sua vita in qualche modo a tutta la creazione, e direttamente all'uomo, raggiunge nel mistero dell'incarnazione uno dei vertici.
  • La fede, infatti, è un contatto col mistero di Dio. Maria costantemente, quotidianamente è in contatto con l'ineffabile mistero di Dio che si è fatto uomo, mistero che supera tutto ciò che è stato rivelato nell'Antica Alleanza.
  • La pienezza di grazia, annunciata dall'angelo, significa il dono di Dio stesso; la fede di Maria, proclamata da Elisabetta nella visitazione, indica come la Vergine di Nazareth abbia risposto a questo dono.
  • Maria si pone tra suo Figlio e gli uomini nella realtà delle loro privazioni, indigenze e sofferenze. Si pone «in mezzo», cioè fa da mediatrice non come un'estranea, ma nella sua posizione di madre, consapevole che come tale può – anzi «ha il diritto» – di far presente al Figlio i bisogni degli uomini.
  • Questo fiat di Maria – «avvenga di me» – ha deciso dal lato umano il compimento del mistero divino.

Explicit[modifica]

Mentre con tutta l'umanità si avvicina al confine tra i due millenni, la Chiesa, da parte sua, con tutta la comunità dei credenti e in unione con ogni uomo di buona volontà, raccoglie la grande sfida contenuta nelle parole dell'antifona sul «popolo che cade, ma pur anela a risorgere» e si rivolge congiuntamente al Redentore ed a sua Madre con l'invocazione: «Soccorri». Essa, infatti, vede – e lo attesta questa preghiera – la Beata Madre di Dio nel mistero salvifico di Cristo e nel suo proprio mistero; la vede profondamente radicata nella storia dell'umanità, nell'eterna vocazione dell'uomo, secondo il disegno provvidenziale che Dio ha per lui eternamente predisposto; la vede maturamente presente e partecipe nei molteplici e complessi problemi che accompagnano oggi la vita dei singoli, delle famiglie e delle nazioni; la vede soccorritrice del popolo cristiano nell'incessante lotta tra il bene e il male, perché «non cada» o, caduto, «risorga». Auspico fervidamente che anche le riflessioni, contenute nella presente Enciclica, giovino a! rinnovamento di questa visione nel cuore di tutti i credenti. Come Vescovo di Roma, io mando a tutti coloro, a cui sono destinate queste considerazioni, il bacio della pace, il saluto e la benedizione in nostro Signore Gesù Cristo. Amen.

[Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, Àncora, Milano, 1987]

Rosarium Virginis Mariae[modifica]

Incipit[modifica]

Il Rosario della Vergine Maria, sviluppatosi gradualmente nel secondo Millennio al soffio dello Spirito di Dio, è preghiera amata da numerosi Santi e incoraggiata dal Magistero. Nella sua semplicità e profondità, rimane, anche in questo terzo Millennio appena iniziato, una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di santità.

Citazioni[modifica]

  • Il Rosario, infatti, pur caratterizzato dalla sua fisionomia mariana, è preghiera dal cuore cristologico. Nella sobrietà dei suoi elementi, concentra in sé la profondità dell'intero messaggio evangelico, di cui è quasi un compendio. In esso riecheggia la preghiera di Maria, il suo perenne Magnificat per l'opera dell'Incarnazione redentrice iniziata nel suo grembo verginale. Con esso il popolo cristiano si mette alla scuola di Maria, per lasciarsi introdurre alla contemplazione della bellezza del volto di Cristo e all'esperienza della profondità del suo amore.
  • Recitare il Rosario, infatti, non è altro che contemplare con Maria il volto di Cristo.
  • In Cristo, Dio ha assunto davvero un «cuore di carne». Egli non ha soltanto un cuore divino, ricco di misericordia e di perdono, ma anche un cuore umano, capace di tutte le vibrazioni dell'affetto.
  • Fissare gli occhi sul volto di Cristo, riconoscerne il mistero nel cammino ordinario e doloroso della sua umanità, fino a coglierne il fulgore divino definitivamente manifestato nel Risorto glorificato alla destra del Padre, è il compito di ogni discepolo di Cristo; è quindi anche compito nostro. Contemplando questo volto ci apriamo ad accogliere il mistero della vita trinitaria, per sperimentare sempre nuovamente l'amore del Padre e godere della gioia dello Spirito Santo.

[Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae, vatican.va, 16 ottobre 2002]

Segno di contraddizione[modifica]

Incipit[modifica]

CONFERENZA INTRODUTTIVA
Beatissimo Padre! All'inizio di questi esercizi spirituali, che ho il grande onore di predicare davanti a Lei e ai Suoi illustrissimi collaboratori, vorrei esprimere il mio più profondo omaggio e amore alla Sua Persona. Devo dire, però, che questo non è solo il mio saluto personale. Esso include anche tutti coloro con i quali sono unito in maniera particolare e che con il loro ricordo, con le loro preghiere e con i loro sacrifici si sono impegnati a dare uno spirituale appoggio al mio umile servizio della Parola in questi giorni di esercizi spirituali, e non solamente a me, ma anche a tutto il mio illustre Uditorio, con Lei, beatissimo Padre, al primo posto, con i signori Cardinali della Santa Chiesa Romana, i reverendissimi Arcivescovi, Vescovi e carissimi Fratelli nel sacerdozio.

[Karol Wojtyla, Segno di contraddizione, Vita e pensiero, 1977.]

Tertio millennio adveniente[modifica]

Incipit[modifica]

Nel suo Vangelo Luca ci ha trasmesso una concisa descrizione delle circostanze riguardanti la nascita di Gesù: "In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra [...]. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo" (2,1.3-7). Si compiva così quanto l'angelo Gabriele aveva predetto nell'Annunciazione.

Citazioni[modifica]

  • Grazie alla venuta di Dio sulla terra, il tempo umano, iniziato nella creazione, ha raggiunto la sua pienezza. "La pienezza del tempo", infatti, è soltanto l'eternità, anzi Colui che è eterno, cioè Dio. Entrare nella "pienezza del tempo" significa dunque raggiungere il termine del tempo ed uscire dai suoi confini, per trovarne il compimento nell'eternità di Dio.
  • [...] Cristo, come lievito divino, penetra sempre più profondamente nel presente della vita dell'umanità diffondendo l'opera della salvezza da Lui compiuta nel Mistero pasquale. Egli avvolge inoltre nel suo dominio salvifico anche tutto il passato del genere umano, cominciando dal primo Adamo.

[Karol Wojtyla, Tertio millennio adveniente, Editore ART'È, Bologna 1998.]

La potenza dei media[modifica]

Incipit[modifica]

La responsabilità
Il 24 gennaio scorso, memoria di san Francesco di Sales, Patrono della stampa cattolica, è stato reso pubblico il messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, in programma il 19 maggio, che avrà come tema: «I media: areopago per la promozione della donna nella società». Gli strumenti della comunicazione sociale offrono possibilità straordinarie per l'annuncio del Vangelo, come già sottolineava il decreto Inter mirifica, col quale il Concilio Vaticano II si è appunto occupato di essi.

Citazioni[modifica]

  • Innegabile è il valore dei mass media. Ben usati, essi possono rendere un servizio inestimabile alla cultura, alla libertà ed alla solidarietà. (p. 47)
  • La libertà non è fine a se stessa; essa è autentica solo quando viene posta al servizio della verità, della solidarietà e della pace. (p. 48-49)
  • I genitori che si servono abitualmente ed a lungo della televisione come una specie di bambinaia elettronica, abdicano al ruolo di primari educatori dei propri figli. (p. 51)
  • Per garantire che l'industria televisiva tuteli i diritti delle famiglie, i genitori dovrebbero esprimere le loro legittime preoccupazioni ai produttori e ai responsabili dei mezzi di comunicazione sociale. (p. 51)
  • Nell'adempiere alle proprie responsabilità, l'industria televisiva dovrebbe sviluppare e osservare un codice etico che includa l'impegno a soddisfare le necessità delle famiglie e a promuovere valori a sostegno della vita familiare. (p. 52)

[Karol Wojtyla, La potenza dei media, in Karl Popper - John Condry, Cattiva maestra televisione, traduzioni di Marina Astrologo e Claudia Di Giorgio, CDE, Milano 1993]

Udienze[modifica]

  • Non possiamo pertanto trasformare ed avvilire il Natale in una festività di inutile spreco, in una manifestazione all'insegna del facile consumismo: il Natale è la festa dell'Umiltà, della Povertà, della Spogliazione, dell'Abbassamento del Figlio di Dio, che viene a donarci il suo infinito Amore; deve pertanto essere celebrata con autentico spirito di condivisione, di compartecipazione con i fratelli, che hanno bisogno del nostro aiuto affettuoso. Deve essere una tappa fondamentale per la meditazione sul nostro comportamento nei confronti del "Dio che viene"; e questo Dio che viene possiamo incontrarlo in un bimbo indifeso che vagisce; in un ammalato che sente venir meno inesorabilmente le forze del suo corpo; in un anziano, che dopo aver lavorato per tutta la vita, si trova di fatto emarginato e tollerato nella nostra moderna società, basata sulla produttività e sul successo. (22 dicembre 1982)
  • Per noi cristiani ogni giorno può e deve essere Avvento; può e deve essere Natale! Perché, quanto più purificheremo le nostre anime, quanto più faremo spazio all'amore di Dio nel nostro cuore, tanto più Cristo potrà venire e nascere in noi. (22 dicembre 1982)
  • La festa del Natale dà un senso cristiano al succedersi degli eventi e agli umani sentimenti, progetti, speranze, e consente di rintracciare in questo ritmico e apparentemente meccanico scorrere del tempo, non soltanto le linee di tendenza di un umano peregrinare, ma anche i segni, le prove e gli appelli della Provvidenza e Bontà divina. (29 dicembre 1982)
  • Dobbiamo meditare attentamente sul perché Gesù si è incarnato: è importante che ciò sia sempre presente al nostro spirito se vogliamo che il Natale non si riduca a festa solamente sentimentale o consumistica, ricca di regali e di auguri, ma povera di autentica fede cristiana. Il Natale, infatti, ci fa riflettere, da una parte, sulla drammaticità della storia umana, nella quale gli uomini, feriti dal peccato, sono perennemente alla ricerca di verità, di perdono, di misericordia, di redenzione, e, dall'altra, sulla bontà di Dio, che è venuto incontro all'uomo per comunicargli direttamente la Verità che salva e per renderlo partecipe della sua amicizia e della sua vita. (19 dicembre 1990)
  • Il Natale è la festa dell'Amore divino: per amore egli ci ha creati, per amore ci ha redenti in Cristo e ci attende nel suo regno. (19 dicembre 1990)
  • Nello sforzo di descrizione rigorosa e di formalizzazione dei dati dell'esperienza, l'uomo di scienza è condotto a ricorrere a dei concetti metascientifici il cui uso è come esigito dalla logica del suo procedimento. Conviene precisare con esattezza la natura di tali concetti, per evitare di procedere a delle estrapolazioni indebite che leghino le scoperte strettamente scientifiche a una visione del mondo o a delle affermazioni ideologiche o filosofiche che non ne sono affatto dei corollari. Si coglie qui l'importanza della filosofia che considera i fenomeni come anche la loro interpretazione. (31 ottobre 1992)
  • Pensiamo, a titolo di esempio, all'elaborazione di nuove teorie a livello scientifico per spiegare l'emergere del vivente. A rigor di metodo, non si potrebbe interpretarle immediatamente e nel quadro omogeneo della scienza. In particolare, quando si tratta di quel vivente che è l'uomo e del suo cervello, non si può dire che tali teorie costituiscano per se stesse un'affermazione o una negazione dell'anima spirituale, o ancora che esse forniscano una prova della dottrina della creazione, o al contrario che esse la rendano inutile. (31 ottobre 1992)
  • È necessario un lavoro di ulteriore interpretazione: è questo precisamente l'oggetto della filosofia, che è ricerca del senso globale dei dati dell'esperienza, e dunque ugualmente dei fenomeni raccolti e analizzati dalle scienze. La cultura contemporanea esige uno sforzo costante di sintesi delle conoscenze e di integrazione dei saperi. Certo, è alla specializzazione delle ricerche che sono dovuti i successi che noi constatiamo. Ma se la specializzazione non è equilibrata da una riflessione attenta a notare l'articolazione dei saperi, è grande il rischio di giungere a una "cultura frantumata", che sarebbe di fatto la negazione della vera cultura. Poiché quest'ultima non è concepibile senza umanesimo e sapienza. (31 ottobre 1992)

Discorsi[modifica]

  • Ci rendiamo conto, signore e signori, che l'avvenire dell'uomo e del mondo è minacciato, radicalmente minacciato, a dispetto delle intenzioni, certamente nobili, dell'uomo di cultura, dell'uomo di scienza. [...] Ragioni geopolitiche, problemi economici di dimensione mondiale, terribili incomprensioni, orgogli nazionali feriti, il materialismo della nostra epoca e la decadenza dei valori morali hanno condotto il nostro mondo ad una situazione d'instabilità, a un equilibrio fragile, che rischia d'esser distrutto da un momento all'altro in seguito ad errori di giudizio, d'informazione o d'interpretazione. [...] Fino ad oggi si è detto che le armi nucleari hanno costituito una forza di dissuasione che ha impedito lo scoppio di una guerra più grande, ed è probabilmente vero. Ma ci si può nello stesso tempo chiedere se sarà sempre così. Le armi nucleari di qualsiasi ordine di grandezza o di qualsiasi tipo siano, si perfezionano ogni anno di più e si aggiungono all'arsenale di un numero crescente di paesi. Come si potrà essere sicuri che l'uso delle armi nucleari, anche ai fini di difesa nazionale o in conflitti limitati, non trascinerà con sé una scalata inevitabile portando a una distruzione che l'umanità non potrà mai né prendere in considerazione, né accettare? Ma non è a voi, uomini di scienza e di cultura, che devo domandare di non chiudere gli occhi su ciò che una guerra nucleare può rappresentare per l'umanità intera. Signore e signori, il mondo non potrà proseguire a lungo su questa via. [...] Bisogna aumentare gli sforzi delle coscienze umane nella misura della tensione tra il bene e il male alla quale sono sottoposti gli uomini alla fine del XX secolo. Bisogna convincersi della priorità dell'etica sulla tecnica, del primato della persona sulle cose, della superiorità dello spirito sulla materia. (Parigi, Lunedì 2 Giugno 1980[72])
  • Come dicevo il 3 novembre 1982 agli universitari di Madrid: "Uomini e donne che rappresentate la scienza e la cultura, il vostro potere morale è considerevole. Potete insieme, grazie al vostro prestigio, ottenere che il settore scientifico serva innanzitutto la cultura dell'uomo e che egli non sia mai utilizzato per la sua distruzione". Si pensa spontaneamente ai pericoli dell'energia nucleare. Scatenando la potenza atomica, i ricercatori sono stati da parte loro all'origine di una crisi morale senza pari nella storia, come ho sottolineato ad Hiroshima. All'Unesco, ho insistito sul fatto che l'avvenire dell'uomo e del mondo era minacciato radicalmente, a scapito delle intenzioni degli uomini di scienza, se si utilizzassero le loro scoperte per dei fini distruttivi. Da questo alto luogo di cultura, ho lanciato anche un appello solenne agli scienziati perché aiutassero l'umanità alleando la coscienza alla scienza, facendo rispettare il primato dell'etica badando che la scienza sia al servizio della vita e dell'uomo (cf. Discorso all'Unesco, 2 giugno 1980, nn. 20-22). La tutela della pace tra i popoli è primordiale, e noi speriamo che la testimonianza di numerosi capi religiosi, che hanno pregato ieri ad Assisi per la pace, contribuisca da parte sua a instaurare questa pace che è anche un dono di Dio. (Pontificia Accademia delle Scienze, Martedì 28 Ottobre 1986[73])

Citazioni su papa Giovanni Paolo II[modifica]

  • Alle volte mi lasciava sbigottito la sua umiltà. [...] Ma un aneddoto io lo ricordo sempre e lo devo raccontare: la prima volta che ho predicato in San Pietro, appena ho cominciato a parlare mi sono reso conto che dovevo parlare lentamente perché c'era un'eco nella basilica, però parlando lentamente durai dieci minuti più del previsto e il prefetto della Casa Pontificia — che era un vescovo, a quel tempo — era un po' nervoso, ogni tanto guardava l'orologio [...] Io non lo vedevo perché era di fianco, però il giorno dopo questo vescovo [...] dopo la liturgia il Papa lo chiamò e sorridendo gli disse: «Quando un uomo ci parla in nome di Dio, non bisogna guardare l'orologio» (Raniero Cantalamessa)
  • Anche in America Latina egli agisce in costante accordo con gli USA e con le sanguisughe locali. Al ministro dei sacerdoti nicaraguese Ernesto Cardenal ha rifiutato la mano, ma ha stretto tanto più cordialmente quella del dittatore Ríos Montt o quella dell'assassino di Romero, d'Aubuisson. (Karlheinz Deschner)
  • Continua a oscillare tra intransigenti affermazioni di fede e affermazioni generalmente umanistiche che possono andare più o meno bene per tutti. (Sergio Quinzio)
  • Da piccoli, si può sognare di far l'attore nei film di cowboy e poi, da grandi, ritrovarsi Presidente degli Stati Uniti. Anche Papa Wojtyla ha cominciato con la recitazione: faceva così bene la parte di Giulio II, che l'hanno chiamato in vaticano. (Gianni Monduzzi)
  • De labore solis. (Malachia di Armagh)
La fatica del sole[74].
  • Dire che papa Wojtyla è un papa reazionario o conservatore è una semplificazione. È un papa diverso da quelli che gli italiani conoscono: non ha la mitezza di Luciani[75], non ha la sapienza dubbiosa e sofferta di Paolo VI, non ha la simpatia e la generosità di Giovanni XXIII; ma non si può neppure dire che sia un papa all'antica di quelli che guardano dal soglio di San Pietro all'esercito dei fedeli come a qualcosa che non ha nome, né personalità. Wojtyla conosce il senso del collettivo, delle masse come lo conoscono i capi autoritari e rivoluzionari. Ma invece di ripetere il grido di Bakunin «Io non sono io, io sono voi», invece di parafrasare i detti autoritari dei capi «Voi siete me e io sono voi» dice «Non io, ma tu e tu e tu» non l'egoismo, il narcisismo, il superomismo, ma neppure il collettivismo che appiattisce, neppure il «volgo che nome non ha», ma una società di uomini ognuno dei quali ha la sua dignità, la sua responsabilità. (Giorgio Bocca)
  • E quella frase che Giovanni Paolo II ha ripetuto per tutto il suo pontificato – "il mondo può cambiare!" – è stata forse l'eredità più preziosa che potesse lasciare agli uomini del XXI secolo. (Gian Franco Svidercoschi)
  • Egli è stato un vero apostolo di giustizia e di pace nel mondo intero, al di là di ogni diversità di etnia e di fede religiosa. (Carlo Azeglio Ciampi)
  • Giovanni Paolo II ha creduto nella forza dello spirito e ha testimoniato, con il Suo indomito coraggio e la serenità nella sofferenza, la fortezza che permette di affrontare qualsiasi ostacolo, di operare per il bene in ogni circostanza. Egli continuerà a vivere nei nostri cuori, nella riconoscenza per la Sua testimonianza, per il Suo esempio. Egli è stato vero apostolo di pace nel mondo intero. L'Italia, Roma – la Sua Diocesi che si sta riversando in Piazza San Pietro – piangono la perdita di un Padre, di una persona amata. (Carlo Azeglio Ciampi)
  • Giunto davanti al Colosseo – simbolo omicida dell'imperialismo dell'antica Roma – Giovanni Paolo II si fermò, e parlò col consueto vigore profetico potenziato dal suo esotico italiano, e disse additando l'orribile edificio: «Anche l'impero romano alla fine cadde!». Da poche ore le bombe "intelligenti" di Bush avevano incominciato a devastare Bagdad. L'allusione era inequivocabile. E l'imbarazzo fu tale che soltanto un notiziario radio alquanto antelucano diede conto di queste parole, laddove i giornali – grandi, meno grandi, piccoli – cancellarono la frase. (Luciano Canfora)
  • Il cristiano Karol Wojtyla è convinto che l'uomo abbia smarrito le chiavi che permettono di aprire il cassetto dentro il quale sta il libretto di istruzioni per l'uso dell'uomo stesso. Per lui, i fratelli in umanità non sono certo «cattivi»: semplicemente, sono smarriti, confusi, sbandati, plagiati da cattivi maestri, da suggestioni inganevoli. (Vittorio Messori)
  • Il nuovo papa Woityla, che ha preso il nome di papa Giovanni Paolo II, seguirà una politica internazionale nello spirito della religione cristiana romana. Ci sono voluti quattro secoli per vedere al Vaticano un pontefice non italiano, e precisamente polacco. A mio avviso, l'elezione di questo papa a capo della Chiesa cattolica romana è opera della CIA, degli Stati Uniti, di Brzezinski, questo polacco che è il consigliere speciale del presidente americano per la sicurezza nazionale. (Enver Hoxha)
  • Il Papa ha dichiarato che il matrimonio è per tutta la vita e va accettato anche se fallisce. Ehi, Karol, se non giochi al gioco, non fare le regole! (Daniele Luttazzi)
  • Il Papa polacco ha investito nel potere temporale, nello Ior e nei Marcinkus. Ha investito nella politica dimenticando il suo magistero di spiritualità e di evangelizzazione. (Umberto Bossi)
  • Il Papa sarebbe d'accordo con me: vuole una Polonia bella e pulita come la voglio io. (Lech Walesa)
  • Karol Wojtyła – Giovanni Paolo II, che sin da giovane si mostrò intrepido e ardito difensore di Cristo: per Lui non esitò a spendere ogni energia al fine di diffonderne dappertutto la luce; non accettò di scendere a compromessi quando si trattava di proclamare e difendere la sua Verità; non si stancò mai di diffondere il suo amore. (Benedetto XVI)
  • L'avvento di questo nuovo pontefice sarà certo importante per molti paesi d'Europa e del mondo; egli sosterrà l'imperialismo e si adopererà per ingannare il proletariato e i popoli. Quest'avvenimento avrà ripercussioni in Polonia, come pure in Cecoslovacchia, in Ungheria e in Francia, poiché la borghesia di questi paesi è contenta di vedere alla testa della Chiesa romana un cardinale non italiano. Dal canto loro, gli italiani, specie i democristiani e in generale tutta la borghesia di questo paese, tutti i partiti della borghesia e i cattolici, sono rimasti scioccati da quest'elezione, poiché l'attuale papa non è più un loro papa, il papa della Chiesa italiana, ma un papa di nazionalità polacca e al servizio degli Stati Uniti d'America... (Enver Hoxha)
  • La passion de convaincre, la passione di convincere: questo, per Blaise Pascal, il segno distintivo di ogni cristiano che sia davvero convinto di avere trovato nel Vangelo – anzi nell'incontro personale col Cristo – la verità sull'uomo e sull'umanità. Quella passione sembra pervadere interamente il papa «venuto da lontano». (Vittorio Messori)
  • La predicazione religiosa di Giovanni Paolo II per me forse si riassume tutta nelle parole, spesso da lui ripetute: "Non abbiate paura"; ma anche nella sua affermazione, che responsabilizza tutti gli uomini: "In un certo senso si può dirlo: di fronte alla libertà umana Dio ha voluto rendersi "impotente". (Arrigo Levi)
  • L'arcivescovo di Cracovia, non ancora papa, rischiò di perdere l'aereo che l'avrebbe portato a Roma per il conclave, perché s'era messo a cercare il gatto che un'anziana signora aveva smarrito. Giovanni Paolo II ama gli animali. Dicono che abbia fatto venire a Roma il gatto ch'egli aveva a Cracovia. (Mario Canciani)
  • Leit-motiv del Wojtyla-pensiero è la necessità di promuovere con tutti i mezzi la verità sull'uomo. (Angelo Montonati)
  • Lui ha accelerato [...] il corso della storia. E del comunismo, che resta un fenomeno storico senza precedenti, è stato veramente un degno e fiero avversario. Un avversario vittorioso. (Andrea Camilleri)
  • Nel carisma di Karol Wojtyla si annunciava l'unità spirituale dell'Europa. Egli aveva la fede e la forza del profeta. Il suo corpo e i suoi gesti, assieme alle parole, improvvisamente univano quello che si era divaricato con la prepotenza dell'ideologia. (Achille Silvestrini)
  • Nell'affrontare il problema capitale della trasformazione psicologica dello spettatore televisivo Giovanni Paolo II vede in essa un potenziale di comunicazione spirituale. (Derrick de Kerckhove)
  • Noi oggi vediamo tanti uomini che hanno responsabilità mondiali, mancare assai spesso ai loro impegni. Questo Papa ha fatto impallidire l'immagine di questi uomini. (Andrea Camilleri)
  • Non è detto che la minore efficienza fisica comporti minore pregnanza spirituale. La sofferenza ha una forza di esempio, di testimonianza, diversa ma ugualmente forte, che non ha in sé il pieno vigore. Pensiamo al Papa quand'era in ospedale: lo ha avvicinato ancora di più ai tanti che soffrono. L'età avanzata lo pone una condizione umana che conserva l'esperienza e la saggezza di un anziano. Ogni momento della vita ha un significato. (Achille Silvestrini)
  • Non ho mai condiviso le critiche laiciste al fatto che Papa Wojtyla abbia sempre riproposto senza compromessi verità per lui indiscutibili, su questioni (una ne nomino fra tante) come l'aborto. (Arrigo Levi)
  • Paolo e Giovanni Paolo II attraversano il mondo senza una spada; basta che essi diano testimonianza, questa è la loro arma più potente, e il successore di Pietro può sempre attingere nuova energia per questa testimonianza in una Chiesa consacrata a Maria. (Hans Urs von Balthasar)
  • Per me, l'attuale papa Giovanni Paolo II è il Medioevo più la televisione. (Jacques Le Goff)
  • Se avesse accettato la vita in quel senso meccanico come un obbligo, anche Giovanni Paolo II potrebbe essere ancora tra noi, sebbene incapace tanto quanto Eluana Englaro di qualsiasi funzione che dona significato alla vita. [...] Ma quando giunse il momento e gli fu offerta la scelta di ritornare in ospedale per ulteriori cure o rimanere in Vaticano a morire, Giovanni Paolo II nei suoi ultimi giorni non ha esitato. (Peter Popham)
  • Sì, ho litigato col Papa. Ci ho litigato perché sono stato in Vaticano, e ho visto i tetti d'oro, e dopo ho sentito il Papa dire che la Chiesa si preoccupava dei bambini poveri. Allora venditi il tetto amigo, fai qualcosa! (Diego Armando Maradona)
  • Solo nel 1965 il Concilio Vaticano II deplora l'errore della Chiesa nei riguardi di Galileo, ma passano quasi altri quindici anni perché papa Giovanni Paolo II istituisca una commissione pontificia e riconosca pubblicamente la grandezza di Galileo e le sofferenze a lui inflitte dagli organismi della Chiesa. [...] Comunque una riabilitazione ufficiale non c'è mai stata. (Margherita Hack)
  • Tanti giovani ammirano in Giovanni Paolo II soprattutto la dimensione profetica, sul tipo del profeta Gioele, che ha evidenziato nel terzo capitolo della sua profezia il tema del sogno degli anziani, della visione dei giovani. (James Francis Stafford)
  • Un uomo venuto da molto lontano | stringeva il dolore e un libro nella mano. | Qualcuno ha sparato ed io quel giorno ho pianto | ma tutto il mondo gli è rimasto accanto. | Quel giorno il mondo ha ritrovato il cuore, | la verità non muore. (Amedeo Minghi)
  • Una domanda, Santità: è vero che tempo fa Lei chiese ai figli di Allah di perdonare le Crociate fatte dai Suoi predecessori per riprendersi il Santo Sepolcro? Ah, sì? Ma loro Le hanno mai chiesto scusa per il fatto d'esserselo preso? Le hanno mai chiesto scusa per il fatto d'aver soggiogato per oltre sette secoli la cattolicissima penisola iberica, tutto il Portogallo e tre quarti della Spagna, sicché se nel 1490 Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona non si fossero dati una mossa oggi parleremmo tutti arabo? [...] Santissimo Padre. In tutto rispetto lei mi ricorda i banchieri ebrei-tedeschi che, sperando di salvarsi, negli Anni Trenta prestavano il denaro a Hitler. E che pochi anni dopo si ritrovarono nei forni crematori. (Oriana Fallaci)
  • Va riconosciuto che al cospetto di Karol Wojtyla persino il mondo dei non cattolici è stato obbligato, eccezion fatta per qualche residuo, a mettere in soffitta toni, argomenti e stilemi del tradizionale anticlericalismo e anzi ad emendarsi non senza qualche fatica e sofferenza da essi. (Paolo Mieli)
  • Wojtyla è stato il Papa del dialogo interreligioso, della mano tesa al modo ebraico e musulmano, del riconoscimento dei torti della propria parte. Qualcosa a ben pensarci di davvero atipico, unico nella Storia universale. (Paolo Mieli)
  • Wojtyla vuole radicare l'identità cattolica dei poveri, innanzitutto e per lo più per combattere la deriva laica dei ricchi, e non per condurre un'azione effettiva di lotta alla povertà, per colmare il fossato materiale fra gli uni e gli altri. Oltre ogni migliore intenzione, il risultato è solo un invito a fare buon viso cristiano al cattivo gioco degli egoismi, messi indebitamente in conto al materialismo laico. (Paolo Flores d'Arcais)

Zbigniew Brzezinski[modifica]

  • Giovanni Paolo II ha rilanciato la fede, ma non solo quella cattolica. Ha fatto riflettere tutti sull'esistenza di qualcosa che trascende gli esseri umani, affascinando i laici e i credenti di qualunque denominazione.
  • I media avevano scritto che ero stato io a far eleggere Giovanni Paolo II, complottando col cardinale di Filadelfia Krol. Quella presunta notizia veniva da un rapporto fasullo del Kgb, diffuso per spargere la disinformazione su un tema che preoccupava molto Mosca. Era una tale fesseria, che quando vedevo il Papa ci scherzavamo sempre su.
  • Il comunismo significava vuoto materialistico, violenza politica e barbarie intellettuale. Wojtyla, invece, è stato il simbolo dei valori opposti: fede, dignità umana, spiritualità, libertà. Con la sua testimonianza ha sgretolato l'impero sovietico dall'interno.
  • Verrà ricordato come un faro che ha brillato in un periodo caratterizzato dal cinismo, il vuoto spirituale, e anche l'incertezza politica provocata dalla guerra fredda.

Michail Gorbačëv[modifica]

Giovanni Paolo II con Michail Gorbačëv
  • Certo, lui usciva dalla sfera spirituale, a volte parlava come un politico. Ma più che del politico, direi, spesso ricopriva il ruolo del profeta.
  • Credo che questo Papa, che pure ha tratti di totale intransigenza, sia al fondo un politico realista. Richiamare l'attenzione del mondo sui suoi problemi più urgenti, improcrastinabili, è realismo e lungimiranza. Cosa ben diversa dal realismo di piccolo respiro dedicato a chiudere le falle e a risolvere meschini interessi di breve momento. La sua attenzione al Terzo Mondo, al debito che lo schiaccia in misura crescente, ne è la prova.
  • Dopo il 1989 ci siamo incontrati più volte e, ogni volta, ho avuto la conferma che l'uomo che avevo di fronte aveva una chiara consapevolezza della drammaticità delle sfide del mondo contemporaneo. Fin dal primo contatto provai fiducia, istintivamente. E credo che sia stata una comprensione reciproca. Certo siamo diversi, con percorsi di vita che più diversi non potrebbero essere, eppure - e questo non cessa di stupirmi - siamo giunti agli stessi approdi nel giudizio sull'uomo. Forse, chissà, in questa convergenza gioca il fatto che entrambi siamo uomini dell'Est.
  • Era privo di legami a queste o quelle ideologie o partiti. Predicava il rispetto verso l'Uomo, servendo la giustizia.
  • Io vedo in lui un umanista, che ha compreso a fondo, molto a fondo, le tragedie del comunismo, le ragioni della sua degenerazione. Ma anche un uomo che ha capito molto bene la realtà di un certo capitalismo, la sua brutalità, la sua vuotezza, il cui materialismo pratico non è affatto migliore del materialismo filosofico di una certa interpretazione del marxismo.
  • La sua critica dell'assenza di libertà individuali nel sistema politico sovietico fu giusta. Io stesso, che pure vi ero nato e cresciuto, ero giunto a conclusioni analoghe e, proprio per questo, mi ero impegnato a riformarlo. Ma c'è sempre, nelle parole di questo Papa, una sincerità e una coerenza che non si trovano in altri critici di quel comunismo: cioè Giovanni Paolo II denuncia la mancanza di libertà dovunque si manifesta, nel comunismo, ma anche nel capitalismo. Per questo è stato osteggiato e criticato dalle potentissime congreghe dei vincitori della guerra fredda.
  • Lui è stato, e rimane, una persona che è uscita anche al di fuori della sua propria missione spirituale. Non è stato fermato né dagli attentati contro di lui né dalle minacce. È stato sempre un fermo e convinto difensore delle idee dell'umanesimo. È stato un grande umanista.
  • Nella storia della Chiesa ci sono stati pochi Papi così longevi come Giovanni Paolo II, e così importanti: per avere attraversato un'intera epoca di eccezionali cambiamenti non da spettatori ma da protagonisti.
  • Sì, all'epoca Giovanni Paolo II aveva criticato spesso - e critica ancora oggi - il cosiddetto sistema comunista (anche se preferirei chiamarlo pseudocomunista, in quanto si è solo appropriato il nome) e il modello sociale antiumano che incarnava. Il Papa lo conosceva non per sentito dire: ci aveva vissuto. Ma questa presa di posizione non gli ha impedito di ricordare, ormai nei giorni nostri, che anche questo modello aveva aspetti positivi, inanzitutto sociali.
  • Sua Santità si schiera sempre per una soluzione politica, umana. Crede profondamente nella possibilità di una tale soluzione e io condivido pienamente questa fede.

Hans Küng[modifica]

  • Giovanni Paolo II è stato globalmente lodato come un combattente per la pace e per i diritti umani. Ma quello che ha predicato all'esterno è in totale opposizione con la sua politica all'interno della Chiesa, dove ha esercitato un pontificato autoritario, opprimendo i diritti delle donne e dei teologi. Per questo non merita di essere presentato ai fedeli come un esempio.
  • Del resto, il suo comportamento nei confronti dei teologi sudamericani della liberazione è stato l'esatto opposto di quello che un esempio cristiano dovrebbe rappresentare.
  • Ma il "Santo Subito" è stata un'esortazione pilotata. Me li ricordo gli striscioni "spontanei" di Piazza San Pietro: tutti di stampa meticolosa, raffinata. È stata una palese messa in scena da parte di gruppi cattolici, conservatori e reazionari, che sono molti forti soprattutto in Spagna, Italia e Polonia.
  • Allo stesso modo, l'entità degli scandali sessuali nella Chiesa, è stata sistematicamente nascosta sia da Wojtyla che dall'allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Ratzinger.

Sandro Magister[modifica]

  • Karol Wojtyla irrompe in questi anni '80 con il passo grave del più celebre papa della storia. Celebre, non celebrato. [...] Dopo quindici mesi di pontificato, papa Karol Wojtila non è più uno sconosciuto: eppure, più il mondo lo conosce, meno il mondo lo ama.
  • Una cosa sanno di Giovanni Paolo II i cardinali che eleggeranno il suo successore: che è irripetibile.
  • Wojtyla si segnala come interprete di prima grandezza della nuova fase dell'apertura a oriente della Chiesa, a superamento del capitolo meramente diplomatico.

Gianluigi Nuzzi[modifica]

  • Il 16 ottobre 1978 viene eletto papa il polacco Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II. Il santo padre recupera la politica di Paolo VI e assicura a Marcinkus la continuità sull'indirizzo finanziario.
  • In realtà, Giovanni Paolo II segue le più delicate vicende che agitano la segreteria di Stato, dicastero chiave nell'organigramma vaticano e braccio operativo del santo padre. S'interessa alle inchieste che turbano i segreti dello Ior, come si è visto grazie ai report inviati negli anni Novanta da Caloia al segretario di Wojtyla, Stanislao Dziwisz, sulle vicende Enimont e sullo Ior parallelo, creatura di monsignor Donato de Bonis. Riceve quindi i dossier più riservati sui casi critici e indica le linee generali da seguire alla segreteria di Stato. Gestisce poi in prima persona un'enorme quantità di denaro sui finanziamenti alla Polonia di Solidarnosc. Denaro che costituisce il fondo personale del sommo pontefice e che proprio essendo di sua esclusiva competenza sfugge ai bilanci ufficiali che la Santa Sede diffonde ogni anno.
  • Se si sommano i 72,5 miliardi dello Ior ai 94,4 miliardi dell'Obolo di san Pietro, si scopre che Wojtyla nel 1994 può contare su una cassa personale per carità e opere di bene di 166,9 miliardi (121,3 milioni di euro). Ai quali andranno aggiunti negli anni i proventi della Centesimus annus pro pontefice, il fondo che raccoglie i frutti delle iniziative degli imprenditori cattolici.

Fernando Vallejo[modifica]

  • E quale sarà il papa a dover chiedere perdono in futuro per l'omofobia di Wojtyla e per l'infinità di bambini che sono nati per essere abbandonati o malati di AIDS a causa della sua ottusa opposizione alla pillola per l'interruzione di gravidanza e al preservativo in un mondo sovrappopolato? O per gli innumerevoli crimini della Puttana carnivora e bimillenaria contro il nostro prossimo, gli animali?
    Sabato 2 aprile 2005, dopo mesi di malattia che hanno rotto il cazzo al Vaticano e tenuto col fiato sospeso il pianeta, finalmente è morto Wojtyla, il papa della riproduzione.
  • Giovanni Paolo II ha protetto Marcinkus e Sindona, come avrebbe poi protetto il grande pedofilo messicano, padre Marcial Maciel.
  • Ha canonizzato quell'ipocrita cacciatore d'eredità e truffatore di vedove di José Maria Escrivà de Balaguer, fondatore della setta franchista dell'Opus Dei e più perverso e tenebroso lui da solo di tutta la Compagnia di Gesù messa assieme.
    In Nicaragua ha demonizzato quella che definiva "la Chiesa popolare" e nel Salvador ha condannato il cardinale Oscar Romero, le cui denunce contro gli squadroni della morte del suo Paese gli sarebbero costate la vita: un franco tiratore lo ammazzò con un colpo al cuore mentre celebrava una messa presso l'ospedale della Divina Provvidenza e nell'esatto momento dell'eucaristia. La sfilza delle vigliaccate di Wojtyla è infinita.

Note[modifica]

  1. Dall'omelia all'aeroporto militare di Radom, Varsavia, 4 giugno 1991.
  2. Udienza al pellegrinaggio di Benevento, 10 agosto 1983
  3. Dall'omelia per la dedicazione del Santuario della divina Misericordia, Kraków-Łagiewniki, 17 agosto 2002.
  4. Da Varcare la soglia della speranza, Mondadori, Milano, 2020, pp. 105-106. ISBN 9788852043536
  5. Da Beatificazione del Servo di Dio Damiano De Veuster, Missionario della Congregazione dei Sacri Cuori - Omelia di Giovanni Paolo II, vatican.va, 4 giugno 1995.
  6. Da Incontro con la cittadinanza di Benvento, 2 luglio 1990.
  7. Da Discorso di Giovanni Paolo II alla cittadinanza di Reggio Calabria, vatican.va, 7 ottobre 1984.
  8. Dal messaggio del 1981 agli scienziati riuniti nella prima sessione dei Seminari di Erice sulle Guerre Nucleari; citato in Antonino Zichichi, Galilei divin uomo, Ed. Il Saggiatore, Milano 2001, ISBN 88-428-0943-8
  9. a b c d e Da Discorso del Santo Padre Giovanni Paolo II al 18° Congresso Internazionale della società dei trapianti, vatican.va, 29 agosto 2000.
  10. Dall'incontro con i Parroci e il Clero della Diocesi di Roma, 26 febbraio 2004; citato in Ciampi: in Campidoglio cita il Papa, semo romani e damose da fa', Adnkronos, 27 settembre 2005.
  11. Da L'Osservatore Romano, 7 febbraio 1981.
  12. Dall'omelia del 7 ottobre 1986.
  13. Dall'enciclica Dives in Misericordia, V, 7; in La Civiltà Cattolica, ed. 3127-3132, 1980, p. 576.
  14. Estratto del Discorso ai membri delle altre religioni, Madras, 5 febbraio 1986, n. 4: Insegnamenti IX/1, 1986, pp. 322s., come citato nell'Udienza generale del 9 settembre 1998.
  15. Da Messaggio per la 90ª giornata mondiale delm igrante e del rifugiato, vatican.va 15 dicembre 2003.
  16. Dal Primo saluto e prima benedizione ai fedeli, 16 ottobre 1978; citato in Angelo Montonati, in Introduzione a "Parole sull'uomo".
  17. Dall'Omelia per la beatificazione di Monsignor Rosaz, 14 luglio 1991.
  18. Dal discorso ai partecipanti del convegno sulla missione ecclesiale di Adrienne von Speyr, 28 settembre 1985; citato in Marcello Paradiso, Il blu e il giallo. Hans Urs von Balthasar e Adrienne von Speyr: un'avventura spirituale, Effatà Editrice, Cantalupa, 2009, p. 4. ISBN 978-88-7402-511-4
  19. Dal Discorso all'Assemblea Generale dell'ONU, 5 ottobre 1995.
  20. a b Da Discorso di Giovanni Paolo II alla popolazione napoletana, vatican.va, 21 ottobre 1979.
  21. Dal discorso ai vescovi del Belgio in visita in Vaticano; citato in Libero, 23 novembre 2003, p. 7.
  22. Dal Redemptor Hominis, n. 17.
  23. Da Incontro con la cittadinanza di Benvento, 2 luglio 1990.
  24. Dall'Udienza generale dell'8 ottobre 1980.
  25. Dall'Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, 22 novembre 1981.
  26. Dall'enciclica Dominum et Vivificantem, 1986.
  27. Da Familiaris consortio del 1981.
  28. Dall'omelia per la celebrazione eucaristica all'"Oriole Park at Catmden Yards", 8 ottobre 1995.
  29. Dal discorso del 23 giugno 1984.
  30. Dal messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 1985.
  31. Dal Discorso ai Militari dell'Arma dei Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, 26 febbraio 2001.
  32. Da un messaggio alla World Federation of Scientists; citato in Antonino Zichichi, L'irresistibile fascino del tempo, Net, 2002, p. 22. ISBN 88-515-2004-6
  33. Dal Discorso di Giovanni Paolo II ad un pellegrinaggio della Diocesi di Agrigento, 27 marzo 1982.
  34. Dalla Lettera Apostolica Dilecti Amici, 1, 31 marzo 1985.
  35. Dalla Messaggio per la XXVIII giornata della Pace, Vaticano, 8 dicembre 1994.
  36. Dalla dichiarazione congiunta con Karekin II, 27 settembre 2001; riportato in Vatican.va.
  37. Dall'udienza generale del 10 gennaio 1990; riportato in Vatican.va.
  38. Da Discorso di Giovanni Paolo II all'arrivo a Napoli, vatican.va, 21 ottobre 1979.
  39. Discorso durante la visita al Sacro Cuore di Montmarte, Parigi, 1 giugno 1980.
  40. Dall'Omelia per l'inizio del pontificato, 22 ottobre 1978.
  41. Dal messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2002.
  42. Da La bottega dell'orefice, 1960; citato in Elena Spagnol, Citazioni, Garzanti, 2003.
  43. Dall'incontro con i Parroci e il Clero della Diocesi di Roma, 26 febbraio 2004.
  44. Dal Primo saluto e prima benedizione ai fedeli, 16 ottobre 1978.
  45. Da Incontro di Giovanni Paolo II con i giovani nello stadio San Paolo, vatican.va, 10 novembre 1990.
  46. Da Insegnamenti, IX/2 1986.
  47. Da Trittico romano. Meditazioni.
  48. Dalla lettera apostolica Ordinatio Sacerdotalis, 22 maggio 1994.
  49. Dall'Udienza generale del 25 ottobre 1978.
  50. Dal discorso Ai giovani della Parrocchia di Sant'Ugo Vescovo, Roma, 13 dicembre 1992.
  51. Dalla visita a Münster, 1° maggio 1987; citato in Maria Euthymia Üffing, vatican.va.
  52. Dall'Esortazione Apostolica Redemptionis Donum, Libreria Editrice Vaticana, 25 marzo 1984.
  53. Da Canonizzazione di Padre Leopoldo da Castelnovo - Omelia di Giovanni Paolo II, vatican.va, 16 ottobre 1983.
  54. Udienza generale del 20 agosto 1986. Come citato in Andrea Lomonaco, Le parole dei Papi sul diavolo, nemico astuto che esiste davvero, Vatican News, 3 marzo 2024
  55. Dall'incontro in sinagoga con Elio Toaff del 13 aprile 1986; citato in Ai nostri fratelli maggiori, vaticannews.va, 17 gennaio 2021.
  56. Dalla poesia Meditazioni sulla morte, IV, 3, 1975.
  57. Dall'omelia per la beatificazione di Padre Pio da Pietralcina, 2 maggio 1999.
  58. Dalla omelia per la proclamazione della santa a Dottore della Chiesa.
  59. Da Il sapore del pane.
  60. Da Omelia, vatican.va, 3 ottobre 1999.
  61. Dall'Angelus del 10 gennaio 1982.
  62. Dal discorso durante la visita pastorale ad Alatri, 2 settembre 1984.
  63. Dall'Omelia della Messa per i fedeli della Ciociaria, durante la visita pastorale ad Alatri.
  64. Dall'incontro con i giovani di Genova, 22 settembre 1985. Ripetuta e parafrasata nell'incontro con i giovani della Sardegna, 20 ottobre 1985.
  65. Da Santa messa per la beatificazione di quattro servi di Dio, vatican.va, 25 ottobre 1998.
  66. Dal discorso pronunciato nella Biblioteca Malatestiana, 9 maggio 1986; citato in Il Papa in Romagna: documenti e testimonianze sulla visita pastorale di S. S. Giovanni Paolo II, a cura di Gian Michele Fusconi, Diocesi di Romagna, Rocca San Casciano, 1986.
  67. Celebrazione eucaristica nello stadio cittadino di Benevento, 1990.
  68. Dal bollettino sulle condizioni del Papa del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede Joaquín Navarro-Valls, ore 11.30, 2 aprile 2005. Il riferimento è probabilmente ai migliaia di giovani "incontrati in tutto il mondo lungo il percorso" pontificio e alla loro presenza in Piazza San Pietro nelle sue ultime ore.
  69. Cfr. Prima lettera ai Tessalonicesi: «Invece siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre nutre e ha cura delle proprie creature. Così affezionati a voi, avremmo desiderato darvi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari».
  70. Citato in "Rimpiango il Pci, non l'Urss". Intervista a Massimo D'Alema, huffingtonpost.it.
  71. Citato in Stefano Lorenzetto, Chi (non) l'ha detto. Dizionario delle citazioni sbagliate, Marsilio, Venezia, 2019.
  72. Citato in Discorso di Giovanni Paolo II all'UNESCO, Parigi, 2 giugno 1980 (ai nn. 21-22).
  73. Citato in Discorso di Giovanni Paolo II alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze nel cinquantesimo della rifondazione, 21 ottobre 1986 (al n. 8).
  74. Per approfondimenti vedi la voce Profezia di Malachia su Wikipedia.
  75. Albino Luciani, papa Giovanni Paolo I.

Bibliografia[modifica]

  • Giovanni Paolo II, Il dialogo interreligioso nel magistero pontificio, Libreria Editrice Vaticana, Roma 1994.
  • Giovanni Paolo II, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, Libreria Editrice Vaticana, Roma 2006. ISBN 8820978016
  • Giovanni Paolo II, Trittico romano. Meditazioni, Libreria Editrice Vaticana, 2003. ISBN 8820974517
  • Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, Libreria Editrice Vaticana.
  • Giovanni Paolo II, Parole sull'uomo, BUR, 1989.
  • Giovanni Paolo II, Segno di contraddizione, Vita e pensiero, 1977.
  • Giovanni Paolo II, Poesie (1939-1978), traduzione di Alessandra Kurczab e Margherita Guidacci, Edizioni di San Marco, 1986.
  • Giovanni Paolo II, Poesie, traduzione di Alessandra Kurczab e Margherita Guidacci, Newton, Roma, 1994. ISBN 8879837591
  • Giovanni Paolo II, Tertio Millennio Adveniente, Editore ART'È, Bologna 1998.
  • Giovanni Paolo II, Il sapore del pane: poesie, traduzione di Alessandra Kurczab e Margherita Guidacci, Libreria Editrice Vaticana, 1979.

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