Diego Abatantuono

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Diego Abatantuono

Diego Abatantuono (1955 – vivente), attore teatrale, cinematografico e televisivo, conduttore televisivo e sceneggiatore italiano.

Citazioni di Diego Abatantuono[modifica]

  • Diventai milanista perché da piccolo trovai un giorno per terra il portafoglio di mio nonno. Lo aprii e vidi le foto ingiallite di padre Pio e Gianni Rivera, che io non conoscevo, non sapevo chi fossero. Lo chiesi a mio nonno e lui mi spiegò: uno fa i miracoli, l'altro è un popolare frate pugliese. (da Catalogo dei Viventi 2007)
  • Grembiule nero e fiocco azzurro: per un bambino milanista il primo giorno di scuola è un trauma.[1]
  • La barba sono le mutande della faccia.[2]
  • Qualcuno dice che il fenomeno naziskin è gonfiato. È gonfiato fino a quando non incontri una banda di naziskin per la strada.[3]
  • – Stai attenta! Ma come guidi?
    – Sono un po' miope, ma gli occhiali non li metto mai perché invecchiano da morire...
    – Pensa che anch'io ho un amico zoppo che preferisce attraversare la strada strisciando piuttosto che portare il bastone...[4]

Dall'intervista di Renato Tortarolo

Il secolo XIX, 26 aprile 2002.

  • Non rifarei mai il cabaret di una volta: sarebbe penoso. Preferisco il ruolo di maestro di cerimonia.
  • Se hai sempre fatto il comico, ed entri in un ruolo drammatico aspetti cosa fa il pubblico: se piange, invece di ridere, ce l'hai fatta.
  • Bisogna sempre sapere cosa si vuol fare, se far ridere o commuovere. Il problema è quando non ne azzecchi una.
  • L'artista prima di tutto è un essere umano, diverso da qualsiasi altro artista che gli passi vicino. Che deve fare, davanti alla realtà? Dipende da chi sei, da come ti rapporti con il mondo. Io, per esempio, non amo una certa smania di esserci, di apparire, comune a tanti miei colleghi.
  • In tv ci vado a raccontare un film o a parlare di qualcosa che mi diverte come il calcio. Per il resto, la mia mossa alla partita a scacchi della vita è la coerenza.
  • Io la cultura di destra la conosco poco. Forse perché sono nato negli anni Settanta, quando la cultura era di sinistra. Ho passato più di trent'anni della mia vita con quel modo d'intendere le cose. Ma tutto cambia e adesso che c'è la destra al governo, avrà modo di esprimere una sua cultura.
  • Nei miei film non c'è mai il contrario di quello che penso: questo è poco ma sicuro. Anche perché non sono sempre sicuro di aver ragione, di aver capito tutto. E la storia italiana degli ultimi anni è costellata di gente che credeva di aver le idee chiare: Occhetto, D'Alema...
  • Gli interisti dimostrano di avere un cuore di ferro. Perché sono tredici anni che resistono benissimo allo stress di non vincere nulla.
  • [Allo stadio] Non mi piace il clima che si è creato, non mi piace portarci i miei figli, non mi piace nemmeno tanto un tipo di gente che ci va solo per farsi vedere. Non vedo più tanti tifosi, ma gente che a curarsi l'immagine. Sarebbe molto meglio se andassero a curarsi in una clinica.
  • Non sopporto quelli che contano qualcosa solo alla domenica. Chi esercita un fastidioso tipo di potere. Non dico i vigili, ma tutti gli altri. [...] Io mi sono sempre pagato la tessera. Ma se quando entro in uno stadio mi devo sentire un ospite, mi passa la voglia.

Abatantuono: «Le notti con Fo e Jannacci valevano un mese a scuola»

Dall'intervista di Candida Morvillo, Corriere.it, 7 ottobre 2017.

  • Passavo le notti al Derby, che era di zia Rosa. Mamma era la guardarobiera, papà ci tirava tardi con Jannacci, Paolo Villaggio, Enzo Iacchetti… Quelli che sarebbero diventati i miei amici.
  • Dario [Fo] era ventidue volte più colto di tutti noi. Una sera, con Umberto Smaila e Ninì Salerno, gli facemmo assaggiare tre tipi di vino e di ognuno azzeccò vitigno, bouquet e anno.
  • Ci telefonavamo [con Ettore Scola] per gli auguri non a Pasqua o a Natale, ma il 25 aprile e il primo maggio.

Note[modifica]

  1. Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 24. ISBN 88-8598-826-2
  2. Dalla trasmissione televisiva Che Tempo Che Fa, Rai tre, 3 febbraio 2007.
  3. Citato ne L'Indipendente, 18 dicembre 1993; citato in Panorama. Edizioni 1393-1398, Mondadori, 1993, p. 8.
  4. Citato in Gino e Michele, Matteo Molinari, Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano, Arnoldo Mondadori Editore, 1997.

Filmografia[modifica]

Attore[modifica]

Doppiatore[modifica]

Altri progetti[modifica]