Jimmy Carter

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Jimmy Carter
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la pace (2002)

James Earl Carter (1924 – vivente), 39° presidente degli Stati Uniti.

Citazioni di Jimmy Carter[modifica]

Because of greatness of the Shah, Iran is an island of stability in the Middle East. (Affermazione del 30 dicembre 1977 riportata dal The New York Times il 1 gennaio 1978[1])
  • [...] un sistema di apartheid con due popoli sulla stessa terra ma completamente separati uno dall'altro, con gli israeliani completamente dominanti che reprimono la violenza privando i palestinesi dei loro elementari diritti umani. Questa è la politica perseguita attualmente. (da Palestine: Peace not Apartheid; citato in Joseph Halevi, Quell'apartheid nel titolo che Israele non gli perdonerà mai, Il manifesto, 19 aprile 2008)
  • Meles era un uomo piccolo, silenzioso e personalmente modesto, ma parlava con piena autorità e sicurezza di sé.
Meles was a small man, quiet and personally modest, but he spoke with total authority and confidence.[2]
  • Una volta, Meles mi mostrò dove venti carri armati del Derg si erano insediati a sud d'un piccolo fiume, pronti a contrattaccare le sue truppe. C'era un ponte attraverso il ruscello, e chiesi a Meles come mai non lo facesse saltare in aria per impederire un futuro attacco. Egli sorrise, e rispose che non voleva distruggere la nazione che presto il suo popolo governerà.
On one occasion, Meles showed me where twenty Derg tanks were located south of a small river and marshaled for a counterattack against his troops. There was a bridge across the stream, and I asked Meles why he didn't blow it up to deter the prospective attack. He smiled and responded that he didn't want to destroy the nation his people would soon be governing.[2]
  • Lo Scià non solo era stato un forte ed affidabile alleato degli Stati Uniti per molti anni, ma rimase il leader intorno a cui speravamo di vedere un governo stabile e riformato organizzato e mantenuto in Iran. Conoscevamo poco delle forze che lo contestavano, ma i loro slogan e le loro dichiarazioni antiamericane bastavano da soli a rafforzare la nostra determinazione nel dare il nostro appoggio allo Scià mentre lottava per sopravvivere.
Not only had the Shah been a staunch and dependable ally of the United States for many years, but he remained the leader around whom we hoped to see a stable and reformed government organized and maintained in Iran. We knew little about the forces contending against him, but their anti-American slogans and statements were enough in themselves to strengthen our resolve to support the Shah as he struggled for survival.[3]

Da Intervista all'ex presidente Usa e premio Nobel per la pace, Jimmy Carter

Thisiscuba.net, 6 aprile 2011

  • Confido in un futuro di normali relazioni diplomatiche tra Cuba e gli USA. Mi piacerebbe venire un giorno, senza più alcuna restrizione sui viaggi da Cuba agli Stati Uniti e viceversa e che gli stessi viaggi, ogni forma d’associazione e la libertà avessero modo d’essere apprezzati.
  • L'embargo è uno strumento di oppressione per il popolo cubano. Questo strumento non lede unicamente il governo Cubano, ma soprattutto gli stessi cubani.
  • La maggior parte dei Cubani vorrebbe avere delle normali relazioni con gli Stati Uniti, e questo vale anche per gli Americani con Cuba. Indubbiamente, nel mio Paese c'è qualche leader radicale, qualcuno di essi è una figura di spicco nel Congresso, in molti casi Cubano-americani, che insistono nel mantenere l'attuale situazione di rottura diplomatica tra i due paesi. Questi leader sono la rappresentazione della passata comunità Cubano-Americana, il cui scopo fondamentale era quello di rovesciare il regime Castro.
  • Penso che gli Stati Uniti non abbiano agito con la fermezza necessaria atta ad affrontare i problemi del riscaldamento globale. I funzionari cubani, da quando sono qui, mi hanno documentato quello che si è fatto nella parte vecchia dell’Avana, e sono stato in Bolivia per riunirmi con Evo Morales, e proprio la Bolivia potrebbe essere il primo paese a soffrire i danni economici, dovuti allo scioglimento dei ghiacciai nelle montagne boliviane, che, per il paese, rappresentano una fonte di acqua potabile. Per questo motivo spero che in futuro, tutte le nazioni siano sensibili al tema del riscaldamento globbale e so che Fidel Castro è anche un promotore di questo stesso argomento.

Da Ho paura per la democrazia

Repubblica.it, 6 gennaio 2022

  • A un anno da quegli avvenimenti, coloro che avevano sostenuto la calunnia secondo cui i risultati elettorali erano stati il frutto di brogli hanno assunto il controllo di un partito politico e continuano ad alimentare la sfiducia nel nostro sistema elettorale. Queste forze esercitano potere e influenza tramite un’incessante opera di disinformazione, che continua a mettere gli americani gli uni contro gli altri.
  • Affinché la democrazia americana possa sopravvivere, dobbiamo esigere che i nostri leader e i nostri candidati difendano gli ideali della libertà e adottino un comportamento integerrimo. Le persone di ogni orientamento devono credere ai principi fondamentali della Costituzione. Le elezioni devono svolgersi pacificamente, al riparo da intimidazioni e violenze. In secondo luogo, dobbiamo esigere riforme che garantiscano la precisione dei risultati.
  • La nostra grande nazione è sull’orlo di un precipizio. Se non agiamo subito rischiamo un conflitto civile e la perdita della nostra preziosa democrazia. Gli americani devono mettere da parte le differenze e lavorare insieme, prima che sia troppo tardi.

Citazioni su Jimmy Carter[modifica]

  • Mi sembra che nonostante il suo sorriso ingenuo e la sua voce dolce, Carter non sia facilmente decifrabile. [...] Secondo me, i punti deboli di Carter sono altri. Uno di questi è il suo ridicolo senso religioso, che lo fa agire come se fosse un essere moralmente superiore, e che gli impedisce di farsi degli amici, in particolare nel Congresso. Non è forse significativo il fatto che Tip O'Neil, quella vecchia volpe del suo stesso partito, non gli nasconda la sua antipatia? Un altro punto debole sta nella sua intensa vita interiore, che lo priva del dinamismo necessario a un presidente. Quindi, manca di pragmatismo, il che gli rende difficile prendere le distanze dai grandi principi per potersi consacrare ai problemi quotidiani in modo costruttivo. Inoltre, la modestia e la mancanza di fiducia in se stesso, non lo aiutano; un presidente non deve mai essere modesto. (Nicolae Ceaușescu)
  • Prima di partire per Vienna, il presidente [degli Stati Uniti] Carter ha fatto due dichiarazioni. La prima: «Ci auguriamo che il signor Breznev [Allora presidente dell'Unione Sovietica e Primo Segretario del PCUS] abbia per le nostre ragioni la stessa comprensione che noi abbiamo per le sue». La seconda: «Se Ted Kennedy si presenta contro di me alle elezioni presidenziali, gli faccio un c.o così» Il triviale Nixon avrebbe potuto dire le stesse cose, ma certamente ne avrebbe invertito l'ordine di priorità riservando la comprensione a Kennedy ed il c.o a Breznev. La differenza fra i due è tutta qui. (Indro Montanelli)
  • Rammento una riunione della Trilaterale a Tokyo. Lui non era ancora presidente. Ma ho il ricordo netto di un uomo sempre pronto a impartire una lezioncina. Il che lo rendeva antipatico a tutti. In albergo, a colazione tutti lo fuggivano. Era anche poco intelligente, come dimostrò il fallimento dell'operazione per la liberazione dei 52 ostaggi americani nell'ambasciata di Teheran. "Non voglio nemmeno un morto", disse. Ma come si può immaginare che una operazione del genere possa essere indolore? Suvvia... (Giovanni Sartori)
  • Un personaggio che sembra uscito da un film di Peter Sellers. Un insopportabile moralista, la Bibbia sempre in mano e, in testa, il vuoto, il nulla. (Roberto Gervaso)

Note[modifica]

  1. Citato in Christopher Cerf e Victor Navasky, The Experts Speak, New York, Villard, 1998, p. 293. ISBN 0-679-77806-3
  2. a b Da Jimmy Carter, Beyond the White House: Waging Peace, Fighting Disease, Building Hope, Simon and Schuster, 2008, p. 217, ISBN 1416558810
  3. Jimmy Carter, Keeping Faith: Memoirs of a President, University of Arkansas Press, 2013, p. 448, ISBN 1610752236

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