Erich Fromm

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Erich Fromm nel 1974

Erich Pinchas Fromm (1900 – 1980), psicoanalista e sociologo tedesco.

Citazioni di Erich Fromm[modifica]

  • Fascismo, nazismo e stalinismo sono il culmine dell'alienazione.[1]
  • I sogni sono come un microscopio attraverso il quale possiamo vedere gli avvenimenti nascosti nella nostra anima.[2]
  • Il compito principale di un uomo è dare origine a se stesso, trasformandosi in tutto ciò che è in grado di essere. Il risultato di tali sforzi sarà la sua personalità.
(EN) Man’s main task in life is to give birth to himself, to become what he potentially is. The most important product of his effort is his own personality.[3]
  • Il sorriso convenzionale ha sostituito la risata genuina... l'opaca disperazione ha preso il posto di un'autentica sofferenza.[4]
  • L'uomo è l'unico animale la cui esistenza è un problema che deve risolvere.[5]
L'uomo è l'unico animale per il quale la sua stessa esistenza è un problema che deve risolvere.[6]
  • L'uomo moderno, se osasse parlare del suo concetto di paradiso, descriverebbe una visione ove il paradiso sarebbe simile al più grande emporio del mondo, con esposti nuovi articoli ed elettrodomestici. Quanto a lui, fornito dei quattrini necessari per l'acquisto, se ne andrebbe su e giù con la borsa aperta, in mezzo a questo paradiso di elettrodomestici e di merci, purché, beninteso, vi fossero da comprare cose sempre più nuove e in maggior quantità, e, forse, purché i suoi vicini fossero un tantino meno privilegiati di lui.[7]
  • [La necrofilia] La passione di distruggere la vita, e l'attrazione per tutto quanto è morto, in disfacimento o puramente meccanico.[8]
  • La vita ha un dinamismo interno tutto suo; tende a crescere, a essere espressa e vissuta.[9]
  • Nel diciannovesimo secolo il problema era: Dio è morto; nel ventesimo secolo è questo: è morto l'uomo.[7]
  • Niente appare più difficile per l'uomo medio che sopportare la sensazione di non essere identificato con un gruppo più vasto.[10]
  • Non è sorprendente che la visione profetica di un'umanità unita e pacifica, di giustizia per i poveri e gli indifesi, trovasse un suolo fertile tra gli ebrei e che non fosse mai dimenticata? Che quando le mura dei ghetti caddero al suolo, gli ebrei, in numero sproporzionatamente grande, fossero tra coloro che proclamavano gli ideali di internazionalismo, pace e giustizia? Quella che da un punto di vista umano è stata la loro tragedia — la perdita della loro terra e del loro stato — dal punto di vista umanistico fu la più grande benedizione: essendo fra chi soffre ed è disprezzato, furono capaci di svilupparsi e di mantenere una tradizione di umanesimo.[11]
  • Scopo del sadismo è trasformare l'uomo in una cosa, qualcosa di animato in qualcosa di inanimato, poiché sotto un controllo completo e assoluto l'essere vivente perde una qualità essenziale della vita: la libertà.[12]

Avere o essere?[modifica]

Incipit[modifica]

L'aut-aut tra avere ed essere non è un'alternativa che si imponga al comune buon senso. Sembrerebbe che l'avere costituisca una normale funzione della nostra esistenza, nel senso che, per vivere, dobbiamo avere oggetti. Inoltre, dobbiamo avere cose per poterne godere. In una cultura nella quale la meta suprema sia l'avere – e anzi l'avere sempre più – e in cui sia possibile parlare di qualcuno come una persona che «vale un milione di dollari», come può esserci un'alternativa tra avere ed essere? Si direbbe, al contrario, che l'essenza vera dell'essere sia l'avere; che, se uno non ha nulla, non è nulla.

Citazioni[modifica]

  • Si possono scrivere pagine e pagine di descrizione del sorriso della Gioconda, ma il sorriso stesso quale è stato dipinto da Leonardo non potrà mai essere tradotto in parole, e ciò non perché il sorriso della Gioconda sia così «misterioso». In realtà, il sorriso di chiunque è misterioso (a meno che non si tratti del sorriso frutto di apprendimento, per così dire sintetico, che serve agli scambi commerciali).
  • La nostra è una società composta da individui notoriamente infelici: isolati, ansiosi, in preda a stati depressivi e a impulsi distruttivi, incapaci di indipendenza, in una parola esseri umani ben lieti di poter ammazzare il tempo che con tanto accanimento cercano di risparmiare.
  • Il vivere bene non rappresenta ormai più da un pezzo la soddisfazione semplicemente di un'esigenza di carattere etico o religioso: per la prima volta nella storia, "la sopravvivenza fisica della specie umana dipende dalla radicale trasformazione del cuore umano". D'altro canto, una trasformazione del cuore umano è possibile solo a patto che si verifichino mutamenti economici e sociali di drastica entità, tali da offrire al cuore umano l'occasione per mutare e il coraggio e l'ampiezza di prospettive necessari per farlo. (p. 32)
  • ..ben pochi sforzi sono stati compiuti per sondare la possibilità di elaborare modelli sociali completamente nuovi e per metterli alla prova dell'esperienza. In realtà, finché i problemi della ricostruzione sociale non prenderanno, almeno in parte, il posto dell'interesse per la scienza e per la tecnica che occupano attualmente le migliori menti, la fantasia umana non sarà in grado di dar corpo a nuove e realistiche alternative. (p. 35)
  • Marx affermava che il lusso è un vizio esattamente come la povertà e che dovremmo proporci come meta quella di "essere" molto, non già di "avere" molto. (Mi riferisco qui al vero Marx, all'umanista radicale, non alla sua volgare contraffazione costituita dal «comunismo» sovietico.) (p. 40)
  • La differenza tra essere e avere non è essenzialmente quella tra Oriente e Occidente, ma piuttosto tra una società imperniata sulle persone e una società imperniata sulle cose. L'atteggiamento dell'avere è caratteristico della società industriale occidentale, in cui la sete di denaro, fama e potere, è divenuta la tematica dominante della vita. (p. 45)
  • Naturalmente, si potrà ribattere che l'insonnia è un sintomo fisico al pari di un'infiammazione alla gola o di un mal di denti, e che pertanto è altrettanto legittimo dire che si "ha" l'insonnia quanto dire che si ha la gola infiammata. C'è però una differenza: una infiammazione alla gola o un mal di denti è una sensazione fisica che può essere più o meno intensa, ma che ha scarse connotazioni psichiche. Si può avere la gola infiammata perché si ha una gola, o un mal di denti perché si hanno i denti. L'insonnia, al contrario, non è una sensazione fisica ma una condizione mentale, quella della incapacità a dormire. Se parlo di «"avere" l'insonnia» invece di dire «non posso dormire», tradisco il mio desiderio di rimuovere l'esperienza di ansia, inquietudine, tensione, che mi impedisce di dormire, e di affrontare la manifestazione mentale come se si trattasse di un sintomo somatico. (p. 49)
  • Le strutture viventi possono essere soltanto se divengono; possono esistere soltanto se mutano. Trasformazione e crescita sono qualità inerenti al processo vitale. (p. 54)
  • Nulla è reale all'infuori del divenire. (p. 54)
  • Un'autorità, un'istituzione, un'idea, un'immagine, possono essere introiettate allo stesso modo: io le ho, per sempre protette e difese, per così dire, nelle mie viscere. (p. 56)
  • Per riassumere: consumare è una forma dell'avere, forse quella di maggior momento per l'odierna società industriale opulenta. Il consumo ha caratteristiche ambivalenti: placa l'ansia, perché ciò che uno ha non può essergli ripreso; ma impone anche che il consumatore consumi sempre di più, dal momento che il consumo precedente ben presto perde il proprio carattere gratificante. I consumatori moderni possono etichettare se stessi con questa formula: io sono = ciò che ho e ciò che consumo. (p. 57)
  • Gli studenti e quanto viene loro insegnato rimangono estranei tra loro, a parte il fatto che ognuno degli studenti è divenuto il proprietario di un insieme di affermazioni fatte da qualcun altro (il quale a sua volta o le ha coniate di suo o le ha riprese da un'altra fonte). (p. 60)
  • Gli studenti che fanno propria la modalità dell'avere si prefiggono un'unica meta: conservare ciò che hanno appreso», registrandolo esattamente nella propria memoria oppure conservando accuratamente le annotazioni. Non devono né produrre né creare qualcosa di nuovo. In effetti, gli individui del tipo «avere» mostrano la tendenza a sentirsi turbati da nuovi pensieri o idee su questo o quell'argomento, e ciò perché il nuovo mette in questione l'insieme cristallizzato di informazioni che già possiedono. In effetti, per una persona agli occhi della quale l'avere costituisce la forma principale di relazione con il mondo, idee che non possano venire facilmente incamerate (o registrate per iscritto) sono preoccupanti, al pari di qualsiasi altra cosa cresca e si trasformi, e che pertanto sia incontrollabile. (p. 60)
  • Il mio centro è dentro di me. (traduzione di Francesco Saba Sardi, Mondadori, 2006)

Fuga dalla libertà[modifica]

  • L'atto di disobbedienza, in quanto atto di libertà, è l'inizio della ragione. (1980)
  • L'uomo moderno, liberato dalle costrizioni della società preindividualistica, che al tempo stesso gli dava sicurezza e lo limitava, non ha raggiunto la libertà nel senso positivo di realizzazione del proprio essere: cioè di espressione delle sue potenzialità intellettuali emotive e sensuali. Pur avendogli portato indipendenza e razionalità, la libertà lo ha reso isolato e, pertanto, ansioso e impotente. (1980)
  • Se le qualità che uno ha, non servono, egli non ne possiede alcuna. (1980)
  • In realtà non c'è nulla di più accattivante e convincente della spontaneità, sia che la si trovi nel bambino, o nell'artista, sia che la si trovi in quegli individui che non rientrano per età o professione in questi due gruppi. (1980)
  • La libertà positiva consiste nell'attività spontanea della personalità totale. (1980)
  • Rinunciare alla spontaneità e all'individualità significa soffocare la vita. (1980)
  • In ogni attività spontanea l'individuo abbraccia il mondo. Non solo il suo io individuale resta intatto, ma si rafforza e si consolida. Infatti l'io è tanto forte quanto attivo. (1980)
  • Solo le qualità che sorgono dalla nostra attività spontanea danno forza all'io e formano per tanto la base della sua integrità. L'incapacità di agire spontaneamente, di esprimere quel che veramente si sente e si pensa, e la conseguente necessità di presentare uno pseudo io agli altri e a se stessi, sono la radice del sentimento di inferiorità e di debolezza. Che ne siamo o no coscienti, non c'è nulla di cui ci vergogniamo di più del fatto di non essere noi stessi, e non c'è nulla che ci dia più orgoglio o felicità di pensare, sentire e dire quel che è nostro. Ciò implica che quello che importa è l'attività in quanto tale, il processo e non il risultato. (1980)
  • Se l'individuo realizza il suo io mediante l'attività spontanea, e in questo modo si mette in rapporto con il mondo, cessa di essere un atomo isolato; sia lui che diventano parti di un tutto organico; egli occupa il suo giusto posto, e così i dubbi su se stesso e sul significato della vita; quando egli riesce a vivere non in modo coatto, né da un automa, ma spontaneamente, essi scompaiono. Ha coscienza di sé come un individuo attivo e creativo e riconosce che c'è un solo significato della vita: l'atto stesso di vivere. (1980)
  • Affermare che l'uomo non deve essere soggetto a qualche cosa di superiore a lui non significa negare la dignità degli ideali. Ci costringe però ad un'analisi critica di che cosa è un ideale. Oggigiorno si dà di solito per scontato che un ideale è un qualsiasi fine il cui perseguimento non implichi un guadagno materiale, una qualsiasi cosa per la quale una persona sia pronta a sacrificare dei fini egoistici. Questo è un concetto puramente psicologico, e anzi relativistico, dell'ideale. Da questo punto soggettivistico un fascista, che è mosso da un desiderio di subordinarsi a un potere, e nello stesso tempo di sopraffare gli altri, ha un ideale proprio come lo ha l'uomo che si batte per l'eguaglianza e per le libertà umane. Su questa base il problema degli ideali non può in alcun modo essere risolto. (1980)
  • Tutti i veri ideali hanno un elemento in comune: esprimono il desiderio di qualche cosa che non è ancora realizzato, ma che è desiderabile ai fini dello sviluppo e della felicità dell'individuo. (1980)
  • Abbiamo visto che l'intenso desiderio di una attività incessante era radicato nella solitudine e nell'ansietà. (1980)
  • Quali sono questi impulsi? il più importante di tutti appare la tendenza a crescere, a sviluppare e realizzare la possibilità che l'uomo ha maturato, in sé nel corso della storia, come, ad esempio la facoltà di pensare in modo creativo e critico e di avere esperienze emotive sensuali differenziate. (1980)
  • Ci sono bisogni imperativi che debbono venir soddisfatti prima di ogni altra cosa. Quando solo dopo la soddisfazione dei bisogni primari restano all'uomo tempo ed energia, la civiltà può svilupparsi e con essa quelle aspirazioni che accompagnano i fenomeni dell'abbondanza. Le azioni libere (o spontanee) sono sempre fenomeni di abbondanza. (1980)
  • La questione decisiva non è quel che si pensa, ma in che modo lo si pensa. Il pensiero che è frutto della riflessione attiva, è sempre nuovo ed originale. (1980)
  • Alle razionalizzazioni manca in definitiva questo tratto dello scoprire e del rivelare; esse si limitano a confermare il pregiudizio emotivo esistente nell'individuo. La razionalizzazione non è uno strumento per penetrare la realtà, ma un tentativo a posteriori di armonizzare i propri desideri con la realtà esistente. (1980)
  • Con ciò non si vuole dire che l'educazione debba portare inevitabilmente alla soppressione della spontaneità, dato che il vero fine dell'educazione, è di promuovere l'indipendenza interiore e l'individualità del bambino, il suo sviluppo e la sua integrità. ... Nella nostra civiltà, tuttavia, l'educazione troppo spesso produce l'eliminazione della spontaneità. (1980)
  • Nella nostra società le emozioni in generale vengono scoraggiate. Benché senza dubbio il pensiero creativo, come ogni altra attività creativa, sia inseparabilmente legato alle emozioni, è diventato un ideale pensare e vivere senza emozioni. Essere emotivo è diventato sinonimo di instabile e squilibrato. (1980)
  • Quanto maggiore è l'integrazione della personalità dell'individuo, e quanto maggiore è quindi la limpidezza verso se stesso, tanto più grande è la sua forza. Il «conosci te stesso» resta uno dei comandamenti fondamentali, che mirano a creare la base della forza e della felicità dell'uomo. (1980)
  • Una parte immensa della pubblicità moderna è diversa. Non fa appello alla ragione, ma all'emozione; come qualsiasi altro tipo di suggestione ipnotica, cerca di colpire i suoi oggetti emotivamente e poi di renderli sottomessi intellettualmente. (cap. 4; 2021)
  • L'uomo moderno vive nell'illusione di sapere ciò che vuole, mentre in realtà vuole quel che ci si aspetta che voglia. (cap. 7, par. 1; 2021)
  • Il rivoluzionario vittorioso è uno statista, il rivoluzionario fallito è un criminale. (cap. 7, par. 2; 2021)

Il coraggio di essere[modifica]

Incipit[modifica]

Sono ormai trascorsi vent'anni dal mio colloquio con Erich Fromm, la cui trascrizione fedele è pubblicata nelle pagine che seguono.
Avevo già incontrato Fromm in due altre occasioni. La prima volta gli avevo chiesto un colloquio privato. Alcune sue opere mi avevano colpito: L'arte di amare, Fuga dalla libertà, Psicanalisi della società contemporanea. Mi recai da Fromm a Muralto, nei pressi di Locarno, dove risiedeva da qualche anno. Mi accolse nella sua abitazione all'ultimo piano di un palazzo, da cui dominava il Lago Maggiore. Al centro del suo studio c'era una grande tavola piena di libri e carte. Mi disse che stava lavorando al tema dell'aggressività umana (pubblicò qualche anno dopo Anatomia della distruttività umana), un tema doloroso, tragico, ineluttabile – aggiunse.

Citazioni[modifica]

  • Direi piuttosto cosa è Marx per me. Non è stato, resta una delle fonti più importanti del mio pensiero e della mia ispirazione. Oggi è molto difficile parlare di Marx, perché pochi pensatori sono stati così manipolati, soprattutto da coloro che si autodefiniscono marxisti, dunque soprattutto i comunisti. In Russia non si conosce quasi Marx. L'ho notato, io stesso. Una volta ho partecipato ad una riunione a cui erano presenti alcuni esperti russi... i corifei: di Marx ne sapevano quanto un prete di campagna sa di teologia medioevale. Del resto non può essere diversamente, perché in un sistema come quello russo Marx deve essere ucciso per poter vivere. (pp. 20-21)
  • L'avere è il lavoro accumulato, l'essere è l'attività umana, certo, non un'attività semplicemente tale – come portare delle pietre da un posto all'altro –, questa non è l'attività umana. [...] Essere vivo, interessato, vedere le cose, vedere l'uomo, ascoltare l'uomo, immedesimarsi nel prossimo, sentire se stessi, rendere la vita interessante, fare della vita qualcosa di bello e non di noioso. (pp. 30-31)
  • La domanda fondamentale è infatti: qual è lo scopo della vita? Diventare più umani o produrre di più? (p. 30)
  • La religione è nulla. Vivere religiosamente è tutto. Ciò che intendo per vivere religiosamente è ciò che pensavano i profeti, ciò che Gesù pensava: fare ciò che è giusto, dire la verità, amare il prossimo tuo come te stesso. Questo è tutto. (p. 31)
  • L'uomo crede di volere la libertà. In realtà ne ha una grande paura. Perché? Perché la libertà lo obbliga a prendere delle decisioni, e le decisioni comportano rischi. [...] Se invece si sottomette a un'autorità, allora può sperare che l'autorità gli dica quello che è giusto fare, e ciò vale tanto più se c'è un'unica autorità – come è spesso il caso – che decide per tutta la società cosa è utile e cosa invece è nocivo. (pp. 27-28)
  • Mah... dunque... mio padre era commerciante, ma contro la sua volontà. Si vergognava di essere un commerciante. Anch'io, da bambino, quando avevo dieci, dodici anni, me ne vergognavo. Se qualcuno mi diceva "sono un commerciante" avevo pietà di lui; mi dicevo "ma come si può ammettere che lo scopo della sua vita sia quello di guadagnare del denaro?". [...] Evidentemente sono cresciuto nel mondo moderno, ma non mi sono mai sentito a mio agio: il mio vero mondo è il mondo precapitalistico, del quale il mio bisnonno e quell'aneddoto sono un esempio. In fondo, mi sento così ancora oggi; mi sento straniero in un mondo il cui scopo è guadagnare il più possibile. Per me questo è piuttosto una perversione. (pp. 16-17)

L'arte di amare[modifica]

Incipit[modifica]

È l'amore un'arte? Allora richiede sforzo e saggezza.
Oppure l'amore è una piacevole sensazione, qualcosa in cui imbattersi è una questione di fortuna? Questo volumetto contempla la prima ipotesi, mentre è fuor di dubbio che oggi si creda alla seconda.
La gente non pensa che l'amore non conti. Anzi, ne ha bisogno; corre a vedere serie interminabili di film d'amore, felice o infelice, ascolta canzoni d'amore; eppure nessuno crede che ci sia qualcosa da imparare in materia d'amore.

Citazioni[modifica]

  • Se due persone che erano estranee lasciano improvvisamente cadere la parete che le divideva, e si sentono vicine, unite, questo attimo di unione è una delle emozioni più eccitanti della vita. È ancora più meravigliosa e miracolosa per chi è vissuto solo, isolato, senza affetti. Il miracolo di questa intimità improvvisa è spesso facilitato se coincide, o se inizia, con l'attrazione sessuale. Tuttavia, questo tipo di amore è per la sua stessa natura un amore non duraturo. Via via che due soggetti diventano ben affiatati, la loro intimità perde sempre più il carattere miracoloso, finché il loro antagonismo, i loro screzi, la reciproca sopportazione uccidono ciò che resta dell'eccitamento iniziale. Eppure, all'inizio, essi non lo sanno; scambiano l'intensità dell'infatuazione, il folle amore che li lega, per la prova dell'intensità del loro sentimento, mentre potrebbe solo provare l'intensità della loro solitudine. (p. 16)
  • Quando un uomo nasce, viene sbalzato da una situazione ben definita, chiara come l'istinto, in una situazione incerta, e indefinita. Vi è certezza solo per ciò che riguarda il passato; per ciò che riguarda il futuro, solo la morte è certa. (2016, p.27)
  • Dare è la più alta espressione di potenza. Nello stesso atto di dare, io provo la mia forza, la mia ricchezza, il mio potere. Questa sensazione di vitalità e di potenza mi riempie di gioia. Mi sento traboccante di vita e di felicità. Dare dà più gioia che ricevere, non perché è privazione, ma perché in quell'atto mi sento vivo. (pp. 34-35)
  • "Innamorarsi", l'imprevista caduta delle barriere che esistevano fino a quel momento fra due estranei.
  • In ogni attività creativa, colui che crea si fonde con la propria materia, che rappresenta il mondo che lo circonda. Sia che il contadino coltivi il grano o il pittore dipinga un quadro, in ogni tipo di lavoro creativo, l'artefice e il suo oggetto diventano un'unica cosa: l'uomo si unisce col mondo nel processo di creazione.
  • L'amore è un potere attivo dell'uomo; un potere che annulla le pareti che lo separano dai suoi simili, che gli fa superare il senso d'isolamento e di separazione, e tuttavia gli permette di essere sé stesso e di conservare la propria integrità. Sembra un paradosso, ma nell'amore due esseri diventano uno, e tuttavia restano due. (p. 32)
  • Oltre al conformismo inteso come mezzo per superare l'isolamento, un altro fattore nella vita contemporanea deve essere preso in considerazione: la routine del lavoro e del piacere. L'uomo diventa un 'dalle nove alle cinque', è parte della forza del lavoro, della forza burocratica degli impiegati e dei dirigenti. Ha scarsa iniziativa, i suoi compiti essendo prescritti dall'organizzazione; vi è ben poca differenza tra chi è in cima alla scala, e chi è in basso. Tutti seguono schemi prestabiliti, con una velocità prestabilita, in modo predisposto. Perfino le reazioni sono prescritte: allegria, tolleranza, amabilità, ambizione e capacità di andare d'accordo con tutti senza attrito. Il divertimento è organizzato nello stesso modo, sebbene non con lo stesso sistema; i libri sono selezioni da biblioteche, i film dagli impresari, e gli slogans pubblicitari coniati da loro; il resto è pure uniforme; la gita domenicale in automobile, i programmi televisivi, le riunioni e i ricevimenti ufficiali. Dalla nascita alla morte, dal lunedì alla domenica, da mattina a sera, tutte le attività sono organizzate e prestabilite. Come potrebbe un uomo prigioniero nella ragnatela della routine ricordarsi che è un uomo, un individuo ben distinto, uno al quale è concessa un'unica occasione di vivere, con speranze e delusioni, dolori e timori, col desiderio di amare e il terrore della solitudine e del nulla? (pp. 28-29)
  • Rispetto non è timore né terrore; esso denota, nel vero senso della parola (respicere = guardare), la capacità di vedere una persona com'è, di conoscerne la vera individualità. Rispetto significa desiderare che l'altra persona cresca e si sviluppi per quello che è. (2016, p.42)
  • Mentre la vita, nel suo aspetto strettamente biologico, è un mistero, l'uomo nel suo aspetto umano, è un abisso insondabile, sia per se stesso sia per tutti i suoi simili. (2016, p. 43)
  • L'amore infantile segue il principio: amo perché sono amato. L'amore maturo segue il principio: sono amato perché amo. L'amore immaturo dice: ti amo perché ho bisogno di te. L'amore maturo dice: ho bisogno di te perché ti amo. (2016, p. 53)
  • Amare la propria carne e il proprio sangue non è una conquista. L'animale ama i suoi piccoli e li cura. Il debole ama il suo padrone poiché la sua vita dipende da lui; il bambino ama i suoi genitori poiché ha bisogno di loro. Solo l'amore disinteressato è un sentimento maturo, completo. È significativo, nel Vecchio Testamento, il fatto che l'oggetto d'amore dell'uomo sia il povero, lo straniero, la vedova e l'orfano, ed eventualmente, anche il nemico, l'egiziano e l'edomita. Con la compassione per il debole, l'uomo comincia a sviluppare l'amore per il fratello; e nel suo amore per se stesso, ama anche colui che ha bisogno di aiuto, l'essere umano fragile e insicuro. La compassione implica la comprensione e la fraternità. «Voi conoscete lo straniero», dice il Vecchio Testamento, «perché eravate nella terra d'Egitto... di conseguenza amate gli stranieri». (p. 65-66[13])
  • Il bisogno di trascendenza è uno dei più fondamentali bisogni dell'uomo, radicato nel suo egocentrismo, nel suo ruolo di creatura che non sa rassegnarsi all'idea di essere un dado lanciato fuori dal bicchiere. Ha bisogno di sentirsi il Creatore, colui che trascende il ruolo passivo di creatura. [...] La madre supera se stessa nel bambino, il suo amore per lui le dà lo scopo, il senso della vita. (In questa incapacità del maschio a soddisfare il suo bisogno di trascendenza portando il peso dei figli, sta il suo bisogno di superare se stesso creando cose e e idee). (p. 69[13])
  • Il desiderio sessuale può essere stimolato dall'ansia della solitudine, dal desiderio di conquistare o di essere conquistato, dalla vanità, dalla volontà di ferire e persino di distruggere, così come può essere stimolato dall'amore. [...] Se il desiderio di unione fisica non è stimolato dall'amore, se l'amore erotico non è anche amore fraterno, non porta mai alla fusione se non in un senso orgiastico e fittizio. L'attrazione sessuale crea, sul momento, un'illusione d'unione, eppure senza amore questa "unione" lascia due esseri estranei e divisi come prima. [...] La tenerezza è senza dubbio, come credeva Freud, una sublimazione dell'istinto sessuale. È la conseguenza dell'amore fraterno, ed esiste sia nelle forme psichiche d'amore che in quelle fisiche. (p. 72[13])
  • È molto frequente trovare due persone "innamorate" che non sentono amore per nessun altro. Il loro amore è infatti un egotismo a due; sono due esseri che si annullano a vicenda, che risolvono il problema della separazione fondendosi tra loro. Credono così di superare la solitudine; eppure staccandosi dal resto della specie, restano separati tra di loro e perfino da loro stessi; la loro unione è un'illusione. L'amore erotico esclude l'amore per gli altri solo nel senso di fusione erotica ma non di amore fraterno. (p.73[13])
  • Il concetto biblico «ama il prossimo tuo come te stesso» significa che il rispetto per la propria integrità, l'amore e la comprensione di se stessi non possono essere scissi dal rispetto, dalla comprensione e dall'amore per un altro essere umano. (p.77[13])
  • Ho dichiarato che il nostro bisogno di amare si basa sul senso della separazione e sul conseguente bisogno di superare l'ansia della separazione. La forma religiosa di amore, che è chiamata amore per Dio, psicologicamente parlando non è diversa. Nasce dal bisogno di superare la separazione e di raggiungere l'unione. [...] Dio rappresenta il più alto valore e il più desiderabile dei beni. Di conseguenza, il significato più specifico di Dio dipende da ciò che è il bene più desiderabile per una persona; in ultima analisi dal carattere del soggetto che adora Dio. (p. 81[13])
  • Secondo le decisive scoperte di Backhofen e Morgan, a metà del diciannovesimo secolo, vi sono pochi dubbi che sia esistita una fase matriarcale della religione. [...] L'amore materno è incondizionato, protettivo, illimitato; poiché è incondizionato, non può essere controllato o conquistato. [...] La caratteristica dell'amore paterno è che il padre fa delle richieste, stabilisce principi e leggi, e che il suo amore per il figlio dipende dall'obbedienza di quest'ultimo alle sue richieste. Egli ama di più il figlio che più gli rassomiglia, che è il più obbediente e il più adatto a diventare il suo successore, l'erede dei suoi beni. Lo sviluppo della società patriarcale va di pari passo con lo sviluppo della proprietà privata. (p. 83[13])
  • L'amore materno non può essere conquistato: o c'è o non c'è; tutto ciò che posso è aver fede (come dice il salmista: «Tu fammi aver fede nel seno di mia madre»). (p. 85[13])
  • Se pensiamo alla civiltà indiana, egiziana o greca, o a quella giudaico-cristiana o a quella islamitica, siamo in pieno mondo patriarcale, coi suoi dei maschi, sui quali regna un dio principale, o in cui tutti gli dei sono eliminati ad eccezione di Uno, il Dio.[...] Nella religione ebraica, gli aspetti materni di Dio sono introdotti di nuovo specialmente nelle varie correnti del misticismo. Nella religione cattolica la madre è simbolizzata dalla Chiesa e dalla Vergine. [...] La dottrina cattolica del lavoro ben fatto fa parte del quadro patriarcale: posso procurarmi l'amore paterno con l'obbedienza e l'adempimento dei suoi ordini. (p. 84-85[13])
  • Lutero stabilisce, come suo maggior principio, che niente che l'uomo faccia possa meritargli l'amore di Dio. L'amore di Dio è la grazia, la tendenza religiosa ad aver fede in questa grazia, a rendersi piccoli e indifesi. [..] La dottrina luterana, ad onta del suo carattere patriarcale, porta con sé molti elementi matriarcali. [...] Ma è caratteristica della fede di Lutero che la figura della madre sia stata eliminata dal quadro e sostituita da quella del padre; all'incertezza di essere amato dalla madre si sostituisce la speranza in un amore paterno incondizionato. (p. 85[13])
  • L'uomo moderno crede di perdere qualcosa – il tempo – quando non fa le cose in fretta; eppure non sa che cosa fare del tempo che guadagna, tranne che ammazzarlo. (p. 117)
  • Paradossalmente, la capacità di stare soli è la condizione prima per la capacità d'amare. (p. 119)
  • Amare qualcuno non è solo un forte sentimento, è una scelta, una promessa, un impegno.
  • Chi ama davvero ama il mondo intero, non soltanto un individuo particolare.
  • Chiunque abbia possibilità di studiare l'effetto di una madre dotata di genuino amore per se stessa, può vedere che non c'è niente di più utile che dare a un bambino l'esperienza di ciò che è amore, gioia, felicità, che solo può ricevere il bambino amato da una madre che ama se stessa.
  • Il capitalismo moderno necessita di uomini che senza difficoltà cooperino in vasto numero; che vogliano consumare sempre di più; i cui gusti siano standardizzati e possano essere facilmente previsti e influenzati.[14]
  • L'unico modo per conoscere profondamente un essere è l'atto di amore; questo atto supera il pensiero, supera le parole. È il tuffo ardito nell'esperienza dell'unione.
  • La felicità dell'uomo moderno consiste nell'emozione di guardare vetrine di negozi, di acquistare tutto ciò che può permettersi, sia in contanti che a rate.
  • La maggior parte della gente ritiene che amore significhi «essere amati», anziché amare.[14]
  • Le relazioni umane sono per lui [il conformista] essenzialmente quelle di automi alienati, ognuno dei quali basa la propria sicurezza tenendosi vicino al gregge e non divergendo nel pensiero, nei sentimenti o nell'azione.[14]
  • Senza amore, l'umanità non sopravvivrebbe un solo giorno.
  • Tutti noi siamo Uno, eppure ognuno di noi è un'entità unica, separata. Nei nostri rapporti col prossimo si ripete lo stesso paradosso. In quanto Uno, possiamo amare tutti nello stesso modo, nel senso di amore fraterno. Ma in quanto esseri distinti, l'amore erotico esige prerogative strettamente individuali, che esistono tra determinate persone, e non certo tra tutte.
  • Solo colui che ha fede in se stesso è in grado di essere fedele agli altri.

L'arte di vivere[modifica]

Incipit[modifica]

L'idea che l'arte di vivere sia una cosa semplice è relativamente recente. Da sempre sono esistiti individui convinti che per essere felici sarebbe bastato raggiungere il piacere, il potere, la fama e la ricchezza, e che l'unica cosa da imparare non fosse tanto l'arte di vivere quanto il modo per ottenere abbastanza successo da acquisire i mezzi per vivere bene. Eppure, se anche esistevano individui e gruppi che praticavano il principio di un edonismo radicale, tutte le culture avevano maestri di vita e maestri di pensiero. Questi proclamavano che vivere bene è un'arte che va imparata, che imparare quest'arte richiede fatica, dedizione, comprensione, e pazienza, e tuttavia costituisce la cosa più importante da apprendere.
Oggi, invece, coloro che insegnano agli uomini come vivere – gli psicologi, i sociologi, i politici – dichiarano che imparare a vivere è assai semplice, al punto che basterebbe leggere un qualche manualetto della serie "Come fare"! Che cosa ha causato un cambiamento così sorprendente? Come si è giunti a credere che sia facile imparare l'arte di vivere, e che difficile sia solo guadagnarsi i mezzi per vivere?

Citazioni[modifica]

  • È un dato di fatto che la maggior parte degli uomini siano oggi impiegati o simili di livello più o meno alto, che fanno ciò che qualcuno dice loro di fare o che è imposto dalle regole, evitando di provare sentimenti, perché i sentimenti disturberebbero il funzionamento armonico della macchina. Il tratto distintivo di ogni società industriale è il suo corretto funzionamento, giacché ogni intoppo, ogni frizione nel meccanismo della macchina è uno spreco di denaro. Così gli uomini devono esercitarsi a provare quante meno emozioni sia possibile, perché le emozioni costano denaro.
  • Gli idoli dell'uomo moderno avido, alienato sono la produzione, il consumo, la tecnologia, lo sfruttamento della natura. [...] Quanto più ricchi sono i suoi idoli, tanto più l'uomo si impoverisce. Invece della gioia egli va in cerca di piacere e di eccitamento; invece di crescere cerca possesso e potere; invece di essere, egli persegue avere e sfruttamento; invece di ciò che è vivo sceglie ciò che è morto. (p. 105)
  • L'uomo muore sempre prima di essere completamente nato.
  • Il modo di produzione del sistema capitalistico ha trasformato l'uomo in una creatura ansiosa e alienata. (p. 74)
  • Nella modalità dell'avere, quella occupata dalla grande maggioranza delle persone, l'idea sottesa all'affermazione "io sono io" è "io sono io perché ho X", intendendo con X tutti gli oggetti naturali e le persone con le quali istituisco un rapporto tramite il mio potere di controllarli, di farli permanentemente miei. Secondo la modalità dell'avere non c'è rapporto vivente tra me e quello che io ho. Questo e l'io sono divenuti cose, e io ho le cose perché ho la forza di farle mie. C'è però anche una relazione inversa: le cose hanno me; perché il mio senso di identità, vale a dire l'equilibrio mentale, si fonda sul mio avere le cose (e quante più possibile). La modalità dell'esistenza secondo l'avere non è stabilita da un processo vivo, produttivo, tra soggetto e oggetto; essa rende cose sia il soggetto che l'oggetto. Il rapporto è di morte, non di vita.
  • Tutto è diventato business, ogni cosa deve funzionare ed essere utilizzabile. Non esiste un sentimento di identità, esiste un vuoto interiore. non si hanno convinzioni, né scopi autentici. Il carattere mercantile è l'essere umano completamente alienato, privo di qualunque altro interesse che non sia quello di manipolare e funzionare. È proprio questo il tipo di umano conforme ai bisogni sociali. Si può dire che la maggior parte degli uomini diventano come la società desidera che essi siano per avere successo. La società fabbrica tipi umani così come fabbrica tipi di scarpe o di vestiti o di automobili: merci di cui esiste una domanda. E già da bambino l'uomo impara quale sia il tipo più richiesto.

Citazioni su Erich Fromm[modifica]

  • Il libro di Fromm L'arte di amare diventò proprio la mia Bibbia. Imparai a memoria pagine intere. Semplicemente per il fatto che sentivo il bisogno di rileggerle continuamente. Ricopiai anche dei passaggi del libro e li appesi sul mio letto. Questo Fromm è proprio un paraculo che ha capito tutto. Se la gente si attenesse a quello che lui scrive, la vita avrebbe veramente un senso perché uno riuscirebbe semplicemente a farcela. (Christiane F.)
  • L'arte di non innamorarsi
    Letture sconsigliate: Erich Fromm, L'arte d'amare. (Gianni Monduzzi)

Note[modifica]

  1. Citato in AA.VV., Il libro della Seconda guerra mondiale, traduzione di Sandro Matteoni, Gribaudo, 2022, p. 38. ISBN 9788858041406
  2. Da Il linguaggio dimenticato. La natura dei miti e dei sogni, traduzione di Graziella Brianzoni, Bompiani, 1994.
  3. Da Man for Himself, cap. 4, "Problems of Humanistic Ethics".
  4. Citato in AA.VV., Il libro della sociologia, traduzione di Martina Dominici, Gribaudo, 2018, p. 188. ISBN 9788858015827
  5. Da Psicanalisi e religione, traduzione di Ugo Varnai, Mondadori, 1996.
  6. Da Dalla parte dell'uomo. Indagine sulla psicologia della morale, Astrolabio Ubaldini, 1971.
  7. a b Da Psicanalisi della società contemporanea
  8. Citato in Mario Lettieri, Il libro delle citazioni, De Agostini, Novara, 1998, p. 465. ISBN 88-415-5890-3
  9. Citato in AA.VV., Il libro della psicologia, traduzione di Giuliana Lupi, Gribaudo, 2018, p. 129. ISBN 9788858015018
  10. Citato in AA.VV., Il libro della psicologia, traduzione di Giuliana Lupi, Gribaudo, 2018, p. 126. ISBN 9788858015018
  11. Da Voi sarete come dèi, traduzione di Stefania Gana, Ubaldini Editore.
  12. Da Psicoanalisi dell'amore, a cura e traduzione di Elisa Calzavara, Newton Compton editori, Roma, 2007, p. 35. ISBN 9788879838177
  13. a b c d e f g h i j Eric Fromm, L'arte di amare, Il Saggiatore, traduzione di Marilena Damiani, Febbraio 1979, Firenze, 14° edizione
  14. a b c Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X

Bibliografia[modifica]

  • Erich Fromm, Dalla parte dell'uomo. Indagine sulla psicologia della morale, Astrolabio Ubaldini, 1971. ISBN 8834000501; ISBN 9788834000502.
  • Erich Fromm, Avere o essere?, traduzione di Francesco Saba Sardi, Mondadori, 1977.
  • Erich Fromm, Fuga dalla libertà, traduzione di Cesare Mannucci, Edizioni di Comunità, 1980.
  • Erich Fromm, Fuga dalla libertà, traduzione di Cesare Mannucci, Mondadori, 2021. ISBN 9788835708780
  • Erich Fromm, Il coraggio di essere, intervista e traduzione di Guido Ferrari, Casagrande, Bellinzona 2006.
  • Erich Fromm, L'arte di amare, traduzione di Marilena Damiani, Mondadori, 1996. ISBN 8804409975
  • Erich Fromm, L'arte di amare, traduzione di Marilena Damiani, Mondadori, 2016. ISBN 979-88-04-67014-9
  • Erich Fromm, L'arte di vivere, a cura di Rainer Funk, Mondadori, Milano 2005.
  • Erich Fromm, Psicanalisi della società contemporanea, traduzione di Carlo De Roberto, Edizioni di Comunità, 1968.

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