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José Saramago

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José Saramago nel 2008
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (1998)

José de Sousa Saramago (1922 – 2010), scrittore, giornalista, poeta, drammaturgo e traduttore portoghese.

Citazioni di José Saramago

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  • [...] Arezzo è anche una città, calma e luminosa, adagiata sul pendio di una collina, con il Duomo in cima [...]. Arezzo è rimasta uno dei miei più saldi amori italiani.[1]
  • C'era un tempo in cui le parole erano talmente poche che non ne avevamo neppure per esprimere qualcosa di tanto semplice come Questa bocca è mia, o Codesta bocca è tua, e tanto meno per domandare Perché abbiamo le bocche unite.[2]
  • [Su Silvio Berlusconi] CHE FARE CON GLI ITALIANI? Riconosco che la domanda potrà sembrare alquanto offensiva a un orecchio delicato. Ma che succede? Un semplice privato che interpella un intero popolo, che gli chiede il conto per l'uso di un voto che, con sommo gaudio di una maggioranza di destra sempre più insolente, ha finito per fare di Berlusconi il padrone e signore assoluto dell'Italia e della coscienza di milioni di italiani? Anche se in verità, voglio dirlo subito, il più offeso sono io. Sì, proprio io. Offeso nel mio amore per l'Italia, per la cultura italiana, per la storia italiana, offeso, anche, nella mia pertinace speranza che l'incubo abbia fine e che l'Italia possa recuperare l'esaltante spirito verdiano che è stato, un tempo, la sua migliore definizione. E che non mi si accusi di star mescolando gratuitamente musica e politica, qualunque italiano colto e onorato sa che ho ragione e perché.[3]
  • E i marinai, domandò lei, Non è venuto nessuno, come potete vedere, Ma li avete ingaggiati, almeno, insistette lei, Mi hanno detto che di isole sconosciute non ce ne sono più e che, anche se ci fossero, non hanno nessuna intenzione di lasciare la tranquillità delle loro case e la bella vita delle navi da crociera per imbarcarsi in avventure oceaniche, alla ricerca dell'impossibile, come se fossimo ancora al tempo del mare tenebroso, E voi, che cosa gli avete risposto, Che il mare è sempre tenebroso, E non gli avete parlato dell'isola sconosciuta, Come avrei potuto parlare di un'isola sconosciuta, se non la conosco, Ma siete sicuro che esiste, Tanto quanto è tenebroso il mare.[4]
  • Fernando Pessoa non riuscì mai a essere davvero sicuro di chi fosse, ma grazie al suo dubbio possiamo riuscire a sapere un po' di più chi siamo noi.[5]
  • Ho imparato in questo mestiere che chi comanda non solo non si ferma davanti a ciò che noi definiamo assurdità, ma se ne serve per intorpidire le coscienze e annullare la ragione.[6]
  • [Su Lanzarote] Il piacere profondo, ineffabile, che è camminare in questi campi deserti e spazzati dal vento, risalire un pendio difficile e guardare dall'alto il paesaggio nero, scorticato, togliersi la camicia per sentire direttamente sulla pelle l'agitarsi furioso dell'aria, e poi capire che non si può fare nient'altro, l'erba secca, rasente al suolo, freme, le nuvole sfiorano per un attimo le cime dei monti e si allontanano verso il mare, e lo spirito entra in una specie di trance, cresce, si dilata, manca poco che scoppi di felicità. Che altro resta, allora, se non piangere?[7]
  • Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. La fine di un viaggio è solo l'inizio di un altro. Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già fatti, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore ritorna subito.[8]
  • La vita è un'orchestra che suona sempre, intonata, stonata.[9]
  • Legato alla sua sedia a rotelle, Luca Coscioni, che non è un generale, né una stella del cinema, e neanche un maratoneta, prosegue nella sua lotta sovrumana, è proprio questa la parola esatta, la parola giusta, per il diritto ai risultati di una ricerca sull'embrione che potrà, forse (non lo si saprà mai se non sarà intrapresa), ridare la salute o, per lo meno, migliorare la qualità della vita di migliaia e migliaia di infermi, non solo quelli che sono vittime della sclerosi laterale amiotrofica, ma anche di molte altre malattie che, aspettando angosciosamente l'aiuto della scienza, subiscono le conseguenze delle più ignare e oscure superstizioni. Luca Coscioni, con il suo coraggio intatto, il suo sguardo vivissimo che va dove il suo corpo non può andare, è in prima linea in questa battaglia per la vita. La sua arma è la ragione, il suo unico obiettivo la difesa della dignità umana.[10]
  • Marx ed Engels hanno scritto nella Sacra famiglia: "Se l'uomo è formato dalle circostanze, allora bisogna formare le circostanze umanamente". Niente di più chiaro, niente di più eloquente, niente di più ricco di senso. Non avevo ancora trent'anni quando, per la prima volta, lessi quelle parole. Furono, per così dire, la mia via di Damasco. Capii che mi sarebbe stato impossibile tracciare una rotta per la mia vita al di fuori di quel principio e che solo un socialismo integralmente inteso (dunque, il comunismo) avrebbe potuto soddisfare i miei aneliti di giustizia sociale. Molti anni più tardi, in una intervista con Bernard Pivot, che voleva sapere perché continuassi a essere comunista dopo gli errori, i disastri e i crimini del sistema sovietico, risposi che, essendo un comunista "ormonale", mi era impossibile avere delle idee diverse: gli ormoni avevano deciso. La spiegazione è più seria di quanto sembri: e forse si capisce meglio se dico che, in qualche modo, ha un equivalente nel "non possumus" biblico. Recentemente, suscitando lo scandalo di certi compagni dediti alla più canonica ortodossia, ho osato scrivere che il socialismo – e a maggior ragione il comunismo – è uno stato dello spirito. Continuo a pensarlo. E la realtà si incarica giorno dopo giorno di darmi ragione.[11]
  • Nelle vicinanze della strada dove viveva c'erano ancora alcuni lampioni accesi. QUesta volta non li evitò: si sentiva sicuro, fiducioso, se qualcuno lo avesse bloccato, avrebbe spiegato tranquillamente la storia della ferita, dimostrato che tutto faceva parte, era chiaro, della stessa cospirazione contro la sicurezza e il benessere della città. Non ce ne fu bisogno. Nessuno gli chiese di mostrare il palmo della mano. Le poche strade illuminate erano gremite di gente. Era difficile riuscire ad attraversarle. E in una, appollaiato sopra un camion, un sergente dell'esercito di terra (et) atava leggendo un proclama, o un avviso:
    -Si informano tutti i cittadini utenti che, per ordine dello stato-maggiore-generale delle forze armate (smgfa), sarà bombardato, a partire dalle sette del mattino e da parte dell'artiglieria (ar) e dell'aviazione (av), il settore est della città, come prima misura di rappresaglia. I cittadini utenti che abitano nel settore da bombardare sono già stati evacuati dalle loro case e si trovano attualmente alloggiati in edifici governativi, debitamente sorvegliati. Saranno indennizzati per tutte le perdite materiali e per tutti i disagi morali che il presente ordine inevitabilmente finirà per causare. Il governo (g) e lo stato-maggiore-generale delle forze armate (smgfa) garantiscono ai cittadini utenti che il piano di contrattacco elaborato sarà portato fino alle sue estreme conseguenze. Date le circostanze, ed essendosi rivelata infruttuosa la parola d'ordine «sorveglianza e mano aperta», la stessa parola d'ordine è sostituita dalla seguente: «Sorvegliare e attaccare».[12]
  • [Su Silvio Berlusconi] Non vedo quale altro nome potrei dargli. Una cosa pericolosamente simile a un essere umano, una cosa che dà feste, organizza orge e comanda un paese chiamato Italia. Questa cosa, questa malattia, questo virus minaccia di essere la causa della morte del paese di Verdi se un vomito profondo non riesce a strapparlo dalla coscienza degli italiani prima che il veleno finisca per corrodergli le vene e distruggere il cuore di una delle più ricche culture europee.[13]
  • Penso a Roberto Saviano, minacciato di morte per aver scritto un libro di denuncia di un'organizzazione criminale capace di sequestrare un'intera città e chi ci vive, penso a Roberto Saviano che ha la testa non messa a taglia ma a termine, e mi chiedo se un giorno ci risveglieremo dall'incubo che la vita è per tanti, perseguitati perché dicono la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità. Mi sento umile, quasi insignificante, davanti alla dignità e al coraggio dello scrittore e giornalista Roberto Saviano, maestro di vita.[14]
  • Proprio in quell'istante un'automobile con apparecchiatura sonora si fermò in mezzo alla strada. Amplificata, si udì la voce della donna che, dentro la macchina, leggeva un foglio: «Attenzione, cittadini utenti. Il governo (g) informa tutti gli abitanti che adotterà rigorose misure di prevenzione e repressione. Sono stati effettuati alcuni arresti e ci si attende che in giornata la situazione si normalizzi del tutto. Nelle ultime ore si sono verificati soltanto casi di cattivo funzionamento, ma nessuna scomparsa. I cittadini utenti dovranno mantenersi vigili, la loro collaborazione è preziosa. La difesa della città non compete solo al governo (g) e alle forze militari e militarizzate, (fmm). La difesa della città è una responsabilità di tutti. Il governo (g) prende atto della collaborazione fornita da molti cittadini e ringrazia, ma ricorda che i benefici della sorveglianza, derivanti alla presenza in massa nelle strade e piazze, finiscono per essere pregiudicati proprio dalla folla. Bisogna isolare il nemico e non offrirgli l'opportunità di nascondersi. Attenzione, quindi. La nostra tradizionale abitudine di mostrare il palmo delle mani, a partire da questo momento deve diventare legge e dovere. D'ora in poi, ogni cittadino ha l'autorità di esigere, ripetiamo, di esigere di vedere il palmo della mano di qualsiasi altro cittadino, qualunque siano le precedenze dell'uno e dell'altro. La precedenza Z può e deve esigere che la precedenza A gli mostri il palmo della mano. Il governo (g) darà l'esempio: questa sera, in televisione (tv), il governo al completo presenterà la mano destra della popolazione. Che tutti facciano lo stesso. La parola d'ordine nella situazione attuale è la seguente: sorveglianza e mano aperta!»[15]
  • Siamo esseri dotati di ragione, ma questo non significa che usiamo la ragione in modo razionale.[16]
  • Trovarsi d'accordo non sempre significa condividere una ragione, la cosa più abituale è che un gruppo di persone si riuniscano all'ombra di un'opinione come se fosse un parapioggia.[17]
Il secolo XIX, a cura di Bia Sarasini, 25 febbraio 2003
  • La fine del ventesimo secolo ha visto scomparire il colonialismo, mentre si ricomponeva un nuovo impero coloniale. Nel territorio degli Stati Uniti non c'è nessuna base militare straniera, mentre ci sono basi militari statunitensi in tutto il mondo.
  • Penso che per gli studenti sarebbe molto meglio partire dalla contemporaneità. Si rimane sempre indietro di un secolo, nella scuola si vive come dentro una specie di capsula senza collegamento con il tempo presente, mancano i nessi.
  • Per me il titolo contiene tutta quanta l'idea del libro. Per questo ho sempre trovato i titoli prima di cominciare a scrivere. Anche se questo non significa che abbia già un piano compiuto del romanzo.
  • Sapere dove è l'identità è una domanda senza risposta.

Cecità

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Il disco giallo si illuminò. Due delle automobili in testa accelerarono prima che apparisse il rosso. Nel segnale pedonale comparve la sagoma dell'omino verde. La gente in attesa cominciò ad attraversare la strada camminando sulle strisce bianche dipinte sul nero dell'asfalto, non c'è niente che assomigli meno a una zebra, eppure le chiamano così. Gli automobilisti, impazienti, con il piede sul pedale della frizione, tenevano le macchine in tensione, avanzando, indietreggiando, come cavalli nervosi che sentissero arrivare nell'aria la frustata. Ormai i pedoni sono passati, ma il segnale di via libera per le macchine tarderà ancora alcuni secondi, c'è chi dice che questo indugio, in apparenza tanto insignificante, se moltiplicato per le migliaia di semafori esistenti nella città e per i successivi cambiamenti dei tre colori di ciascuno, è una delle più significative cause degli ingorghi, o imbottigliamenti, se vogliamo usare il termine corrente, della circolazione automobilistica.
Finalmente si accese il verde, le macchine partirono bruscamente, ma si notò subito che non erano partite tutte quante. La prima della fila di mezzo è ferma, dev'esserci un problema meccanico, l'acceleratore rotto, la leva del cambio che si è bloccata, o un'avaria nell'impianto idraulico, blocco dei freni, interruzione del circuito elettrico, a meno che non le sia semplicemente finita la benzina, non sarebbe la prima volta. Il nuovo raggruppamento di pedoni che si sta formando sui marciapiedi vede il conducente dell'automobile immobilizzata sbracciarsi dietro il parabrezza, mentre le macchine appresso a lui suonano il clacson freneticamente. Alcuni conducenti sono già balzati fuori, disposti a spingere l'automobile in panne fin là dove non blocchi il traffico, picchiano furiosamente sui finestrini chiusi, l'uomo che sta dentro volta la testa verso di loro, da un lato, dall'altro, si vede che urla qualche cosa, dai movimenti della bocca si capisce che ripete una parola, non una, due, infatti è così, come si viene a sapere quando qualcuno, finalmente, riesce ad aprire uno sportello, Sono cieco.

Citazioni

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  • Arriva sempre un momento in cui non c'è altro da fare che rischiare.
  • Abbiamo tutti i nostri momenti di debolezza, per fortuna siamo ancora capaci di piangere, il pianto spesse volte è una salvezza, ci sono circostanze in cui moriremmo se non piangessimo.
  • Cecità è vivere in un mondo dove non vi sia più speranza.
  • Com'è fragile la vita, se la si abbandona.
  • Con le budella in pace chiunque può avere delle idee, discutere, per esempio, se esista un rapporto diretto fra gli occhi e i sentimenti, o se il senso di responsabilità sia la naturale conseguenza di una buona visione, ma quando la tortura incalza, quando il corpo ci fa impazzire di dolore e angoscia, allora sì, si vede che povero animale siamo.
  • Con l'andar del tempo, più le attività di convivenza e gli scambi genetici, abbiamo finito col ficcare la coscienza nel colore del sangue e nel sale delle lacrime, e, come se non bastasse, degli occhi abbiamo fatto una sorta di specchi rivolti all'interno, con il risultato che, spesso, ci mostrano senza riserva ciò che stavamo cercando di negare con la bocca.
  • È di questa pasta che siamo fatti, metà di indifferenza e metà di cattiveria.
  • È una vecchia abitudine dell'umanità, passare accanto ai morti e non vederli.
  • Essere un fantasma dev'essere questo, avere la certezza che la vita esiste, perché ce lo dicono quattro sensi, e non poterla vedere.
  • Giusto e sbagliato sono appena due modi diversi di intendere il nostro rapporto con gli altri, non quello che manteniamo con noi stessi, di quest'ultimo non c'è da fidarsi.
  • Ho passato la vita a guardare negli occhi della gente, è l'unico luogo del corpo dove forse esiste ancora un'anima.
  • I buoni e i cattivi risultati delle nostre parole e delle nostre azioni si vanno distribuendo, presumibilmente in modo alquanto uniforme ed equilibrato, in tutti i giorni del futuro, compresi quelli, infiniti, in cui non saremo più qui per poterlo confermare, per congratularci o chiedere perdono.
  • Il mondo è pieno di ciechi vivi.
  • Le risposte non vengono ogniqualvolta sono necessarie, come del resto succede spesse volte che il rimanere semplicemente ad aspettarle sia l'unica risposta possibile.
  • Lottare è sempre stata, più o meno, una forma di cecità.
  • Nessuno di noi, lucerne, cani o esseri umani, sa, all'inizio, tutto quello per cui è venuto al mondo.
  • Non è solo la voce del sangue a non aver bisogno d'occhi, anche l'amore, che dicono sia cieco, ha da dire la sua.
  • Non si può mai sapere in anticipo di cosa siano capaci le persone, bisogna aspettare, dar tempo al tempo, è il tempo che comanda, il tempo è il compagno che sta giocando di fronte a noi, e ha in mano tutte le carte del mazzo, a noi ci tocca inventarci le briscole con la vita, la nostra.
  • Per sempre no, per sempre è sempre troppo tempo.
  • Probabilmente solo in un mondo di ciechi le cose saranno ciò che veramente sono.
  • Se in questo momento sono sincera, cosa importa se domani dovrò pentirmene.
  • Se non siamo capaci di vivere globalmente come persone, almeno facciamo di tutto per non vivere globalmente come animali.
  • Te l'immagini, una scala che prima ero capace di salire e scendere a occhi chiusi, così sono le frasi fatte, non hanno alcuna sensibilità per le mille sottigliezze semantiche, questa, per esempio, ignora la differenza tra il chiudere gli occhi ed essere ciechi.

Perché siamo diventati ciechi, Non lo so, forse un giorno si arriverà a conoscerne la ragione, Vuoi che ti dica cosa penso, Parla, Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono. La moglie del medico si alzò e andò alla finestra. Guardò giù, guardò la strada coperta di spazzatura, guardò le persone che gridavano e cantavano. Poi alzò il capo verso il cielo e vide tutto bianco, è arrivato il mio turno, pensò. La paura le fece abbassare immediatamente gli occhi. La città era ancora lì.

Di questo mondo e degli altri

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  • È questo il difetto delle parole. Stabiliamo che non c'è altro mezzo d'intenderci e di spiegarci, e finiamo con lo scoprire che restiamo a metà della spiegazione e così lontani dal comprenderci che sarebbe stato molto meglio lasciare agli occhi e al gesto il loro peso di silenzio.
  • La notte è terribile, si sa.
  • Non conviene guardare al passato. Il passato è quell'armadio pieno di scheletri di cui parlano gli inglesi, gente discreta, di poco sole e di ancor meno emozioni.
  • Il tempo vi fluisce, le trascina ed è trascinato nella corrente liquida, lentamente, alla velocità (qui, sulla terra) di sessanta secondi al minuto.
  • La vita è breve, ma in essa entra più di quel che siamo in grado di vivere.
  • I cervelli sono pieni di parole che vivono in santa pace con le loro contrarie e nemiche.
  • Per questo le persone fanno il contrario di quel che pensano, credendo di pensare quel che fanno.
  • La parola non risponde né domanda: accumula.
  • [...] le storie, è bene che si sappia, sono quel che devono essere grazie a chi le vive.
  • Si innalzi una bandiera nel luogo dove, per un breve minuto, un semplice uomo è stato un uomo felice.
  • Non so che cosa unisca di più, se le grandi catastrofi o le grandi gioie.
  • L'uomo ha la memoria corta. Una giornata di sole basta per far dimenticare tutto, il pavimento solido della strada smentisce la paura.
  • Il poeta è il nostro principale nemico.
  • [...] se il lettore è intelligente (ogni lettore è, per definizione, intelligente), [...].
  • [...] le circostanze possono più della volontà.
  • Il caso è strano, ma a pensarci bene non più strano di una qualsiasi di quelle piccole cose che ci accadono ogni giorno e che, proprio perché sono piccole e ripetute, finiscono col perdere per noi di significato.
  • Il traguardo è in un punto qualsiasi, non sappiamo dove, ma giacché dobbiamo tagliarlo, che sia (come dire) in gloria.
  • Se ne vedono di cose in questo mondo. Confessa, lettore, che vale la pena viverci.
  • Non mi dolevano né i denti né l'anima. Problemi, quelli di tutti i giorni, e a questi ci ho fatto l'abitudine.
  • Perché capita a volte che l'amore sia tanto da non entrare nella pelle, come si dice, nella carne, nel sangue, nelle ossa, nell'anima, che pure dicono sia lì.
  • L'estate è un corpo di donna che avanza come polena, fiamma che rompe le fiamme.
  • Troppo spesso dimentichiamo che gli uomini sono di carne che facilmente soffre. Fin dall'infanzia gli educatori ci parlano di martiri, ci danno esempi di civismo e di morale a loro spese, ma non dicono quanto furono dolorosi il martirio, la tortura. Tutto rimane astratto, filtrato, come se guardassimo la scena, a Roma, attraverso spesse pareti di vetro che soffocassero i suoni, e le immagini perdessero la violenza del gesto per opera, grazia e virtù della rifrazione. E allora possiamo dire, tranquillamente, gli uni agli altri che Giordano Bruno fu bruciato. Se gridò, non lo abbiamo udito. E se non l’abbiamo udito, dov'è il dolore?
    Ma gridò, amici miei. E continua a gridare.

Il racconto dell'isola sconosciuta

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Un uomo andò a bussare alla porta del re e gli disse, Datemi una barca. La casa del re aveva molte altre porte, ma quella era la porta delle petizioni. Siccome il re passava tutto il tempo seduto davanti alla porta degli ossequi (degli ossequi che rivolgevano a lui, beninteso), ogni volta che sentiva qualcuno chiamare da quella delle petizioni si fingeva distratto, e solo quando il risuonare continuo del battente di bronzo diventava, più che palese, chiassoso, togliendo la pace al vicinato (cominciavano tutti a mormorare, Ma che razza di re abbiamo noi, che non risponde), solo allora dava ordine al primo segretario di andare a informarsi su cosa mai volesse il postulante, che non c'era modo di far tacere.

Citazioni

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  • Piacere è probabilmente il miglior modo di possedere, possedere dev'essere il peggior modo di piacere.
  • Ho sempre avuto l'idea che navigando ci siano soltanto due veri maestri, uno è il mare, e l'altro è la barca, E il cielo, state dimenticando il cielo, Si, chiaro, il cielo, I venti, Le nuvole, Il cielo, Si, il cielo.
  • Se non esci da te stesso, non puoi sapere chi sei.
  • Il chiaro di luna, inondò il viso della donna delle pulizie, e non ci sarebbe neppure bisogno di dire ciò che lui pensò, È bella, mentre quello che pensò lei, si, Si vede benissimo che ha occhi soltanto per l'isola sconosciuta, ecco come le persone s'ingannano sul significato di uno sguardo, soprattutto all'inizio.
  • Il sonno è un abile prestigiatore, modifica le proporzioni delle cose e le loro distanze.

Il vangelo secondo Gesù Cristo

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Si vede il sole in uno degli angoli superiori del rettangolo, quello alla sinistra di chi guarda, e l'astro re è raffigurato con la testa di un uomo da cui sprizzano raggi di luce pungente e sinuose lingue di fuoco, come una rosa dei venti indecisa in quali direzioni puntare, e quel viso ha un'espressione piangente, contratta da un dolore inconfortabile, e dalla bocca aperta emette un urlo che non potremo udire, giacché nessuna di queste cose è reale, quanto abbiamo davanti è solo carta e colore, nient'altro. (p. 9)

Citazioni

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  • [...] questo misero relitto può essere solo il cattivo Ladrone, in fin dei conti un uomo rettissimo, cui è rimasto quel po' di coscienza che gli impedisce di fingere di credere, al riparo di leggi umane e divine, che un minuto di pentimento basti per riscattare una vita intera di malvagità o una sola ora di debolezza. (p. 12)
  • È lui, in fondo, l'uomo verso cui svolgono lo sguardo Giuseppe di Arimatea e Maria Maddalena, lui che fa piangere il sole e la luna, lui che poco fa ha lodato il Buon Ladrone e disprezzato il Cattivo perché non ha capito che non c'è alcuna differenza tra l'uno e l'altro o, se differenza c'è, non è quella, ché il Bene e il Male non esistono in se stessi, ciascuno di essi è solo l'assenza dell'altro. (p. 13)
  • Forse i sogni sono i ricordi che l'anima ha del corpo. (p. 16)
  • In fin dei conti il pensiero, lo hanno già detto altri, o forse anch'io, è come un grosso gomitolo di filo arrotolato su se stesso, lento in alcuni punti, in altri stretto fino alla soffocazione e allo strangolamento, è qui, dentro la testa, ma è impossibile conoscerne tutta l'estensione, bisognerebbe srotolarlo, tenderlo e infine misurarlo, ma questo, per quanto lo si tenti, o si finga di tentarlo, non si può fare da soli, senza aiuto, dev'esserci qualcuno che un giorno venga a dirti dove tagliare il cordone che lega l'uomo al suo ombelico, dove legare il pensiero alla sua causa. (p. 28)
  • Non c'è limite alla malizia delle donne, soprattutto delle più innocenti. (p. 29)
  • [...] il deserto non è quello che normalmente si crede, deserto è tutto quanto sia privo di uomini, anche se non dobbiamo dimenticare che non è raro trovare deserti e aridità mortali tra le folle. (p. 60)
  • Mille volte l'esperienza ha dimostrato, pure con gente non particolarmente incline alla riflessione, che la maniera migliore di arrivare a una buona idea è quella di lasciare libero il pensiero secondo le proprie inclinazioni, seppur sorvegliandolo con un'attenzione apparentemente distratta, quasi fingendo di pensare ad altro, e d'improvviso lo si coglie alla sprovvista, balzando come una tigre sulla preda. (p. 69)
  • L'eternità significa continuare ancora per un po' di tempo quando coloro che conosciamo e abbiamo amato non esistono più. (p. 72)
  • Qual è l'ape che possa dire, Questo miele l'ho fatto io. (p. 82)
  • [...] non provò neppure un po' di vergogna, quel sentimento che tante volte, ma mai abbastanza, è il nostro più efficace angelo custode. (p. 84)
  • Così Maria, in disparte, veniva a sapere quello che non poteva domandare, è un vecchio metodo femminile, perfezionato con secoli e millenni di pratica, quando non le autorizzano ad apprendere in proprio, loro si mettono lì ad ascoltare, e in breve sanno tutto, fino al punto, che è il massimo della saggezza, di separare il falso dal vero. (p. 104)
  • [...] Quell'antica costumanza popolare che dice, Per quanto sia poco il lavoro del bambino, chi ne fa a meno è un gran cretino. [proverbio] (p. 106)
  • Il destino è uno scrigno come altri non ne esistono, aperto e contemporaneamente chiuso, si guarda dentro e si può vedere quanto è successo, la vita passata, destino ormai compiuto, ma di quanto dovrà accadere non si ottiene niente, solo qualche presentimento, qualche intuizione. (p. 110)
  • Il sogno è quel pensiero che non si è avuto nel momento in cui era necessario. (p. 112)
  • Né tu puoi farmi tutte le domande, né io posso darti tutte le risposte. (p. 112)
  • E, in tal caso, Gesù [...] nel segreto del proprio cuore magari oserà domandare, Quando arriverà, o Signore, il giorno in cui verrai a noi per riconoscere i tuoi errori dinanzi agli uomini. (p. 113)
  • Dio non perdona i peccati che ordina di commettere. (p. 125)
  • Il tempo non è una corda che si può misurare a nodi, il tempo è una superficie obliqua e oscillante che solo la memoria riesce a far muovere e avvicinare. (p. 130)
  • Se fossimo così imprudenti, o così audaci, come le farfalle, le falene e altri lepidotteri, e ci lanciassimo nel fuoco tutti insieme, la specie umana in blocco, può darsi che una combustione così enorme, un simile chiarore, attraversando le palpebre serrate di Dio, lo desterebbe dal suo sonno letargico, troppo tardi per conoscerci, questo è vero, ma ancora in tempo per vedere il principio del nulla, dopo la nostra scomparsa. (p. 130)
  • Questa faccenda del mentire e del dire la verità è una lunga storia, è meglio non azzardare giudizi morali assoluti perché, se daremo abbastanza tempo al tempo, arriverà sempre il giorno in cui la verità diventerà menzogna e la menzogna si trasformerà in verità. (p. 150)
  • Mica perché le assenze sono brevi la gioia sarà minore, in fondo anche l'assenza è una morte, l'unica e importante differenza è la speranza. (p. 150)
  • A una schiava dovrà rispondere solo chi lo voglia, ma il prestigio dell'ultima età, nonostante la condizione inferiore, ha una certa forza, ai vecchi, a tutti, si deve rispondere sempre perché, essendogli rimasto ormai così poco tempo per fare domande, sarebbe una crudeltà terribile lasciarli senza risposte, non dimentichiamo che una potrebbe anche essere quella che si aspettava. (p. 168)
  • Dicono gli esperti nelle regole della buona narrazione che gli incontri decisivi, proprio come succede nella vita, dovranno essere inframmezzati e incrociati con altri mille di poca o nulla importanza, talché l'eroe della storia non si veda trasformato in un essere eccezionale al quale nella vita potrà accadere di tutto, tranne che banalità. (p. 171)
  • Capita spesso che non facciamo le domande perché non saremmo ancora pronti per udire le risposte, o semplicemente perché ne avremmo paura. E quando troviamo il coraggio di formularle, non è raro che non ci rispondano. (p. 179)
  • Si, se Dio esiste, dovrà essere un unico Signore, ma sarebbe meglio che fossero due, così si avrebbe un dio per il lupo e un dio per la pecora, uno per chi muore e l'altro per chi ammazza, un dio per il condannato e un dio per il boia, Dio è uno, tutto e indivisibile, esclamo Gesù, e quasi piangeva d'indignazione, al che l'altro gli rispose, Non so come Dio possa vivere, ma la frase non proseguì perché Gesù, con l'autorità di un dottore della sinagoga, lo interruppe, Dio non vive, è, Di queste differenze non me ne intendo, ma quel che posso dire è che non mi piacerebbe vedermi nella pelle di un dio che guida la mano del pugnale assassino e, insieme, offre la gola che sarà tagliata, Tu offendi Dio, con questi pensieri empi, Non valgo tanto, Dio non dorme, un giorno ti punirà, Meno male che non dorme, così facendo evita gli incubi del rimorso, Perché mi parli di incubi e di rimorso, Perché stiamo parlando del tuo Dio, E il tuo, chi è, Io non ho alcun dio, sono come una delle mie pecore, Almeno loro danno i figli per gli altari del Signore, E io ti dico che quelle madri, se lo sapessero, ululerebbero come lupi. (p. 181)
  • I pensieri sono quelli che sono, ombre passeggere, e non sono buoni o cattivi in se stessi, contano soltanto le azioni. (p. 198)
  • Nessuna salvezza è sufficiente, ogni condanna è definitiva. (p. 210)
  • Non sarai nessuno se non amerai te stesso, non giungerai a Dio se non arriverai prima al tuo corpo. (p. 211)
  • Perciò ti amo, perché ti ho aiutato e ti ho inseganto, ma sarai tu a non potermi amare, giacché non mi hai insegnato alcunché né mi hai aiutato. (p. 222)
  • L'occasione può sempre creare una necessità, ma se la necessità è impellente, dovrà essere questa a creare l'occasione. (p. 250)
  • Un albero geme se lo tagliano, un cane guaisce se lo picchiano, un uomo cresce se lo offendono. (p. 256)
  • [...] mia madre e i miei fratelli sono coloro che non hanno bisogno di aspettare l'ora della mia morte per impietosirsi della mia vita. (p. 256)
  • Nessuno udì che Gesù avesse detto, Madre mia, perché si sa, per le parole pronunciate dal cuore non c'è lingua che possa articolarle, le blocca un nodo in gola e solo negli occhi si possono leggere. (p. 260)
  • Per la gente di mare i travagli non vengono dal suolo, per la gente di mare i travagli si abbattono dal cielo, si chiamano vento e bufera, sono loro che sollevano onde e cavalloni, creano tempeste, strappano la vela, spezzano l'albero maestro, fanno affondare il legno fragile, e il luogo in cui questi uomini di pesca e di navigazione muoiono, veramente, è fra il cielo e la terra, il cielo che le mani non raggiungono, il suolo cui i piedi non arrivano. (p. 261)
  • La forza della primavera non sarebbe niente se non avesse dormito l'inverno. (p. 276)
  • Ma il male, che è nato con il mondo e, a quanto è dato sapere, ha imparato da questo, fratelli amati, il male è come la famosa e invisibile araba fenice che, mentre sembra che stia morendo nel fuoco, da un uovo che le sue stesse ceneri hanno generato torna a rinascere. Il bene è fragile, delicato, è sufficiente che il male gli spiri sul viso l'alito caldo di un semplice peccato perché gli si bruci per sempre la purezza, gli si spezzi lo stelo di giglio e appassisca la zagara. (p. 277)
  • La verità e la menzogna passano per la stessa bocca e non lasciano traccia. (pp. 281-282)
  • Camminava Gesù lungo una strada di campagna quando avvertì una certa fame e, scorgendo in lontananza un fico ben fronzuto, andò a vedere se per caso non trovasse qualcosina, ma, arrivato sotto la pianta, non vide altro che foglie, giacché non era tempo di fichi. Disse allora, Non nasca mai più frutto da te, e all'istante l'albero si seccò. Disse Maria di Magdala, che era con lui, Darai a chi ne avrà bisogno, non chiederai a chi non avrà nulla. Pentito, Gesù ordinò al fico di risuscitare, ma quello era definitivamente morto. (p. 285)
  • Essendo Dio, devi sapere tutto, Fino a un certo punto, soltanto fino a un certo punto, A quale punto, Quello in cui comincia a essere interessante far finta di ignorare. (p. 288)
  • Le parole degli uomini sono come ombre, e le ombre non potrebbero mai spiegare la luce, fra le ombre e la luce c'è, e si frappone, il corpo opaco che le genera. (p. 299)
  • [Il firmamento] Quell'immenso occhio nero di Dio punteggiato di quelle luci che sono il riflesso lasciato dagli sguardi degli uomini che hanno contemplato il cielo, generazione dopo generazione, interrogando il silenzio e ascoltando l'unica risposta che esso dà. (p. 321)
  • Osserva come, in ciò che ha raccontato, vi siano due maniere per perdere la vita, una con il martirio, l'altra con la rinuncia, [...] castigandosi per essere nati con il corpo che Dio ha dato loro e senza il quale non saprebbero dove porre l'anima. (p. 303)
  • Perché il bene che io [Dio] sono non esisterebbe senza il male che sei tu [Diavolo], un bene che dovesse esistere senza di te sarebbe talmente inconcepibile che neppure io riesco a immaginarlo, insomma, se tu finisci, finisco anch'io, perché io sia il bene, è necessario che tu continui a essere il male, se il Diavolo non sussiste come Diavolo, Dio non esiste come Dio, la morte di uno sarebbe la morte dell'altro. (pp. 309-310)
  • Che non si dica che un giorno il Diavolo non ha tentato Dio. (p. 310)
  • Com'è successo, com'è successo, è un pensiero che ci soccorre sempre di fronte a ciò per cui non vi è rimedio, domandare agli altri com'è accaduto, una maniera disperata e inutile per distrarci dal momento in cui dovremo accettare la verità, proprio così, vogliamo sapere com'è successo, ed è come se ancora potessimo sostituire la morte con la vita, al posto di quanto è successo ciò che sarebbe potuto essere. (p. 337)
  • Nessuno ha compiuto tanti peccati in vita per meritare di morire due volte. (p. 338)
  • Anche se non puoi entrare, non allontanarti da me, tendimi sempre la mano anche quando non ti è possibile vedermi, se tu non lo facessi, mi dimenticherei della vita, o sarebbe la vita a dimenticarsi di me. (p. 341)
  • Guarderò la tua ombra se non vuoi che guardi te, gli disse, e lui rispose, Voglio essere ovunque sia la mia ombra, se là saranno i tuoi occhi. (p. 341)

Gesù muore, muore, e quando la vita comincia ad abbandonarlo, all'improvviso, il cielo sopra il suo capo si spalanca e appare Dio, vestito come sulla barca, e la sua voce risuona per tutta la terra, Tu sei il mio diletto figlio, in te ho riposto la mia gratificazione. Allora Gesù capì di essere stato portato all'inganno come si conduce l'agnello al sacrificio, che la sua vita era destinata a questa morte, fin dal principio e, ripensando al fiume di sangue e di sofferenza che sarebbe nato spargendosi per tutta la terra, esclamò rivolto al cielo, dove Dio sorrideva, Uomini, perdonatelo, perché non sa quello che ha fatto. Poi, a poco a poco, si spense in un sogno, si trovava a Nazaret e sentiva il padre che, facendo spallucce anch'egli e sorridendo, gli diceva, Né io posso farti tutte le domande, né tu puoi darmi tutte le risposte. Quando aveva ancora un barlume di vita, sentì che una spugna imbevuta di acqua e aceto gli sfiorava le labbra, e allora, guardando verso il basso, scorse un uomo allontanarsi con un secchio e una canna in spalla. Ma non riuscì a vedere, lì per terra, la scodella nera dentro cui gocciolava il suo sangue. (p. 351)

Il viaggio dell'elefante

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Per quanto incongruente possa sembrare a chi non tenga in attenta considerazione l'importanza delle alcove, siano esse sacramentate, laiche o irregolari, nel buon funzionamento delle amministrazioni pubbliche, il primo passo dello straordinario viaggio di un elefante verso l'Austria che ci proponiamo di narrare fu fatto negli appartamenti reali della corte portoghese, più o meno all'ora di andare a letto. Si registri sin da subito che non è un semplice caso se sono state utilizzate qui queste parole imprecise, più o meno. Ci siamo dispensati così, con notevole eleganza, di entrare in particolari di ordine fisico e fisiologico un po' sordidi, e quasi sempre ridicoli, che, tirati in ballo sulla carta, offenderebbero il cattolicesimo rigoroso di dom joão, il terzo, re di portogallo e degli algarvi, e di donna caterina d'austria, sua sposa e futura nonna di quel dom sebastião che andrà a combattere ad alcácer-quibir e laggiù morirà al primo assalto, o al secondo, quantunque non manchi chi afferma che trapassò per malattia alla vigilia della battaglia.

Settimane dopo arrivò alla corte portoghese una lettera dell'arciduca. Vi si informava che l'elefante solimano era morto, ma che gli abitanti di vienna non lo avrebbero mai dimenticato, giacché aveva salvato la vita di una bambina il giorno stesso in cui era arrivato nella città. Il primo lettore della missiva fu il segretario di stato pêro de alcáçova carneiro che la consegnò al re, mentre diceva, È morto salomone, mio signore. Dom joão terzo fece un gesto di sorpresa e un'ombra di dolore gli rabbuiò il viso. Mandate a chiamare la regina, disse. Donna caterina non tardò, come se indovinasse che la lettera recava notizie che le interessavano, forse una nascita, forse un matrimonio. Ma di nascita e matrimonio non doveva trattarsi, l'espressione del marito raccontava ben altro. Dom joão terzo mormorò, Dice qui il cugino massimiliano che salomone. La regina non lo lascò finire, Non voglio sapere, gridò, non voglio sapere. E corse a chiudersi nella sua camera, dove pianse per tutto il resto del giorno.

L'anno della morte di Ricardo Reis

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Qui il mare finisce e la terra comincia. Piove sulla città pallida, le acque del fiume scorrono limacciose di fango, la piena raggiunge gli argini. Una nave scura risale il flusso tetro, è la Highland Brigade che va ad attraccare al molo di Alcantara. Il vapore è inglese, delle Regie Linee, lo usano per attraversare l'Atlantico, fra Londra e Buenos Aires, come una spola sulle vie del mare, di qua, di là, facendo scalo sempre negli stessi porti, La Plata, Montevideo, Santos, Rio de Janeiro, Pernambuco, Las Palmas, in quest'ordine o nell'inverso, e se non naufragherà nel viaggio, allora toccherà Vigo e Boulogne-sur-Mer, infine entrerà nel Tamigi come ora sta entrando nel Tago, e non ci si chieda quale dei due fiumi sia il maggiore, quale il villaggio.

Citazioni

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  • Agli dèi solo chiedo che mi concedano di non chieder loro nulla [...].
  • Ci sono momenti così, crediamo nell'importanza di ciò che abbiamo detto o scritto fino a quel punto, soltanto perché non è stato possibile far tacere i suoni o cancellare i tratti, ma ci entra nel corpo la tentazione del silenzio, il fascino dell'immobilità, stare come stanno gli dèi, zitti e tranquilli, solo ad assistere.
  • La gente non se lo sogna neanche che chi finisce una cosa non è mai quello che l'ha cominciata, anche se entrambi hanno un nome uguale, che è solo questo a mantenersi costante, nient'altro.
  • Certe domande si fanno soltanto per rendere più esplicita l'assenza di risposta [...].
  • Sono così i labirinti, hanno vie, traverse e vicoli ciechi, e c'è chi dice che il modo più sicuro di uscirne è di continuare a camminare e girare sempre dallo stesso lato, ma questo, come siamo obbligati a sapere, è contrario alla natura umana.
  • Un uomo non può camminare a caso, non sono solo i ciechi ad aver bisogno del bastone che tasti un palmo avanti o del cane che fiuti i pericoli, anche un uomo con i propri due occhi intatti ha bisogno di una luce che lo preceda, quello in cui crede o a cui aspira, anche i dubbi servono, in mancanza di meglio.
  • Un uomo non è meno smarrito solo perché va diritto.
  • Anche dentro il corpo la tenebra è profonda, e tuttavia il sangue arriva al cuore, il cervello è cieco e può vedere, è sordo e sente, non ha mani e afferra, l'uomo è chiaro, è il labirinto di se stesso.
  • È quasi sempre così, un uomo si tormenta, si preoccupa, teme il peggio, crede che li mondo gli chiederà un rendiconto completo, e il mondo è già avanti, a pensare ad altri fatti.
  • Non di rado ciò che sta scritto è sfasato rispetto a ciò che, in quanto vissuto, dovrebbe avergli dato origine. Non si domandi pertanto al poeta ciò che ha pensato o sentito, è proprio per non doverlo dire che scrive versi.
  • Tutti noi soffriamo di una malattia, di una malattia di base, per così dire, che è inseparabile da ciò che siamo e che, in un certo modo, fa ciò che siamo, se anzi non è più esatto dire che ciascuno di noi è la propria malattia, per causa sua siamo così poco, così come per causa sua riusciamo a essere tanto [...].
  • Solo una vaga pena inconseguente indugia un poco alla porta del mio animo e dopo avermi un attimo fissato passa, sorridendo di nulla [...]
  • In fondo la vita non è molto di più dello starsene sdraiati, convalescenti d'una infermità antica, incurabile e recidivante, con intervalli che chiamiamo salute, un nome glielo dovevamo dare, vista la differenza che c'è fra i due stati.
  • Chissà perché le parole si servono tante volte di noi, le vediamo avvicinarsi, minacciare, e non siamo capaci di allontanarle, di tacerle, e così finiamo col dire quel che non avremmo voluto, è come l'abisso irresistibile, cadremo e andiamo avanti.
  • La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi, la solitudine non è un albero in mezzo a una pianura dove ci sia solo lui, è la distanza tra la linfa profonda e la corteccia, tra la foglia e la radice.
  • Adamo è ogni uomo, ogni donna è Eva, uguali, diversi e necessari, e ciascuno di noi è il primo uomo e la prima donna, unici ogni volta.
  • Il corpo, di per sé, potendolo, evita i fastidi, per questo dormiamo alla vigilia della battaglia o dell'esecuzione, per questo, infine, moriamo, quando non riusciamo più a sopportare la luce violenta della vita.
  • [..] considerando che non è possibile rimettere niente al posto dello spazio e al posto del tempo da dove qualcosa o qualcuno è stato tolto, [..] ciascuno di noi è unico e insostituibile, dirlo è veramente un luogo comune, ma quando lo diciamo non sappiamo fino a che punto.
  • Un uomo deve leggere di tutto, un poco o quel che può, da lui non si pretenda più di tanto, vista la brevità delle vite e la prolissità del mondo. Comincerà da quei titoli che a nessuno dovrebbero sfuggire, i libri di studio, così comunemente chiamati, come se non lo fossero tutti, e questo catalogo sarà variabile in base alla fonte della conoscenza a cui si va a bere e all'autorità che ne governa il flusso [...] .
  • Fintanto che taciamo le domande, manteniamo l'illusione di poter venire a sapere le risposte.
  • (È come) vivere, nasciamo, vediamo gli altri vivere, ci mettiamo a vivere anche noi, a imitarli, senza sapere perché né per cosa.
  • La vita è tutta fatta di coincidenze.
  • La vita, qualunque vita, crea i suoi legami, diversi dall'una all'altra, stabilisce un'inerzia che le è intrinseca, incomprensibile per chi dall'esterno osserva criticamente secondo leggi proprie, a loro volta inaccessibili alla comprensione dell'osservato, insomma, accontentiamoci di quel poco che saremo capaci di capire della vita degli altri, loro ci ringraziano e magari ci ricompensano.
  • Se i secondi e minuti fossero tutti uguali, come li vediamo indicati sugli orologi, non sempre avremmo il tempo di spiegare quel che dentro di loro succede, il midollo che contengono, per nostra fortuna gli episodi di più ampia significazione capita che avvengano nei secondi lunghi e nei minuti dilatati, perciò è possibile discutere con indugio e particolari certi casi, senza infrangere scandalosamente la più sottile delle tre unità drammatiche, che è precisamente il tempo.
  • Il mondo dimentica, te l'ho già detto, il mondo dimentica tutto, Credi che ti abbiano dimenticato, Il mondo dimentica a tal punto da non accorgersi neanche della mancanza di ciò che ha dimenticato.
  • La cosa più inutile di questo mondo è il pentimento, in genere chi si dichiara pentito vuol solo conquistare perdono e oblio, in fondo, ciascuno di noi continua a stimare le proprie colpe.
  • Saggio è colui che si contenta dello spettacolo del mondo.
  • Si dice che il tempo non si ferma, che nulla ne trattiene l'incessante avanzata, lo si dice sempre con queste trite e ritrite parole, eppure non manca chi si spazientisca per la sua lentezza, ventiquattr'ore per fare un giorno, pensate, e quando si arriva alla fine si scopre che non è servito a niente, il giorno dopo è di nuovo così, sarebbe meglio che saltassimo le settimane inutili per vivere una sola ora piena, un folgorante minuto, se tanto può durare la folgore.

L'ultimo quaderno

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  • È morto Benedetti, un poeta che ha saputo farci vivere i nostri momenti più intimi e le nostre rabbie meno nascoste. Se con le sue poesie siamo scesi in strada – uno accanto all'altro siamo ben più di due –, se leggendo Geografias, per esempio, abbiamo imparato ad amare un paese piccolo e un continente grande, ora, a giudicare dalle lettere che arrivano alla Fondazione, si sono recuperati momenti d'amore che hanno dato senso a tempi passati, e forse anche presenti. Questo pure lo dobbiamo a Benedetti, al poeta che morendo ci ha lasciato in eredità il bagaglio di una vita fuori del comune. (da Poeti e poesia, p. 66)
  • La cosa interessante, però, è che la Chiesa Cattolica, nella sua vecchia tradizione di fare il male e il piagnisteo, se ne sta lì a lagnarsi di essere vittima di un ipotetico laicismo "aggressivo", una nuova categoria che le permette di insorgere contro il tutto fingendo di attaccare soltanto la parte. La doppiezza è sempre stata inseparabile dalle tattiche e dalle strategie diplomatiche e dottrinarie della curia romana. (da Laicismo, p. 83)
  • Ci sarebbe da essere grati se la Chiesa Cattolica Apostolica Romana smettesse di intromettersi in quello che non la riguarda, cioè, la vita civile e la vita privata delle persone. Non dobbiamo, però, stupirci. Alla Chiesa Cattolica importa poco o niente il destino delle anime, il suo obiettivo è sempre stato controllare i corpi, e il laicismo è la prima porta da cui cominciano a sfuggirle questi corpi, e via facendo gli spiriti, giacché gli uni non vanno senza gli altri dovunque sia. La questione del laicismo non è altro, dunque, che una prima scaramuccia. Il vero e proprio scontro arriverà quando infine si contrapporranno credenza e miscredenza, quest'ultima andando alla lotta con il suo vero nome: ateismo. Il resto sono giochi di parole. (da Laicismo, p. 83)
  • Questo è il primo ministro italiano, questa è la cosa che il popolo italiano per ben tre volte ha eletto per servirgli da modello, questo è il cammino della rovina verso cui si stanno trascinando i valori che di libertà e dignità impregnarono la musica di Verdi e l'azione politica di Garibaldi, quelli che fecero dell'Italia dell'Ottocento, durante la lotta per l'unificazione, una guida spirituale dell'Europa e degli europei. E questo che la cosa Berlusconi vuole gettare nel cassonetto dei rifiuti della Storia. E gli italiani, glielo permetteranno? (da La cosa Berlusconi, p. 86)
  • Lo scrittore, se appartiene al suo tempo, se non è rimasto ancorato al passato, deve conoscere i problemi del tempo in cui gli è capitato di vivere. E quali sono questi problemi oggi? Che non ci troviamo in un mondo accettabile, anzi, al contrario, viviamo in un mondo che sta andando di male in peggio e che umanamente non serve. (da Del soggetto su se stesso, p. 115)
  • Lo studio del testo dell'abiura di Galileo dovrebbe farsi con l'adeguata attenzione in tutte le sedi d'insegnamento del pianeta, qualunque sia la religione dominante, non tanto per confermare quella che oggi è ormai un'ovvietà per tutti, che il Sole sta fermo e la Terra gli si muove intorno, ma come metodo per prevenire l'insorgere di superstizioni, lavaggi del cervello, idee preconcette e attentati vari contro l'intelligenza e il senso comune. (da E pur si muove, p. 138)
  • Il primo riferimento a Il processo si trova nei Diari, fu scritto il 29 luglio 1914 (la guerra era scoppiata il giorno precedente) e comincia con queste parole: "Una sera, Josef K., figlio di un ricco commerciante, dopo un'accesa discussione che aveva avuto con il padre...". Sappiamo che non è così che prenderà avvio il romanzo. (da L'ombra del padre (1), p. 149)
  • La Lettera assume, per così dire, la forma e il tono di un libello accusatorio, si pone come un regolamento di conti finale, è un bilancio tra il dovere e l'avere di due esistenze che si scontrano, di due reciproche ripugnanze, per cui non si può respingere l'ipotesi che vi si trovino esagerazioni e deformazioni dei fatti reali, soprattutto quando Kafka, nell'epilogo del testo, passa improvvisamente a usare la voce del padre per accusare se stesso... Ne Il processo, Kafka può disfarsi della figura paterna, oggettivamente considerata, ma non della sua legge. (da L'ombra del padre (2), p. 151)

La caverna

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L'uomo che guida il camioncino si chiama Cipriano Algor, fa il vasaio di mestiere e ha sessantaquattro anni, anche se a vederlo sembra meno anziano. L'uomo che gli sta seduto accanto è il genero, si chiama Marçal Gacho, e ancora non è arrivato ai trenta. In ogni modo, con la faccia che ha, nessuno glieli darebbe. Come si sarà notato, sia l'uno che l'altro hanno appiccicati al nome proprio dei cognomi insoliti di cui s'ignorano l'origine, il significato e la ragione. La cosa più probabile è che si dispiacerebbero se mai giungessero a sapere che algor, algora, significa freddo intenso del corpo, preannuncio di febbre, e che il gacho è né più né meno che la parte del collo di bue su cui poggia il giogo.

Citazioni

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  • Anche le idee sbagliate possono essere belle.
  • Autoritarie, paralizzanti, circolari, a volte ellittiche, le frasi a effetto, dette anche scherzosamente briciole d'oro, sono una piaga maligna, tra le peggiori che hanno infestato il mondo. Diciamo ai confusi, Conosci te stesso, come se conoscere se stessi non fosse la quinta e più difficile delle operazioni aritmetiche umane, diciamo agli abulici, Volere è potere, come se le realtà bestiali del mondo non si divertissero a invertire tutti i giorni la posizione relativa dei verbi, diciamo agli indecisi, Comincia dal principio, come se quel principio fosse il capo sempre visibile di un filo male arrotolato che bastasse tirare e continuare a tirare per giungere all'altro capo, quello della fine, e poi, tra il primo e il secondo, avessimo tra le mani una linea retta e continua dove non c'era stato bisogno di sciogliere nodi né di districare strozzature, cosa impossibile che accada nella vita dei gomitoli e, se ci è consentita un'altra frase ad effetto, nei gomitoli della vita.
  • Che ne sarà di noi se il Centro deciderà di non comprare più, per chi ci metteremo a fabbricare stoviglie se sono i gusti del centro a determinare i gusti di tutta la gente?
  • Chi pianta un albero non sa se ci finirà impiccato.
  • Due debolezze non fanno una debolezza maggiore, ma una forza nuova.
  • La differenza tra la parola dell'artigiano e un comandamento divino sta nel fatto che per quest'ultimo c'è stato bisogno di metterlo per iscritto, e malgrado ciò con gli incresciosi risultati che si conoscono.
  • Lì rimasero per più di due ore il cane e il suo padrone, ciascuno con i propri pensieri, ormai senza lacrime piante dall'uno e asciugate dall'altro, chissà, forse in attesa che la rotazione del mondo rimettesse tutte le cose ai loro posti, senza dimenticarne qualcuna che fino ad ora non è ancora riuscita a trovare il proprio.
  • La gioventù non sa quel che può, la maturità non può quel che sa.
  • Ogni persona è un silenzio.
  • Sapremmo assai di più della complessità della vita se ci fossimo applicati a studiare con determinazione le sue contraddizioni, invece di perdere tanto tempo con le identità e le coerenze, le quali hanno il dovere di spiegarsi da sole.
  • Se ti piantano un coltello in pancia, che almeno abbiano la decenza morale di mostrarti una faccia che sia adeguata all'azione assassina, una faccia che trasudi odio e ferocia, una faccia di furore demente, addirittura di freddezza disumana, ma, per amor di Dio, che non ti sorridano mentre ti stanno squarciando le budella.
  • Si dice che ogni persona è un'isola, e non è vero, ogni persona è un silenzio, questo sì, un silenzio, ciascuna con il proprio silenzio, ciascuna con il silenzio che è.
  • Una cosa è quello che porta il giorno, e cosa ben diversa è quello che noi, da soli, portiamo al giorno, La vigilia.
  • C'è chi passa la vita a leggere senza mai riuscire ad andare al di là della lettura, restano appiccicati alla pagina, non percepiscono che le parole sono soltanto delle pietre messe di traverso nella corrente di una fiume, sono lì solo per farci arrivare all'altra sponda, quella che conta è l'altra sponda.
  • È come se stessimo camminando nel buio, il passo successivo può servire tanto ad avanzare come a cadere... La vita non è molto diversa.
  • È il solito problema di sempre, se non parliamo siamo infelici, e se parliamo non ci comprendiamo.
  • Non è tutto a posto, nient'affatto, Perché, Perché mi avete rubato quello che più desideravo in quel momento, E cioè, Vedervi tornare, solo questo, vedervi tornare.
  • I silenzi, poveri loro, sono soltanto questo, silenzi.
  • Sembra che non sappiamo vivere in altra maniera, Forse non c'è un'altra maniera di vivere, O forse è troppo tardi perché che sia un'altra maniera.
  • Com'è difficile separarci da quello che abbiamo fatto, sia esso cosa o sogno, anche quando lo abbiamo già distrutto con le nostre stesse mani.
  • Capisco che ci sono cose che mi stanno sfuggendo di mano e altre che minacciano di farlo, il mio problema è distinguere fra quelle per cui vale la pena lottare e quelle che bisogna lasciar andare senza pena, O con pena, La pena maggiore, figlia mia, non è quella che si sente al momento, è quella che si sentirà dopo, quando non c'è più rimedio, Si dice che il tempo cura tutto, Non viviamo abbastanza per averne la prova, disse Cipriano Algor.
  • Il momento delle carezze rientrò nella stanza, domandò scusa se si era trattenuto fuori così a lungo, Non trovavo la strada, si giustificò, e, all'improvviso, come a volte accade ai momenti, divenne eterno.
  • Dovremmo essere preparati a questo disastro, si, preparati, ma quello che vorrei proprio sapere è come si fa a prepararsi.
  • Si osservò nello specchio, non si trovò nessuna ruga in più, Ce l'ho dentro, di sicuro, pensò.
  • Quante volte bisognerà rammentarvi che quello stesso amore che divora sta supplicando di essere divorato, è sempre stato così, sempre, ma ci sono occasioni in cui ce ne accorgiamo di più.

Cipriano Algor andò a chiudere la porta del forno, disse, Ora possiamo andare. Il furgone fece manovra e scese giù per il sentiero. Arrivato alla strada, svoltò a sinistra. Marta piangeva con gli occhi asciutti, Isaura l'abbracciava, mentre Trovato si rannicchiava in un canto del sedile perché non sapeva da chi accorrere. Dopo alcuni chilometri, Marçal disse, Scriverò ai miei genitori quando ci fermeremo per pranzare. E subito dopo, rivolgendosi a Isaura e al suocero, C'era un manifesto, di quelli grandi, sulla facciata del Centro, riuscite a indovinare cosa diceva, domandò, Non ne abbiamo idea, risposero entrambi, e allora Marçal disse, come se recitasse, ENTRO BREVE, APERTURA AL PUBBLICO DELLA CAVERNA DI PLATONE, ATTRAZIONE ESCLUSIVA, UNICA AL MONDO, ACQUISTA SUBITO IL BIGLIETTO.

Memoriale del convento

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Don Giovanni, quinto del nome nella successione dei re, andrà questa notte in camera di sua moglie, donna Maria Anna Giuseppa, che è giunta da più di due anni dall'Austria per dare infanti alla corona portoghese e fino ad oggi non ce l'ha fatta a ingravidare. Già si mormora a corte, dentro e fuori del palazzo, che la regina probabilmente ha il grembo sterile, insinuazione molto ben difesa da orecchie e bocche delatrici e che solo fra intimi si confida. Che la colpa ricada sul re, neppure a pensarlo, primo perché la sterilità non è male degli uomini, ma delle donne e per questo tante volte sono ripudiate, e secondo, tangibil prova, se pur fosse necessaria, perché abbondano nel regno bastardi del real seme e anche ora la fila gira l'angolo. Oltre a ciò, chi si consuma nell'implorare al cielo un figlio non è il re, ma la regina, e anche qui per due ragioni. La prima ragione è che un re, e tanto più se del Portogallo, non chiede quel che unicamente è in suo potere dare, la seconda ragione perché, essendo la donna, naturalmente, vaso per ricevere, dev'essere naturalmente supplice, sia in novene organizzate che in orazioni occasionali.

Citazioni

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  • Con quella mano e quell'uncino puoi fare tutto quanto vuoi, e ci sono cose che un uncino fa meglio di una mano intera, un uncino non sente dolore se deve fissare un filo e un ferro, non si taglia, né si brucia, e io ti dico che Dio è monco, e ha fatto l'universo.
  • Così è, figlia mia, e quanto più si prolungherà la tua vita, tanto più vedrai che il mondo è come una grande ombra che passa dentro al nostro cuore, per questo il mondo diventa vuoto e il cuore non resiste, Oh, madre mia, che cos'è nascere, Nascere è morire, Maria Barbara.
  • Dovrebbe bastar questo, dire di uno come si chiama e aspettare il resto della vita per sapere chi è, se mai lo sapremo, poiché essere non significa essere stato, essere stato non significa sarà.
  • È un difetto comune degli uomini, di dire più facilmente quello che credono che gli altri vogliono sentire piuttosto che attenersi alla verità, Tuttavia, perché gli uomini possano attenersi alla verità, dovranno prima conoscere gli errori, E commetterli.
  • E se il cuore non ha capito, non arriva ad esser menzogna il detto della bocca, ma piuttosto assenza.
  • Forse solo il silenzio esiste davvero.
  • Hanno riposato qui e là per la strada, silenziosi, né avevano di che dire, se perfino una sola parola è di troppo quando è la vita che sta cambiando, molto di più che se siamo noi che cambiamo in essa.
  • Il tempo, a volte, sembra che non passi, è come una rondine che fa il nido sulla grondaia, esce ed entra, va e viene, ma sempre sotto i nostri occhi.
  • Ma Dio o chi, lassù nel cielo, decide della durata delle vite, ha grandi scrupoli di equilibrio fra poveri e ricchi e, quando è necessario, perfino nelle famiglie reali si va a cercare contrappesi da mettere sulla bilancia, prova ne sia che, per compensare la morte di questo bambino del popolo, morirà l'infante don Pedro, quando arriverà alla stessa età.
  • Ma la vittoria della vanità non è la modestia, tanto meno l'umiltà, è piuttosto il suo eccesso.
  • Nessuno può essere senza essere, uomo e donna non esistono, esiste solo ciò che sono e la ribellione contro ciò che sono.
  • Oltre alla conversazione delle donne, sono i sogni che trattengono il mondo nella sua orbita.
  • Quanto alla leggerezza del fardello, così dovrebbe essere ogni volta che uomo e donna portano con sé ciò che hanno, e che ciascuno di loro si porti dentro l'altro, per non dover ritornare sui loro passi, è sempre tempo perduto e basta.
  • Si dice che il male non regge a lungo, anche se, per la fatica che si porta dietro, a volte sembra di sì, ma quello su cui non c'è dubbio è che non dura il bene per sempre.
  • Tutto il sapere è in Dio, Così è, rispose il Volatore, ma il sapere di Dio è come un fiume d'acqua che corre verso il mare, è Dio la fonte, gli uomini l'oceano, non valeva la pena di aver creato tanto universo se non dovesse essere così.
  • Tutto nel mondo sta dando risposte, quel che tarda è il tempo delle domande.
  • Un uomo ha bisogno di fare la sua provvista di sogni.
  • Usa ciascuno gli occhi che ha per vedere ciò che può o che gli consentono, o solo una piccola parte di ciò che desidererebbe, quando non è per semplice opera del caso.
  • Il riso abita tanto accosto alla lacrima, lo sfogo così vicino all'ansia e il sollievo tanto prossimo alla paura, trascorrendo in tal guisa la vita delle persone e delle nazioni.

Camminava in mezzo a fantasmi, a ombre che erano persone. Tra i mille odori fetidi della città, la brezza notturna le portò quello della carne bruciata. C'era folla a S. Domingos, torce, fumo nero, fuochi. Si fece strada, arrivò alle file davanti, Chi sono, chiese a una donna che aveva un bambino in braccio, Di tre lo so, quello dietro e quella sono padre e figlia che sono venuti qui per colpe di giudaismo, e l'altro, quello all'estremità, è uno che faceva commedie per il teatro dei fantocci e si chiamava Antonio José da Silva, degli altri non ho mai sentito parlare.
Sono undici i giustiziati. Il rogo è già molto avanti, le facce si distinguono appena. A quell'estremità brucia un uomo cui manca la mano sinistra. Forse perché ha la barba annerita, prodigio cosmetico della fuliggine, sembra più giovane. E una nuvola chiusa sta al centro del suo corpo. Allora Blimunda disse, Vieni. Si distaccò la volontà di Baltasar Sette-Soli, ma non salì alle stelle, se alla terra apparteneva e a Blimunda.

Saggio sulla lucidità

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Tempo pessimo per votare, si lagnò il presidente di seggio della sezione elettorale quattordici dopo aver chiuso violentemente il parapioggia inzuppato ed essersi tolto un impermeabile che a ben poco gli era servito nell'affannato trotto di quaranta metri da dove aveva lasciato l'auto fino alla porta da cui, col cuore in gola, era appena entrato. Spero di non essere l'ultimo, disse al segretario che lo aspettava qualche passo indietro, al riparo dalle raffiche che, sospinte dal vento, allagavano il pavimento. Manca ancora il suo supplente, ma siamo in orario, tranquillizzò il segretario, Se continua a piovere così sarà una vera impresa se arriveremo tutti, disse il presidente mentre si trasferivano nella sala dove si sarebbe svolta la votazione. Salutò per primi i colleghi di seggio che avrebbero fatto gli scrutatori, poi i rappresentanti di lista e i loro rispettivi supplenti. Usò l'attenzione di adottare per tutti le stesse parole, non lasciando trasparire nel viso né nel tono della voce alcun indizio che consentisse di cogliere le sue personali tendenze politiche e ideologiche. Un presidente, sia pure di una sezione elettorale tanto normale come questa, dovrà regolarsi in tutte le situazioni secondo il più rigoroso senso di indipendenza, o, in altre parole, mantenere le apparenze.

Citazioni

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  • Ecco cos'hanno di simpatico le parole semplici, non sanno ingannare.
  • Gli esseri umani sono universalmente conosciuti come gli unici animali capaci di mentire, e se è vero che a volte lo fanno per paura, e a volte per interesse, a volte lo fanno anche perché si sono accorti in tempo che era l'unico modo che avevano per difendere la verità.
  • Cautela e piedi di piombo non hanno mai fatto male a chi sta in salute.
  • È interessante come spendiamo tutti i giorni della vita a congedarci, dicendo e sentendoci dire a domani, e, fatalmente, uno di quei giorni, che per qualcuno sarà stato l'ultimo, o non ci sarà più colui a cui lo abbiamo detto, o non ci saremo più noi che lo abbiamo detto.
  • Non sarà mai perso il giorno in cui ci sarà stato concesso, almeno, un buon consiglio.
  • Arriva sempre l'ora in cui scopriamo che ne sapevamo molto di più di quanto ritenevamo.
  • ...ma il comune, questo, è della città e non la città del comune, spero di essere stato sufficientemente chiaro, signor ministro, Talmente chiaro che le farò una domanda, A sua disposizione signor ministro, Ha votato scheda bianca, Come, prego, non ho sentito bene, Le ho domandato se ha votato scheda bianca, le ho domandato se era in bianco la scheda che ha depositato nell'urna, Non si sa mai, signor ministro, non si sa mai, Quando sarà tutto finito, spero di avere con lei una lunga conversazione, Ai suoi ordini, signor ministro, Buonasera, Buonasera, Avrei voglia di venir lì a darle una tirata di orecchio, Non ho più l'età, signor ministro, Se un giorno dovesse essere ministro dell'interno, saprà che per le tirate di orecchio e altri rimproveri non c'è mai stato limite di età, Che non la senta il diavolo, signor ministro, Il diavolo ha un udito talmente buono che non ha bisogno che gli dicano le cose a voce alta, Che dio ci aiuti, allora, Non vale la pena, è sordo dalla nascita.
  • Il cane è arrivato di corsa da dentro, fiuta e lambisce il viso della padrona, poi allunga il collo verso l'alto ed emette un ululato da rabbrividire che un altro sparo tronca immediatamente. Allora un cieco domandò, Hai sentito qualche cosa, Tre spari, rispose l'altro, Ma c'era anche un cane che ululava, Ora ha smesso..., dev'essere stato il terzo sparo, Meno male, detesto sentire i cani che ululano.

Storia dell'assedio di Lisbona

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Ha detto il revisore, Sì, il nome di questo segno è deleatur, lo usiamo quando abbiamo bisogno di sopprimere e cancellare, la parola stessa lo dice, e vale sia per lettere singole che per parole intere, Mi ricorda un serpente che si fosse pentito al momento di mordersi la coda, Ben detto, dottore, davvero, per quanto siamo aggrappati alla vita, perfino una serpe esiterebbe dinanzi all'eternità, Mi faccia il disegno, ma lentamente, È facilissimo, basta prendere il verso, guardando distrattamente si pensa che la mano stia tracciando il terribile cerchio, invece no, noti che non ho chiuso il movimento qui dove lo avevo cominciato, ci sono passato accanto, all'interno, e adesso proseguirò verso il basso fino a tagliare la parte inferiore della curva, in fondo sembra proprio la lettera Q maiuscola, niente di più, Che peccato, un disegno che prometteva tanto, Accontentiamoci con l'illusione della somiglianza, ma in verità le dico, dottore, se posso esprimermi in stile profetico, che l'interessante della vita è sempre stato proprio nelle differenze.

Citazioni

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  • Calma, dirà Maria Sara, non ci stanno più cose in un anno che in un minuto soltanto perché si tratta di un minuto e di un anno, non è la dimensione del vaso che importa, ma quello che ognuno di noi riesce a mettervi, anche se dovrà traboccare e andare perduto.
  • C'era la luna piena, di quelle che trasformano il mondo in fantasma, quando tutte le cose, le animate e le inanimate, stanno sussurrando misteriose rivelazioni, ma ciascuna dicendo la sua, e tutte discordanti, perciò non riusciamo a capire e patiamo quest'angoscia di essere sul punto di conoscerle e di non conoscerle.
  • Chiaro che siamo in guerra, ed è una guerra di accerchiamento, ognuno di noi assedia l'altro ed è assediato, vogliamo abbattere le mura dell'altro e mantenere le nostre, l'amore verrà quando non ci saranno più barriere, l'amore è la fine dell'assedio.
  • È vero che le cicale cantano, ma è un canto che viene da un altro mondo, è lo stridore dell'invisibile sega che sta tagliando le fondamenta di questo.
  • [...] il fatto è che punire una volta al giorno è già d'avanzo per un semplice essere umano, e persino Dio non sappiamo se riuscirà a sopportare una così grande responsabilità eternamente. (p. 148)
  • Il mistero della scrittura è che in essa non c'è alcun mistero.
  • Insomma, un popolo che è stato capace di riconoscersi colpevole pubblicamente, anche se in modo implicito, non dovrebbe essere del tutto perduto, dovrebbe avere ancora dentro di sé intatto un principio di bontà, autorizzandoci quindi a concludere, con minimo rischio di errore, che dev'esserci stata una certa precipitazione nella venuta del Salvatore. Mentre oggi sì che ne varrebbe la pena, perché non soltanto i corrotti perseverano nel cammino della loro corruzione, ma sta anche diventando ogni giorno più difficile trovare ragioni per interrompere un linciaggio già cominciato. (p. 161)
  • [...] io non faccio che osservare il mondo e imparare da chi sa, il novanta per cento della conoscenza che riteniamo di avere è da lì che ci viene, non da quello che viviamo, ed è sempre là che si trova quello che è soltanto intuito, quella nebulosa informe dove ogni tanto brilla un'improvvisa luce cui diamo il nome di intuizione [...] (p. 187)
  • Mi ami?, e lei se ne sta zitta, guardandolo soltanto, impassibile e distante, rifiutando di pronunciare quel no che lo distruggerà, o quel sì che li distruggerebbe, concludiamone dunque che il mondo sarebbe assai migliore se ciascuno si accontentasse di quello che dice, senza aspettarsi che gli rispondano, e soprattutto senza chiederlo né desiderarlo.
  • Questo soldato Mogueime segue Ouroana come chi dalla morte non vede altro modo di allontanarsi, sapendo comunque che se la ritroverà davanti una e tante volte e non volendo credere che la vita debba essere nient'altro che una serie transitoria di rinvii.
  • Un uomo deve sempre andare tutto intero se lo chiamano, non può affermare, Ho qui con me questa parte dell'essere che sono, il resto si è attardato per strada.

Tutti i nomi

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Sopra la cornice della porta c'è una placca metallica lunga e stretta, rivestita di smalto. Su sfondo bianco, le lettere nere annunciano Conservatoria Generale dell'Anagrafe. Lo smalto è crepato e sbrecciato in alcuni punti. La porta è antica, l'ultimo strato di vernice marrone si sta scrostando, le venature del legno, visibili, ricordano una pelle striata. Ci sono cinque finestre sulla facciata. Appena si varca la soglia, si sente l'odore della carta vecchia. Certo è che non passa giorno senza che in Conservatoria entrino incartamenti nuovi, degli individui di sesso maschile e di sesso femminile che fuori continuano a nascere, ma l'odore non cambia mai, in primo luogo perché il destino di ogni foglio nuovo, subito dopo l'uscita dalla fabbrica, è quello di cominciare a invecchiare, in secondo luogo perché, di solito più spesso sui fogli vecchi, ma tante volte su quelli nuovi, non passa giorno che non si scrivano cause di decessi e relativi luoghi e date, ciascuno apportando i propri particolari odori, non sempre offensivi per le mucose olfattive, come dimostrano certi effluvi aromatici che di tanto in tanto, impercettibilmente, attraversano l'atmosfera della Conservatoria Generale e che i nasi più fini identificano come un profumo composto metà di rosa e metà di crisantemo.

Il conservatore si alzò, Le lascio qui la chiave, non intendo usarla di nuovo, e senza dare al Signor José il tempo di dire qualcosa aggiunse, C'è ancora un'ultima questione da risolvere, Quale, signore, Nella pratica della sua donna sconosciuta manca il certificato di morte, Non sono riuscito a trovarlo, dev'essere rimasto laggiù, in fondo all'archivio, oppure l'ho fatto cadere strada facendo, Finché non lo troverà quella donna non sarà morta, Sarà morta anche se Io troverò, A meno che non lo distrugga, disse il conservatore. Voltò le spalle dopo queste parole, poco dopo si udì il rumore della porta della Conservatoria che si chiudeva. Il Signor José rimase immobile in mezzo alla stanza. Non era necessario riempire un nuovo modulo perché ne aveva già la copia nella pratica. Era necessario, invece, stracciare o bruciare l'originale dov'era stata verbalizzata una data di morte. E poi c'era ancora il certificato di morte. Il Signor José entrò in Conservatoria, si avvicinò alla scrivania del capo, aprì il cassetto dove l'aspettavano la torcia e il filo di Arianna. Si legò un capo del filo alla caviglia e avanzò nell'oscurità.

Incipit di alcune opere

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Caino

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Quando il signore, noto anche come dio, si accorse che ad adamo ed eva, perfetti in tutto ciò che presentavano alla vista, non usciva di bocca una parola né emettevano un sia pur semplice suono primario, dovette prendersela con se stesso, dato che non c'era nessun altro nel giardino dell'eden cui poter dare la responsabilità di quella mancanza gravissima, quando gli altri animali, tutti quanti prodotti, proprio come i due esseri umani, del sia-fatto divino, chi con muggiti e ruggiti, chi con grugniti, cinguettii, fischi e schiamazzi, godevano già di voce propria. In un accesso d'ira, sorprendente in chi avrebbe potuto risolvere tutto con un altro rapido fiat, corse dalla coppia e, uno dopo l'altro, senza riflessioni e senza mezze misure, gli cacciò in gola la lingua.

L'uomo duplicato

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L'uomo che è appena entrato nel negozio per noleggiare una videocassetta ha nella sua carta d'identità un nome tutt'altro che comune, di un sapore classico che il tempo ha reso stantio, niente di meno che Tertuliano Máximo Afonso. Il Máximo e l'Afonso, di applicazione piú corrente, riesce ancora ad ammetterli, a seconda, però, della disposizione di spirito in cui si trovi, ma il Tertuliano gli pesa come un macigno fin dal primo giorno in cui ha capito che l'infausto nome si prestava a essere pronunciato con un'ironia che poteva essere offensiva. È professore di Storia in una scuola media, e la videocassetta gli era stata suggerita da un collega di lavoro che tuttavia non si era dimenticato di preavvisare, Non che si tratti di un capolavoro del cinema, ma potrà intrattenerla per un'ora e mezza.

Le intermittenze della morte

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Il giorno seguente non morì nessuno. Il fatto, poiché assolutamente contrario alle norme della vita, causò negli spiriti un enorme turbamento, cosa del tutto giustificata, ci basterà ricordare che non si riscontrava notizia nei quaranta volumi della storia universale, sia pur che si trattasse di un solo caso per campione, che fosse mai occorso un fenomeno simile, che trascorresse un giorno intero, con tutte le sue prodighe ventiquattr'ore, fra diurne e notturne, mattutine e vespertine, senza che fosse intervenuto un decesso per malattia, una caduta mortale, un suicidio condotto a buon fine, niente di niente, zero spaccato.

Una terra chiamata Alentejo

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La cosa più abbondante sulla terra è il paesaggio.[18]

Note

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  1. Da Manuale di pittura e calligrafia, traduzione di R. Desti, Feltrinelli , 2011, p. 159. ISBN 8807722399
  2. Da L'uomo duplicato.
  3. Da Il Quaderno, traduzione di Giulia Lanciani, Bollati Boringhieri, Torino, 2009.
  4. Da Il racconto dell'isola sconosciuta.
  5. Da postfazione a Il mondo che non vedo. Poesie ortonime, di Fernando Pessoa, a cura di Piero Ceccucci, BUR, Milano, 2009.
  6. Da Saggio sulla lucidità.
  7. Da Quaderni di Lanzarote, Feltrinelli, Milano, 2017, traduzione di Rita Desti, p. 11. ISBN 9788858830239
  8. Da Viaggio in Portogallo, p. 457.
  9. Da Le intermittenze della morte.
  10. Dall'introduzione In nome di Dio, traduzione di Rita Desti a Luca Coscioni, Il maratoneta, a cura di Matteo Marchesini e Diego Galli, Stampa Alternativa, 2005, p. 6.
  11. Da Comunista a chi?, numero speciale de Il Manifesto, 17 dicembre 2009.
  12. Da Cose, in Oggetto quasi.
  13. Da La cosa Berlusconi, El País, 7 giugno 2009; citato ne il manifesto, 8 giugno 2009, p. 2.
  14. Da Il Quaderno, traduzione di Giulia Lanciani, Bollati Boringhieri, Torino, 2009.
  15. Da Cose, in Oggetto Quasi.
  16. Dall'intervista in Eduardo Mazo, Un'idea etica del mondo, Internazionale, n. 456, 27 settembre 2002, p. 43.
  17. Da L'uomo duplicato.
  18. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia

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  • José Saramago, Di questo mondo e deli altri, traduzione di Giulia Lanciani, Feltrinelli, 2013.
  • José Saramago, Il racconto dell'isola sconosciuta, traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2003. ISBN 88-06-16651-9
  • José Saramago, Caino, traduzione di Rita Desti, Feltrinelli, 2010. ISBN 88-07-01806-0
  • José Saramago, Cecità (Ensaio sobre a Cegueira), traduzione di Rita Desti, Einaudi, Torino, 1995. ISBN 88-06-14866-4
  • José Saramago, Cecità (Ensaio sobre a Cegueira), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 1996. ISBN 8806141619
  • José Saramago, Il vangelo secondo Gesù Cristo (O Evangelho segundo Jesus Cristo), traduzione di Rita Desti, Feltrinelli, 2010. ISBN 88-07-72169-4
  • José Saramago, Il viaggio dell'elefante, trad. di Rita Desti, Einaudi, 2009. ISBN 88-06-19433-8
  • Josè Saramago, L'anno della morte di Ricardo Reis (O Ano da Morte de Ricardo Reis), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 1996. ISBN 88-06-18181-5
  • José Saramago, L'anno della morte di Ricardo Reis (O ano da morte de Ricardo Reis ), traduzione di Rita Desti, Universale Economica Feltrinelli, 2010. ISBN 88-07-72170-0
  • José Saramago, L'ultimo quaderno, traduzione di Rita Desti, Feltrinelli, 2010.
  • José Saramago, L'uomo duplicato (O homem duplicado), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2003. ISBN 88-06-16499-6
  • José Saramago, La caverna (A caverna), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2000. ISBN 88-06-15255-6
  • José Saramago, Le intermittenze della morte (As intermitências da morte), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2005. ISBN 88-06-18487-3
  • José Saramago, Memoriale del convento (Memorial do convento), traduzione di Rita Desti e Carmen M. Radulet, Feltrinelli, 1982. ISBN 88-07-80999-0
  • José Saramago, Oggetto quasi, traduzione di Rita Desti, Feltrinelli, 2014. ISBN 88-588-1752-4
  • José Saramago, Saggio sulla lucidità (Ensaio sobre a Lucidez), traduzione di Rita Desti, Einaudi, Torino, 2004. ISBN 88-06-17941-1
  • José Saramago, Saggio sulla lucidità (Ensajo sobre a Lucidez), traduzione di Rita Desti, Einaudi, 2007. ISBN 8806170430
  • José Saramago, Storia dell'assedio di Lisbona (História do cerco de Lisboa), traduzione di Rita Desti, Bompiani, 1989. ISBN 88-452-1907-0
  • José Saramago, Tutti i nomi (Todos os Nomes), traduzione Rita Desti, Einaudi, 1998. ISBN 88-06-18180-7
  • José Saramago, Viaggio in Portogallo (Viagem a Portugal), traduzione di Rita Desti, Universale Economica Feltrinelli, Milano, 2011. ISBN 88-07-72241-7

Altri progetti

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Opere

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